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Autore: Chiisana19    22/09/2019    5 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 6 ~ The True Beginning 
 

[ Due anni dopo ]

Sasuke aveva aspettato quel giorno da tutta la vita: la selezione per diventare ufficialmente Anbu.

Suo padre aveva dato la notizia una settimana prima e quando nell’elenco aveva pronunciato anche il suo nome e quello di Naruto aveva provato un vero e proprio senso di compiacimento, o meglio, quello l’aveva fatto il biondo: durante il discorso aveva interrotto Fugaku, iniziando a starnazzare come un matto, richiamando l’attenzione di tutti, mentre Jiraya si era dato uno schiaffo sulla fronte.

Lui in confronto era rimasto fermo e in silenzio, ma dentro non era riuscito a contenere la gioia. Forse aveva anche rischiato un infarto dato che il suo cuore aveva perso tipo tre battiti; e dopo sette lunghi giorni ecco che finalmente era arrivato il momento.

Come ogni anno la maggior parte dei Ninja del Paese del Fuoco si radunavano alla Valle dell’Epilogo ai piedi delle grandi statue, vicino alla cascata, mentre i giovani prediletti si presentavano in piedi davanti al capo famiglia Uchiha.

Oltre a lui e Naruto erano stati scelti altri tre ragazzi più grandi di uno o due anni, che avevano visto ogni tanto in giro e ad allenarsi.

Fugaku preparò tutto l’evento come da tradizione, che per anni avevano sempre seguito con rispetto e devozione. Finito il discorso e presentato i giovani e futuri Anbu, diede loro la parola per fare il giuramento:

‘Io prometto solennemente di proteggere la mia terra, la mia casa e il suo popolo, senza dimenticare che un vero ninja eccelle in ogni cosa, primeggia nel suo ambiente e primeggia con sé stesso, ma senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. L'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità, ma senza la saggezza tutto si oscura’.

Come era ben prevenibile, Naruto si era leggermente inceppato all’inizio – sicuramente per colpa dell’agitazione -, ma per fortuna non aveva fatto la figura dello sciocco come suo solito.

Una volta recitata la promessa era avvenuta l’ultima fase della commemorazione: il marchio.

Uno ad uno i ragazzi se lo erano fatto tatuare sulla parte esterna del bicipite destro, mentre Sasuke sul sinistro, essendo mancino.

Finita la cerimonia vennero consegnate loro le divise e la folla li acclamò. Tra di loro Sasuke riconobbe sua madre che, tratteneva a stento le lacrime, mentre Itachi era assente. Quattro sere prima gli aveva riferito che, insieme al Ninja Copia, sarebbe partito per una missione dalla massima importanza, sperando comunque di tornare in tempo per assistere all’evento, ma a quanto pare non ce l’aveva fatta; questa consapevolezza lo tormentò per quasi tutto il tempo.

La serata invece era stata dedicata ai festeggiamenti, come sempre. La Valle dell’Epilogo fu ornata completamente da tanti striscioni e fiocchi colorati e le strade illuminate da fiaccole, mentre i lunghi tavoli arricchiti di pietanze e bibite di ogni tipo. Per loro era come festeggiare un secondo Capodanno.

La mattina dopo Sasuke si era svegliato leggermente più tardi rispetto al solito, trovando sua madre in cucina.

«Mamma..» la chiamò lui assonnato, con indosso una maglietta nera e i pantaloncini corti fino al ginocchio del medesimo colore. Per darsi un tocco in più si era messo anche due gomitiere e delle garze legate sulle gambe, un’altra invece attorno alla coscia destra sopra il pantalone.

«Buongiorno Sasuke!» lo salutò lei raggiante, voltandosi verso di lui con un piatto tra le mani «Tieni, ti ho preparato la colazione» dichiarò felice, poggiandolo sul tavolo dove era seduto.

«Grazie»

Sasuke accennò un sorriso, iniziando poi a mangiare, cercando di non grattarsi il punto in cui era stato fatto il marchio; era davvero fastidioso.

Mikoto rimase diversi secondi a contemplarlo, senza riuscire a trattenere la felicità.

«Sono fiera di te bambino mio! E anche tuo padre» enunciò sincera, cercando di sistemare i suoi capelli sempre scompigliati, nonostante le sue proteste «Ora che sei ufficialmente un Anbu sei libero di girare dove vuoi, ma con discrezione, non dimenticarlo»

Tornò a sistemare i piatti sul lavabo, mentre Sasuke sospirò «Lo so mamma»

La donna si asciugò le mani sul grembiule bianco legato attorno la vita, guardandolo curiosa «Pensavi di andare da qualche parte oggi?»

Il moro ingoiò l’ultimo boccone, pensieroso.

La sera prima lui e Naruto avevano considerato quel giorno di festa molto importante, ma al contempo non era stato perfettamente tale data l’assenza di una persona a loro familiare, dai lunghi capelli color confetto e gli occhioni verdi.. motivo per cui avevano deciso di andare quella mattina al castello.

«Andrò da Sakura insieme a Naruto» spiegò velocemente, iniziando a pulire il piatto vuoto.

Mikoto sorrise «Bravo.. si vede che le volete bene»

Sasuke, a differenza di Itachi, era sempre stato un ragazzo molto più silenzioso e calcolatore, ma bastava poco per capire attraverso il suo viso l’emozione che stava provando e, ogni volta che tornava dal palazzo del Re, Mikoto aveva sempre scorso quell’ormai inconfondibile luccichio nei suoi occhi, lo stesso che aveva colto in Fugaku anni prima.

«Io vado»

Sasuke uscì sbrigativo dalla cucina, mettendosi le scarpe poggiate vicino l’entrata.

«D’accordo tesoro, ci vediamo stasera» lo salutò lei con un sorriso che il moro ricambiò appena, prima di uscire di casa.

Si incamminò lungo le vie del suo villaggio che, nonostante il sole fosse sorto da poche ore, era già sveglio. I residui della festa erano quasi del tutto spariti e la gente camminava tranquilla per strada.

Quella giornata era particolarmente nuvolosa e sicuramente ci sarebbe stata acqua.

Sasuke voltò l’angolo, riconoscendo da lontano la casetta dove Naruto e Jiraya abitavano da sempre. Bussò alla porta con due semplici colpi secchi e dopo pochi minuti sentì dei passi pesanti avvicinarsi.

«Buongiorno teme.. ieri ho decisamente bevuto troppo» disse un Naruto ancora dormiente, dopo aver fatto un rumoroso sbadiglio che avrebbe ucciso chiunque.

Sasuke arricciò il naso infastidito, allontanandosi di un passo «Infatti ti puzza ancora l’alito» commentò seccato, agitando la mano davanti al viso per farsi aria.

Il biondo imbarazzato si grattò la nuca sorridente, mentre Sasuke riprese a camminare, dandogli le spalle.

«Andiamo»

Naruto, dopo aver chiuso la porta lo raggiunse con un balzo, dirigendosi verso l’uscita del villaggio, circondato dagli alti alberi della foresta.

«Ti fa ancora male teme?» domandò Naruto, non appena iniziarono a correre, indicando con lo sguardo il marchio che spuntava leggermente dalla manica corta.

Sasuke ripensò alla leggera fitta che aveva percepito nel momento in cui glielo stavano applicando, riuscendo perfettamente a sostenere il dolore dall’inizio alla fine. Per tutta la serata invece aveva avvertito un lieve fastidio, mentre quella mattina gli era venuta persino voglia di sfregarselo.

