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Autore: DhakiraHijikatasouji    22/09/2019    0 recensioni
Bill sta scappando da una violenza domestica, che però gli ha lasciato un'altra traccia addosso escludendo lividi e ferite morali. Tom, un agente di polizia, è incaricato a prendersi cura di lui essendo che è in grande pericolo, e passando il tempo insieme si accorgeranno di tante cose, che forse il destino li ha messi sulla stessa strada per un motivo ben preciso, e che questo motivo può essere la traccia indelebile che Bill si porterà addosso per tutta la vita.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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Correre nelle sue condizioni non era facile, ma doveva farcela, per salvare lui e il suo tesoro. Violenza domestica, questo era il problema. Il suo compagno gli aveva messo le mani addosso nonostante il loro amore che li aveva da sempre uniti. Mai si era permesso e mai Bill aveva creduto che lo avrebbe fatto prima o poi. Perché? Si chiedeva, ma non era il momento delle domande. Ora sotto la neve gelata stava correndo rischiando di scivolare, e nessuno che lo potesse aiutare. Si copriva con la giacca di lana grigia che da quanto era grande gli faceva quasi da vestaglia. Doveva proteggere il suo tesoro, faceva troppo freddo fuori per lui. Tremava, non sapeva dove andare, non sapeva neanche se stesse facendo la cosa giusta nel suo stato. Era solo un istinto, un istinto primario che era accorso prepotente. Si fermò riprendendo fiato ma era capace solo di congelarsi il naso con l'aria ghiaccia e farlo diventare rosso. Sentiva il sangue gelarsi nelle vene. Si sedette su una panchina per poi sdraiarsi lentamente sussultando per il freddo umido del legno. Lui e il suo tesoro sarebbero morti sepolti dalla neve?

- Non avere paura, non avere paura vita mia, troveremo un modo- Sussurrò prima di svenire in un sonno dato dalla stanchezza, sperando in un risveglio forse...

***

Tom Kaulitz era atteso nello studio del commissario, il suo impiego un agente di polizia. Non gli era mai capitato nessun caso tra le mani, ma mille tra i piedi, non so se mi spiego. Tom aveva sognato di fare questo lavoro fin da piccolo, di indossare la divisa, di impugnare una pistola usandola solo a fin di bene. Voleva farlo da quando quella volta uno di loro lo aveva salvato, ed era stato proprio suo padre.

- Bene, Kaulitz, ti ho fatto chiamare per un caso che definirei insolito, ma non dobbiamo badare a questo. Stamane, verso le 6:00 è stata trovata una donna su una panchina del parco della città, e pareva morta. Nessuno ha fatto ancora niente, abbiamo detto di lasciarla lì, che saremmo arrivati noi. Esattamente, ti sto chiedendo di recarti lì all'istante- Una donna? E che ci faceva nel bel mezzo di una tempesta di neve? Era sicuramente morta, quella notte era stata gelida e avrebbe ucciso anche un eschimese. - Forse siamo ancora in tempo- Sospirò. Il commissario era sempre stata una persona speranzosa, che voleva bene alla sua città e al suo paese, e Tom era orgoglioso di stare sotto il suo comando, e non sotto il comando di un emerito idiota. Tom prese il suo giacchetto chiamando Georg che stava prendendo un caffè alla macchinetta.

- Ehi, abbiamo del lavoro da fare-

- Neanche il tempo di un caffè?- Cercò di protestare l'altro e Tom sbuffò divertito, riusciva sempre a scherzare in tutte le situazioni.

- Dopo, magari- Georg invece sbuffò contrariato e lo raggiunse all'uscita della centrale salendo al posto passeggero della macchina. Accesero le sirene e le luci per fare prima, in modo che le macchine li avrebbero lasciati passare. Nessun caso era da prendere alla leggera, o da ritenere di poco conto. Tutti i cittadini erano importanti, e dovevano essere soccorsi.

- Qual è il caso stavolta?-

- Lo vedrai- Tom ancora pensava a quella povera donna. E se adesso era morta davvero? Beh, non era la prima volta che vedeva un morto, ma perché morire sotto la neve? Era una senza tetto? Tuttavia capirono di essere arrivati quando videro tantissime persone ammucchiate nel parco. Ma non avevano proprio niente da fare? Inoltre era strano che non ci fosse già un'ambulanza sul posto. - Andiamo- Tom e Georg tirarono fuori il distintivo facendosi spazio tra la piccola folla e videro una persona rannicchiata sulla panchina esattamente come avevano descritto. Capelli neri lisci, trucco sbavato, pelle bianca come la neve che era posata sui suoi vestiti. Era rigidamente immobile. Tom si avvicinò chinandosi per controllare se fosse ancora in vita. La pelle era fredda, lo percepì non appena gli sfiorò una guancia, l'unica parte di pelle scoperta insieme alle mani lunghe e con le unghie dipinte di nero. Avvicinò il viso al suo per controllare se respirava e sentì un lieve soffio, il suo cuore doveva battere molto lentamente in quel momento, ed il polso debole ne era la prova. Nel mentre Georg stava tenendo indietro le persone curiose che volevano avvicinarsi, magari prestare il loro soccorso ma Tom non ne aveva bisogno. Provò quindi a scuoterla piano. - Ehi, mi sente? Può sentirmi?- Ma nessuna risposta. Tuttavia si accorse di una cosa che gli fece sgranare gli occhi: un gonfiore nel ventre. Gli scostò la felpa di lana toccando con il palmo della mano la stoffa della maglietta nera che copriva la pancia, e questo gli fece salire un'improvvisa ansia perché adesso sapeva che non c'era solo una persona su quella panchina. - Aspetta un bambino- Sussurrò con il cuore che batteva forte per la paura di non riuscire questa volta a salvarli. Chiamò Georg, ma non lo informò delle condizioni di quella persona. - Dobbiamo muoverci o potrebbe non superare le prossime 4 ore- Georg annuì gridando alle persone di spostarsi, che dovevano passare. Tom prese in braccio quella che gli parve essere una giovane ragazza incinta. - Non preoccuparti, adesso siete al sicuro- Sussurrò pregando veramente di riuscire a portarli in salvo. Aveva visto morire uomini sparati, accoltellati o uccisi nei peggiori modi, aveva visto donne stuprate e maltrattate, aveva visto bambini venduti, rapiti ai loro genitori, ma mai gli era capitata una situazione simile e di avere tra le mani il potere per poterla evitare ancora prima che il peggio avvenisse. Negli altri casi tutto era già avvenuto e loro dovevano solo mettere in gabbia chi aveva già giocato, ma adesso non si trattava di rinchiudere, ma di impedire che Dio si prendesse altre due giovani vite, una in particolare che non era ancora venuta al mondo. Sfrecciarono all'ospedale più vicino che se ne prese immediatamente cura, soprattutto quando vide che erano due poliziotti ad aver portato il paziente.

- Tom, dobbiamo tornare in centrale, non possiamo restare- Georg lo distrasse mentre stava guardando la cerchia di medici correre via con la barella. - Il commissario è buono, ma raramente comprensivo verso questi punti di vista- Tom annuì, ma promise di tornare, lo avrebbe fatto. Doveva sapere se aveva vinto, se ce l'aveva fatta, se quella madre ed il suo bambino erano riusciti a sopravvivere a forse la notte più gelida nella storia di Berlino.

***

Bill si svegliò e la prima cosa che vide fu il bianco di una stanza, la prima cosa che sentì fu l'odore di pulito nauseante e la prima cosa che toccò furono delle morbide lenzuola di un letto.

- Un ospedale?- Non ricordò molto inizialmente. Solo un bruciore al viso, il freddo di una panchina...poi il calore di due braccia dove si era sentito al sicuro per la prima volta dopo tanto tempo. Si mise a sedere scostandosi i capelli dal viso cercando di ricordare chi lo avesse portato lì, ma non riuscì a pensare ad altro che al fatto che avesse sete, tanta sete, e fame. Si guardò il ventre abbastanza gonfio. Era incinto di sette mesi, ma in quel momento piangeva. In una notte aveva perso tutto e avrebbe potuto perdere anche quel grande tesoro che la vita aveva deciso di donargli. Lo sentiva, sapeva che stava bene per fortuna ma non riusciva a trattenere i singhiozzi. Si accarezzava il ventre sofferente. Fosse stato da solo non gliene sarebbe importato, ma aveva rischiato seriamente di perdere il piccolo e la cosa lo turbava e non poco. Dovette reprimere il pianto quando sentì la porta aprirsi ed entrò un'infermiera.

- Si è svegliato, meno male, stavamo cominciando a temere il peggio- Bill non gioiva di questo. Non perché avrebbe voluto morire, non sapeva nemmeno lui perché in quel momento neanche l'ombra di un sorriso stava increspando le sue belle labbra. Ricordava solo la violenza.

- Avrei sete, avete dell'acqua?-

- Ma certamente. Gliela porto subito-

- Grazie- Disse timidamente. Tuttavia non capì molto quando vide l'infermiera parlare con qualcuno che non riusciva ad intravedere chi fosse. Quando però entrò gli venne l'istinto di indietreggiare nel letto. Era un agente di polizia, che voleva da lui? Quando i loro occhi si incrociarono lui sorrise, sembrava lo conoscesse da sempre anche se era sicuro al 100% di non averlo mai visto prima. Si sedette accanto al suo letto e Bill non capiva, ma sentiva che avrebbe inteso al più presto.

- Sono contento che stia bene- Iniziò lui con quel sorriso rassicurante.

- Lei chi è? Io non la conosco...-

- Io mi chiamo Tom e sono un poliziotto, l'ho portata qui e se non le dispiace dovrei farle un po' di domande- Bill non era pronto alle domande, non era in condizione di rispondere, ma non vedeva come sottrarsi. Ma allora era stato lui a portarlo lì dentro, era stato lui a salvare la vita sua e del suo tesoro. - Non voglio farmi i fatti suoi, voglio solo capire come è arrivata a quella panchina- Bill si stava attorcigliando le dita sul lenzuolo e Tom percepiva la timidezza, forse la paura, forse un trauma che quel piccolo corpo appesantito da una pancia stava sostenendo. - Ehi, non abbia paura di me, non sono qui per farle del male, io voglio aiutarla, ok?- Bill annuì mordendosi il labbro inferiore tenendo lo sguardo basso sulla coperta candida. - Inoltre viste le sue condizioni, cercherò di metterla il meno a disagio possibile- Bill lo ringraziò mentalmente per questo. - Qual è il suo nome?-

- Io...mi chiamo Bill, e la prego di darmi del tu- Tom sgranò gli occhi. Era un maschio? Non sembrava proprio. Ecco perché l'assenza di seno...Ma la presenza di una pancia come la spiegavi? Non era comunque affare suo, come aveva detto, non doveva metterlo a disagio e se avesse cominciato a fare domande su come avesse concepito, lo avrebbe sicuramente intimorito e non avrebbe risposto più a nessuna delle altre questioni.

- Quanti anni hai?-

- Ho 24 anni-

- Sei molto giovane, immagino che sia il tuo primo figlio- Bill annuì senza guardarlo. Intanto Tom si stava appuntando le informazioni. - Bene, ti sentiresti di raccontarmi perché ieri notte eri nel parco?- Bill si scostò nuovamente i capelli dal viso spostandoseli dietro l'orecchio. In quell'istante tornò di nuovo l'infermiera dando l'acqua a Bill che la ringraziò prima che uscisse. Ne bevve un sorso. Avrebbe voluto berne di più, ma non con un agente di polizia che lo guardava.

- Ho subito violenza domestica la scorsa notte, dal mio compagno- Solo in quel momento Tom notò il livido che aveva sulla guancia e si domandò come la persona che avrebbe dovuto proteggerlo avesse osato fino a quel punto. - Non so perché, ma ho saputo subito che non potevo rimanere lì, sarebbe potuta finire male. Non per me, io magari ne sarei uscito vivo, ma avrei perso lui e non volevo assolutamente- Gli cadde una lacrima.

- Mi dispiace molto, ma perché non hai chiamato la polizia subito? Ti avremmo aiutato-

- Lui mi disse che se avessi anche solo sfiorato il numero delle forze dell'ordine mi avrebbe ucciso perché sarebbe stato capace di intercettare la chiamata, ho preferito quindi non rischiare-

- Ma come sei scappato? Non ti ha inseguito?-

- Dopo che mi aveva picchiato era andato a letto ed io ho approfittato per uscire. Adesso non so dove sia, non so se mi stia cercando...comuque non la ringrazierò mai abbastanza per aver permesso al mio bambino di vivere- Tom sorrise.

- Dovere- Ma si fece subito serio. - Tuttavia stando a quello che mi hai detto, ti devo informare che non sei totalmente al sicuro ancora. Qui dentro lo sei senz'altro, ma non avendo ancora incastrato il tuo compagno, potrebbe essere ovunque e chissà cosa starà macchinando. Perciò adesso io torno in centrale e fornirò le informazioni al commissario che deciderà sul da farsi. Tu non temere, dirò agli infermieri di stare bene in guardia. Un'ultima cosa: devo sapere il nome del tuo...immagino ormai ex compagno- Bill tirò su con il naso.

- Si chiama Andreas-

- Perfetto- Si alzò in piedi e a vederlo non poté non pensare quanto fosse adorabile e quanto aveva intenzione di proteggerlo a tutti i costi, soprattutto nello stato in cui si trovava. - Ehi, non avere paura, ti terremo al sicuro, tu e il tuo bambino- Bill per la prima volta lasciò trasparire un lieve sorriso che segretamente Tom non vedeva l'ora di poter vedere. Era il modo suo per ringraziarlo dato che non proferì parola alcuna.

***

- Compagno violento? Non è la prima volta che ne sento parlare, fatto sta che dobbiamo agire in fretta e trovarlo- Disse il commissario. Entrò quindi Gustav con una cartella che gli porse.

- Questi sono i dati di Andreas. Nome, cognome, data di nascita, dove vive, gruppo sanguigno...insomma qualsiasi cosa è scritta qui-

- Ti ringrazio Gustav- Il commissario studiò bene la cartella, poi osservò Tom. - Precedenti penali, pff! Me lo sarei aspettato- Precedenti che ovviamente a Bill non aveva raccontato, sennò come lo avrebbe illuso di un amore falso? Pensò Tom in quell'istante prima che il commissario lo riportasse alla realtà. - Ragazzo, dobbiamo adottare delle misure speciali, perché qui non si tratta di un semplice uomo violento, ma di un semplice fottutissimo criminale-

- E cosa propone di fare?-

- A quanto ne so tu vivi solo, o mi sbaglio?- Tom non capiva, che domanda era? Tuttavia annuì per non risultare uno stupido che non era ancora giunto alla soluzione. - Ho appena mandato una pattuglia in casa di Andreas e mi hanno detto che non c'era, hanno il sospetto che sia scappato. Perciò io ti chiedo di ospitare la vittima in casa tua almeno fino a quando non sarà dietro le sbarre- Tom ci rifletté, non gli aveva chiesto nulla di semplice, ma lui non desiderava qualcosa di semplice. - Lo so, così facendo ti metterei ancora di più in pericolo, ma è per proteggere un innocente, quindi rispondimi qui e ora per favore- Tom era disposto a tutto, ma non sapeva se a Bill sarebbe andata bene questa cosa anche se da lui ormai si aspettava una risposta affermativa, perché come una madre che si rispetti, metteva davanti il bene del suo piccolo prima di qualsiasi altra cosa.

