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Autore: MaryFangirl    19/09/2019    3 recensioni
Bastò davvero poco, e all'improvviso tutto ciò che Hanamichi riuscì a vedere e pensare, fu Kaede Rukawa. [...] Kaede si sarebbe reso presto conto che non sarebbe più riuscito a togliersi Hanamichi dalla testa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il lenzuolo bianco dall'incredibile profumo dell'ammorbidente alla lavanda di Hazuki Rukawa copriva come un mantello protettivo la sagoma appisolata di Kaede, non riuscendo a schiacciare del tutto i capelli corvini del ragazzo sdraiato a pancia in giù, la guancia premuta contro il materasso e un filo di bava a formare una pozzetta sotto la sua bocca socchiusa.
Il lontano scrosciare della doccia e un sottile strato di luce dalle tapparelle abbassate furono sufficienti a raccogliere Kaede dal suo sonno sempre profondo. Dalle palpebre socchiuse e non troppo appesantite come si sarebbe aspettato scorse i numeri verdi della sveglia digitale che indicavano le 10 del mattino. Normalmente avrebbe considerato che era ancora l'alba e si sarebbe riaddormentato per le successive tre ore, ma si stupì da solo di notare che era ben riposato e non più desideroso di dedicarsi alla sua attività preferita insieme al basket. Non quando la pioggia dell'acqua dal bagno continuava ad abbattersi sul piatto bianco della cabina, segnalandogli che l'unica altra persona presente in casa era nuda e si stava lavando, e poteva già odorare il profumo di sapone e la sensazione umida del vapore sulla faccia, sullo specchio che si annebbiava dando l'idea di trovarsi in un altro mondo.
Scese dal letto con le movenze pigre e sinuose di un gatto, grattandosi dietro la nuca mentre i suoi piedi si avviavano silenziosamente al bagno, non si stupì che Hanamichi non lo sentisse entrare, la doccia era praticamente insonorizzata rispetto a quanto accadeva nel mondo esterno, dunque non si fece problemi a svuotare la vescica e a lavarsi i denti dato che detestava l'alito fetido subito dopo essersi alzato.
Lo sfiorò il pensiero di lasciare proseguire ad Hanamichi la sua doccia in tutta privacy, ma il diavoletto sulla spalla ebbe la meglio e si spogliò, godendosi il tepore che aleggiava in quella stanza della casa e riflettendo solo vagamente sul fatto che fosse il giorno di Natale.
Aprì con discrezione la porta scorrevole della cabina doccia e non si fece scrupoli ad attaccarsi con la bocca alla spalla di Hanamichi, avendo solo voglia di mordicchiarla per tutto il giorno.
Il ragazzo sussultò dimenticandosi di sciacquarsi e finendo per avere in bocca un po' dello shampoo con cui si stava strofinando i capelli, non ebbe il tempo di pensare che Kaede aveva preso le sue labbra in un bacio che riuscì in maniera sorprendente ad essere dolce e insieme infiammato; Kaede gli allacciò le braccia al collo come a imitare le spire di un serpente che era stato in lunghissima attesa di beccare la sua preda, e non c'erano dubbi sul fatto che avrebbe voluto mangiarlo e imprimersi nel cervello ogni sfumatura del suo odore, al di là dello shampoo che ora inondava le narici di Kaede, facendolo sentire già in estasi senza nemmeno avere cominciato. Si incollò senza barriere ad Hanamichi che gli cinse la vita con le poderose braccia e ricambiò il bacio che da tempestoso divenne cheto, come l'acqua che dal furore della sorgente si fa liscia a valle.
“Scusa per non averti chiesto se potevo fare la doccia, ma avevo caldo...” mormorò Hanamichi, le orecchie di Kaede quasi non captarono il significato delle sue parole. Sentì un vago profumo di menta dalla bocca di Hanamichi: un altro fanatico dell'eliminare l'alito mattutino il prima possibile? Meglio così.
