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Autore: Chester_Hart10    20/09/2019    0 recensioni
Cinquecento anni prima, l'umanità dovette affrontare una terribile minaccia. Il Re dei Demoni aveva deciso di sterminarli, di non lasciarne nemmeno uno. Ma la salvezza arrivò nelle vesti di due eroi, che riuscirono a sconfiggerlo e imprigionarlo. Da quel momento, vennero chiamati "Miracoli".
Ma adesso, le forze delle tenebre sono tornate più potenti di prima e decise a portare a termine il loro piano. A fermarlo ci penseranno due giovani liceali, ai quali il destino ha affidato quel misterioso potere dei Miracoli.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1
A Fated Encounter
Il professore entrò in classe con fare affrettato, per l’ennesima volta era arrivato in ritardo. Posso la sua borsa sul lato destro della cattedra, si tolse delicatamente gli occhiali da sole, sistemandoli nella tasca interna del suo giubbino, e si schiarì la voce.
«Buongiorno, ragazzi. Bentornati a scuola.»
Tutti gli alunni, in quel momento, si alzarono e, all’unisono, salutarono il professore, per poi sedersi nuovamente al proprio posto.
«Prima di cominciare la lezione, c’è un piccolo annuncio che vorrei farvi. – disse, sistemandosi gli occhiali da vista. – A partire da oggi, avremo un nuovo alunno in classe. Puoi entrare!»
Dette quelle parole, tutti i ragazzi si voltarono verso l’ingresso dell’aula, curiosi di vederlo entrare. Dalla porta entrò un ragazzo dai capelli nero carbone, gli occhi verde prato, i muscoli delle braccia erano ben definiti e anche il resto del corpo, anche se i vestiti non facevano intravedere più di tanto. Si guardò un po’ attorno, dando un’occhiata all’ambiente circostante, per poi sfoggiare un piccolo sorriso.
«Buongiorno a tutti, il mio nome è Adrien!» esclamò, con fare un po’ impacciato.
In quel momento, tutti cominciarono a sussurrare, soprattutto le ragazze: l’idea comune che si erano fatte era quanto fosse carino il nuovo arrivato.
Il professore tossì e si voltò verso la fila sinistra dell’aula. In quel momento i sussurri finirono di colpo, rendendosi conto, tutti quanti, che erano stati ascoltati nonostante la voce bassa.
«A quanto pare hai proprio fatto colpo!» affermò con un piccolo ghigno sul viso.
«Eheh…» sorrise, facendo trasparire il suo imbarazzo. Le sue guance erano diventate completamente rosse.
«Beh, non perdiamo tempo. Siediti dove preferisci.» aggiunse poi il docente.
Il nuovo arrivato rivolse il suo sguardo ai banchi, cercandone uno vuoto. D’un tratto, una mano si alzò lentamente dalla terza fila. Adrien la notò subito: una ragazza dai capelli blu notte e dagli occhi azzurri.
«S-se vuoi puoi sederti qui, il posto è libero!» disse quasi con un filo di voce per la timidezza.
Adrien sorrise e andò a sedersi accanto a lei, mentre quest’ultima riceveva delle pacche sulla spalla dalla ragazza dietro. Il ragazzo sistemò la sua cartella dietro la sua sedia, si tolse la sua giacchetta e la appoggiò sullo schienale della sedia.
«Grazie, come ti chiami?» chiese.
«M-Marienne, ma se vuoi, puoi chiamarmi Mari.» mormorò la ragazza, le sue guance erano diventate rosso fuoco.
«Hai proprio un bel nome, Mari.» si complimentò lui, arrossendo leggermente.
La ragazza diventò completamente rossa e cercò di forzare un sorriso, anche se l’imbarazzo la frenava. Nel frattempo la classe si era trasformata in un piccolo salotto.
«Bene ragazzi, visto che oggi è il primo giorno, ho deciso che faremo pratica al posto della teoria. Prendete gli asciugamani e andiamo nel cortile.» esclamò il professore, infastidito dal continuo chiacchierare degli alunni.