- Accetto-

***

- Ehm...questa è la casa, spero che ti piaccia- Disse ridendo nervosamente aprendo la porta a Bill che entrò guardandosi intorno. Sorrise annuendo. Era accogliente e carina, non disordinata. Non c'erano cose a giro e apparentemente era pulita. - Alla centrale mi hanno dato questo- Prese un borsone. - Ci hanno messo tutta la tua roba, dato che era l'unica rimasta. Quella di Andreas si è volatilizzata nel nulla e siccome io non voglio metterci le mani, posso mostrarti dove sta la tua stanza e lasciarti a sistemare- Bill annuì ancora, non sembrava un tipo di molte parole, o semplicemente era provato da quello che aveva vissuto. Tom lo prese per mano guidandolo fino ad una stanza, anche quella ben sistemata.

- Ma è la tua?- Chiese Bill e Tom si ritrovò con le spalle al muro.

- E' l'unica che ho. Ho cambiato le lenzuola, non preoccuparti, ed io starò in salotto-

- Ma non ce ne è bisogno, davvero-

- Sssh, niente storie, non ho il cuore di lasciare una mamma in dolce attesa nel mio accogliente salotto, perciò starà nella mia accogliente camera- Bill rise ringraziandolo. Si sporse verso di lui abbracciandolo. Era il minimo vista la sua gentilezza e disponibilità. Per Tom sentire quel ventre compatto sul proprio era una sensazione strana. Ricambiò l'abbraccio sentendo il suo profumo. Era buonissimo. - Non c'è di che. Adesso io vado, ti lascio solo. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami-

- Va bene- La porta si chiuse e Bill saltò di gioia. Non sapeva perché, ma si sentiva molto bene. Si tappò la bocca con le mani cadendo a sedere sul morbido letto. Qualcuno lo stava aiutando, qualcuno desiderava il suo bene per la prima volta nella sua vita. Prese il borsone aprendolo. Certo che i vestiti potevano evitare di piastricciarli in quel modo burbero, ma tanto per Bill faceva lo stesso, li avrebbe messi comunque. Sentiva di dover farsi una doccia, ma si vergognava a chiederlo a Tom, tuttavia non poteva nemmeno rimanere così. Perciò la prima cosa era senz'altro mettere i suoi vestiti in un posto più confortevole, tipo l'armadio che Tom si era curato di svuotare. Quel ragazzo era stato davvero carino e al pensarci Bill arrossì, però era convinto che avrebbe potuto meditarci all'infinito, perciò cominciò a distrarsi facendo quello che doveva fare. Poi si diresse in bagno non incontrando Tom da nessuna parte quindi doveva essere libero. Si chiuse a chiave, e cominciò a spogliarsi. Si guardò allo specchio, era sempre più grande e rabbrividì...era una bella quanto strana sensazione. Sussultò quando sentì un bussare improvviso.

- Bill, ci sei tu in bagno?- Era Tom, quindi poté stare tranquillo.

- Sì, volevo...farmi una doccia, scusa se non te l'ho detto-

- Va bene, ma potresti non chiuderti a chiave? Lo dico perché se ti succedesse qualcosa, mi devi permettere di raggiungerti- Aveva ragione, non era stata una bella mossa girare la chiave nella serratura, così aprì affacciandosi solo con il viso. - Oh ehm...io vado a...sì, a preparare la cena...prenditi il tempo che vuoi- Era visibilmente nervoso, tanto che a Bill parve carino, quindi sorrise teneramente.

- Grazie, Tom...per qualsiasi cosa-

- Figurati, a dopo-

- A dopo- E sotto la doccia si insaponò l'addome con cura immaginandosi già con il neonato tra le braccia, a fargli il bagnetto, a dargli da mangiare, insomma, immaginare il ruolo di mamma che avrebbe dovuto ricoprire da lì a due mesi, non mancava molto. Però...però quel bambino sarebbe nato senza un padre, e sarebbe cresciuto senza tale figura e questo a Bill dispiaceva non poco. - Sono ancora giovane dopotutto, ma...chi mai sarebbe disposto a stare con una sottospecie di trans?- Non doveva deprimersi, non era il momento! - Oh, ma che dico? Tu piccolo mio avrai un papà, dovesse essere l'ultima cosa che faccio, io ti troverò un padre, te lo prometto- Così dicendo uscì dalla doccia. Guardò tra gli accappatoi e si era accorto di non aver preso il proprio. Si sentì un po' in imbarazzo a prendere quello di Tom, ma pensò che in fondo non gli sarebbe dispiaciuto più di tanto. Si asciugò vestendosi con una maglia larga e pesante dato il freddo nell'aria e dei pantaloni di tuta. Più comodo stava, meglio era. Sentiva già un odorino invitante che lo conduceva fuori dal bagno. Lo seguì giungendo quindi alla cucina e rise tappandosi la bocca a vedere un Tom alle prese con i fornelli, non sembrava tanto pratico. Faceva avanti e indietro, di qua e di là, prendeva ingredienti a caso, pareva uno chef con cucina flambè, ma se qui Bill non interveniva subito rischiava di innescare davvero un incendio. Con passi felpati entrò nella cucina avvicinandosi piano. - Serve una mano?- Tom sobbalzò.

- Mi hai spaventato...comunque no, tutto a posto, tu siediti pure-

- Sicuro?-

- Sicurissimo- Bill fece un sorrisino come se non se la bevesse tutta, ma non se la sentiva di contraddirlo, perciò si sedette a tavola. C'era un giornale lì sopra e lo prese leggendo un po' nell'attesa. Era un quotidiano fresco fresco e c'era già la sua notizia. Rivedersi infreddolito su quella panchina gli mise i brividi. In più lesse che il suo compagno non era stato rintracciato, esattamente come Tom gli aveva riferito, ma venne distratto da un piatto fumante che gli piombò davanti. Sorrise chiudendo il giornale e posandolo lontano dal tavolo.

- Grazie- Bill però non era molto d'appetito in quel momento dopo aver letto il giornale e Tom lo notò.

- Bill, c'è qualcosa che non va? Non ti senti bene?-

- No, è solo che...Andreas- Quel nome a Tom fece capire tutto, non era facile superare un avvenimento di questa portata. Ricordarsi anche che Bill aspettava un bambino da un criminale...ma lo sapeva o ne ignorava completamente l'esistenza?

- Immagino come ti senta, però...cerca di mangiare un po', fallo per il bambino, almeno-

- Già, il bambino...ero così felice di poter avere una famiglia, Tom, lo ero tanto- Tom non ce la faceva a vederlo così, in procinto di piangere per un futuro che gli era stato negato. Voleva confortarlo in qualche modo.

- Bill, Andreas non sarebbe mai stato un padre per tuo figlio, e lo dico perché in commissariato hanno scoperto che aveva dei precedenti penali, ne eri a conoscenza?- Bill abbassò la testa e Tom non seppe interpretarlo inizialmente se come risposta negativa o affermativa. Poi però annuì, quindi era tutto chiaro. - Bill, ma...come facevi a stare con uno come lui?-

- Lui non era quello che credete tutti!- Sbottò improvvisamente battendo le mani sul tavolo. Tom dovette retrocedere, non voleva farlo arrabbiare. - Lui...mi amava, lui mi voleva bene, e non credere Tom che io sia stato uno sprovveduto! Questo figlio, per quanto improvviso, lo volevamo entrambi! Io non so perché abbia reagito così, non so perché abbia voluto farmi questo...ma io lo amavo- Non ce l'aveva fatta ed era ceduto in un pianto disperato, se prima era un pianto di rabbia, adesso era di disperazione, e Tom non poteva dargli torto. - Io amavo la mia vita con lui, e adesso...e adesso questo bambino sarà senza un padre, e questa è la cosa che mi fa soffrire di più- Tom lo osservò ed era incredibile pensare quanto donna potesse essere Bill, più che donna, mamma. Cioè nonostante tutto quello che gli era capitato, pensava solo ed unicamente alla creatura che portava in grembo. Tom si alzò dal suo posto, era un istinto più forte di lui. Si chinò accanto a Bill abbracciandolo, non voleva vederlo piangere. Bill dal canto suo si stava torturando l'unghia del pollice con i denti senza spezzarla, perché non se lo aspettava ed improvvisamente si stava sentendo meglio, più al sicuro, più protetto. Tom non lo conosceva, non lo aveva mai visto prima, eppure riusciva a trasmettergli queste sensazioni.

- Scusami se ti ho fatto arrabbiare, non era mia intenzione, solo che non riuscivo a capire, io non mi sono mai innamorato in vita mia-

- No?-

- No, ero sempre troppo occupato con il mio lavoro per pensarci- Bill non accennò un sorriso nonostante fosse stato detto con ironia. - Lo so, è triste, ma adesso non pensiamoci più, meglio mangiare che si fredda- Gli dette un bacio sulla testa ancora umida dato che era stata tamponata con solo un asciugamano e profumava di shampoo. Finirono di mangiare, poi si misero sul divano a guardare la TV, ma la verità era che nessuno dei due stava attento al programma, quanto a lanciarsi occhiatine ogni tanto. Non sapevano perché, non sapevano se il loro era disagio, e fu Tom ad azzardare. - Bill, tu non mi conosci, e...ti fidi di me? Non è solo perché sono un poliziotto potrei essere un tipo affidabile, che ne sai?- Bill si appoggiò con il fianco alla spalliera e il viso sul braccio disteso osservandosi a lungo negli occhi dorati, prima di fare spallucce, sospirare e dare la sua risposta.

- Non lo so, lo sento e basta- Tom gli prese la mano accarezzandogliela.

- Io non ti farei mai del male, ok? Non dubitare mai di me, qualsiasi cosa succeda- Bill sorrise, ma ritornò serio quando ripensò che pure Andreas gli aveva detto le stesse cose, solo che tra lui e Tom c'era una differenza che solamente in quel momento riuscì ad appurare, ovvero la luce diversa nei loro occhi. Se avesse guardato meglio, in Andreas avrebbe scorto la bugia, la menzogna, l'inganno...e adesso che osservava quelli di Tom, vi si specchiava senza macchie, semplicemente perché Tom non aveva niente da nascondere, e lo aveva capito subito.

- Lo so, Tom- Sorrise teneramente prima di sussultare.

- Cosa è successo?-

- Niente, solo un calcetto- Rideva e si accarezzava il ventre, e per la prima volta Tom percepì una sensazione che MAI aveva provato. Si era innamorato di quel sorriso. Avrebbe voluto stoppare quella scena, poterla rivedere...o meglio, poterla vivere ancora più da vicino. Perciò si accostò di più a lui. - Vuoi sentire?- Gli prese la mano appoggiandola nel punto più adatto e Tom sorrise non appena avvertì un piccolo colpo sulla pelle.

- Che cosa si prova?-

- E' strano, molto strano. A volte fa male la schiena, a volte può sembrarti il peggior momento della tua vita quando ti chiudi in un bagno per vomitare, ma se devo dirti la verità, io una gravidanza la rifarei volentieri perché sarò sicuro che una volta che sarà nato, questi nove mesi saranno stati i più belli della mia esistenza, nonostante tutto. Magari è una cosa che non puoi capire finché non ce l'hai- Tom non rispose, non sapeva assolutamente cosa dire. Era ammirevole il modo in cui parlava, in cui esprimeva i suoi pensieri, con leggerezza e con chiarezza, ma con un tono di voce sempre adatto e carismatico. Tom aspettò solamente senza smettere di guardarlo, aspettò che chiudesse esausto gli occhi. Ed in quel momento alla TV partì la canzone "I don't wanna miss a thing" degli Aerosmith prima che iniziasse il celebre film Armageddon, e da quanto teneva basso il volume pareva un sottofondo.

I could stay awake just to hear you breathing

Watch you smile while you are sleeping
While you're far away dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure

Tom aveva sempre trovato esageratamente romantica quella canzone, ma come mai su Bill la sentiva così sua? Così vicina nel suo profondo significato? Lo guardava dormire e pensava che non ci fosse niente di più bello che la sua immagine un po' trasandata, la quale era qualcosa di terribilmente affascinante. Poi abbassò lo sguardo sul suo ventre gonfio e ne accarezzò nuovamente la superficie. Bill in quel momento mugugnò qualcosa nel sonno sorridendo.

Don't want to close my eyes
I don't want to fall asleep
'Cause I'd miss you baby
And I don't want to miss a thing
'Cause even when I dream of you
The sweetest dream will never do
I'd still miss you baby
And I don't want to miss a thing

Ed in quell'istante Tom capì di star osservando Bill con occhi diversi, con occhi che non avrebbe mai pensato di adottare. Lo conosceva solo da qualche giorno, ma a quanto pare gli era bastato per dire a sé stesso che Bill era una persona davvero importante per lui.

Lying close to you feeling your heart beating

And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever

E quando Bill gli parlava piangendo, gridava davanti a lui in preda ad una crisi isterica, molto probabilmente data dalla gravidanza più che dalle sue parole, quando dopo lo aveva abbracciato e si era calmato tra le sue braccia, erano stati piccoli segnali, piccole sensazioni che si rese conto di voler ripetere ancora e ancora.

Don't want to close my eyes
I don't want to fall asleep
'Cause I'd miss you baby
And I don't want to miss a thing
'Cause even when I dream of you
The sweetest dream will never do
I'd still miss you baby
And I don't want to miss a thing

Sarebbe rimasto ad osservarlo all'infinito, ma non poteva lasciarlo dormire in quella scomoda posizione. Si armò quindi di tutta la forza che possedeva e li prese entrambi in braccio lasciando che Bill appoggiasse la testa sulla sua spalla. Non sapeva che odore avesse quello che stava per dire, ma Bill profumava di mamma, senza neanche aver partorito, già il suo corpo sapeva del futuro, di quello che sarebbe successo e sapeva che Bill avrebbe amato il suo bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo.