Lo sguardo di Kaede fu attratto dal torace di Hanamichi e dai suoi capezzoli perfetti che gli fecero tornare l'appetito. Sembravano le reazioni di un cannibale e Kaede non escludeva che Hanamichi avesse il potere di deviarlo a tal punto.
Divertito dell'espressione intimidita di Hanamichi e altrettanto elettrizzato nel percepire il suo sesso svettante, rispose passandogli la gola con la lingua ed eccitandosi per il suo fremito.
La mano lo sfiorava sull'addome, impazzendo per la perfezione di quel corpo che avrebbe oscurato decine di modelli di biancheria intima. Kaede non sapeva quanto la bolla di felicità sarebbe durata prima di scoppiare e nemmeno ci voleva pensare, per questo voleva approfittare a pieno del presente. Perdere la testa, dimenticare la razionalità, dar retta unicamente ai sensi che si incendiavano al contatto con la pelle liscia e pulita dell'altro, Kaede non chiedeva altro.
Vide il pomo d'Adamo di Hanamichi fare su e giù, ebbe il desiderio di affondarvi i denti come un vampiro per trattenere a sé un po' dell'anima di Hanamichi, qualora tutto ciò non fosse stato altro che un sogno ad occhi aperti.
“Sarei dell'idea di fare colazione, se a te non dispiace...” sussurrò Kaede con una voce che non sapeva da dove gli fosse uscita, sollevando su Hanamichi i suoi occhi magnetici e profondi come l'oceano di cui nessuno conosceva davvero il contenuto.
Hanamichi balbettò un 'Sì' che a mente lucida lo avrebbe fatto arrabbiare per quanta insicurezza ne traspariva, ma la mano di Kaede era così vicina al suo sesso, e sembravano essere passati anni dalle sensazioni magiche dell'ultima volta in cui si erano ritrovati da soli in quella casa, riuscendo ad arrivare all'apice ma senza potersi soddisfare abbastanza a causa dell'interruzione dei signori Rukawa che, pur assenti, sembravano essere riusciti a spiarli attraverso il telefono.
Le dita di Kaede furono delicate sul suo sesso turgido, mentre la sua bocca ricominciava a cospargere di morsi il suo collo, senza tregua, eccitato ulteriormente dalla mano di Hanamichi che gli imprigionò la nuca per guidarlo in un altro bacio potente come le onde che avevano sferzato la loro spiaggia, così tanti mesi prima. L'incontro frenetico delle loro lingue combaciò con i movimenti rapidi di Kaede, che lo stringeva e sembrava saper dosare perfettamente il ritmo, elargendo carezze a ogni angolo del suo membro fieramente eretto, mentre i gemiti sfuggivano al controllo di Hanamichi.
Hanamichi socchiuse gli occhi e vide Kaede leccarsi le labbra, poi sparì dalla sua visuale. Gridò di sorpresa ma si perse subito nel piacere di scoprire la bocca di Kaede nel punto più sensibile e recettivo del suo corpo.
 
Il bocchettone della doccia smise di gettare acqua dopo un periodo apparentemente lunghissimo. Su gambe poco stabili e ancora scosse dall'eccitazione che aveva raggiunto il culmine per entrambi, nel silenzio i ragazzi uscirono dalla cabina finendo avvolti nella nebbia che avevano causato in tutto il bagno.
Con aria tranquilla, Kaede si diresse in camera seguito da Hanamichi, che ancora vedeva le stelle della Via Lattea e si concentrò per non sbattere contro i mobili nel breve tragitto fino alla stanza di Kaede.
Mentre lo aveva assaporato per la prima volta, Kaede lo aveva fissato negli occhi, rischiando di provocargli un'eiaculazione precoce; Hanamichi aveva anche pensato di riversarlo fuori dalla cabina e sul pavimento del bagno per possederlo bruscamente, ma la tortura inflitta dalla bocca e dalla lingua di Kaede era stata troppo bella per volerla interrompere.