La scuola, quella mattina, era molto silenziosa. Tutti si trovavano nelle rispettive aule, intenti ad ascoltare le spiegazioni di tutti i professori. Tuttavia, quel silenzio era interrotto da quell’incessante rumore di passi: tutti gli alunni, con gli asciugamani alla mano, attraversavano il lungo corridoio del primo piano, in fila per due. Poco dopo, arrivarono al cortile della scuola. Le cupe nubi, che ricoprivano minacciose il cielo, fecero spazio ad un sole quasi rovente, come se fosse sceso sulla terra a bruciare qualsiasi cosa. C’era chi cominciò subito ad asciugarsi le gocce di sudore con l’asciugamano, chi invece cercava di ripararsi all’ombra dal sole.
«Accidenti, le previsioni meteo avevano avvertito di un’ondata di freddo.» disse qualcuno, scocciato da quel caldo torrido.
«Su, non lamentatevi come al vostro solito. Piuttosto, oggi vorrei vedere se siete migliorati tutti fisicamente.» proferì il professore, sistemandosi al collo un fischietto d’argento.
Tutti cominciarono a lamentarsi, sapevano bene che ciò non avrebbe portato a niente di buono. Nella peggiore delle ipotesi, li avrebbe sfiancati fino a farli morire.
«Bene, come prima cosa, cominceremo con la corsa dei cento metri. Adrien, visto che sei appena arrivato, proverai tu per primo.»
Adrien annuì con un leggero movimento del capo, appese l’asciugamano sul ramo di uno degli alberi che decoravano il cortile e andò a posizionarsi sulla linea di partenza della pista, al centro del cortile. Tutti smisero di lamentarsi, lo osservarono con trepidazione posizionarsi. Alcuni cominciarono anche a scommettere sul tempo che avrebbe impiegato a percorrere quei lunghi cento metri: chi sosteneva avrebbe impiegato quindici secondi, chi tredici, alcuni arrivano a dire che nella foga della corsa sarebbe caduto. Ci fu chi, invece, rimase in silenzio: Marienne non proferì parola, rimase in silenzio a guardarlo con le mani al petto.
«Sei pronto?» domandò il professore.
«Quando vuole!» affermò convinto il corvino.
Il professore, ostentando un piccolo sorriso e estraendo un cronometro dalla tasca dei pantaloni, fischiò con forza.
Non appena il suono arrivò all’orecchio di Adrien, egli fece uno scatto felino, sollevando un piccolo cumulo di polvere dal suolo. Mise tutta la sua forza in quella corsa e, non appena arrivo al traguardo, frenò di colpo, stricando con violenza la suola delle scarpe contro il suolo.
«Allora, qual è il mio record?» chiese, mentre riprendeva quel poco fiato che aveva perso.
Il professore osservò il cronometro. Sgranò gli occhi, mentre il fischietto, che teneva saldamente tra le labbra, scivolò inevitabilmente verso il suo petto.
«N-nove secondi e tre decimi.» disse, ancora incredulo.
Rimasero tutti a bocca aperta. Tutte le loro previsioni erano completamente andate in fumo, non riuscivano a crederci. Solo gli atleti, di livello olimpionico, riescono a superare la barriera dei dieci secondi.
Adrien si allontanò dalla pista, andando verso l’albero sul quale aveva appeso l’asciugamano. Lì si trovò davanti Marienne, che le porse l’asciugamano. Il suo volto era ancora un po’ rossiccio.
«Sei stato incredibile, Adrien.» si complimentò.
«Grazie Mari, scommetto che pure tu farai un ottimo tempo!» replicò, prendendo l’asciugamano e asciugandosi la fronte.
«Certo che lo far—cioè, si—cioè, ci proverò…» balbettò anche lei, il suo imbarazzo era talmente evidente che Adrien non poté far altro che ridacchiare.
La lezione passò in fretta. Tutti i ragazzi corsero a più non posso sotto il fischiettio incessante del professore, il quale, ancora, mostrava un’espressione incredula mista a delusione per tutti i ragazzi che, invece, non riuscivano a scendere al di sotto dei quindici secondi. Sembrava aver perso la speranza.
«Bene… siamo arrivati alla fine. Marienne, tocca a te.» disse il professore, mentre azzerava per la trentesima volta il cronometro.
La ragazza diede l’asciugamano ad Adrien e si posizionò sulla linea di partenza. Si voltò verso Adrien, il quale la incitò a dare il meglio. Respirò profondamente.
Il professore diede il via, questa volta a voce, stanco di utilizzare quel piccolo strumento.
