Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: LazyBonesz_    19/09/2019    0 recensioni
“Questa canzone mi faceva pensare a te”, mormorò il ragazzo, contro un mio orecchio quando la musica cambiò. Mi concentrai sul testo. Ascoltammo la canzone in silenzio fin quando, verso la fine, Eren non parlò nuovamente, quasi cantando.
“But I just cannot manage to make it through the day without thinking of you, lately.”
Accennai un breve sorriso e mi sporsi verso di lui, senza aprire gli occhi. Riuscii a baciare le sue labbra piene e sentii il sapore delle lacrime su di esse.
“Eren”, sussurrai confuso. Sollevai le palpebre e vidi qualche goccia salata sulle sue guance. Però sorrideva.
“Sono felice, non preoccuparti. E penso che ti dedicherò un’altra canzone perché questa è fottutamente triste”, mormorò e decisi di bloccare la sua parlantina con un altro bacio. Un altro ancora e ancora un altro finché non ci addormentammo con le labbra stanche ma i cuori felici.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Los Angeles- 1 marzo 2020

Eren

"Vuoi andare a una festa? Tu?", chiesi confuso contro al telefono, giocherellando con un lembo della mia coperta dove mi ero comodamente infilato. Era passata la mezzanotte di quel sabato più caldo degli altri giorni, anche se ormai potevo dire che fosse domenica. 

"Si, Jaeger, una festa. Mi ha invitato questo tipo, Floch", disse uno scocciato Levi dall'altra parte della cornetta. L'idea di alzarmi e cambiarmi per poi uscire, per di più di nascosto, non aveva nulla di invitante. Neanche voler vedere Levi era un motivo così forte al momento. E poi non ero mai stato il tipo di persona che andava alle feste in casa di qualcuno, organizzate solo per poter bere e chissà che altro. 

Potevo benissimo definirmi un nerd, dunque quello che non era il mio ambiente, per niente. E pensavo non lo fosse neanche di Levi, nonostante la sua popolarità. 

"E vuoi andare ora?"

"Si, tu hai la macchina", disse esasperato. Alzai gli occhi al cielo e provai ad alzarmi, raggiungendo l'armadio per cercare qualcosa da mettermi. Inclinai la testa per tenere il telefono fra il mio orecchio e la spalla. 

"D'accordo ma decido io quando tornare."

"Basta che non sia solo un'ora dopo, non fare il noioso." 

Chiuse la chiamata e strabuzzai gli occhi verso il mio cellulare. Quando mi chiamava "noioso" non era per niente piacevole e lo faceva abbastanza spesso. Iniziavo a sentirmi infastidito da quel suo nuovo modo di fare. 

Presi dei jeans neri e una felpa, infilando entrambe le cose velocemente. Misi le solite vans e uscii di casa senza neanche darmi una controllata. 
Cercai di fare il più piano possibile quando aprii la porta e poi la chiusi. Se mio padre si fosse svegliato sarei stato messo in castigo per almeno una settimana. 

Camminai verso l'auto e vidi Levi raggiungermi dalla sua abitazione. Era bellissimo con quei pantaloni che stringevano le sue gambe e la camicia. Aveva anche portato i capelli all'indietro e sembrava una visione più che una persona reale. 

Rilassò i suoi tratti quando mi vide e mi spinse contro la fiancata dell'auto, appropriandosi della mia bocca con foga, facendo scontrare le nostre lingue senza neanche aspettare che fossi io a schiudere le labbra. 

Ma non me ne lamentai, anzi il mio corpo reagì positivamente a quel bacio duro e privo di tenerezza. Okay, forse uscire non era una cattivissima idea se potevo ricevere certe attenzioni. 

Levi si staccò e si pulì un rivolo di saliva in un angolo della sua bocca, usando il pollice. Assolutamente eccitante. 

Rimasi incantato per qualche istante e mi beccai un piccolo colpo sul petto. 

"La smetti di fissarmi come se fossi una divinità?", borbottò scocciato e salii in auto dopo che l'ebbi aperta con le mie chiavi. 
Arrossii, colto con le mani nel sacco. 

Mi diede le indicazioni e guidai verso una bella zona di Los Angeles con case carine, non molto grandi, ma meglio delle nostre. 
Mi fermai dove mi disse Levi e anche dove sembrava esserci del movimento. 

"Hai dell'erba?", chiese Levi quando spensi il motore. Aggrottai la fronte, girandomi verso di lui. 

"No, non sono uno spacciatore. E non te la darei comunque." 

"Che palle, Eren, è stata una giornata di merda, ho bisogno di dimenticarla." 

