Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: katyjolinar    20/09/2019    5 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Urla di soldati all'attacco arrivavano ovattate alle sue orecchie.
Le mura erano altissime, si vedeva lontano. Di fronte a lui c'era l'inizio di una fila di Giganti, che si allontanava fino a una grande scimmia, poi si avvicinava di nuovo al muro, dall'altro lato.
Guardò la grande scimmia, mentre questa prendeva dei sassi e li tirava contro i soldati a cavallo che correvano verso la scimmia, che sembravano formichine da dove lui guardava.
Doveva fermarla.
Strinse le maniglie delle spade che aveva tra le mani e lanciò le corde, per spostarsi in aria.
Colpì il primo Titano, fece una capriola in aria e lo uccise tagliando dietro la testa, poi andò sul secondo e fece lo stesso.
Le voci dei soldati erano lontane, deboli, coperte da altri rumori; lui era concentrato su quello che doveva fare.
Un'altra capriola, un colpo, un altro Gigante ucciso. La scimmia è sempre più vicina.
Vedeva sangue ovunque, e aveva paura.
Paura di perdere, paura di cadere...
Ma era determinato, doveva continuare.
E finalmente eccola lì, vicinissima.
Saltò, fece una piroetta, si preparò a colpire.
Era terrorizzato, non sentiva più le voci dei soldati, il nitrire dei cavalli, ma doveva continuare, doveva colpire la grande scimmia.
Tese le braccia, strinse i pugni attorno alle spade, il collo peloso dell'animale era vicinissimo...
Levi si svegliò, con un sussulto.
Singhiozzò, prendendo il ciuccio, caduto vicino alla sua manina mentre dormiva e rimettendoselo in bocca, per poi asciugarsi le lacrime che ancora gli bagnavano le guance.
Si tirò su, guardandosi intorno attraverso le barre della culla. La stanza era buia, a parte la tremolante luce delle torce che filtrava dalla porta socchiusa che dava sul corridoio.
Sentiva ancora la paura del sogno, e voleva essere consolato.
Afferrò una delle traverse della culla e si mise in piedi sul materasso, poi allungò la manina verso il bordo superiore e lo strinse forte. Papà gli aveva già detto più volte che non doveva farlo, che era pericoloso, ma a Levi in quel momento importava poco, voleva solo scendere dal letto.
Si tirò su, issandosi con entrambe le manine, fino ad arrivare a cavalcioni sul bordo, poi, con attenzione, scese dal lato opposto, mettendo a terra i piedini nudi.
In silenzio sgambettò verso la porta, fermandosi all'ingresso della stanza quando sentì qualcuno avvicinarsi.
Sbirciò fuori, vedendo zio Jean e zio Reiner arrivare e fermarsi davanti alla loro camera, appena tornati da una visita a Ymir.
La sua piccola Ymir, una bimba tanto dolce quanto testarda, che lui avrebbe voluto seguire sempre, che voleva proteggere da tutto, anche se non era ancora grande e forte come il suo papà.
Li guardò, restando nascosto, notando che si erano fermati al lato della porta, abbracciati e impegnati in un bacio che per il bambino era meraviglioso, perché voleva dire che si volevano tanto bene e si sarebbero protetti a vicenda.
Attese che i due entrassero nella loro camera, poi corse alla porta accanto alla sua, la spinse con entrambe le manine e si affacciò, sbirciando dentro.
Nella penombra della stanza distinse subito il letto, al centro di una delle pareti laterali, quindi si avvicinò e si arrampicò tra le coperte, per poi sedersi al centro e osservare i due occupanti.
Il suo papà era steso di lato, con i capelli sparsi sul cuscino, e la zia Mikasa era addormentata accanto a lui, protetta da un abbraccio dell'altro.
Si volevano tanto bene, Levi lo vedeva, e voleva vedere il suo papà felice. Però aveva sentito dire dagli altri che erano testoni, che non volevano stare più vicini; era per questo che a volte faceva i capricci con loro, perché voleva che fossero vicini come gli altri.
