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Autore: Serena95    19/09/2019    0 recensioni
Che cosa mai potrà andare storto se Tony e Ziva si trovano a condividere una cena a base di hamburger e doppia porzione di patatine?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Dunque, fammi capire amico: ti trovi in prigione perché hai rotto il naso a quello che ha palpato il sedere della tua tipa, ma lei non sa di essere la tua bimba?
  • Sì, ecco, avrei usato termini più di classe, ma sì, il concetto è quello Tonto!
  • Perché sorridi, quando usi il mio nome?
  • Perché in italiano “Tonto” vuol dire qualcuno di poco intelligente…
  • Ma io sono poco intelligente, ho provato a spacciare a un poliziotto!
  • Già, neanche tu hai tutti i torti, Tonto…
  • Senti amico, raccontami di nuovo come un agente dell’NCIS è finito dietro le sbarre!
SETTE ORE PRIMA
Gibbs aveva appena lasciato gli ultimi fascicoli sulla scrivania di Vance. Era stato un caso abbastanza complesso, che aveva impiegato alla sua squadra tre giorni di pesanti indagini. I suoi ragazzi meritavano una pausa.
  • Forza sparite di qui, prima che cambi idea!
  • Agli ordini capo!
McGee fu il primo a raccattare le proprie cose. Aveva così voglia di andarsene a casa e mangiarsi quella fantastica pizza che facevano sotto casa sua. Lui e il silenzio. Dopo essere tornati dalla Somalia ormai quasi sei mesi prima, aveva iniziato ad apprezzare il silenzio e i momenti in cui poteva semplicemente pensare alle cose belle della sua vita.
  • Ragazzi, che ne dite? Stasera ci troviamo da Angelo?
  • Sai, Tony, nonostante detesti vederti anche il venerdì sera, Angelo fa i migliori hamburger con patatine della zona, quindi sì, ti faccio volentieri compagnia!
  • Grazie, Ziva, la tua gentilezza mi scioglie il cuore!
  • Ma così dopo non sei morto?
  • È un … ah, lasciamo stare… Pivello?
  • Tony, io devo declinare, però sabato c’è la maratona di Star Trek al cinema vicino a casa, se vuoi possiamo vederci per quello!
Tony accennò un sì con la testa. Evidentemente quella terribile avventura aveva cambiato tutti e tre. Si trovavano molto più spesso fuori dal lavoro e avevano imparato ad apprezzare gli hobby dei colleghi. Così dopo essersi rimediato un appuntamento per la serata, DiNozzo seguì l’amico verso l’ascensore e in poco tempo era già a casa. Lanciò il proprio zainetto vicino alla porta e le scarpe poco distanti. Il cappotto venne abbandonato sulla sedia insieme alla sciarpa. Fine febbraio era alle porte, ma nonostante l’inizio di marzo, il tempo non voleva saperne di migliorare. Solo due giorni prima c’era stata una tremenda nevicata e loro tre erano rimasti bloccati con la macchina, lungo una superstrada, per quasi tre ore, con il riscaldamento che andava quando ne aveva voglia. Si gettò sotto la doccia. Quella sera avrebbe preso la porzione doppia di patatine. Nell’ultimo periodo si era tenuto un po’ in forma e pensò che si sarebbe potuto concedere uno sgarro.
Erano le otto e trenta quando Ziva vide Tony entrare dalla porta del locale. Aveva già preso posto nel solito tavolo, lungo la parete, per avere la possibilità di appoggiarsi al muro. Si alzò e sventolando la mano attirò l’attenzione dell’uomo. Notò come le rispose subito con quel suo ghigno alla DiNozzo, mentre ancora avvolto nel suo cappotto nero la raggiungeva.
  • Ciao, Ziva, sono morto per assideramento solo facendo trecento metri a piedi!
  • Io sono venuta a piedi da casa…
Tony si era seduto di fronte a lei e a quell’affermazione strabuzzò gli occhi.
  • Ziva, è pericoloso, di sera, non…
  • Mi so difendere, Tony!
  • Lo so, solo non vorrei che ti succedesse qualcosa…
Aveva abbassato lo sguardo, giocando con l’angolo del menù. Ziva lo fissò per qualche secondo e dovette ammettere a se stessa che quel maglione grigio a collo alto che indossava il suo collega lo rendeva dannatamente affascinante e lei non era solita trovare un uomo così… affascinante…
  • Io prendo una doppia porzione di patatine!
  • Anche io, ci stavo pensando prima sotto la doccia!
E mentre Tony pronunciava questa frase, ancora una volta la bella israeliana lasciò correre l’immaginazione. Forse decisamente troppo.
Qualche minuto dopo il cameriere era passato a prendere le loro ordinazioni e stava già arrivando con una birra per Tony e dell’acqua per Ziva.
  • Però dopo ti riaccompagno a casa, senza discussione alcuna!
  • Va bene, Tony, e staremo al telefono finchè tu non sarai sano e salvo sotto il tuo tetto!
  • Oh, sì! Ah, stavi scherzando!
