Fanfic su attori > Youtubers
Segui la storia  |       
Autore: Naomy93    22/09/2019    0 recensioni
Lui arriva all’improvviso.
Lui è l’incontro che non ti aspetti.
Lui è la fortuna più grande che possa capitarti.
(Fandom: Space Valley)
(Fanfiction pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4: Frank

 

Davide era un bambino maturo per la sua età.

O almeno, questo era quello che sentiva ripetere spesso alle persone attorno a lui, i suoi genitori in primis, e le maestre quando gli dicevano che il figlio si rifiutava di relazionarsi con i suoi compagni, preferendo passare il tempo con gli adulti.

Nonostante gli sforzi delle maestre nel cercare di farlo socializzare, l’unico risultato che ottenevano era quello di tenerselo a fianco, aprendo discorsi che, normalmente, sarebbero stati impossibili da aprire tra un adulto e un bambino di appena sei anni.

E Davide sentiva di essere diverso, ma per lui non era un vanto, solo una semplice verità.

Sapeva leggere e scrivere senza aver bisogno di aiuto, gestiva le litigate tra gli altri bambini in modo che la smettessero immediatamente, e trovava insensati buona parte dei loro comportamenti, specie quando i bambini scrivevano i bigliettini alle bambine per chiedere di fidanzarsi.

Uno di quei bigliettini arrivò anche a lui, da parte di un altro bambino, ma credette subito ad uno scherzo e lo buttò via senza pensarci tanto.

Poi non capiva perché alcune bambine, invece di accettare o rifiutare, semplicemente, andassero da lui a chiedergli quale risposta sarebbe stata meglio dare.

Davide non era un indovino, cosa ne poteva sapere?

Ci arrivò con il tempo a capire che le bambine, in realtà, volevano fidanzarsi con lui, cercando un pretesto per farlo ingelosire. Quella, però, era un’altra storia.

La sua vita era fatta così, e per quanto ne poteva sapere, gli andava bene.

Solo una cosa non sopportava: Le novità.

Quei momenti in cui capiva che qualcosa nella sua vita non sarebbe più stata la stessa e lui, lo volesse o meno, si sarebbe dovuto abituare.

Ecco, quello lo infastidiva terribilmente, perché le novità, spesso, non portavano nulla di buono.

Infatti, il giorno in cui la maestra entrò in classe seguita da un bambino mai visto prima, Davide iniziò a sbuffare.

Sperò fino all'ultimo che fosse suo figlio, o qualcuno che comunque non sarebbe rimasto, ma ogni speranza fu inutile.

<< Bambini, lui è Nelson! >> disse la maestra portandolo avanti.

<< Ma che nome è Nelson? È strano! >> urlò uno di loro.

Si misero tutti a ridere, compreso il bambino nuovo che affermò di avere il padre di origini straniere.

<< Nelson si è trasferito da poco qui, quindi siate buoni e fatelo sentire a casa, va bene? >>

<< Siii! >> risposero, chi con entusiasmo e chi meno, come Davide.

Si sentì comunque tranquillo nel vedere quello nuovo spedito due banchi dietro al suo, almeno non lo avrebbe avuto troppo vicino, ma la voce di Nelson non tardò a farsi sentire non appena la maestra iniziò a scrivere alla lavagna.

Per sua sfortuna, Nelson non ci vedeva da lontano e l’unica soluzione per aiutarlo, al momento, era quella di spostarlo al primo banco, proprio accanto a Davide.

Lui quel banco se lo era scelto con cura, apposta per rimanere da solo, e non disse “quella parola con la M” solo perché sua madre gli aveva vietato di usarla a scuola, però la pensò tantissimo nel vedere invaso il suo preziosissimo spazio personale.

Come se non bastasse, quello non ci vedeva nemmeno da lì, e non faceva che chiedergli cosa stesse scrivendo la maestra, arrivando ad un passo dal fargli perdere la pazienza.