Gattonò sul letto, poi afferrò il polso del papà, cercando di spostarlo. Voleva mettersi a dormire con loro, nel posto più sicuro che conosceva, così che potessero proteggerlo dalla grande scimmia se fosse tornata nei suoi sogni.
Riuscì a spostare il braccio, per lui pesante, e infilarsi in mezzo a loro, creando piano piano lo spazio per sé.
Ma queste manovre fecero sì che Eren si ritrovasse sul bordo del letto, e che, poco dopo, cadesse sul pavimento, svegliandosi sul colpo.
"Ma che caz..." sussurrò, rimettendosi in piedi e guardando verso il letto "Levi? Ma insomma! Quante volte ti ho detto di non scendere dalla culla da solo! Sarei venuto io da te se chiamavi!"
"Cubo, dada. Retto qui." spiegò il bambino, accoccolandosi contro Mikasa, che si era svegliata appena aveva sentito Eren cadere.
"Dai, Eren, torna a dormire." suggerì la giovane "Ha avuto un incubo e vuole solo essere consolato da suo padre."
Il giovane sospirò, scuotendo la testa, e si stese di nuovo al suo posto, quindi baciò la testa del figlio, poggiandogli una mano sul braccino con fare protettivo.
"Gnotte, dada... Gnotte mama..." sussurrò il piccolo, tranquillizzato, rimettendosi il ciuccio in bocca e scivolando subito nel mondo dei sogni.
Il mattino seguente, quando Eren si svegliò, si trovò di fronte i due ancora addormentati. Mikasa era stesa su un fianco, con i corti capelli spettinati come solo lei riusciva ad averli di prima mattina, e teneva Levi stretto a sé, il quale dormiva sereno, col ciuccio in bocca e la guancia appoggiata al naso della ragazza.
Avevano la stessa espressione serena, e a guardarli bene anche alcuni lineamenti del volto coincidevano. Se non fosse stato per i caratteri orientali dell'amica, i due avrebbero potuto passare per madre e figlio.
Mikasa aprì gli occhi, incrociando lo sguardo del ragazzo.
"Ciao." la salutò Eren "Ti conviene andare a farti la doccia, intanto che sveglio questo monello. Oggi dobbiamo andare al Palazzo Reale, sarà una lunga giornata."
La giovane annuì, alzandosi e indossando la vestaglia sopra la camicia da notte, per andare a prepararsi, mentre l'amico prendeva con delicatezza in braccio il figlio, per svegliarlo e prepararlo per la giornata.
Levi si strofinò gli occhietti, guardando il giovane uomo, per poi stringerlo forte mentre lo riportava in camera sua per prendere l'occorrente per la doccia e il cambio.
Nel frattempo, qualche stanza più in là, Annie si era appena svegliata.
La prima cosa che aveva percepito era il braccio muscoloso di Armin attorno al suo fianco, e la sua mano poggiata sulla pancia della giovane, quasi a volerla proteggere.
Si girò, per poterlo guardare, mentre il sonoro russare indicava che il biondo era ancora profondamente addormentato.
I capelli, corti, erano scompigliati, sparsi sulla fronte, e il volto, i cui lineamenti oramai mostravano il raggiungimento dell'età adulta, aveva l'espressione fanciullesca dell'Armin che aveva conosciuto anni prima.
Riportò alla mente quel periodo, quando lei era entrata, dopo tre anni di addestramento, nel Corpo di Gendarmeria, mentre la maggior parte dei suoi compagni, spinti soprattutto dalle nobili parole di Eren, avevano deciso di arruolarsi nell'Armata Ricognitiva.
Armin era poco più che un bambino, quando lo aveva conosciuto, un bambino buttato nel mezzo di una guerra che aveva deciso di combattere in prima linea, nonostante le scarse doti fisiche. E lei era una guerriera, con una missione da compiere; non era importante l'età, non a Marley, lì doveva crescere in fretta, doveva dimostrare di essere fredda e spietata, non doveva avere rispetto per la vita di esseri inferiori quali le avevano detto essere la gente di quell'isola.
Poi li aveva conosciuti, aveva passato con loro molto tempo, anche se stava sempre sulle sue, e aveva capito che non erano ciò che pensava fossero.
