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Autore: Calipso19    20/09/2019    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari.


Encino
enorme villa Jackson
 13 giugno 1983

- E così… è uscito "My Summer Love" …

- Umh… - mugugnò Michael. Pensieri confusi portavano la sua attenzione altrove, lontano dalla conversazione.

- E' un album come tutti gli altri. - anche Jackie volle dire la sua.

- Si, come tutti quelli dei Jackson 5. In questo momento la Motown sta proprio mangiando sul successo di Mike.. - Quincy non pareva particolarmente impressionato da quella novità.

Approfittando dell'enorme successo di Billie Jean alla Motown 25, Berry Gordy aveva periodicamente pubblicato alcuni vecchi inediti dei Jackson 5 raccolti in album, incassando così una somma considerevole.
Quincy per esperienza conosceva fin troppo bene i trucchi del mercato: numerose volte aveva visto le case discografiche pubblicare album registrati diversi anni prima in base alla moda del momento.
Nonostante ciò, questa volta pareva davvero irritato.
In cuor suo, detestava il fatto che qualcuno ne approfittasse così.
Jackie invece non considerava assolutamente la questione.

- Lasciamoli fare Q. Io non li biasimo. Dopotutto, davanti a un tale successo, chi vuoi che non se ne approfitti? - e bevve il suo tè con disinvoltura.
L'irritazione l'aveva già soffocata.

Anche lei ne era molto infastidita, ma non voleva avviare una discussione con Q che certamente li avrebbe portati solo a scaldare l'atmosfera e rovinare la tranquillità di quel pomeriggio.
Così decise di cambiare argomento di conversazione.

Michael voltò appena il capo per guardarli.
La chiacchierata procedeva amabilmente, dislocata verso altri argomenti di comune interesse umano.
L'empatia che c'era fra Quincy e Jackie era carezzevole a quella distanza, e il giovane uomo sorrise inconsapevolmente.

- Ehi Mike, non parli un pò con noi? Credevo avessi qualcosa da raccontarmi! E' da un pezzo che non ci riuniamo tutti in studio, e ammetto che la vostra mancanza comincia a farsi sentire… - disse Q, che tutto sommato era felice di passare del tempo con i due giovani.

- Non mi dirai che in queste settimane non hai fatto altro che lavorare ad altri progetti? - esclamò Jackie.

- Assolutamente no, ma a casa da solo mi annoio. Mia moglie è via e non so quando tornerà. Quindi rimango in studio, così se qualcuno ha bisogno di una mano, non mi tiro indietro…

- Parliamo un attimo di lavoro. Discuteremo poi delle nostre ferie, che sono ormai prossime: l'estate è alle porte! - disse Jackie, e interpellò il compagno di giochi. - Novità, Mike? - E stavolta, il moro intervenne prontamente.

- Ho scritto qualcosa, questo si. Ma si trattano solo di note volanti, e non c'è nulla di pronto. E' tutto ancora poco chiaro, e le idee svolazzano. A volte è come se mi sentissi svuotato…

- Bè, usciamo da un periodo estremamente produttivo e intenso, ed è normale che tu sia un poco spossato. Non è necessario darci dentro subito. - consigliò Q.

- E invece è proprio ciò che intendo fare. - replicò Michael, e dopo una pausa, decise di esporre la sua idea. - Ho intenzione di fare un album che superi Thriller.

Al produttore il caffè andò quasi di traverso. Jackie sbarrò gli occhi un momento, ma dopo un secondo di riflessione sorrise compiaciuta.

E' in grado di farlo. Ha tutte le carte in regola, pensò fiduciosa, ma Q era perplesso. E stupito.

- Superarlo? Scherzi Mike? Sei tuttora alla vetta di tutte le classifiche e sono passati mesi dalla pubblicazione di questo album! - Scosse la testa con convinzione. - Dovresti essere soddisfatto della nostra opera. - Lo ammonì.