I don't want to miss one smile
I don't want to miss one kiss
I just want to be with you
Right here with you, just like this
I just want to hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment
For all the rest of time

Inconsapevolmente gli appoggiò le labbra sulla fronte prima di stenderlo nel letto delicatamente, e si fermò a guardarlo dormire nella penombra della stanza. Nonostante si chiedesse come accidenti avesse fatto a rimanere incinto, non riusciva a distaccare il pensiero dal fatto che fosse bellissimo. Bellissimo sarebbe stato un eufemismo. Bill era incantevole, era delicato in tutto, era...era...Lo vide fare qualche smorfia nel sonno e accarezzarsi la pancia increspando le sue labbra in un sorriso che Tom automaticamente imitò. E per un attimo si vide con Bill in un qualcosa di più, in un qualcosa che andava oltre al rapporto tra agente e vittima di un caso aperto e irrisolto.

Don't want to close my eyes
I don't want to fall asleep
'Cause I'd miss you baby
And I don't want to miss a thing
'Cause even when I dream of you
The sweetest dream will never do
I'd still miss you baby
And I don't want to miss a thing

Si scosse immediatamente da quell'idea. Ma come poteva anche solamente pensarlo? Bill era semplicemente quella persona che doveva proteggere, era semplicemente quella persona che doveva rassicurare quando aveva paura, che doveva calmare nei suoi scatti di rabbia, che doveva rispettare, della quale doveva prendersi cura per le condizioni di dolce attesa in cui era. Bill era semplicemente questo. Ed era tanto? Era poco? Era sufficiente? Magari in quelle attenzioni ci metteva anche Tom del suo, ma...poteva bastare o ci voleva qualcos'altro? Qualcosa che Tom forse non aveva mai provato e che non aveva mai dato a nessuno? E mentre lo guardava dormire si rese conto di non poter rimanere lì a fissarlo per sempre, ma si rese anche conto che avrebbe tanto voluto farlo.

Don't want to close my eyes
I don't want to fall asleep
'Cause I'd miss you baby
I don't want to miss a thing
'Cause even when I dream of you
The sweetest dream will never do
I'd still miss you baby
And I don't want to miss a thing

***

Tom quella mattina doveva dirigersi in centrale, ma fece trovare la colazione pronta a Bill senza svegliarlo. Lo avevano avvertito che avevano trovato altri indizi recenti su Andreas, ed era intenzionato a sapere. Uno lo avrebbe capito da come guidava, con gli occhi incollati sulla strada e nessun tipo di distrazioni che non fossero i suoi stessi pensieri. Appena arrivò corse subito dal commissario, ed ebbe almeno il garbo di bussare prima di entrare.

- Avanti...oh, buongiorno Tom, sei venuto per le novità, vero?- Tom in quel momento divenne leggermente rosso. Quel commissario lo conosceva da sempre e ormai riusciva a capire le sue intenzioni, il suo modo di agire. Non che a Tom desse poi così tanto fastidio, ma era leggermente disagiante.

- Sì, esattamente, credevo fosse giusto che venissi informato-

- Ma lo è infatti. Allora, ieri, durante il tuo giorno libero, Georg e Gustav hanno nuovamente guidato una pattuglia a casa di Bill, ed hanno ritrovato un pezzo di carta con su scritta una frase. Lo hanno analizzato, scoprendo che l'inchiostro era ancora fresco e che molto probabilmente Andreas fosse tornato credendo che Bill abitasse ancora lì- In quel momento Tom tirò un sospiro di sollievo in mente, pensando che meno male Bill si trovava al sicuro a casa sua e che Andreas ancora non lo sapeva. - Il punto è che sul foglietto c'era scritto questo- Gli porse la prova ormai già stata analizzata e Tom la prese leggendo attentamente, cercando di decifrare quella scrittura frettolosa.

"Du schuldest mir ein Leben"- Pronunciò con la voce tremante, per il significato sinistro che avrebbero potuto contenere quelle parole. - "Tu mi devi una vita"? Ma che significa?-

- E' quello che stiamo cercando di scoprire...-

- Sappiamo tutti a chi è indirizzato il bigliettino- Georg e Gustav entrarono interrompendo il commissario in malo modo.

- E speravamo che tu, Tom, potessi dirci...insomma qualcosa- Balbettò Gustav con occhi speranzosi.

- Se devo dirvi la verità, ragazzi, onestamente io non ne so niente. Potrei chiedere a Bill e riferire...-

- O potremmo farlo venire in centrale, no?- Chiese il commissario. Tom non voleva disturbare Bill, ma sapeva nel suo profondo che avrebbe accettato di presentarsi in commissariato. Annuì quindi prendendo il proprio cellulare effettuando la chiamata esattamente davanti a loro.

- Pronto?- Una voce sottile rispose dall'altro capo del telefono, era sicuramente quella di un Bill sveglio da poco. - Tom?- Tom sorrise impercettibilmente non appena pronunciò il suo nome.

- Sì Bill, sono io. Mi dispiace chiedertelo, ma sarebbe opportuno che tu venissi in centrale quindi ti passo a prendere tra venti minuti. Ce la fai ad essere pronto per quell'ora?- Bill annuì, ma ricordandosi che non poteva sentirlo, si affrettò a rispondere.

- Sìsì, penso di farcela-

- Ok, arrivo subito- Tom scattò sulla sedia dirigendosi fuori senza dare più risposte a nessuno. Il commissario, Georg e Gustav, si fissarono un po' allibiti in silenzio, prima che uno di loro lo rompesse con una risatina.

- Cosa ridi, Georg?- Chiese Gustav.

- Vieni con me, Gustav...a dopo, commissario-

- Non fate i deficienti...a dopo- Sospirò l'uomo premendosi il pollice e l'indice di una mano negli occhi gettandosi sullo schienale della propria comoda poltrona. Quei ragazzi, così giovani e pieni di spirito, a volte li adorava, altre volte pensava che lo avrebbero fatto uscire di testa nel giro di poco.

- Cosa volevi dirmi, Ge?-

- Volevo dirti che se non lo conoscessi bene, direi che Tom si è preso un'infatuazione per la vittima-

- Per Bill?- Georg annuì fiero. - Seriamente? Ma quello non ha mai detto "ti amo" a nessuno, non so nemmeno se è in grado di provare amore- Disse ironicamente, senza intenzioni cattive verso il compagno di squadra che adesso non poteva sentirlo.

- Sarà, ma secondo me ti sbagli-

***

Bill era salito in macchina accanto a Tom appena lo aveva visto fermarsi. Controllò la sua borsa, come per assicurarsi di aver preso tutto...ma tutto per cosa? Questo a Tom lo fece sorridere alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa leggermente.

- Beh? Perché mi vogliono in centrale?- A quel punto, Tom fu costretto a tornare serio e spiegare a Bill come stavano effettivamente le cose.

- Pare che Andreas sia tornato a casa vostra questa notte in cui tu non c'eri, anzi, quasi certamente è così-

- Capisco...-

- In centrale ti faranno delle domande ovviamente, vorranno sapere in merito ad alcune prove ritrovate dalla pattuglia che è andata stamattina-

- Ok...- Tom lo notò assorto mentre con lo sguardo basso si fissava il ventre. Gli prese quindi la mano togliendola dal cambio per quell'istante. Bill alzò il viso e i loro occhi si incrociarono. Bill arrossì visibilmente.

- C'è qualcosa che non va, Bill?-

- No, è che...sono un po' preoccupato, potreste non farmi il questionario nelle sale interrogatori? Mi mettono a disagio...così buie, nella penombra di una lucina puntata addosso...- Tom gli accarezzò con un dito la mano che gli teneva osservando però la strada davanti a sé.

- Non sei un sospettato, né un criminale, sei un testimone nonché vittima, quindi credo proprio che si possa fare come dici-

- Grazie- Non si dissero altro, Tom notava il suo disagio ed era così disarmante non poter fare niente per tranquillizzarlo un minimo, per dirgli che sarebbe andato tutto bene, perché semplicemente lui non sapeva se quelle parole si sarebbero poi rivelate veritiere. Arrivati in centrale, lo aiutò a scendere dalla vettura accompagnandolo dentro.

- Ah, eccoti Tom- Li raggiunsero Georg e Gustav che tesero la mano a Bill, che le strinse con un entusiasmo dato dal nervosismo. - Seguiteci pure-

- Georg, aspetta- Li fermò Tom. - Possiamo andare in un posto che metta a suo agio Bill? Chessò, al bar della centrale, perché sei benissimo a conoscenza delle sue condizioni, e non vorrei che si sentisse oppresso- Georg assottigliò lo sguardo su di lui, poi guardò Bill alle sue spalle che teneva gli occhi diretti a terra, poi li posò di nuovo su Tom con un sorrisino che non prometteva niente di buono, eppure rispose con un semplice.

- Ok- Non capì nemmeno le intenzioni di quegli occhi così perversi nemmeno quando Gustav gli tirò uno scappellotto dicendo un meritato.

- Falla finita!- Poi si schiarì la voce prendendo la mano di Bill. - Non essere spaventato, dobbiamo solo farti vedere una cosa e farti qualche domanda, nulla di complicato. Vogliamo solo il tuo bene, chiaro?- Bill sorrise stringendo più forte la sua mano e lasciandosi guidare. Tom in quel momento provò un qualcosa che non seppe definire. Voleva che Bill tenesse la sua mano, non quella di Gustav, ecco tutto. Si avvicinò al loro trio e Georg li raggiunse subito dopo. - Come va la gravidanza?- Bill rise accarezzandosi la pancia.

- Bene, grazie-

- Visto? Hai saputo rispondere alla prima domanda. Non è difficile- Attaccò Georg facendo finalmente ridere Bill che stava cominciando a sentirsi a suo agio. - Posso assicurarti che la difficoltà è la stessa, ovvero minima-

- Tom, non mi avevi detto di avere degli amici così simpatici- Disse finendo di ridere.

- Beh, non sono miei amici...sono colleghi...-

- Eh, andiamo, Tom, faresti più bella impressione al tuo amore se gli dicessi che siamo tuoi amici- Bill arrossì di colpo, così come Tom che in quel momento avrebbe tanto voluto strozzare Georg. Il suo amore? Solo a pensarlo, però, si sentì bene, ma voleva celarlo a tutti.

- Ma stai zitto, Georg. Vieni, Bill- Questa volta fu lui a prenderlo per mano e portarlo via da quella banda di scalmanati conducendolo al bar della centrale, che a quell'ora era più vuoto che pieno. Si sedettero e Tom sospirò. Finalmente un po' di pace. - Scusa, ma sono davvero degli impiccioni e certe volte dicono cose che non dovrebbero dire- Si grattò la nuca cercando le parole da dire. - Ti va bene lo stesso se ti sottoporrò io al test?- Bill annuì non smettendo di fissare il suo sguardo basso. - Bene- Si alzò e velocemente andò a prendere la prova. Tornando la porse a Bill prima di sedersi. - Questo è stato trovato dalla pattuglia in questi giorni a casa tua. Sospettiamo che Andreas sia tornato, forse convinto che tu alloggi ancora lì, e te lo abbia lasciato con l'obiettivo di spaventarti, molto probabilmente-

- "Mi devi una vita"...- Lesse con un fil di voce e con le mani tremanti.

- Sai dirmi cosa significa? Perché potrebbe averlo scritto?-

- Io...no, non lo so. Una vita...in che senso una vita?-

- E' quello che stiamo cercando di scoprire. Sicuramente non lo ha scritto a caso e sappiamo che è senza dubbio indirizzato a te...- Si interruppe lentamente quando vide Bill tremare sulla sedia, come se si stesse sentendo male e, sì, si stava preoccupando non poco. - Bill, ehi...- Questo non rispondeva, continuava a fissare il foglietto singhiozzando a vuoto, senza che una lacrima percorre le sue guance. Tom stava avendo paura in quel momento. - Bill, ti prego, rispondimi!- Cominciò a scuotere la testa come a ribellarsi, sembrava impazzito. Perciò Tom si sentì costretto da sé stesso ad alzarsi e andargli accanto abbassandosi al suo fianco prendendogli la mano tremante. - Sono qui, Bill- Gli sussurrò e finalmente lo sguardo del ragazzo si posò su di lui.

- Tom...ho paura...io...mi ucciderà...e ucciderà mio figlio...- Riuscì a dire stoicamente con voce strozzata da un pianto forse imminente. - Tom...- Scosse la testa. - Io non so cosa vuol dire quel messaggio, io non so niente! Ho paura perché non so niente ed io vorrei proteggermi solo per lui, ma...- Non ce la faceva a continuare. Si accasciò sul tavolo con la testa sepolta nelle braccia. Adesso stava piangendo sul serio, con potenti singhiozzi che gli facevano sobbalzare le spalle.

- Bill, ci sono io con te, non permetterò che ti accada nulla, nessuno dovrà osare anche solo sfiorarti che io ti proteggerò. Sono qui apposta, per prendermi cura di te e di tuo figlio...- Non si rese conto di quello che disse, anche perché proteggere prendersene cura sono due concetti apparentemente uguali, ma con una linea sottile che separava il loro, a prima vista, equo significato; e Tom aveva toccato quella linea. Come? Beh, proteggere era una cosa bellissima, ma chiunque lo avrebbe fatto, anche un cane da guardia solo perché stato addestrato in questo. Invece prendersi cura di qualcuno suonava già diverso, era un invito ad aggiungere i propri sentimenti verso questa persona, farla sentire al sicuro e farle capire che anche se non era per proteggerla e basta, ci si era lo stesso, per qualsiasi cosa avesse bisogno. - Bill, guardami, per favore- Il ragazzo alzò lo sguardo, gli occhi ormai rossi, e Tom non riuscì a resistere al non asciugargli quelle lacrime con le proprie mani. - Bill, lo giuro su ciò che ho di più caro, che se dovesse succedervi qualcosa per una mia mancanza, anche la più sciocca, io mi tormenterò fino alla morte, perché non potrei perdonarmelo- Bill lo guardò stupito, senza emettere un suono, fino a che non tirò su con il naso e riuscì a parlare.

