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Autore: lady lina 77    20/09/2019    2 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il colletto della camicia sembrava volerlo strozzare, le sue mani erano sudate ed umidicce e in quella dannata cappella faceva un caldo atroce. Oppure non c'era niente di tutto questo ma solo una grande, immensa emozione che lo faceva diventare scalpitante e ansioso...

Stava per sposarsi... O meglio, stava per risposare colei che non aveva mai smesso di considerare sua moglie, l'unica, quella che il destino e il suo cuore avevano scelto per lui e che stupidamente si era fatto scappare a lungo, corrodendo il cuore di entrambi con errori orribili e scelte sbagliate prese per rimediare all'irreparabile.

Era tutto passato, tutto superato e quel dolore sarebbe diventato esperienza e insegnamento per i loro figli...

Ross la stava aspettando e presto lei sarebbe arrivata dalla navata, bellissima e con quel suo sorriso dolce e quei capelli rosso fuoco che lo facevano impazzire, dicendo quel sì.

Era tutto così diverso dal loro primo, semplice e sorprendente matrimonio, dove sia gli sposi che i due unici testimoni, Jud e Prudie, si guardavano in viso quasi increduli che stesse succedendo, in un'atmosfera irreale e tesa dove nessuno osava sorridere ed essere felice. Anche ora era incredulo ma non per il fatto di sposarla ma per avere avuto una seconda opportunità che di certo non meritava e che era stata donata unicamente da un destino benevolo...

Ed era tutto diverso da allora e dalla canonica, piccola e angusta, poteva sentire il chiacchiericcio nella navata. C'erano tutti le persone a loro più care, pochi ospiti, tutti amatissimi, tutti importanti e tutti parte della loro famiglia. C'erano Prudie e i Gimlett, Zachy Martin, Dwight e Caroline con le loro bimbe, la piccola Sophie e la neonata Melliora, Lord Falmouth e Lady Alexandra, Lord Basset con sua moglie e la piccola Emily, Margarita ed Edward con la loro piccolina appena nata, di cui non avevano voluto ancora comunicare ufficialmente il nome, e infine le famiglie di Gustav e Catherine, i migliori amichetti di Jeremy e Clowance che i bimbi avevano invitato in Cornovaglia per l'evento. Non tante persone e nessuna festa sfarzosa ma una cerimonia e dei festeggiamenti in famiglia, nel salone della nuova casa che Falmouth aveva acquistato in Cornovaglia.

"Papà, se vai avanti così ti strapperai il collo della camicia!" - gli fece notare Jeremy, vedendo quanto stava tormentando la stoffa dei suoi abiti.

Valentine rise e Demian fece altrettanto.

I tre bambini erano con lui, insieme ad aspettare la sposa, mentre le bimbe avrebbero accompagnato Demelza. I piccoli sembravano raggianti e anche se Demian ancora non aveva compreso appieno cosa stesse succedendo, pareva curioso e finalmente propenso a dormire coi fratelli. Erano notti che non faceva storie ed era anche capitato che al mattino avesse dormito fino a tardi, senza fare capolino nella camera matrimoniale. E questo rendeva Ross contento, MOLTO contento. "Siete felici?".

"Sì!" - rispose Valentine. "Ma tu? Che hai, ti manca il respiro?".

Ross ridacchiò, imbarazzato. "Sì ma non penso di essere malato. Passerà dopo che tutto questo sarà finito!". Santo cielo, era emozione pura quella che provava, come se si stesse sposando per la prima volta. O forse, per la prima volta ne capiva appieno il vero significato. Di quel sì, dell'amore, del vivere alla luce del sole urlando al vento che Demelza si chiamava Demelza Poldark ed era sua moglie! SUA-MOGLIE!!! Santo cielo, come aveva potuto permettere che non lo fosse più?

Jeremy, inconsapevole dei suoi sentimenti e decisamente rasserenato di poter essere di nuovo solo un ragazzino e non più l'ometto di casa, gli sorrise. "Sì, sono contento! Che ho potuto mettermi vestiti normali e non abiti da paggetto!".

Ross lo ochieggiò, fiero del suo abbigliamento da ragazzo e non più da bimbetto di città. "E io sono felice che i tuoi abiti normali non siano abiti alla marinaretta ma VERI vestiti da maschio!".