- Lo sono infatti. Ma lo sarò ancora di più se riuscirò a ripeterla, e a migliorarla. - Prese fiato e attese. L'espressione di Q era ancora poco convinta, e decise di scoprire tutte le sue carte per persuadere il suo produttore. - Se ci riuscissi, avrei la prova definitiva di aver raggiunto la perfezione. - confessò.

Le sue guance si erano leggermente arrossate.
Michael arrossiva sempre quando parlava così apertamente con loro.
Davanti a Jackie non provava vergogna a esporre così i suoi pensieri, ma con Q era ancora un'altra questione.
Presto anche quell'ultima barriera di vergogna sarebbe scomparsa, ma in quel momento arrossire gli venne spontaneo e naturale.  

Dopo quell'ultima frase, i tre rimasero in silenzio per qualche minuto.
Michael spostava lo sguardo da un ospite all'altro, per cercare di captare i loro pensieri.
Q lo guardava stupito, ma con gli occhi pensierosi. Jackie li osservava entrambi con un'espressione serena, e un sorriso fiducioso che rallegrò il cuore ansioso di Michael: se Q non avesse capito, sarebbe stata lei a spiegarglielo.

- Ripetere la formula di Thriller… - Quincy si grattò la testa, esaminando la cosa mentalmente, e alla fine espose la sua opinione. - Bè, l'impossibile non esiste, e non voglio sembrarvi cinico, ma sarà un'impresa bella e buona. Ci sarà parecchio da lavorare…

Il sorriso che era apparso sul suo volto fece capire a Michael e Jackie che li avrebbe appoggiati anche in questo progetto.

- Non mi spaventa il lavoro - disse Jackie - Ma quello che dovrà darci dentro più di tutti sei tu, Mike. - Il giovane annuì, per nulla spaventato.

- Però vorrei che tu ascoltassi ancora questo consiglio, Mike - cominciò Q. - Vorrei che tu prendessi le cose con calma. Per scrivere delle nuove canzoni avrai bisogno di molto tempo, e voglio che tu proceda con più lentezza possibile, per assicurarti un buon risultato.

- Certamente Q. - Michael sorrise. - Ti proporrò presto qualcosa di molto interessante!

- E sia dunque. - disse Q, ormai completamente convinto. - Sei proprio un tipo bizzarro Michael: continui a sfidare te stesso alla ricerca di una cosa quasi impossibile da trovare. Sei proprio coraggioso.

- Non è bizzarro, è l'amore per qualcosa più grande di noi. E' una passione che c'è in tutto ciò che c'è da vedere. - disse Jackie, mentre Michael abbassava il viso, imbarazzato.

- Tu ingrandisci troppo la questione, mia cara. - Q sorrise teneramente, ma Jackie parve irritata.

- Non sono io Q. E' la gente che vi lavora che l'ha trasformata in quotidianità, e non fa più caso alle magie che si compiono in ogni momento.

Era così convinta di ciò che diceva che i due uomini non potevano fare a meno di guardarla quasi con ammirazione.
Jackie non pareva essersene accorta e continuava imperterrita il suo monologo, con gli occhi smeraldo profondi come un oceano in cui nuotavano mille stelle.

- Penso che per scovare i veri capolavori bisogna tenere sempre a mente questi criteri e mai dimenticarsi o sottovalutare l'importanza di tutto questo. La musica è una gran bella cosa, e così tante persone ci lavorano sopra che penso che quasi nessuno si renda veramente conto di quello che fa, o di quello che si potrebbe creare.

Si fermò per prendere fiato, e dopo essersi accorta di aver parlato in modo così istintivo e arguto, arrossì.

- Scusate - disse solamente, abbassando lo sguardo. Ma i due non erano affatto offesi o irritati.

- Mia cara, non devi scusarti. Hai dimostrato una grande sensibilità, e ne sono compiaciuto. - si complimentò Q, posandole una mano sulla spalla scarna per tranquillizzarla.