«Non più» disse soltanto, saltando il tronco di un albero morto.

Naruto annuì, guardando il proprio con soddisfazione  «Non vedo l’ora di farlo vedere a Sakura-chan!»

Sasuke sorrise appena; anche lui non stava più nella pelle.

Per la prima volta arrivarono a palazzo in pochissimo tempo, dato che per tutto il tratto avevano corso e saltato tra gli alti rami degli alberi. Prima per loro era proibito, perché non erano ancora ufficialmente dei Ninja e determinate regole – sebbene esagerate – le dovevano rispettare.

«Che bello» proferì Naruto, portandosi le mani intrecciate dietro la testa, superando le mura «Ora che siamo Anbu possiamo fare tutto quello che vogliamo» schernì sotto i baffi.

Sasuke lo incenerì con lo sguardo, spingendolo lievemente con una spalla «Non montarti la testa zucca quadra»

I due camminarono lungo l’immenso cortile, ma non appena arrivarono in cima alle scale videro una figura scura ad aspettarli, con addosso il mantello della divisa della Squadra Speciale. Riconoscendolo, Naruto guardò l’amico che si era fermato, allontanandosi di due passi.

«Ti aspetto all’entrata» disse soltanto, lasciando i due da soli.

Sasuke lo ringraziò mentalmente, senza staccare gli occhi dalla figura di suo fratello che si avvicinava lentamente.

«Otouto..»

Sasuke notò immediatamente che i suoi occhi erano ornati da piccole occhiaie scure, rispecchiando la stanchezza dovuta sicuramente alla missione. I suoi capelli erano legati dietro la nuca in una coda bassa, dato che continuava a farli crescere, nonostante le critiche di Mikoto, mentre un piccolo taglio fresco sporcava la sua guancia magra e leggermente scavata.

«Mi dispiace non essere stato presente ieri» mormorò lui, col suo solito sorriso tirato, ma sincero.

Sasuke si morse l’interno guancia. Quando ieri aveva riconosciuto solo sua madre tra la folla ci era rimasto parecchio male perché sì, per lui il giudizio di suo padre era importante – il sorriso che gli aveva donato mentre pronunciava il giuramento lo aveva reso orgoglioso –, ma alla fine aveva capito che per lui l’unica cosa importante era riconoscere tra quella moltitudine di persone lo sguardo felice e fiero di suo fratello.

Ma infondo, non era colpa sua se gli era stata assegnata una missione.

«Non fa niente» disse soltanto con tono serio e tranquillo, ma tenendo gli occhi bassi.

Restò in silenzio diversi secondi, ma quando percepì i suoi inconfondibili polpastrelli sulla sua fronte rise appena, tornando a guardarlo dal basso verso l’alto.

«Sono fiero di te» proferì lui, senza sciogliere il sorriso «Ricorda: solo perché tu sei diventato ufficialmente un Anbu due anni dopo rispetto a me non significa nulla, ok?»

Ancora una volta Itachi si dimostrò il fratello perfetto, dato che aveva percepito – non aveva idea come – tutti i pensieri complessi che si era fatto. Itachi era diventato Anbu a soli tredici anni, affidandogli senza esitazioni la protezione della corona, considerato il rango più alto di tutti, mentre lui a quindici, come suo padre e la maggior parte dei loro colleghi, ma ancora non sapeva quale sarebbe stato il suo ruolo.

Sasuke vide il palmo di suo fratello staccarsi, portandola dietro la sua nuca e senza neanche dargli tempo di dire o fare qualcosa, sentì la sua mano spingere la sua testa verso di lui, fino a toccare le proprie fronti con una lieve percossa.

«Tu non sarai mai secondo a me, ricordatelo sempre Otouto»

Sasuke chiuse gli occhi e curvò leggermente verso l’alto gli angoli delle labbra, abbandonandosi a quell’abbraccio fraterno.
«Grazie Nii-san»


**


Ogni suo passo riecheggiava sul pavimento di legno scuro del lungo corridoio.

Entrò nel suo piccolo e semplice nascondiglio: la biblioteca reale. Ogni volta che Sakura metteva piede in quel luogo aveva la netta sensazione di riuscire nuovamente a respirare e il suo animo si tranquillizzava in un attimo, come per magia, attribuendo quel beneficio all'odore dei libri antichi o al silenzio rigenerante.

Alla fine suo padre era stato di parola: dopo essersi ammalata per aver giocato fuori sotto la neve non era più uscita, sia durante le stagioni calde che quelle fredde. La sua vita ormai era vissuta solo dentro quelle immense mura che delle volte la facevano quasi soffocare, tanto che non le bastava neanche aprire la finestra della sua camera e sporgere il viso, per sentire il vento fresco accarezzarle le gote.

Naruto e Sasuke non avevano esitato un secondo a lasciarla da sola e ogni volta che venivano a trovarla anche loro subivano più o meno la stessa punizione che le aveva imposto suo padre. Da una parte le dispiaceva, ma dall’altra non poteva smettere di ringraziare il cielo per avere avuto la fortuna di conoscere due ragazzi così speciali dove il suo affetto per loro cresceva giorno dopo giorno.

Sakura, una volta entrata, guardò tra gli scaffali; ormai aveva divorato la maggior parte dei tomi più interessanti negli ultimi due anni, ma con sua immensa fortuna aveva trovato qualcosa di singolare la sera prima.

Mentre gironzolava tra gli alti ripiani, con in mano una candela per farsi luce, si era ritrovata in un piccolo angolino, constatando che le letture presenti non erano particolarmente interessanti. Era pronta a girare i tacchi e continuare a esplorare quando con la coda dell’occhio notò che il cero aveva illuminato qualcosa di luccicante. Dopo essersi avvicinata scoprì che si trattava di una piccola maniglia e che davanti a lei si trovava quella che sembrava una porta segreta ben nascosta.

Senza pensarci provò ad aprirla, ma sfortunatamente era bloccata – rimase per tipo dieci minuti a tirare, col risultato di farsi male alle mani -, riuscendo solamente ad aprire un piccolo spiraglio, e dopo aver avvicinato di nuovo la candela, notò che dall’altra parte si trovava l’esterno, come se fosse una piccola finestra, ma non fu quello ad attirare la sua attenzione: aguzzando meglio la vista notò che sul muro accanto, alla sua destra, scorgeva una lunga fila di sbarre orizzontali fatte interamente di metallo – leggermente arrugginite – che spuntavano dalla parete e che scorrevano verso l’alto.

Questo le ricordò immediatamente un dettaglio che aveva studiato durante l’ora di storia: la sua insegnante le disse che molti castelli, specialmente quelli antichi come quello in cui viveva, erano forniti di una o più uscite segrete, che solitamente portavano sotto terra o sul tetto.

La ragazza perciò dedusse che quelle aste servissero proprio per raggiungere la parte più alta della fortezza.

Non aveva idea del perché fosse bloccato e inutilizzabile. Solo di una cosa era certa: la sua debole forza non sarebbe mai bastata per riuscire ad aprire quella piccola porta, per questo motivo, con evidente sconforto lasciò perdere quella piccola scoperta.