Ziva scoppiò in una risata sincera e spostando indietro la testa i suoi capelli le liberarono il collo. Aveva un collo bellissimo. Non che Tony si sentisse un esperto di colli femminili, ma doveva ammettere quel collo fosse davvero bello. Certo, nella scala dei colli. Scosse la testa senza farsi troppo notare. Un discorso così stupido non l’aveva fatto nemmeno la prima volta che aveva visto una ragazza nuda. Oddio, perché adesso stava pensando al fatto che Ziva potesse stare tremendamente bene senza quella camicia. Cavolo, doveva fermarsi immediatamente. Rischiava di entrare in un’area da semaforo rosso e poi chi l’avrebbe sentita quella degli abusi sul lavoro.
Per fortuna la sua pazzia interiore venne fermata dall’arrivo dei panini. Un profumo di carne e ketchup invase il piccolo luogo in cui lui e Ziva si trovavano.
  • Tony! Non mangiare come se non vedessi un panino da mesi!
  • Ma i…n…nino…si!
  • Eh?
Il collega mandò giù il boccone, per poi ripetere.
  • Ma io non vedo un panino da mesi! L’ultima cosa decente che ho mangiato è quella pizza fantastica che fanno sotto casa di McPizza…
  • Sei proprio un italiano!
  • E …
  • E niente, mi piace!
Tony stava per addentare la patatina, quando dovette fermarsi un secondo per riflettere su quello che la sua collega gli aveva appena detto. Gli piaceva nel senso che gli piaceva Tony, o gli piaceva perché… ah, al diavolo! Le patatine erano troppo buone per pensare in quel momento.
  • Io domani non mi alzo dal letto. Ho intenzione di dormire fino alle due, poi andare con il pivello al cinema e alla sera: dormire!
  • E le tue conquiste del sabato sera? Non dirmi che…
  • No, quelle sono finite qualche mese fa… per ora, ho cose più importanti a cui pensare!
  • Davvero?
Ziva si sorprese di aver avuto il coraggio di chiedere all’uomo seduto davanti a lei delle sue conquiste del sabato sera. Insomma, non che avessero mai parlato di quelle cose. Di solito era più uno scambio di battute divertenti il lunedì mattina. Era una specie di rito che andava avanti ormai da cinque anni.
  • Sì, non riesco più a conquistare nessuno!
  • E se fossi tu la conquista di qualcuno?
Ma che diamine le era preso! Ci stava provando con Tony! Con Tony! Cercò di far cadere la cosa iniziando a bere a più non posso. Poi si dedicò al panino. Senza risultato, Tony la stava osservando con la bocca ancora agganciata al suo hamburger.
  • Ziva?
  • No, dicevo, magari c’è qualche bella ragazza che vorrebbe conquistarti. A volte anche lasciarsi conquistare è bello, sai!
  • È che quella che voglio non è disponibile al momento…
  • Glielo hai chiesto?
  • Dopo qualche anno, uno inizia a pensare che sia così!
Cazzo! Si era fregato da solo! Si morse la lingua per autopunirsi.
  • Ah, quindi è tanto che la conosci…
  • S…sì, abbastanza sì!
Finirono di mangiare in silenzio. Si erano esposti a sufficienza e nessuno dei due era abituato a qualcosa del genere. Il cameriere portò via i piatti. Rimasero a guardarsi. Erano passati diversi mesi da quella terribile avventura e si erano detti molto, ma non si erano mai detti tutto. Ed erano entrambi così stanchi di doversi sempre giustificare. Non con l’altro. Peggio. Con se stessi.
  • Tony, io…
Ziva aveva allungato una mano. Era lì ferma al centro del tavolo. Tony mosse la propria. Forse così velocemente che si tradì. Aveva una voglia matta di tenerle la mano. Le loro dita si toccarono e si accarezzarono per quelli che parvero dei minuti interminabili. C’era tanto imbarazzo e i loro cuori battevano così velocemente che entrambi si chiesero come facessero ad essere ancora vivi.
  • Devo… arrivo…subito…
Ziva si alzò. Pensò di andare in bagno. Aveva iniziato a sudare. Aveva bisogno di bagnarsi i polsi.
  • Ehi bellezza!
Un tipo le arrivò da sinistra, spingendola quasi contro il bancone.
  • Scusa, amico, devo andare…
  • Ti sei decisa a lasciare quel bambolotto seduto lì!
  • Per favore…
  • Dai, vieni a divertirti con me.
Le disse prima di tirarle una sonora pacca sul sedere.
  • Ti ho detto…
Non poté finire la frase perché l’uomo che ci stava provando con lei era finito contro un gruppo di motociclisti. Tony gli aveva appena tirato un pugno. I fatti che accaddero dopo furono difficili da riordinare. Si scatenò una vera e propria scazzottata e dovette ammettere che il suo Tony non se l’era cavata affatto male. Ovviamente venne chiamata la polizia e tutti quelli coinvolti nella rissa furono portati in cella.
  • Così vi rinfrescherete le idee questa notte!
Aveva provato a convincere un agente di custodia a rilasciare DiNozzo, spiegandogli che fosse un agente dell’NCIS e che la stesse solo difendendo. E aveva anche provato a pagare la cauzione, ma le pratiche per il rilascio si facevano solo dalle sette di mattina. Avrebbe voluto stare lì con Tony. Anche solo a chiacchierare, ma il suo collega aveva insistito affinché se ne tornasse a casa. E così fece.

