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Autore: A_Typing_Heart    21/09/2019    2 recensioni
Ichigo Kurosaki è uno studente di una prestigiosa scuola maschile, ma nutre dei dubbi sulla strada che ha sempre considerato essere quella adatta a lui: diventare medico come il padre. Allontanandosi dalla scuola per riflettere si ritrova in uno squallido locale mandato avanti da un barista dai modi bruschi e dall'aspetto bizzarro; ma più frequenta quel posto e quell'uomo più Ichigo scopre una nuova prospettiva sulla sua vita e sulle sue scelte.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Sosuke Aizen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Grimmjow...»
Grimmjow si alzò da solo da terra ignorando completamente le braccia di Ichigo che si offrivano di sostenerlo. Si passò il dorso della mano sul labbro e sotto il naso che sanguinava, si appoggiò al tavolo e barcollò verso la stanza da bagno.
«Dobbiamo andare in ospedale...»
«Sta' zitto, Kurosaki...»
«Hai preso dei brutti colpi... li hai notati o no?»
«Sta' zitto.» gli ripeté lui, con una voce debole che metteva sincera angoscia. «Non è niente di grave...»
«Questa è una stronzata, e lo sai!»
Grimmjow non rispose sparendo dentro il bagno e poco dopo Ichigo sentì il getto della doccia aprirsi. Era palese che non poteva stare bene: non aveva preso un semplice scivolone sull'erba bagnata, era stato un pestaggio brutale. Non era una buona idea che si facesse una doccia e non serviva un medico per esserne consapevoli. Un brutto colpo preso dietro il collo preoccupava Kurosaki in modo particolare e aveva avuto l'impressione che fosse stato sul punto di svenire quando si era appoggiato al tavolo.
Ichigo si avvicinò alla porta e scostò la tenda guardando dentro. L'aria fredda che veniva da fuori aveva provocato molto vapore a contatto con il getto caldo della doccia, ma vedeva bene la sagoma nuda del ragazzo. Si stava passando lentamente la mano sul collo.
«Kurosaki, non fare il cazzo di guardone... chiudi quella tenda.»
«Sai bene perché ti sto guardando, e non è per spiarti.»
«Non crollerò a terra morto da un momento all'altro... risparmia la tua morbosa attenzione per qualcuno che se la merita.»
Ichigo venne vagamente infastidito dall'espressione "morbosa attenzione", ma sapeva che non c'era nulla di morboso o di malato nel cercare di impedire che un essere umano si arrecasse più danni da solo di quanti non ne avesse subiti da altri. Non chiuse la tenda e rimase con lui senza distogliere lo sguardo, non voleva perdere il minimo preavviso di cedimento per poter intervenire al bisogno.
«Kurosaki...»
La sua voce lo distrasse, tanto era assorto in un flusso di pensieri poco nitidi. Era immerso in remote considerazioni sull'avvenuto di poco prima, sulle possibilità che davvero il colpo al collo non avesse avuto conseguenze o era soltanto concentrato su frivolezze come il fatto che era la prima volta che vedeva un uomo nudo che non fosse il padre?
«Perché mi stai chiamando Grimmjow?»
«Cosa?» domandò Ichigo, che aveva perfettamente capito la domanda, ma non sapeva rispondere.
«Prima, là fuori... e anche poco fa... mi hai chiamato Grimmjow... perché?»
Fu molto stupito di rendersi conto che era vero, e anche prendendo qualche secondo non seppe trovare una pronta replica. Aveva adottato il nome che usavano per lui quei ragazzi, ma per quale motivo? Era anche molto più complicato del più breve e immediato Jay. Grimmjow sembrava più arrabbiato per questo che per qualsiasi invasione della privacy precedente, e lo guardava come aveva guardato quei ragazzi in bianco. Lo fissava come un grosso felino selvatico pronto all'attacco e in un lampo di comprensione capì che cosa stava pensando.
«Io non c'entro con quelle persone!» esclamò Ichigo quasi indignato. «Non li conosco, non sono loro complice!»