Michael non disse niente, ma i suoi occhi brillavano felici: era piacevolmente emozionante vedere la sua compagna di giochi parlare così spontaneamente di principi che lui non scordava neppure un istante, e di cui non aveva mai parlato a nessuno.
Lei riusciva a capirlo e nemmeno se ne accorgeva.
Ciò lo rese immensamente felice, perché sapeva che avrebbe potuto sempre contare su di lei.
Restò per un pò a guardare quei due che nel frattempo avevano ripreso a chiacchierare.

- Michael è un filosofo. - disse Jackie.

- E con questo cosa vuoi dire? - chiese il diretto interessato.

- Pensaci bene. - Jackie sollevò il dito. - I medici studiano l'anatomia del corpo al fine di trovare una cura a tutti i mali di cui possiamo ammalarci. I geologi ascoltano la terra per riuscire a capire la dinamica dei terremoti, per prevederne l'intensità o per controllarli.

- Non capisco cosa c'entra tutto ciò con noi, Jackie.. - intervenne Q.

- E' un concetto che ci insegnano a scuola. - rispose Jackie. - I filosofi studiano la realtà nella sua totalità. E questo perché? Non si sa. La studiano al fine di conoscerla, e basta.

- Forse ho capito. - disse Michael, pensieroso.

- Mike è un filosofo perché… ricerca la musica al fine della musica. Non ha altri motivi per farlo! Mi sono spiegata?

Michael sorrise, un pò imbarazzato e un pò contento, e Q scosse la testa, avvicinandosi al giovane.

- Che dici: è impazzita? - gli chiese sottovoce, mentre la ragazza era intenta a versarsi un'altra tazza di tè.

- Lasciala dire Q. Dovresti essere abituato a questi suoi raptus, che poi non ci fanno così male dato che ci rallegrano sempre. - E Quincy fu d'accordo con lui.

Il pomeriggio proseguì tranquillamente, e verso sera i due ospiti si congedarono da Michael, che si chiuse nel suo ufficio a lavorare.

- Quel ragazzo è instancabile! - esclamò Jackie mentre insieme al produttore raggiungevano le loro auto parcheggiate lì vicino.

- E' proprio vero - rispose Q, che la teneva a braccetto. - E anche se il tuo ragionamento sulla filosofia era ben strana cosa, devo ammettere che avevi ragione: vuole eccellere per sè stesso, e non per guadagnare o per diventare più famoso di quello che è già.

Jackie annuì.
Il produttore rivolse lo sguardo verso il tramonto che colorava il cielo d'arancio.

- Questa è, insieme al suo carattere, la peculiarità che di lui mi piace di più. E' diverso da tutti gli altri artisti con cui ho lavorato. - Q voleva molto bene a Michael, e nelle sue parole si celava un affetto paterno.

- E' proprio per questo che sono super convinta che ce la possa fare! - Baciò la guancia scura al suo "papà" e si diresse verso la sua auto.

- Ci vediamo dopodomani! - lo salutò.

La sua carretta bianca vecchio modello di seconda mano l'attendeva parcheggiata alla bell'e meglio, perché nonostante l'esperienza accumulata Jackie e la guida non avevano mai imparato ad andare d'accordo. La patente l'aveva per miracolo e, ne era sicura, prima o poi gliela avrebbero ritirata.

Stava per salire a bordo quando notò un'intensa macchia rossa sul cruscotto, e un lungo stelo verde incastrato sotto il tergicristallo.
Quella rosa bellissima spiccava nettamente sul bianco della vernice, e sebbene il vento le avesse strappato ben due petali la sua bellezza era ancora tutta da ammirare.

Quel curioso ritrovamento l'aveva stupita e, perplessa, Jackie raccolse il fiore scarlatto e si guardò intorno.
Subito le fu chiaro che la rosa non era lì per caso, ma qualcuno l'aveva lasciata di proposito, e quel qualcuno non doveva essere molto lontano.
La strada però era deserta, allora Jackie salì in macchina e mise in moto, osservando il fiore che pareva osservarla dal sedile l' accanto dove lei l'aveva appoggiato.