"A me piacevano i vestiti alla marinara!" - obiettò il figlio.

Ross fece un sorrisetto malefico, ripensando al patto che avevano stuipulato pochi giorni prima all'insaputa di Demelza: lui non si sarebbe vestito mai più da paggetto se in cambio evitava quei dannati abitini alla marinara da bambolotto di città che purtroppo invece la facevano ancora da padrone con Demian. Con Jeremy l'aveva spuntata e magari prima o poi avrebbe trovato anche il modo per convincere Demian a cambiare abbigliamento e a tagliarsi un pò i suoi lunghi capelli biondi che Demelza amava tanto ma che lo facevano sembrare una femminuccia.

Valentine gli si parò davanti serio serio e terribilmente orgoglioso dei vestiti da paggetto che invece aveva molto desiderato e che Lady Alexandra era stata contenta di scegliere per lui. "A me piace fare il paggetto!" - ribadì. "Anche Emily ha detto che sono bello! Anzi, affascinante!".

Ross alzò gli occhi al cielo, non sapendo bene come gestire la cotta di suo figlio unita al desiderio di fare il paggetto, passione che non avrebbero mai condiviso. "Se tu sei contento... Io sono contento" – disse, con grande fatica. No, Valentine non aveva preso da lui...

Jeremy ridacchiò e Ross gli fece l'occhiolino. Non era il momento di stare a sindacare su certe cose, dopo tutto...

Poi si avvicinò a Demian, accarezzandogli i lunghi capelli biondi. In un certo senso, quello era un vero passaggio di testimone perché in fondo non poteva non ammettere a se stesso che era stato quel piccolo e minuto bimbo a prendersi cura di Demelza in quegli anni. Ne aveva condiviso il letto, gli stati d'animo, le risate e i momenti tristi e ora lui stava prendendo il suo posto e sperava di cuore di essere bravo quanto Demian a capire e a sorreggere Demelza. "Sei pronto ad affidarmi la mamma? La curerò bene, te lo giuro!".

Il piccolo alzò le spalle. "Lei dice che tu vai bene! Ma io ti guardo, è!".

Ross annuì, serio. "Fai bene! Tu guardami sempre e quando ti sembra che sbaglio, dimmelo!".

"Certo! E se ti insegno bene, magari diventi bravo quasi come me" – rispose il piccolo, sicuro e fiero del suo insuperabile operato di custode della mamma.

Ross lo abbracciò, d'istinto. Era un bravo bambino Demian, un bambolotto per davvero per aspetto e modi di fare, come lo aveva soprannominato fin dal primo momento in cui l'aveva visto. Il perfetto connubio fra la dolcezza di Demelza e l'animo artistico e gentile di Hugh. E questo non lo feriva più ma anzi, lo rendeva scalpitante di vederlo crescere ed aiutarlo a farlo, di vedere come quel bambino tanto diverso da lui avrebbe influito sulla sua vita. Demian aveva un cuore d'oro e un animo puro e dubitava che crescendo sarebbe cambiato. Sarebbe sempre stato il piccolo principe di sua madre e niente avrebbe mai spezzato quel legame speciale che lui e Demelza avevano costruito insieme negli anni. Demian aveva ragione, doveva imparare molto da lui e forse un giorno sarebbe stato altrettanto bravo. O quasi...

Jeremy, col suo completo grigio e i pantaloni finalmente lunghi, prese Demian per mano. "Noi andiamo fuori, mamma sta per arrivare e il paggetto è Valentine! Lui resta con te e ti da gli anelli. E Clowance segue mamma! E io prendo al volto Daisy prima che faccia macello!".

"Ottima idea!" - rispose Ross, orgoglioso della meticolosa organizzazione di suo figlio.

"Papà!".

"Dimmi, Jeremy!".

"Rilassati o sverrai quando arriva la mamma..." - borbottò Jeremy con faccia impertinente.

Ross arrossì, dandogli un buffetto sulla testa, felice di riuscire a scherzare con lui, di riuscire a farlo e di come Jeremy pian piano gli stesse mostrando il suo lato più sbarazzino e scherzoso. "Ti conviene filar via con tuo fratello o mi farai innervosire davvero, piccolo saputello!".