«... So che non sei uno di loro... sentirei la puzza di uno come loro lontano venti metri...» disse Grimmjow, ammorbidendo la sua espressione e tirandosi indietro i capelli azzurri bagnati. «Ma tu mi conosci come Jay, mi chiami così... perché ora usi quel nome?»
«Mi è sembrato... che fosse il suono che ti si adattava meglio.»
Ichigo si rese conto che la sua spiegazione non era né esaustiva né brillante, ma era forse il modo più diretto per esprimere quello che sentiva. Grimmjow era un nome mai sentito, strano, esotico in un certo senso, difficile da interpretare, che gli rimandava alle fiabe con i fratelli "Grimm" e al tempo stesso alla bestia oceanica del famoso film "Jaws", tutte caratteristiche che sembravano rievocare perfettamente il barista. Era affilato nei modi, ma capace di inattese gentilezza e cura; era strano, particolare, difficile da capire... Grimmjow era un suono perfetto per quell'uomo.
Grimmjow si limitò a sorridere senza la minima traccia di allegria e chiuse il getto della doccia senza alcun commento. Mosse qualche passo incerto verso la porta, poi gli occhi azzuri parvero annebbiarsi. Annaspò alla ricerca di un appiglio che non c'era, la mano scivolò sulla parete bagnata e Grimmjow piombò in ginocchio sul pavimento piastrellato. Ichigo reagì chinandosi a sorreggerlo prima che cadesse faccia a terra e fece fatica a trattenerlo, pesante, bagnato com'era e con la paura di toccare i lividi e le ferite. Lo strinse più saldamente sotto le braccia e lo trascinò con uno sforzo immenso fuori dal bagno fino al divano che fortunatamente era il mobilio più vicino. Prese il cellulare dalla tasca, pronto a chiamare i soccorsi, ma Grimmjow si era ripreso e gli afferrò il polso.
«Sto bene.» disse con un filo di voce così esile che si udiva appena.
«Tu stai crepando, Grimmjow.»
«Non voglio dottori intorno, è chiaro?» sbottò lui sforzandosi di sembrare più convincente sulla sua precaria salute. «Se ne vedo uno lo ammazzo e ammazzo anche chi l'ha chiamato!»
«Tu sei veramente una testa di cazzo.»
Per quanto futile, fu l'unico commento che riuscì a fare nella sua totale impotenza. Avrebbe davvero voluto chiamare, ma la furia di Grimmjow lo tratteneva. Era stato in carcere e il suo capo lo minacciava di rimandarcelo licenziandolo... poteva rischiare anche se fosse rimasto coinvolto con quei tizi violenti, forse, e per questo ci teneva che nessuno lo sapesse. Fu l'unica spiegazione che riuscì a darsi di tanta ansia.
Mise via il cellulare, notando solo vagamente le chiamate perse in doppia cifra, e si alzò lanciandosi alla ricerca della cassetta del pronto soccorso. Era certo di averla intravista nella credenza, e difatti lì la trovò in un angolo polveroso. Fu sollevato di scoprire che non era vuota e abbandonata all'oblio, conteneva alcuni medicinali, cerotti, cotone e garze. La portò sul tavolino accanto alla televisione, poi intraprese una seconda spedizione per recuperare uno straccio malandato e del ghiaccio dal congelatore. Grimmjow non lo aveva guardato per un solo attimo che avesse potuto notare: teneva gli occhi chiusi e si tastava il collo trattenendo smorfie di dolore.
«Mettici questo, testa di cazzo.» gli fece Ichigo irritato, piazzandogli sul collo l'impacco di ghiaccio.
«Ehi! È freddo!»
«Certo che lo è, stupido, è ghiaccio.» 
Grimmjow non ribatté e obbedì, visibilmente sollevato dall'effetto anestetizzante del ghiaccio. Ichigo aprì la scatola dei farmaci e si sedette sul bordo del divano, controllando le scatole aperte e le bottigliette.
«Dovresti tenere più disinfettante in casa... e tutte queste medicine sono scadute da un bel po', devi buttarle.»
«Kurosaki, ho mal di testa. Non mi va di sentire le tue lagnanze.»
«Bene, allora sto in silenzio, ma vale anche per te.»
