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Autore: ghostmaker    20/09/2019    1 recensioni
La Grande Guerra è stata vinta dall'esercito del Regno di Tera, ma è davvero iniziato un nuovo periodo di pace? Tradimenti, amori, inganni e tragedie scuotono le famiglie reali e la loro risoluzione chiarirà se è davvero giunto il momento di essere in pace con tutti. Ma la fine di una guerra, spesso, porta con sé anche il desiderio della vendetta!
[Storia partecipante alla challenge “Pagine di una storia infinita” indetta da molang sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Imperatore dei Cinque Regni'
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È sera, hanno appena finito di cenare e per la prima volta vanno insieme a dar da mangiare ad Agisto. Il corvo becca il suo cibo, si accorge che i due lo stanno osservando, ma fa finta di niente.
«Maestro, perché siamo qui insieme?»
«Un mentore anziano deve anche insegnare i trucchi del mestiere e oggi ti farò imparare una cosa che con quell’uccellaccio ti darà qualche vantaggio.»
Agisto gracchia e poi dice: «No, non puoi farlo!»
Il maestro ride sonoramente mentre Ten cerca di capire cosa stia succedendo e osserva l’anziano mentre si dirige verso la gabbietta dove il corvo sembra quasi intimorito.
«Allora caro Agisto, chi sei veramente?»
«Un corvo!»
L’uccello dopo aver risposto inizia a tremare, muove le ali in modo innaturale, sembra quasi che voglia bloccare il suo becco, ma le parole escono ugualmente.
«Sono un’anima errante!»
Ten scatta in piedi e corre verso la gabbia, guarda prima il maestro e poi fissa il corvo. Prova anche lui con Agisto e chiede: «Chi sei?»
«Un corvo!»
La reazione è completamente diversa, Agisto rimane tranquillo e sembra quasi voglia ridere. Ten chiede al maestro: «Perché a me no?»
«È semplice, ancora non puoi costringerlo a dire la verità, devi imparare a usare la tonalità giusta. Prova a non creare tensione nella tua voce, lascia che la domanda ti esca senza pensarla. Prova.»
Ten schiarisce la voce come se volesse cantare, ma il maestro lo ferma. «No, non serve, la tua voce è già molto limpida. Ricordi cosa ti ho detto dei libri? Ti appaiono perché vuoi conoscere il passato e non devi neanche parlare per fare in modo che accada. Ora invece devi usare le parole ma i tuoi pensieri devono essere onesti come per la biblioteca.»
Il ragazzino riprova, chiude gli occhi come se iniziasse a concentrarsi e quando li riapre, chiede: «Agisto chi sei veramente?»
«Un cor… e che diamine! Un’anima errante!»
Ten urla di gioia, è pronto a fare mille domande, ma il maestro lo ferma di nuovo mettendo il telo sulla gabbietta del corvo. «Un passo alla volta figliolo.»
Ten accetta il consiglio, però deve chiedere per forza: «Che cosa vuol dire che è un’anima errante?»
«Hai letto sui libri che l’Imperatore eseguiva la preghiera dei caduti, giusto? Ecco, in quel tempo passarono due mesi prima che Atua CCXVI potesse eseguire quel rituale, e qualche anima non ha raggiunto il regno del Leggendario perché cercava disperatamente di completare la missione che gli era stata affidata senza accorgersi di essere deceduta.»
«Quindi Agisto è il nome del corvo che ospita questa anima.»
«Giusto.»
«E chi è la persona che parla?»
«Te lo dirà lui quando avrai imparato a fare domande senza chiedere» risponde il maestro facendo un largo sorriso.
«Ma…»
«Ma è ora della lettura e penso che tu voglia usare tutto il tempo che ti rimane prima di andare a dormire.»
Ten è un vulcano in piena, vorrebbe fare entrambe le cose, sbuffa mentre scalcia l’aria, poi si rasserena, saluta il maestro e corre in biblioteca.