Marienne scattò e corse a più non posso, arrivando in una manciata di secondi al traguardo. Respirava affannosamente, si era sforzata più di quanto non avesse mai fatto prima d’ora. Il professore osservò il cronometro, rimanendo sorpreso dell’ottimo tempo fatto dalla ragazza.
«Ben fatto, Marienne. Dodici secondi precisi.»
«Sei stata grande!» disse Adrien, avvicinandosi a lei per darle l’asciugamano.
«G-grazie!» replicò, cercando di riprendere fiato.
Suonò la campanella. I ragazzi tornarono in classe e cominciarono subito la lezione successiva. Le ore passarono in fretta e, al contrario delle altre classi, non fecero sin da subito delle lezioni dettagliate. Ogni tanto, tra una lezione e l’altra, tutti quanti si avvicinavano ad Adrien, curiosi di sapere di più su di lui. Tra domande e complimenti per l’impresa di prima, il suono dell’ultima campanella rimbombò per tutta la scuola. I ragazzi presero le loro cartelle e si avviarono verso casa.
«Ehi Mari, posso chiederti un favore?»
«Dimmi!» rispose lei.
«Ti va di fare la strada di casa insieme?» chiese, grattandosi energicamente la bionda chioma.
«C-certo!» poteva intravedersi del fumo dalla testa per quanto fosse arrossita.
I due uscirono da scuola e percorsero insieme un lungo viale alberato. L’atmosfera non era proprio delle migliori, la tensione che c’era si poteva tagliare con un coltello e nessuno dei due, per imbarazzo, si decideva a parlare. Non impiegarono molto ad arrivare alla fine del viale.
«Io devo andare di qua… ci vediamo domani, Adrien.»
«Va bene… a domani!»
I due si salutarono e presero le rispettive strade.
«Diamine, non sono riuscito a dire nemmeno una parola.» disse tra sé e sé il ragazzo.
Continuò a camminare per un po’, continuando a pensare alla figura che aveva fatto, fin quando non si fermò alla vetrina di un negozio di dolciumi. Li osservò per qualche secondo, ma non aveva il portafoglio con sé. Decise quindi di resistere alla fame e si incamminò. Non fece, tuttavia, in tempo a fare due passi, che si verificò una grossa esplosione.
Si voltò immediatamente verso la fonte del rumore e, con il cuore in gola, sgranò gli occhi. Il cielo si era tinto di un rosso fuoco, le fiamme divampavano più che mai, cercavano di inghiottire qualunque cosa.
«Merda, Marienne!» gridò, cominciando a correre in quella direzione.
Arrivò subito nel luogo dell’esplosione, ma non vide nessuno, solo distruzione e fiamme. Cominciò a gridare a squarcia gola il suo nome e continuò a farlo finche non ebbe più fiato nei polmoni.
Un rumore sordo risuonò. Adrien si girò immediatamente.
«Che botta…»
Quella voce, Adrien ne era certo, quella era Marienne. Si avvicinò subito per aiutarla a scappare, ma, quando arrivò da lei, rimase completamente spiazzato. Al posto di Marienne, trovo una ragazza, dai capelli blu, con una tuta rosso vermiglio, decorata con degli elementi di colore nero carbone, e una maschera che le copriva solo metà viso.
«M-marienne…?» chiese, sconcertato.
La ragazza si girò lentamente verso di lui.
«C-che cosa ci fai qua tu?! Devi scappare prima che arrivi!» urlò presa dal panico.
«Che cos--»
La frase del ragazzo venne interrotta bruscamente. Di nuovo un rumore assordante, una coltre di polvere mista a fumo che si levò nel cielo, due lunghi e neri corni spuntare da quella nuvola di detriti.
«Oooh, qui c’è carne fresca.»
Quella coltre di fumo si diradò rapidamente e ciò che ne uscì da essa fece gelare il sangue del ragazzo. Denti affilati come lame, due sinistri occhi rossi, un corpo completamente nero, al posto delle mani aveva tre lame affilate.
«Cosa cazzo… è quell’affare?!»



N.d.A.

Ciao a tutti.
Finalmente ho pubblicato il primo capitolo della mia prima storia. Ci ho impiegato più del previsto sinceramente, per farmi venire delle idee più o meno decenti ci è voluto un mese. ahahah
Ho impiegato davvero tanto a impacchettare questo capitolo, non avevo idea di come poter scrivere tutto quello che ho pensato e questo è il risultato. Spero vi piaccia!
   
 
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