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Autore: Sakii    22/09/2019    0 recensioni
Emma, 21 anni.
Giovane ladra di giorno, esperta puttana di notte.
Questo sarebbe il curriculum della mia vita, se solo non fosse stata stravolta.
Un viaggio tra passato e presente, tra amore e delusioni, tra confusione e felicità.
Dalla storia:
“Buongiorno, principessa” ammicca. Sorrido, senza però dargli corda. Si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
“Ieri notte non ti ho fatto parlare però… sai… era solo…”
Per un attimo i suoi occhi perfetti si incupiscono, poi annuisce, ridendo.
“Ovvio, era solo sesso” ammette con una nota di sarcasmo nella voce, riferendosi alla mia affermazione della notte passata.
“Non voglio i tuoi soldi, lo desideravo… tutto qui.”
Si riveste, lo osservo in silenzio un’ultima volta. Non doveva succedere e lo sappiamo entrambi ma non ho voglia di pentirmene. Non ne ho intenzione, è stato quasi magico.
“È chiaro Emma, non devi giustificarti. Non ne parlerò.”

I primi dodici capitoli risalgono a due anni fa.
La descrizione è stata modificata.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 14

 
 
Derek
Il sorriso idiota stampato sul mio viso dopo aver inviato quel messaggio ad Emma non vuole abbandonarmi, per una volta in vita mia credo di aver trovato una buona ragione per abbattere il muro che ho costruito nel corso degli anni e lasciarmi andare.
Seduto sulla poltrona, nella sala del mio appartamento rischiarato da una luce soffusa, mi perdo completamente in Emma: nei suoi occhi a cui non so resistere, occhi che parlano e comunicano ogni stato d’animo lei provi; nei suoi capelli morbidi e setosi, circondano delicatamente il suo viso perfettamente sagomato; nelle curve del suo corpo che sembra così delicato e indifeso. Sicuramente lei pensa di avere un fisico semplice ed insignificante, invece è stupenda e nessuno gliel’ha mai fatto notare, è sempre stata usata, nessuno l’ha mai sfiorata come me, soffermandosi con attenzione e delicatezza… me ne sono reso conto dai brividi che le provocavo, dal desiderio con cui cercava le mie labbra, come se per lei fosse la sua vera prima volta.
L’ultimo modo a cui avrei mai pensato di poterla conoscere, era scoprire che fosse il passatempo dell’uomo che sono costretto a chiamare padre. Scuoto la testa per scacciare l’immagine disgustosa di quei due insieme, non potevo sopportarlo, non volevo che le paranoie si insinuassero nella mia testa e rovinassero la nostra conoscenza.
Mi addormento lì seduto sognando un angelo dagli occhi verdi, pieni di vita nascosta da un passato burrascoso.
Il giorno tanto atteso arriva, non vedo l’ora di incontrare Emma. Inizio a fantasticare su come si sia vestita oggi, se abbia legato i capelli, se si sia truccata… è bellissima anche al naturale, ovviamente. Il ricordo della sua morbida pelle mi tormenta da un paio di giorni e mi rende fin troppo eccitato.
Mi gratto la testa, sentendomi in imbarazzo per i miei pensieri: sembro un adolescente in piena crisi ormonale.
Decido di farmi una bella doccia fredda per calmare i bollenti spiriti, vero che avevamo già avuto un rapporto sessuale ma volevo davvero impegnarmi per andarci con calma e farle scoprire sensazioni nuove, non volevo che si sentisse usata… un po’ come lei aveva fatto sentire me per quella notte, facendomi scappare come un cucciolo di cane abbandonato con la coda tra le gambe.
Durante il nostro appuntamento, invece, fui sollevato di iniziare a scovare in lei la timidezza, la dolcezza e la simpatia. Sorridere ad ogni sua risata, ammirare la luce farsi strada nei suoi occhi sempre tormentati, restare senza fiato alla vista dell’impeccabilità in cui il vestito aderiva al suo corpo. Non che io non apprezzi l’Emma burrascosa, a letto si potrebbe rivelare nuovamente eccezionale…

Ok, Derek. Stai divagando, ancora.

Chiudo l’acqua, esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano attorno la vita. I capelli, ormai un po’ troppo lunghi e ribelli, continuano a gocciolare sul mio petto mentre sento suonare alla porta e vado ad aprire.
Prima che possa ancora rendermi conto di chi possa essere, il pugno dello sconosciuto si scontra contro la mia mascella, facendomi quasi perdere i sensi. Mi porto una mano alla guancia, mi giro di scatto pronto a contrattaccare ma, mentre rivoli di sangue scorrono dal mio labbro ferito, la mia mano resta ferma a mezz’aria quando riconosco gli occhi azzurri, identici ai miei, di mio fratello.

“Porca puttana! Josh, ma sei impazzito? Che cazzo!” sbotto immediatamente, dandogli solo uno spintone. Sono ancora incazzato ma non colpirei mai mio fratello, a differenza sua a quanto pare.