Ma Davide era un bambino maturo, e dall'alto della sua maturità gli permise di avvicinarsi un po' di più per copiare dal suo quaderno. Almeno avrebbe smesso di chiamarlo continuamente.

<< Se non ci vedi, perché non ti metti gli occhiali? >> gli domandò sottovoce.

<< Non li metto perché non li ho! >> rispose l’altro seccato, cercando di copiare il più velocemente possibile.

<< Fai in fretta! >>

Fortunatamente, Nelson decise di alzarsi per andare a conoscere gli altri, a ricreazione, così Davide poté riappropriarsi del suo spazio e fare quello che gli piaceva più fare, ovvero niente.

Mangiare e non fare altro era ciò che avrebbe voluto fare da grande, poi fosse stato servito sarebbe stato anche meglio.

Suo fratello diceva che la vita non andava esattamente in quel mondo, ma per lui rimaneva comunque un bel sogno in cui sperare.

Finì il suo panino nella totale tranquillità, finché non si sentì colpire sulla testa da qualcosa.

Era una pallina di stagnola.

Pensò che quegli idioti dei suoi compagni si stessero di nuovo azzuffando, però vide che era tutto tranquillo, quindi decise di non badarci e andare a gettare tutto nella pattumiera.

I giorni successivi furono strani per lui. Non che sentisse qualcosa in particolare, inizialmente, ma Davide percepiva un’aria diversa in classe con il passare del tempo, ed essendo uno a cui i cambiamenti davano tremendamente fastidio, si accorgeva subito quando c’era qualcosa che non andava per il verso giusto, specie se la situazione precipitava a vista d’occhio.

Gli altri avevano iniziato a comportarsi diversamente nei suoi confronti, prima gli parlavano normalmente e alcuni gli chiedevano anche se avesse tempo per loro, ma poi erano improvvisamente arrivati al punto di centrarlo sulla testa con palle di carta sempre più spesso, chiamarlo con nomignoli offensivi, nascondere le sue cose, e fargli sgambetti ogni volta che era in piedi.

Per Davide quella era una situazione nuova, a cui non sapeva come reagire, anche perché non capiva perché stesse succedendo.

Lui non aveva mai preso in giro o fatto scherzi a qualcuno di loro, perciò non lo facevano per vendetta, ne era abbastanza sicuro.

Tutto gli fu chiaro quando, tornando dal bagno, sentì Nelson ridere con alcuni dei suoi compagni, ordinandogli di andare a sporcare di bianchetto la sua sedia prima che tornasse la maestra.

Davide ne rimase sorpreso, Nelson si era inserito presto nel gruppo, tutti lo aiutavano a copiare alla lavagna, e iniziava anche a piacere a qualche bambina.

Non aveva più fatto caso a lui dal giorno in cui erano stati vicini di banco.

Si domandò se proprio quel giorno gli avesse detto qualcosa di sbagliato, e glielo chiese anche, una di quelle volte in cui riuscì a rimanere da solo con lui, ma Nelson non gli diede alcuna spiegazione, limitandosi a sorridergli, innocentemente, e a dire che si divertiva.

Quindi, consapevole di non avere colpe, Davide decise di fare la cosa più sensata e matura che gli venne in mente.

Dirlo a i suoi genitori.

Glielo disse con tutta la calma inusuale che poteva avere un bambino in quella situazione, chiedendo loro di intervenire al più presto perché si stava stufando e non voleva che le cose peggiorassero ancora.

A nessuno vennero date spiegazioni quando Nelson fu prelevato da una maestra e trasferito in un’altra classe, ma a Davide, in fondo, non importava più di tanto.

I rapporti con i suoi compagni tornarono presto quelli di sempre, anche se con un po' di fatica, e tutto ciò che gli era successo servì a fortificare le sue convinzioni: Lui non sopportava le novità.

 

 

Per quanto Davide non sopportasse le novità, la sua vita ne fu piena.