Colui che l'ha portata avrà certamente sbagliato. Non ho corteggiatori, io, pensò diretta verso casa, col tramonto che le incendiava il volto e la costringeva a tenere gli occhi socchiusi per la luce troppo intensa.

Se non altro, è davvero una bellissima rosa. E si rallegrò di quello strano ritrovamento che comunque l'aveva fatta sorridere.

E mentre spariva in fondo alla strada, qualcuno nascosto dietro le tende di una finestra la osservava.

 
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Encino
enorme villa Jackson
20 giugno 1983

- … Adoro i sigari. So che non approvi, ma per me è come un'arte. Dovresti provare secondo me. Non c'è nulla di meglio…

Michael trattenne un sospiro.
Non aveva idea del perché avesse invitato quel pomeriggio Frank DiLeo.
L'uomo non aveva fatto altro che parlare di soldi, inutili passatempi, sigari e donne, un argomento che lo aveva imbarazzato non poco.
Si chiese il motivo, ma poi si ricordò dell'aiuto che gli aveva dato con Thriller, e aveva dovuto ringraziarlo.
Frank, pensò fra sè, fingendo di ascoltarlo, non è una cattiva persona. Ha solo interessi molto distinti dai miei e idee completamente diverse, però sul piano lavorativo è davvero un asso.

Pensò che gli sarebbe stato comodo una persona così al suo fianco, magari come manager.
Mentre coltivava quell'idea segretamente, osservava bene i lineamenti del personaggio di fronte.

Era indecentemente sovrappeso, con un pancione tondo tondo sul quale la cenere del sigaro rimaneva a sporcare la camicia.
Le labbra sottilissimi stingevano avide il grasso bastoncino tossico e fumante, mentre quell'odore si spargeva per tutta la stanza come un'influenza.
Preso com'era da quella acuta riflessione sui dettagli, Michael non si accorse dell'attimo di silenzio che seguì.

- Mi stai osservando.. - constatò Frank, e il ragazzo ritornò subito in sè stesso.

- No! Ti ascolto Frank! - balbettò rossissimo.

- Non stavo parlando, e questa è la prova inconfutabile che mi stavi studiando. Bene Michael. Prima di esserti accertato delle informazioni che hai ricavato osservandomi, fammi il piacere di parlarmi del tuo mestiere. Non abbiamo ancora toccato l'argomento "musica".

- Si -

 
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Encino
enorme villa Jackson
25 giugno 1983

Il sole toccava il più alto punto del cielo, e non c'era alcuna nuvola.
La maggior parte della gente normale, a quell'ora, era riunita alla costa del mare per concedersi una giornata di svago e riposo.
Quella gente aveva la possibilità di muoversi in ogni dove, senza telecamere puntate addosso o flash accecanti.
Michael sapeva bene di non avere quella possibilità, e soffriva per questo.
All'inizio non aveva capito perché Jackie non si fosse mischiata a quella gente, coltivando la sua vita sociale come una normale persona è libera e fortunata di fare.
Lei quel giorno era venuta da lui, e da lì non pareva intenzionata ad andarsene.
Inizialmente Michael era rimasto perplesso da questo, per poi esserle grato, perché se Jackie aveva deciso di sacrificare lo svago che avrebbe potuto provare uscendo con la gente normale, era perché gli voleva davvero un bene dell'anima.
E da quel sentimento che lui ricambiava sinceramente, si era prodigato per regalarle comunque una piacevole giornata.
Purtroppo però, le possibilità di svago all'interno di quattro mura con una così bella giornata all'esterno erano davvero scarse.
Così Jackie aveva di nuovo preso in mano la situazione.

- Non è vivibile per una persona essere sigillata fra quattro mura! E' istigazione al suicidio! - così aveva detto, e l'aveva convinto a compiere una vera pazzia.