- Perché sei così gentile con me, Tom?-

- Forse perché per la prima volta sento di avere un motivo per cui dare la vita- Lo disse senza imbarazzo, senza pudore, perché non ce ne era bisogno. Con Bill voleva essere sincero, voleva fargli capire che era merito suo se adesso finalmente, dopo anni, si sentiva completo davvero, e non sapeva perché, lo ammetteva a sé stesso, ma era così. Bill dal canto suo, non poté fare altro che arrossire alla vista di un Tom che con i propri occhi dorati imprigionava i suoi regalandogli la certezza delle sue parole. Tom si alzò protendendogli la mani. - Andiamo, ti porto a casa, non sei in condizione di restare un altro secondo di più- Bill fissò la sua mano prima di afferrarla lentamente lasciandosi tirare su dalla sedia. - Ce la fai a camminare?- Perché tutte quelle preoccupazioni? Non che a Bill non facessero piacere, ma non le capiva inizialmente. Tuttavia sorrise e annuì, ma subito dopo ebbe un giramento di testa e stette per cadere, ma Tom lo afferrò prontamente. - Sicuro?- Non ebbe neanche il tempo di rispondere che venne sollevato a mo' di sposa da Tom. In un primo momento si domandò che cosa stesse facendo, ma poi pensò bene di non fare domande e di lasciarsi portare via. Gli facevano male le gambe, e Tom aveva ragione, non era in condizioni di restare. Appoggiò la testa alla sua spalla ignorando gli sguardi dei colleghi di Tom che li osservavano forse sconcertati, forse credendo che ci fosse un significato ambiguo a tutto questo, ma a Bill non importava. Ne aveva un bisogno incredibile. Tom lo adagiò sul sedile del passeggero della propria macchina sorridendogli un'ultima volta prima di chiudere lo sportello e mettersi al posto guida. Quando arrivarono, Bill stava per scendere, ma Tom lo fermò per il braccio. - Aspetta- Fece una pausa aspettando che Bill fosse tutto orecchi. - Quando oggi ti ho detto che ero intenzionato a prendermi cura di voi...io non intendevo che...insomma...volevo solo dire che...- Fu interrotto da un bacio di Bill sulla sua guancia che spezzò la sua parlantina sfrenata e balbettante. Il ragazzo sorrise al suo sguardo interdetto e aprendo lo sportello sussurrò un:

- So io cosa volevi dire, non preoccuparti- Gli fece l'occhiolino e se ne andò chiudendo la portiera dell'auto di Tom che appoggiò le mani salde sul volante, prima di batterci la fronte sospirando rumorosamente.

- Stupido, stupido, stupido sono!- E se lo diceva perché aveva tentato di spiegare a Bill una cosa della quale nemmeno lui era sicuro. Cioè, si era autoconvinto per un istante di non tenere a Bill e a suo figlio più del dovuto e aveva cercato di dirglielo senza ferirlo, ma ovviamente non c'era riuscito perché, dai, si sarebbe sentito un perfetto idiota! Non doveva più farsi passare per la testa un'idea come quella.

***

Georg e Gustav ovviamente si piombarono da lui anche qualche giorno dopo facendogli battutine avendo assistito alla scena di lui e Bill prima ma non avendo avuto occasione di scherzarci sopra, e ad un certo punto Tom, stanco di ignorare stando zitto, rispose. - Ragazzi, Bill è andato dal dottore in questi giorni- I due si stopparono e tornarono seri aspettando che continuasse. - Dice che manca poco tempo, qualche settimana e poi il bambino nascerà- Arrossì dolcemente e sorrise tenero immerso nei suoi pensieri. - E' così felice, e sì, credo proprio di essermi innamorato di lui- Ammise per la prima volta ad alta voce. I due amici a quel punto non dissero più nulla con ironia. Prima ok perché erano supposizioni, ma adesso che sapevano che era tutto vero, non era più l'ora di giocare. - L'ho capito quando è tornato a casa saltellando nonostante si fosse fatto un pezzo a piedi, io ero sul divano, lui mi viene dietro, mi abbraccia e mi dice che tra due settimane circa saremmo dovuti essere in tre in quella casa...ed io ero felice quanto lui. L'ho preso e l'ho abbracciato e lì ho compreso esattamente ciò che provavo, perché un agente di polizia avrebbe mantenuto il distacco nonostante questa notizia, avrebbe semplicemente risposto "congratulazioni", mentre io non ne sono stato capace. L'ho trattato come una principessa- Già, si ricordava di come praticamente lo avesse fatto volteggiare per casa, non permettendogli il minimo spostamento sulle sue gambe, ma solo ed esclusivamente in braccio Tom. Ricordava Bill che rideva e si lasciava prendere tenendosi stretto. Ricordava di quando gli aveva chiesto nel durante quale fosse il suo piatto preferito e che tra le risate gli aveva risposto e lui glielo aveva immediatamente cucinato. Ricordava il sorriso tenero di Bill e che lo aveva ringraziato con un altro bacio tenero sulla guancia. Ricordava che dopo si erano messi sul divano fantasticando su quando sarebbe nato il piccolo, che ormai sapevano sarebbe stato un maschio. "Dovrà fare danza, perché io un figlio fissato con il calcio lo rimetto dentro!" Aveva detto ridendo, ma non scherzando neanche completamente e Tom aveva riso. Avevano riso tanto quella sera. Poi Bill si era, come sempre, addormentato prima mentre stavano guardando un film. Si era addormentato con la testa reclinata sul suo petto e respirava tranquillo. Quella sera non aveva accennato alla paura, alla tristezza, a nessuno sentimento negativo, e Tom era contento di aver centrato l'obiettivo e di vederlo dormire così serenamente appoggiato su di lui. Lo prese tra le braccia adagiandolo sul suo letto e lo aveva baciato sulla fronte fresca, poi si era chinato per baciare il suo ventre e così aveva dato loro la buonanotte. - Non mi era mai successo di provare una felicità come quella, pur sapendo che il figlio non appartiene a me, io sento che gli vorrò bene lo stesso...ma se Bill non dovesse ricambiare, una volta messo dietro le sbarre Andreas, lui e il suo bambino se ne andranno ed io tornerò alla mia normalità...-

- Ma sei pazzo!?- Sbottò Gustav. - Allora non puoi distruggerti così!-

- Che cosa intendi?-

- Intendo che non puoi prenderti cura di Bill in questo modo per poi non concludere niente! Sei innamorato di lui, giusto?- Tom annuì.

- Credo di sì...-

- Come credo!?- Si palesò anche Georg.

- Scusa, Latin Lover, se io non sono mai stato innamorato e perciò mi sento smarrito!-

- Tom, devi esserne sicuro- Non ebbe neanche bisogno di rifletterci più di tanto che rispose con un secco.

- Sì, lo sono-

- E allora devi andartelo a prendere! Si vede lontano un miglio che anche Bill prova lo stesso, ma ovviamente quello che cerca Bill è anche un padre per il suo bambino e ovviamente non può innamorarsi del primo che passa e rischiare che finisca come con Andreas!-

- Ma io gli ho detto sempre che lo proteggerò! Non so che altro devo fare sinceramente-

- Dai tempo al tempo, amico mio- Georg gli cinse le spalle. - Fai nascere il pupo, secondo me Bill aspetta quello, vuole vedere se tu saresti mai in grado di fare il padre; hai 25 anni, Tom. Sei molto giovane, ancora entrambi cercate l'avventura, il brivido della passione! Ed è normale, ma in Bill adesso prevale il suo istinto di mamma, perciò lascia indietro tutti i suoi sentimenti e mette avanti naturalmente il piccolo e le sue esigenze. Tu hai fatto tutto quello che potevi, ora devi solo continuare e aspettare, vedrai che se deve succedere, succederà- Ok, Georg in quel discorso aveva shockato sia Gustav che Tom, non per quello che aveva detto, ma perché non si aspettavano che un tipo come lui riuscisse a chiarire i dubbi di Tom stesso. Ma finalmente adesso non aveva più preoccupazioni, e sapeva cosa fare.

***

Quella notte di due settimane dopo si era rivelata molto confusionaria. Bill era agitato già da qualche giorno prima. Non dormiva la notte, camminava per casa come preso dal sonnambulismo. Tom neanche riusciva a prendere sonno a vederlo così, e spesso gli stava dietro, come un'ombra che lo seguiva ovunque andasse con i suoi piedi candidi sul marmo freddo. Non si dicevano niente, perché sarebbero state parole a vuoto. Bill era visibilmente emozionato e nervoso. Aspettava il bambino con l'ansia addosso e più volte aveva pregato Tom di portarlo all'ospedale prima perché gli era sembrato che il momento fosse arrivato per alcune doglie un po' più forti delle altre, ma alla fine si era rivelato un falso allarme. Tuttavia Tom riteneva che dovesse dormire, o non avrebbe sopportato i dolori di quando il piccolo avrebbe deciso di venire al mondo, perciò alla fine, dopo una sessione di notti in bianco (e per sessione si intende 3 notti massimo) aveva deciso di portarlo all'ospedale. I dottori gli avevano subito assegnato una stanza, e Tom non si era schiodato da accanto al suo letto. Stava su una delle comode poltroni blu, che solitamente venivano dati ai padri o alle mamme delle partorienti per tenere loro compagnia durante la notte. Tom non era nessuna delle due cose, ma davanti ai dottori dovette dichiarare di essere il padre del nascituro, perché sennò temeva che non lo avrebbero lasciato con Bill. Finalmente lo vide chiudere gli occhi su quel letto bianco e poté riposare tranquillo anche lui, ma prima parlavano sempre sussurrando per non disturbare gli altri che erano nella stessa stanza.

- Tom...-

- Sì?-

- Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto, e volevo dirti anche che...quando nascerà, tu potrai vederlo e stare con lui tutte le volte che vorrai- Tom sorrise ed era contento che Bill avesse capito questa cosa. Non poteva lasciarli andare via completamente dalla sua vita, sentiva che non ne sarebbe mai stato capace.

- Adesso dormi un po', per favore, che fra poco sarai una bellissima mamma- Bill increspò le labbra in un sorriso prima di chiudere gli occhi stanchi certo che nessuno gli avrebbe fatto del male, se Tom continuava a stringergli la mano ed era accanto a lui. Dormì ben poco, perché cominciò ad accusare dolori davvero forti dopo qualche ora, e quelli, si diceva, non potevano essere semplici doglie. Era arrivato il momento. Tom si svegliò con lui, sentendo che gli stringeva la mano e sussurrava il suo nome con voce spezzata. Non perse tempo, scattò in piedi correndo fuori avvisando i dottori che il piccolo voleva nascere. Tom si mise la mascherina e una specie di camice che gli avevano dato i medici. Gli tremavano le mani, ma cercò comunque di sbrigarsi mentre intanto Bill veniva portato via in sala parto. Seguendo le indicazioni delle infermiere, riuscì a trovarla anche lui. Entrò dentro raggiungendo subito Bill, al quale stavano per eseguire il cesario. Aveva la fronte sudata, ansimava, e ogni tanto tratteneva il respiro per poi rilasciarlo e lasciarsi completamente abbandonato sul lettino.

- Tom...- Lo stava chiamando. - Dov'è Tom?-

- Sono qui- Giunse prendendogli la mano. Era arrossito tantissimo, chissà quali doglie stava sopportando. - Dottore, ha un sedativo? Qualcosa che gli diminuisca il dolore...- Esso annuì prendendo una siringa già pronta all'evenienza e iniettandola nel braccio del ragazzo che lentamente si rilassò, come se lo avessero drogato, ed in un certo senso era così.

- Grazie- Disse grato avvertendo meno le doglie violente. A quel punto dovettero solo aspettare che i dottori e l'ostetrica facessero tutto il lavoro. Un cesario non era semplicissimo da eseguire, ed era necessario che la mamma fosse tranquilla. Anestetizzarono la pancia di Bill rendendola indolore all'incisione che fecero subito dopo.

- Sta per uscire...un attimo soltanto...- Diceva il medico. - Lei respiri...sembra che stia bene..- Bill era agitato, più che altro emozionato, ma doveva cercare di controllarsi. Fra poco il suo bambino sarebbe venuto al mondo, era una cosa praticamente impossibile quella di un autocontrollo! - Ci siamo...Ci siamo!- Che ansia, mamma mia! Bill non poteva rimanere calmo con tutti che gli preventivavano con countdown! Tuttavia fu sicuro che era venuto al mondo nel momento che lo sentì piangere. Sentì il pianto del proprio piccolo e da quel momento vide il sorriso di Tom appannato, oltre che tutto il testo. Stava piangendo, era felice. - E' un bellissimo maschietto, congratulazioni- Tagliarono il cordone ombelicale che ancora lo teneva stretto a Bill e per un istante a lui gli sembrò che quella unione tenuta per nove mesi, si spezzasse repentinamente. Continuò infatti a piangere mentre vide il suo cucciolino sparire venendo portato via dai medici per il bagnetto e dei controlli veloci.

- Tom, oddio...- Sospirò tra i singhiozzi.

- Ce l'hai fatta, Bill- Gli baciò la mano che gli teneva stretta, e quasi quasi stava per piangere anche lui a vederlo in lacrime.

- Come lo chiamiamo?- Quella domanda lo spiazzò a Tom, ma non perché non ci avevano mai pensato, ma perché non immaginava che Bill la chiedesse proprio a lui, pensava che lo avrebbe scelto da solo con calma.

- E' un maschio, quindi...ti piace...mmh...Niko? Semplice, ma d'effetto, come il nome della mamma- Bill sorrise tra le lacrime prendendogli il viso e baciandogli la fronte.

- Eh Niko sia- Gli piaceva tantissimo, e poi detto da Tom...sentiva un apprezzamento maggiore, anche il solo fatto che il nome lo avesse scelto lui. Non si spiegava il motivo, ma era contento che Tom fosse con lui, era contento che lo avesse sostenuto e che avesse assistito a tutto senza lasciarlo un secondo. - Sei ridicolo vestito così- Rise guardandolo bene. Tom si osservò un istante prima di ridere insieme a lui dandogli ragione, ma le loro risate vennero interrotte dalla voce del dottore, che, con un sorriso dolce nascosto dalla mascherina, teneva in braccio il piccolo Niko. A Bill il cuore prese a battere fortissimo, sentiva sarebbe svenuto ai momenti. Si mise seduto meglio per poterlo finalmente avere tra le braccia. Glielo posarono piano e Bill ricominciò a piangere con un sorriso sulle labbra. Era davvero lì, lo stava tenendo con sé. Poteva sentire quanto fosse morbido, poteva sentire il suo respiro tranquillo, poteva vederlo, vedere i suoi occhi chiusi, il suo nasino perfetto, le sue labbra gonfie dal sonno che lo stava cogliendo. Poi schiuse gli occhietti e nel momento che Bill li incrociò ebbe una fitta al cuore, un dolore piacevole al petto. Non riusciva quasi a parlare. - Ciao...- Sussurrò accarezzandogli il piccolo corpicino. Niko lo osservava, ma come se avesse già capito che tra quelle braccia sarebbe sempre rimasto al sicuro. - Ciao amore della mamma- Inevitabilmente le lacrime ripresero a scendere sulle sue guance ritornate candide, ma ancora leggermente rosate. Alzò lo sguardo su Tom. - Hai visto?- Esso si avvicinò osservandolo e sorridendo tenero.

