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Autore: Bebbe5    19/09/2019    3 recensioni
Montalbano e i suoi uomini sono i migliori ad indagare e a consegnare i criminali alla giustizia. Cosa succede, però, quando uno dei casi che pensavano di avere chiuso definitivamente torna a farsi vivo con forza, mettendo a rischio la vita del Commissario e di chi gli sta intorno?
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Salvo Montalbano
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 
“Alla nostra!” la voce di Montalbano risuonò nella sala d’attesa del commissariato di Vigata e diversi bicchieri di plastica, pieni di uno spumante leggero, comprato all’ultimo minuto, si sollevarono insieme a quello dell’uomo in un brindisi gioioso.
Un altro caso era stato finalmente risolto o, per meglio dire, era giunto alla sua conclusione. Il commissario in persona era tornato da poco dal tribunale, dove si era tenuto il processo contro il sindaco e gli altri uomini e donne colpevoli dell’orribile omicidio della povera ragazza dell’est Europa, nonché di molte altre atrocità. Erano stati tutti condannati a pene più o meno gravi, ma ciò che contava era che la loro reputazione sarebbe stata macchiata per sempre e che non avrebbero più avuto il potere di fare ciò che volevano. Se quella non era un’occasione per festeggiare…
Montalbano era andato a comprare spumante, bicchieri e un bel vassoio di cannoli e, contro le sue abitudini, era tornato in commissariato nonostante l’ora tarda per celebrare insieme ai suoi colleghi e amici.
“E bravo Salvo, ci hai fatto proprio una bella sorpresa! Non me l’aspettavo.” Gli disse Mimì, affiancandosi a lui, un cannolo mezzo divorato in una mano e un bicchiere di spumante nell’altra.
“Mi sembrava giusto. È stata una bella vittoria di tutti noi. Una delle tante.” Rispose il Commissario, prendendo un sorso di spumante.
“Dovremmo farlo più spesso, non solo quando riusciamo a pigliare un figlio di puttana importante. Tira su il morale delle truppe. Guarda Catarella com’è arzillo, beh… più del solito.” Il vice indicò l’agente che stava dando il meglio di sé in un’improvvisazione teatrale per la gioia, ma soprattutto il tedio disperato e accondiscendente di Spada, Galluzzo e Fazio.
Quest’ultimo si girò e, incrociati gli sguardi dei due uomini che lo fissavano divertiti, colse la palla al balzo per prendere congedo dal gruppo. Avvicinandosi a Montalbano e a Mimì, alzò il bicchiere in segno di saluto. “Commissario, dotto Augello…” esordì, affiancandosi a loro. “Catarella stava provando a farci vedere la sua versione di Amleto.”
“Oh, il ruolo della sua vita!” commentò Mimì, beccandosi un’occhiataccia da Montalbano. “Beh, che c’è? Bisogna ammettere che fa spesso discorsi contorti, potrebbe fare concorrenza a quel pazzo d’un danese.”
Il commissario nascose un sorriso dietro al bicchiere e tornò a guardare la stanza: era bello, ogni tanto, vedere quei volti felici e sorridenti dietro le divise. Erano umani anche loro, d’altronde, nonostante la gente di Vigata tendesse a dimenticarlo. Terminò di bere, poi buttò il bicchiere in un cestino.
“Bene, io torno a casa.” Annunciò, suscitando le proteste di Mimì.
“Ma Salvo, dai, resta ancora una ventina di minuti, poi vieni a cena da me. Beba ha fatto la pasta al forno. Giuseppe, ovviamente sei invitato anche tu.”
“No, Mimì, grazie, gentilissimo, ma voglio stare un po’ per i fatti miei, stasera. Facciamo un’altra volta.” Gli rispose il Commissario, dandogli una pacca sul braccio.
“Anche io devo rifiutare, dottore.” Gli fece eco Fazio. “Mi aspettano i miei per la cena, ma faccia come se avessi accettato. A tal proposito, devo andare o li farò preoccupare. Buona serata, e saluti alla signora.” Concluse, finendo il suo spumante e dirigendosi verso l’uscita, salutando i colleghi nel frattempo. Montalbano rivolse un cenno al suo vice, prima di andare a sua volta fuori dalla sala, seguendo l’Ispettore e raggiungendolo.
“Allora, buona serata Commissario e grazie ancora.” Lo salutò Fazio, andando verso la sua auto.
“No, sono io che devo ringraziare voi.” Gli rispose Montalbano, un po’ sovrappensiero, facendo fermare l’Ispettore, che tornò verso di lui.
“Commissario?” Domandò, guardandolo.
