Serie TV > Lucifer
Segui la storia  |       
Autore: Journey    20/09/2019    1 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1


Chloe Decker si svegliò come ogni mattina alle sei e trenta in punto. Rimase per cinque minuti sdraiata a fissare il soffitto. Poi si alzò, infilò le ciabatte e si diresse in bagno per l’abituale doccia che le avrebbe preso al massimo trenta minuti. Quelli erano i suoi trenta minuti. I trenta minuti di totale relax prima di svegliare sua figlia e cominciare ufficialmente la giornata. Lasciò che il getto caldo le togliesse di dosso ogni fatica e, quando sentì il rumore della sveglia del suo telefono, capì che la sua pausa era finita. Si mise l’accappatoio e si vestì in tempo record. Scegliere cosa mettersi non era mai stato un problema. Non era una persona a cui interessava particolarmente la moda. Avrebbe indossato qualunque cosa purché fosse comoda e le permettesse di lavorare tranquillamente. Guardò l’orologio che aveva in camera e notò che era ora di preparare la colazione. Scese in fretta le scale del suo appartamento e si dedicò a cucinare dei pancake per la sua piccola Trixie. Betrice, Trixie per tutti, aveva sette anni ed era il frutto della sua unione con Dan Espinoza, il suo ex marito. Entrambi lavoravano come detective per la sezione omicidi della polizia di Los Angeles. Ma, purtroppo Dan aveva sempre messo il lavoro davanti a tutto, persino davanti alla sua famiglia, motivo per il quale avevano divorziato. Trixie era tutto per lei. Era la sua vita, era la persona che amava più di ogni altra al mondo. Era la sua bambina. Preparata la colazione, andò a svegliarla. Trixie, nonostante la giovane età, era molto matura e decisamente autosufficiente. Si andò a lavare, preparò lo zaino e si sedette a tavola per gustarsi la colazione. Quando arrivò il momento, entrambe uscirono di casa. Chloe accompagnò, come ogni giorno, sua figlia a scuola e poi si recò in centrale. La giornata sembrava piuttosto tranquilla, o almeno così credeva. All’ora di pranzo ricevette una chiamata, Trixie aveva avuto dei problemi con una compagna a scuola e doveva essere prelevata. Dan era occupato con un caso e lei doveva tornare al lavoro. Perciò, una volta presa, la portò a casa. Chiese un permesso di qualche ora al tenente e aspettò che il servizio di babysitter le mandasse qualcuno.
A quanto pare Trixie aveva dato un calcio ad una sua compagna di classe. Quando Chloe le aveva chiesto il motivo, la piccola le aveva confessato di essersi solo difesa dall’attacco di una bulla e, per quanto le riguardava, quella risposta era più che sufficiente. Proprio in quel momento il campanello suonò. La donna aprì la porta.
“Trix è arrivata la babysitter, vieni qui!” esclamò “Ciao, sono la detective Chloe Decker e lei è Beatrice, mia figlia”
“No, ma io non” cominciò a dire la ragazza, ma venne interrotta dalla più piccola.
“Puoi chiamarmi Trixie, tu come ti chiami?”
“Abigail”
“Bene ragazze vi lascio, devo tornare in centrale immediatamente. Ti pago al mio ritorno” detto questo la donna uscì in fretta. Entrò in macchina e guidò fino alla centrale. Una volta all’interno notò che gran parte dei suoi colleghi si affrettavano a raggiungere le macchine. Era caos generale.
“Che succede?” domandò a Dan impegnato a mettersi la giacca.
“Decker!” esclamò una voce alle sue spalle.
“Tenente” rispose lei immediatamente.
“Vieni subito nel mio ufficio, ho un caso da affidarti” disse la donna.
Chloe la seguì. Entrò nell’ufficio e si accomodò di fronte alla lei.
“Dove vanno tutti?” domandò riferendosi al trambusto in centrale.
“C’è una rapina con ostaggi e possibili feriti nel locale vicino al porto. Tutti ragazzi. Si sta scatenando l’inferno tra media e curiosi. Abbiamo bisogno di tutto il personale possibile per tenere sotto controllo la situazione e il detective Espinoza si occuperà delle trattative con i rapinatori”
“Vuole che lo raggiunga?”
“No, Decker. Tu mi servi da un’altra parte. Ho appena ricevuto una chiamata, a quanto pare Delilah la cantante è stata uccisa davanti ad un nightclub, ho bisogno che tu prenda il caso”
“Assolutamente”
“A quanto pare c’è anche un testimone rimasto illeso, mentre la povera ragazza è stata trivellata di colpi. Qui c’è l’indirizzo” la donna le porse un pezzo di carta.