- Sì, è bellissimo- Poi Niko fu portato alla Nursery, dove fu messo insieme agli altri bambini. Molti piangevano, alcuni dormivano nonostante il chiassi, altri si guardavano intorno cercando di capire se uscire dalla pancia che li aveva tenuti al calduccio per nove mesi fosse stata una cosa giusta o avrebbero potuto farne a meno. Fra poco Bill sarebbe dovuto andare a dargli da mangiare, come facevano tutte le mamme, ma lui non aveva il latte, perciò l'infermiera fu così gentile da preparargli un biberon. Tom doveva tornare in centrale quella mattina. In sala parto avevano passato tutta la notte, ma presi dalla tensione del momento non se ne erano neanche accorti. Come spesso succede, d'altronde. Era entrato in commissariato felice come una pasqua e aveva dato a Georg e a Gustav la notizia che Niko fosse finalmente venuto al mondo. Si erano abbracciati, e il fatto che Andreas non fosse ancora stato trovato non rabbuiò totalmente Tom, anzi! Questo stava a significare che il piccolo Niko e Bill avrebbero convissuto con lui ancora per un po' di tempo. Gli avevano fatto le congratulazioni, come se fosse lui il padre, ma Tom se le era prese comunque perché in fondo era stata la cosa più vicina ad un padre in quel momento, anche se adesso non poteva essere accanto a Bill per motivi di lavoro. Quest'ultimo era appena entrato nella Nursery che si era fatta più silenziosa di qualche attimo prima. Stava cercando il suo Niko tra tutti i neonati. Non riuscì al trattenersi dal pensare che fossero tutti bellissimi, perché i bambini sono tutti belli, ma Bill cercava il suo. Finalmente lo trovò, e non ebbe neanche bisogno di leggere il nome sull'etichetta per capirlo. Niko era lì, che se la dormiva alla grande, con la lingua tra le piccole labbra, le manine chiuse in due pugnetti posati sul pancino. Bill sorrise prendendolo in braccio facendolo mugugnare.

- Shh, Niko, sono la mamma...hai fame, amore?- Questo aprì gli occhi con un lamento che represse non appena adocchiò il biberon che Bill teneva nella mano libera dal suo leggero peso. Due chili e novecento. Era nato piccolissimo Niko, proprio un topino. Bill strofinò il suo naso con quello di Niko in un gesto di affetto che il neonato sembrò apprezzare. Poi gli avvicinò la tettarella del biberon che Niko prese senza esitare, doveva essere proprio affamato. Bill si sedette su una delle sedie che c'erano lì allattandolo con calma. E nel mentre pensava e si rabbuiò quando gli venne in mente Andreas, e si augurò che Niko non avesse preso neanche un neo da lui. Non ne voleva più sapere dopo quello che era successo, proprio più niente! Non riusciva a concepire come quella sera avesse perso il controllo tanto da levare le proprie mani su di lui. Era scappato per Niko, lo aveva fatto per lui, solo e soltanto per salvargli la vita, per permettergli di viverla una vita. Ne aveva il diritto, e lui che era sua madre, aveva voluto darglielo senza ombra di dubbio. Quando si assicurò che avesse finito tutto il latte, gli tolse il biberon pulendo la goccetta che gli colava dalle piccole labbra. Gli baciò la fronte stringendolo a sé. Era il suo primo figlio, e non se lo aspettava nemmeno quando la sua relazione con Andreas era iniziata fino a spingersi al sesso. Quando lo aveva conosciuto aveva creduto di poterlo salvare con il suo amore, e sembrava che ci fosse riuscito, soprattutto quando era andato da lui e con tutta l'euforia che lo stava invadendo, gli aveva gridato che aspettava un bambino e Andreas lo aveva abbracciato e baciato di gioia. Cosa era cambiato? Perché? Ancora se lo chiedeva, e nel frattempo Niko si era riaddormentato ormai con il pancino pieno. Bill lo rimise delicatamente nella sua culla e lesse l'etichetta: Niko Kaulitz. Rise. I medici gli avevano scritto il cognome di Tom, ahah. Chissà cosa aveva raccontato quello per stargli accanto? Già...chi lo sapeva. Il sorriso di Bill si spense e sfiorò l'etichetta con le dita. Tom non lo aveva mai lasciato e non si era mai tirato indietro pur sapendo che molto probabilmente avrebbe dovuto aiutare Bill con il suo primo figlio. Non aveva mai sbuffato, non si era mai lamentato e lo aveva supportato in tutto. Nella gravidanza, nel parto, e magari aveva intenzione di farlo anche nel futuro...ma che cosa stava dicendo? Tom era giovane e stava semplicemente svolgendo il suo incarico! Non aveva la ben che minima intenzione di...di...provare a...forse a...fare il papà. Sì, almeno finché Andreas non sarebbe stato messo in cella. Bill ci rifletté osservando Niko. Tom sarebbe stato giusto? Sarebbe stato all'altezza? Ma soprattutto...lo avrebbe voluto? Scelse di non porsi più quelle domande. Fra due giorni sarebbe tornato a casa con il suo piccolo e avrebbe potuto verificare personalmente se Tom era quello giusto, per lui e per suo figlio.

***

Tom non perse tempo. Appena uscito dalla centrale, si recò immediatamente in ospedale con la voglia matta di passare il tempo con Bill e Niko, anche semplicemente a guardarsi negli occhi senza fare niente di niente. Per questo in strada sfrecciava. Trovò con facilità il reparto. Aveva imparato a darsi dei punti di riferimento in quell'enorme ospedale e non credeva di frequentarlo così tanto prima di conoscere Bill. Era circa la terza o quarta volta che ci tornava in due mesi e basta, e mai era successo.

- Ah, eccoti, finalmente- Disse Bill con un sorriso seduto sulla poltrona dove la notte prima ci stava dormendo lui. Aveva un fagotto in braccio e lo stava cullando. - Niko sta giocando a nascondino- Rise piano e Tom con lui mentre si sedeva sul materasso. Bill scoprì il fagottino rivelando il musetto di Niko che sembrò fare "cucù!". Era un amore. - Vorresti prenderlo in braccio? Non ha ancora fatto il ruttino, se potresti...-

- Certo, nessun problema- Bill sorrise passandoglielo tra le braccia e ammirò ogni singolo movimento fatto da Tom, e l'attenzione che ci metteva. Doveva analizzarlo, doveva capire bene. Tom lo osservò meglio. Lo tenne praticamente su un braccio solo, la testolina appoggiata sulla sua mano. - Ehi, campione, ti sono mancato?- Niko scosse i pugnetti provando a muovere la bocca per formare un sorriso, ma ancora non era pronto, tuttavia Tom aveva capito lo stesso. Si alzò in piedi appoggiando il suo petto sulla propria spalla tenendolo da dietro la schiena e da sotto il sederino. Bill si accasciò sul suo braccio, tenendo il viso sulla mano. Era una scena bellissima quella di Tom con in braccio Niko. Nel momento che si erano guardati aveva percepito in loro una profonda connessione, esattamente come quella che aveva avuto lui nel momento che lo aveva preso per la prima volta in braccio, o nel momento che lo aveva allattato alla nursery. Il ruttino di Niko lo distrasse da quei pensieri. - Wow, devi aver mangiato tanto- Si complimentò Tom ponendoselo davanti agli occhi. - Ti spiace se lo tengo ancora un po'?- Bill scosse la testa, non gli dispiaceva neanche un po', andava benissimo. Si risedette sul materasso assumendo uno sguardo più serio. - Bill, Andreas non è ancora stato trovato. Vige la notizia che sia completamente scomparso. Non ha lasciato tracce di alcun tipo, a parte quel bigliettino. Addirittura sono arrivati a pensare che sia morto, essendo che non ci sono state testimonianze da parte dei vicini, o da chiunque altro che avrebbe potuto riferire qualcosa. Volatilizzato, hai presente? Perciò io non me la sento di rimandarvi a casa vostra, ma desidero che rimaniate. Non ti nascondo che ho paura per Niko, ed ho paura anche per te- Bill stette in silenzio senza interromperlo. Questa volta il panico non si prese possesso di lui, anzi, nonostante le notizie non fossero propriamente positive, era piuttosto tranquillo.

- Tom, scusa se te lo dico così, ma io non avevo la ben che minima intenzione di andarmene. Ma non perché mi piace arrecarti disturbo...-

- Nessun disturbo, Bill, lo sai- Bill sorrise riprendendo il discorso.

-...ma per proteggere Niko. Non posso permettere che gli accada qualcosa. Sono sua madre ed ho il dovere di tenerlo al sicuro da tutto, non posso rischiare- Tom lo capiva e lo avrebbe aiutato in questo, ne era sicuro. Tuttavia Bill si fece subito sorridente e si mise addirittura a ridere. - Ora che ci penso, sai che hanno intestato il bambino come Niko Kaulitz?- Tom assunse uno sguardo incredulo ma divertito.

- Davvero?-

- Sì, ahah- Risero entrambi, non stavano prendendo la questione seriamente. Niko sarebbe rimasto con quel cognome, ma a nessuno dei due sembrava importare, anzi. Smisero di ridere e si guardarono negli occhi, come improvvisamente in trans. - Tom-

- Sì?-

- Ehm...volevo dirti...che mi dimetteranno domani- Disse con le guance rosse. Ma cosa gli stava prendendo? Improvvisamente con Tom aveva avvertito un leggero imbarazzo, ma piacevole, qualcosa che nemmeno Andreas gli aveva fatto provare. E ammise a sé stesso che con Andreas aveva corso decisamente troppo in fretta. Stavano insieme solo da qualche mese e sembrava tutto così perfetto che credevano, o meglio, Bill era arrivato al punto di credere che l'idea di un figlio era del tutto normale e prevenuta.

- Va benissimo, Bill...anche se non mi sembra di vederti contento, c'è qualcosa che non va?-

- No, nessuna- Si affrettò a rispondere. - Ero solo immerso nei miei pensieri, non mi va di raccontarti per adesso- Stava pensando al lavoro. Lo aveva perso per colpa della sua ingenuità, e dopo la maternità avrebbe dovuto cercarne immediatamente un altro. Aveva un bellissimo lavoro, che adorava, ma magari avrebbe potuto essere più risoluto senza farsi abbindolare da due occhi chiari che sembravano implorare aiuto, quando nascondevano solo una pazza menzogna. Tom gli prese la mano, come era solito fare quando lo vedeva in questo stato pensieroso, ma non di cose positive.

- Non devi preoccupartene adesso. Pensa solo a tuo figlio, anzi, tieni- Glielo ridette a lui, era giusto che lo tenesse Bill, almeno non avrebbe pensato a niente di negativo. E Bill aveva notato anche questo.

***

I due giorni passarono abbastanza in fretta a dire la verità. Bill venne dimesso e Tom lo venne a prendere in ospedale per portarlo a casa. Aveva una cosa da mostrargli, ma ovviamente non gli aveva detto nulla. Niko era nell'ovetto che se la dormiva tranquillo. Tom accostò davanti casa sua aiutando Bill con le borse e il bambino, ed appena entrarono Bill non si stava più sentendo un ospite, come due mesi fa, ma come se ormai facesse parte completamente di quell'ambiente. Ormai la casa di Tom era diventata sua.

- Seguitemi- Tom prese Niko da Bill conducendolo da una parte. - Beh, ho fatto delle modifiche in questi giorni allo studio. Non è una stanza che uso molto spesso dato che mi accontento anche del tavolo in salotto per lavorare, perciò..- Non completò la frase discostando la porta. Bill si tappò la bocca con le mani percependo gli occhi inumidirsi a quella vista. Era una cameretta, la cameretta di Niko. Aveva una culla, qualche pupazzo qua e là...semplice, ma per Bill era una cosa enorme.

- Tom...non so che dire...non dovevi...è davvero troppo...- Disse commosso. Tom posò l'ovetto a terra abbracciandolo. Sentiva che ne aveva bisogno, che doveva sfogarsi. Bill pianse un po' lasciandosi coccolare e pensando a quanto Tom fosse fantastico. Si era rivelato una persona che Bill non credeva ed in quell'istante gli stava battendo il cuore fortissimo, e si sentiva davvero amato. Sì, stava percependo chiaramente amore in quel gesto. Tom poi gli baciò i capelli e tante cose gli furono più chiare, ma non voleva correre, non doveva farlo, per questo gli parve troppo il fatto che Tom si fosse dato così da fare. Tuttavia lo apprezzò moltissimo, era al settimo cielo. La prima cosa che fecero fu mettere Niko nella sua morbida culla lasciandolo riposare e si diressero in salotto a rassettare un po' la casa, rimettere a posto le borse con i vestiti.

- Stavo pensando...- Bill si distrasse dal suo lavoro di piegare gli indumenti. - Ti va se ti porto a cena fuori la settimana prossima?- Bill sorrise senza accorgersene, ma poi gli venne in mente una cosa.

- Mi piacerebbe molto, ma Niko?-

- I miei amici Georg e Gustav possono badare a lui. Gustav ha una figlia piccola e sa già come destreggiarsi, e Georg ha esperienza perché a volte fa il babysitter alla sua di figlia, quindi...che cosa potrebbe andare storto?- Bill lo vide che si era appoggiato allo stipite della porta osservandolo aspettando la sua risposta.

- Beh...dopotutto non vedo cosa ci sia di male, dovrei fidarmi della tua parola?-

- Ciecamente-

- Allora credo proprio che accetterò-

- Bene, d'altronde la nascita di Niko merita di essere festeggiata- Stava per andarsene, ma Bill lo trattenne per un braccio. Si osservarono in silenzio, e in realtà Bill non sapeva nemmeno perché avesse fatto tale gesto. Era venuto tutto di istinto, non era riuscito a controllare i suoi impulsi. - Bill...tutto bene?-

- Va tutto così magnificamente bene che non vorrei finisse mai- Tom sorrise tenero, gli posò una mano sulla guancia baciandogli delicatamente la fronte. Già, era tutto fantastico, ma Andreas era ancora a piede libero. Bill aveva questo brutto presentimento dentro. Non credeva al fatto che Andreas fosse morto ed era convinto che presto o tardi si sarebbe rivelato vero.

***

- Allora, vi conoscete di già quindi non c'è bisogno di fare le presentazioni- Bill e Tom erano pronti per uscire. Il piccolo Niko lo stava tenendo in braccio Gustav, ed incredibilmente non aveva cominciato a piangere per la sorpresa di un estraneo, ma anzi, si faceva prendere tranquillamente in braccio. - Io vado un secondo di là per prendere la giacca, poi andiamo- Tom si allontanò, e non si stupì appena sentì Bill mettere Georg e Gustav sull'attenti. Si affacciò per vedere e rise alla scena.

