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Autore: Evola Who    20/09/2019    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Archeologists Are Cool
 

Denny e il Dottore raggiunsero il campus dell'Università locale ed entrarono nell'edificio principale.

Il Signore del Tempo andava avanti con passo deciso, mentre la sua giovane amica gli stava accanto guardandosi intorno un po’ perplessa.

“Di preciso,” iniziò a dire lei, “dove staremmo andando?”

“In una classe” rispose il Dottore. “Nella classe dell'archeologo e avventuriero più famoso di tutti i tempi! O, almeno, del vostro pianeta.”

Denny rise divertita. “Un archeologo? Ti sei emozionato così tanto per un archeologo?”

Il Dottore la guardò perplessa, dicendo: “Beh, che cosa c’è di strano?”

“Il tuo piano per salvare l’unica macchina del tempo esistente nella galassia, che è anche la tua casa, consiste nel chiedere aiuto a un professore di archeologia universitario?”

“Lui non è un ‘archeologo universitario’! È il più grande esploratore e avventuriero mai esistito! E, poi, che cos'hai contro gli archeologi? Gli archeologi sono forti!”

“Una volta, in seconda elementare, siamo andanti in gita scolastica in un museo preistorico. E c'era un'archeologa. Era simpatica, ma non era forte. E poi, anche Ross di ‘Friends’ è un archeologo, ma non è per niente forte. Anzi, direi che è piuttosto sfortunato e, spesso, un po’ imbecille.” E fece una breve risata. Invece, il Dottore scosse la testa, un po’ divertito anche lui.

Continuarono a camminare, finché non si fermarono davanti ad una porta a vetri.

“Eccolo! È lui!” disse il Dottore tutto eccitato, guardando attraverso il vetro ed indicandolo con il dito.

Denny seguì il suo dito e osservò la classe: era composta in massima parte di presenze femminili che sembravano completamente ammaliate dalla sola presenza dell’insegnante, a cui rivolgevano occhiate trasognate; l'aula era pervasa da una religiosa e silente attenzione interrotta, di quando in quando, dal sospiro profondo di una qualche giovane innamorata.
 
Fu una scena abbastanza assurda per Denny, mentre il Dottore fissò l'insegnante che stava tenendo la lezione, sorridendo proprio come quelle ragazze.

 L'uomo con gli occhiali sottili e in giacca di tweed, in piedi davanti alla lavagna, continuava imperterrito la sua lezione, in apparenza senza rendersi per nulla conto di star inducendo nel suo uditorio reazioni che esulavano parecchio dall’argomento di cui stava trattando.

Anche quella era una cosa che Denny trovava parecchio strana.
“E tu vorresti chiedere aiuto a lui?” chiese, perplessa. “In fondo, è solo un semplice professore universitario.”

“Ma quello non è un ‘semplice professore universitario’!” ribatté il Dottore con sicurezza. “Lui è il famoso archeologo Henry Walton Jones, meglio conosciuto come Indiana Jones!” finì l’alieno, entusiasta.

Indiana Jones?” ripeté Denny confusa, guardandolo. “Ma non è una saga di tre film animati di Don Bluth e prodotti da Spielberg negli anni’80?”

“Sì, ma quei film sono stati tratti dai libri autobiografici delle sue avventure! Ma Henry Walton è esistito veramente e insegna proprio qui!”

"Quindi, l’Arca perduta, il Tempio maledetto e l’Ultima crociata sono fatti realmente accaduti?”

“Esatto.”

Denny lo esaminò con aria perplessa. Non si sarebbe mai aspettata che quel professore vestito di tweed potesse essere lo stesso avventuriero con la frusta e il capello che aveva visto in tv da bambina in quei film animati, che l'avevano sia fatta ridere sia terrorizzare.

“E, visto che a noi ci serve aiuto per la nostra spedizione, penso di potermi accontentare di chiedere una mano al più grande avventuriero di sempre!” continuò il Dottore, facendo un grande ed allegro sorriso.

“Ah. E io che pensavo che fossi andato da lui solo per il suo modo di vestire” rispose Denny, ironizzando sul fatto che vestissero allo stesso modo.

Il Dottore rimase perplesso per quelle parole, ma si sistemò il suo cravattino sotto lo sguardo divertito dell'amica.

In quel momento si accorsero che la porta dell'aula era semiaperta, così si avvicinarono un po’ di più, continuando a guardare attraverso il vetro e rimasero in silenzio ad ascoltare il resto della lezione.

“…la civiltà dei Maya, quindi, si stanziò nelle regioni dell’attuale Messico meridionale e dell’America centrale attorno al 2000 avanti Cristo, in un periodo in cui quelle terre, oggi quasi interamente ricoperte di floride e impenetrabili foreste, erano riarse e simili a savane. Tuttavia, fu solamente a partire dal 250 dopo Cristo che ebbe inizio quello che definiamo periodo classico, durante il quale i Maya diedero vita a grandi stati e cominciarono a fondare imponenti centri urbani.”

Il professore si interruppe per indicare la mappa del centro America che aveva sommariamente disegnato sulla lastra della lavagna; poi, con un gessetto, vi tracciò alcune frecce sui luoghi di maggior interesse.