Quello però non fu il suo unico ritrovamento: continuando a ispezionare aveva notato in un angolino nascosto una scala e senza esitazioni l’aveva usata per poter giungere fino ai ripiani più alti che prima di allora non aveva mai visto. Scoprì che lì si trovavano volumi di diverse famiglie nobili che erano vissute, o forse vivevano, nel Paese del Fuoco: Inuzuka, Nara, Hyuga, Yamanaka, Aburame.. e tanti altri che non aveva mai sentito. Per un attimo si era chiesta del perché tutti quei libri fossero stati collocati in quella zona quasi nascosta della biblioteca ad accumulare polvere, a differenza di quello degli Uchiha, trovato anni prima tra i primi scaffali in bella vista.

Mentre confabulava ne vide un altro più impolverato rispetto agli altri, posizionato all'estremità del ripiano: ‘La famiglia reale Senju’.

Senza alcuna esitazione lo aveva liberato da quello spazio troppo ristretto, ripulendolo con l’orlo del vestitino. Era molto grande e le pagine leggermente ingiallite, però era ben tenuto; la curiosità di conoscere meglio la stirpe dalla sua famiglia la spinsero a sfogliarlo, iniziando così a leggere le prime pagine.

«‘Il Clan Senju fu la prima famiglia ad emigrare nelle terre ancora desolate del Paese del Fuoco. In pochi anni giunse anche il Clan Uchiha, che insieme fondarono quella che tutt’ora è divenuta la capitale: Konoha.’ » lesse a bassa voce, sempre più rapita.

Per sua sfortuna però dovette rimetterlo a posto, dato che uno dei servitori era venuto a chiamarla, intimandole di andare a dormire; così si ripromise di continuare il giorno dopo.

Ed ora eccola lì, a risalire le scale allegramente per tornare all’ultimo scaffale dove aveva tenuto nascosto il libro. Lo riprese tra le mani e si mise a sedere su un angolino del piano, che sembrava più che altro una cantina.

«‘Butsuma Senju arrivò nelle terre di Kohoha con i suoi quattro figli: Hashirama, Tobirama, Kawarama e Itama’»

Sakura guardò i vecchi ritratti dei suoi antenati, sfiorando la carta rigida con le dita, riprendendo poi la lettura.

«‘Col passare degli anni il figlio maggiore Hashirama fece amicizia con Madara Uchiha, dando vita ad una nuova e fedele unione, dimenticando tutte le lotte e i dissapori che per diversi anni i Senju e gli Uchiha avevano eseguito per riuscire a possedere il dominio totale della ricchezza che quella terra donava’»

Sakura arricciò il naso; suo padre non le aveva mai detto che un tempo loro e gli Uchiha fossero nemici.

«‘In pochi anni Madara e Hashirama fondarono Konoha, scegliendo quest’ultimo come Re, mentre gli Uchiha decisero di utilizzare le loro abilità innate per proteggere la famiglia reale’.. e questo già lo so» aggiunse Sakura con un sorriso.

Voltò pagina, leggendo di sfuggita tutti i commerci e le alleanze che negli anni i due Clan avevano svolto con le altre terre, che col tempo si erano sviluppate al contempo. Continuò ancora a sfogliare quando il disegno di un grande albero genealogico disegnato in due pagine la fermarono.

Lo rigirò in verticale per guardarlo meglio.

A quanto pare Hashirama fu l’unico dei quattro fratelli a essersi sposato e messo su famiglia. Dilatò gli occhi quando lesse il nome della moglie.

«Mito Uzumaki» sussurrò lei.

Quindi lei e Naruto erano parenti lontani? Che forza!

Ritornò a guardare, scoprendo che Hashirama aveva avuto un solo figlio - riconoscendo il nome di suo nonno - che a sua volta aveva avuto due..

Strabuzzò gli occhi. Aspetta.. due figli?!

Sakura rimase a guardare il nome di suo padre, affiancato da un'altra denominazione che non poteva leggere a causa di uno sfregio fatto con dell’inchiostro nero.

Suo padre non le aveva mai detto di avere avuto un fratello.. che fosse morto? E poi perché il suo nome era stato cancellato? Sfogliò velocemente altre pagine, sperando di trovare qualche inizio, ma non appena arrivò alle ultime carte scoprì che alcune di esse erano state strappate.

“Ma perché?” pensò, sempre più confusa.

Fece mente locale, cercando di capire o trovare qualsiasi indizio, così da ottenere una risposta plausibile.

Era a conoscenza del conflitto avvenuto tra il Paese del Fuoco e il Paese del Fulmine perché quest’ultimo, che si trovava in una zona prevalentemente montuosa nel nord-est, aveva intenzione di invadere un pezzo di terra costiera che apparteneva al Paese dell’Acqua, ma suo padre non era ancora nato quindi.. cos’era accaduto quando l’attuale Re era giovane?

«Sakura-chan!»

Sentì il suo cuore bloccarsi dalla paura, ma gli angoli della bocca spostarsi involontariamente verso l'alto, dando vita a un enorme sorriso.

Naruto, come suo solito, era spuntato improvvisamente davanti a lei come un pipistrello, tenendosi appeso al soffitto grazie al suo chakra, totalmente concentrato sul palmo dei piedi.

«Smettila di spaventarmi Naruto-kun!» rise lei, spingendolo leggermente sulla spalla, mentre lui si staccò, facendo una capriola in aria e sedendosi al suo fianco con disinvoltura.

«Che leggi?» domandò curioso, incrociando le gambe e allungando il collo.

A Sakura si illuminarono gli occhi e velocemente ritornò alle prime pagine che aveva letto pochi istanti prima «Naruto guarda cos’ho scoperto!» ritrovato il disegno dell’albero genealogico, la rosa indicò col dito il nome scritto della moglie del primo Re del Paese del Fuoco «Visto? Siamo parenti!»

Naruto strabuzzò gli occhi, riconoscendo il cognome ereditato da sua madre.

«Fooorte! Fammi vedere!» disse euforico, prendendo tra le mani il libro per vedere meglio.

«Preferirei perdere il braccio sinistro che essere parente di un dobe»

Sasuke li aveva raggiunti con un balzo, rimanendo piegato sulle ginocchia e guardando svogliato il grande tomo gravato sulle gambe di Naruto.

Sakura sorrise, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Ciao Sas’ke-kun»

Lui ricambiò lo sguardo e successivamente il saluto, con un gesto del capo. Finalmente dopo una settima poteva rivedere quel sorriso che fin da subito era sempre stato capace di fondergli sicurezza e benessere.

«Parli così perché sei invidioso teme» borbottò Naruto, facendogli la linguaccia «Quindi Sakura-chan posso considerarmi un membro della famiglia reale anch’io?»

La rosa scrollò le spalle, portandosi le gambe al petto «Credo di si»

Anche se la sua risposta fu incerta Naruto sorride in ogni caso a trentadue denti, guardando il moro con aria soddisfatta «Capito teme? D’ora in avanti dovrai portarmi rispetto, dattebayo!» lo canzonò, alzando in aria il mento.

La ragazza ridacchiò, mentre Sasuke roteò gli occhi «Non lo farei neanche se fossi l’attuale Re» sputò velenoso, prendendo il libro tra le mani, sperando che Sakura si fosse sbagliata, ma a quanto pare era vero.

Con un gesto di stizza lo chiuse con un tonfo – alzando di conseguenza un po’ di polvere nell’aria - e lo incastrò in uno spazio a caso dello scaffale, mentre Naruto continuava a sghignazzare appagato.