- Ha già mangiato quindi non dovrebbe avere fame, se ne dovesse avere fategli un altro biberon. Fra poco il pannolino dovrebbe essere da cambiare, mi affido a voi. Alle dieci a nanna, non più tardi, e soprattutto, vorrei ritrovarlo tutto intero, sono stato chiaro!?- Aveva fatto venire loro i capelli bianchi ai momenti. Tom si sistemò la giacca, e portò a Bill la borsetta che aveva lasciato in camera. - Oh, che smemorato, ti ringrazio-

- Allora noi andremmo...-

- Aspetta!- Bill si avvicinò a Gustav chinandosi su Niko dandogli un bacetto sulla testa. - La mamma torna presto, tu fai il bravo, mi raccomando- Tom gli cinse le spalle conducendolo fuori, sennò non si sarebbe più staccato. Chiuse la porta e l'ultima cosa che vide fu uno sguardo eloquente da parte di Georg e Gustav. Quelli non cambiavano mai. Aveva riposto tutta la fiducia in loro, e anche Bill lo aveva fatto. Sperava fossero in grado di portare a termine l'incarico e di passare una serata tranquilla in compagnia di Bill. Andarono in un ristorante, ma neanche ci misero piede che Bill stava già frugando nella borsa in cerca del cellulare. - E se avessero bisogno? Credi dovrei chiamarli?- Tom aveva scosso la testa alzando gli occhi al cielo con un sorriso in volto.

- Stai tranquillo, se ci dovesse essere qualche problema ci chiameranno loro, tu cerca di goderti la serata, ok?- Bill sorrise annuendo lasciando perdere la borsa. Si sedettero ed inizialmente non riuscivano a parlarsi, perché non trovavano argomenti. Bill teneva lo sguardo basso e Tom lo trovò così maledettamente adorabile mentre si spostava un ciuffo dietro l'orecchio guardandosi attorno. Doveva prendere in mano la situazione, magari esporre il problema avrebbe aiutato a sdrammatizzare. - Da quanto è che non hai un appuntamento come questo?- A quel punto il ragazzo alzò lo sguardo.

- Un appuntamento? Beh...da prima di rimanere incinto di Niko, credo-

- E quindi non ci sei più abituato, ma con me non devi avere paura di parlare-

- Paura? Ma io non ho paura...-

- Certo, e le guance rosse che vedo me le sto sognando- A quel punto Bill arrossì ancora di più.

- Cominciare un appuntamento non è mai facile, poi con Andreas è stato diverso...ma non ne vorrei parlare-

- Capisco, non sei costretto a farlo, piuttosto...che lavoro fai?-

- Facevo, vorrai dire...ho perso il mio lavoro di prima-

- Oh, mi dispiace, non volevo essere così indiscreto-

- Non preoccuparti, è normale che tu me lo abbia chiesto, comunque ero...ero un avvocato, e mi piaceva il mio lavoro, ma te lo chiedo per favore, cambiamo argomento, perché mi ricollegherei ad Andreas. Lui ha ricoperto totalmente la mia vita in questo tempo-

- E' comprensibile che tu non voglia ricordarlo, ma quello che mi chiedo è...come fai ad alzare le mani sulla persona che dovrebbe essere più importante della tua stessa vita? Soprattutto...se incinta, insomma- Bill sorrise a vedere Tom impacciato che cercava di fare grandi discorsi, ma non ce la faceva. Tom era adorabile, e si vedeva che non aveva mai avuto relazioni con nessuno, se non di poco conto. Bill si era reso conto di essere innamorato di lui, e non poco. In tutti i suoi piccoli gesti aveva trovato dentro qualcosa di così grande, che neanche Andreas era stato in grado di tirargli fuori. Aveva trovato il coraggio nella protezione, mentre in Andreas aveva trovato una possibile via di fuga in una bugia. - So solo che io non arriverei mai a farlo, neanche perdendo la testa-

- Ma se perdi la testa come fai a controllarti?- Chiese curioso Bill.

- Come sto facendo adesso, scusa- Bill sussultò non aspettandosi una risposta come quella. Sorrise tornando a fissarsi le ginocchia. Nonostante questo, non si stava sentendo a disagio, stava bene, avrebbe mangiato tranquillamente senza pensare a niente che avrebbe potuto andare storto. - E posso dirti che è difficile, Bill-

- Davvero?-

- Già-

- E perché sarebbe difficile?- Chiese in un sussurro, come insicuro di quello che diceva.

- Non lo so. Credo che guardandoti le risposte dovrebbero venire da sole, automatiche, ma non riesco a pensare a nessuna occasione nel quale osservando i tuoi occhi io non abbia sognato di baciarti- Sbatté gli occhi improvvisamente, e sembrava come se quello fosse stato un nastro. Lo aveva fissato per tutto il tempo, come ipnotizzato, attratto davvero da quegli occhi scuri e belli. Bill rimase letteralmente senza fiato, per fortuna avevano già finito di mangiare e poterono uscire, sentiva di dover prendere aria dopo aver sentito una confessione del genere. Si coprì meglio con il suo pellicciotto soffiando un po' di fumo gelido dalla bocca. Tom uscì dopo di lui mettendogli una mano sulla spalla. Cominciarono a camminare senza dirsi più niente e sinceramente Tom pensò di aver commesso una grande cazzata. Adesso cosa pensava Bill di lui? Perché nemmeno lo guardava? Era così sbagliato? Tuttavia non poteva neanche dargli torto, e mentalmente si era dato dello stupido mille volte per non essere riuscito a trattenersi. Voleva dirglielo, doveva dirglielo. Arrivarono nei pressi di un parco, e loro conoscevano bene quel parco. Bill lo prese inaspettatamente per mano. Era gelida e delicata. Si sedettero su una panchina, quella panchina. - Questo posto è dove...-

- Sì, dove mi hai salvato, e sai che non ti ringrazierò mai abbastanza, Tom-

- Perché nel tuo tono sento che sta per arrivare un "ma"?- In effetti Bill non aveva proprio un'espressione contenta. - Ho sbagliato qualcosa, Bill?- Esso scosse la testa guardando le sue mani che stavano tenendo quelle di Tom.

- Sei così giovane, Tom- Sospirò. Pensava a Niko, Tom aveva solo 25 anni. Forse era giusto che diventasse padre a quella età, ma Bill non lo sapeva e non se la sentiva di cacciarlo in una situazione del genere. Questa volta voleva essere sicuro. perché Tom non centrava niente con la cazzata di essersi fatto ingravidare da Andreas, non che Niko non lo volesse, per carità, Niko lo amava più della sua stessa vita, ma...sì, era stata una cazzata, e non voleva coinvolgere anche Tom che forse ancora non era pronto. - E Niko ha bisogno di un padre...ma io...io..- Stava perdendo il controllo della sua voce a guardare gli occhi di Tom che si stavano abbassando pian piano. Lo stava ferendo? Avrebbe dovuto continuare? - Io non so se potrò renderti felice, Tom. Non mi conosci abbastanza...-

- Bill, ma cosa dici? Ti conosco più io di chiunque altro, a volte perfino di te stesso, e solo in questi due mesi ho capito chi sei e quanto tu sia importante per me- Bill lo guardava e avrebbe voluto piangere. Si sentiva male, e non fisicamente.

- Tom, tu non capisci..-

- Allora aiutami a capire-

- Perché ci tieni così tanto a capire?-

- Perché io sento che...io sento di amarti, Bill-

- Tu...mi ami?- Tom annuì.

- Come nessuno in vita mia, te lo posso assicurare. Questi due mesi con te sono stati forse i più belli che abbia mai vissuto, e nessuno direbbe che sto esagerando se avesse passato la mia stessa situazione. Avevo paura anche io, credevo di non poterti dare quello che cercavi...ovvero essere un padre per Niko, ma io voglio dirti la verità, Bill. Ho amato Niko dal primo momento che l'ho visto e ancora di più quando l'ho preso in braccio, quindi Bill...cosa c'è da capire?-

- Oh Tom...- Aveva fottutamente adorato quelle parole rivolte solo ed unicamente a lui. Sì, lo amava anche lui. E allora cosa c'era da capire? C'era davvero bisogno di parlare? Forse sì, ma Bill percepiva che qualsiasi cosa gli avesse detto, a Tom non sarebbe importata perché Tom lo avrebbe accettato così come era, con i suoi difetti e virtù, con tutto quello che poteva e non poteva dargli. E cosa non poteva dargli? Cosa? Di cosa si spaventava così tanto? Non lo sapeva, sentiva soltanto che stare con Tom lì seduti su una panchina gelida lo faceva sentire più al sicuro che in qualsiasi altro posto con qualsiasi altra persona. E allora perché mentire? - Sono innamorato di te anche io, Tom...da un po' di tempo a questa parte- Sussurrò finalmente mostrando un timido sorriso che Tom ricambiò. - E perdonami, ma io per Niko volevo un bravo padre, non uno di cui ho preso una sbandata!- Tom si fece improvvisamente triste. Che voleva dire con questo? - E credo proprio di averlo trovato- A quel puntò alzò lo sguardo su quegli occhi che amava tanto. Diceva sul serio? Bill aveva scelto lui?

- Bill, io...-

- So che non ti ho chiesto qualcosa di semplice, ma Tom, tu s...!!- Il suo discorso venne interrotto dalle labbra del ragazzo con i cornrows che si posarono dolcemente su di lui.

- Bill, io non potrei essere più felice, e se è un sogno non svegliarmi- Non gli lasciò il tempo di replicare rigettandosi sulle sue labbra. Bill schiuse piano le sue ricambiando abbastanza voglioso. E si accorse di come Tom sapeva baciare da Dio! Era davvero fantastico, era tutto come voleva che fosse. Nessuno avrebbe dovuto distruggere la sua felicità, mai più. Si alzarono da quella panchina correndo come due adolescenti, correndo mano nella mano ridendo. Avevano forse bevuto un po', ma tutto quello che si erano detti erano tutte parole vere. Nessuna bugia, nessuna menzogna. Bill ne aveva avuto abbastanza, e non ne aveva bisogno di altre. Entrarono che la casa era buia. Solo la cameretta di Niko aveva una piccola fievole lucina che la illuminava di poco. Entrarono trovandoci Gustav che stava leggendo una storia per far addormentare Niko, ma ci era riuscito solo con un bambino un po' più grande. Georg, steso sulle sue ginocchia, se la stava dormendo alla grossa. Gustav si sistemò stancamente gli occhiali sul naso sbadigliando, quindi Tom bussò leggermente per fargli accorgere della loro presenza.

- Oh, allora siete qui- Si alzò svegliando Georg. - Come è andata la serata?-

- Molto bella, grazie- Sorrise Bill avvicinandosi alla culla osservando che Niko era ancora sveglio. - Non siete riusciti a farlo dormire?-

- A quanto pare le storie non funzionano, mi dispiace-

- Non preoccuparti, adesso ci pensiamo noi, grazie- Gli disse Tom accompagnando Georg e Gustav all'ingresso. - Buonanotte- Chiuse la porta alle sue spalle sospirando stancamente. Beh, dopotutto era quasi mezzanotte. Tornò in stanza di Niko trovando Bill a cullare Niko nel lettino. Si appoggiò allo stipite della porta osservandolo. Era così dolce, mentre intonava una ninna nanna senza parole. Canticchiava e basta, ed era così bello che Tom lo avrebbe tranquillamente portato in camera facendo l'amore con lui tutta la notte. Niko con la sua voce, si stava lentamente addormentando. Vide Bill coprirlo meglio con la copertina abbassandosi per schioccargli un bacio sulla fronte.

- Dormi amore mio- Sussurrò alzando poi lo sguardo su Tom sorridendo. - Dovremmo andare a letto anche noi- Si avvicinò appoggiandogli le mani sul petto e baciandogli delicatamente le labbra, ma quei baci Tom li fece diventare più fogosi. - Ci credi se ti dico che ho voglia di te in questo momento?-

- Ci credi se ti dico che stavo pensando lo stesso?- Risero con il fiato pesante per essersi tolti il respiro così a lungo. Tom lo prese lasciando che le gambe perfette di Bill gli avvolgessero i fianchi. Tenendolo con un braccio, usò la mano libera per aprire la porta della sua stanza e finirono tra le coperte. Lentamente i vestiti volarono via, ma questa volta Bill sentiva di non star commettendo un errore. Per la prima volta a fare quello che stava facendo non si sentiva sporco dentro, non percepiva il sapore amaro del senso di colpa, ma solo quello dolce delle labbra di Tom sulle sue, sul suo corpo nuovamente pronto per avere rapporti sessuali. Purtroppo dovette fermare Tom nel momento che stette per penetrarlo. - C'è qualcosa che non va?-

- No...solo...Tom...hai un preservativo?- Chiese con il viso rosso, e Tom gli venne alla mente che se Bill aveva appena avuto un bambino, anche se da un altro uomo, doveva essere una prova schiacciante che avrebbe potuto averne un altro. Tom annuì prendendone uno e infilandoselo sul membro posizionandosi poi tra le natiche di Bill, che lo stava aspettando. Bill notò che non solo sapeva baciare, ma a letto se la cavava non male. Magari non era mai stato innamorato, ma di sesso ne sapeva sicuramente già qualcosa. Non seppe dire quanto gemette quella notte tra una spinta e l'altra di Tom dentro di lui. Era stata una sensazione meravigliosa quella di sentirlo muoversi internamente al suo corpo. I loro respiri mischiarsi, le loro bocche scontrarsi, le loro dita intrecciarsi sul cuscino. Tutto perfetto, tutto esattamente come era giusto che andasse. Ci fu solo il pianto del bambino che interruppe Bill quando era insinuato con la testa tra le gambe di Tom e stava per prenderlo in bocca, ma lui aveva reso perfetto anche questo momento posandogli una mano sulla guancia, sorridendogli dolcemente sussurrandogli un:

- Vado io, non preoccuparti- Si era messo i boxer addosso dirigendosi nella stanza di Niko che stava piangendo. - Ehi, piccolo- Lo prese in braccio cullandolo piano. - Perché piangi?- Vide che aveva perso il ciuccio nella culla. Lo raccolse avvicinandoglielo alla bocca. Niko sembrò giocarci un po' con le labbra, prima di prenderlo chiudendo gli occhi e scivolando immediatamente in un sonno profondo. Tom rimase a guardarlo tra le sue braccia. Era così piccolo e innocente, era morbidissimo e profumava di buono. Come aveva potuto un padre (parlando del vero padre) abbandonarlo? Andreas era scomparso dalla sua vita come se per far nascere Niko lui non avesse avuto nessun ruolo. In un certo senso a Tom andava bene che Andreas stesse lontano da quella che ormai stava pian piano diventando la sua famiglia. Non doveva azzardarsi a toccare nessuno dei due, o gliel'avrebbe fatta pagare cara. Rimise Niko nella sua culla tornando da Bill e nel mentre ripensava a quel biglietto di qualche tempo fa ormai: "Mi devi una vita". Quasi tutti i giorni si era tormentato sul significato di quelle parole non venendone mai a capo. Cosa voleva dire? Che vita Bill doveva ad Andreas? L'unica spiegazione era...no. No, questo era assolutamente un problema! Andreas puntava al piccolo Niko. Allora non era completamente scomparso! Ma la polizia aveva detto che era morto, perché disperso, comunque non c'era ancora la certezza. E Tom adesso aveva capito che doveva proteggerli più di prima. La cosa giusta sarebbe stata di non dire niente a Bill. Non sarebbe stato giusto farli preoccupare, ma doveva avvisare il corpo di polizia di questa ipotesi che poteva rivelarsi convincente. Si era così tanto fermato a pensare che non si era reso conto di essere rimasto davanti alla porta della camera, con Bill che lo fissava dal letto.

