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Autore: Martymm07    22/09/2019    0 recensioni
Una ragazza con poteri inimmaginabili dovrà decidere se salvare le persone che ama oppure se stessa.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Camminai per qualche minuto quando mi resi conto che c'era un ragazzo seduto su un trono spezzato, non faceva nulla di particolare, sembrava stanco forse come me anche lui aveva sostenuto diverse prove e adesso era stremato. Non volevo avvicinarmi troppo velocemente avrebbe potuto pensare che fossi un illusione e forse un nemico da battere, tuttavia se fossi andata lì zitta zitta e troppo silenziosamente sarei sembrata ancora più sospetta, così scelsi il metodo migliore, d'altronde bastava un saluto per presentarsi e dimostrargli che non ero né un'illusione né un test da superare. "Ciao, io sono Tania, Tania Moore, piacere" Okay non era stata la migliore delle presentazioni, però mi ero impegnata per sembrare abbastanza normale. Ero convinta che si sarebbe presentato anche lui, bensì tutto quello che fece fu guardarmi storto e come se niente fosse continuò a fare quello che non stava facendo, in quanto eravamo ancora bloccati in una giungla amazzonica. Non chiedevo di diventare migliori amici e di prenderci la mano, sarebbe stato sufficiente se mi avesse detto il suo nome in modo tale da poter collaborare meglio e finalmente riuscire ad andarcene da lì. "Senti non dobbiamo andare per forza d'accordo ma almeno dimmi il tuo nome così possiamo metterci al lavoro e collaborare per scappare da quest'inferno" "Senti tu non mi interessa quello che vuoi fare, nessuno ha chiesto il tuo aiuto." E con queste parole decise di andarsene in fretta e furia. Non volevo restare da sola e cosa ancora più importante non volevo dargliela vinta, così lo seguì, lui andava a destra io andavo a destra lui svoltava a sinistra io svoltavo a sinistra, copia ogni suo movimento, fino a quando non si stufò e decise di collaborare. Insieme ricostruemmo una specie di mappa, e notammo come ci fosse ancora una parte che non avevamo perlustrato. Ci incamminammo e per la prima volta in vita mia mi era difficile conversare con qualcuno, insomma da come avrete capito sono una persona loquace e mi piace parlare con le altre persone, d'altro canto é bello quando anche l'altra persona è coinvolta nel dialogo, tuttavia non era questo il caso. Non ero sicura di come riuscire a comunicare ma non volevo arrendermi, allora stavo per sputare una serie di domande a raffica per sciogliere il ghiaccio, però venni interrotta dall'apparizione di un enorme portone nascosto dalle enormi radici di un albero secolare. "Finalmente!" esordì l'essere antipatico al mio fianco, nonostante la rabbia e la delusione anche io ero sollevata. Avrei voluto poter chiarire la situazione e appianare il conflitto nato tra di noi, in un certo senso si poteva dire che ero triste... Non comprendevo il perché, però allontanarmi da lui mi provocava un senso di amarezza. Lì per lì non ci feci caso, eppure sapevo cosa quel sentimento significasse. Mentre scalavo le immense radici della sequoia, lui più avanti di me buttava sempre un occhio per vedere cosa stessi facendo come ad aspettare una mia parola, sia per chiedergli aiuto per la scalata, sia per domandargli se poteva aspettarmi, per mia grande sorpresa non feci nessuna delle due cose, non volevo mostrarmi debole davanti a lui, era questione di orgoglio e di dimostrargli che a differenza di quello che pensava io ero in gamba e sapevo cavarmela da sola. Nemmeno il tempo di terminare tale pensiero, che appoggiando il piede su una parte tenera del ceppo che stava reggendo tutto il mio corpo, persi l'equilibrio e caddi all'indietro, pensai subito a come si sarebbe spiaccicato il mio corpo e a quante ossa mi sarei rotta se fossi precipitata da tale altezza. Fu un attimo, e non mi accorsi neppure che a reggermi non erano più le mie mani o i miei piedi, ma il ragazzo che per tutto questo non aveva fatto altro che fregarsene di me. Ero terrorizzata, eppure anche sollevata perché potevo affermare che allora gli importava qualcosa di me. Dopo alcuni minuti e molti respiri affannosi insieme giungemmo alla porta, " Quindi c'è l'abbiamo fatta. Comunque grazie per avermi aiutata." " Non ti ho aiutata, ti ho salvato la vita, come puoi immaginare é un tantino diverso" " Sì sì come ti pare" Va bene le cose carine che avevo pensato su di lui me le rimangiavo tutte quante. Passato il momento smielato, andato evidentemente in fumo, tentai di aprire la porta, spinsi tirai, diedi calci, pugni, spallate quelle fecero davvero male, ma niente il portone non si muoveva di un millimetro. Allora provò anche lui, credendo di essere più forzuto, però non si mosse. Mi scervellai per dieci minuti buoni quando avevo la risposta sotto il naso, sulle mastodontiche porte brillavano due raffinati pomelli di ottone, perciò ragionandoci su, intuì che probabilmente servissero altrettante due persone per aprirla. Proposi la mia idea al mio scorbutico compagno e lui per la prima volta concordó con me. Entrambi posizionammo le mani sulle eleganti manopole e la gigantesca entrata si aprì.
   
 
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