Aveva dovuto uccidere delle persone, compagni, aveva dovuto cercare di completare la missione, ma non era stata capace.
E quando si era risvegliata aveva capito di aver avuto una seconda possibilità, che avrebbe potuto essere felice nel poco tempo che le restava.
Ma mai avrebbe pensato che sarebbe vissuta più di quanto credesse, mai avrebbe pensato di scoprire quello che aveva scoperto due settimane prima, quando, nel giorno del suo ventunesimo compleanno, invece di morire per il termine della vita dei titani, era sopravvissuta, portando avanti il miracolo della vita.
Era incinta, aspettava due gemelli dall'uomo che amava, e questa nuova consapevolezza, queste nuove vite che sarebbero nate entro pochi mesi, avevano rafforzato quel legame che si era già dimostrato molto forte.
Armin smise di russare e aprì gli occhi, mettendo a fuoco il volto della compagna.
Si sorrisero, scambiandosi un tenero bacio.
"Buongiorno. Come stai oggi?" chiese il giovane, sfiorandole delicatamente la pancia."
"Ho un po' di nausea, ma ora passa." rispose lei, accoccolandosi contro il suo fianco.
Il biondo le baciò la fronte e la strinse ancora cinque minuti, prima di alzarsi e prepararsi per la giornata.
"Sei sicuro che sia in caso che venga pure io?" chiese Annie, mettendosi seduta "Oggi festeggiate l'arrivo al mare... e noi eravamo ancora nemici a quel tempo..."
"Tu a quel tempo eri chiusa nel bozzolo, per quanto mi riguarda non eri più nostra nemica." la rassicurò Armin, preparando l'alta uniforme "E poi l'invito è anche per i consorti. Tu non verrai in quanto vecchia nemica, ma in quanto mia compagna, e madre dei miei figli."
La giovane sospirò, sfiorandosi la pancia. Ancora non riusciva a crederci di essere incinta; senza contare che tutti si erano prodigati per proteggerla, visto il pericolo che correva in caso di fuga di notizie.
Si riscosse quando sentì le labbra del compagno sulle sue, calde e dolci, quindi gli sorrise dolcemente, si alzò dal letto, prese i vestiti e andò a lavarsi e prepararsi per la giornata.
Poco dopo si ritrovarono nel cortile, pronti per partire, i ragazzi in alta uniforme, a parte Reiner, che era in borghese ma comunque molto elegante, e le ragazze in abito elegante corto, tutti e tre color crema con finiture verdi, con gradi e mostrini per le due militari, preparato dalla sartoria di corte per l'occasione, a parte Hanji, che indossava un elegante tailleur con pantalone dello stesso colore degli abiti delle giovani. Perfino Levi era agghindato per l'occasione, con una perfetta riproduzione dell'uniforme del padre fatta su misura e la vecchia medaglia appesa al collo, a modi cravattino.
Si fermarono davanti alla carrozza, e il comandante dell'Armata Ricognitiva passò a rassegna i suoi ufficiali.
In silenzio ispezionò le uniformi e gli abiti di tutti, aggiustando il colletto dello spolverino di Connie, poi il nodo al cravattino di Reiner, e lisciando lo scialle rosso che Mikasa indossava sopra il vestito. Arrivata di fronte a Eren e Levi si soffermò sul bambino, fece un grande sorriso e gli baciò la guancia.
"Sei così bello che ti mangerei tutto!" esclamò, e si rivolse agli altri "Su, saliamo in carrozza, il viaggio è lungo!"
Salirono in carrozza e si misero in viaggio, arrivando a destinazione dopo qualche ora.
Nonostante mancasse tempo alla festa, alcuni degli ospiti erano già a palazzo. Tra questi c'era Kiyomi Azumabito, la lontana parente di Mikasa proveniente da Hizuru, la quale andò subito loro incontro appena li vide.
Si fermò di fronte alla ragazza, la quale teneva in braccio Levi, che la stringeva con fare protettivo e guardava la donna in modo vagamente ostile.
"Sapevo che saresti venuta anche tu." esordì la diplomatica orientale "In fondo è la vostra festa di apertura al mondo, quindi è normale che la vostra regina abbia invitato chi ha reso possibile tutto questo."
