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Autore: Anonima Italiana    20/09/2019    3 recensioni
Conclusa la Battaglia delle Acque Nere, Sansa Stark viene costretta al matrimonio con Sandor Clegane da Re Joffrey, il quale subito dopo li condanna all'esilio. La coppia decide così di intraprendere il viaggio verso Grande Inverno per riportare Sansa a casa dai suoi familiari. Nonostante l'attrazione da sempre evidente fra loro, i due pensano di poter annullare il matrimonio; non sanno invece che questo sarà solo il primo passo che li vedrà protagonisti di una bellissima canzone d'amore, migliore delle ballate da lei tanto amate e da lui tanto odiate perchè, stavolta, è la storia di un amore vero.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio proseguiva senza particolari intoppi, e durante di esso Sandor cominciò a scoprire una Sansa diversa da quella che aveva sempre conosciuto.
Era sempre lei: ingenua, dolce, ignara di molte esperienze di vita…ma allo stesso tempo cominciava a emergere qualcosa d’altro. Ad esempio, Sandor scoprì che  i famosi cinguettìì e le buone maniere non erano poi così inutili: grazie ad essi, presentandosi con fare amichevole e cordiale, nelle locande Sansa riusciva spesso  a ottenere qualche vantaggio: qualche piccolo sconto sul prezzo, porzioni di cibo migliori, un po’ di vino in più per suo marito, un occhio di riguardo perfino a Straniero, la stanza migliore….e questo semplicemente con la sua gentilezza, il complimentarsi con il cuoco (o cuoca) di turno per la sua bravura, fare complimenti e piccoli regali agli immancabili marmocchi di turno. E il bello era che non solo non fingeva, ma che riusciva a fare tutto ciò mantenendo comunque un atteggiamento nobile, da vera lady,senza per forza giocare al “ sono una di voi”.
Era evidente che, libera dal giogo mortifero dei Lannister, dove un minimo gesto o cambiamento d’umore di Cersei o Joffrey poteva costarle la vita, si sentiva ormai libera di essere sé stessa.
Anche con lui si stava pian piano aprendo: aveva preso più confidenza, lo rimproverava per i suoi modi troppo bruschi o la tendenza la torpiloquio, cercava di ammansirlo nei suoi scoppi d’ira; e Sandor, sorpreso da sé stesso, non solo lasciava fare ma cercava di darle retta, preoccupandosi che la ragazzina non gli stesse mandando in pappa il cervello.

Ebbe la prova evidente di tutto ciò il giorno in cui trovò Straniero che mangiava tranquillo una carota portagli da Sansa: “Venduto”, disse mentalmente al cavallo scambiandosi un occhiata con lui, dopo la quale quello ritornò a masticare con gusto la sua carota, indifferente alle rimostranze del suo padrone. Il tutto mentre la giovane lady, rivolta al marito, disse (accennando al cavallo):


- Visto? Mi sa che ora siamo buoni amici, io e lui-

- Bisogna vedere, ha un carattere molto volubile. E poi tu cosa ne sai di cavalli?-

- Quando ero a Grande Inverno avevo una cavalla, non proprio giovanissima, sulla quale ho imparato a cavalcare e che poi ho cavalcato fino a che me ne sono andata. Era una bestia molto docile, le volevo molto bene  e l’avevo chiamata Proserpina-

- Che nome strano!-

- Ma come? Non sai chi era? Proserpina, la moglie di Ade, il Signore dell’Oltretomba- e Sansa prese a raccontare al Mastino il mito di Ade e Proserpina, una delle sue storie preferite. Amava le storie degli antichi popoli e dei loro dei e le aveva studiate assieme ai fratelli.