"Certo, papà!".

I due bambini, ridendo, uscirono per unirsi agli altri invitati e Ross, emozionato, rimase solo con Valentine. Il cuore gli batteva forte in gola ed era felice.

Valentine se ne accorse. "Sei davvero strano quando sei contento, papà".

Ross non rispose, non ce n'era bisogno. Ma lo strinse a se, forte, orgoglioso anche di lui per come era riuscito a crescere, nonostante tutto... Nonostante l'assenza di una madre, un padre spesso orrendo, l'abito da paggetto e la precoce passione per le bambine, era un bravo bambino e lo amava. Come era riuscito ad amarlo Demelza, come lui stesso era riuscito ad amare i gemelli. E visto che l'amore c'era, ora mancava un sì, solo un sì per essere di nuovo una famiglia. Una nuova famiglia.

E prendendo Valentine per mano, uscì nella navata per aspettare la sua sposa.


...


Quando arrivò a pochi passi dalla Chiesetta di Sawle, dopo essere scesa dalla carrozza, per un attimo le tremarono le gambe. Non le era mai successo quando, a diciassette anni, aveva sposato Ross e non era che una ragazzina inesperta e impreparata a ciò che la aspettava mentre ora, donna adulta, madre e Lady, aveva paura e tremava come una foglia.

Era emozione, emozione pura, certo. E consapevolezza della grandezza del passo che lei e Ross stavano per fare. Sarebbe stato tutto lineare, perfetto, inattaccabile questa volta. Sarebbe stato per sempre!

Quel sì avrebbe cancellato il giorno orribile dal notaio, il dolore e gli anni di separazione, avrebbe dato inizio a una vita nuova e il male che si erano fatti a vicenda lei e Ross non sarebbe diventato altro che una durissima lezione di vita da cui attingere per migliorarsi.

Aveva voluto essere sola durante il tragitto da Nampara alla Chiesa, sola con le sue due bambine. Anzi, tre, le ricordò Isabella-Rose con un calcio ben assestato...

Le prese per mano, Clowance alla sua destra e la piccola Daisy alla sua sinistra. La più grande, vestita con un abitino bianco da damigella, stretto in vita da un nastrino blu, con la sua aria austera e i suoi lunghi capelli bondi legati in una coda di cavallo, era decisamente più affascinante di quanto sarebbe mai riuscita ad essere lei. E Daisy... La sua piccola orsetta, che sembrava divertita e le saltellava a fianco raggiungendo l'ingresso, sembrava una bambolina in miniatura con le sue due treccine, gli occhi azzurri che in Cornovaglia erano diventati ancora più chiari quasi volessero imitare il colore del mare e il suo vestitino rosa...

Era talmente orgogliosa delle sue due principessine... E grata che esistessero e che fossero al suo fianco...

Demelza prese un profondo respiro, guardandosi e chiedendosi se Ross l'avrebbe trovata bella anche col pancione. Non voleva un abito eccessivamente elegante ma Alix l'aveva costretta a scegliere fra modelli raffinati e alla fine, complice la sua gravidanza e una pancetta ormai evidente, aveva optato per uno di quegli abiti in stile impero tanto di moda a Londra, a vita alta, bordato sui fianchi da un nastro incastonato di perle e con delle spalline quasi trasparenti che le ricadevano sulle braccia morbidamente. "Sono bella?" - chiese a Clowance, l'esperta in materia.

La piccola sorrise. "Sì. Sempre!".

Demelza le strinse la mano, felice che Clowance fosse serena e di come aveva voluto prepararsi con lei per il matrimonio. Nessun muso lungo ma gioia, eccitazione, voglia di essere elegante ma soprattutto, di ritrovare davvero e per sempre il suo papà. E questa per lei era una vera vittoria, l'unica che contasse.

Guardò le sue figlie, soprattutto Clowance. Per tutta la sua vita, davanti alla legge, non era mai stata la figlia di Ross. Mai, anche se nelle loro vene correva lo stesso sangue, anche se era una Poldark, non aveva mai potuto fregiarsi del suo vero cognome. Un cognome che a Jeremy era stato strappato, uno strappo che solo Hugh in parte era riuscito a ricucire. Ma il legame di sangue con Ross aveva sempre chiamato all'appello tutti loro e il destino aveva riunito ciò che mai avrebbe dovuto essere sciolto. Ora tutto sarebbe tornato a girare per il verso giusto.

