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Autore: Oblio    21/09/2019    0 recensioni
A volte finiamo per credere che i nostri colori possano combinarsi soltanto con altri simili, che non meritiamo parole di lino se abbiamo un’anima di cotone; ma non esistono calzini per le grandi occasioni, solo occasioni troppo noiose per portare quelli leopardati.
Ora che te ne sei andato, eccomi qui. solo, come un calzino dopo la centrifuga.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Centrifuga
 
Rimase veramente poco di lui dopo la tempesta.
Qualche colore sparso qua e là, eco di urla ormai perse.
 Sentì la pelle bruciare, lo scomparire di ogni speranza. Tessuto sfilacciato.
Come un calzino, pensò. E trovò assurdo l’aver formulato un pensiero tanto stupido.
Si dice che prima di morire, restino a ognuno sette minuti. Sette minuti in cui la mente rielabora quel che è stato, e che ora ha fine.
È così che voleva spendere i propri? Ovviamente.
Proprio come un calzino, uno di quelli poco sobri, con disegni fin troppo imbarazzanti. Uno di quelle paia che si ricevono a Natale e finiscono all’istante in fondo al cassetto. Calzini simpatici.
S’immaginò blu elettrico.
Oh, era tutto così blu-nero in fondo, dove stava.
Solo, freddo, steso sul pavimento. E lui?
Già. spesso si chiedeva dove fosse. Se portasse ancora i suoi colori, riverbero di baci di seta. Se ora gli calzasse meglio un altro…
 A volte finiamo per credere che ognuno di noi possa appartenere a una e una sola persona, la copia perfetta.
Finiamo per credere che i nostri colori possano combinarsi soltanto con altri simili, che non meritiamo parole di lino se abbiamo un’anima di cotone; ma non esistono calzini per le grandi occasioni, solo occasioni troppo noiose per portare quelli leopardati.
 Eppure quanto è bello stare bene, sentirsi al sicuro e al caldo tra tinte che giocano tra loro. Viola e giallo. Blu e oro.
 Allo stesso modo, impariamo a stare spaiati. Pupazzi a mano, facciamo sorridere chi ne ha bisogno, e lo specchio ci ringrazia. O almeno, questa è la speranza.
In quel momento, però, nemmeno quella gli restava.
 Il groviglio di pensieri che aveva in testa si fece più cupo, matassa senza capo.
Ricordò per un’ultima volta quanto bello fosse stato vestirsi di altrui bellezza. Farla propria, farne arte.
Ora rimaneva solo il blu.
Si guardò attorno, mentre i pensieri di tutti gli altri venivano raccolti. Dimenticato.
Provò ancora a riportare alla mente qualche ricordo dolce, almeno una cosa bella.
Ma perse il filo.
Tarme e rimorsi si fecero spazio nel suo petto, corrodendo quel che rimaneva di lui.
 Solo. Proprio come un calzino dopo la centrifuga.
   
 
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