Quando Grimmjow lo vide con il cotone imbevuto di disinfettante in mano, gli scoccò uno sguardo mortifero che non assomigliava neanche vagamente a quelli visti prima: sembrava volesse sbranarlo.
«Non ti azzardare a fare l'infermierina, Kurosaki, o ti caccio fuori.»
«Sarebbe abbandono di minore.» ribatté lui calmo ma risoluto. «Chiamerei la polizia e anche un'ambulanza... allora, preferisci me o poliziotti e medici?»
«Piccolo bastardo ingrato.»
«Dacci un taglio, Grimmjow.» gli intimò Ichigo, e afferrato il telecomando accese il televisore su un canale casuale. «Guarda la televisione e non ci pensare. Vuoi metterti qualcosa addosso? Hai freddo?»
«No.»
Grimmjow si sollevò appoggiandosi allo schienale con deliberata lentezza, sintomo del dolore che doveva provare in tutto il corpo. Spostò lo sguardo sullo schermo e non lo distolse più, con tale fissità degli occhi che dava l'impressione di essere perso in pensieri che poco avevano a che spartire con le immagini che aveva di fronte. 
Ichigo prese a disinfettare le ferite, anche quelle che avrebbero richiesto un intervento di sutura. Non c'era bisogno di essere medico come suo padre per accorgersene, ma Ichigo aveva un occhio allenato per le ferite anche grazie al lavoro del genitore. Procedette con molta attenzione tentando di usare i cerotti per chiudere le ferite più ampie. Suo padre gli aveva sempre vietato di aiutare nell'ambulatorio pediatrico di famiglia, rimproverandogli una mano troppo pesante: Grimmjow non era certo un bambino, ma si sforzò di essere delicato come non mai.
«Sei zitto zitto, che cosa stai guardando?» domandò per distrarlo da un'operazione che prometteva una certa razione di dolore aggiuntivo.
«Un film erotico.» disse lui.
Ichigo non aveva prestato la minima attenzione agli stimoli esterni alla sua incombenza e non aveva notato l'ansimare dell'attrice. Non riuscì a trovare un altro commento da fare e quando richiuse la ferita con il cerotto Grimmjow si lasciò sfuggire un lieve gemito. Fasciò il braccio ignorando le tre o quattro imprecazioni consecutive del suo paziente e solo quando ebbe finito lo guardò, scoprendo che continuava a guardare verso lo schermo con aria assente.
«Grimmjow, alzati... devi ingoiare queste, adesso.»
Ichigo gli porse due pillole, le uniche non ancora scadute, e Grimmjow le guardò come se gli avessero fatto uno sgarbo personale. Ichigo riuscì a stupirsi anche in quel momento del modo unico in cui lanciava gli sguardi.
«Che roba è?»
«Dovresti saperlo, sono medicine tue... avanti, prendile... ti passerà un po' il dolore e riuscirai a dormire.»
«Non mi fido, dottor Kurosaki.»
«Il dottor Kurosaki è mio padre.» tagliò corto Ichigo. «Ingoia queste cavolo di pillole o te le ficco in corpo da un'altra parte.»
«Non minacciarmi mai.»
Grimmjow prese le pillole e le ingoiò senza ulteriori polemiche, senza nemmeno un sorso di acqua e senza alcuno sforzo. Tornò a concentrarsi sulla televisione, anche se stava trasmettendo spot pubblicitari. Ichigo si ritenne soddisfatto e si alzò, gettando il cotone e le medicine scadute in un cartone colmo di bottiglie di vetro, cartoni di succo e cartacce che aveva l'aria di essere la pattumiera. Ripose tutto il salvabile nella cassetta e la rimise nella credenza.
«Hai freddo, Gri...?»
Lo guardò e si bloccò. Gli spot non erano ancora finiti e ci aveva messo poco più di un minuto a sistemare i farmaci, ma Grimmjow si era addormentato e respirava profondamente rilassato. Ichigo recuperò la coperta da sopra il letto e gliela stese addosso. Avrebbe voluto fare di più per aiutarlo, ma solo un medico avrebbe potuto fare meglio di così per quel massacro, e forse rimettere insieme i cocci di una vita già compromessa e i frammenti di un orgoglio infranto sarebbe stato ancora più difficile.