Sakura invece, dopo essersi scrollata il vestitino azzurro iniziò a scendere dalle scale, rimettendola subito dopo nel posto in cui l’aveva trovata; tanto per Naruto e Sasuke era una sciocchezza scendere da quell’altezza con un balzo.

«Comunque Sakura-chan guarda!» disse Naruto raggiungendola.

Sakura si sedette su una poltrona e guardò l’amico che si alzava fino la spalla la manica della sua maglietta arancione. Riconoscendo il disegno saltò sul posto, mentre Sasuke si mise seduto di fianco a lei.

«Avete il marchio!» esclamò felice, prendendo tra le mani l’avambraccio del biondo per vederlo meglio.

«Già! Abbiamo fatto il giuramento ieri»

Cavolo se l’era dimenticata! Per l’intera settimana i due ragazzi non erano venuti ad allenarsi e di conseguenza a trovarla proprio perché dovevano prepararsi per la cerimonia che, come le avevano spiegato una volta, consisteva in una grande celebrazione ben organizzata, seguita da una festa per completare la giornata.

Quando le avevano annunciato che sarebbero diventati ufficialmente Anbu era scoppiata dalla gioia, perché sapeva che quello per loro era uno dei principali obbiettivi da raggiungere; praticamente si stavano preparando da tutta una vita.

«Mi sarebbe piaciuto esserci..» mormorò, sfiorando con le dita il disegno circolare vagamente simile al simbolo del Paese del Fuoco «Come ve l’hanno fatto?» domandò curiosa, mettendosi a gambe incociate sul divano.

Naruto saltò sul ripiano del caminetto spento, tenendo le gambe penzoloni.

«Ammetto che è stato davvero straziante» ammise, sfiorandosi la zona interessata «In poche parole ci pungevano la pelle con una punta macchiata d’inchiostro, in questo modo il marchio resterà a vita sotto la pelle»

Sakura rabbrividì appena, scuotendo la testa «Mi viene male solo a pensarci»

«Quello del teme l’hanno fatto pure storto» scoppiò a ridere il biondo, indicando l’interessato con l’indice, mentre con l’altra mano si premeva la pancia.

Sakura si voltò alla sua destra per guardare il moro, che aveva irrigidito innervosito la manipola.

«Non è vero» ringhiò, incrociando le braccia.

«Si che è vero!»

Sakura prese il braccio sinistro dell’amico per vedere se quelle parole fossero veritiere, mentre lui la lasciò fare. In effetti, la prima curva della linea circolare era leggermente più ristretta, mentre la seconda linea che scendeva verso il basso terminava con un piccolissimo ricciolo e non con un movimento fluido.

A giudicare dall’espressione contrariata di Sasuke anche lui se ne era accorto ma, orgoglioso com’era, non l’avrebbe mai ammesso.

La rosa sorrise, ritornando al suo posto.

«A me piace, si distingue dagli altri, no?» disse con sincerità, mentre Sasuke girò il volto dall’altra parte, per non farle vedere il suo viso lievemente arrossato per aver ricevuto quel piacevole complimento.

Sakura si portò le ginocchia al petto, poggiando su di esse il mento «E che ruolo vi hanno assegnato?» domandò curiosa.

Sasuke alzò le spalle con movimento svogliato «Ancora non lo sappiamo. Lo annunceranno domani»

La rosa piegò leggermente il capo di lato, lanciando uno sguardo al biondo per avere conferma; questo infatti annuì, continuando a far oscillare le sue gambe.

«Questo per noi è diciamo l’ultimo giorno di libertà» scherzò, agitando le mani.

«Credete che vi prenderanno nella Squadra Speciale della famiglia reale?» domandò la ragazzina con un lieve luccichio agli occhi.

Sapeva che gli Anbu indossavano diversi ranghi nella loro terra e che venivano scelti in base alle abilità in cui eccellevano: chi era il più portato nella corsa e combattimento corpo a corpo ad esempio, veniva scelto per il ruolo della sorveglianza della capitale, chi invece aveva una buona conoscenza delle mappe, veleni e piante svolgevano solitamente missioni di cattura o ritrovamento di criminali.

Tra queste e tanti altri la difesa della famiglia reale era considerata la più importante perché veniva data a coloro che si erano dimostrati i più forti, abili e arditi, eccellendo in quasi tutte le conoscenze che ogni Anbu dovrebbe avere.

Se fosse stato per lei, quei posti li avrebbe dati senza esitazione ai suoi amici che, a parere suo, se lo meritavano eccome.

«Non saremo noi a deciderlo» mormorò Sasuke, risvegliandola dai suoi pensieri.

«A me basta non diventare la sentinella del confine. Sai che rottura stare tutti i giorni nello stesso posto a fare la guardia?» bofonchiò Naruto stizzito, tenendosi la guancia con una mano.

Sasuke e Sakura ridacchiarono, immaginando un povero Naruto, di natura vivace, obbligato a stare fermo tutti i giorni in mezzo a un bosco a controllare ogni minimo rumore sospetto. Non avrebbe retto neanche una settimana, ne erano sicuri.

«Quindi oggi non vi allenate..» ipotizzò la rosa.

Naruto saltò con un balzò, seguito da un ‘Hop!’.

«Non abbiamo bisogno di farlo Sakura-chan. Ora noi siamo imbattibili!» disse lui, dando un pugno all’aria e successivamente un calcio rotante, facendo ridere l’amica.

Sasuke si scompigliò ancora di più i capelli, sbuffando «Se mio padre ti sentisse ti prenderebbe a calci nel sedere testa quadra»

E non stava bleffando. Lui e Naruto erano due persone che brandivano quel ruolo in maniera completamente diversa; per lui, proprio come gli avevano insegnato Fugaku e Itachi, era importante essere pazienti, controllati, calcolatori, ma soprattutto non esaltare mai le proprie abilità. Naruto invece faceva completamente l’opposto, però si era sempre dimostrato un ragazzino determinato e cocciuto che non si arrendeva mai e sicuramente quel lato del suo carette sarebbe stato molto utile e importante in futuro.

«Non è qui oggi?» domandò intanto Sakura, riferendosi al capo della Squadra Speciale.

Sasuke negò col capo, poggiando svogliato la nuca sullo schienale della poltrona «Ieri mi ha detto che doveva restare alla Valle dell’Epilogo per delle questioni importanti, ma non ha voluto dirmi cosa»

Per Sakura non fu difficile scorgere gli occhi leggermente dispiaciuti del moro, consapevole che lui tenesse molto a fare bella figura col padre; sicuramente non aveva ben gradito la scelta del genitore di tenerlo a disparte.

Si mise in piedi di scatto, ondeggiando il suo vestitino con un con un gran sorrido, scrutando gli amici «Andiamo a mangiare?»

Naruto gioì, alzando il pollice e facendo l’occhiolino «Mi hai rubato le parole di bocca Sakura-chan»

Sasuke non poté fare a meno di ringraziarla con lo sguardo.


**


Per tutta la giornata i ragazzi restarono insieme a vagare per il castello, sotto gli occhi curiosi dei domestici. Dopo il pranzo erano tornati in biblioteca, ma per colpa delle lamentele di Naruto decisero di fare un salto al dojo. Restarono lì per la gran maggior parte del pomeriggio, fino a quando non arrivò, per la felicità del biondo, l’ora di cena.

Finito il loro pasto i ragazzi avevano ancora un paio di ore per rimanere insieme, così decisero di raggiungere la camera di Sakura, peccato che in quel momento si era appena aperta una turbolenta discussione.