ORE 01:00, IN CELLA
  • ­Ah, capito… quindi un tipo aveva toccato il sedere alla tua ragazza, che tecnicamente non è la tua ragazza, e tu l’hai preso a cazzotti! Amico, sei proprio rovinato!
Tony si passò una mano sulla fronte. Era lì da due ore, con il suo amico Tonto, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era Ziva.
  • Perché sono rovinato?
Chiese alzandosi per sgranchirsi un po’ le gambe.
  • Perché sei proprio innamorato!
  • Ehi, vacci piano io…
  • Oh, andiamo Anthony!
  • Tony…
  • Perché? Il tuo nome è Anthony!
  • Sì, ma mi chiamano tutti Tony!
  • E a me piace più Anthony!
  • Chiamami come vuoi… e poi io non sono innamorato.
Tonto, che se ne stava appoggiato con la schiena alle sbarre e con le gambe distese lungo la panca, lo guardò torvo. Ne aveva incontrati di uomini impauriti ma quel tipo se la stava facendo proprio sotto. E dire che fosse pure un agente.
  • Senti ma… la tua bella lo sa?
  • Sa… cosa?
  • Che sei cotto di lei?
Tony si sedette sulla panca di fronte al suo nuovo amico. Gli venne da ridere perché si era trovato a parlare dei suoi sentimenti con un tipo con le treccine i denti bianchi che risaltavano sulla pelle scura e una camicia a scacchi fucsia.
  • Non so se lo sappia… ho fatto troppi errori con lei…
  • In che senso, errori?
  • Ho rischiato di perderla, qualche mese fa, eravamo…
Si bloccò. Non sapeva bene come dire ad un perfetto sconosciuto che dei terroristi avevano catturato il suo vero amore e lo avevano torturato per mesi, senza che la sua famiglia muovesse un dito per andare a salvarla.
  • Eravate in qualche missione segreta del governo?
  • Ehm, si dai, una cosa simile…
  • Cavolo, amico! Sei un tipo tosto! E ti sei battuto per andare a salvarla come un vero principe azzurro?
  • Ma tu che droghe usi?
  • Buone, Anthony! Se vuoi domani mattina quando esco te ne procuro un po’! Oh, cazzo! Non dovevo dirlo, non dovevo proprio dirlo!
  • Tranquillo, Tonto. Non mi interessa della droga… e … beh non sono stato forse il principe azzurro che si aspettava, ma sì, sono andato a recuperarla.
  • Allora stai tranquillo che ti ama! Alla fine tutte le donne sognano il principe azzurro. Tu sei pure bello.
Tony sogghignò. Perché non c’era mai un venerdì sera che andava per il verso giusto.
  • E tu, Tonto? Che mi racconti?
  • Anthony! Io … vivo un po’ così, facendo quello che mi riesce meglio…
  • Spacciare?
  • Amico, ero un falegname sai, ma poi mia moglie si è indebitata con il gioco d’azzardo ed è morta perché beveva e io non so come dare da mangiare a Jackson.
  • Hai un bambino?
  • Sì, ha cinque anni. Sta dai nonni. Non lo vedo tanto, ma guarda quanto è bello.
Gli allungò una foto. Un bimbo sorridente, senza denti, lo fissava, in braccio ad una donna che suppose essere sua moglie.
  • E non vorresti cambiare? Per lui?
  • Nessuno mi vuole, o mi assume. Sanno che ho avuto un grosso problema e adesso rischio grosso.
  • E non sei triste, o …
  • Mi sento un peso per mio figlio, non sono riuscito a combinare nulla di buono. Con i nonni starà meglio.
  • Senti io, io sono cresciuto con un padre assente e so che cosa significhi sentirne la mancanza. Per un figlio tu puoi sbagliare quanto vuoi, ma sarai sempre il suo papà e ti vorrà bene per questo. Non per i vestiti costosi o le scuole prestigiose in cui lo manderai.
  • Anthony, quando uscirò dal carcere, mi aiuti a trovare qualcosa?
  • Facciamo che in qualche modo provo a non fartici finire e poi insieme troviamo qualcosa che ti possa essere utile?
 