A giorno fatto Ichigo aveva ceduto al sonno, appoggiato sul tavolo verde. Non aveva il coraggio di svegliare Grimmjow con la richiesta di farsi accompagnare a scuola, e nemmeno quello di andarsene e lasciarlo solo in quelle condizioni. Dormì poco più di un'ora e poi una mano pesante lo svegliò scuotendolo.
«Kurosaki, cazzo, sono i tavoli che ti fanno venire sonno?»
Ichigo spalancò gli occhi e sollevò la testa immediatamente. Vide Grimmjow in piedi accanto a lui, vestito, con le chiavi della macchina in mano. I lividi sulle braccia, sul collo e sul viso erano diventati neri e violacei, ma restavano l'unica testimonianza del pestaggio di poche ore prima insieme alle medicazioni visibili.
«Se vuoi che ti porto a scuola, sbrigati, sto uscendo.»
«Uscen... ma cosa dici? Sei in grado di guidare e di lavorare, secondo te?»
«Chi credi che io sia, una specie di ragazzina?» domandò lui con aria mortifera. «Spicciati, marmocchio, voglio liberarmi di te.»
Senza aggiungere altro, Ichigo prese la giacca della sua uniforme dallo schienale della sedia, buttò la borsa in spalla e seguì il barista dai capelli azzurri fuori dal garage. Chiuse la serranda senza usare la chiave e salì a bordo dell'auto blu senza proferire verbo. Ichigo lo imitò e durante il tragitto tentò di sistemarsi la chioma spettinata con le mani. I suoi pensieri continuavano a oscillare tra la preoccupazione per la salute di Grimmjow e l'angoscia per quanto Ishida lo avrebbe torchiato al suo ritorno: non aveva scritto nulla ai suoi compagni di scuola per spiegare gli incredibili avvenimenti della nottata.
Svoltarono a un incrocio e il familiare cubo di ghiaccio nello stomaco si ripresentò alla vista di Ishida e Sado nel cortile, vicini al cancello dell'istituto, con i cellulari in mano e gli sguardi puntati tutt'intorno a loro. Ishida lo individuò per primo mentre Grimmjow accostava non distante dal cancello e i suoi occhi blu non lo persero un secondo mentre scendeva dal lato del passeggero. Un po' per rimandare il momento inevitabile delle spiegazioni, Ichigo si chinò sul finestrino aperto a metà e guardò Grimmjow, che non stava guardando né lui né la scuola o i ragazzi, bensì la strada.
«Grazie di avermi fatto stare a casa tua... e di avermi riportato a scuola in macchina...»
«Non mi piace lasciare debiti in giro.»
Prima ancora che Ichigo potesse afferrare che quella frase ambigua era una specie di ringraziamento, Grimmjow era già ripartito con una rumorosa sgommata. La Honda blu svoltò in direzione del locale e scomparve alla vista nascosta dagli alberi nell'angolo del cortile della sua scuola. Pochi istanti dopo anche il rombo del rumore si perse nella lontananza e nel chiacchiericcio degli studenti. Ichigo mosse un passo verso il cancello e si trovò faccia a faccia con Ishida. Il suo vago sorriso svanì come l'auto del barista.
«Posso spiegare.» esordì Ichigo, nervoso.
«Chi era quello?»
«Grimm... no, cioè... Jay... Jaeger.» balbettò lui, confuso.
«Chi?»
«Il barista... il barista del bar dove sono stato ieri a studiare.»
«Kurosaki, spero ti renda conto che io e Sado abbiamo rischiato molto per far credere a tutti che tu stessi a letto, piegato da un mal di pancia insopportabile.» gli fece notare Ishida, sistemandosi gli occhiali. «Non sei tornato nemmeno stanotte e ci siamo veramente preoccupati. Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate, Sado voleva uscire a cercarti di nascosto, e ora ricompari a scuola con quel tizio.»