E con quei pensieri, prese un profondo respiro ed entrò in Chiesa...

Appena Ross la vide, i suoi occhi si illuminarono e rimase semplicemente lì, a bocca aperta, mentre Clowance l'aiutava a sorreggere il velo e Daisy, eccitata, correva verso l'altare, bloccata all'ultimo da Falmouth e Jeremy che la prese al volo in braccio, costringendola a sedersi su una panca.

C'erano tutti, i suoi più cari amici erano lì attorno a loro ma Demelza in quel momento riusciva solo a vedere Ross. E Ross solo lei...

I loro sguardi si incatenarono, si fusero e alla fine la paura e il tremore cessarono. E Demelza decise solo di essere felice. E sposa...

A passi lenti avanzò verso di lui e quando furono vicini, col sole che entrava dalle finestre ed inondava di calore la piccola Chiesa, Ross le prese la mano. La strinse, le loro dita si intrecciarono e il Reverendo Odgers, ancora incredulo di doverli sposare di nuovo, iniziò la sua orazione.

Demelza sentiva la voce dell'uomo ovattata, lontana. Tutto era lontano e solo gli occhi di Ross che non avevano mai abbandonato il suo volto, la tenevano ancorata alla realtà.

"Sei bellissima...".

Glielo aveva sussurrato appena l'aveva raggiunto e lei non aveva desiderato sentire altro da lui. Essere bellissima ai suoi occhi, avere il suo amore, era tutto quello che lei aveva sempre desiderato.

Pensò allo smarrimento provato durante il matrimonio di Hugh, una persona che aveva adorato e che sempre avrebbe portato nel cuore, ma l'amore, quello vero, quello per sempre, era ciò che stava provando in quel momento. Era totalizzante, paralizzante, inebriante... E non poteva essere sostituito con niente e nessuno. E dentro di se Demelza aveva la consapevolezza che Hugh l'aveva compreso, che lo aveva sempre saputo ed accettato, che lo aveva capito ancor prima di lei che non avrebbe mai avuto davvero del tutto il suo cuore, ma nonostante il dolore che forse aveva provato, in punto di morte l'aveva spinta a darsi un'altra possibilità in terra di Cornovaglia, sapendo che lì avrebbe ritrovato la sua strada. E ora, ovunque lui fosse, era felice per lei e per i loro bambini e poteva riposare in pace.

Disse sì, con convinzione e senza rimpianti. Disse sì per sempre...

E Ross fece altrettanto, mettendole al dito l'anello che Valentine teneva sul cuscino...

E furono marito e moglie, di nuovo, mentre dietro di loro qualcuno singhiozzava dall'emozione, qualcuno come Daisy ridacchiava, qualcuno come Falmouth rimproverava i gemelli che non stavano fermi, qualche neonato piagnucolava ma tutti, tutti, erano felici per lei.

Dissero sì e si baciarono, un bacio lungo e passionale come solo loro sapevano darsi. E anche se magari potevano trattenersi ed essere più discreti, non volevano esserlo. I coniugi Poldark non avevano mai badato alle etichette, MAI! Erano unici, lo erano sempre stati! E avrebbero continuato ad esserlo! Ross la strinse a se, forte, non lasciandola, come volesse lui stesso assicurarsi che fosse vero, come volesse farle comprendere che non l'avrebbe più lasciata andare.

E dopo il bacio furono travolti dai loro bambini, che li abbracciarono. Finalmente erano la famiglia Poldark!

Clowance e Jeremy sembravano commossi, Valentine incredulo, Daisy aveva lo sguardo furbo e soddisfatto di chi aveva lavorato a lungo nell'ombra perché questo accadesse e Demian, il suo piccolo principe, le saltò al collo, stringendosi a lei. Lo abbracciò, capiva quanto dovesse sentirsi frastornato. E Ross cinse entrambi con le braccia. "Tienimi d'occhio, d'accordo?!" - sussurrò al piccolo.

