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Autore: Darlene_    22/09/2019    6 recensioni
Il cane è il migliore amico dell'uomo, ma lo è anche per le streghe?
Storia scritta per la slot machine challenge indetta sul forum efp da juriaka
Ambientata tra la settima e l'ottava stagione
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rowena, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Storia scritta per la
SLOT MACHINE CHALLENGE
Indetta da Juriaka
Forum efp
 

 
Prompt 1: 4 trova un gattocane abbandonato. Non può prendersene cura, così lo lascia di nascosto davanti casa di 2 o 6
 



Randagi


 







Il freddo le si insinuava sotto il cappotto che continuava a stringersi al corpo. Sbuffò, nervosa per l’esito della riunione della Congrega; quelle stolte streghe avevano ancora una volta rifiutato il suo aiuto e Rowena già si preparava ad una crudele vendetta. Un camion dei pompieri saettò nella corsia accanto al marciapiedi, sollevando schizzi di fango che le sporcarono gli stivali. Trattenne a stento un impropero e strinse le labbra in una smorfia di disgusto. Non appena distinse il giallo di un taxi in quella grigia foschia alzò una mano, ma quello, troppo distratto o forse già impegnato, non la degnò di uno sguardo e proseguì la sua corsa. Un tempo gli avrebbe lanciato un incantesimo per bucargli le gomme, ma era diventata un po’ più matura e, forse, meno spietata di un tempo.
Arrivò davanti al suo palazzo quando ormai il sole era svanito all’orizzonte e dovette frugare a lungo nella borsa per trovare le chiavi. Le infilò nella toppa, ma invece di sentire lo scatto della serratura udì un mugolio. Si fermò all’improvviso. Il latrato diventò più forte e, per un attimo, temette che si trattasse di un cerbero infernale. Guardò l’uscio, illuminato a giorno, promessa di calore e relax, poi la strada, buia e polverosa. Ragionevolmente avrebbe dovuto rincasare, ma il suo lato oscuro prevalse, e si addentrò nella notte.
Dietro l’angolo della quarantaquattresima erano stipati bidoni dell’immondizia colmi fino all’orlo e alcuni barboni dormivano tra scatoloni e coperte rosicchiate dai topi. La donna trattenne il respiro, non abituata al tanfo della miseria umana e là, incastrato tra le maglie di una rete matallica, vi era un cane. Non si trattava di molosso degli Inferi, ma di un cucciolone dagli occhi azzurri come il cielo che la supplicavano, chiedendo disperatamente aiuto. Rowena restò ad osservare quella bestia pelosa con distacco: gli unici animali che le piacevano erano pipistrelli e ratti, che usava spesso negli incantesimi, ma i cani proprio non facevano per lei. Girò i tacchi, pronta a tornare a casa, già pregustando l’idea di un bel bagno caldo.
Un uggiolio, un altro e ancora. La donna si fermò. Perché non riusciva ad abbandonare quel cucciolo al suo destino? Provava una strana fitta là, dove un tempo vi era stato il suo cuore, stava forse diventando sentimentale? Cacciò quel pensiero con un gesto della mano, se aiutava quella bestia era solo per dovere civico. Con passo militare si avvicinò alla rete e la polverizzò con un incantesimo. Il cane, ormai libero di muoversi, le saltellò intorno, entusiasta. Cercò di cacciarlo via, ormai lo aveva aiutato, ma lui continuava a seguirla. Rowena emise un suono a metà tra un grugnito e uno sbuffo di rassegnazione ed aprì la porta di casa a quel randagio.
La convivenza non fu affatto facile: le streghe erano egoiste ed egocentriche, per nulla abituate a doversi occupare di un altro essere vivente e lei non faceva eccezione. Credeva che le uniche esigenze del cane fossero un bel bagno caldo e un materasso per dormire, ma scoprì ben presto che necessitava anche di altro, come acqua, cibo ed attenzioni. Il peggio, però doveva ancora arrivare, perché Rowena, ovviamente, si era dimenticata di portarlo a passeggio dopo l’abbondante cena e così, poco prima di mettersi a letto, mise inavvertitamente il piede nudo su qualcosa di morbido e scivoloso. Con uno schiocco delle dita fece accendere le luci e… Orrore! Cane (non si era scervellata alla ricerca di un nome più fantasioso) le aveva lasciato un regalino puzzolente. Quello era davvero troppo! Prese l’animale per la collottola, posizionandolo davanti a lei. Gli occhioni azzurri la guardavano speranzosi, alla ricerca di coccole o di un buon bocconcino.
“Cane.” Lo chiamò la strega, stringendo le labbra, cercando di contenere il tono rabbioso. “Ti ho salvato, dato da mangiare e lavato, mi spieghi perché mi tratti così?”
Il cucciolo mosse la testa lateralmente, con un’espressione così buffa che nemmeno quella donna dal cuore di ghiaccio riuscì ad ignorare. Posò una mano sul pelo morbido, grattandogli la pelle dietro alle orecchie, lasciandosi scappare un debole sorriso.
“Lo, so non è colpa tua. Sono io che non riesco ad occuparmi degli altri. Non sono paziente e non sopporto avere qualcuno tra i piedi, pensa che ho abbandonato persino quello sciagurato di mio figlio.” Si interruppe un attimo, ripensando al Fergus “Beh, in effetti non è poi stata una grande perdita, era davvero irritante!”
Si alzò da terra e andò verso la libreria alla ricerca di quel tomo di magia nera che era sicura di aver lasciato sul terzo scaffale. Lo prelevò, soffiando sulla copertina per eliminare la polvere.
Posandolo sul tavolo si rivolse nuovamente a Cane.
“Con questa magia tu scomparirai dalla mia vita, ma sono sicura che troverai una famiglia, qualcuno che ti voglia davvero bene e che ti sappia gestire.” Sfogliò numerose pagine e alla fine posò la sua unghia laccata su incantesimo scritto in latino. “Trovato!” Recitò le parole a voce bassa, con solennità, mentre la luce del lampadario cominciò a sfarfallare. Quando alzò lo sguardo l’animale non c’era più. Emise un sospiro di sollievo: anche quella era fatta!
 