«.. insomma dovevi vedere le tipe che gli correvano dietro» rise Naruto, lanciando uno sguardo ammiccante al moro, che naturalmente ignorò «Sembravano delle galline che inseguivano il proprio contadino»

Sakura accennò un sorriso, seduta sul letto, mentre Sasuke sulla sedia della scrivania girata al contrario, con le braccia poggiate sullo schienale  e infine Naruto sul bordo della finestra aperta.

In quel momento il ragazzo con gli occhi chiari stava raccontando a Sakura che la sera prima, durante la festa, una decina di ragazzine si erano avvicinate a Sasuke come una mandria inferocita, riempiendolo di complimenti e acclamazioni per essere diventato Anbu.

«Piantala»

Sakura indagò con la coda dell’occhio l’interessato, notando che la sua espressione era diventata leggermente imbarazzata, provocandole un leggero fastidio alla pancia. Forse non aveva digerito bene i ravioli..

Naruto intanto incrociò le braccia al petto «Infondo non è giusto, nessuna è venuta a complimentarsi con me o a fare gli occhioni dolci» assottigliò gli occhi, guardandolo truce «Che cosa ci hanno trovato in te di così speciale? Che cos’hai più di me?»

«Oltre al cervello?» commentò acido, con un lieve ghigno.

Mentre i due si lanciavano saette invisibili con gli occhi, Sakura si immaginò l’Uchiha circondato da tantissime ragazzine molto più carine di lei, riempiendolo di lodi e ammirazioni. Infondo le capiva, Sasuke fin da bambino doveva ringraziare madre natura per avergli donato una bellezza molto tetra, ma allo stesso tempo affasciante, così come il suo carattere e la sua intelligenza.

Era ricco di tante qualità e la sua sensibilità era molto difficile da comprendere. A primo impatto sembrava una persona menefreghista che non era capace neanche di vedere al di là del suo naso, ma non era così; anche lui, come Naruto, era una persona che lottava per le persone a cui voleva bene e questo Sakura l’aveva capito molti anni prima, nel bosco, quando l’aveva protetta con tutte le sue forza da quei criminali, rischiando addirittura la sua vita. Lui provava amore, solo che lo dimostrava in un modo tutto suo.

Chissà se anche quelle tipe che erano interessate a lui lo conoscevano nel profondo come lo conosceva lei. Se erano consapevoli dei suoi gusti, i suoi sogni, cosa gli piaceva, cosa non gli piaceva.. oppure la loro era solo superficialità?

Ancora una volta sentì il suo stomaco chiudersi quando immaginò Sasuke sorridere e accettare i commenti di un’altra ragazza che non fosse lei.

«Io rinuncerei al ramen per ricevere così tante attenzioni da parte delle ragazze, mentre te facevi il menefreghista!» sbraitò ancora Naruto, agitando le mani «Solo Sakura-chan mi accetta per quello che sono!»

Sasuke roteò gli occhi scocciato «Quelle tipe erano insopportabili. Odio la gente appiccicosa»

E lo pensava davvero! In tutta la sua vita le avrà viste massimo una decina di volte e molto spesso di sfuggita, dato che ogni volta che provavano a conversare con lui scappava con la coda tra le gambe. Sembrava che per loro fosse diventata quasi una gara: vince la prima che conquista il cuore del bellissimo Sasuke Uchiha! Che scemenza.

Loro non erano speciali. Loro non erano.. come Sakura.

Sorpreso dai suoi stessi pensieri il moro lanciò istintivamente uno sguardo all’interessata, che osservava distratta un punto impreciso del pavimento; sembrava quasi triste e questo l’allarmò.

«Tu secondo me hai dei seri problemi perché non ti smuoveresti neanche se ti trovassi davanti una donna tutta nuda, a differenza di mio nonno!»

Naruto intanto continuava a starnazzare livido di invidia e con un movimento di anca si mise in piedi sulla finestra aperta «Guarda Sakura-chan ti faccio vedere!»

La rosa lo fissò curiosa mentre Sasuke, quando riconobbe la posizione delle mani davanti al viso, dilatò gli occhi «Naruto non ci prov..»

«Oiroke no Jutsu!»

In un attimo la figura del biondo fu circondata da un’enorme nuvola di fumo che si dissolse poco dopo. Sakura per poco non cadde dal letto, cercando di coprirsi al meglio gli occhi dalla vergogna. Naruto si era trasformato in una sua versione femminile, con i lunghi capelli biondi legati in due codine, ma non fu questo che sconvolse la ragazza, ma il suo.. abbigliamento inesistente.

«Ciao Sas’ke-kun» cinguettò questa, agitando una mano e ammiccando un sorriso malizioso, mentre delle nuvolette fumo coprivano – per fortuna - le sue forme nude e seducenti.

«Idiota!»

Senza pensarci Sasuke colpì il volto femminile di Naruto con un calcio talmente violento che questo perse l’equilibrio, cadendo dalla finestra. Naruto tornò nella sua forma normale e quando toccò terra cominciò a rantolare dal dolore, toccandosi la faccia con entrambe le mani.

«Che male.. sei forse impazzito?!» gridò verso l’alto, dove Sasuke si era affacciato.

Il biondino fece un salto, rientrando nella camera di Sakura che ancora non aveva il coraggio di guardarlo.

«Maledizione Sasuke io stavo scherzando! Guarda come mi sono conciato!» si lamentò lui, indicandosi la maglietta arancione e i pantaloni neri ricoperti di fango, così come le braccia e i capelli, dato che fino a poche ore prima aveva piovuto.

«Sei proprio un bambino.. ti sembrano scene da fare davanti a Sakura?!» lo riprese l’Uchiha, adirato.

La ragazza si morse le labbra impacciata mentre Naruto sbatté diverse volte gli occhi, ragionando un attimo su quelle parole.

«Ecco io.. non ci avevo pensato eh, eh» ridacchiò lui, grattandosi la nuca imbarazzato «Scusa Sakura-chan»

Lei sorrise, anche se le sue guance continuavano a rimanere rosse «T-tranquillo Naruto, infondo è stato divertente» scherzò, raggiungendolo «Non a caso io sono l’unica ragazza che ti accetta per quello che sei, no?»

Gli occhi azzurri di Naruto brillarono, mentre lei riprese a parlare, guardando i suoi abiti «Però è meglio che tu ti dia una lavata. Se vai al piano inferiore i domestici ti presteranno dei vestiti e ti prepareranno un bagno caldo»

«Grazie Sakura-chan. Ci vediamo dopo!»

Una volta sparito dietro la porta, Sakura rimase in piedi in mezzo alla stanza, voltandosi verso l’amico col capo piegato «Non sei stato troppo duro?»

Lui sbuffò, tornando a sedere sulla sedia «Credimi, quello sa fare solo tante scene»

«Se lo dici tu..»

La rosa raggiunse la finestra, ma invece di chiuderla si appoggiò sul bordo con i gomiti, guardando davanti a lei il bosco fitto e il cielo notturno, ornato da diverse nuvole che coprivano le stelle, ma non la luna tagliata a metà, permettendole di illuminare tutto il panorama con una luce chiara e argentea.

Sakura ispirò col naso l’aria fresca, ma piacevole della notte, scrutando con occhi curiosi quel paesaggio che ormai conosceva a memoria.

«Mi manca molto, sai?»