Sandor la ascoltava parlare, affascinato come sempre dalla gioia interiore che la giovane mostrava quando parlava dei propri affetti e delle cose che le piacevano. Era davvero bella, pensava, e in quel breve periodo di libertà aveva oltretutto acquisito (o lasciato uscire) una nuova maturità che la rendeva più donna e meno ragazzina. La notte, quando dormivano sdraiati nello stesso letto, Sansa non poteva immaginare che il truce Mastino passava parte del  tempo sveglio ad osservarla, toccandole piano i capelli, avvicinando il viso deturpato quel tanto che bastava per percepire il suo profumo, godendo della sua vicinanza seppure costretto alla castità quando invece avrebbe voluto ben altro…d’altronde, era troppo onesto con sé stesso per non ripetersi “chi è causa del suo male pianga sé stesso”, visto che non era certo stata la novella Lady Clegane a rifiutarsi di concedersi. E inoltre, sapeva bene di non meritarsi una donna così.

Un giorno durante il loro cammino i nostri due eroi  giunsero in un villaggio dove si stava svolgendo una fiera. A Sandor non importava nulla e avrebbe volentieri proseguito, ma aveva notato che Sansa aveva cominciato a dare segno di entusiasmo e quindi propose di fermarsi, così avrebbero anche potuto comprare qualche provvista.

I due cominciarono ad aggirarsi per le bancarelle, e Sansa era veramente entusiasta. Anche quando viveva a Grande Inverno c’erano fiere  e mercati, ma a lei non era mai stato permesso di recarvisi; erano i mercanti a recarsi al palazzo per mostrare la loro merce alla famiglia di Lord Ned Stark, ovviamente però l’atmosfera era molto più formale e non spontanea. La giovane si era sempre chiesta cosa volesse dire partecipare a una fiera “vera”: ed ecco che ora finalmente si presentava l’occasione.
Ora invece poteva girare liberamente e tutto le pareva magnifico: le voci dei venditori che facevano a gara per sponsorizzare la loro merce con i clienti, i colori di stoffe e cianfrusaglie varie, i profumi dei cibi, le musiche di alcuni menestrelli, le voci delle altre persone che si aggiravano. Si sentiva ibera e felice, per la prima volta dopo molto tempo.

A un certo punto si fermò davanti a una bancarella che vendeva dolciumi, con l’acquolina in bocca alla vista di dolcetti al limone: i suoi preferiti! Sansa ne aveva appena chiesto due al venditore quando dietro di lei risuonò il vocione del Mastino che la corresse dicendo all’uomo di dargliene almeno la metà, e lasciandogli una moneta d’oro. Ovviamente l’uomo tutto contento per quella inaspettata fortuna si affrettò a eseguire l’ordine, consegnando al suo cliente un cartoccio pieno di dolcetti al limone.

Appena allontanatisi dalla bancarella Sandor cedette il cartoccio a Sansa la quale, afferrando un dolcetto, commentò:


- Non sapevo piacessero anche a te i dolcetti al limone-

- Scherzi? Io ADORO i dolcetti al limone. Sono GOLOSISSIMO di dolcetti al limone- rispose Sandor motteggiandola.

Girarono ancora un po, e Sansa assistette anche a uno spettacolo di burattini che raccontava la storia di Florian e Jonquil, una delle sue favorite, divertendosi tantissimo. Con buona pace di Sandor, che invece continuava a chiedersi come mai alla gente piacesse così tanto la storia di quei due deficienti.

Poi ripresero il loro viaggio, fermandosi ancora per riposarsi e pranzare. La giornata era davvero bella, il sole brillava nel cielo ma una leggera brezza contribuiva a non rendere il tempo troppo caldo. I tempo ideale per una scampagnata insomma.