Ecco il perché eravamo a una festa a cui nessuno dei due avrebbe mai pensato di andarci. Schiusi le labbra sospirando, sentendomi nervoso tutto a un tratto. Mi sentii anche impotente perché non ero in grado di offrire una soluzione migliore, sapevo solo che la sua era una pessima idea. 

Studiai la sua espressione corrucciata di sottecchi e mi sentii anche in colpa per non avere dell'erba. Stupidamente in colpa perché non avrei dovuto sentirmi così. 

"Andiamo", dissi infine, volendo cambiare aria e passare sopra la questione. 
Scendemmo dall'auto e percorremmo il vialetto costeggiato da aiuole ben curate e violate da alcune bottiglie di birra delle persone che si trovavano nel giardino per fumarsi una sigaretta. 

Tutti ci guardarono o, meglio, fissarono Levi perché sembrava una cazzo di divinità per quanto era bello e struggente. Desiderai tappare gli occhi a tutti nella mia insensata gelosia. 

Poi il mio ragazzo si avvicinò a un tipo, questo Floch, che sembrava già mezzo ubriaco. Gli chiese qualcosa e lui gli porse una sigaretta e un accendino. 

Sbuffai e mi sentì. 

"Ah, ciao, devi essere il suo ragazzo", disse strascicando fastidiosamente qualche parola. Annuii senza dire altro e lui poggiò una mano sulla mia spalla. 

"Dai, amico, rilassati, è una festa", ridacchiò e pensai che fosse viscido. Mi scrollai la sua mano di dosso con un'espressione contrariata. Mi era difficile fingere gentilezza con chi non sopportavo già a prima vista. 

"Chi lo avrebbe mai detto", borbottai annoiato, alzando gli occhi al cielo. 

Levi si accese la sigaretta, sollevando un sopracciglio quando mi guardò, facendomi delle domande senza spicciare parola. 

"Sembra un po' frustrato sessualmente il tuo ragazzo, al piano di sopra ci sono dei bei letti", commentò Floch, irritandomi ancora di più. 

"Sei un esperto di letti?", chiese ironicamente Levi dopo aver fatto uscire il fumo dalle sue labbra. 

"Diciamo che li ho testati", rise con una stupida risata. Era tipo un mix tra un delfino e una foca. Davvero stupida. 

"Wow, interessante", borbottai sarcasticamente e lui mi fissò senza smettere di ridere. Poi vide qualcuno alle mie spalle e gli fece un cenno della mano. 

"Ah, Marlo. Ci vediamo dopo, belli!", esclamò prima di urlare qualcosa verso il suo amico. 

"Non fare il noioso, sembri una cazzo di vecchietta che è costretta a usare il computer per la prima volta", disse scocciato e allora gli presi la sigaretta dalle dita. 

"Che ti prende?"

"Tu odi il fumo", sibilai scontroso. Levi assottigliò lo sguardo e riprese la sigaretta, facendo gli ultimi giri con un'aria nervosissima. Io non ero messo meglio. 

"Ti ho detto di cosa avevo bisogno e tu non lo avevi." 

Il suo sussurro malevolo mi colpì in pieno. Alzai gli occhi al cielo e mi allontanai, oltrepassando la gente per entrare in quella dannata festa. Ora ero io ad avere bisogno di alcol. 
Mi sentivo frustrato ed irritato dal suo comportamento. E anche molto triste per il suo commento, come se fossi una persona qualunque da cui ottenere della stupida erba. 

Raggiunsi gli alcolici e mi preparai un bicchiere da cui bevvi avidamente, con la gola che mi bruciava. Chiusi gli occhi e ignorai la sensazione. 

Bevvi almeno altri due bicchieri e la testa iniziò a pulsare dolorosamente, anche per colpa della musica alta. 
Barcollai fra le gente, iniziando a sudare come ogni volta in cui bevevo.  Sentivo caldo e avevo bisogno di aria e di andarmene via. 

Scostai l'ennesima persona che mi si parò davanti e vidi Levi tra la calca, con una bottiglia di vino in mano, e ogni tanto beveva direttamente da lì. Al suo fianco c'era Floch e altra gente a me sconosciuta che gli parlava. 

Una ragazza carina avvolse un braccio attorno al suo collo e sentii di stare per perdere il controllo. Erano vicini e io troppo lontano. 

Levi le disse qualcosa con un sorrisetto malizioso e lei aggrottò la fronte, allontanandosi poco dopo. Poi, i suoi occhi taglienti mi videro e mi fece cenno di raggiungerlo. 

Così feci. 

Mollò la bottiglia da qualche parte e avvolse le braccia attorno al mio collo poiché lo superavo di almeno dieci centimetri. 
Mi baciò la mascella, come se volesse farsi perdonare per prima. Sperai fosse così. 