Le mancava uscire e Sasuke lo sapeva bene. Non aveva idea di come Sakura accettasse quella scelta di suo padre; se fosse stato al posto suo forse avrebbe provato a parlargli – dato che il suo carattere non era minimamente paragonabile a quello di Fugaku - o semplicemente sgattaiolare fuori ogni tanto, ma invece Sakura no.. Sakura era troppo buona, troppo onesta per farlo e il Re doveva considerarsi fortunato.

Rimase a studiare il profilo della rosa che continuava a esaminare il bellissimo scenario, come se avesse il potere di vedere ancora più lontano e scorgere le terre degli altri Paesi, anche solo per sapere come erano fatte. Lui dal giorno dopo lo avrebbe saputo mentre lei.. forse si sarebbe dimenticata anche la semplice sensazione dell’erba sotto i piedi nudi.

Sakura avvertì la figura di Sasuke avvicinarsi a lei, ma non si mosse, restando in attesa di qualcosa che anche lei non conosceva.

«Ti va di uscire?»

La fanciulla si voltò, trovando il ragazzo in piedi dietro di lei che la osservava con i suoi soliti occhi seri e profondi, ma stavolta ornati anche da una leggera punta di speranza.

Sospirò «Lo sai che non posso Sas’ke»

Sasuke mosse due passi, obbligandola ad allontanarsi dalla finestra, permettendogli così di salire sul bordo della finestra con un balzo, dove pochi minuti prima si trovava Naruto. Allungò la mano aperta verso di lei.

«Fidati di me»

Si morse incerta le labbra. Non le piaceva disubbidire a suo padre, non l’aveva mai fatto e non era neanche sua intenzione provarci, ma il modo in cui Sasuke la stava pregando, le stava offrendo la mano, la stava aiutando.. la spinsero ad accettare la sua presa.

Facendosi aiutare salì anche lei sul ripiano della finestra e istintivamente si avvicinò al suo petto, stringendo con le dita la maglietta nera quando vide la notevole altezza. Sasuke, sfruttando quel suo avvicinamento poggiò una mano sulla sua vita sottile, mentre l’altra dietro le gambe, prendendola in braccio come cinque anni prima, per aiutarla a scavalcare le mura.

Sakura, leggermente arrossita da quel contatto osservò il suo vestitino azzurro svolazzare per colpa del vento, mentre le sue mani si aggrapparono al collo del moro. Questo controllò sia a destra che a sinistra, per appurare che non vi fosse nessuno e senza fatica saltò su un ramo spesso di un albero vicino e subito dopo sul tetto del palazzo.  I bordi erano rivestiti da diverse tegole, mentre al centro vi era un spiazzo completamente pari fatto di cemento – piccolo dettaglio che da terra non era possibile scorgere -, permettendo così ai Ninja di ispezionare la zona senza difficoltà.

Sakura assottigliò lo sguardo, notando una piccola sbarra sbucare vicino il bordo, esattamente nella parte opposta in cui si trovavano. Quindi aveva visto giusto: le aste che aveva scoperto oltre la porta segreta della biblioteca conducevano davvero sul tetto.

Nel frattempo Sasuke raggiunse l’angolo che puntava a Ovest e dopo aver controllato che non fosse troppo scivoloso lasciò pacatamente Sakura.

Lei verificò attentamente dove mettere i piedi, sperando di non ruzzolare giù e quando alzò i suoi occhi verdi rimase incantata dal panorama ancora più ampio.

«Si riesce a vedere tutto.. persino Konoha» disse meravigliata.

Sasuke sorrise appena, mettendosi una mano dentro la tasca, mentre i suoi occhi scrutavano la sua stessa direzione «Già..»

Sussultò appena quando percepì le dita di Sakura stringere la sua mano, scoprendo poco dopo che il suo intento era solo quello di mettersi a sedere sul bordo del tetto, tenendosi al suo arto per non scivolare di sotto. Per quale diavolo di motivo provava una sensazione simile alla delusione?

Cercò di non badarci, seguendo il suo esempio, tenendo le gambe penzoloni, mentre lei le strinse al petto.

Rimasero in silenzio a contemplare lo spettacolo che si presentava ai loro occhi. I tetti rossi delle case di Konoha erano leggermente illuminati da alcune luci, che da quella distanza sembravano tante piccole lucciole messe insieme, mentre attorno la maestosa città si adocchiava soltanto l’oscurità della Foresta della Morte, che sembrava una grande tappeto disteso, fino a scomparire oltre l’orizzonte.

La luna illuminava il tutto, permettendo anche ai due ragazzi di riconoscere l’ombra lontana delle montagne del Paese del Fulmine. Nella parte est invece, oltre le colline, il verde lasciava spazio al giallo della sabbia, che circondava la città di Suna, anche se era troppo distante per scorgerla, così come il mare che portava alle isole del Paese dell’Acqua. 

«Quanto mi piacerebbe vedere tutto questo» ruppe il silenzio lei, fantasticando su tutte quelle terre che sembravano così vicine, ma allo tempo stesso troppo lontane da raggiungere.

Sasuke la studiò con la coda dell’occhio, alzando una gamba e poggiandosi sopra il gomito «Prima o poi tuo padre cambierà idea»

«Lo spero» sussurrò, voltandosi verso di lui con un sorriso dolce «Grazie Sas’ke.. per tutto»

Non era la prima volta che glielo diceva però, in quel momento, sperava profondamente di essere riuscita a trasmettere con quella semplice parola tutto ciò che dentro di lei aveva cominciato ad albergare con dolce indolenza. Tempo addietro, in uno dei tanti libri fiabeschi, aveva letto un aforisma: farfalle nello stomaco; che fosse quella la sensazione? Ogni volta che lui la sfiorava, la guardava, le parlava, le sorrideva.. non poteva esserne certa , ma desiderava con tutto il cuore che quel semplice ‘grazie’ fosse penetrato dentro il suo petto con forza, rendendola la cosa più bella e speciale che avesse mai ricevuto.

E Sasuke lo aveva percepito eccome, non a caso si era voltato di scatto verso di lei. I loro volti si ritrovarono vicini e i respiri umidi e pesanti si confondevano con l’aria notturna che li circondava. Vista da quella distanza, Sakura sembrava ancora più bella; poteva vedere ogni dettaglio, dalle piccole lentiggini sul naso alle labbra leggermente screpolate, ma comunque belle e morbide al tatto – o così parevano. Quest’ultimo pensiero lo fece deglutire nervoso, ma allo stesso tempo non poteva che sentirsi attratto.

Non se ne era reso conto, ma il suo corpo lo aveva spinto ad avvicinarsi ancora di alcuni centimetri, mentre Sakura non riusciva a capire che cosa stava succedendo, dato che il suo cuore aveva cominciato a rimbombarle persino nelle orecchie.

Un soffio li divideva e Sasuke percepì lo stesso identico profumo che lo aveva stordito qualche anno prima. I colori dei loro occhi si mescolò come semplici acquarelli e il giovane si ritrovò a confermare ciò che aveva meditato mentre erano in camera: Sakura non era come quelle ragazzine insistenti, lei era speciale e glielo voleva dimostrare.

Fu quando diminuì ancora la distanza che ad un certo punto, con la coda dell’occhio, notò qualcosa di insolito dietro di lei, restando imbambolato e senza minimamente accorgersi della posizione in cui rimasero per diversi secondi.