Dall'età di sette anni, quando iniziò a dare attenzione alle lezioni di religione, realizzò di non appartenere alla religione cattolica e formalizzò il suo desiderio di essere esonerato.

Questo fatto, per un po’, alimentò quel suo senso di diversità, tanto da arrivare a sentirlo come un vanto.

Pensò di poter fondare anche una sua religione, se avesse voluto, ma essere un profeta voleva dire avere tante responsabilità e sua madre glielo sconsigliò caldamente.

Rinunciato a quell'ideale, diventò ateo e continuò con la sua vita di sempre.

Negli anni, dopo aver terminato le superiori, decise che era tempo di mettersi a lavorare e magari dedicare la sua vita a una delle sue più grandi passioni, ovvero, la musica.

Era diventato bravo a suonare la chitarra e stava facendo molta pratica con il basso, nella speranza di trovare un ingaggio in una qualche band.

Aveva passato anni in compagnia di amici che, nel bene e nel male, lo avevano fatto crescere, insegnandogli cosa l’amicizia dovesse e, soprattutto, cosa non dovesse essere.

Ebbe anche un paio di ragazze, ma una di queste lo lasciò nel giro di pochi anni e l’altra, all'ultimo, lo sfruttò per andare ad un concerto, passandosi mezza platea, musicisti compresi.

Dopo quell'episodio, Davide decise di chiudere con le donne, almeno momentaneamente, e dedicarsi soltanto alla sua vita.

Gli ci volle un po', ma riuscì a guadagnare abbastanza da permettersi di poter affittare un appartamento in solitaria. Per lui fu una conquista quella di riuscire, finalmente, ad andare a vivere da solo.

Non che non gli piacesse stare con i suoi, però erano troppo “amorevoli”, tendevano spesso a trattare lui e suo fratello come dei bambini, e se la cosa a suo fratello non interessava, a Davide, invece, non andava bene, quindi, non appena possibile, aveva fatto le valige ed era andato via.

Il problema dell’affitto alto, però, si presentò presto e spesso gli pesò il fatto di dover rinunciare a fare la spesa per permettersi di avere un tetto sulla testa.

Lui lavorava sodo e il suo affittuario era anche abbastanza tollerante, ma si rese conto di non poter tirare per più di un anno in quelle condizioni, a meno che non si fosse trovato un coinquilino.

L’appartamento aveva un salotto praticamente inutilizzato, sarebbe stata una camera perfetta per ospitare un altro abitante, anche se a Davide l’idea non piaceva per niente.

Vedeva quell'appartamento come una SUA conquista e la necessità di doverlo dividere con qualcuno per poterselo tenere, nella sua mente, significava: Fallimento.

Mai, comunque, un fallimento più grande come quello di essere costretto a dover tornare dai suoi genitori, perciò, pur di non dargliela vinta, si convinse a cercare qualcuno disposto a dividere l’affitto con lui.

Tra i due mali, si sceglie sempre il meno peggio”, si disse.

Uno studente sarebbe stato l’ideale. Di solito erano sempre a lezione, studiavano nel silenzio, e per le vacanze andavano via.

Niente di meglio.

Scrisse molti annunci e ricevette altrettante risposte, per la maggior parte negative a causa del punto poco pratico in cui si trovava il posto rispetto alle università.

Quelli che, invece, risposero positivamente non rimasero per più di tre o quattro mesi, lamentandosi spesso di non amare la sua compagnia per nulla amichevole e della poca predisposizione a concedergli qualche giorno più per pagare la loro parte di affitto.

Beh, Davide non faceva beneficenza, se c’era un termine da rispettare, quegli idioti dovevano rispettarlo, punto.

Sospirò gettandosi sul letto in preda all'amarezza, dopo aver mandato via a calci l’ennesima testa di cazzo, e cancellò definitivamente gli annunci prima di ritrovarsi un altro impiastro in giro per casa.