Demelza non capì ma Demian sì e serio serio, repicò. "Per adesso sei stato bravo ma non baciare così tanto la mamma. Un pochino meno e lei è contenta lo stesso".

Ross rise e Demelza non osò contraddirlo. Risero entrambi e giurarono di baciarsi con moderazione... O almeno, di farlo davanti a lui.

E poi vennero gli altri, amici, conoscenti, parenti nuovi o già acquisiti ma tutti, tutti, la loro grande famiglia. Una famiglia diversa dai canoni, allargata, piena di persone diverse che si erano arricchite a vicenda delle esperienze altrui, una famiglia che Ross e Demelza avevano scelto di tenersi stretta per loro ma soprattutto per il bene dei loro bambini che in essa avrebbero trovato amore, sostegno, forza e unione. Non potevano, non volevano chiedere di più. Non c'era altro da chiedere.


...


Lord Falmouth aveva organizzato un ricco rinfresco pieno di ogni prelibatezza, nel salone della sua nuova abitazione. Lussuoso abbastanza per rendere onore al casato dei Boscawen ma non eccessivamente pomposo per rispettare le volontà degli sposi.

I bambini correvano come matti qua e la giocando e ridendo, seguiti dalla piccola Sophie Enys che, con passi malfermi, cercava di star loro dietro e di essere coinvolta nei giochi dei 'grandi', le altre due neonate dormicchiavano fra le braccia delle madri, Catherine aveva capito che il suo fidanzatino londinese non era affascinante quanto Jeremy ed era tornata a tormentarlo e il povero Gustav ci aveva riprovato con Clowance, ricevendo un sonoro due di picche, tanto che Ross si era trovato a provare compassione per lui e aveva chiesto a Demelza quanto ci avrebbe messo a riguadagnare dignità e a rinunciarci.

Lei lo aveva guardato civettuola, seduta sul divano con accanto Margarita e sua figlia. "Non deve rinunciarci, in amore non si dovrebbe mai farlo finché c'è speranza. Come abbiamo fatto noi?".

Era vero, in fondo né lui né Demelza ci avevano mai rinunciato davvero, quindi perché doveva farlo Gustav?

Chiamato per un brindisi da Falmouth, Dwight e dagli altri uomini presenti, Ross si allontanò per andare al tavolo dei liquori mentre Demelza, incuriosita dalla piccolina di Margarita, si chinò a sfiorarle la guancia paffuta. Era una adorabile, grassottella bimba bionda dalle guance piene e rosee. "E allora!? Riuscirà ad avere un nome prima di sposarsi?".

Margarita, che negli anni aveva mantenuto la sua naturalezza e semplicità ma era riuscita a crescere e diventare forte ed indipendente, rise. "Ah, ma lei un nome ce l'ha! Un nome splendido, che ho avuto in mente fin dal primo giorno in cui ho scoperto di essere incinta! Non potevo scegliere nome migliore e ho aspettato questo giorno per dirlo, perché voglio sia una dei tuoi regali di nozze".

Curiosa, Demelza la fissò senza capire mentre anche Caroline si avvicinò, con Melliora fra le braccia. "Uno dei miei regali di nozze?".

Margarita fece un sorriso dolce. "Se c'è qualcuno a cui vorrei lei somigliasse da grande, quella sei tu Demelza. E lei si chiama così, Demelza. Io ed Edward siamo stati d'accordo da subito su questa scelta. Se noi esistiamo, è perché tu e Hugh ci avete aiutati ad essere 'NOI'. E Hugh ti amava e io ti adoro ed entrambi, lui di la e io quì, sappiamo di doverti molto. Dare a mia figlia il tuo nome, è il meno che potrei fare".

Spalancò gli occhi, commossa, incredula e felice. Santo cielo, nessuno aveva mai pensato di dare il suo nome a una bambina ed era così bello, eccitante e incredibilmente elettrizzante pensare di essere stata da modello per qualcuno... "Come me? Ma... non ho un nome nobile e sicuramente Demelza non fa parte dei nomi dei tuoi avi e tua madre...".

