Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: etienne86    21/09/2019    7 recensioni
A volte ci rubano qualcosa di importante e crediamo di aver perduto tutto. A volte i sogni si infrangono davanti alla realtà e sentiamo solo il fallimento. A volte un raggio di sole torna ad illuminare la nostra vita. Un tesoro, che qualcuno ha custodito per noi, tenacemente, negli anni. Da lontano.
Insomma, la solita storia molto ferma, molto intro, e per le mie corde, molto OOC.
Ringrazio fin d'ora Elisa per le sue fanart.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
31- Verità 31- Verità


Rimase ad  Auxerre oltre il tempo necessario.

Ultimò gli ordini, prese accordi con i vari commercianti e a stento resistette alla tentazione di rinchiudersi nella taverna e spendere così il tempo che gli restava prima di fare ritorno a casa. Fu il ricordo di Estelle a fermarlo. Il suo sguardo pallido e sereno continuava ad riaffiorare  nella sua mente, popolava i suoi sogni, riportando alla luce il dolore di quella perdita.
Perché torni da me, Estelle? Vieni per dirmi cosa fare?
Sapeva che al suo ritorno a Chablis, Oscar avrebbe preso una decisione e tentava in ogni modo di posticipare quel momento. Ma quando venne l’alba del giorno della festa, non potè più rimandare. Ritirò dalla sartoria un ultimo pacco per lord Weston, che si era tanto raccomandato perché glielo portasse personalmente, montò a cavallo e lo spronò energicamente in direzione di Chablis. Per l’intero tragitto non alzò lo sguardo dalla criniera del suo baio, i cui contorni si offuscavano ogniqualvolta le lacrime gli riempivano gli occhi. Il dolore che provava si mescolava alla sensazione che qualcosa sfuggisse alla sua comprensione. Continuava a tornare con la mente alle immagini degli incontri tra Oscar e Fersen in quegli ultimi giorni: non solo alle parole, ma a tutti quei gesti così intimi tra loro, considerato il fatto poi che non si vedevano da diversi anni. Capiva che in ogni frase pronunciata dal conte svedese fossero contenuti diversi messaggi, alcuni indirizzati unicamente ad Oscar, e non in modo aperto e convenzionale.  Senza rendersene conto, la sua memoria cominciò a rielaborare i racconti di Oscar, del suo passato, soprattutto i punti dove questi si interrompevano…
Fersen…il suo rapporto con la regina…la sua ferita al braccio…la fuga in Normandia…la decisione di vivere come un uomo…
Ad un tratto, istintivamente, le sue braccia serrarono le redini ed il suo cavallo si fermò, scrollando il capo per il fastidio.
Tutto gli sembrò chiaro, talmente evidente da chiedersi come non lo avesse compreso prima.
Oscar e Hans…i sentimenti che lei nutriva nei suoi confronti avevano visto la luce, Fersen li conosceva.
Una mano che non può più ferire con la spada, ma può cogliere un fiore e regalare carezze…
Ricordava quelle parole, mentre le ripeteva tormentandosi appena giunta alla domaine. Lei si era concessa di lasciare che il suo cuore di donna si esprimesse…e se ne era pentita. Non riusciva a comprendere tutte le sfaccettature della vicenda, ma era certo che questa esperienza l’avesse profondamente ferita.
E poi il suo arrivo a Chablis! Il Generale Jarjayes non avrebbe mai rinunciato alla carriera militare della figlia, cresciuta da sempre come il suo erede. La menomazione al braccio non le aveva impedito di ricoprire un’alta posizione di comando…no…c’era dell’altro, qualcosa che, stravolto dal suo insperato arrivo, non aveva domandato.
Era geloso di questo antico amore?
No, gli era chiaro che fosse il silenzio di Oscar a ferirlo.
Perché?
E Fersen, nonostante si preoccupasse unicamente del suo cuore, votato da sempre a Maria Antonietta, non aveva esitato a fare uso del suo fascino e del suo ascendente su di lei per sostenere le sue argomentazioni.
Bastardo…
Spronò il cavallo, col cuore in subbuglio e i battiti accelerati, in preda ad una nuova angoscia.
Deviò all’ultimo per la tenuta di Lord Weston, consegnò sbrigativamente il pacco del sarto ad uno dei domestici, senza attendere di essere ricevuto dal padrone di casa. Infine si diresse verso la tenuta De la Borde, lasciando la strada principale, attraversando la radura dove era avvenuto il suo primo incontro con Oscar.
Non dovevo andarmene così, senza approfondire le sue intenzioni…lasciando campo libero a Fersen ed a tutte le sue storie!
Fu allora che li vide. Dal crinale della collina scorse due sagome a cavallo dirette in senso opposto al suo, verso Auxerre. Oscar davanti con Caesar, lo svedese dietro di lei, con un bagaglio leggero. Probabilmente i loro bauli li avrebbero seguiti in carrozza nei giorni successivi.
Calcolò mentalmente la possibilità di raggiungerli, ma in quel punto la pendenza del sentiero non gli avrebbe consentito di lanciare il cavallo al galoppo…e poi…l’avrebbe fermata se lei avesse deciso di tornare a Versailles?
