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Autore: Mercurionos    21/09/2019    2 recensioni
Il sole stava lentamente calando nel mare di Alola. Selene riposava tranquilla sul verde prato di Akala e, accanto a lei, Iridio. Quante avventure avevano vissuto assieme? Quante ne avevano ancora da vivere? Quante ne avrebbero vissute... insieme?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Iridio, Moon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il sole lentamente era calato nel mare di Alola.
Melanconica, stavo accarezzando i miei capelli, poi spostai il mio sguardo sulla mia destra. Nel verde sottobosco della Giungla Ombrosa, Lui stava riposando accanto a me.
Si girò verso di me, e mi guardò dritta negli occhi. Lentamente, avvicinò la sua mano alla mia guancia, e mi accarezzò dolcemente.
Sulla sua mano, un segno di bruciatura ardeva ancora fortemente. Mi misi seduta, presi la borsa e tirai fuori un’Antiscottatura.
“Cosa fai?” Mi chiese lui.
“Se funziona per i nostri Pokémon deve di certo funzionare anche per te.” Azionai l’interruttore, spruzzando un po’ del liquido azzurrino sul dorso della sua mano. Strinse un attimo le dita, ma dal suo sguardo intuì che il dolore si era lenito.
Iridio si alzò in piedi e mi tese una mano. Leggermente imbarazzata, accettai il gesto gentile e mi feci aiutare ad alzarmi.
“Te l’avevo detto che la campionessa di Alola ci sapeva fare.”
“Infatti ti ho sconfitto come l’altra volta.”
Mi fissò impassibile, con il suo solito sguardo glaciale: “Comunque è colpa tua se sono dovuto venire fin qui per sfidarti, Selene. Si può sapere perché oggi non eri alla Lega?”
Forse presa dall’orgoglio e dalla stanchezza, gli risposi un po’ bruscamente: “Primo, non DEVO stare alla lega, immobile come un’idiota nella sala del Campione, ad aspettare che arrivi qualcuno a sfidarmi. Inoltre lassù fa un freddo herdier e non ho ancora trovato un negozio che mi vendesse qualcosa di più pesante di una cannottiera.”

Iridio si voltò, ma non era offeso. Lo guardai: stava sorridendo. Mi sforzai di ricordare l’ultima volta che avevo visto sorridere il ragazzo. Vederlo sorridere mi fece sentire strana, quasi in colpa di aver fatto scomparire lo sguardo da duro impassibile che si costringeva a mantenere.
“Sì, hai ragione.” Mi spaventò. Non era terribilmente furioso come al solito dopo una battaglia persa. Tutte, per quanto possa ricordarmi, nonostante fosse tra i migliori allenatori che abbia mai affrontato. “Tieni. Sei pronta adesso per questo.”
“Che- Che cos’è?” Iridio allungò la mano e mi porse qualcosa. Una Pokéball.
“Mia madre… Il suo desiderio di controllare i Nihilego… So che era una pazzia, ma non vuol dire che non fosse giustificato. È stato mio padre a confermare l’esistenza degli Ultravarchi e delle Ultracreature che vi transitano ma… Scomparve durante un esperimento. Tutto ciò che rimase al suo posto erano appunti riguardanti Nihilego. E Cosmog.”
Non stavo capendo molto, ma compresi le intenzioni di Iridio. Lentamente, ripensando al modo di comportarsi di Samina, del suo rapporto con Lilia e Iridio, tutto si fece più chiaro.
“L’ossessione di mia madre per gli Ultravarchi, per le Ultracreature… Credo che fosse l’unico modo che credeva possibile per ritrovarlo. È questo che credo. Che ho creduto per sopportarla, per sopportare la mia quotidianità.”
Guardai la pokéball che mi aveva dato. Iridio se ne accorse.
“Non è per scusarmi, né per qualche altro motivo, ma… Spero che lo accetterai come tuo compagno.”

Era un pokémon? Un regalo da parte di Iridio, un nuovo membro per la squadra? Primarina, Bewear, Salazzle, Palossand, Tsareena. Potrei aver bisogno di un altro pokémon forte per poter difendere il titolo di campionessa. Lanciai la pokèball verso l’alto: “Vai!” in quell’istante, Iridio vece un passo verso di me. Mi piacque, certo, ma il pokémon che mi aveva dato era così grande?
Una figura quadrupede, ben più alta di me, apparve davanti ai miei occhi. Riconobbi subito la forma appuntita del capo, il colore bronzeo dell’elmo che indossava. Era un esemplare di Tipo Zero.
Non sapevo cosa dire. Questo era il terzo ed ultimo Tipo Zero. Il primo era scappato, il secondo lo aveva trafugato Iridio. Ciò voleva dire che quello che stavo osservando era l’esemplare conservato nel laboratorio A. E Iridio l’aveva affidato a me.
“Ecco, prendi.” Mise la mano in tasca, e ne tirò fuori un cilindretto di plastica, contenente alcuni dischetti colorati. “Sono i dischi- le ROM per far cambiare il Tipo alla sua evoluzione. Io stavo usando quella Fuoco, se ti interessa.”