"Questo è il posto dove sono nata." rispose la giovane "Lo proteggerò ad ogni costo, come ho già fatto in passato, e non lascerò la mia terra per seguirla al suo paese, come le ho già detto."
"Ti vergogni tanto di essere una Azumabito?" domandò l'altra "È per questo che tieni sempre nascosto il simbolo?" indicò con lo sguardo il polso di Mikasa, fasciato da un guanto lungo, coordinato con l'abito.
"Non lo tengo nascosto perché mi vergogno, ma per rispetto verso mia madre, che mi ha chiesto di non mostrarlo in giro." disse la ragazza, mettendo a terra il bambino, che prese la sua mano, insieme a quella di Eren "Ora mi perdoni, ma dobbiamo andare a salutare Sua Maestà e la principessina."
"Aspetta, Mikasa, solo una cosa!" la fermò Kiyomi "Sai che il nostro clan è in via d'estinzione? C'è davvero bisogno di te, di una nuova matriarca per gli Azumabito."
La giovane non rispose, riprendendo a camminare, conducendo con pazienza il bambino che sgambettava accanto a lei e al padre.
Raggiunsero Historia, salutarono lei e la piccola e passarono del tempo con loro a chiacchierare, mentre Levi coccolava Ymir, prima che venisse portata a dormire all'inizio della festa.
Poco dopo la sala iniziò a riempirsi degli ospiti internazionali.
Oltre a Kiyomi, erano presenti diplomatici dal Medio Oriente e Oriente, dai Paesi del Nord, confinanti con Marley, ed anche da oltre il Grande Oceano, in una variopinta festa di colori, tonalità di pelle e capelli.
Levi correva per il locale, sotto gli occhi vigili del padre e dei suoi amici, che si forzavano di intrattenersi con questo o quell'ospite, in un clima cordiale e formale.
In sottofondo una piccola orchestra diffondeva una musica continua e rilassante.
Sasha si era seduta in un angolo, e parlava con la moglie di un ospite, anch'essa incinta, mentre Connie restava in piedi accanto a lei, quando videro avvicinarsi un ragazzo con l'alta uniforme del Corpo di Guarnigione, con i capelli rossi e una medaglia del Corpo di Ricerca uguale alle loro appesa al collo.
"Oh, guarda chi si vede!" esclamò Connie, facendo un passo verso di lui "Buonasera, Floch. Quanto tempo! Che ci fai qui?"
"Ah, Connie Springler." lo salutò l'altro "Se non ricordo male faccio parte anche io del gruppo degli Eroi di Shigashina, e l'invito era rivolto a tutti e nove... anzi, otto, visto che il vostro Capitano è morto durante la vostra ultima missione."
"Pensavo avessi chiuso con la Ricognitiva." commentò Sasha, congedatasi dalla ospite e avvicinatasi al compagno "Visto che il Capitano ha salvato Armin al posto del Comandante Erwin."
"Infatti è così, ragazza patata." ammise Floch "Ho chiuso con voi, per questo sono tornato alla Guarnigione. Però vedo che ve la spassate, nonostante tutto."
Sorrise sarcastico e allungò la mano verso il pancione della giovane, che non raggiunse perché Connie gli afferrò il polso.
"Non toccare mio figlio e la mia ragazza." ringhiò, mangiucchiandosi nervosamente un'unghia "Oppure potrei non rispondere più di me stesso... E ora rischi grosso anche con me, non solo con Eren o Armin."
L'altro si liberò dalla presa e, dopo aver scambiato con il giovane uno sguardo truce, si allontanò borbottando.
Nel frattempo, all'altro lato della sala Jean e Reiner parlavano con una diplomatica orientale di mezza età, vestita con un elegante sari dalle tinte floreali, sorseggiando del vino.
"Devo ammettere che l'esercito di Paradis sforna proprio dei bei ragazzotti, e anche quello di Marley!" esclamò la donna, dando loro delle amorevoli pacche sulle guance "Le vostre ragazze sono fortunate."
"Eh, sì, mi sento fortunato a stare con un ragazzo come Reiner." ammise il giovane di Trost, passandogli un braccio attorno ai fianchi.