 
Sam aveva bevuto troppo e dormito troppo poco: le occhiaie erano diventate parte integrante del suo look e la barba cresceva incolta sulle sue guance. Premeva l’acceleratore dell’Impala, concentrandosi sul rumore delle ruote sull’asfalto per non sentire i suoi pensieri. Aveva guidato per giorni senza una meta, lui solo, senza mai parlare con nessuno, fermandosi solo per i rifornimenti. Non aveva un posto dove andare, una casa in cui tornare, c’erano solo lui e quella macchina non sua. Dean non sarebbe tornato, non quella volta. Ormai non riusciva nemmeno più a piangere, forse aveva consumato le lacrime. Volse lo sguardo al sedile in pelle, dove un tempo sedeva per ore, osservando il fratello guidare.
Fu un attimo, una manciata di secondi in cui lo sguardo abbandonò la strada buia, poi l’impatto. Frenò all’improvviso, cercando di capire cosa avesse travolto.  Scese di corsa dall’auto, trovandosi di fronte agli occhi azzurri e sinceri di un cane. Teneva una zampa sollevata da terra, probabilmente rotta, e lo fissava speranzoso. Non era aggressivo, anzi, sembrava cercare qualcuno: forse anche lui era rimasto solo troppo a lungo. Sam lo prese in braccio e lo fece salire sui sedili posteriori, senza curarsi dei peli che avrebbe sicuramente lasciato sulla pelle (senza Dean nessuno si sarebbe lamentato dello sporco).
 
 
Senza nemmeno conoscere Sam Winchester, Rowena gli aveva salvato la vita. Quella notte, infatti, Sam aveva pensato di suicidarsi, ma Cane gli aveva dato uno scopo. Pochi giorni dopo cane si sarebbe chiamato Riot e il ragazzo avrebbe cominciato una relazione con Amelia, ma questo già lo sapete.








Sono passati... mesi (?) da quando ho pubblicato l'ultima volta in questo fandom, ma l'arrivo della quindicesima stagione mi ha portato una ventata di ispirazione e ho deciso di tornare nel fandom. 
Vorrei ringraziare immensamente Juriaka, perchè senza la sua challenge questo racconto non sarebbe mai nato. Noi ci rivedremo presto perchè ho intenzione di partecipare al writeober e indondare questo fandom di racconti :) 
Spero che Randagi vi sia piaciuta, a presto!
 
 
 
 




 
  
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