Mentre si rivestiva, Hanamichi trovò in fondo allo zaino una busta un po' spiegazzata e ancora chiusa e allargò leggermente gli occhi per lo stupore. Gettò uno sguardo a Kaede, che si stava mettendo una tuta un po' più leggera perché il riscaldamento era ben avviato e da lì non sembrava affatto che fuori la neve avesse stabilito il proprio impero sul quartiere.
Kaede si avviò in cucina senza avere bisogno di dire ad Hana di seguirlo, il ragazzo lo fece comunque curandosi di sistemare quanto aveva recuperato dallo zaino nella tasca ampia dei pantaloni neri che, secondo l'opinione di Kaede, gli fasciavano il sedere in un modo che avrebbe potuto essere motivo di arresto.
Mordendosi il labbro per evitare di stenderlo sul tavolo al posto delle tovagliette per la colazione, tirò fuori un pacco di biscotti tutt'altro che integrali e colmi di gocce di cioccolato e mise a scaldare del latte, intendendo inondarlo di Nesquik. Non era per niente amante della colazione tipica giapponese, con tutto quel pesce e le verdure di prima mattina...
Hanamichi si accomodò scorgendo da dove era seduto un alberello di Natale sicuramente non vero, decorato con cura senza essere troppo carico e pacchiano, ai piedi del quale c'erano pochi pacchetti sistemati con ordine.
“È un regalo della nonna” informò Kaede servendo le tazze, stranamente in vena di dare il via alla conversazione. Era piuttosto patetico rendersi conto che in quel lasso di tempo Hanamichi gli era mancato, più di quanto si fosse accorto mentre era troppo impegnato ad eccellere nel basket per scacciarlo dai pensieri, ma ora era fin troppo consapevole della voglia che aveva di parlare con lui. Al di là del desiderio fisico e governato in buona parte dagli ormoni dell'adolescenza, voleva tornare a chiacchierare, perché non c'era nessun altro con cui volesse farlo. Gli disse con calma che la nonna Kaede era la sua preferita, pur avendo buoni rapporti anche con gli altri, ma lei era stata anche una madre e una suocera adorabile, mai una volta aveva insinuato un giudizio o una critica sulla giovane gravidanza di Hazuki, che trattava al pari di una figlia, la quale non aveva impiegato molto per capire quale nome avrebbe dato al figlio. Aveva regalato alla famiglia Rukawa quel piccolo abete finto, inizialmente profumato, il dicembre precedente alla nascita di Kaede – che avrebbe dovuto vedere la luce un po' prima del 1° gennaio – annunciando che non le sembrava corretto abbattere ogni anno un albero per un così breve periodo, e da allora non era mai stato sostituito anche se era evidente che avesse un bel po' di anni.
