Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: LazyBonesz_    21/09/2019    0 recensioni
Eren Jaeger si sta preparando per il college da tutta la vita, nascondendo la propria personalità per trovarne una nuova. Ma il tempo sta per scadere e gli rimangono un paio di mesi prima dell'inizio dell'anno. L'unica soluzione è usare come cavia del proprio piano Levi Ackerman, suo compagno di scuola.
***
A Levi Ackerman non piace quasi nessuno e la sua filosofia di vita consiste nel farsi notare il meno possibile e stare lontano da persone come Eren. E proprio il suo carattere sarà il motivo per cui verrà scelto nel suo piano strampalato: trovare la personalità adatta per affrontare al meglio il college.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Odiavo la cittadina dove vivevo. Un agglomerato di case grigie, tanto cemento e sempre le solite persone che giravano per le sue strade. Gli inverni erano freddi lì, e le estati così calde da rendere difficile uscire di giorno. Non che ci fosse poi così tanto da fare; i ragazzi si riunivano nell'unica tavola calda presente oppure nel pub che doveva avere almeno una cinquantina d'anni dove, tra l'altro, l'entrata era vietata ai minorenni. In estate era disponibile la piscina, una sorta di quadrato pieno d'acqua recintato da cemento. Neanche un po' di verde attorno. 

Solitamente era il luogo d'incontro dei più piccoli che ancora riuscivano a divertirsi con poco poiché quella era solo acqua e neanche così pulita. 

Odiavo quel posto più di tutti gli altri. Odiavo dover lavorare lì tutte le estati per guadagnarmi i soldi per il college, mettendo in ordine le sdraio e fingendo di essere un bagnino con il brevetto. 

La piscina apriva subito dopo la chiusura delle scuole e dunque non potevo permettermi neanche un giorno di vacanza.

Il caldo arrivava più o meno verso le nove del mattino perciò preferivo alzarmi prima per raggiungere la piscina con la mia bici sgangherata. Ancora non capivo come riuscisse a rimanere in piedi dopo tutti i colpi che aveva preso negli anni.
Pedalai svogliatamente lungo la strada, evitando le buche presenti. Vivevo nella parte più brutta della mia cittadina, lì le case erano ancora più grigie e rovinate, con macchie di umido e muffa e prive di riscaldamento o aria condizionata, e chi vi abitava non era gente molto raccomandabile. Ad esempio il mio vicino, un tipo strano che veniva da qualche paese slavo. Era enorme, pieno di muscoli e tatuaggi orribili. E aveva un pitbull, Roger, che mordeva chiunque litigasse con il suo padrone. 

Le abitazioni erano le meno costose della città, per ovvi motivi, e mia madre ne aveva trovato una alla tenera età di diciannove anni, quando ebbe il suo primo e unico figlio, me. 

Svoltai in un'altra strada, intravedendo l'insegna della piscina da lontano. Era un cartello che sembrava avere migliaia di anni tanto era sbiadito dal sole. 

Mentre mi avvicinavo iniziai a sentire della musica classica provenire da lì. Aggrottai la fronte confuso. Scesi dalla mia bici e capii che la melodia proveniva proprio dallo stanzino vicino alla piscina. Che fosse un ladro?
Il cancello era stato aperto con le chiavi dunque non poteva essere qualcuno che voleva rubare. Poi non c'era proprio nulla da rubare. 

Pensai che fosse il proprietario, il vecchio Shadis, ma non si faceva mai vedere in piscina, per questo aveva assunto me. E poi non era il tipo da musica classica. 

Lasciai la bici contro il muretto e raggiunsi la casetta, sentendo le note di un pianoforte rimbombare nelle mie orecchie. Chiunque fosse poteva degnarsi di tenere un volume decente perché mi sentivo come se fossi rinchiuso dentro un cazzo di strumento. 