"Oh, quindi voi due..." commentò la signora, indicandoli alternativamente "Ma dai, non importa, siete una così bella coppia!"
I due sorrisero, leggermente imbarazzati, ma uno sguardo d'odio rivolto verso di loro da parte di un diplomatico del Medio Oriente fece cambiare d'umore Reiner, il quale si congedò da Jean e dalla donna e uscì nel cortile.
Il compagno sospirò, scusandosi con la diplomatica, e si guardò intorno.
Notò i suoi amici Connie e Sasha al centro della sala, abbracciati stretti, per quanto il pancione della fanciulla le permettesse, e muoversi lentamente al suono dell'orchestra, scambiandosi di tanto in tanto un bacio, stesso valeva per Armin e Annie, che sembravano essere in un mondo tutto loro; poco più in là, invece, nei pressi del buffet, Eren e Mikasa stavano avendo una discussione, e sebbene sembrassero calmi e parlassero a voce bassa, si vedeva che erano molto tesi. Come se non bastasse, Levi, seduto su una poltroncina accanto a Hanji, li fissava con sguardo preoccupato e allo stesso tempo spaventato, tanto che a stento stava trattenendo le lacrime.
Ma una violenta emicrania lo investì, tanto che dovette aggrapparsi al tavolino accanto a lui. Capì subito che cosa stava succedendo, si congedò velocemente dalla signora in sari e uscì dalla stessa porta da cui era uscito il suo compagno, trovandosi all'ingresso del cortile.
Trovò Reiner accanto alla porta, con la schiena poggiata al muro e lo sguardo fisso nel vuoto.
"Reiner! Che succede? Stai bene?" chiese, preoccupato, afferrandogli delicatamente la nuca con una mano per poterlo guardare negli occhi.
"Jean... io che ci faccio qui?" sussurrò, in tono sofferente "Alcuni di quelli mi conoscono, io... ho annientato i loro eserciti per conto di Marley. E poi questa è la vostra festa per la libertà, che io dovevo togliervi. Io qui sono di troppo..."
"Ma cosa dici? Tu non sei di troppo!" lo rassicurò, avvicinandosi ancora e afferrandogli le mani "Ascolta, mettiamola così: se non fosse stato per il vostro attacco a Shigashina forse oggi non staremmo festeggiando questo giorno. Sei stato un nostro nemico, ma adesso ti sei pentito e sei un nostro alleato... e sei la persona che amo di più al mondo, dopo Ymir; credi davvero che starei mai con uno se non fossi certo che è una brava persona? Per quanto riguarda le occhiatacce, quelle erano rivolte anche a me. Da quando siamo aperti al mondo ho capito una cosa: troppa gente giudica le persone in base alle preferenze sessuali. Stai tranquillo che nessuno ti vede come il Titano Corazzato."
Il biondo si passò una mano sugli occhi, respirando profondamente.
"Io... Jean, perdonami... non sai quante volte in questi mesi ho avuto il pensiero di chiedere a Eren, Armin o Connie di divorarmi..." confessò.
Jean scosse la testa, unendo le loro fronti. Aprì bocca per parlare, ma Levi lo interruppe, correndo da loro e abbracciandogli le gambe, in lacrime.
Si abbassò e lo prese in braccio, controllando che non si fosse fatto male e cullandolo.
"D... Dada e Mika tigato..." riferì, tra le lacrime "Mika piagge... io no voio, dada vole bene Mika, e Mika vole bene dada... io voio loro cini cini come te e tato Rene, ma dada dice no può... Mika dice va via se lui no dice lei cose."
"Okay, giuro che questa volta, se mi capita tra le mani, farà molta fatica a rigenerarsi!" ringhiò il ragazzo di Trost "Non capisco che gli prende! Dannazione, ha fatto piangere due persone con il suo cazzo di modo di fare!"
Eren comparve sulla porta in quel momento; aveva visto il figlio scappare e lo aveva seguito, ma quello che non si aspettava era di trovarsi attaccato al muro, preso per il bavero da Jean.
