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Autore: Cara93    23/09/2019    4 recensioni
Caroline Bingley non è la donna più simpatica del mondo. Caroline Bingley non è neppure un personaggio facile da inquadrare. Caroline Bingley, però, è riuscita, oltre ogni sua rosea previsione, a sopravvivere al matrimonio di Mr Darcy ed Elizabeth.
{Storia partecipante al contest "Le sei mogli di Enrico VII" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP, vincitrice del premio "Miglior protagonista"}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caroline Bingley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caroline fissava con astio il ritratto di famiglia che campeggiava nel salotto di Pemberly. Non riusciva a non fissare con odio quella scena di quotidiana amenità familiare: il marito, altero e compito, aveva una mano appoggiata sulla spalla della moglie, che lo guardava con amorosa ammirazione. Ai loro piedi, intento a giocare con dei cubi di legno, un bambino che dimostrava all’incirca cinque anni.
“Sarebbe dovuto essere il mio bambino, maledetta Elizabeth”
Era diventata quello che si era ripromessa di non diventare mai. Una zitella acida ed invidiosa. Tutto la infastidiva, ma per principio, la infastidiva di più tutto ciò che aveva a che fare con i Bennett. In quegli ultimi anni, aveva cominciato a trovare la compagnia del fratello irritante ed insostenibile, solamente perché non riusiciva a sostenere la presenza di Jane. Non che avesse qualcosa contro Jane, che era una mosca bianca, nel mezzo della famiglia in cui era cresciuta. Solo che Jane le rammentava sua sorella Elizabeth e ciò che le aveva fatto: le aveva rubato Darcy.

Fin dall’infanzia, Caroline aveva progettato la sua vita, passo dopo passo. Educazione raffinata e consona al suo rango, niente di eccessivo o eccentrico, come avevano deciso i suoi genitori. Avrebbe imparato a ricamare, a suonare, a recitare poesie, a dirigere una casa e a comportarsi in società. Avrebbe avuto tutte le qualità della perfetta moglie di un certo ceto sociale. Si sarebbe sposata entro e non oltre i vent’anni, avrebbe avuto due o tre figli (non di più, non aveva alcuna intenzione di sformarsi) e, insieme a suo ricchissimo e rispettabilissimo marito avrebbe condotto una vita agiata e invidiata in società. Era un piano perfetto, che, però, aveva cominciato ad andare storto quando Caroline aveva deciso di sposare il migliore amico di suo fratello: Fitzwilliam Darcy. E non avrebbe accettato nessun altro.

Darcy aveva tutto quello che poteva desiderare. Era bello, ma non di una bellezza eccessiva, che avrebbe surclassato la sua. Era raffinato ed educato, molto più di lei; e questo sarebbe stato un bene, dato che un marito deve saper guidare una moglie e renderla degna di lui. Era ricco, rinomato e rispettabile. Apparteneva ad una classe sociale leggermente superiore alla sua, ma le differenze tra le loro educazioni non erano tali da tacciarla di essere un’arrampicatrice sociale. Darcy era il partito perfetto e Caroline era sicura che prima o poi, l’avrebbe notata.

Gli anni passavano e Darcy non accennava a mostrare alcun segno d’interesse nei suoi confronti. Compì prima diciotto anni, poi venti. Poi ventuno. Si era detta che il procrastinare di Darcy fosse solo a suo beneficio, perché Darcy era troppo rispettabile per deludere la sua unica parente in vita, Lady Catherine. Aveva rifiutato testardamente una decina di partiti più che rispettabili, guadagnandosi la riprovazione dei genitori e sguardi di compatimento da parte di sua sorella Laura. Lo aveva aspettato. Aveva fatto di tutto per attirare la sua attenzione. E lui, alla fine, aveva scelto Elizabeth.