- Amore?- Lo chiamò ridendo. - Che c'è?-

- No, niente, stavo pensando-

- Capisco...eh beh? Abbiamo finito per stasera?- Chiese con sguardo malizioso tirandosi più su il piumone. Tom rispose al sorriso rimettendosi tra le coperte e ripresero da dove avevano interrotto, ma Tom si era sbagliato. Non doveva sottovalutare Andreas, o forse un giorno avrebbe potuto perdere tutto. Perdere Niko che ormai lo considerava come un figlio, e perdere la persona che dopo quel lungo amplesso gli stava dormendo sul petto facendosi coccolare. Non lo avrebbe permesso, anche a costo della sua stessa vita.

***

Un anno dopo...

Niko era cresciuto. I suoi ciuffetti chiari cominciavano ad aumentare, gli occhi a prendere un colore preciso e si stava iniziando vedere da chi avesse preso di più. Il colore dei capelli era di un castano chiaro, quindi purtroppo quello da Andreas lo aveva preso. Ma gli occhi erano fottutamente quelli di Bill. Un ambrato scuro pazzesco, come quelli della mamma, ed i tratti del viso perfino li aveva presi da lui. Bill andava fiero di questo, e Tom era contento che in quel tempo di Andreas non ne avevano neanche più sentito parlare. Stavano vivendo la loro vita come una coppia vera, e perfino in centrale si era sparsa questa voce. Bill non aveva pensato di cambiare il cognome al bambino, ed era rimasto orgogliosamente Niko Kaulitz. Così come doveva essere, perché era giusto. Niko non aveva ancora imparato a camminare, e come parole sapeva dire solo dei piccoli versi, non parole vere e proprie, però insomma si faceva intendere. Era una mattina tranquilla in casa Kaulitz quando successe una cosa bellissima. Bill era a riprendere i panni in giardino mentre Tom stava lavorando in salotto. La casa sembrava immersa nel completo silenzio. Niko era nella sua stanza che giocava con i pupazzetti. C'era bianchina, una pecorella, poi c'era Mousy, un topo che a volte aveva fatto prendere dei colpi a Tom credendo che al buio fosse vero, ed infine il suo preferito: il classico ed inimitabile Teddy, un orsetto nero. Bill aveva preso la cesta con i panni, e con una certa fatica la stava portando in casa, ma non appena vide quello che gli si parò davanti, lasciò andare la cesta che batté un tonfo sordo sul parquet.

- Tom!- Lo chiamò. - TOM, VIENI QUI!- Tom accorse credendo che ci fosse un pericolo, o insomma un allarme, da come aveva urlato Bill. Lo vide che fissava l'ingresso della stanzetta di Niko, e si affiancò a lui rimanendo anche lui senza parole. Niko si era appeso ad un mobiletto e si stava reggendo con l'ausilio di esso. Era in piedi e traballava leggermente. - Sta cercando di camminare, amore-

- Lo vedo- Sussurrarono, come se Niko avrebbe potuto distrarsi se solo avesse sentito qualche rumore. Si voltò infatti vedendo i due all'uscio della sua stanza. Li guardò allungando una manina verso di loro. Bill si accovacciò tendendo le proprie braccia a suo favore per rassicurarlo ed incitarlo.

- Vieni dalla mamma, coniglietto- Niko era incerto, non si stava lasciando andare. Traballava perfino tenendosi. - Non avere paura, vieni qui- Niko riuscì piano a staccarsi. Fece solo un passo prima di cadere al suolo sul tappeto a forma di Ape Maia. Il suo labbro si increspò in un broncino e scoppiò a piangere. Tom si avvicinò tirandolo su.

- Ssshh, Niko sei stato bravissimo, non fare così- Lo abbracciò mentre Bill li guardava con un mezzo sorriso. Poi lo tenne da sotto le ascelle per tenerlo in piedi. - Allora amore io dopo ti lascio per andare dalla mamma, ok?- Niko scosse la testa. Non era molto convinto. - Oh su, andiamo, puoi farcela, piccolo- Ad un certo punto lo lasciò e Niko si trovò da solo: il papà dietro e la mamma davanti, ma lui era solo nel centro e doveva raggiungere l'altra sponda. Mosse un passo incerto e traballante, ma era ancora in piedi. Bill tendeva le braccia verso di lui sorridendogli per infondergli sicurezza e ci riuscì perché Niko gli stava restituendo il sorriso continuando a camminare distratto dalla mamma. Era la cosa più naturale del mondo, e cominciava ad accorgersene ad ogni passo pure lui. Si lasciò cadere tra le braccia di Bill che lo prese trionfante.

- Bravissimo amore, lo sapevo! Lo sapevo che ce l'avresti fatta!- Stavano cominciando a preoccuparsi dato che solitamente un bambino comincia a camminare prima di un anno, ma alla fine era successo anche a Niko, doveva solo prendersi il suo tempo.

- Mami- Bill si era gelato sul posto. Alzò lo sguardo verso Tom che aveva gli occhi sgranati quanto lui.

- Lo hai sentito?- Chiese, e questo annuì senza proferire parola. - Che hai detto, cucciolo?- Sperava lo ripetesse.

- Mama...- Stava provando a dire mamma! Bill si era quasi commosso, era così contento! Lo abbracciò cercando di non fargli male. Tom si avvicinò osservando Niko negli occhi.

- E papà? Papà lo sai dire?-

- Sì amore, di' papà- Lo incoraggiò Bill. Niko li guardò entrambi e sorrise. Si sentiva potente, non poteva negarlo. Aveva attirato l'attenzione dei suoi genitori con un solo verso.

- Pa...pà- Disse spezzato, ma andava benissimo. Tom allargò il suo sorriso prendendolo dalle braccia di Bill e riempiendolo di baci facendolo ridere, poi lo rimisero a terra.

- Torna a giocare, amore-

- amoe- Ripeté e finirono per ridere. Niko era contento di esserci riuscito, perché sentiva di aver fatto una cosa buona e non una marachella, come l'altro giorno che aveva fatto cadere la farina per afferrare una caramella sul mobile, o come quando si era sporcato di fango per raccogliere un mazzetto di fiori per Bill dal giardino di casa. Sì, erano decisamente felici, e sembrava che tutto andasse per il meglio.

***

Quattro anni dopo...

- Tanto non mi prendi!- Era piccolo ma correva veloce come il vento! - Dai, papà!- Tom gli correva dietro con una leggera difficoltà. Niko era una scheggia, per l'amor del cielo. Erano al parco quel giorno di sole. Avevano portato il telo per stare sull'erba e proprio lì stava Bill intento a leggere un libro. Ogni tanto alzava lo sguardo su di loro per controllare che Tom stesse bene, più che Niko. Niko se la cavava benissimo, ahah. Aveva coinvolto suo padre in un gioco di acchiappino ed era molto bravo a non farsi prendere, e tutto per aspettare un suo amichetto d'asilo.

- Tom, corri, Tom!- Lo prendeva in giro Bill ridendo. Per fortuna con i suoi incoraggiamenti riuscì ad afferrare il braccino di Niko, a farlo cadere e riempirlo di solletico in modo che ridesse come un pazzo. Ottenne l'effetto sperato. Lo prese rimettendolo in piedi dandogli un bacio sulla guancia.

- Adesso il papà va a riposarsi, tanto Lukas dovrebbe arrivare tra un po', no?- Niko annuì e corse via gridando "Lukas!", appunto. Tom si mise a sedere accanto a Bill. - Mi ha fatto fare una corrida quello scricciolo- Disse con il fiatone. Bill gli posò una mano sulla guancia baciandolo dolcemente.

- Povero amore mio-

- Mamma- C'era Niko che teneva un pallone in mano, quello di Lukas che era accanto a lui. - Noi andiamo a giocare a pallone, ok?-

- Va bene, ma state in un posto dove io e la mamma di Lukas vi possiamo vedere, chiaro? Non troppo lontano- Niko annuì.

- Te lo prometto-

- E' bella la tua mamma- Si intromise Lukas nel discorso. Bill rise arrossendo leggermente.

- Grazie tesoro-

- E anche un bel papà- Oddio, era un amore. Anche Tom lo ringraziò con un sorriso, prima che scappassero via. Bill riprese a baciarlo.

- Sentito? A quanto pare siamo una bella famigliola-

- Già-

***

- Lukas? Lukas dove sei?- Chiese Niko. Aveva perso il suo amichetto di vista e stava avendo paura. Anche se Bill e Tom erano poco distanti da lui, giusto quella ventina di metri, si sentiva solo e stava per mettersi a piangere, quando improvvisamente Lukas gli saltò addosso facendolo sobbalzare. - Sei qui!- Lo abbracciò forte.

- Paura?-

- No- Mentì.

- Lukas!- La mamma lo stava chiamando, quindi si doveva allontanare un secondo. Niko gli dette il permesso e il piccolo se ne andò promettendo di tornare presto.

- Niko- Adesso però era lui ad essere chiamato. Si voltò nella direzione dove c'erano i suoi genitori, ma non vide che lo stavano cercando, quindi...chi aveva detto il suo nome? - Ciao Niko- Sussultò e voltandosi vide un uomo. Capelli biondi ossigenati e occhi azzurri, però aveva uno sguardo rassicurante. - Mi chiamo Andreas- Il piccolo non si chiese minimamente come l'uomo facesse a sapere il suo nome, tuttavia si avvicinò perché ai suoi occhi non sembrava cattivo. - Dov'è tua mamma?- Niko indicò Bill che lo guardò, ma non vide Andreas dato che era nascosto da un albero, quindi lo salutò. Andreas notò che oltre a Bill c'era anche un'altra persona. - E il tuo papà?- Niko indicò nuovamente in quella direzione, così Andreas capì. - Tesoro, lui non è il tuo papà-

- Cosa?- Andreas si chinò alla sua altezza accarezzandogli una guancia.

- Tom non è il tuo papà-

- Ma la mamma mi ha detto...-

- Sono io il tuo papà, Niko- Il piccolo era visibilmente sconvolto dopo quello, ma Andreas quasi se ne compiacque. - Che ne dici di fare una passeggiata insieme...così, per conoscerci meglio?- Niko non sapeva cosa fare, non sapeva se credere a quello che quell'uomo gli stava dicendo. Tuttavia quella voce, la voce di Andreas gli pareva familiare, quindi non era un estraneo, quindi...poteva fidarsi. Mamma gli aveva detto di stare lontano dagli sconosciuti, ma Andreas non gli sembrava uno sconosciuto. Gli prese quindi la mano annuendo. - Bravo bambino...-

***

- Mamma di Nikooo!- Lukas si avvicinò a loro, che già si stavano preoccupando. Non stavano vedendo Niko da nessuna parte. - Dov'è Niko?-

- E' quello che ci stiamo chiedendo anche noi- Disse agitato Bill. - Lukas, ma non eravate a giocare insieme?-

- Mamma mi aveva chiamato, ma quando sono tornato, Niko non c'era più-

- Oh Dio mio..- Bill si mise una mano davanti alla bocca sul punto di piangere mentre Tom stava facendo una telefonata alla centrale segnalando la scomparsa. - Non può essere, un attimo fa era laggiù!- Andarono a cercare in quel punto, ma non trovarono nulla, se non un qualcosa che fece gelare loro il sangue. Bill la raccolse...era un pezzo di carta.

"Mi dovevi una vita..."

Cadde in ginocchio sentendo improvvisamente il respiro mancare. Le lacrime gli stavano offuscando la vita e la gola gli faceva male. Adesso sapeva chi era stato e aveva capito il significato di quel biglietto. Tom lo raggiunse prendendolo tra le braccia accarezzandogli i capelli e la schiena nel tentativo di rassicurarlo.

- Lo riprenderemo, Bill, te lo giuro- Sì, Andreas questa volta non l'avrebbe passata liscia. Aveva preso Niko, lo aveva rapito, e Tom non era stato capace di proteggerlo, ma sarebbe stato capace di salvarlo. Costi quel che costi.

***

Il giorno dopo, successivo ad una notte di pianti da parte di Bill e di rassicurazioni da parte di Tom, si recarono alla centrale. Camminarono decisi fino allo studio del commissario ed entrarono. Sapevano tutti qual'era la questione, non c'era neanche bisogno che la esponessero, ma Bill era fuori di sé.

- Allora non era morto!- Batté le mani sulla scrivania del commissario facendolo sussultare. - Lui ha il mio bambino, ed io lo rivoglio indietro!- Tom lo prese per le spalle allontanandolo piano dal commissario che stava quasi tremando, ma dovette ricomporsi. - Ed io esigo di venire con voi a riprenderlo- A quel punto fu Tom ad opporsi.

- Sarebbe troppo pericoloso, Bill-

- Non per me! E' da quando conobbi Andreas nello studio legale che so come cavarmela-

- E come lo hai conosciuto?- Bill lo osservò un istante.

- Ti ho detto che ero avvocato, ok? Gonna e vestito grigio, oltre che coda di cavallo. Non guardarmi così, mi donava di più! Comunque sì, lo conobbi lì, ma adesso non ho intenzione di rispondere a questo tipo di domande! Volete una prova? Portatemi al poligono, ORA!- Il commissario scattò sull'attenti annuendo deciso, e con Tom si diressero al poligono di tiro. Bill prese subito una pistola caricandola come se già sapesse tutto. Era affascinante in una maniera impressionante. Puntò dritto verso il manichino sparando tre colpi headshots che andarono tutti a segno. - Adesso siete convinti? Vi prego, fatemi venire con voi- Tom, Georg e Gustav (che erano giunti nel mentre) ed il commissario si guardarono, poi guardarono Bill che era in attesa di una risposta.

- Ma...parlando di Andreas...se lui era un criminale...allora tu...-

- Sì, Georg, era il suo avvocato! Chiaro il concetto!? Ho sperimentato un amore come quello tra il Joker e Harley Queen, contenti!? Adesso, rispondete alla mia fottuta domanda per favore!!- I quattro si osservarono ancora perplessi ma sussultarono quando Bill caricò nuovamente la pistola.

- Oh! Cosa vuoi fare?- Chiese il commissario nascondendosi dietro Gustav e Georg. Bill fece roteare la pistola carica su un dito con nonchalance anche se c'era il pericolo che il grilletto potesse essere premuto accidentalmente. - Tom, il tuo compagno è pazzo!-

- Oh, sì, ve lo posso assicurare- Rispose Bill per lui, che puntò poi la pistola verso di loro. - Con le buone o con le cattive, io andrò a riprendermi Niko, CHIARO!?- Tremanti annuirono, a parte Tom che lo intimò alla fine di abbassare l'arma. Bill eseguì, ma solo perché glielo aveva detto lui.