Ora si trovava per strada, seguito a debita distanza dai suoi più fedeli BG, quindi Albert, George e Thomas, camminando tranquillamente a fianco a Jackie.
Si sentiva accaldato non solo per l'afa e il sole, ma soprattutto per i dieci chili di travestimento che aveva addosso, che comprendevano pancia finta, baffi e barba, dentiera e uno spesso strato di camicie e sciarpe per mescolare il tutto.
Ma nonostante quel suo scomodo fardello, la gioia nel poter uscire e camminare fra la folla senza essere riconosciuto era tale da fargli dimenticare quella fatica.

Jackie era così naturale e bella, confronto a lui, che chiunque notasse quella coppia borbottava sulla fortuna che aveva avuto quel "gobbo bruttone".

- Mi sento un pò a disagio.. - le disse lui, mentre superavano un largo ponte di cemento.

- Cerca di non pensarci e cammina con disinvoltura. Attento a dove metti i piedi.

- La gente mi nota, e non la biasimo se penso a quanto posso sembrare strano. Ma ho paura di essere scoperto…

- Non ti preoccupare di questo. Ti proteggo io. - e gli sorrideva in modo così rassicurante che tutte le paure lo abbandonavano.

Presero un gelato, camminarono più volte sullo stesso viale e costeggiarono una spiaggia, il tutto immerso nelle chiacchiere più piacevoli.
Da quel giorno, quella pazzia divenne il loro passatempo preferito, assieme al cinema.
Ma la quasi totale mancanza di Jackie a casa sua aveva incuriosito non poco la vicina, che decise di andare più a fondo nella questione.

Rose aveva conosciuto Jackie quando quest'ultima si era trasferita nella casa accanto alla propria.
Erano entrambe ragazze giovani ed esaltate, e non avevano fatto fatica ad andare d'accordo.
Il loro rapporto si era basato, soprattuto nei primi mesi dopo il trasloco, sulle chiacchiere accanto al vicino cassonetto, e su scambi di favore a base di sale, latte e biscotti.
Ma entrambe avevano il loro daffare, soprattutto Jackie che svolgeva una mansione non comune a tutti, e i loro incontri si erano fatti sempre meno frequenti. Ciò non aveva abbassato però il loro livello di buona amicizia.

Rose era una ragazza di buona famiglia, che però aveva preferito abbandonare l'ala protettiva dei genitori per cercare fortuna da sola.
Così, appena diciottenne, si era messa in viaggio con la carta di credito del padre e si era stabilita lì, nella tranquilla e nascosta Blue Rose Street, un sentiero asfaltato dove non passava quasi mai nessuno, se non il camion della raccolta tre volte al mese.
Rose era diventata il capo del quartiere, un pò per il suo carattere impulsivo, e un pò perché conosceva la strada e la gente che ci viveva come le sue tasche.
Non accadeva nulla che lei non sapesse.
Lavorava in un'acciaccheria, ed era l'unica donna in un corteo di uomini sposati e maleodoranti, che non osavano farle la corte.
Non che non fosse bella: il suo viso rotondo e i ricci rossi come il fuoco mostravano chiaramente il contrario.
Ma i suoi occhi color ghiaccio non lasciavano trasparire alcun segno di dolcezza, e minacciosi non lasciavano che nessuno si avvicinasse troppo a lei.

Rose sapeva che Jackie aveva il suo impegnato daffare, con il suo lavoro, i vari impegni sparsi, le visite domenicali alla mensa dei poveri e la famiglia dall'altra parte del globo, ma quelle assenze estive stavano diventando, a suo dire, troppo sospette e prolungate.
Così, in mancanza d'altro di cui occuparsi in quell'atmosfera di afa apatica e calura opprimente, decise di scovare il motivo di tanto interesse che spingeva la vicina ad assentarsi così a lungo da casa.
Rose non poteva certo immaginare che quella faccenda in cui andava a ficcare il naso l'avrebbe portata a incontrare uno degli uomini più conosciuti al mondo.


 
  
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