«Sei pestifero lo sai?» dice Agisto al vecchio.
«Ero un bambino come lui quando ho imparato, so cosa vuol dire la smania di comprendere tutto e subito e la frustrazione di fare dei tentativi che sembrano sempre inutili, anche se poi non lo sono. Fargli capire che sta procedendo bene senza dirgli verso quale direzione è il metodo migliore.»
«Sei sempre sicuro che sia lui quello che cerchiamo?»
«Oggi più di ieri, mio caro amico pennuto.»



6° capitolo – Una storia che si ripete



Atua, CCXVI del suo nome, indossava già la sua veste cerimoniale mentre scendeva dalla nave al porto di Puna e ad attenderlo c’erano i suoi servitori pronti a portarlo al palazzo imperiale. Sull’isola erano iniziati da giorni i festeggiamenti per l’anniversario di un evento importante per i Cinque Regni: nel Mito, in Leggendario Atua, Primo del suo nome, aveva piantato proprio quel giorno il seme da cui nacque uno dei tre “Alberi Benedetti”, l’albero della vita chiamato Juniper. Quest’albero, come gli altri, era cresciuto velocemente sia in massa sia in altezza, nessuno poteva scalarlo perché i rami non si vedevano e il tronco era immune ai rampini che si spaccavano appena lo toccavano, era così alto che nessuno riusciva a vederne la cima che superava le nuvole e andava oltre nel cielo. Come ogni festività così importante anche in questa tutti i regnanti del mondo erano obbligati a parteciparvi ma in questo caso potevano essere accompagnati da chiunque volessero vicino a loro per festeggiare quest’albero importante per tutto il popolo.
Davanti al palazzo imperiale erano state costruite delle grandi tavolate per il popolo che si estendevano fino ai porti, invece, più vicine al grande portone c’erano quelle per i vari regni. L’imperatore era felice nel vedere quanta gente fosse accorsa per la festa e con stupore osserva quante persone importanti dei vari regni si erano presentate: tutti i re e le regine, tutti i principi e le principesse, comandanti e ammiragli, generali, capitani, ufficiali e soldati, i Saggi di corte, ma anche quelli che non avevano mansioni particolari. L’unica assente era la Regina Bruligida di Tan, ancora molto malata e impossibilitata a viaggiare, esentata dall’Imperatore che le aveva mandato le sue preghiere scritte così che potesse ugualmente essere presente in spirito.

Nella Villa Reale di Tan, infatti, la giovane Flame stava finendo di leggere lo scritto alla sua regina. «… e con tutto il mio cuore spero che possiate guarire al più presto.»
Bruligida stava sorridendo alla ragazzina e Flame era felice, anche se non le aveva parlato fino a quel momento.
«Flame, puoi avvicinarti a me?»
L’ancella, pur sorpresa, non aveva esitato ad avvicinarsi. «Mia Signora, desiderate qualcosa?»
«Siedi accanto a me sul mio letto» disse Bruligida allungando un braccio verso Flame.
Ancora, seppur sorpresa, la ragazzina aveva ubbidito immediatamente.
«Guarda lì davanti a noi e dimmi che cosa vedi.»
«Mia Signora, la vostra poltrona preferita.»
«Nient’altro?»
Flame aguzzava la vista ma non vedeva lo spirito del suo re defunto. «No mia Signora, non c’è altro, ma voi cosa vedete?»
«Il mio amato marito, sta sorridendo perché anche per lui tu gli sei cara, ed è d’accordo con me.»
Flame non capiva, però non era spaventata, e chiese come se tutto fosse normale: «E di cosa avete parlato?»
Bruligida accarezzava il viso della ragazza mentre disse: «Di te, e siamo d’accordo che diventerai un membro della nostra famiglia.»
Era il primo momento in cui Flame si sentiva agitata perché non comprendeva le parole della regina, voleva chiedere ma la lingua le rimaneva ferma.
«Mia cara, fra non molto tempo avrò bisogno dell’aiuto di una persona fidata della nostra casa a cui voglio molto bene, e per tale motivo abbiamo deciso di adottarti. Lui ed io eravamo già d’accordo prima della guerra ed è giunto il momento. Per favore apri il cassettino che c’è vicino a te e prendi il foglio che trovi.»
Flame, in balia di mille emozioni, si era mossa meccanicamente per aprire il cassetto e teneva nella mani quel foglio a fatica per il tremore delle dita.
«Ecco mia cara, quello è l’attestato che ti eleva al nome e al titolo di Flame, Principessa di Tan, terza in linea di successione.»
Flame era senza parole, aveva vissuto sempre in quella villa ed era rimasta anche quando sua madre, una delle ancelle, era deceduta per una tragica febbre. La regina stessa aveva ordinato che quella piccola di quattro anni rimanesse al servizio della Villa Reale.
«Tieni l’attestato sempre con molta cura, ma lontano dagli occhi degli altri che ora non dovranno sapere. Noterai che è stato firmato anche dal povero Saga e quel sigillo che ha apposto legittima ufficialmente il documento.»
«Ma neanche ai principi?» chiese Flame preoccupata.
«Soprattutto loro non dovranno sapere niente in questo momento.»
«Mia Signora, sapete che non sono capace di mantenere i segreti e i principi si sono sempre comportati correttamente con me.»
«E lo farebbero ancora, anzi, molto di più avendo una sorellina da difendere a costo della loro vita, però…»