- Ma tu guarda questo!- Sbuffò il commissario andandosene. Tom sorrise malizioso prendendo Bill per i fianchi facendo scontrare i loro bacini.

- Sei riuscito a far scappare il direttore, Andreas deve solo cominciare a tremare- Bill sorrise e avvicinarono piano le labbra che finirono per toccarsi e incollarsi in un bacio che sembrava non voler avere fine. Tom lo aveva trovato terribilmente eccitante, in un modo che mai in quei cinque anni aveva visto, almeno che non facessero sesso, in quel caso Bill poteva anche solo essere vagamente simile a quello che aveva appena visto. Bill dal canto sui si sentiva pronto, sentiva che sarebbe stato all'altezza del compito. Rivoleva Niko a casa, lo avrebbe riavuto.

- Ehm...ragazzi, non eravamo passati qui proprio per caso- Si intromise Georg facendo separare i due che realizzarono la presenza di altri individui nel loro campo di amoreggiamento. - Dobbiamo darvi una notiziona!-

- Sappiamo dove si trova Andreas! O almeno, abbiamo fatto una supposizione- Tornando sul luogo del rapimento, abbiamo rinvenuto un bigliettino per terra, un biglietto sembrerebbe da visita. Lo abbiamo analizzato per scoprire se appartenesse davvero ad Andreas, e sopra c'erano proprio le sue impronte digitali, solo che non riusciamo a capire...che posto potrebbe essere questo. C'è numero e anche l'indirizzo, ma quando abbiamo chiamato diceva che il recapito era inesistente ed inoltre il nome di questa, che parrebbe una fabbrica, non mi pare si conoscerla- Gustav prese il bigliettino da visita dandolo a Tom, il quale lo fece vedere anche a Bill. Sì, era senz'altro una fabbrica, una fabbrica di vernici per la precisione.

- Aspettate- Disse Tom attirando l'attenzione dei presenti. - Io questo nome lo conosco, e mi sembra strano che non ve lo ricordiate dato che ci avevano già affidato un caso in quel punto qualche anno fa; ma certo! Ovvio che il recapito non esiste! E' una fabbrica fallita, abbandonata, chiusa da tempo immemorabile! Possibile comunque che in quel posto ce ne siano rimasti ancora di biglietti da visita-

- Ma Andreas allora deve essere proprio stupido! Cioè praticamente si è fatto scoprire- Sbottò Bill.

- Potrebbe essere una trappola, Bill, non è la prima volta che succede che un criminale lasci tracce senza avere un obiettivo ben preciso in testa- Georg incrociò le braccia al petto. - Ed in ogni caso agirei con cautela, stiamo parlando di un bambino di cinque anni, non possiamo rischiare di fare mosse false-

- MA APPUNTO PERCHE' E' UN BAMBINO DOBBIAMO AGIRE IN FRETTA!- Bill era nuovamente caduto nel panico a pensare al SUO bambino da solo, impaurito. Non sapeva NULLA! Se era morto, vivo, se aveva paura, se piangeva, se sapeva minimamente in che guaio fosse! Tom cercò di calmarlo, ma Bill lo spintonò via, allora Tom dovette adottare un'altra strategia. Lo tenne fermo a forza, riuscendo a bloccargli le braccia.

- BILL, CALMATI!-

- LASCIAMI, TOM!-

- NO! CALMATI, HO DETTO! ANCHE A ME MANCA NIKO, ANCHE IO LO RIVORREI INDIETRO, NON SAI QUANTO, MA NON POSSIAMO AGIRE SENZA UN PIANO!-

- AFFRONTARE ANDREAS FACCIA A FACCIA MI SEMBRA LA VIA MIGLIORE!-

- LO FAREMO SICURAMENTE, MA NON DA SOLI! Adesso, per favore...cerchiamo di rimanere concentrati, non mi piace vederti così, non mi piace alzare la voce con te...- Bill riprese fiato accorgendosi della scenata che aveva appena fatto e si buttò tra le braccia di Tom nascondendo il viso nel suo petto cominciando a singhiozzare forte.

- Io...rivoglio solo mio figlio, Tom...ho paura per lui...-

- Lo so, Bill, e ti prometto su quello che vuoi, che lo riporteremo a casa- Gli sussurrò all'orecchio cercando di consolarlo come meglio poteva. Non doveva essere facile per Bill, essendo che era sangue del suo sangue, e forse solo Dio sapeva insieme a lui cosa realmente stesse attanagliando la sua anima e la sua mente. - Georg, Gustav!- I due scattarono sull'attenti. - Voglio una pattuglia all'istante, non c'è un solo momento da perdere. Adesso che sappiamo dove è Andreas, dobbiamo agire immediatamente!-

- Ma Tom...-

- Questo è il piano, Gustav, vi pregherei di eseguirlo- Lo liquidò all'istante. - Intanto io e Bill ci dirigeremo a questa fabbrica, contiamo su di voi-

- Ma potrebbe essere pericoloso...-

- Lo so, Georg, non ho mai detto e neanche mai pensato che sarebbe stato facile. Andiamo, Bill- Uscirono senza dare tempo di replicare. Si misero in macchina sfrecciando a tutta velocità. - Speriamo che mi abbiano dato retta, comunque adesso abbiamo il luogo, almeno una traccia. Non sei contento Bill?...Bill?- Bill stava guardando fuori dal finestrino.

- Certo...ma Tom...e se fosse troppo tardi?-

- Non dirlo nemmeno! Niko sta bene e sta aspettando solo noi, ne sono certo-

- Qua a destra, Tom! La vedo!- Disse sobbalzando sul sedile dopo essersi ripreso da quello stato di trans nel quale pareva fosse crollato. Tom scese subito dalla macchina preparando la pistola e tenendola puntata, lo stesso fece Bill. Non era uno scherzo, non era un gioco...non sapevano cosa avrebbero trovato e non sapevano se ne sarebbero usciti vivi. Spalancarono la porta della fabbrica abbandonata entrando con cautela dato che il luogo si presentava molto buio e poco illuminato dalla luce del giorno. Era tutto ricoperto di ragnatele, buttato all'aria e polveroso. Improvvisamente udirono una risata, una risata bianca, di un bambino. Bill scappò in quella direzione gridando disperatamente il nome di Niko. Tom fu costretto a seguirlo e finirono in un'altra stanza. Lo trovarono, era seduto ad un tavolino e stava giocando tranquillo.

- Ahah, è divertente, papà- Tom sentì il proprio cuore spezzarsi...come papà? Sapeva che Andreas era il suo vero padre, ma come poteva averlo dimenticato in così poco tempo? Andreas alzò lo sguardo e Bill riconobbe quegli occhi. Occhi pazzi, malati...ma ad un innocente bambino potevano sembrare gentili e amichevoli.

- Niko, allontanati subito!-

- Mamma!- Sussultò il bambino ubbidendo. - Mamma, perché hai una pistola?-

- Obbedisci! Fai come ti dico! Vieni qui!-

- NO!- Cosa!? Per Bill era inconcepibile! - Andreas è il mio papà! Non Tom! Mi hai detto una bugia!- Urlò piangendo. Bill abbassò la pistola lasciando ricadere le braccia ai lati del corpo. Era vero, ma come poteva dire ad un bambino così piccolo tutta la verità. Andreas rise.

- Credevi che ti avrebbe seguito, Bill? Tu gli hai mentito per tutto questo tempo, e adesso che lo ha capito, Niko starà con me per sempre...- Niko sobbalzò e solo in quel momento sembrò accorgersi della pazzia di Andreas.

- Per...sempre?- Chiese. - No, mamma!- Urlò cercando di scappare, ma Andreas lo prese prontamente mettendoselo in braccio e prendendo una pistola che aveva nelle tasche dietro puntandola verso di loro.

- Non avvicinatevi! O altrimenti potrebbe finire male! Niko è MIO figlio, Niko prima o poi avrebbe dovuto sapere!- Bill e Tom non potevano muovere neanche un solo passo, ma potevano tentare di parlare con lui.

- Andreas...dove sei stato per tutto questo tempo? Quando mai ti sei preoccupato di Niko in questi cinque anni!?- Chiese Bill.

- Io mi sono sempre preoccupato per lui, cercavo solo il momento adatto per riprendermelo, esattamente come ti avevo scritto nel biglietto..piaciuto?-

Mi devi una vita..- sussurrò. - TU VOLEVI NIKO! ERA LUI LA VITA A CUI TI RIFERIVI! MA PERCHE' METTERE IN MEZZO UN BAMBINO!? SE AVEVI DEI PROBLEMI CON ME, NON C'ERA BISOGNO DI INTROMETTERE ANCHE LUI!-

- Oh, ma io non avevo nessun problema con te Bill, volevo solo riprendermi ciò che era mio e con quel biglietto da visita volevo solo farvelo sapere...magari farvi venire qui...e chissà come sarebbe terminato il gioco...- Disse con sguardo per niente rassicurante, tuttavia Bill non aveva paura. Niko non proferiva parola, era pietrificato dalla paura. Voleva la mamma, avrebbe dovuto dargli ascolto prima di finire in questa situazione. - E adesso io mi prenderò Niko e...ouch!- Era così impegnato a parlare con Bill che non si era accorto che Tom gli era nel frattempo giunto dietro e gli era saltato alle spalle. Gli cadde la pistola e Niko che finì a terra. Si rimise in piedi precipitandosi tra le braccia di Bill che in lacrime gli chiese se stesse bene. Il piccolo annuì, ma adesso c'era un altro problema. Andreas aveva ripreso la pistola mentre si stavano menando e riuscì sparare un colpo che prese la spalla di Tom.

- TOM!-

- PAPA'!- Urlò Niko cercando di raggiungerlo, ma Bill lo fermò. Tom era a terra tenendosi la ferita e il sangue stava uscendo copioso. Andreas si era rialzato camminando lentamente verso Bill.

- Da' bravo, Bill, dammi la pistola e non succederà niente. Dammi la pistola ed io non ucciderò Tom-

- Non farlo, Bill! Uccidilo!- Lo implorò Tom, ma gli arrivò un proiettile in gamba e urlò dal dolore. Bill non poteva resistere ancora.

- OK! OK! Non fargli del male, tieni- Niko era corso da Tom. Temeva per Bill, temeva per la sua mamma e per il suo papà. Non voleva andare via con Andreas, voleva rimanere con i suoi genitori, anche se Tom non era il suo vero padre. Bill era con la pistola a mezz'aria ancora. - Ah, e prendi anche questo!- Gli cacciò un calcio nei testicoli facendo chinare Andreas. Con uno scatto fulmineo gli rubò la pistola puntando entrambe su di lui. - Giù, fai il bravo bambino Andreas se non vuoi un proiettilino in testa- Andreas ormai aveva perso. Improvvisamente entrarono Gustav e Georg con la pattuglia che prese Andreas portandolo via.

- IO TORNERO', BILL!- Ma Bill era ben lontano da quello che stava gridando, adesso pensava solo alla sua famiglia. Tom era ferito e stava perdendo molto sangue.

- Amore, stai tranquillo! Ce l'abbiamo fatta, ok?- Gli prese una mano e l'ultima cosa che poté vedere fu un suo debole sorriso prima che perdesse conoscenza.

***

Aprì gli occhi risvegliandosi in una stanza bianca. Lo stereotipo di una stanza di ospedale ovviamente. Provò a muoversi ma percepì una fitta alla spalla e alla gamba, perciò gemette dolorante decidendo di non muoversi più.

- Amore, sei sveglio?- Chiese una voce accanto a lui. Era Bill che teneva Niko sulle gambe. - Vai, tesoro, il papà è sveglio, adesso puoi dirglielo- Niko scese titubante dalle sue gambe avvicinandosi piano e con sguardo timido.

- Cosa, cucciolo?- Chiese per incoraggiarlo.

- Io...scusa, papà; io ti voglio bene- Gli scese una lacrima e Tom se ne sbatté altamente dei suoi dolori riuscendo a sollevarsi e ad abbracciare fortissimo Niko. - Sei tu il papà che voglio- Disse il bambino ormai in lacrime. - Grazie per avermi salvato, papà...sei stato coraggioso, come la mamma- Rise. Sentiva quello scricciolo più vicino al suo cuore, più di qualsiasi altra cosa. Lui e Bill erano la cosa più importante per lui.

- Scuse accettate, non sai minimamente quanto anche io ti voglia bene- Gli diede un bacio sulla testa prima di ricoricarsi con le sue fitte. Bill si avvicinò risollevato dal fatto che sembrava che non stesse poi così male. Si mise seduto con lui sul materasso.

- Sì, sei stato molto bravo. Non credo che ce l'avrei mai fatta senza di te-

- Oh, ma non prendermi in giro, ho visto come hai tolto la pistola ad Andreas, io ti sono stato solo di intralcio-

- Tom, ma stai scherzando!? Se tu non avresti indebolito Andreas sarebbe potuta finire in ben altro modo, e lo sai. Poi sarai felice di sapere che ha avuto l'ergastolo, non lo rivedremo mai più- Tom sorrise con lui finalmente.

- Ne sono felice- Con il braccio buono prese Niko tenendolo stretto a sé e Bill si chinò su di lui baciandolo. Tutto era ritornato perfetto.

***

Tom era preoccupato. Bill era corso in bagno da minuti e non si stava più facendo vedere. Per fortuna Niko era ignaro di questo improvviso malore di sua madre ed era in salotto a guardare tranquillamente la TV mentre Tom e Bill stavano cercando di avere un rincontro ravvicinato che non era finito essendo che Bill era corso via, lasciandolo lì a torso nudo, preso da un (parrebbe) mancamento di respiro. Tom non sapeva se avessi bisogno di aiuto e non poteva nemmeno entrare dato che aveva chiuso a chiave. Non gli restava che aspettare. Alzò lo sguardo quando sentì la porta aprirsi in un cigolio. Bill era con la spalla appoggiata allo stipite, una sottile maglia bianca e lunga a coprirlo fino a metà cosce, le perfette gambe nude e una faccia di uno che non se la stava passando bene. Tom si alzò e Bill si avvicinò gettandosi tra le sue braccia. Non capiva, cosa era successo?

- Bill?-

- Tom-

- Perché sei...?- Si bloccò non appena vide quello che Bill aveva in mano. Il ragazzo era sorridente, in lacrime con una mano davanti alla bocca. Anche Tom sorrise incredulo, non poteva crederci. Due lineette. - Bill, ma allora..-

- Chi glielo dice a Niko che avrà un fratellino?-

Il suo sorriso avrebbe sempre brillato come una stella del Firmamento...

FINE!!

   
 
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