Avrebbe fatto per conto suo, impiegando il suo tempo libero a cercare una band bisognosa di un chitarrista o un bassista.

In fondo, era tra i suoi sogni quello di vivere di musica, non sarebbe stato male.

Passò i giorni a chiedere in giro, ad informarsi su ogni band bolognese in cerca di componenti, o in procinto di debuttare, ed in fine ci riuscì.

Ottenne il contatto di un ragazzo, un cantante alle prime armi, che aveva intenzione di mettere su una band entro la fine dell’anno, e probabilmente in cerca di soci.

Non era il massimo, lo sapeva, ma da qualche parte doveva pur iniziare, no?

Aggiunse il numero del ragazzo tra i suoi contatti whatsapp guardando, per curiosità, la sua foto profilo.

Era un tipo sorridente, con i capelli in disordine e gli occhiali volutamente messi storti sul viso.

Gli ricordava esageratamente qualcuno mai rimosso dai sui ricordi risalenti agli, ormai, lontanissimi sei anni, e proprio come successe la prima volta che lo vide, sentì il peso delle tanto odiate novità incombere su di lui.

Quanto tempo era passato? Non era bravo con i calcoli mentali… comunque, più di dieci anni, sicuro.

Davide ci pensò qualche ora prima di scrivergli, augurandosi di sbagliare.

 

 

<< Ciao, ho sentito che vuoi mettere su una band, hai bisogno di un bassista? >>

<< Ciao, si, un bassista mi farebbe comodo! Ma questo bassista ha un nome o vuole che tiri ad indovinare? >>

<< Ah si, scusa. Mi chiamo Davide, e tu sei? >>

<< Sono Nelson, piacere. Chi ti ha dato il mio numero? >>

 

 

Era lui, non c’erano dubbi.

Era quel Nelson di cui non si era mai dimenticato, e a Davide venne immediatamente l’istinto di bloccarlo, in barba al karma che aveva deciso di metterlo ancora una volta sulla sua strada, ma non lo fece.

Il suo vecchio animo da “bambino maturo” gli ricordava quanto fosse sciocco prendersela per questioni risalenti a sedici anni fa' (si, si era fatto il conto nel frattempo), ed era già stato abbastanza inusuale per lui legarsela al dito per tutto quel tempo.

Il suo bisogno di soldi era più importante dei vecchi rancori, e male che andasse, avrebbe potuto continuare a cercare altre band e potenziali coinquilini.

Non aveva nulla da perdere.

Non aveva alcun senso bloccarlo.

Decise di messaggiare senza dirgli nulla su chi lui fosse, nome a parte, e venne a conoscenza di qualche dettaglio in più su Nelson, come il fatto che gestisse un canale Youtube dove documentava la sua vita da un po’ di tempo, e le motivazioni dietro a quel suo progetto di formare una band.

Sognava di conquistare i palchi di Bologna, poi i palchi di tutta Italia, e chissà, anche quelli del mondo. Perché no? Nulla era impossibile.

A Davide venne da ridere nel leggere quanta convinzione ci fosse in quelle parole, e si decise ad incontrarlo il pomeriggio successivo ai pressi di un chiosco poco distante dal centro.

Nelson era cambiato poco in quegli anni, occhiali a parte e i tratti, ovviamente, più adulti, il viso da piccolo angelo (poco) innocente non lo aveva perso.

A guardarlo da lontano, sembrava avere l’aria di chi stesse pensando a qualcosa di poco piacevole, ma questo non poteva saperlo con certezza.

Lo raggiunse e si salutarono con il tipico imbarazzo di chi non si era mai visto prima.

Anche se così non era.

Basarono la loro conversazione, in buona parte, su ciò che Nelson aveva in mente di fare con quella band, e quali obbiettivi si era fissato.

Per quanto Davide si fosse divertito a leggere quegli stessi obbiettivi in chat, il giorno precedente, a sentirli dal vivo, gli venne qualche perplessità.