«Però figlia, gli eventi che si sono messi in moto dovranno trovare una loro conclusione e prima di allora dovrai serbare il segreto.»
Flame si era voltava verso la poltrona sentendo le parole provenire da quella direzione, i suoi occhi si spalancarono e senza paura chiese: «Mio signore, siete davvero voi?»
Lo spettro di Explodon, già presente nella stanza, si era manifestato anche agli occhi della ragazza. «Sì Flame, principessa di Tan.»
La ragazzina non aveva paura, lei era l’unica tra le ancelle a credere che la regina parlasse davvero con lo spirito del re e per caso aveva assistito al risveglio di Fajro dopo le parole amorevoli di Bruligida.
«Cara figlia, fra non molto non potrò più esserle vicina, neppure in questa veste, ti prego di proteggere mia moglie fino a quando non mi raggiungerà dal Leggendario.»
Flame voleva fare altre domande ma lo spettro di Explodon era sparito e Bruligida era tornata nella sua condizione di malata incurabile.


Alla festa per Juniper erano passate solo poche ore e tra i vari regni si erano già create le prime tensioni. La presenza a sorpresa di Willa aveva immediatamente attirato l’attenzione di Torcon che cercava in ogni modo di parlarle, ma lei, pur sapendo che il suo amato fosse presente, era sempre rimasta accanto a Oak seguendolo anche quando il fratello parlava con altre persone. L’agitazione di Torcon metteva in soggezione Oceanya che comprendeva i sentimenti del marito, ma era evidente che quell’atteggiamento la contrariava e tra i due coniugi entrava in gioco anche la terribile gelosia di Eas che non mancava un attimo per segnalare alla principessa di Dwr che gli occhi degli invitati la stavano fissando quasi compatendola. Oceanya non prestava attenzione a quelle parole, ma aveva spostato la sua attenzione verso Aarde ed Eas, naturalmente, ribolliva di gelosia. La stessa Aarde era preda degli sguardi incrociati di più persone: Oceanya, ma anche Fajro il cui sguardo era come una lama che s’infilava nel burro e Haag che aveva la spada a portata di mano per togliere di mezzo quel ragazzino troppo invadente. Wasa e Cristalya si scambiavano in continuazione sguardi di fuoco e Titan si era ritrovato nel mezzo della loro lite silenziosa, a volte lasciato libero dai loro occhi, altre costantemente fissato dalle due donne come se lui fosse una la loro preda pronta da essere ghermita. Tra gli esponenti di spicco delle famiglie reali gli unici che si stavano godendo appieno la festa erano Oak e Metalo. I due amici mangiavano, bevevano e quando capitava a tiro qualche bella ragazza che serviva il cibo, non la lasciavano andare se non paga un pegno di qualche tipo. Oak era forse la persona più felice del mondo mentre sua sorella restava accanto a lui in silenzio, Metalo si beava di questa pace interiore, ogni tanto guardava il padre per vedere se fosse finito nella zuffa delle regine e spesso, anche lui, posava i suoi occhi sulla bella Aarde.
Paradossalmente gli unici che non cercavano la lite erano i soldati; per questi ufficiali di alto rango la guerra era una concezione prettamente militare mentre una festa era una festa. Si potevano vedere Raal e Prau brindare insieme per la ricostruzione delle flotte navali oppure Panglito e Turo mentre scommettevano su chi avrebbe bevuto di più. Tra tutti i militari, soltanto uno era molto teso: Hebber.

