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Autore: skorpion    19/09/2019    2 recensioni
Da un anno aveva affittato un appartamento in pieno centro, il che significava essere costretto a condividere i mesi estivi con una folla di turisti inferociti che assaltavano puntualmente tutti gli alberghi e le locande di Atene, ma significava anche mettere a distanza di sicurezza tutta la parte della sua vita precedente che si sarebbe volentieri lasciato alle spalle. Quella era la distanza massima che il suo ruolo gli consentiva: non poteva andare oltre, era pur sempre un cavaliere d’oro e il suo tempio non poteva restare completamente senza custode. Un compromesso, questa era la sua vita ora: un patto, un continuo contrattare condizioni, obblighi e doveri.
..... Universi paralleli, ecco cosa erano diventate ora le loro esistenze: due mondi incompatibili che non si sarebbero più incrociati.
Nota: Ambientazione post Hades
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gold Saints, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22

Capitolo 22

 
Mentre Alexander era impegnato ad elencare ad una più che contrariata Juliet tutti i motivi per i quali non le avrebbe mai dato il permesso di partire per San Pietroburgo, Kanon si ritrovò costretto a subire una predica da parte di Julian Solo, che si prodigava a sciorinare un elenco infinito di motivazioni atte a giustificare l’utilizzo del suo colpo più potente contro la ragazza che stava dall’altra parte della stanza.

Milo, che aveva fatto sparire o nascosto da qualche parte la parrucca nera indossata da Claire, si avvicinò ad Alexander e gli pose una mano sulla spalla, come a volerlo tranquillizzare

“Partirò io per San Pietroburgo” disse con voce bassa, ma decisa.

Tutti gli occhi dei presenti si spostarono immediatamente su Juliet, in attesa di una sua reazione scomposta, visti i precedenti.

Ma lei stranamente taceva e guardava Milo con occhi diversi da come lo aveva guardato in precedenza. Alexander, che la conosceva bene, immaginava quali fossero i suoi pensieri in quel momento: in quella stanza Milo era il suo più prezioso alleato nella ricerca di Claire, l’unico che si sarebbe precipitato a cercarla senza pensare a strategie, rischi o conseguenze. E lei lo aveva intuito benissimo.

Probabilmente stava mettendo da parte diffidenza e rancore che provava nei suoi confronti, perché in quel momento era un elemento troppo utile alla sua causa.

“Il fine giustifica i mezzi” disse infatti lei ad alta voce, confermando il pensiero di Alexander.

“Sono d’accordo con lei” fu direttamente Pandora ad intromettersi nella discussione.

Juliet si irrigidì e la guardò sospettosa, portando istintivamente una mano nella tasca dove aveva riposto la pistola.

Kanon, accortosi del movimento, si spostò al suo fianco, senza fretta, ma con l’evidente intento di frapporsi tra le due.

“Rilassati cavaliere” Pandora si rivolse a lui senza ironia “Sono certa che Juliet  saprà cogliere ciò che io e Alexander abbiamo da dirle e saprà trarre le giuste conclusioni sul da farsi. Conclusioni a cui tu dovrai attenerti, Kanon”.

“Deciderò io a cosa attenermi e a cosa non attenermi, Pandora” la tensione nella stanza si tagliava a fette.

“Juliet, ho bisogno che tu ascolti attentamente ciò che ho da dirti. Riguarda te, ma riguarda anche Claire e … tuo padre” Alexander cercò di smorzare la tensione creata, ma non fece altro che aumentarla, innescando la violenta reazione di Juliet, che si scagliò contro di lui e lo prese per il bavero della camicia, facendolo barcollare. Sarebbe caduto rovinosamente per terra, se Walt non si fosse precipitato a sorreggerlo.

“Io non voglio sentire altre menzogne uscire dalla tua bocca sul conto di mio padre, quindi se mi …”

Due braccia la sollevarono delicatamente ma con fermezza, allontanandola da lui e depositandola a distanza di sicurezza

“Alexander non si è ancora  ripreso totalmente dalla lunga degenza, sarebbe opportuno interagire con lui con più cautela” Milo aveva parlato con molta calma, sebbene il suo sguardo fosse di severo monito.

Julian Solo, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena, decise che era giunto il momento di intervenire

“Juliet, con il tuo consenso e con il permesso di Alexander, vorrei dirti io ciò che dovresti sapere.”

“La diplomazia è proprio un marchio di fabbrica degli aristocratici” ironizzò a mezza voce Kanon.

Julian ignorò il commento e attese un cenno di consenso da parte di Alexander, che annuì silenzioso.