“Come vedete, i Maya innalzarono numerose città. Quelle a cui, però, noi ci riferiamo sbrigativamente come a ‘città’, in realtà erano complessi centri religiosi, composti da grandi templi costruiti sulle sommità delle piramidi, dove si svolgevano le cerimonie - spesso accompagnate da sacrifici umani - per propiziarsi il favore degli dèi; nei giorni in cui non si celebravano riti, invece, i centri diventavano sede di imponenti mercati, dove venivano scambiati i prodotti della terra e dell’artigianato. La maggior parte della popolazione, infatti, viveva in piccole capanne di argilla e paglia ai margini dei campi coltivati a zucche, fagioli, mais e cacao, elemento molto prezioso, quest’ultimo, in quanto fungeva da moneta di scambio presso questo popolo che non conosceva il denaro.”

In quel preciso momento la campanella squillò e, prima che i pochi ragazzi e le numerose ragazze (tutte con uno sguardo perdutamente innamorato mentre lo fissavano negli occhi) cominciassero a sfilargli davanti per lasciare l’aula, alzò una mano e chiese: “Ci sono domande? No? Allora è tutto, per oggi. Ci vediamo giovedì.”

Denny e il Dottore, invece, si spostarono per far passare la mandria di ragazze e ragazzi che uscivano dall’aula.

“Molte ragazze, in quest’epoca, non potevano desiderare un lavoro o fare carriera senza essere giudicate. E loro frequentano un corso universitario solo perché l'insegnante è un belloccio” commentò Denny irritata, a bassa voce.

“Beh, non hanno tutti i torti. E, poi, non tutti hanno i tuoi stessi gusti, come baciare un bel ragazzo scozzese dai capelli rossi del diciottesimo secolo, o passare una bella serata con un giovane Bruce Springsteen” rispose il Dottore con ironia, sporgendosi verso di lei.

Denny sorrise divertita, rispondendo: “Almeno, io non ho sposato per sbaglio Marlyn Monroe.”

A quel punto il sorriso del Dottore svanì, facendo comparire al suo posto uno sguardo perplesso per quel ricordo, mentre un semplice: “Oh” gli usciva dalla bocca. A quella vista, la sua amica rise divertita.

Quando tutti i ragazzi e le ragazze ebbero terminato di uscire ed il professore fu rimasto da solo, il Dottore e Denny entrarono nell'aula.

“Professor Jones?” chiese il Dottore.

Lui si girò verso di loro, guardandoli da dietro gli occhiali, rispondendo: “Sì?”

A quel punto, Denny lo studiò meglio: non era molto giovane, poteva avere sui quarant'anni; di corporatura robusta, aveva lineamenti forti e zigomi scolpiti, piccoli occhi grigi nascosti dagli occhiali rotondi ed uno sguardo completamente inespressivo.
Capì subito perché molte ragazze potessero essere infatuate di lui, ma lei non ci vide tutto questo fascino.

“Salve, io sono il dottor John Smith" si presentò con un sorriso il Signore del Tempo. "Archeologo e docente dell'Università di Oxford.”

Indicò la ragazza. “E lei, invece, è la mia assistente, Denny Facchi.”

“Molto lieta di conoscerla” disse lei, con tono sicuro e con la mano tesa.

Il professore li guardò entrambi con aria stranita – probabilmente, a causa dei loro abiti - ma fece subito un mezzo sorriso, dicendo: “Molto lieto di conoscervi.” Strinse le mani ad entrambi.

“Facchi?” domandò poi, gurdando la ragazza. “Cognome del Sud Italia, giusto?”

“I miei sono originari della Calabria, da dove sono emigrati prima in Romagna en poi, a Londra” spiegò lei.

Henry annuì, poi guardò il Dottore, dicendo: “Professor Smith di Oxford, giusto?”

“Esatto.”

“E che cosa posso fare per voi?”

“Beh, prima di tutto, vorrei farle i complimenti per il suo cravattino. È veramente molto bello” rispose l’alieno con entusiasmo.

Sia il professore che Denny lo guardarono stupefatti per quella sua affermazione.

“Beh, grazie mille” rispose poi l'archeologo, un po’ incerto, toccando il suo cravattino. Non sapendo che altro fare, aggiunse: “Anche il suo è davvero molto bello.”

“Grazie” disse il Dottore sistemando il proprio, prima di rivolgere un'occhiata all'amica.

“Visto, Denny? Tutti amano i cravattini. I cravattini sono forti” finì soddisfatto.

Denny alzò gli occhi al cielo, rispondendo: “Il tuo problema non sono i cravattini, ma i fez.”

“Non è vero!” ribatté lui con sicurezza. “Anche i fez sono forti!”
“Sono ridicoli!”

Il Dottore sembrava sul punto di ribattere ancora, ma Jones lo interruppe, dicendo con tono paziente: “Comunque, che cosa posso fare per voi?”

Entrambi lo guardarono e l’alieno si ricompose, rispondendo: “Oh, certo. Vorremmo il suo aiuto.”

“Il mio aiuto? Per che cosa?”

“Per una spedizione.”

Jones fu alquanto incuriosito sia da quella frase sia da loro due. Incrociando le braccia, chiese: “Che genere di spedizione?”

“Possiamo parlare in un altro posto?” rispose il Dottore, con un sorriso vittorioso.

   
 
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