Dopo pranzo, mentre Sandor affilava la spada con una pietra, Sansa si sfilò i calzoni da viaggio, sollevò la tunica ed entrò nel ruscello godendo della frescura dell’acqua; era così contenta che si mise a cantare:

È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
Sull'acqua del ruscello
Forse tu troppo ti sei chinato
Tu chiami la tua ombra
Ma lei non ritornerà

 
Poco lontano Sandor la osservava, concentrando la sua attenzione sulle gambe della ragazza: una sbirciatina mica poteva fare male a qualcuno, no?
“Niente male”, pensò tra sé l’uomo con un sorrisetto. “speriamo che si distragga e scopra un po’ di più, magari le cosce”

Non l’avrebbe mai detto ma quel giorno di sole, seduto su un prato mentre sua moglie poco lontano canticchiava e si rinfrescava, Sandor Clegane  sentiva qualcosa di molto simile alla serenit. Si rendeva conto di essere finalmente libero, e la cosa lo eccitava e spaventava allo stesso tempo.
Cosa ne avrebbe fatto di tutta quella libertà? Per lui era una situazione del tutto  nuova: quando era nella casa paterna era soggetto alla volontà del padre e alle violenze del fratello. In seguito, quando si era messo al soldo dei Lannister, aveva dovuto proprio dimenticarsi  che esistesse quella parola, e molte altre. E gli era andato bene così.

E ora invece…avrebbe potuto fare qualsiasi cosa della sua vita. Avrebbe potuto comprarsi un pezzo di terra e imparare a lavorarlo, o farlo lavorare da altri; oppure mettersi al soldo di qualche signorotto che aveva bisogno di una guardia per sé e la sua famiglia. Sarebbe stato un incarico molto più tranquillo che essere una Guardia Reale, e gli avrebbe lasciato tempo per sè.
Avrebbe potuto tenersi la sua giovane, bella e gentile moglie, sistemarla in una casa; uscire la mattina, rientrare la sera e ritrovarla  lì ad aspettarlo, raccontargli la sua giornata, lei gli avrebbe raccontato la sua…e poi gli avrebbe scaldato il letto tutta la notte. O meglio, sogghignò fra sé, se lo sarebbero scaldato a vicenda.
Avrebbe potuto avere una vita normale, con una donna e una famiglia, come tutti. Una cosa che lui non aveva mai immaginato per sé stesso…ma ora una possibilità c’era.

Sospirò, esaminando con attenzione  la spada. Tutti questi pensieri  gli facevano girare la testa, cercò di scacciarli, cercò di rimanere coi piedi per terra e non perdersi in inutili sogni.

-Un penny per i tuoi pensieri- disse allegramente Sansa sedendosi accanto a lui. Era uscita dal ruscello e ora cercava di asciugarsi al sole.
-Penso che dovresti mangiare più dolcetti al limone, mia cara. Un po’ di ciccia non ti farebbe male- scherzò Sandor, ridendo della sua espressione offesa.
 


Per Sansa quella giornata bellissima meritava una degna conclusione, e così appena la sera arrivarono alla locanda di turno per passare la notte chiese che nella stanza a loro assegnata venisse portata una tinozza per fare il bagno.  Come sempre ottenne ciò che voleva, e dopo aver aspettato che la servitù portasse l’acqua calda e preparato tutto l’occorrente, lasciato su marito fuori dalla porta come al solito, si spogliò ed entrò nella tinozza, rilassandosi immediatamente e godendo pienamente del bagno.

A un certo punto Sandor, che come d’abitudine fra loro era rimasto fuori dalla porta della stanza, si sentì chiamare:


-Sandor scusa….puoi entrare un attimo?-

- Che succede?!- 

- Nulla! E’ solo che …puoi aiutarmi a lavare la schiena? Da sola non ci riesco-

“Merda”

Ma che diavolo le veniva in mente? Cos’era, si divertiva a torturarlo? E d’altra parte…l’occasione era troppo ghiotta. Ecco quindi che il temibile Mastino entrò nella stanza dove sua moglie stava immersa nella tinozza da bagno, si mise in maniche di camicia dietro di lei e afferrato il sapone che gli porgeva cominciò a passarlo con impegno sulla bianca schiena di Sansa.