Margarita, con un gesto veloce, mise la piccola Demelza in braccio alla Demelza grande. "Ha un nome suo, solo suo nella famiglia. E mia madre è sua nonna, indipendentemente da come lei si chiama. Ci è rimasta male ma ho giocato d'astuzia, ho imparato a farlo negli anni, ricordandole che il nome scelto appartiene a Lady Boscawen e che tu sei superiore a noi, nella società. Forse non è ancora contenta del tutto ma ha visto la cosa come un voler aumentare il prestigio di mia figlia e con questo pensiero, ci si è consolata".

"Hai giocato sporco!?" - le fece notare divertita, Demelza. "Ma ti ringrazio, è un onore per me".

"Lo è anche per lei..." - rispose Margarita, sfiorando la mano della piccola.

Misero Demelza e Melliora sul divano e le neonate si sfiorarono le manine, mentre le tre donne ridevano, osservandole con gli occhi lucidi. Il futuro era davvero lì, davanti a loro.

"Manca solo Isabella-Rose" – fece notare Caroline. "Magari farà parte della compagnia a Natale, come fecero i gemelli nascendo due settimane prima per partecipare all'evento e ricevere i regali".

Demelza si accarezzò il ventre. "Dovrebbe nascere ad inizio gennaio, dubito succederà prima. Non aspetto due gemelli stavolta".

Margarita e Caroline si guardarono in viso, ridendo. "Vedremo, vedremo, i bambini adorano i regali...".

Demelza fece per ribattere ma Ross, arrivato alle sue spalle, la cinse per la vita, attirandola a se. "Posso requisire mia moglie?".

Mia moglie... Quelle parole le fecero venire un brivido di gioia... "Dove vuoi portarmi, Ross?".

Lui guardò fuori dalla finestra. Si stava facendo buio ed era ora che, da bravi sposini, si dirigessero a casa per avere un pò di pace e tranquillità solo per loro. "Lord Falmouth e Lady Alexandra si sono offerti di tenerci i bambini per questa notte e direi di approfittarne intanto che Demian ritiene divertente la cosa, prima che cambi idea".

Caroline strizzò l'occhio ad entrambi. "Scappa Demelza, il piccolo principe cambia idea subito su certe cose".

Lei sorrise, arrossendo, immaginando e desiderando la SUA notte di nozze, sola, con Ross, con tutto il mondo fuori dalla loro casa per qualche ora. "Vado ragazze, grazie di tutto!" - sussurrò, abbracciandole commossa.

Margarita rise. "Sbrigati e sparisci! Io e Caroline per ora siamo tipo due mucche che producono latte a tutte le ore del giorno ma tu, per qualche mese, potrai ancora sentirti donna".

"Esatto" – borbottò Caroline, sbuffando e fingendo cinismo verso le sue due biondissime e stressantissime bambine.

Demelza salutò tutti loro e poi gli altri ospiti, abbracciò i suoi bambini con la promessa di andare a riprenderli il giorno dopo per pranzo, lasciò i servi da Falmouth per aiutarli nella gestione dei piccoli e poi, dopo aver abbracciato Alix forte, come una figlia abbraccia una madre, si avviò a braccetto con Ross verso la porta.

I bambini li rincorsero, sull'uscio.

"Buona notte mamma, buona notte papà" – esclamarono, per la prima volta tutti uguali, tutti parte di una vera e legale famiglia.

"Buona notte e domani vieni subito!" - ordinò Demian alla madre. "Io ti aspetto!".

"Certo amore" – gli disse, baciandolo sulla fronte.

Clowance ridacchiò, guardando Jeremy con aria maliziosa. "Si sbaciucchieranno tutta sera?" - chiese nell'orecchio del fratello, a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero e i due interessati arrossissero.

Jeremy non rispose e fischiettò con indifferenza, Valentine lo guardò senza capire ma non osando chiedere e Daisy, che aveva altri pensieri, si avvicinò seria. "Papà Ross, adesso che sei mio papà davvero tutto quanto, dai capelli ai piedi, dobbiamo fare un segreto nuovo ogni giorno! Domani che si fa di nascosto da mamma?".

Demelza guardò Ross divertita, fingendo di stare al gioco. Si mise le mani sui fianchi e, con sguardo fintamente severo, lo guardò. "Già, che si fa domani di nascosto dalla mamma?".