«No, okay... mi dispiace di non aver avvertito, ma sono successe alcune cose... e lui mi ha solo dato un passaggio a scuola, tutto qui, davvero...»
La campanella d'inizio lezione salvò Ichigo da una posizione molto scomoda, perché neanche la soluzione del mistero della sua sparizione aveva per Ishida la precedenza su una lezione. Sado, dal canto suo, pareva essere già soddisfatto del suo ritorno sano e salvo. Entrambi seguirono Ishida verso la classe.
«Allora stai bene, Ichigo?» domandò Sado, lanciandogli un'occhiata.
«Oh... certo, sto bene. Mi dispiace avervi fatto stare in pena...»
Un violento borbottio di stomaco troncò la sua frase, e fu così sonoro che anche nel brusio della folla i suoi compagni e qualcuno degli studenti più vicini lo udirono nettamente. Si rese conto solo allora che stava morendo di fame; dopo il pranzo del giorno prima aveva buttato giù soltanto un'aranciata. Quasi come se lo avesse saputo, Ishida si fermò ed estrasse dalla borsa un fagotto di carta che conteneva tre sandwich con la marmellata di fagioli rossi.
«Tieni.»
«Tu vai in giro con del cibo nella borsa, di solito?»
«Tch... sapevo che saresti tornato per la lezione e ho pensato che forse non avevi mangiato, tutto qui.»
Ichigo fu piuttosto colpito da quell'inattesa attenzione, un po' come lo era stato dalla cura con cui Grimmjow aveva preparato per lui un'aranciata fresca. Sorrise ringraziandolo e addentò un sandwich alla svelta, seguendo i compagni in classe. Sedette al solito banco rimpinzandosi di mezzo sandwich alla volta, mentre Sado sedeva dietro di lui in ultima fila. Ishida sedette al banco accanto, cosa abbastanza inusuale, ma poi capì perché: si appropriò del suo quaderno di matematica e prese a confrontare i compiti. Aveva spesso quel bisogno di verificare che i suoi esercizi fossero corretti, specie se aveva avuto dubbi o difficoltà a eseguirli.
«Kurosaki, questi esercizi...»
Si interruppe bruscamente e Ichigo lo guardò per indagarne il motivo, quando lo vide pallido e molto nervoso. Lo stava guardando come se si aspettasse di vederlo vomitare degli organi interni da un momento all'altro, e Ichigo comprese il motivo solo seguendone lo sguardo. Si era appena tolto la giacca dell'uniforme e la sua camicia era macchiata di sangue. Si era sporcato quando aveva sollevato e trascinato Grimmjow ferito, ma aveva completamente dimenticato di doversi cambiare.
«Kurosaki, sei ferito?»
«No... no, tranquillo, Ishida... non è mio...» disse lui rimettendosi la giacca frettolosamente, prima che qualche altro studente notasse le macchie.
«Ichigo, che cosa è successo?»
Dopo quel piede in fallo e davanti alle facce preoccupate di Sado e Ishida, Ichigo seppe di non poter più tacere, o sarebbe stato coinvolto in fantasie ben peggiori della realtà. Sospirò e tentò di riordinare le idee, chiedendosi cosa poteva raccontare. Fu tentato di dire che l'aggressione a Grimmjow era accaduta nel bar per non dover ammettere di essere stato in piena notte a casa di un uomo sconosciuto. Era piuttosto equivocabile, specie se la causa di ciò era semplicemente l'essersi addormentato come un idiota per molte ore su un tavolo.
«Ero andato al bar, ieri pomeriggio... per studiare...» iniziò titubante, ancora indeciso se abbozzare i dettagli più compromettenti o no. «Mi sono addormentato sul tavolo fino a tardi, e quando mi sono svegliato i cancelli di scuola erano chiusi...»
«E quindi?»
«Quel sangue?» incalzò Sado.
«Ecco...»
Ichigo si passò la mano sulla faccia e si tirò indietro i capelli, sbuffando. Decise di dire la verità. Se fosse mai venuto fuori che non era come aveva detto, la menzogna avrebbe creato molti più equivoci di una strana verità, e poi non aveva niente da nascondere, aveva fatto il suo meglio, in buona fede.