Ancora scossa, Sakura si allontanò di scatto, come se si fosse svegliata all’improvviso e seguì la direzione dello sguardo confuso del ragazzo, alle sue spalle. Verso l’orizzonte una luce rossastra illuminava una parte del bosco, mentre in cielo si elevava quello che sembrava del fumo.

«Che cos’è?» domandò la rosa.

«Non lo so»

Sasuke si mise in piedi, seguito dalla ragazza e attivò lo Sharingan.

“È troppo lontano” pensò stizzito, cercando di capire che cosa stava succedendo.

Ad un certo punto videro nello stesso punto un chiarore ingrandirsi, seguito subito dopo da un boato, simile ad un tuono che riecheggiava l’aria. Sakura sussultò, quasi spaventata.

«Sasuke!»

I due ragazzi si voltarono di scatto, mentre davanti a loro atterrò una figura scura, facendo svolazzare il suo mantello. Sasuke riconobbe lo Sharingan di suo fratello.

«Itachi..»

Questo si mosse veloce verso di lui, lanciando un’occhiata alla rosa, che si strinse nelle spalle. Per un attimo si allarmò, pronta a ricevere una ramanzina da parte del maggiore degli Uchiha, che sarebbe poi andato a spifferare la sua piccola uscita fuggiasca, ma dovette ricredersi quando questo riprese a parlare.

«Muoviti dobbiamo tornare a casa!» disse lui serio, confondendo ancora di più Sasuke, dato che anche lui pensava di ricevere una paternale.

«Perché cosa..?» improvvisamente si bloccò, ripensando alle parole del fratello.

Tornò a guardare quella fonte di luce e solo in quel momento si rese conto che si trovava proprio nella direzione in cui si trovava la Valle dell’Epilogo, il loro villaggio.

«Vieni Sakura» disse veloce, mentre Itachi saltò senza esitazioni dal tetto.

Sakura, capendo la gravità della situazione non fece domande e si avvicinò al ragazzo, lasciandosi prendere nuovamente in braccio, per tornare nella propria camera.

«Andiamo» ordinò Itachi, saltando dalla finestra.

Sasuke piegò le ginocchia pronto a raggiungerlo, ma prima di poterlo fare si sentì afferrare dalla maglietta «Sasuke.. stai attento» proferì la rosa, per poi lasciarlo andare.

Lui le rispose con un sorriso e questo le bastò per rassicurarla, mentre il ragazzo sparì alla sua vista. Si affacciò dalla finestra, seguendo le due figure nel cortile correre verso il portone delle mura.

Scese le scale, Sasuke si sentì affiancare da qualcun altro, mentre Itachi correva leggermente più avanti rispetto a lui.

«Che succede?» domandò Naruto preoccupato, con i capelli ancora umidi e un abbigliamento nuovo.

«Qualcuno ha attaccato la Valle dell’Epilogo» rispose lui freddo e sbrigativo, costringendo Naruto ad aumentare la velocità, saltando tra gli alti alberi.

Sakura unì le mani e le portò al petto, osservando i tre Anbu sparire tra la vegetazione oscura, per poi correre fuori dalla camera per poter avvertire suo padre.

Correvano come non avevano mai fatto.

Tutto quello che intralciava loro la strada diventava un semplice ostacolo da superare. Più si avvicinavano e più la luce rossastra diveniva intesa, così come l’odore pungente del puzzo di legno bruciato, che li premeva ancora di più ad aumentare l’andatura.

Non avevano idea di come avessero raggiunto in così poco tempo il loro villaggio, ma una piccola parte di loro li aveva maledetti per averlo fatto, altrimenti non avrebbero assistito a quello spettacolo agghiacciate.

La Valle dell’Epilogo era quasi del tutto rasa al suolo, mangiata dalle fiamme che lo stavano pian piano logorando. Le case erano incendiate, alcune già crollate in macerie, altre mostrando ancora l’instabile scheletro annerito e ancora leggermente fiammeggianti. Non si vedeva un movimento, non si sentiva una sola voce.

«Dividiamoci» disse freddo Itachi, per poi correre lungo la strada e venire inghiottito dal fumo.

Naruto guardava con occhi sussultanti la scena, mentre cenere e micce continuavano a piovere sulle loro teste «Io vado da mio nonno!» e senza aggiungere altro anche lui svanì in quell’inferno, sotto l’occhiata ancora tentennante di Sasuke.

Solo quando la figura del biondo scomparì dal suo campo visivo si ricordò che anche lui aveva delle persone care in quel luogo che considerava casa.

“Mamma..!”

Trattenendo il respiro riprese a correre tra il fumo nero, mentre i suoi occhi, per colpa di esso, divennero fastidiosamente lucidi. Seguì lo stesso identico percorso che quella stessa mattina aveva intrapreso, anche se in quel momento sembravano due luoghi differenti.

Trafelato, si inoltrò attraverso il villaggio infuocato, mentre attorno a lui sentì una sgradevole sensazione di morte. Formulato quel pensiero si accorse che alcune delle sagome annerite a terra che si trovavano sparse per strada avevano forma umana, spingendolo ancora di più a muovere velocemente le gambe toniche.

Finalmente da lontano scorse la sua casa.. o quel che ne restava.

L’ingresso era letteralmente crollato e continuava imperterrito ad avvampare. Sasuke non ci pensò un attimo e cominciò a spostare i grossi massi di cemento e legno con le mani.

«Mamma!» gridò disperato, sperando di essere arrivato in tempo.

Continuò ancora a scavare, ma dato che era inutile, fece il giro dell’edificio, scoprendo che l’entrata del dojo vicino al giardino sul retro era ancora intatto. Lo raggiunse in pochi balzi, sperando che suo padre avesse portato Mikoto al sicuro, rimanendo nascosti.

«Mamma! Papà!» li chiamò, ma non rispose nessuno.

Si bloccò davanti la porta scorrevole, mentre la mano alzata cominciò visibilmente a tremare.

Infine si decise, trovando davanti a lui solo buio, poi.. li vide.

I bellissimi occhi di sua madre erano aperti, ma a differenza delle altre volte non sprigionavano luce, vita. I suoi capelli erano sparsi sul pavimento in legno, mentre venivano sporcati dal suo stesso liquido vitale e quello di Fugaku, anche lui riverso a terra sopra il suo corpo, mentre i suoi occhi erano dannatamente chiusi. Vicino a loro una katana impregnata di sangue.. il loro sangue.

Sasuke sentì le sue ginocchia traballare, al tal punto che non riuscirono più a tenerlo in piedi, facendolo cadere a terra con un tonfo, mentre i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quella scena agonizzante.

Un movimento vicino i corpi dei suoi familiari lo fece sussultare, mentre nel buio della notte vide due occhi scrutarlo. La sua pupilla ristretta dal colore giallo lo fecero rabbrividire.  

«Sasuke!»

L’urlo di Itachi sembrava un eco lontano, mentre quelle iridi, che per tutto il tempo lo avevano studiato con attenzione e divertimento, scomparirono nell’oscurità, mentre quello che sembrava un mantello svolazzò, mostrando il suo colore scuro con macchie rosse. Rimase con lo sguardo puntato, fino al momento in cui Itachi, dopo essere giunto e scrutato i corpi privi di vita dei due genitori si mise in ginocchio davanti a lui, scuotendolo.

«Sasuke!»

Lui però sembrava non sentirlo, sembrava non vederlo, così come l’ambiente che li circondava, quando ad un certo punto sentì una fitta atroce sullo zigomo destro, obbligandolo a voltare di lato il capo e sbattere gli occhi innumerevoli volte, come se si fosse improvvisamente ridestato.