Scostai la porticina rossa e mi ritrovai davanti quello strambo di Eren Jaeger mentre muoveva le dita come se fosse un direttore d'orchestra. 
Adocchiai la vecchia radio da cui proveniva la musica e la spensi di botto, facendo calare il silenzio fra di noi. Silenzio che ebbe breve durata considerata la parlantina del ragazzo. 

"Ah, Levi! Eccoti!", esclamò, girandosi verso di me. Aggrottai la fronte davanti al suo abbigliamento: una camicia bianca, pantaloni neri e scarpe eleganti, così lucide da potermi specchiare. 

"Non hai fottutamente caldo, moccioso?", domandai, sollevando un sopracciglio. L'afa della giornata iniziava a farsi sentire eppure non vedevo neanche una goccia di sudore sul viso di Eren. Osservandolo meglio notai che si fosse portato i capelli all'indietro con della gelatina. Sembrava fosse appena uscito da un teatro. 

Eren Jaeger era un tipo strano, molto strano. Ogni giorno sembrava avere uno stile diverso e un'altra personalità. Tutti quanti lo sapevamo a scuola ma io non ci facevo particolarmente caso, più che altro cercavo di ignorarlo. Non volevo proprio attirare la sua attenzione visto che agiva d'impulso e trascinava anche gli altri nelle sue idee bizzarre. 

Il mio mantra era: meno mi faccio notare meglio è. Odiavo essere al centro dell'attenzione, conoscere troppe persone per poi doverci parlare ed essere guardato. Mi facevo gli affari miei al contrario di Jaeger che urlava per i corridoi frasi strampalate senza nessun motivo apparente. 

Una volta aveva preso due suoi amici per le mani e aveva corso per il corridoio, imitando la scena di qualche film. Un altro giorno si era messo a recitare Shakespeare quasi urlando, attirando dei nostri compagni che avevano iniziato a ridere. L'ultimo giorno di scuola si era messo su una sedia e aveva gridato "oh capitano, mio capitano" al nostro professore di letteratura. Sfortunatamente avevamo proprio quella lezione in comune ma sarebbe stata anche l'ultima, considerato che fosse il nostro quarto anno. Beh, per lui il quarto, per me il quinto, essendo stato bocciato. Ma ciò che contava era che non lo avrei dovuto rivedere. Questo fino ad oggi. 

"Sto bene, mio caro Levi Ackerman", disse lui, curvando le sue labbra in un ampio sorriso. Scrollai le spalle e andai a prendere il fischietto che lasciavo sempre appeso nello stanzino, ignorando totalmente la presenza di Eren. 

Meno ci avevo a che fare, meglio era. 

Uscii dalla casetta per dirigermi alla sedia rossa da bagnino, sotto l'ombra di un ombrellone del medesimo colore. Mi sistemai e presi il telefono, cercando qualcosa da fare per far passare il tempo. 
Evidentemente non fui così fortunato perché sentii nuovamente la musica di poco prima, accompagnata da dei passi che sembravano proprio andare verso di me. 

"Lavoreremo assieme, Levi, sei contento di avere della compagnia?", chiese Eren, poggiando la radio nel tavolino in plastica vicino a me. Lo ignorai, senza neanche alzare lo sguardo. Iniziò a canticchiare la canzone, imitando il motivetto. 

"Potresti abbassare?", borbottai, bloccando lo schermo del mio telefono. 

"Sto cercando di imparare tutte le sinfonie di Beethoven", dichiarò lui, rimanendo in piedi al mio fianco come un'odiosa presenza. Iniziavo a infastidirmi. 

"A me non frega un cazzo di Beethoven quindi o l'abbassi o te la butto in acqua quella cosa."
Eren abbassò il volume ma continuò a canticchiare, muovendo la testa a tempo e restando ancora in piedi, sotto al sole del mattino. Era forse masochista? Poteva anche essere, considerato quanto fosse strano. 
Mi passai una mano fra i capelli, prendendo un respiro profondo, prima di provare nuovamente a parlare con lui. 