SABATO MATTINA ORE 07:10

la porta della centrale di polizia si aprì con più violenza del previsto. Ziva era decisa a tirare fuori Tony da quella situazione.
  • Ora, tiri fuori il mio collega.
Un poliziotto tutta pancia la guardò, sorridendole come per prenderla in giro.
  • Signorina, sono cento dollari.
  • Ecco a lei…
L’uomo si alzò e recuperò con molta calma le chiavi della cella.
  • Venga, andiamo a recuperare il supereroe.
  • Stia attento a come parla, è uno dei migliori agenti dell’NCIS.
Quando arrivò davanti alla cella, Ziva sorrise nel vedere il suo bellissimo collega addormentato, sdraiato sulla panca. Bastò però il rumore delle chiavi nella toppa a risvegliare i due occupanti della cella.
  • ZIva!
Tony scattò in piedi e corse ad abbracciarla. Tonto intanto si era alzato e osservava la coppia.
  • Oh, capisco, avevi omesso quanto fosse bella!
Tony scosse la testa e presentò a Ziva il suo nuovo amico.
  • Sentite, questo dobbiamo tenerlo qui, voi siete liberi.
I due uscirono e la cella venne richiusa.
  • Aspetta…
Tony tornò indietro. Allungò a Tonto un suo biglietto da visita.
  • Quando uscirai o se avrai mai bisogno di qualcosa, questo è il mio numero. Pensaci, possiamo cercare insieme un lavoro o quello che ti può servire, ma non lasciare tuo figlio!
  • Sei un brav’uomo, Anthony! Spero proprio di rivederti…
Tony tornò da Ziva, che si era fermata a qualche metro di distanza. Lei lo prese per mano e uscirono. Tony iniziava davvero ad essere stanco e la sua testa pulsava fortissimo.
  • Coraggio, adesso vai a casa e ti fai una bella dormita!
L’agente più anziano le sorrise e prese posto nel sedile del passeggero. Troppe cose erano successe e in così poco tempo.

13:00 SABATO POMERIGGIO

Si portò fuori dalla propria camera da letto, con il suo pigiama con una grande renna al centro del petto e piccoli pacchetti regalo sui pantaloni.
  • Non ci posso credere!
Ziva, che era sul divano, intenta a guardarsi un film, scoppiò a ridere alla vista di Tony.
  • Che c’è?
  • Che cosa hai messo?
  • È il mio pigiama di Natale!
  • Ma siamo a febbraio…
  • Tiene caldo e … cosa c’è da ridere?
  • Tony DiNozzo, sei veramente molto…
  • Cosa? Ridicolo? Buffo? Ingrassato?
  • Sexy…
Tony la guardò. La guardò bene per essere sicuro che si trattasse proprio della sua Ziva David ad aver detto quello che era stato appena detto.
  • Mi trovi…
Deglutì per la vicinanza della donna. E perché era davvero innamorato di lei e si sentiva un adolescente. Tonto aveva capito le cose da poche frasi e lui in cinque anni. Sicuramente un nome non sarebbe più stato una garanzia!
  • Ti trovo sexy, Tony, ma anche gentile e premuroso e non so come ringraziarti per aver picchiato quel tipo ieri sera!
  • Beh, Ziva, se proprio non dovessi trovare un modo per ringraziarmi, potrei suggerirtelo io.
  • Va bene…
  • Dammi un bacio qui!
Le disse indicando le nocche della mano destra.
  • Oh, ti devi essere fatto male.
  • Parecchio!
Ziva gli sollevò la mano e lasciò un dolce bacio.
  • Poi qui…
Disse indicando una sbucciatura sul sopracciglio. E la donna lo accontentò.
  • E qui…
Proseguì segnando lo zigomo, sul quale venne lasciato un bacio.
  • E qui…
Terminò indicandosi le labbra. Ziva gli si avvicinò di più. Gli passò una mano tra i capelli e finalmente lo baciò. E fu un bacio lungo, senza fretta. Un bacio che sapeva molto di un “ perché non posso vivere senza di te”.
 
 
   
 
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