Juliet, che ancora non riusciva del tutto a mettere da parte il rancore nei confronti di Alexander, decise di acconsentire affinché uno sconosciuto la mettesse al corrente di chissà quale altro scheletro proveniente dal suo passato.  Se non altro era uno sconosciuto dai modi gentili, pensò.

“Bene” le sorrise Julian, prima di congedare tutti gli altri “La diplomazia richiede privacy e riservatezza. Se volete scusarci tutti e lasciarci soli per un po’, vi richiameremo quando avremo concluso”.

Kanon sentì una punta di fastidio osservando il modo in cui Juliet seguiva mansueta e arrendevole Julian Solo, come se le sue parole avessero avuto più valore di quelle di chiunque altro in quella stanza. Ma evitò accuratamente di darlo a vedere, strinse impercettibilmente la mascella e uscì per primo dalla stanza, seguito a ruota da tutti gli altri.

 

Erano passati appena venti minuti, ma a Kanon erano sembrate venti ore, mentre cercava di allontanare il macigno che presto avrebbe appesantito la sua coscienza di cavaliere e si domandava se davvero Athena gli stesse chiedendo di agire in maniera così vile o se fosse un’ennesima prova della sua lealtà, quando la porta della stanza si aprì e l’oggetto dei suoi tormenti gli si materializzò di fronte, piazzando i suoi bellissimi occhi verdi a pochi centimetri dalla sua faccia, quasi a volergli leggere l’anima.

Kanon ebbe non poche difficoltà a sostenere quello sguardo.

“Io non so chi tu sia. Non so chi sia la tua dea e il fatto che tu le sia devoto non è ragione sufficiente per far si che io mi fidi di te. Non ho trovato una sola ragione per cui dovrei fidarmi di te” gli disse.

Kanon si sentì sollevato nell’udire quelle parole. Lei lo stava liberando dal macigno, stava prendendo la decisione che lui, in cuor suo, sperava che lei avrebbe preso: rifiutare categoricamente di essere messa alla prova, accettare di abbandonare il campo di battaglia e restare sotto la protezione di Athena al Grande Tempio fino al resto dei suoi giorni. Fine della storia.

Ma non aveva fatto i conti con il legame che la univa all’amica scomparsa.

“Ma il problema non sei tu. Il problema è che io qui non mi fido di nessuno” guardò deliberatamente in direzione di Alexander mentre pronunciava quelle parole “Per questa ragione intendo partecipare in prima persona al recupero di Claire, ma non voglio in alcun modo che una mia debolezza possa mettere in pericolo la sua vita” Fece una pausa, forse per trovare fino in fondo il coraggio di dire quello che stava per dire “Al momento non vedo altra soluzione che accettare questo esperimento psichiatrico per testare questa mia … come cazzo dovrei chiamarla, Alexander, immunità? Mutazione genetica??”

Alexander fece per rispondere ma Kanon lo anticipò

“Demone dell’oscurità” sibilò

“Come scusa?” chiese lei

“Non è un esperimento psichiatrico. Il mio colpo si chiama demone dell’oscurità e non è un gioco da laboratorio” le disse tenendo gli occhi fissi nei suoi. Voleva intimidirla, voleva indurla a rinunciare.

“Stai cercando di spaventarmi mettendo in mezzo il demonio? E chi sarebbe l’esorcista tra voi, se qualcosa andasse storto?” cercava di mascherare con il sarcasmo una vena di preoccupazione. Lui se ne accorse e calcò la mano, nell’ultimo tentativo di farla desistere.

“Se qualcosa andasse storto, l’esorcista sarebbe inutile. Questo colpo non è fatto per essere diretto a qualcuno che non sia dotato di un cosmo in grado di farlo quantomeno reagire. E io francamente potrei non riuscire a riportarti indietro se tu non fossi in grado di farlo da sola”

“Ma indietro da cosa, esattamente?”

“Adesso basta Kanon” intervenne bruscamente Pandora “La stai inutilmente spaventando. Sai benissimo che qui c’è più di una persona che sarebbe in grado di intervenire e che altrettante in grado di aiutarla si trovano a disposizione al Grande Tempio. Sarebbe sufficiente allertarle”.

“Sono certo che non ce ne sarà bisogno” intervenne Julian. Ho abbastanza elementi per credere che Juliet non subirà alcun condizionamento mentale.”

“Ah beh, questo lo dovete chiedere ad Alexander. E’ lui che anni fa si è divertito a giocare al piccolo chimico sulla pelle degli altri” Juliet era decisa a non risparmiargli un colpo. “Comunque ci sono delle condizioni” proseguì.

Kanon sperò ardentemente che fossero condizioni inaccettabili e non se ne facesse niente.