«Dobbiamo uscire, subito!» gridò fuori di sé Itachi, stringendo con forza il colletto della sua maglietta, mentre l’altra mano era ancora stretta nel pugno che aveva usato per colpire il fratello.

Solo in quel momento Sasuke notò che il fuoco aveva cominciato a diffondersi nel dojo. Gli occhi duri di Itachi continuavano a fissarlo. Si mise in piedi di scatto e insieme corsero fuori, giusto in tempo prima che il tetto crollasse su di loro.

Il maggiore tirò un sospiro leggero, guardandosi intorno con lo Sharingan attivo, mentre Sakuke crollò nuovamente a terra, osservando l’edificio bruciare.

«Itachi, io..» ma la sua voce già tremante si bloccò, come se un masso si fosse incastrato lungo la trachea, impedendogli di parlare.

“Io l’ho visto”

Quelle iridi tornarono nuovamente nella sua testa e solo in quel momento realizzò: i suoi genitori erano morti, e il bastardo che li aveva uccisi aveva usato la stessa katana di suo padre, sicuramente mentre tentava di proteggere se stesso e Mikoto, ma lui.. lui era rimasto guardare quell’assassino senza riuscire a reagire.

Il dolore gli strinse la gola con mani crudeli, facendolo rimanere inginocchiato, con nessuna forza o voglia di rialzarsi. L’urlo straziante che uscì dalle sue labbra echeggiò l’aria ormai devastata dalle fiamme, mentre Itachi rimase immobile in piedi davanti a lui, affrontando a modo suo quel dolore.

Sasuke poggiò la fronte sull’erba bruciata e strinse le mani e gli occhi, che avevano cominciato a perdere lacrime amare come non avevano mai fatto.

Quando li riaprì questi avevano assunto la classica colorazione rossa; al centro gravitavano tre tomoe nere, ma presto il suo Sharingan assunse una nuova forma, come un fiore rosso a sei punte.


**


L’intera popolazione del Paese del Fuoco si era radunata a palazzo. Il numero delle persone era così ampio che non tutti riuscivano a stare dentro l’immenso cortile, accettando comunque di partecipare ai funerali anche fuori dalle mura. Tutti erano vestiti di nero, tutti restavano in silenzio, mentre il Re, in cima alla scalinata, parlava con voce grave.

«Oggi, preghiamo per la scomparsa di innumerevoli vittime che da sempre hanno donato l’onore e la speranza agli uomini e le donne che vivono in questa terra. Possa il cielo accogliervi nella sue casa, possa la sua voce cantare il vostro nome con l’amore che meritiate, così che noi possiamo sentirli e mai dimenticare quella che è considerata da oggi ‘la Notte della Strage’»

Sakura alzò leggermente lo sguardo umido, osservando al suo fianco Sasuke, che riservava la propria attenzione ad un punto impreciso davanti a lui. Naruto invece si trovava dietro di loro, con accanto Jiraya, che fortunatamente ne era uscito con una ferita lungo il braccio e alla testa, senza riportare gravi danni. La ragazza si avvicinò lentamente di un passo e, loquacemente, strinse la mano abbandonata del moro, ma lui non ebbe alcuna reazione e non ricambiò la stretta, ma allo stesso tempo non la rifiutò.

«Preghiamo che le nostre voci e il nostro amore vi giungano, preghiamo che da oggi dormiate in pace, sperando che un giorno possiate ricevere giustizia, poiché tra tutti voi è caduto anche un grande uomo, un guerriero, un capo, un padre.. un amico» le ultime parole tremarono appena, mentre delle lacrime amare scapparono anche dalle iridi del Re.





Il giorno dopo i funerali le voci si erano diffuse in tutte le terre e i cinque Re decisero di riunirsi.

«La Squadra Speciale del Paese del Fuoco è stata completamente sterminata. Solo in pochi sono sopravvissuti»

«Konoha e la famiglia reale non possono rimanere scoperte, è troppo pericoloso!»

«Prima dobbiamo scovare i criminali che hanno causato tutto questo!  Sono sicuramente pericolosi perché non hanno lasciato la minima traccia»

«No! La priorità è garantire sicurezza ai cittadini e al suo Re!»

«Forse il loro reale obbiettivo è quello di attaccare tutte le nostre terre. Non possiamo permetterglielo, devono essere fermati!»

«Ho una soluzione al problema..» Re Rasa si mise in piedi, interrompendo la discussione «Ognuno di noi invierà per la salvaguardia del Re e della capitale un numero totale di Ninja per un periodo limitato, mentre il Villaggio della Sabbia ospiterà sotto mia supervisione i pochi superstiti per far continuare loro allenamenti e mansioni, dato che la Valle dell’Epilogo è andata distrutta. Solo quando avranno superato il lutto potranno tornare a loro scelta nel paese natio» tutti rimasero in silenzio, per valutare quelle parole «Nel frattempo, verranno create altre squadre apposite, che partiranno alla ricerca di questi banditi»

Tutti annuirono convinti, girandosi poi verso l’unico Re che non aveva espresso alcun parere.

«Lei cosa ne pensa Re Nawaki?»

Questo chiuse gli occhi pensieroso, cercando di immaginare al suo fianco Fugaku, ricordando quello che da sempre avevano considerato fondamentale: la sicurezza del popolo.

«Accetto la proposta»





Sakura continuava ad asciugarsi con la manica del vestito le lacrime che non smettevano di bagnarle imperterrite il viso.

«Ci rivedremo.. vero?» sussurrò la ragazza, stringendo con tutta la forza che aveva il petto di Naruto.

Lui sciolse l’abbraccio, portandosi le mani dietro il collo.

«Tienilo tu per me, ok Sakura-chan?» disse lui con un sorriso tirato, poggiando sulla mano dell’amica la sua collana con attaccato un cristallo azzurro, appartenuta un tempo a suo padre.

Lei non disse nulla, mentre Naruto, dopo averla guardata un’ultima volta iniziò a scendere le scale.

Tirò su col naso, senza neanche avere il coraggio di guardare e dire addio anche a Sasuke, non lo accettava.

«Non è giusto» mormorò, dando le spalle al moro.

Rimase in silenzio, lasciando che le piccole e salate gocce cristalline bagnassero il pavimento come pioggia. Sentì un movimento dietro di lei, subito dopo un respiro caldo sulla nuca, facendola rabbrividire.

«Sakura..» strinse ancora di più gli occhi, portandosi la collana al petto «Grazie»

Il suo cuore non reggeva; quel ‘grazie’ era un addio e lei lo sapeva, ma non riusciva a parlare. Un singhiozzo le scappò, seguito subito dopo da tanti altri. Per lei tutto quello era troppo straziante e presa dalla disperazione iniziò a correre, entrando dentro il palazzo, non degnando di uno sguardo Sasuke che era rimasto immobile e assorto da indecifrabili pensieri. 

Corse in camera sua e si buttò sul letto, dando finalmente sfogo a tutto il suo dolore, stringendo forte la catenina.

Non lo aveva guardato.. non lo aveva salutato.. non ci era riuscita, e lei si sentiva un mostro.

Si alzò dal letto e raggiunse la finestra, osservando i suoi unici amici superare le mura per dirigersi verso un futuro lontano dalla loro casa, lontana da lei.. per sempre.

«Mi mancherete..»



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