"Senti, possiamo fare così, facciamo dei turni. Un giorno vengo io, un giorno tu, okay?", dissi con calma, cercando di non urlargli contro, "quindi congratulazioni, oggi è il tuo giorno libero. Magari c'è qualche spettacolo a teatro. Ah no, non abbiamo un teatro."

Eren scosse la testa e si avvicinò a me prima di rispondermi. 

"Non si può fare, il buon vecchio Shadis ha detto che devo esserci ogni giorno e io voglio venire ogni giorno." 

"Shadis non viene mai a controllare, basterà che sia io o tu, non tutti e due."

"Ti dico che non si può fare, Levi. Ho bisogno di questo lavoro e di te, nello stesso momento", continuò, parlandone come se fosse una questione vitale. Alzai gli occhi al cielo e portai due dita sul ponte del mio naso, cercando di calmarmi. 

"Che diavolo significa che ti servo io?", domandai nonostante proprio non mi interessassero le sue stupide motivazioni. 

"Vedi, fra qualche mese andrò al college e sarà la tappa più importante della mia vita dunque sono anni che mi preparo. Sto cercando la personalità migliore per piacere ai miei futuri compagni e professori, ecco, ma non l'ho ancora trovata e il tempo sta scadendo", spiegò, riuscendo a confondermi ancora di più. Mi stava venendo un gran mal di testa e i bambini non erano ancora arrivati. 

"Jaeger, che cazzo stai blaterando? Non puoi crearti una personalità, è una cosa con cui si nasce", dissi, non sapendo bene perché mi stessi immischiando ancora di più nel suo discorso strampalato. 

"Ti sbagli. Ovviamente sono nato con una personalità ma non mi piace e quindi la voglio cambiare. Quando troverò quella adatta mi sforzerò di tenerla fino ad abituarmi, questo è il mio piano", conclude soddisfatto. 

"Non ho ancora capito il mio ruolo. Non puoi provare le tue mille personalità con i tuoi amici?"

"No, ovviamente no. A loro piaccio in qualsiasi modo, sono i miei amici. Ma se piacerò a te vorrà dire che avrò trovato la personalità giusta, dopotutto a te non piace quasi nessuno." 

Sembrava dannatamente convinto del suo stupido piano che prevedeva assolutamente la mia presenza. Il fatto di farmi gli affari miei mi si stava ritorcendo contro ed ero diventato la cavia del suo esperimento assurdo. Decisi di assecondarlo solo per zittirlo. 

"Okay, strambo, se ci tieni tanto a piacermi vai all'entrata per far pagare le entrate e lasciami in pace", dissi freddamente, sistemandomi meglio sulla sedia rossa, chiudendo gli occhi. Alla fine non era così male quella musica classica in sottofondo. 

Eren non rispose ma lo sentii allontanarsi e sperai che fosse per fare ciò che gli avevo ordinato. 

Ben presto iniziai a sentire delle voci acute attorno a me e fui costretto ad aprire gli occhi per controllare i primi bambini della giornata. Erano anni che facevo quel lavoro e ormai riconoscevo la maggior parte delle persone che frequentavano la piscina. 

Portai lo sguardo su Eren, seduto su una sedia in plastica bianca, raccogliendo i soldi delle entrate e sorridendo ampiamente ad ogni bambino. Ci sapeva fare con loro, lo notai da come ci parlava animatamente, facendoli ridere e permettendo loro di raccontargli qualsiasi cosa. Le mamme lo guardavano un po' stranite per l'abbigliamento ma avevano perfettamente ragione. 

Distolsi lo sguardo dal ragazzo e lo portai sulla piscina, sperando che nessuno decidesse di affogare all'improvviso. Me la cavavo con il nuoto, avevo anche fatto un corso veloce prima di iniziare a lavorare lì ma l'idea di buttarmi in quell'acqua piena di germi e pipì mi faceva venire il voltastomaco. Avevo dovuto farlo poche volte - si contavano sulle dita di una mano - e speravo che le cose rimanessero così. 