Quel progetto doveva partire davvero da zero, il che significava che mancavano altre persone, mancavano strumenti, e soprattutto mancavano i soldi. Insomma, era più una scommessa.

Purtroppo dovette mettere in chiaro la sua impossibilità di finanziare un progetto da zero, e Nelson si mostrò comprensivo. Non era certamente il primo rifiuto che riceveva.

<< Come mai stai cercando una band? >> gli domandò curioso, sorseggiando la sua redbull.

<< Mi servono soldi per potermi mantenere l’affitto! >> rispose << Ho cercato dei coinquilini, ma non è andata bene! Un modo devo pur trovarlo se non voglio andare a vivere sotto ad un pont... >>

Non terminò la frase perché Nelson si strozzò nel mandare giù la bevanda, facendolo trasalire per i colpi di tosse improvvisi.

<< Io… io devo cambiare casa, non ho ancora trovato dove stare! Possiamo discuterne? >>

Glielo chiese con il fiato corto, la bava alla bocca, e una goccia di sudore che gli scendeva dalla fronte.

Come avrebbe potuto dirgli no?


 

Davide non sopportava le novità.

Erano state davvero poche le novità che gli avevano portato qualcosa di buono nella vita, e si erano comunque rovinate nel tempo.

In quel momento poi, com'era già successo, con Nelson le sue convinzioni si rafforzarono soltanto.

Ovunque passasse quel ragazzo sembrava fosse scoppiato un qualche ordigno risalente alla seconda guerra mondiale, tra vestiti lasciati ovunque e mobili spostati continuamente.

Urlava a squarciagola nei momenti più disparati per allenare la voce, facendo spaventare il povero Davide che, magari, stava riposando nella stanza accanto.

Mangiava come un porco e anche male, viste le sue scarse abilità in cucina e la frequenza con cui i fattorini si presentavano a casa, portando una quantità assurda di cibo spazzatura.

Era sicuro di avere sentito Nelson chiamarli tutti per nome, a maggior prova di quanto abusasse di quella merda.

Per non parlare del fatto che fosse la disorganizzazione fatta a persona.

Non era in grado di programmare una giornata dedicata alle pulizie o per fare una lavatrice, Davide doveva minacciarlo se voleva che pulisse anche solo il bagno, e le volte in cui andava a fare la lavatrice, trovandoci dentro il bucato annaspato e puzzolente di Nelson, lasciato lì dentro da almeno tre giorni, si costringeva a contare fino a mille e oltre per non cedere all'impulso di andare a picchiarlo.

E non sembrava nemmeno cavarsela molto con i rapporti interpersonali, dato che spesso preferiva parlare con la fotocamera e non con lui.

Chissà come mai, una sera Nelson sembrò accorgersi delle occhiate di disapprovazione rivoltegli e si decise a confessare di sentirsi un po’ in soggezione quando stavano insieme nella stessa camera.

<< So di non farne una giusta, ma ti assicuro che non lo faccio per farti incazzare! >> disse con il sorriso << Devo aspettarmi di essere cacciato di casa da un momento all'altro? >>

Davide non capiva se stesse scherzando o meno, tuttavia volle rassicurarlo, a modo suo.

<< Finché sarai puntuale con l’affitto, non ti caccerò! >>

<< Menomale, perché sarebbe un bel casino! >>

Quella notte a Nelson venne la febbre.

Davide si accorse del suo respirare con affanno, il mattino seguente, e di come fosse meno energico del solito. Ma sembrava essere tranquillo, quindi lo lasciò sul divano senza chiedergli nulla, e andò al lavoro come sempre.

Il problema si presentò al suo ritorno, quando lo trovò nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, più pallido del muro.

<< Cazzo… >> imprecò mollando tutto e fiondandosi a scuoterlo.

Fu una buona mossa poiché l’altro riprese subito coscienza, ma fu anche una pessima mossa per le sue scarpe centrate in pieno dal vomito.