"Tu, stupido idiota!" ringhiò "Fino adesso abbiamo sopportato il tuo procrastinare sul confessare i tuoi sentimenti a Mikasa, ma ora hai rotto! Hai pure fatto piangere tuo figlio per questo! Ma che cazzo di padre sei?"
"Mollami, faccia da cavallo!" si liberò l'altro " Non accetto prediche da chi ha aspettato che fosse tardi per confessarsi!"
"Io l'ho fatto tardi, ma l'ho fatto! Tu stai rendendo infelici due persone, tra cui tuo figlio!"
"Che cosa vuoi che faccia? Può anche essere che lei sia guidata dell'Ackerbond e che sia tutta un'illusione!"
"Non è un'illusione! Lei è innamorata di te, e tu sei innamorato di lei, quindi ora fila da lei e diglielo, oppure vuoi davvero che se ne vada?! Quella Azumabito è sempre piuttosto insistente, se non vuoi che ceda e la segua devi farti una mossa!"
Eren si liberò malamente dalla presa, riservandogli un'occhiataccia, quindi spostò il suo sguardo su Mikasa, di spalle dal lato opposto del salone, quindi guardò Levi, in braccio all'amico, che ancora singhiozzava.
Esitò ancora un secondo, quindi rientrò, percorrendo la sala a grandi falcate e fermandosi alle spalle dell'amica. Le prese delicatamente un braccio ma lei lo strattonò via, girandosi e guardandolo con odio.
"Che vuoi ancora?" ringhiò la ragazza, rabbiosa "Lasciami in pace, domani farò le valige e me ne vado!"
Il ragazzo scosse la testa, cercando le parole giuste per farle cambiare idea, senza trovarle. Quindi la trascinò al divanetto libero più vicino, la fece sedere e si mise accanto a lei.
"Tu non vai da nessuna parte!" disse, afferrandole saldamente ma con delicatezza il volto.
Mikasa aprì la bocca per replicare, ma quasi le mancò il fiato, perché Eren la coinvolse in un bacio che tutto era tranne che casto.
"Tu non vai da nessuna parte..." ripeté il giovane, a fior di labbra "Non senza di me."
La baciò di nuovo, focoso ma dolce, senza più frenarsi, sentendola ricambiare con la stessa passione.
Levi si avvicinò, salendo in braccio al padre e interrompendo quel momento di tenerezza. I due lo guardarono e il piccolo indicò la giovane con fare speranzoso.
"Mika mama?" chiese.
"Per il momento è solo la mia ragazza." rispose Eren, scompigliandogli i capelli.
"Sì, tesoro, sono la tua mamma, se lo vuoi!" acconsentì la bruna, dandogli un buffetto.
Historia, in quel momento, camminò verso il centro della sala, attirando l'attenzione su di sé. Si guardò intorno e fece un respiro profondo.
"Signori, innanzitutto vi ringrazio di essere qui in questo giorno speciale per la nostra nazione." esordì "Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza i ragazzi della Ricognitiva, oggi presenti. E vorrei che due di loro si avvicinino... tenenti Eren Jaeger e Jean Kirschtein, per favore, venite qui."
I due ragazzi si guardarono, quindi fecero qualche passo, fermandosi di fronte alla giovane Regina.
"Vedete, oggi è il compleanno di Jean, e la scorsa settimana è stato quello di Eren. Per questo ho deciso di fare loro un regalo." continuò, avvicinandosi al cerimoniere "In realtà è una cosa che avrà anche il resto del loro gruppo, ma per loro sarà anticipato, come mio personale regalo."
Prese delle mostrine dal vassoio del cerimoniere e si avvicinò nuovamente ai due ragazzi, staccò i gradi di tenente dalle uniformi e le sostituì.
"Congratulazioni, Capitano Jaeger e Capitano Kirschtein." concluse, congedandoli.
I ragazzi le fecero il baciamano e tornarono ai loro posti, tra gli applausi degli ospiti.
Eren prese in braccio Levi e baciò per l'ennesima volta Mikasa.
Era strano, tutto era cambiato in meglio, avrebbe dovuto farci l'abitudine, ma almeno non era solo, non più.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: katyjolinar