"Le ho detto che dieci minuti fa stavo succhiando il tuo cazzo", disse languidamente al mio orecchio, facendomi rabbrividire. 
Le sue provocazioni sapevano farmi fremere anche quando ero arrabbiato con lui. 

Osservai la sua espressione e sentii l'odore di vino provenire dalle sue labbra. Storsi il naso anche se io non ero messo meglio. 

"Non mi piace quando bevi così tanto", mormorai accigliato. Sollevò le sopracciglia e mi tirò i capelli leggermente per farmi abbassare. 

La sua lingua leccò le mie labbra e io le schiusi non sapendo come resistere. Mi era impossibile. Ero attratto da Levi completamente, solo averlo vicino mi inebriava e non capivo più nulla. In più era così bello da mozzare il fiato e io ero brillo, non del tutto consapevole delle mie scelte. 

Mi lasciai guidare dai suoi gesti e movimenti sinuosi, dalle sue labbra che lasciavano una scia di baci umidi sul mio collo, soffermandosi in punti che mordeva e succhiava, lasciando perdere la gente attorno a noi. 

Sentivo caldo ed eccitazione, volevo andare via da quella festa per avere Levi tutto per me. Odiavo le occhiate che gli lanciavano mentre ballava vicino a me. 

Invece io mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, immobile al centro della stanza. Provai a muovermi, cercando di non pensare agli occhi dei curiosi su di noi. Avvolsi i fianchi esili di Levi e lo attirai a me perché lo volevo più vicino, ancora di più fino a nasconderlo alla vista degli altri. 

Le nostre bocche si scontrarono duramente, muovendosi l'una sull'altra come se non si toccassero da giorni. La mia pelle ardeva dove veniva accarezzata da lui. Sentivo le gambe molli e il cuore che batteva all'impazzata mentre la lingua di Levi guizzava sulla mia, dominandola. 

Le sue mani tirarono i miei capelli e mugolai sulla sua bocca, scostandomi appena per respirare. Ma lui non ne volle sapere di smettere e continuò a baciarmi, facendomi dimenticare anche dove fossimo. 

Avevo bisogno di più contatto, volevo toccare il suo corpo e togliere gli stupidi vestiti fra di noi. 

Levi sembrava desiderare la stessa cosa perché, quando si staccò, mi prese un braccio con decisione e camminò per la stanza, raggiungendo le scale per il piano di sopra. 

Dimenticai il motivo per cui ero infastidito. Dimenticai Floch e lasciai perdere la piccola sensazione che mi stava dicendo di smettere immediatamente ciò che stavamo facendo. 

Eravamo in una camera qualunque, sopra un letto di chissà chi. Ero steso sul materasso con Levi sopra il mio bacino. 

Si tolse la camicia lentamente e io mi persi ad osservare il suo busto perfetto, allungando poi le mani per toccarlo. Accarezzai il suo addome e lo vidi inarcare i fianchi. Il suo bacino premette sul mio. 

Iniziò a muoversi, dondolandosi su di me, facendo strofinare le nostre intimità eccitate. Mi faceva quasi male avere quei vestiti addosso. 
Mi tolsi la felpa velocemente dopo essermi messo seduto. A quel punto non esitai a baciare Levi per l'ennesima volta, con i nostri fianchi che si muovevano per cercare più frizione, desiderosi di ricevere molto di più. 

Accarezzai la base della sua schiena, attirandolo ancora di più a me mentre la mia lingua esplorava la sua bocca. 

Era uno dei baci più intensi ed eccitanti che ci eravamo mai dati. Le nostre labbra erano completamente schiuse e potevo sentire un rivolo di saliva scorrere lungo il mio mento. 

La sua lingua si muoveva sulla mia, facendo contorcere il mio basso ventre per il piacere e la brama. 

Stavo quasi per impazzire, non mi ero mai sentito così sensibile e debole, incapace di pensare, completamente perso in un mare di desideri dolcissimi. 

"Levi, fai qualcosa, cazzo", imprecai, staccandomi dalle sue labbra gonfie e rosse. Aprii gli occhi per guardare il suo viso. 

Era ancora più bello. 

La mia erezione pulsò alla vista del suo corpo, della sua espressione debole. Le sue mani iniziarono a togliere gli ultimi vestiti che ci rimanevano e restammo nudi in quel letto. 

Mi spinse per farmi sdraiare sul materasso e la sua testa finì fra le mie gambe. La sua bocca schiusa pronta a donarmi piacere. 

A quel punto persi anche la cognizione del mio corpo, avvolto da ondate di piacere che mi fecero gemere come non mai.

   
 
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