Hanamichi ascoltò affascinato e un po' incredulo dello sblocco rapido di Kaede, aveva pensato che oltre al sesso sarebbe stato più difficile riacquistare complicità. Sentiva di avere potere sull'umore di Kaede e in parte ne era orgoglioso, d'altro canto la consapevolezza lo spaventava. Fu una bizzarra circostanza quella che caratterizzò la colazione, con Kaede che parlava e Hanamichi che perlopiù sorrideva, annuiva senza dire molto. La maniera con cui si influenzavano e cambiavano a vicenda era assurda, ma Hanamichi non pensava di essere un'altra persona, era Kaede che sapeva tirare fuori altri lati di lui e probabilmente l'effetto era reciproco. Kaede disse più tardi sarebbero potuti uscire a fare due tiri al campetto e Hanamichi alzò gli occhi al cielo, la volpe era stacanovista anche il giorno di Natale e nonostante avesse nevicato tutta la notte. Propose una battaglia di palle di neve e una gara a chi avrebbe costruito il pupazzo più figo, vedendo Kaede sforzarsi di rimanere serio ma non potendo evitare all'angolo delle labbra di sollevarsi. Hanamichi non riusciva a frenarsi dal fissare le labbra di Kaede, che gli trasformavano il volto quando sorridevano e che soprattutto lo riportavano a quello che gli avevano fatto sotto la doccia, e cercava di non soffermarsi troppo sui replay che sgomitavano per abitargli la mente, poteva rischiare una potente erezione che avrebbe ribaltato il tavolo. La conversazione si concluse con il tintinnio di tazze e posate lasciate nel lavandino e il ritorno in salotto, lo sguardo di Hanamichi fu involontariamente catturato dai colori lucidi dei pochi pacchetti sotto l'albero, e ricordò le mattine di Natale in cui si svegliava per correre subito verso il divano colmo di regali, scorgendo la letterina lasciata da Babbo Natale che aveva stranamente la stessa grafia di papà, e il bicchiere di latte vuoto perché l'anziano mago in grado di girare il mondo in poche ore aveva dovuto assolutamente rifocillarsi. Si accorse con un istante di ritardo del pacchetto che Kaede gli tendeva, la postura ora un po' rigida, il suo broncio tornato dove doveva stare, le guance un po' meno pallide del normale.
Hanamichi aprì la bocca per lo stupore, mai poteva aspettarsi un regalo, non per come era la situazione solo 24 ore prima.
“Volpe, che significa?” buttò fuori già rosso in viso, pensando di sfuggita che non credeva affatto di meritare qualcosa. Aveva desiderato solo un 'Ciao' e aveva decisamente avuto di più...
Kaede non mutò espressione, sfoggiando la faccia ermetica che Hanamichi conosceva come le sue tasche.
“È Natale, Do'aho” ribadì l'ovvio, “penso sia da qualche trilione di anni che la gente si scambia dei regali a Natale”
Hanamichi rinunciò all'ipotesi di dargli una testata e accettò il pacchettino con un po' di ansia, mentre Kaede fingeva di ignorare la sua reazione. Lievemente indeciso se stracciare la carta bruscamente o se fare uso di delicatezza, Hanamichi riuscì a trovare una via di mezzo, scoprendo la confezione elegante di un cellulare nuovo che lo lasciò sbalordito.
“Volpe...” fece con voce spezzata, guardandolo con espressione al limite dello smarrimento.
“L'ho preso poco dopo essere rientrato a scuola. È stato un po' stupido non dartelo prima, ma poi non avrei avuto idee per Natale...” spiegò Kaede con leggero disagio, si era in realtà quasi dimenticato di quell'oggetto comprato in un raro pomeriggio senza basket, andando a zonzo per negozi trascinandosi sospiri e sguardi sognanti di commesse e clienti più o meno giovani; si era sentito idiota perché pensava che Hana si sarebbe offeso nel ricevere un telefono da lui, come se fosse sottinteso che la sua famiglia non potesse permetterselo, lo aveva quindi messo in una credenza dove c'erano libri vecchissimi insieme alle tesi di laurea dei suoi genitori, arrivando a pensare di poterlo infilare nel suo armadietto in un imprecisato momento. Con il trambusto che c'era stato tra loro, però, aveva deliberatamente evitato gli angoli della scuola frequentati da Hanamichi, tranne naturalmente la palestra per chiare ragioni.
Quel mattino il suo cervello aveva lavorato con eccezionale velocità rendendosi conto che non avrebbe lasciato Hanamichi a mani vuote a Natale. Vedeva che Hanamichi continuava a rimanere sconcertato e dubitò della propria scelta, ma subito dopo notò che il ragazzo tirava fuori qualcosa dalla tasca cercando di lisciarlo, le punte delle sue orecchie erano sempre rosse per l'imbarazzo. Sul volto di Kaede si stampò un punto interrogativo a cui Hanamichi replicò.
  
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