«Non sapevo cosa fare o dove andare, così sono andato con Grimmjow a casa sua... voglio dire, con Jay, si chiama così, il barista.» si corresse; faticava a usare di nuovo il nome vero. «Una volta scesi dalla macchina...»
«Sei andato via in macchina, di notte, con un tizio che non conosci?»
«Avanti, Ishida...»
«È un comportamento incosciente, Ichigo.» convenne Sado. «E noi non sapevamo neanche dove fossi, se ti fosse accaduto qualcosa non avremmo saputo dove o chi cercare.»
«Ragazzi, avanti! Non sono un ragazzina, cosa poteva mai farmi?»
«Per quanto ne sapevi poteva portarti ovunque, poteva anche rapirti, porti l'uniforme di una prestigiosa scuola privata. Poteva credere che fossi di famiglia ricca.»
«Dateci un taglio, d'accordo? Certe cose non succedono così spesso, e io so difendermi benissimo...»
«Non è che ci nascondi qualcosa, Kurosaki?»
«Come, scusa?»
«C'è un motivo più... convincente... per cui sei andato a casa sua?»
«Cosa?!»
Ichigo era talmente indignato da quella domanda che non seppe come rispondere: provava la voglia di scoppiare a ridere e al tempo stesso di mandare Ishida al diavolo. In cerca di sostegno guardò Sado, ma restò sconcertato di notare che non sembrava affatto trovare la domanda esagerata o assurda. Come un idiota, Ichigo guardò dall'uno all'altro più volta, a bocca aperta ed espressione incredula.
«Kurosaki, senti... a me... e anche a Sado kun, certamente, non importa se tu... sei...» fece Ishida, pulendosi gli occhiali come sempre quando era nervoso. «Voglio dire, Sado kun, sarai d'accordo con me che se non è un caso che Kurosaki sia andato via con quel tipo, noi capiremmo...»
«No!» sbottò Ichigo, per poi riacquisire il controllo. «No, ragazzi, sul serio, siete fuori strada, okay? Ve l'ho detto, non sapevo cosa fare e mi ha ospitato da lui... pochi minuti dopo che siamo arrivati hanno bussato dei tizi, hanno discusso e lo hanno aggredito...»
«Sei stato coinvolto?» domandò Sado subito, dimentico del discorso precedente. «Sei ferito?»
«No, no... loro hanno preso di mira lui, si sono limitati a tenermi fermo perché non lo aiutassi... e siccome sono stato inutile, sono rimasto con lui per aiutarlo a medicarsi... il sangue... mi ha sporcato quando l'ho aiutato ad alzarsi... ma l'avete visto, sta bene, riesce a guidare...»
Uno strano silenzio accolse il suo racconto. Sado annuì e sembrò soddisfatto da quella versione dei fatti, Ishida invece lo studiava come a voler scoprire i segni visibili di una bugia. Qualcosa di istintivo suggerì a Ichigo che non era convinto del suo rapporto con Grimmjow.
«Ishida, non mi credi?»
«Non è questo, però... beh...»
«Se vuoi sapere se sono andato a letto con quello, chiedimelo da uomo a uomo.»
Ichigo era sicuro che a quella richiesta il compagno di classe avrebbe preferito ritirarsi dal confronto, ma Ishida lo guardò intensamente per qualche istante e il suo nervosismo parve dissiparsi.
«Kurosaki, hai un rapporto intimo con quell'uomo?»
«No.» rispose veemente Ichigo. «No, no e no
L'ingresso del professore calamitò l'attenzione di tutti e Ishida distolse lo sguardo controvoglia da lui. Impossibile capire se gli avesse creduto o meno, ma Ichigo si ripromise di tornare sull'argomento per chiarirlo e fugare ogni dubbio. Mentre attendeva il proprio nome letto durante l'appello però non poteva fare a meno di domandarsi che cosa avrebbe pensato Ishida, ma anche Sado, se non avesse omesso dettagli come la sua sorveglianza di Grimmjow sotto la doccia o il fatto che era rimasto nudo quasi tutto il tempo che avevano passato insieme.
   
 
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