Ha il respiro affannato, mi fissa con aria dura, arrabbiata e disgustata; non ci vediamo da due mesi e questo è il suo modo di salutare, menomale che ero io il coglione festaiolo coinvolto sempre in qualche rissa. Non mi preoccupo di accertarmi che mi segua mentre torno in bagno a constatare i danni del suo colpo: l’occhio si sta già gonfiando, il labbro è spaccato ma fortunatamente ha smesso di sanguinare.
Ci sa fare, il piccoletto. Abbiamo sempre avuto un rapporto… complicato: lui, secondogenito e angelo della famiglia ben voluto da tutti, degno erede dell’azienda di papà, io, primogenito e demone ribelle combina guai. Non si direbbe dal mio aspetto e dal mio carattere di adesso, per questo mantengo sempre le distanze da chiunque e mento a tutti sul mio passato, tutti tranne Emma.
Lo vedo, fermo sullo stipite della porta. Disinfetto disinteressato le ferite, aspettando che parli e pensando al viso preoccupato di Emma alla vista del mio viso. Sbuffo, infastidito, deve muoversi a parlare, ho fin troppo ben altro da fare e sicuramente di più piacevole.

“Tu lo sapevi. Sapevi che nostro padre va a puttane, non mi hai detto niente né hai fatto niente”, dice, in tono aspro.

Devo far appello a tutta la mia pazienza, stringo forte i pugni. Ora so benissimo che Emma è una persona diversa, ben sapendo che ha sicuramente avuto le sue ragioni per finire a fare ciò che faceva, e il fatto che mio fratello la includa tra le puttane e le cazzate di mio padre mi fa uscire fuori di testa. E poi “va”? Presente? Evito nuovamente di pensare male di Emma, so per certo che non fosse l’unica e che ha smesso. Emma capitò come prima ragazza solo perché era il numero più contattato, avrei chiesto anche alle altre di farsi da parte se non mi fossi imbattuto in lei.

“E quindi? Non mi riguarda ciò che fa nella sua vita, non dipendo più da lui. Ho il mio appartamento, il mio lavoro e i miei interessi”, rispondo, privo di tono.

E’ vero ciò che ho detto, all’inizio anch’io mi incazzai come mio fratello e, appunto per questo, cercai le ragazze per pagarle e lasciare in pace la nostra famiglia, per fare qualcosa per mia madre dato che neanche alla sua morte sono riuscito ad essere lucido e renderla felice. Smisi di fare il cazzone e mi impegnai per lei.
Desideravo renderle giustizia, che mio padre continuasse ad avere rispetto per lei. Non ho smesso di essere disgustato dalle azioni del potente Mr John Williams, semplicemente ho smesso di rovinarmi la vita per colpa sua e di onorare la memoria della mamma a modo mio: ossia diventando una versione migliore di me stesso. Una volta imbattuto in Emma, persi completamente interesse nei divertimenti di mio padre e proseguii per la mia strada.
Sospiro, cercando di addolcire il colpo delle mie stesse parole di qualche secondo fa.

“Mi dispiace, Josh. Non avrei voluto che tu lo venissi a sapere e, comunque, pensavo avesse smesso. Gli parlerò.” Lo rassicuro.

Sembra quasi essere abbastanza soddisfatto, poiché si scusa per avermi aggredito e va a sedersi in sala mentre aspetta che io mi vesta. Forse sono troppo elegante, rimane a fissarmi per un po’ ma fa finta di niente. Non voglio rivelargli i miei impegni. Gli offro dell’acqua, restiamo un quarto d’ora circa a parlare del suo lavoro in medicina e delle ottime vendite nel quartiere di Emma, fino a quando non se ne va, come se nulla fosse successo.
Sono le dieci e quarantacinque, afferro le chiavi dell’auto e mi dirigo verso la “casa” della festeggiata. Non vedevo l’ora si trasferisse, mi faceva impazzire l’idea che continuasse a vivere in quella catapecchia infestata da chissà quanti insetti.
Pensare alle condizioni in cui vive, mi fa tornare in mente ciò che era costretta a fare per sopravvivere, la rabbia nei confronti di mio padre, la sofferenza di Josh. Stringo forte le mani attorno al volante, finché diventano bianche e decido di invertire rotta, verso la villa di mio padre.
Una volta arrivato, senza pensarci su due volte, mi dirigo verso il suo ufficio. Spalanco la porta e mi getto su di lui proprio come mio fratello ha fatto qualche ora fa con me.

Déjà-vu.

“Sei un fottuto bastardo!”, urlo mentre il mio pugno si scontra con il suo viso, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Finiamo a terra, io sopra di lui, lo colpisco un’altra volta.

E’ un uomo forte e ben piazzato anche lui ma non riesce a divincolarsi, sono fin troppo incazzato.
L’urlo di spavento di Katrina, la donna delle pulizie, mi fa distrarre il solo attimo necessario a mio padre di sferrarmi un pugno in pieno volto: sento l’adrenalina di un tempo scorrermi nelle vene e sono deciso a continuare, quando l’immagine di Emma sorridente mi blocca, mentre mio padre mi scrolla via e riesce a rialzarsi.

“Che cazzo di problemi hai? Sei ubriaco o fatto, questa volta?”, mi urla mio padre, pulendosi il sangue con la manica della camicia bianca da centinaia di dollari.