Hebber, negli ultimi giorni, si era dato molto da fare per svelare il mistero della tempesta, aiutato a Geel, aveva interrogato un centinaio di persone scoprendo che nessuno di loro conosceva la storia intera, ma tutti dei piccoli particolari raccontati dagli amici degli amici. Niente prove schiaccianti, nomi di presunti colpevoli o strade da poter percorrere perché erano passati ormai sette anni da quell’avvenimento. Proprio due giorni prima della festa l’ufficiale Geel gli aveva detto che c’era una persona che si vantava di conoscere ogni cosa perché sopravvissuta alla tempesta, e che l’avrebbe portato a Puna per interrogarlo, per questo motivo Hebber non riusciva a rilassarsi.

L’Imperatore sembrava tranquillo, osservava tutto ma non interveniva perché era certo che la Regina Wasa non si sarebbe spinta oltre rischiando di scatenare una nuova guerra, così come nessun altro avrebbero potuto sostenere un nuovo conflitto dopo le gravi perdite subite nella Grande Guerra. Atua era molto più preoccupato della situazione che si era creata tra i vari principi; avrebbero potuto esagerare perché l’esuberanza della loro giovane età poteva spingerli verso il limite da non superare, però considerava il legame che si era creato tra Re Oak e il principe metalo, un forte segnale di distensione dato che Apen e Metel erano due regni profondamente diversi e spesso in conflitto per accaparrarsi maggiori agevolazioni economiche da Dwr.

Nel frattempo all’isola di Puna, a uno dei moli secondari, aveva attraccato una piccola imbarcazione. Erano scesi due uomini: l’ufficiale Geel e un uomo misterioso con i polsi legati dalle manette.
«Quelli ci troveranno anche qui» disse con molta preoccupazione l’uomo mentre si guardava attorno.
«Nessuno sa che siamo venuti a Puna, ti ho prelevato da casa all’improvviso e ci siamo imbarcati subito» rispose Geel sicuro.
«Hanno occhi dappertutto, è gente pericolosa quella, lo sapete bene, e i poteri di quello stregone nero sono immensi. Gli basterebbe muovere un dito per farci a pezzi senza toccarci.»
«Se l’informazione che mi hai dato si rivelerà falsa, puoi scommettere che la tua testa salterà via con un colpo di spada» disse perentorio Geel.
«Signore, credetemi, è la verità. I nove che hanno colpito il Re di Tan a Ngahuru erano dei mercenari travestiti come il loro stregone oscuro. Di quello lì non so il nome e non l’ho mai voluto sapere.»
«Fatico a crederti, già ai mentito dicendo che ti eri salvato dalla tempesta di sette anni fa. Lascerò che sia il comandante a decidere che farne di te.»
Geel stava parlando e si accorse che il viso del prigioniero era cambiato in una smorfia di terrore, ma era troppo tardi per entrambi. Due uomini mascherati e completamente vestiti di nero si erano avvicinati; il primo, sparando con una pistola, aveva colpito alla testa Geel facendolo cadere a terra, il secondo trafisse il cuore dello spione con un lungo pugnale uccidendolo sul colpo.