“Niente, solo che…” Salvo sospirò, scuotendo appena la testa e infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni “spesso la gente si scorda che ci siete tutti quanti dietro ogni caso risolto. Da Catarella e quella dannata porta che non gli scappa sempre, a Galluzzo con la sua guida spericolata, a te con le tue ricerche e il tuo ‘già fatto’, sempre un passo avanti a me…”
Fazio rise, abbassando gli occhi per un momento.
“Vorrei solo che vi fossero riconosciuti tutti i meriti e che non saltasse sempre fuori solo il mio nome.” Continuò Montalbano, prima di sventolare una mano, come per scacciare un insetto. “Ah, scusa per queste considerazioni. Deve essere lo spumante.”
Fazio rise ancora, osservando il commissario.
“Da che io ricordi, lei lo regge bene il vino.” Commentò. “Ad ogni modo, penso di parlare a nome di tutti dicendo che ciò che conta è risolvere i casi e prendere i criminali. Inoltre, se ricevere i meriti e metterci la faccia significa condividere anche le discussioni con il Procuratore, sinceramente, preferisco restare nell’anonimato.” Disse, scherzando un po’, facendo sorridere anche Montalbano.
“Ah, bravo Fazio, mi lasceresti da solo nel momento di maggiore necessità.” Gli disse quest’ultimo, dando anche a lui una pacca sulla spalla, proprio come aveva fatto con Mimì.
“Mai, Commissario, ma ammetto che il Procuratore è un avversario che non ci tengo ad affrontare.” Gli rispose Fazio, restando al gioco. “Comunque, non se ne faccia un cruccio. È giusto che ci sia qualcuno a rappresentarci e, mi creda, siamo tutti contenti che quel qualcuno sia lei.”
Montalbano gli sorrise, stringendogli un’ultima volta il braccio.
“Grazie, Fazio. Passa una buona serata e salutami i tuoi.” Disse all’Ispettore, che ricambiò con un cenno del capo, prima di dirigersi verso la sua auto, parcheggiata accanto a quella del suo superiore. Montalbano fece altrettanto, avvicinandosi alla sua vettura. A quell’ora della sera, la strada era solitamente deserta e silenziosa.
Non fu così quella volta.
All’improvviso, dalla strada giunse il rumore di una macchina in avvicinamento, non troppo veloce da allarmare il commissario, che le diede un’occhiata distratta. Era un’utilitaria nera, non particolarmente nuova, ma nemmeno troppo datata. Procedeva normalmente, tanto che Montalbano distolse subito lo sguardo, armeggiando con le chiavi della sua auto per aprire lo sportello.
“Commissario, via da lì!”
Il grido di Fazio gli giunse quasi ovattato, confuso, e il suo cervello non ebbe il tempo materiale – o la rapidità – per reagire prontamente a quell’avvertimento. Sentì uno, due, tre colpi di pistola, forse di più, quasi nello stesso momento in cui qualcuno lo spinse per terra, lungo il fianco della sua auto. Gli ci volle un po’ per riprendersi dallo stupore e capire cosa stava succedendo, ma, una volta ripresosi, sollevò lo sguardo e vide Fazio il quale, appoggiato al tettuccio della macchina, stava puntando la pistola verso la strada, in direzione della macchina che era appena passata accanto a loro. Il tempo sembrava essersi fermato, mentre il Commissario cercava di capire cosa fosse successo. A poco a poco, la sua mente collegò i colpi di pistola all’intervento dell’Ispettore, ma fu solo quando osservò l’uomo in piedi davanti a lui che tutti i tasselli andarono a terminare la costruzione di un unico, orribile puzzle. Fazio, infatti, non si era mosso dalla sua posizione, ma, guardandolo meglio, Montalbano si accorse che aveva una smorfia di fatica dipinta sul volto, che la fronte era aggrottata e che il corpo era scosso da tremiti a causa dello sforzo. ‘Sforzo per cosa?’ si chiese il Commissario. ‘Non può essersi stancato tanto per una corsa così breve. A meno che…’
Ancora una volta, gli tornarono in mente gli spari e il fatto che lui, a parte un po’ di indolenzimento per la caduta, non provava dolore. Una morsa gelida gli afferrò lo stomaco quando si rese conto che, con ogni probabilità, il suo sottoposto non aveva avuto la stessa fortuna.
“Fazio!” boccheggiò, prima di riscuotersi e balzare in piedi per sorreggere l’Ispettore, le cui gambe avevano cominciato a cedere. Lo afferrò delicatamente, sostenendogli il busto e le spalle per impedirgli di cadere. Fazio gemette di dolore quando la mano di Montalbano gli toccò il fianco destro e il Commissario per poco non sobbalzò quando sentì non solo quel suono, ma anche qualcosa di umido bagnargli le dita, a conferma delle sue paure: l’Ispettore era stato colpito, per di più in un punto per niente rassicurante.
  
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