Si aggrappò con tutte le sue forze alla speranza che non fosse vero, che Oscar stesse solo accompagnando per un tratto il suo ospite…voltò il cavallo e si diresse velocemente verso casa.
Giunto alle scuderie vide Sebastiane venire tutto festante verso di lui.
Gli chiese qualcosa riguardo a certi dettagli della festa, ma Andrè non riuscì a fare altro che mettergli in mano le redini del cavallo e intimargli di togliere la sella e sistemarlo.
Si diresse a grandi passi verso la dimora, avvertendo alle sue spalle la delusione del figlio per i suoi modi bruschi.
Spalancò la porta di casa e cominciò a guardarsi attorno, senza sapere neanche lui cosa cercare. Entrò nello studio e nelle cucine, entrambi vuoti. Allora salì le scale e vide Muet uscire dalla camera di Oscar. Lo fissava in silenzio, con l’aria di chi fosse stata colta in fallo. Chiuse la porta alle sue spalle e istintivamente vi si fermò davanti, quasi ad impedire il passaggio.
Si guardarono per qualche istante, poi Andrè la allontanò lentamente e premette la maniglia.
Non ebbe bisogno di entrare. Rimase accanto a Muet un secondo, prima che questa si allontanasse rapidamente, silenziosa come sempre. 
Gli armadi della camera erano spalancati…i cassetti aperti…vuoti…
Si voltò verso la toelette: niente spazzola, nessuna boccetta di colonia..
Le immagini che seguirono furono confuse. Le scale, le urla di richiamo di Sebastiane, il volto imperscrutabile di Muet, la porta, il giardino e poi sempre più lontano, tra i filari di vite, a perdifiato, fino alla sommità della collina, sotto la quercia dove aveva rinvenuto il corpo esanime di Estelle…solo quando ebbe finito la sua folle corsa, solo lì, si lasciò cadere sulle ginocchia e pianse liberamente, con tutte le forze che aveva in corpo, prendendo a pugni e strappando l’erba sotto le sue mani.
Dopo un periodo di tempo che a lui sembrò interminabile, intervallato dai suoni del campanile di Chablis via via che passavano le ore, si riprese, richiamato dalle urla di Sebastiane che invocavano il suo nome.
Lo raggiunse a metà strada; il  ragazzino era tutto trafelato ed evidentemente confuso dal suo comportamento. Non gli sfuggì l’aspetto sconvolto del padre.
“Sono qui, Sebastiane” lo salutò quando lo raggiunse. Si era già cambiato, indossava l’abito buono ed aveva i capelli perfettamente pettinati. Gli sorrise per tranquillizzarlo. Avrebbe avuto tempo per dare spiegazioni, quello non era il momento.
“Non dirmi niente…lo so, è tardi…devo cambiarmi…”
Gli passò rapidamente davanti e senza aspettarlo si diresse alla domanine.
Si scoprì a compiere i gesti consueti come un burattino senz’anima: salì le scale, entrò in camera sua, guardò senza curiosità i vestiti per la festa che Muet aveva preparato sul suo letto e si spogliò rapidamente per sciacquarsi. Immerse completamente la testa nel catino colmo d’acqua, cercando refrigerio per i suoi occhi così stanchi, e si sollevò con uno scatto veloce, lasciando che le gocce scivolassero dai suoi capelli sul suo volto e sulla schiena. Osservando la sua immagine nello specchio notò dietro di lui una boccetta viola appoggiata sul suo cassettone.
Si avvicinò e la prese tra le dita: era il profumo di Oscar, un’essenza lievemente muschiata ma con una nota dolce, di rosa, che avrebbe riconosciuto ovunque.
Sollevò il tappo e l’avvicinò per sentirne l’aroma: le immagini del corpo nudo della giovane riaffiorarono immediatamente, insieme alla percezione della sua pelle liscia sotto le sue dita…Tutte cose che ormai facevano parte del mondo dei ricordi….
Lo ripose sul mobile, chiedendosi con quale intenzione Muet glielo avesse lasciato lì.
“Padre!”
La voce di Sebastiane lo riportò alla realtà.
“Siete strano da quando avete fatto ritorno da Auxerre…” fece una pausa, ma Andrè non aggiunse nulla.
“Spero che sia andato tutto bene…che non ci siano cattive notizie…”
“No, tranquillo figliolo” rispose voltandosi. Non voleva rattristarlo in una giornata che era seconda solo a Natale quanto a gioia per suo figlio.
Il ragazzo gli allungò un biglietto ripiegato.
“Oscar mi ha detto di darvelo stasera”
Rimase un attimo sospeso così, poi Andrè allungò a sua volta la mano e prese il foglio.
“Grazie Sebastiane…ora puoi andare, se vuoi”
Il figlio esitò un secondo, poi uscì.
Quando il rumore della stampella di Sebastiane si perse del tutto aprì il foglio.
Una sola parola e la sua firma.
Aspettami!
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: etienne86