Non che avesse nulla contro Elizabeth. Era una donna notevole, sempre tenendo in considerazione l’ambiente da cui proveniva. Ma era pur sempre una campagnola, priva del ben che minimo senso di civiltà ed educazione mondana. Aveva spesso scherzato, con Darcy, sulla rustichezza delle Bennett. Aveva osservato, a metà tra il malizioso ed il maligno, che una simile combinazione di bellezza ordinaria e carattere eccentrico mai avrebbe potuto conciliarsi con la loro visione della società. Eppure. Eppure aveva vinto lei e non solo il cuore di Darcy. Nel giro di un paio d’anni, Mrs Darcy era diventata simbolo di classe, eleganza e buon senso. Il suo salotto era sempre aperto e accogliente, la combinazione degli ospiti alle cene era sempre impeccabile. Certo, non sapeva suonare o dipingere, ma persino l’inflessibile Lady Catherine aveva convenuto che il nipote non avrebbe potuto fare una scelta migliore, sua figlia Anne esclusa.

Così, amareggiata e sconfitta, Caroline non aveva potuto far altro che ritirarsi. Aveva declinato tutti gli inviti delle sue amiche e conoscenti, finché questi non avevano cominciato a cessare del tutto. Arrivata alla veneranda età di ventisette anni, sentiva di essere finita. Non vedeva davanti a sé alcuna prospettiva matrimoniale.

Nei primi tempi, aveva ripensato con rimpianto e nostalgia ai vecchi corteggiatori, quelli che aveva respinto in nome della sua cocciutaggine. Se non fosse stata così cieca, così presa a dirigere il proprio futuro in un unica direzione, avrebbe conseguito tutti i suoi obbiettivi. Si sarebbe sposata, avrebbe avuto un posto in società. Senza Darcy.
“Se non posso avere Darcy, meglio rimanere da sola”, si era detta con convinzione.

E alla fine, aveva fatto i conti con la solitudine. Rispetto a molte altre giovani donne nella sua condizione, non era costretta a lavorare, grazie alla sua parte di rendita paterna, che sarebbe dovuta andare in dote al suo futuro marito e che, viste le circostanze, doveva limitarsi ad usare per sopravvivere da sola. Si era accorta di saper fare ben poco, da sola. Senza il patrimonio familiare a sostenerla, sarebbe sicuramente finita sotto un ponte. O peggio, dipendente dalla generosità di Laura.
“Preferirei morire.”

Si era rimboccata le maniche. Aveva imparato a cucinare e a rassettare le proprie stanze, per non dover pagare una domestica. Aveva cominciato ad esplorare ciò che il mondo aveva da offrire. Aveva ricominciato a leggere, soprattutto biografie e saggi storici, come adorava fare da giovane, ma che aveva smesso, in quanto per una ragazza tutto quel sapere era “eccessivo”. Aveva cominciato ad interessarsi di matematica e giardinaggio. Aveva persino cominciato a frequentare circoli parrocchiali e organizzazioni cittadine. Aveva cominciato ad interessarsi di politica e a partecipare ad incontri e lezioni universitarie.

Con sua grande meraviglia, Caroline aveva scoperto che la sua vita non era completamente vuota ed inutile, anche senza un marito e dei figli. Certo, soffriva ancora. Credeva che non avrebbe smesso mai.
“Mai. Non metterò mai più piede a Pemberly.”

E invece era lì.

 