La quale silenziosamente si godeva quel momento: quelle mani grosse e ruvide sulla schiena le provocavano dei brividi sconosciuti, uguali a quelli che aveva provato la prima notte di nozze quando lui l’aveva guardata mentre si spogliava.  Essendo inesperta Sansa non sapeva ancora dare un nome a queste sensazioni, ma d’istinto sapeva solo che gli piacevano, che ne avrebbe voluto di più e che gli piaceva il fatto che fosse lui a procurargliele.
Dal canto suo la concentrazione con cui il povero Sandor portava a termine il suo compito (evidenziata dalle gocce di sudore che gli imperlavano la fronte) nascondeva tutto il suo sforzo per non lasciarsi andare ai cosiddetti “atti impuri”…cosa di cui aveva terribilmente voglia. La pelle vellutata, le spalle rotonde, i seni che si intravedevano appena sul davanti e le natiche che aveva sfiorato: tutto lo faceva fremere dalla voglia di sfogare il proprio desiderio almeno con un bacio. Ma naturalmente non poteva.

Così si rassegnò a portare a termine il proprio compito senza fare trasparire nulla, a uscire subito dopo senza ascoltare i pigolanti ringraziamenti della sua signora e aspettare (per rientrare) quando lei avevve finito e fosse vestita con la camicia da notte. Dopodichè  Sansa gli fece elegantemente capire che sarebbe stata buona cosa che anche lui si facesse un bagno, dopo tutti quei giorni di viaggio, prima che venissero a vuotare la tinozza.  Cosa che egli accetto di buon grado, mentre rifiutò sgarbatamente la gentile offerta di Sansa di ricambiare il favore: il suo autocontrollo era già stato messo a dura prova.

E difatti poco dopo, sdraiati nel letto al buio, Sansa si sentì stringere con forza tra le braccia di Sandor, mentre lui l’attirava a sé e cominciava a strusciarsi sul suo corpo. La giovane fece per sciogliersi dall’abbraccio, ma lui strinse ancora più forte baciandola dietro la nuca e mormorandole poi ad un orecchio:


- A che gioco stai giocando, uccelletto? Guarda che è molto pericoloso quello che stai facendo. Una ragazzina come te rischia di farsi molto male-

Dopo aver pronunciato le parole le leccò piano l’orecchio mentre una mano le accarezzava i fianchi e il ventre, al di sopra del tessuto della camicia da notte.

- Sai che potrei cambiare idea, vero? Potrei decidere di non rinunciare ai miei diritti di marito, e allora tu da brava mogliettina dovresti accontentarmi….-

La sua voce era roca dal desiderio e le sue mani insistenti ma niente affatto spiacevoli. Sansa si scoprì, come poco prima, di volere di più…non sapeva nemmeno lei cosa, ma lo voleva. D’istinto si girò verso di lui e posò le mani aperte sul suo petto, facendolo gemere; ma quando cercò di continuare, Sandor bruscamente si alzò dal letto e si diresse verso la porta.

- Ma…perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?– chiese Sansa disorientata, alzandosi a sedere sul letto.

- E’ TUTTO sbagliato in questa situazione, uccelletto, non capisci? Avrei dovuto lasciare che Joffrey mi facesse tagliare la testa piuttosto che infilarmi in questa merda di pasticcio!-

Dopodichèuscì dalla stanza, deciso a trascorrere la notte altrove. Ovunque, ma lontano da lei….dall’unica cosa che avesse mai voluto tanto intensamente nella sua vita. Non le aveva mai fatto del male, e non avrebbe cominciato ora.

  continua...

Note dell'autrice: 1- La canzone cantata da Sansa è "La pulce d'acqua" di Angelo Branduardi;
2- non so se nel Medioevo studiassero già i miti greci, e quanto potessero essere o meno conosciut. In caso, prendetelo come un omaggio al mio mito preferito;
3- non so nemmeno se esistessero già gli spettacoli di burattini. In caso, prendetela come una "licenza poetica";
4- L'immagine che illustra il capitolo è stata presa dal Web ed è opera dell'artista "Kallielef", che ha dedicato molti disegni alla nostra coppia preferita.
   
 
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