Il progetto Multitipo, il “Sistema Primevo”. Tutto quello che la Fondazione Aether era riuscita a comprendere dai testi antichi della Biblioteca di Canalipoli, a Sinnoh. “Com’è che l’hai chiamata? Sil-cosa?”
“Si chiama Silvally. Vedi di ricordartelo.” disse serio.
Presi il pokédex e svegliai Rotom: “Rotom, ho il nome del pokémon di Iridio: si chiama Silvally.”
Rotom saltellò per qualche istante in aria felice, catturando l’attenzione di Iridio: effettivamente non aveva ancora visto lo strano pokédex che mi portavo addietro da mesi. Rotom mi comunicò di aver registrato il nome del nuovo pokémon, comunicandolo al professore, poi ripiombò nella mia borsa.
“Credo che sei l’allenatrice adatta per questo Zero. Con te riuscirà finalmente a vedere il Mondo.”
Ero molto felice. Felicissima. Iridio si fidava così tanto di me. Non ebbi il tempo di capacitarmi della mia contentezza che mi accorsi che Iridio non aveva finito di parlare.
“E se pensi di farlo… Magari riuscirò a vedere il Mondo insieme a Te.”

Cosa stava succedendo?
Cosa mi aveva appena detto il ragazzo che avevo di fronte? Il ragazzo parecchio figo che avevo di fronte.
Lo osservai di nuovo, rossa quanto il vulcano Wela. Era lì davvero. Stava in piedi serio e con fare tenebroso come la prima volta che ci eravamo incontrati, non troppo distante da lì.
Continuava a guardarmi, aspettando una mia risposta, una reazione. Certo, come se il colore di tipo Fuoco della mia faccia non fosse abbastanza. Senza cambiare espressione, si spostò la frangia bionda dalla fronte, con il suo solito fare rapido e risoluto. Era in quel momento, quando avevo cominciato a sciogliermi, che riuscì a rispondergli.
“Vuoi… Cosa, con… Chi?”
“Se ti va, domani c’è la finale all’Arena Royale. Ho due biglietti.”
“Ma… E la Fondazione? Ora che tua mamma e Lilia non ci sono sei tu il presidente!”
“Ciceria se la cava bene anche senza il presidente. Inoltre preferirei diventare un allenatore ancora migliore, e con l’aiuto della campionessa di Alola…”
“Sì!”
“Sì?”
“Cioè sì! A me… Piacerebbe vedere il Mondo con… LA FINALE con Te. Tanto. Mi piacerebbe tanto…”
Iridio mi sorrise. Non distolse lo sguardo da me, e mi sorrise come non aveva mai fatto, chiudendo gli occhi e sorridendo sinceramente felice. Vederlo contento mi vece sussultare il cuore, ma ero arrossita. Troppo arrossita.

Lo guardai. La sua pelle bianca, illuminata dagli ultimi bagliori dorati del tramonto, stava cangiando colore. Era lo stesso colore che aveva Lilia il giorno che era partita per Kanto. Ma questa volta, la persona che avevo di fronte non era triste o dispiaciuta. Iridio stava ancora sorridendo.
Raccolsi tutto il mio coraggio, ripensando a quello che mi era successo da quando ero arrivata a Mele Mele. L’incontro con Lilia, la mia migliore amica; le sfide con Hau, che probabilmente stava mangiando una Malasada Maxi; le sfide contro i Tapu, contro il Team Skull, contro la Fondazione Aether; il risveglio di Solgaleo e Lunala, gli ultravarchi, le ultracreature.
Allungai il braccio, e afferrai la mano di Iridio. Lui aprì gli occhi, che riflessero gli ultimi sfarfallii aurei del sole, che sprofondò completamente nell’Oceano. Iridio mi guardò. Ero riuscita a sorprenderlo, e divenni ancora più felice.
Iridio strinse la mia mano con la sua, fissandomi con i suoi occhi verdi quanto le rare aurore serali di Alola. Nessuno stava parlando, ma i nostri sguardi comunicavano comprendendosi perfettamente.

“Ahi!” Iridio strinse la mano, ancora irritata dalla scottatura provocata dalla mia Salazzle.
“La mano! Scusa scusa scusa!”
Presa dal panico, infilai la mano nella borsa e tirai fuori una scatoletta di legno sottile. Presi una baccafrago, la sbucciai e misi la buccia sulla mano di Iridio, legandovela con un elastico che avevo rubato ai miei capelli.
“Stai bene con i capelli sciolti.”
Sentendo queste parole, divenni rossa come una baccamodoro. Strinsi forte la mano di Iridio dallo spavento, ma lui non mi disse nulla. Continuò a guardarmi.
Quando le luci del tramonto si erano quasi del tutto spente, ci accorgemmo del buio che ci aveva circondato. Iridio riuscì a prendere parola prima di me.

“Senti, io non ho ancora cenato. Se vuoi… Possiamo andare a mangiare qualcosa a Konikoni. Offro io.”
Adorai le sue parole. Stavo morendo di fame e non avevo assolutamente intenzione di lasciare la sua mano.
“Sì, mi piaci. MI PIACE l’idea. E poi mi devi ancora, cosa, diecimila dollari?”
“Diecimila e ottanta, a dirla tutta.”
Mi avvicinai a lui ancora di più. La mia idea funzionò. Iridio arrossì. Era tutto ciò che avevo bisogno di sapere.
“Non fa niente. Mi hai già ripagato.”
Lui mi sorrise, e spostò lo sguardo verso l’uscita del bosco. Lo accompagnai, contenta come non lo ero mai stata.
La luce del sole scomparve del tutto, lasciando spazio al chiarore bianco e puro della luna.
Guardammo insieme il cielo che si stava riempendo di stelle e il vento dell’oceano ci accompagnò sul nostro cammino.
“Te l’avevo detto che la campionessa di Alola è davvero eccezionale.”
 
Fine
   
 
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