Hebber era sempre più spazientito per l’assenza di Geel e gli erano venuti dei forti dolori alla bocca dello stomaco per la tensione. Ogni tanto si alzava da tavola, faceva qualche passo verso la via principale, poi tornava indietro sbuffando e questi continui movimenti del comandante avevano attirato l’attenzione della sua regina.
«C’è qualche problema Hebber? Sei ansioso.»
«No, niente di cui preoccuparsi, sto aspettando il tenente Geel e…»
Hebber non era riuscito a finire la frase per un colpo di tosse improvviso; voleva continuare il discorso ma la regina aveva lo sguardo impaurito. «Che cosa avete visto?» chiese tossendo di nuovo.
«Hebber, ti sta uscendo sangue dalla bocca!»
Il comandante, passandosi una mano sulle labbra, aveva notato che il suo sangue rosso era sporcato da qualcosa di verde, e in quel momento gli era tornato in mente un evento del passato. Pochi istanti, le palpebre di Hebber iniziarono a sbattere velocemente e poi il comandante cadde a terra come un sasso mentre la regina urlava chiedendo aiuto.



– Tre anni prima –



Zand, Re di Tera, era nel suo letto nell’attesa della morte. Aveva contratto una brutta malattia mangiando qualche alimento avariato, i suoi organi interni si stavano deteriorando velocemente e a nulla servivano le cure dei medici incapaci di comprendere quale fosse stato, di preciso, il cibo incriminato. La regina Wasa gli era accanto anche in questi suoi ultimi momenti mentre la piccola Aarde era stata mandata a Tan in modo da non vedere il padre in quelle condizioni. Hebber, chiamato dal re, si era presentato al suo capezzale mentre la regina era uscita dalla stanza piangendo, conscia che quelle sarebbero state le ultime ore di vita del marito.
Zand tossiva sangue mentre parlava a Hebber. «Amico mio, credo che questo sarà il giorno in cui incontrerò il Leggendario. Ti affido la mia adorata moglie e la piccola Aarde che ti ama come uno zio, e promettimi che smetterai di sentirti in colpa per la morte di Hond; non avresti potuto fare niente.»
«Lo farò mio Signore.»
«Bene, prima di chiudere gli occhi voglio baciare Wasa per un’ultima volta.»
«La chiamo subito mio Signore.»
Zand fece tre colpi di tosse consecutivi e Hebber aveva notato le tracce di un liquido verde mischiato al sangue del re, ma aveva pensato che fosse una normale reazione Agli intrugli che gli davano da bere i medici. Il comandante era uscito dalla stanza, attese vicino alla porta e pochi istanti dopo il pianto disperato di Wasa annunciava la morte di Re Zand.

§   §   §

Erano passati tre anni da quando si era svolto l’ultimo funerale di Stato e il fato aveva deciso che si celebrasse, come allora, a Tera.
La morte improvvisa di Hebber durante la festa per Juniper aveva messo tutti gli invitati in allarme perché i sintomi che aveva manifestato il comandante erano identici a quelli che avevano portato alla morte Re Zand. Per tutti era stata una tragica fatalità, ma già il giorno seguente per la Regina Wasa si apriva uno scenario ancora più sconvolgente.
Il Saggio Vlek era un ottimo medico erborista e aveva studiato gli effetti negativi che alcune alghe producevano sui pesci del Mare dell’Est, rei, secondo gli studi precedenti, della dipartita di Zond. Vlek aveva subito fatto notare che se fosse stata colpa del pesce la morte di Hebber sarebbe sopraggiunta nel corso del tempo mentre in questo caso il comandante era morto durante la cena, neppure in fase di digestione. Vlek aveva insistito molto con Wasa per ottenere il permesso di eseguire l’autopsia del cadavere, considerata immorale, perché aveva visto il liquido verdastro mischiato al sangue di Hebber ed era sicuro che non fosse colpa degli alimenti. Il Saggio, aiutato da alcuni alchimisti, era riuscito a determinare in poche ore la vera causa del decesso: veleno di serpe marina. Questa sottospecie di serpente era stata localizzata in ogni mare del mondo e proprio quel liquido verde, iniettato in dose massiccia dal morso dell’animale, causava la veloce degradazione dei tessuti molli e per fermare l’infezione si doveva sempre amputare l’arto morsicato. Vlek aveva prospettato a Wasa che al marito fossero state fatte ingerire poche dosi di quel veleno e in modo costante, mentre a Hebber era stato sicuramente mischiato a uno dei liquori in modo che colpisse il cuore quasi istantaneamente. Questa rivelazione portava con sé un dubbio atroce: alla festa il veleno poteva essere stato versato da chiunque dei servitori o degli invitati, ma per uccidere Zand, lentamente, doveva averlo utilizzato, per forza, qualcuno che viveva nel palazzo, una persona che poteva ogni giorno mischiare il veleno con i medicinali. Purtroppo, anche quest’ultima considerazione non indicava una persona specifica; negli ultimi tre anni la servitù era stata cambiata spesso e per rintracciare ogni persona ci sarebbero voluti anni, senza la certezza di trovare il colpevole.
E se queste rivelazioni sconcertavano la regina, c’era stato anche il tentato omicidio dell’ufficiale Geel. L’uomo, colpito da uno sparo alla testa, si era salvato grazie all’intervento di alcune persone del paese, ma non poteva parlare perché era nella condizione che i medici chiamavano “coma”.
Hebber, prima di morire, aveva detto a Wasa che stava aspettando Geel e la regina capendo che i due fatti dovevano essere correlati tra loro, aveva ordinato a tutti di cercare nei vari incartamenti del comandante qualche indizio, ma anche in questo caso le ricerche erano state infruttuose perché le ultime azioni di Hebber erano di natura spionistica e quindi ogni documento era sistematicamente bruciato.
 