Con il passare delle ore il calore del sole era diventato insopportabile, anche stando sotto all'ombrellone. Potevo sentire l'afa della giornata come se avesse una consistenza fisica per quanto fosse fastidiosa. 
Ormai la piscina era piena e nessun altro bambino stava entrando poiché era quasi ora di pranzo. Guardai Eren ancora seduto sulla sedia, totalmente esposto ai raggi del sole, e mi fece pena. 

"Jaeger, vieni all'ombra o ti verrà un infarto!", esclamai, agitando una mano verso di lui. Non ero una persona cattiva, non volevo mica vederlo mentre stramazzava a terra. 

Il ragazzo sollevò il viso e incrociò il mio sguardo, mostrandomi i suoi grandi occhi verdi che risaltavano sulla sua pelle scura. Sicuramente non si sarebbe bruciato, al contrario mio che mi dovevo spalmare la crema solare ogni ora. 

Si allontanò dal muretto e mi raggiunse, prendendo posto sotto all'ombrellone rosso, continuando a rimanere in piedi. Sbuffai e gli indicai una sedia lì vicino che lui prese, usandola subito dopo. 

"Non riesci a fare qualcosa di testa tua?", borbottai, poggiando un gomito su uno dei braccioli della mia sedia, affondando la guancia nel mio palmo. 

"Cerco di essere educato", rispose lui. Alzai un sopracciglio, chiedendomi cosa ci fosse di educato nel stare in piedi al sole o da qualsiasi altra parte. 

Mi stavo annoiando parecchio così cercai di intraprendere un'altra conversazione con lui. 

"Quindi... Chi stai interpretando oggi?", chiesi. 

"Nessuno, sono sempre Eren", rispose lui, sorridendomi gentilmente. Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo, parlare con lui era impossibile. 

"Okay, moccioso, che personalità è questa? Sembri un damerino", commentai, studiando il suo pessimo outfit per un lavoro in piscina. 

"Ho sentito che molti ragazzi a cui piace la musica classica sono affascinanti. E di solito sono gentili, educati, studiosi. Forse essere così mi aiuterà nel crearmi delle buone amicizie al college. Per questo sono rimasto lì al sole, mi avevi dato un compito e lo volevo portare a termine per aiutarti", spiegò, parlando in un modo strano, come se fosse dannatamente entusiasta della sua idea. 

"E questi tipi di persone si vestono così con quaranta gradi all'ombra?", chiesi nuovamente, stupendomi del fatto che Eren continuasse ad avere un buon odore. 

"Non lo so, questa è solo una prova. Che ne pensi?", mi domandò speranzoso, fissandomi con i suoi grandi occhi verdi. 

Poggiai due dita sul mio mento, mordicchiandomi il labbro inferiore, pensando a che risposta dargli. Poi schiusi la bocca e parlai, "mi sembri un leccaculo che parla come un idiota", constatai, vedendo la delusione prendere posto sul suo viso. 


 

ANGOLO AUTRICE

Okay, avevo questo capitolo pronto da molto tempo, scritto quando ero in vacanza dai miei nonni senza nulla da fare. Sinceramente non mi hai mai convinta ma avevo immaginato Eren con un sacco di personalità da usare in vari racconti (il problema è che non trovavo nessuna trama carina da sviluppare) dunque ho deciso di usarle tutte in un'unica storia. Ah, poi ho preso spunto dal cartone Martin Martin dove questo bambino si sveglia ogni volta con un ruolo diverso e niente, spero possa piacere questa idea 🌺

E poi, avendo finito le altre mie due storie da qualche settimana (devo solo postare i capitoli), avevo bisogno di scrivere un po' di più prima di iniziare le lezioni

   
 
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