Il medico che venne a visitarlo classificò il tutto come un’intossicazione alimentare, probabilmente dovuta al cibo avariato o conservato male. Se la sarebbe cavata con tre o quattro giorni di cautela, l’assunzione di molti liquidi, e cibi in bianco o molto leggeri.

<< Ohh, sul serio? Non posso mangiare solo il riso, cavolo! >> si lamentò Nelson quando Davide gli mise davanti una ciotola di riso in bianco.

<< Ci ho rimesso settanta euro di scarpe per colpa tua e della merda che mangi, quindi stai zitto o la prossima volta ti lascio morire sulle scale fuori casa! >>

<< Me lo rinfaccerai per tutta la vita? >>

<< Potrei, ora taci e mangia! >>

Nelson obbedì mettendo su il broncio, ma non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere pensando a Davide e alle sue scarpe rovinate per sempre.

<< Mi dispiace, davvero! >> rideva cercando di non sputare il riso << Te le ripagherò, è una promessa! >>

<< Mangia, idiota! >>

Una cosa a cui Davide non fece caso, inizialmente, fu il suo stesso gesto spontaneo di sedersi a mangiare su una sedia affiancata al letto di Nelson, usufruendo del tavolino portatile che gli aveva prestato per non farlo alzare.

Non lo aveva fatto nemmeno le volte in cui era stato suo fratello a sentirsi male, e a ripensarci, si stupì di se stesso e di quanto potesse essere gentile nei confronti del suo prossimo.

Non si era mai visto sotto quella luce, insomma, finì per autocompiacersi tanto da farsi i complimenti da solo.

E poi sentì Nelson cambiare atteggiamento nei suoi confronti.

Era il solito ragazzo spigliato e disattento, ma c’erano piccole sfumature che agli attenti sensi di Davide non poterono sfuggire.

Come, per esempio, il fatto che avesse iniziato a chiamarlo “Frank” dal nulla (capì dopo che era legato al suo cognome), e il ritrovarselo più spesso in camera a mettere le manacce sulle sue preziose chitarre, o ad aiutarlo con le tante cover/esercitazioni da portare alla sua insegnante di canto.

Una volta commise l’errore di consentigli di riprenderlo, per i suoi vlog, giusto per non sentirlo borbottare, ritrovandosi puntato addosso la cazzo di fotocamera una volta si e l’altra pure.

Al solito, dovette minacciarlo dicendogli che lo avrebbe denunciato se avesse continuato a riprenderlo contro la sua volontà.

Con il passare del tempo, Nelson convinse Davide a tentare di metterla su quella band che tanto sognava, dicendogli che, in fondo, insieme, avevano tutte le carte in regola per provarci. E la fortuna sembrò essere dalla loro quando trovarono altri due ragazzi disposti a seguirli in quell'oscuro progetto, ma come si sa, la fortuna non gira sempre per il verso giusto, infatti, Davide perse improvvisamente il lavoro, a causa di un classico “taglio del personale”.

Dirlo a Nelson fu un po' come dirgli che mollava prima ancora di iniziare, ma l’altro si limitò ad alzare le spalle e a rispondere che ci avrebbe pensato lui a prestargli i soldi per coprire la sua parte di spese.

<< Solo se ti lasci filmare senza lamentarti! >> gli fece l’occhiolino, furbo, passandogli il suo basso.

Quello fu il momento in cui Davide sperimentò il senso di colpa, perché sapeva che se fosse accaduto a parti invertite, lui non avrebbe cacciato un centesimo per aiutarlo.

E proprio non capiva cosa spingesse davvero Nelson a farlo.

 

<< Perché? Non sono tuo fratello, non sono tuo parente! In fondo, sono un estraneo! >>

<< Non sei un estraneo, sei il mio bassista! >>

Rispondi con tutta l’ovvietà di questo mondo mentre mi porgi il basso, e sorridi aspettando che lo prenda.