Ross la baciò brevemente sulle labbra. "Se è di nascosto, tu non devi saperlo, mi pare logico!".

Daisy parve soddisfatta e dopo averlo abbracciato, lo lasciò andare con la sua mamma.

I bimbi li salutarono e poi Prudie e Jane corsero a riprenderli per portarli dentro casa. La festa per loro continuava nella dimora dei Boscawen, per gli sposini a Nampara...


...


Era romantica Nampara, silenziosa e intima.

Da quanti anni non si trovavano lì, da soli? Completamente soli?

Durante il tragitto di ritorno non avevano parlato molto, forse ancora frastornati da quanto successo o forse desiderosi di trovare in quel silenzio la pace e la serenità data da quel sì e dall'assenza delle parole sostituite dalla stretta delle loro mani, che li stava dolcemente cullando ad ogni passo.

Erano tornati a piedi, col vento che faceva svolazzare il suo abito da sposa. Avevano incontrato alcuni minatori strada facendo, che li avevano salutati con un cenno della mano e sguardi incuriositi e poi, come in un tacito accordo, avevano percorso l'ultimo tratto di strada scendendo nella loro spiaggia.

Si erano tolti le scarpe e, a piedi scalzi, avevano camminato sulla riva, con l'acqua che sfiorava loro le caviglie e i gabbiani che svolazzavano in alto nel cielo, sulle loro teste.

Arrivati sulla soglia, senza dirle nulla, Ross l'aveva presa in braccio e lei aveva riso per quel gesto romantico da romanzo a cui non era abituata, spezzando quel lungo silenzio.

Avevano riso insieme come per tanto, troppo tempo, non avevano saputo più fare e poi si erano guardati negli occhi e si erano baciati, a lungo, talmente a lungo che a Demian non sarebbe piaciuto affatto, se li avesse visti...

"Bentornata a casa, signora Poldark..." - le aveva sussurrato Ross, labbra contro labbra.

E lei sentì di nuovo quel brivido lungo la schiena, di emozione e d'attesa per ciò che sarebbe stato di lì a pochi minuti. Loro, Nampara, la loro stanza e tempo, tempo da concedersi unicamente per vivere l'amore.

Ross l'aveva portata in camera e con estrema dolcezza, come se fosse stata di cristallo, l'aveva appoggiata sul letto, guardandola con desiderio e amore. "Sei bellissima, davvero".

Lei si rigirò nel letto, annusando il profumo di sapone di lavanda delle lenzuola. "Una sposa con un abito bianco che forse non merita, incinta e col pancione... Devi davvero amarmi molto, per vedermi bellissima... O sai mentire bene".

Ross si sedette accanto a lei, scompigliandole schersosamente i capelli. "Se fossi bravo a mentire, avrei Westminster ai miei piedi. Invece ho la cattiva abitudine di dire sempre ciò che penso".

Demelza sorrise, maliziosa, torcendosi una ciocca di capelli fra le dita. "Già, testardo, risoluto e che non sa accettare compromessi... E io amo tutto questo e non lo cambierei mai. MAI ti cambierei, Ross".

"E io non cambierei nulla di te, mai ho desiderato farlo!".

Ross si chinò su di lei e i loro visi, a pochi centimetri, si sfiorarono. "Demelza...".

"Cosa?".

"Dimmi che è tutto vero! Che non stiamo sognando... Ho bisogno di sentirtelo dire".

Lei sorrise dolcemente, facendo scivolare l'indice della mano sulla sua cicatrice, piano, in una delicata carezza. "E' tutto vero, siamo davvero quì. E siamo Ross e Demelza Poldark. Ancora, per sempre... E nella vita non ho mai desiderato altro e non esserlo, anche se mi sono successe tante cose meravigliose a cui non rinuncerei mai, è stato come vivere a metà".

Lui annuì. Vivere a metà era il termine esatto, ciò che aveva provato lui stesso sulla sua pelle. Anzi, non aveva vissuto affatto e ora voleva tornare a farlo. Si chinò su di lei, la baciò con passione e le sue mani fecero scivolare dalle sue spalle il vestito.

Voleva vivere, amare, amarla.

E avrebbe iniziato subito a farlo.

  
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