Tre giorni dopo, nella capitale di Tera si era svolto il funerale e il popolo di ogni città del Regno si era recato in quel luogo per l’ultimo saluto al comandante, persona amata e rispettata da tutti. Il corpo di Hebber, fasciato da un telo bianco, era stato deposto su una pira e dopo l’orazione funebre di Vlek la regina Wasa e la figlia Aarde accesero la pira mentre ogni persona presente rimase in silenzio pregando il Leggendario di accogliere Hebber nel suo regno celeste. Al funerale erano presenti solo tre persone importanti degli altri regni. Torcon e Oceanya erano arrivati a Tera insieme e subito dopo aveva attraccato Fajro. I tre conoscevano bene Hebber, ma se il primo voleva soltanto dare il suo ultimo saluto al comandante, per gli altri due era importante anche confortare Aarde.

La regina Wasa, dopo le esequie, aveva invitato i tre ospiti al Castello e si era intrattenuta in un luogo appartato con Torcon al quale stava raccontando delle scoperte del Saggio Vlek.
«Fatico a immaginare un complotto che addirittura dura da almeno tre anni.»
«Anch’io e prego il Leggendario che faccia risvegliare Geel perché è l’unico che può sciogliere questo mistero.»
«Mia Signora, avete qualche sospetto?»
«Purtroppo nessuno» rispose Wasa scuotendo la testa. «Se fossi stata uccisa io punteremmo subito il dito contro Cristalya o Oak, ma per Hebber l’unica idea è che si tratti di qualche cosa che ha scoperto nelle indagini che stava svolgendo.»
«Permettetemi di darvi aiuto, cercherò anch’io informazioni. Naturalmente non dirò nulla a Dwr.»
«Ti sono grata ma fa attenzione. Se hanno colpito un comandante, possono arrivare anche a te. E tu hai già altro da cui difenderti.»
 
Nel salone i tre più giovani conversavano sotto lo sguardo indagatore dell’ufficiale Haag.
«La scomparsa di Hebber è stata un colpo al cuore; lui era come un famigliare, mi è sempre stato accanto e quando è mancato mio padre, si è preso cura di ogni cosa sia mia sia di mia madre» disse Aarde visibilmente commossa.
«A casa mia ci siamo chiesti come fosse stato possibile che soltanto lui abbia contratto quel virus dato che tutti abbiamo mangiato le stesse cose» disse Oceanya mostrando vera perplessità.
«Anche qui abbiamo pensato la stessa cosa» rispose Aarde sconsolata.
Fajro osservava Aarde, era preoccupato per la sua salute ma in quel momento stava anche pensando al loro primo bacio. Oceanya era sempre attenta ai particolari e aveva notato come i due si guardassero intensamente, e quando c’era di mezzo Aarde, provava sempre gelosia e frustrazione per non essere nata uomo. Aarde aveva notato gli atteggiamenti dei suoi amici, era felice di poter stare vicino a Fajro, di chiacchierare dopo molto tempo con Oceanya, ma si sentiva anche oppressa dalle troppe attenzioni dei due.
Haag, in piedi vicino alla porta, era forse il più geloso di tutti. Quelle persone parlavano con la sua amata e la guardavano com’era solito fare anche lui. Si tratteneva dall’intervenire perché aveva di fonte tre principi, ma se Aarde si fosse alzata, sarebbe corso a prenderla per potarla via.