Io continuo a non capirti.

<< Tu sei quello che non sopporta le novità! Vedilo come un modo per farti cambiare idea! >>

Sei la novità che vuole essere l’eccezione?

 

 

Davide non sopportava le novità, e forse per quello non sapeva riconoscerle subito quelle che qualcosa di buono potevano portargliela sul serio.

Anche se ci mise un po’, alla fine capì.

Lo capì quando ebbe un tetto sulla testa, pur non potendoselo permettere, e lo capì ancora l’anno successivo, salendo la prima volta su un palco, imbracciando il suo basso, a suonare per il loro primo vero pubblico.

<< FRANK! >> lo chiamava Nelson dal centro della sala, mentre si stava facendo trasportare come un sacco di patate dal pubblico urlante << ALLA FINE HO MANTENUTO LA PROMESSA, VERO? >>

<< COSA? >>

Davide non capiva di cosa stesse parlando.

<< Non potrai più rinfacciarmi di averti vomitato sulle scarpe! Te le ho ripagate fino fino all'ultimo, Frank! >> urlava ridendo come un matto.

Aveva fatto ben più che ripagargli un paio di scarpe. Gli aveva dato la possibilità di vivere della sua passione, e occhi nuovi con cui guardare al futuro.

No, era decisamente più di un paio di scarpe.

Ma, nonostante tutto, Davide continuava a non sopportarle le novità, e se lo ripeté il giorno in cui Nelson, dopo un anno e mezzo di convivenza, decise di trasferirsi in un nuovo appartamento, da solo.

<< Ma se non sei in grado di cucinarti un uovo, come dovresti sopravvivere? >> gli domandò << Evita di chiamarmi perché non ti vengo a soccorrere se stai male, eh! >>

Nelson rise divertito.

<< Se non ti conoscessi, direi che sei dispiaciuto! >>

<< Figurati, ricomincio a respirare! >>

Risero entrambi.

Fu davanti all'ultimo scatolone, prima di uscire definitivamente da quella che era stata la loro casa, che Nelson confessò a Davide di averlo riconosciuto dal primo giorno in cui si erano incontrati, e di come si ricordasse di quanto era stato cattivo con lui a quei tempi.

<< Sei sempre stato un deficiente, non è una novità! >> sbuffò dandogli una gomitata << Ora vai, Tonno ti sta aspettando in macchina! >>

<< Ciao Frank, ci vediamo alle prove! >>

Lo guardò andare via con il suo scatolone in braccio, e non appena sentì il portone si chiudersi, Davide chiuse la porta di casa sospirando.

Quel deficiente si era dimenticato le sue redbull in frigo.

<< Poco male! >> disse aprendosi una lattina.

 

Sei stato l’eccezione che non mi aspettavo, più di una volta.

E sembra tu non abbia ancora finito con me.

 

<< Frank, puoi lavorare all'audio? Dobbiamo caricare il video prima delle due! >>

<< Ci ho già lavorato prima, ti assicuro che va bene! >>

Nelson lo guardò storto dal tavolo in fondo alla stanza, mentre Cesare, sedutogli a fianco, cercava di convincerlo che l’audio era perfetto.

Almeno Cesare aveva avuto pietà e stava cercando di salvarlo da uno dei momenti di Nelson: “ti trovo il pelo nell'uovo anche se non c’è”.

Ovviamente, tentativi inutili perché Nelson li convinse entrambi a lavorare su quell'audio almeno altre due volte, finché Davide non lo mandò a quel paese, minacciandolo di farlo volare via dalla finestra se avesse continuato a rompergli le scatole con quel cazzo di video.
 

<< Ogni volta che mi minacci, sembra di ritornare ai vecchi tempi, vero? Almeno questo non è cambiato! >>

<< E non cambierà, stanne certo! >>

<< Meglio così! >>

<< Già, meglio così! >>

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Youtubers / Vai alla pagina dell'autore: Naomy93