“Accetterò di vedere il demonio solo se lasciate partire immediatamente Milo, Lucas e Walt per San Pietroburgo. Io li seguirò appena potrò” quando vide gli occhi di Milo esprimere gratitudine e approvazione, Kanon capì che non avrebbe avuto scelta e infatti fu direttamente Alexander a pronunciarsi

“Ci avevo già pensato, e penso sia la mossa più giusta da fare”.

Milo non attese ulteriori indicazioni e si congedò insieme a Walt, non prima di fare a Kanon un cenno col capo che voleva essere un gesto di incoraggiamento, ma che si rivelò un amaro saluto.

Kanon si allontanò da Juliet di qualche passo, quasi a voler mettere una distanza di sicurezza tra loro. Quegli occhi lo stavano uccidendo. Sapeva bene che il suo dubbio nasceva anche dalla consapevolezza che lei fosse la sorella dell’altro unico cavaliere in vita in grado di gestire le conseguenze di un colpo come quello e mai avrebbe voluto dover chiedere proprio il suo intervento per porre rimedio ai nefasti esiti del vile atto che stava per compiere.

 Juliet percepì i suoi dubbi leggendo la titubanza nel suo sguardo e nel suo arretramento improvviso.

Ora non riconosceva più il cavaliere tracotante e pieno d’arroganza che aveva conosciuto poche ore prima.  A dire il vero Kanon le aveva già dato prova, in più di una circostanza, di essere capace di gesti gentili e lei aveva apprezzato questo lato inaspettato di lui. Ma le aveva dato altrettante prove della sua presunzione e prepotenza e se quello che finora aveva visto di lui corrispondeva alla realtà, nella migliore delle ipotesi stava mettendo la sua vita nelle mani o di uno psicopatico o di uno stronzo. Insomma niente di nuovo per lei, roba già vissuta, solo in altri luoghi e con altri nomi. Ed era sempre sopravvissuta alla grande, quindi avrebbe rischiato anche stavolta.

In maniera decisa gli si accostò e, temendo che lui potesse essere restio a proseguire in questa prova, provò a rassicurarlo, afferrando saldamente il suo braccio con una mano

“Sappi che ho in dote una certa dose di fortuna. La fortuna sfacciata mi perseguita ovunque io vada, qualsiasi cosa io faccia e qualsiasi decisione, anche la più stupida, io prenda. Sono certa che non mi abbandonerà oggi, quindi non temere di potermi fare del male, perché non ci riusciresti nemmeno volendo”.

Kanon non riusciva a parlare, sentiva i muscoli del braccio pulsare sotto il tocco della sua mano e si rese conto per la prima volta da quando la conosceva che il solo pensiero di poterle fare del male gli evocava spiacevolissime sensazioni.

Julian Solo, forse temendo che potesse cambiare idea, sollecitò Kanon a non indugiare oltre.

Fu così che si ritrovarono faccia a faccia, a meno di un metro di distanza, con lui in procinto di scagliare su di lei il demone dell’oscurità, mentre lei lo guardava con quegli occhi così verdi, così vivi, così … No, così non ci sarebbe mai riuscito

“Devo chiederti di chiudere gli occhi” le disse in un soffio, quasi a non volere che gli altri lo sentissero.

“Me lo chiedi come un boia lo chiederebbe al condannato?” sussurrò lei di rimando

“Te lo chiedo perché se mi guardi così non riesco a colpirti” lui stesso fu stupito della facilità con cui aveva espresso ad alta voce il suo pensiero.

Lei lo guardò con maggiore intensità, stabilendo quello che le sembrò una connessione fin troppo intima e profonda per essere in una circostanza come quella, di fronte a uno stronzo semisconosciuto.

“Bene. Allora terrò gli occhi chiusi” disse continuando a guardarlo dritto negli occhi  “Ma dimmi almeno se sentirò dolore”.

Un’ombra gli offuscò lo sguardo, mentre i muscoli della mascella gli si serravano.

“Ok Ok. In fondo è meglio non sapere.  Fai quello che devi fare mentre io richiamo a me la mia fortuna sfacciata” e detto questo chiuse gli occhi, interrompendo un contatto visivo che era diventato fin troppo piacevole.

Le parve di sentire Kanon sospirare, prima di sentire un calore crescente al centro della fronte, che si irradiava dolorosamente in tutta la testa, quasi a volerle trapassare il cranio. Ebbe la sensazione di essere all’interno di un vortice martellante che la faceva rotare all’infinito su se stessa, distaccandola dalla realtà. Dopo di che fu il buio assoluto.

  
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