La porta si era aperta ed erano entrati Wasa e Torcon e i tre ragazzi si alzarono perché era giunto il momento dei saluti. Torcon notava come fosse strano che Wasa e Oceanya parlassero amichevolmente senza un minimo astio e addirittura la ragazza aveva abbracciato la zia per salutarla. Fajro, molto impacciato, si era avvicinato ad Aarde; per protocollo avrebbe dovuto baciarle la mano ma lui, che era sempre andato contro corrente, la strinse tra le braccia per dirle in un orecchio: «Non so cosa succede tra noi, ma io ti amo.»
Aarde era arrossita subito, Haag, dal fondo della sala, vedendo l’abbraccio tra i due si era mosso verso di loro tenendo la mano sull’elsa della spada. Fajro, notando quel gesto, avrebbe reagito a modo suo se non fosse intervenuta Wasa dicendogli: «Non ti posso lasciare solo un attimo con lei che la stringi tra le braccia!»
Torcon, capendo la situazione, rise molto forte attirando l’attenzione di tutti su di sé.
«Lo conoscete mia Signora e spero che perdonerete, come sempre, le mancanze del mio fratellino» disse Torcon dando un leggero pugno sulla testa di Fajro e scatenando l’ilarità di tutti.

I tre ospiti erano usciti dal castello, Fajro era scattato avanti brontolando, mentre dietro di lui Torcon, a braccetto con la moglie, le chiedeva: «Com’è possibile che Cristalya odia Wasa mentre tu non hai nessun rancore?»
«Sinceramente non so per quale motivo mia sorella sia adirata con la zia, al di là dei vari screzi tra i nostri Regni. Io ho sempre pensato che loro due abbiano avuto una discussione sgradevole riguardante Hond.»
Torcon stava pensando a cosa potesse riferirsi Oceanya e l’unico motivo che gli veniva in mente lo disse alla compagna: «Lui era innamoratissimo di Cristalya, magari anche lei provava gli stessi sentimenti e tua zia gli ha imposto di lasciarlo stare e non c’è stata soluzione alla diatriba perché poi è accaduta la tragedia in mare.»
«Può essere. Lei non mi ha mai detto niente ed io non ho chiesto mai nulla, vedevo che con lui era felice, ma ero piccola e per me erano soltanto due cugini che si divertivano come facevo io con i miei amici.»
Nel castello Aarde stava salendo le scale seguita da Haag ma la regina lo aveva bloccato per parlargli. «Haag, da domani sarete dispensato dalla protezione della principessa.»
Il giovane era sbigottito, si chiese se avesse fatto errori come guardia personale di Aarde, o peggio, così disse: «Mia Regina, se è per il mio gesto impulsivo di prima, vi chiedo umilmente di perdonarmi.»
«Haag, siete un bravo giovanotto, la vostra reazione di gelosia dimostra quanto tenete a mia figlia. Come donna ho apprezzato il vostro gesto, un poco meno come Regina, però non è questo il motivo. Voi domani riceverete il grado di capitano e sarò lieta di vedervi qui intorno ancora per molto tempo, ma con compiti diversi da quelli attuali.»
Haag era onorato per la promozione, ma anche addolorato per la nuova mansione che lo avrebbe allontanato dalla principessa.