Charles e Laura avevano avuto il loro bel daffare per convincerla. Lusinghe e preghiere non l’avevano smossa. Laura aveva persino pensato di minacciarla, ma non aveva alcun puntello su cui fare leva: sua sorella si era affrancata dalla famiglia ed era idealmente libera di fare ciò che voleva della sua vita. Charles sperava che la sua sola presenza potesse convincerla, dato che in passato Caroline si era sempre dimostrata disponibile e accomodante nei suoi riguardi. Non aveva fatto i conti con la nuova Caroline, Charles Bingley. La trovava sconcertante: da quando Darcy aveva sposato Elizabeth, sua sorella era diventata un’estranea per lui. Se un tempo si vantava di esserel’unico uomo in grado di comprendere le sue sorelle, Caroline aveva dimostrato che non era così. In un certo senso, sembrava che si fosse tolta un peso. Dall’altra parte, però, sembrava come impazzita.
“Non è naturale che stia sola... che non voglia la compagnia di nessuno, che la società la stanchi. Deve aver perso la testa.” Sapeva che tra Caroline e i Bennett non era mai corso buon sangue, anche se non aveva mai compreso fino in fondo il perché. Sapeva solo che, ad un certo punto, Caroline si era opposta al suo matrimonio con Jane e che aveva criticato aspramente Elizabeth.
Perciò, era stato ancora più sconcertante, per il pover’uomo che sua moglie e sua cognata avessero deciso, di comune accordo, di chiedere a Caroline di essere la madrina dei loro secondogeniti.
“Si sono ignorate per anni... io non capisco...”

Alla fine, si era lasciata convincere. Non che la prospettiva di diventare la madrina dei bambini delle maggiori delle sorelle Bennett la entusiasmasse. La commuoveva, però.
“Morirò, prima che quelle streghe lo vengano a sapere.”


La cerimonia era stata noiosa e fin troppo lunga, per i suoi gusti. Suo nipote si era comportato malissimo, mentre la piccola Sarah, la figlia di Darcy ed Elizabeth, si era rivelata una piccola signorina. Provava sentimenti contrastanti per quella bambina. Era figlia di Elizabeth e come tale avrebbe dovuto trovare intollerabile la sua vista, ma la neonata era così piccola e adorabile, che proprio non ci riusciva. Nonostante tutte le proprie riserve, si era innamorata della piccola. Tanto che si era ritrovata ad augurarle il meglio e, contro ogni sua aspettativa a ripromettersi di proteggerla da ogni male.
“Che Dio ti tenga nella buona sorte, piccolina.”  

C’era un’altra ragione per cui era stata invitata, molto più subdola e degna dei magheggi di Mrs Bennett e Laura: il padrino designato era il colonnello Fitzwilliam, cugino di Darcy. L’uomo era un importante diplomatico, un uomo di mondo ancora scapolo, che perciò non aveva nessuno con cui presentarsi all’evento. Caroline aveva provato una punta di fastidio, una volta scoperta quella manovra così bassa e manipolatoria. Tanto che per un istante aveva persino preso in considerazione l’idea di lasciare la festa.

-Così è questo che volete? Trovarmi un marito?- aveva chiesto ad Elizabeth, a bruciapelo. Elizabeth aveva sbattuto le palpebre, perplessa. Il suo primo istinto era stato quello di darle una risposta pungente, ma l’amarezza nella voce di Caroline l’aveva dissuasa. Non era più la ragazza pronta a giudicare il prossimo solo da una vaga prima impressione, aveva capito che le persone non sono tutte in bianco e nero, ma anzi, sono una commistione affascinante di colori. E Caroline Bingley non faceva eccezione.

-Ma certo che no! Darcy voleva che il colonnello Fitzwilliam fosse il padrino di uno dei nostri figli. Avrebbe preferito lo fosse di Henry, ma il signor Collins è stato molto... persuasivo. È solo un caso, signorina Bingley.-

-Non si direbbe- borbottò l’altra.

-Io e Jane abbiamo voluto che foste voi la madrina dei nostri figli perché in questi anni abbiamo imparato ad apprezzarvi, anche se da lontano. Ammiro moltissimo la vostra indipendenza, il vostro stile di vita. E so che Jane è affascinata dal vostro impegno sociale. Non vi abbiamo invitato per nessun altro motivo.-

Non poteva credere alle sue orecchie, Caroline. Elizabeth Bennett l’ammirava? Jane Bennett apprezzava le sue iniziative benefiche? Sorrise. Certo che tra tutti, le sorelle Bennett l’avrebbero accettata per com’era. Perché sì, alla fine, Caroline aveva avuto il coraggio di diventare sé stessa. Come loro.

 

   
 
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