Chloe si precipitò in auto. Inserì l’indirizzo nel navigatore e guidò fino a raggiungere il luogo prestabilito. Il locale si chiamava Lux. Immediatamente andò ad esaminare il corpo e a parlare con i primi agenti arrivati sul posto. Sembrava un affare di droga.
“Agente Hopkins, mi porti dal testimone” disse riponendo il lenzuolo bianco sul corpo della vittima.
L’agente le fece cenno con la mano di seguirlo. Entrarono nel club e notò un uomo seduto al piano che suonava a testa bassa. Non riusciva a vedere il suo viso. Camminò fino a lui e quando gli fu davanti, prese il suo taccuino.
“Come si chiama, signore?” domandò.
“Lucifer, Lucifer Morningstar” disse lui continuando a suonare concentrato.
La detective alzò lo sguardo incredula. Puntò gli occhi sull’uomo davanti a lei. Era proprio lui? Era proprio il suo Lucifer?
“Lucifer?” domandò.
Lui alzò lo sguardo scocciato, pronto a risponderle in malo modo, ma quando i suoi occhi incrociarono quelli della donna che aveva davanti, la sua espressione si addolcì.
“Chloe?”
“Che ci fai qui?”
“Sono il proprietario”
“Pensavo fossi tornato in Inghilterra”
“Lo ero. Poi cinque anni fa ho deciso di ritrasferirmi a Los Angeles”
“E non sei venuto a cercarmi?”
“Certo che l’ho fatto, ma…”
“Ma?”
“Eri con tuo marito e tua figlia, non mi sembrava il caso di ripiombare così nella tua vita”
 
Nel frattempo, a casa Decker, Abigail si chiedeva cosa fosse appena successo. Aveva visto sua madre che l’aveva scambiata per la babysitter. Non aveva avuto neanche il coraggio di dirle che non era così. Aveva a malapena farfugliato qualcosa. E nello stesso istante aveva conosciuto sua sorella. Una sorella. Ed era così simpatica. Se l’avesse conosciuta mentre era nella casa-famiglia, sarebbe diventata sicuramente una delle sue preferite. Era spigliata, chiacchierona e intelligente. Ora le stava chiedendo insistentemente se potesse farle una treccia. A quanto pare le piacevano molto i suoi capelli. Aveva inquadrato la personalità di quella bambina e certamente non avrebbe preso un no come risposta. Perciò annuì e lasciò che questi le cominciasse ad intrecciare i capelli. Non aveva avuto modo di confrontarsi ancora con sua madre, ma forse avrebbe potuto sapere qualcosa di lei da Trixie.
“Dimmi un po’, Trixie, hai altri fratelli o sorelle?”
“No, mi piacerebbe avere una sorellina, ma mamma e papà sono divorziati adesso”
“Davvero? Mi dispiace”
“Oh non ti preoccupare, nella mia classe hanno quasi tutti i genitori divorziati”
“Capisco. E così tua madre è una detective?” domandò.
“Sì, lavora nella omicidi. Lei è fortissima! Ha la pistola e mette in prigione i cattivi”
“Sembri volerle molto bene”
“Certo, è la mia mamma. E quando non è al lavoro è buffissima. È la mia persona preferita. Chi è la tua persona preferita, Abigail?”
“Chiamami, Abbi. La mia persona preferita si chiama Janet”
“E perché è la tua persona preferita?”
“Perché è l’unica che mi è stata sempre accanto. Sin da quand’ero piccola. Mi è stata vicina quando ero malata, quando avevo problemi a scuola o quando ero giù di morale”
“Come fa la mia mamma!”
“Janet è un po’ come una mamma per me”
“Perché, dov’è la tua vera mamma?”
“È una storia lunga, magari te la racconto la prossima volta”
“Oh, va bene”
 
Chloe aveva finito di interrogare Lucifer e stava per tornare in centrale quando le squillò il telefono.
“Pronto?”
“Detective Decker salve, sono Marion dell’agenzia di babysitter, mi dice Joyce di essere ancora bloccata a causa della situazione giù al porto. Le strade sono chiuse e quelle ancora aperte sono trafficate. È probabile che non ce la faccia”
“Come scusi? Janet? Ma è arrivata una ragazza a casa un paio d’ore fa, una ragazza di nome Abigail”
“Mi dispiace detective, ma l’unica Abigail che abbiamo in agenzia è dai signori McHale da stamattina”
“La ringrazio, buonasera”
Chloe chiuse immediatamente la chiamata e si ficcò in macchina. Chi diavolo era quella ragazza? Con chi era sua figlia? L’ansia cominciò a divorarla e accelerò mentre le lacrime cominciavano ad offuscarle la vista. Come stava Trixie? Parcheggiò nel vialetto e corse all’interno.
“Trixie, Trixie!” esclamò preoccupata.