N.d.A.
Qualche piccola informazione.
- Questo capitolo è forse uno dei più corti che ho scritto ma è stata una precisa scelta per raggruppare negli ultimi due tutti gli eventi che chiuderanno la serie.
- Scriverò i prossimi due capitoli con il tempo verbale “presente” perché le sequenze d’azione saranno predominanti e preferisco utilizzare questo metodo che trovo più adatto.
- Se questo capitolo è uno dei più corti, i prossimi due probabilmente saranno i più lunghi e mi auguro non troppo noiosi da leggere. ^^

Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo questa storia e v’invito, come sempre, a lasciare commenti, fare critiche costruttive e, se ne avete voglia, segnalare i sicuri errori di scrittura.










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Ten – Il bambino che legge sui libri i racconti di questa storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXVI (vero nome Wijs) – Nuovo Imperatore dei Cinque Regni, ex Saggio di corte della Regina Wasa di Tera.
L’Inquisitore – identità sconosciuta
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen [destituito nella Guerra Civile]
Pine – consorte del Re di Apen [destituita nella Guerra Civile]
Willa – principessa di Apen [diventa principe ereditaria  dopo la Guerra Civile]
Oak – principe ereditario di Apen [nuovo Re di Apen dopo la Guerra Civile]
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia navale della Guerra Civile]
Prau – ammiraglio [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Menara – generale della marina [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Ijo – capitano della marina [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Altri: Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Fond – Re di Dwr [deceduto in un incidente in mare]
Ruith – Regina di Dwr [deceduta in un incidente in mare]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dell’Inquisitore]
Glic – Saggio reale di Dwr
Haranche – Ammiraglio della marina
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Foeil – capitani dell’esercito
Dubh – capitano dell’esercito [neo promosso]
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (ufficiale dell’esercito neo promossa), Geodha (soldato dell’esercito) Gush (Re e padre di Fond) [deceduto per anzianità]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Meirge – generale dell’esercito neo promossa
Capall, Tyred, Gwyn (neopromossa) – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Copar (soldato dell’esercito), Platin (Re e padre di Titan) [deceduto per anzianità]
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia sull’Isola Ngahuru]
Bruligida – Regina in pectore di Tan
Torcon – principe ereditario (gli è stato imposto di lasciare il comando dell’esercito)
Fajro – principe di Tan
Flame – principessa di Tan (ancella adottata dalla regina)
Saga – Saggio reale di Tan [deceduto] (posto vacante)
Turo – comandante in capo dell’esercito – (nuova nomina, ex generale marina)
Standarto, Serpe (neopromosso), Cevalo (neopromosso) – generali dell’esercito
Cindroj (neopromosso), Ruga (neopromosso) – capitani dell’esercito
Altri: Matco (soldato esercito)
- Regno di Tera
Zand – Re di Tera [deceduto per avvelenamento]
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Hond – principe (illegittimo) di Tera [deceduto]
Vlek – Saggio reale di Tera (nuova nomina dopo che Wijs è diventato Imperatore)
Hebber – comandante in capo dell’esercito [deceduto avvelenato alla festa per Juniper]
Draak – comandante in capo dell’esercito (neopromosso)
Buffel e Paard (neoporomosso) – generali dell’esercito
Haag – capitano dell’esercito (neopromossoI
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Geel (ufficiale dell’esercito) Rots (Re e padre di Wasa) [deceduto per anzianità]

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Rak (spia in contatto con la regina Cristalya), Fiskabur, Eya, Tepanje (quattro dei nove personaggi in nero che hanno colpito Explodon), Kaia, Kumari, Makara – capitani dei mercenari [7 di 12]

- Contrabbandieri
Il capo (solo nominato)
Satulana, Jimo, Rasi, Toxotis, Lovi

- Pirati
Zedora (Capitan Blood) – capitano dei pirati
Polegada (timoniere), Mynegai (vedetta), Lautele (cartografo), Kruzni (tutto fare), Malicek (addetto ai cannoni)
Elonosia – prigioniera dei pirati (nuova pirata?)

- Bordello “La casa di Lù
Zai (prostituta), Mu (prostituto)


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