Poco male, ne avrà altre cinquecento tutte uguali.
Lo guardo senza rispondere, sputo un misto di sangue e saliva sulla moquette, mi volto e mi allontano prima di rischiare di ucciderlo di botte.
Guido senza meta, per calmarmi e riflettere, mentre mi ritrovo davanti il cimitero.

Guarda caso… il destino è proprio una merda.

Parcheggio, attraverso il sentiero immerso nel verde leggermente illuminato da dei lampioni, ormai si è fatto tardi. La mia giornata con Emma è completamente andata a farsi fottere e mi starà odiando.
Raggiungo la zona dedicata alle tombe della nostra famiglia, accarezzo le scritte incise nel marmo per mia madre.

“Anna Grey
23/06/1969 – 01/10/2016”


Rimuovo i fiori ormai secchi e, prima che me ne renda conto, delle lacrime stanno bagnando le mie guance sporche di sangue secco.

Ho sbagliato tutto, mamma. Ti ho promesso che sarei migliorato e invece, guardami, di nuovo pieno di ferite, sangue e rabbia…

Credo proprio che l’immaginazione mi giochi un brutto scherzo quando, un soffio di vento, mi fa sembrare che mia madre mi stia accarezzando e consolando. Resto ancora qualche minuto, mi asciugo le lacrime, poi corro verso la macchina e finalmente arrivo da Emma.
Mi apre la porta dopo secondi che mi sembrano interminabili, lasciandomi senza fiato. E’ bellissima, se non fosse per le sue condizioni, l’avrei sicuramente baciata senza farla parlare. Appena mi saluta, la guardo negli occhi e capisco che è chiaramente ubriaca. Per colpa mia, perché l’ho fatta illudere. Infatti, appena le chiedo se ha bevuto, mi spintona evidentemente furente e rispondendomi che non sono cazzi miei, accusandomi di essere stato a scoparmi qualcun’altra.

Ahia, mi sta irritando e anche… ferendo?

Cerco di non darlo a vedere. Lei, da grandissima e bellissima stronza quale è quando indossa la corazza, mi sorprende rinfacciandomi il passato. Non l’avevo mai confessato a nessuno, per paura che potesse essere usato contro di me, per vergogna… e l’unica persona con cui mi ero aperto, mi stava buttando via come se non fossi nulla.
Effettivamente lo sono, non sono niente per lei. Perché mi sono illuso che potesse nascere qualcosa?
Mi caccia e io faccio la scelta più sbagliata che potessi fare in quella giornata già abbastanza di merda: la ferisco.

“Quella la chiami vita, Emma? Non hai mai vissuto, sei sempre e solo sopravvissuta, perché sei troppo codarda per accettare la realtà, perché non hai il coraggio di accogliere qualcosa di buono, perché pensi di non meritare la felicità per delle situazioni che ti hanno portato a commettere degli errori. Errori a cui non vuoi rimediare. Ci hai provato, hai avuto paura e sei scappata, chiudendoti di nuovo nel tuo guscio di acciaio, esattamente come la prima volta. Come quando tuo padre ti ha stupr-“, mi tira uno schiaffo sulla guancia già ferita prima che possa terminare la frase.

Me lo merito. Se lo merita anche lei. Sembra accorgersi del mio viso ferito, o forse no, non lo so. So solo che sta piangendo, io ho distrutto quella piccola briciola di vitalità che ero stato capace di riaccendere in lei. Me ne vado, senza guardarmi indietro e senza rispondere.
Sono tentato di rientrare e scusarmi, quando sento la bottiglia di vodka che stava bevendo, infrangersi contro il muro.
E’ come se l’avesse scagliata contro il mio cuore, ormai freddo e spento. Mi fa quasi paura il modo in cui mi fa sentire. Resto qualche ora seduto lì, per la tromba delle scale, al buio, a cercare di realizzare tutto ciò che avevo perso in un singolo giorno.

Angolo Autrice

L'atteso pov di Derek che tanto desideravo è arrivato.
Il capitolo è venuto fuori come lo desideravo e sono quasi
certa che scriverò il passato di Derek in alcuni capitoli come 
quello di Emma. Conosciamo così un altro gran bel personaggio,
il "piccolo" Josh.
Una piccola sciocchezza ma, per la data della morte della mamma,
non sapevo se inserire 2016 , un anno dopo quindi, 2017, Derek conosce 
Emma, dato che ho iniziato la ff nel 2017, o considerarla ormai del 2019 ahahah
Non so ancora cosa accadrà nel prossimo capitolo ma sicuramente tra non molto
ci saranno altri colpi di scena!
Un bacio,
Sakii <3

Personaggi

Semplicemente a scopo illustrativo, i volti che ho scelto NON rappresentano
i personaggi da me inventati, è solo per dare un'idea in più ai lettori.
Cliccando sul nome vi si aprirà nella stessa finestra la foto del personaggio, successivamente basterà tornare indietro.


Emma Jones
Nathan Jones
Elizabeth Starling
Christopher Smith
Derek Williams
 
   
 
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