“Sono in salotto, mamma” rispose lei tranquilla.
Quando entrò in salotto, vide sua figlia scherzare e ridere con Abigail mentre guardavano la tv. Entrambe si girarono a guardarla.
“Che succede mamma, tutto bene?” domandò la più piccola avvicinandosi a lei.
Chloe la spostò prontamente dietro di sé e tirò fuori la pistola puntandola sulla ragazza che aveva davanti.
“Chi sei?” domandò.
“Mamma è Abbi, la babysitter” disse Trixie spaventata.
“Stai dietro di me, Trix e non muoverti”
“Posso spiegarle” cominciò a dire la ragazza sicura.
“Cosa puoi spiegarmi, chi diavolo sei?”
“Mi chiamo Abigail e sono tua figlia”
Chloe rise.
“Chi diavolo sei, hai trenta secondi per dirmi chi diavolo sei, poi ti porterò in centrale”
“Sono tua figlia. Mi chiamo Abigail e ieri è stato il mio diciottesimo compleanno”
Dopo quell’informazione, Chloe abbassò l’arma.
“Trixie va’ in camera tua”
“Ma mamma” protestò lei.
“Trixie, ora!”
La bambina fece quando le era stato detto.
“Adesso dimmi come fai a dire di essere mia figlia” disse la detective avvicinandosi ad Abigail.
“Perché io sono tua figlia” continuò a dire la ragazza.
Gli occhi della detective si inumidirono e il suo sguardo si fece più severo.
“Non so perché tu mi stia facendo questo, ma non è affatto divertente. Mia figlia è morta dopo il parto. Tu, chi diavolo sei?”
“Morta dopo il parto? No, no. Ho il certificato di nascita e ho una foto. Non sto mentendo glielo posso assicurare”
“Fammeli vedere”
La ragazza abbassò le mani e lentamente si avvicinò al suo borsone. Dal suo interno estrasse la cartella dei servizi sociali e gliela porse. La detective la prese e la aprì. C’era il certificato di nascita di Abigail, nata da Chloe Decker il 13 aprile del 1997. Una lacrima le scese lungo il viso e l’asciugò immediatamente. Poi girò il foglio e trovò il certificato d’adozione. Ma, a differenza della firma sul certificato di nascita, su quello non era la sua. E riconobbe immediatamente la calligrafia.
“Questa è l’unica foto che ho con mia madre, eri più piccola, ma sei tu” disse la ragazza porgendole una fotografia stropicciata.
Chloe la prese tra le mani e la riconobbe immediatamente. Ne aveva una uguale, nascosta nel libro di diritto penale in modo che Trixie non potesse trovarla. A quel punto non riuscì a frenare le lacrime e sentì il bisogno di sedersi. Abigail le si sedette accanto incerta se fosse la cosa migliore da fare.
“Io credevo fossi morta” disse tra le lacrime “me lo ricordo benissimo. Avevo solo diciott’anni, ma ero sicura di volerti tenere con me. Potei tenerti tra le braccia solo una volta perché mia madre mi disse che eri morta per via di alcune complicazioni del parto e mi impedì di vederti perché diceva che mi avrebbe fatto troppo male. Perché l’ha fatto, perché?” domandò alzando lo sguardo.
“Io non ne ho idea e non era questo ciò che mi aspettavo. Sono venuta a suonare alla tua porta per poter guardare in faccia la donna che mi ha dato via. Per poterti dire quanto io abbia sofferto tutti questi anni. Non mi aspettavo di certo tutto questo. Scusami, forse è meglio che io vada via”
“No, aspetta. So che devi tornare dalla tua famiglia, ma”
“Non ho una famiglia. Non mi ha adottato nessuno”
“Cosa? Dove abiti? Con chi stai?”
“Fino a ieri abitavo nella stessa casa-famiglia in cui ho vissuto per diciott’anni. Al momento non ho un posto, ma un’amica mi ha detto che posso andare da lei”
“Lo so che è strano, ma potresti rimanere qui se non ti mette a disagio”
“No, non penso sia una buona idea”
“Ascolta, io vorrei essere sicura al cento percento che tu sia veramente mia figlia. Resta, domani andremo a fare il test del DNA. Il mio istinto mi dice che non stai mentendo e poi non me la sento di lasciarti in mezzo alla strada. Almeno per stanotte, rimani qui. Domani potrai decidere di andartene, ma lo farai a mente fresca e riposata”
“Non ti conosco, per me sei un’estranea. Potresti essere una pazza che vuole ammazzarmi nel sonno”
“Guardami negli occhi” disse la detective prendendole le mani.
“Ok, forse non sei una pazza assassina. Il mio istinto mi dice che non stai mentendo”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Lucifer / Vai alla pagina dell'autore: Journey