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Autore: LadyPalma    25/09/2019    3 recensioni
Prima classificata al contest "My beloved villain" indetto da Dark Sider sul forum di EFP
What-if a partire dalla 3x03. Melisandre sta per lasciare Roccia del drago per cercare Gendry, dato che Stannis non ha abbastanza fuochi per generare un'ombra. Ma se Stannis la convincesse a restare, con la proposta di generare un'ombra con qualcun altro? E se qualcun altro fosse il Cavaliere delle cipolle? Dimenticate la morte di Joffrey al banchetto nuziale, in questa storia avverrà in un modo un po' più cruento...
[Davos/Melisandre]
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stannis Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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Ogni volta che ci tocchiamo, qualcuno muore
 
 
1.

Sembrava proprio una giornata propizia per un viaggio via mare: il sole brillava nel cielo e la piacevole temperatura estiva era ben percepibile anche sulla ventosa Roccia del drago.
La barca che Melisandre aveva richiesto era pronta per salpare, ma Stannis stava tentando di tutto per convincerla a rimanere. L’aveva accusata di abbandonarlo, poi aveva tentato di muoverla a compassione menzionando tutti i nemici che ormai ridevano di lui, e infine aveva perfino cercando goffamente di sedurla per generare una nuova ombra. “Ti voglio” le aveva sussurrato all’orecchio, stringendo il suo corpo contro il proprio. Ma la sacerdotessa sapeva che quella sorta di abbraccio era solo un modo per non farle vedere gli occhi, che erano freddi e inespressivi come sempre. Stannis era indifferente a tutto, tranne che alla vendetta e al desiderio di ottenere ciò che credeva gli spettasse di diritto.
Melisandre allontanò leggermente il viso e gli rivolse uno sguardo quasi compassionevole. “I tuoi fuochi ardono deboli, mio re” gli fece notare, ribadendo che lo sforzo necessario per dare origine a un’altra ombra maligna lo avrebbe distrutto.
Il re serrò i denti e la fissò con uno sguardo carico di ferocia. Per un attimo, lei temette che avrebbe tentato di strangolarla proprio come aveva già fatto dopo gli esiti nefasti della battaglia delle Acque Nere. Tuttavia, anche se forse quello fu l’iniziale istinto dell’uomo, riuscì a controllarsi e a mantenere abbastanza lucidità mentale da tirare fuori una proposta del tutto imprevista.
“Allora prendi qualcuno con i fuochi più ardenti” disse con i denti digrignati. “Per quanto mi riguarda, puoi farti possedere da tutti gli uomini di questo castello. Tu ucciderai i miei nemici, donna, proprio come hai promesso”.
Melisandre avvertì dentro di sé un misto di disgusto e irritazione. Era una sacerdotessa del fuoco, non una volgare prostituta; il suo corpo giovane e sensuale era uno strumento del Signore della Luce, non un oggetto tra le mani di un uomo, nemmeno se quell’uomo era il re che aveva giurato di servire. In ogni caso, fu abbastanza rapida da reprimere quei sentimenti e sfoderare invece un sorriso vagamente divertito.
“Non ho bisogno di tutti gli uomini, maestà. Per creare la magia che richiedi, mi occorre un solo uomo la cui fiamma arda sufficientemente alta e torrida”.
Stannis la studiò per un istante, poi fece un secco cenno di assenso e tornò ad afferrarle un braccio. “Dimmi chi è quest’uomo e te lo porterò”.
La donna esitò. A dire il vero non sarebbe stato difficile trovare un uomo con una forza interiore maggiore di quella del re; un uomo qualsiasi era la risposta corretta che si guardò bene dal pronunciare. Nella sua mente rivide i volti di tutte le guardie, i nobili e i consiglieri di Stannis, rievocando di ognuno quel misto di terrore e attrazione che manifestavano ogni volta che la incontravano. Tuttavia, alla fine, il suo pensiero si fissò sull’unico uomo che, pur provando entrambe quelle reazioni, era stato sempre in grado di mascherarle molto bene. Piegò leggermente la testa e gli occhi le si illuminarono improvvisamente di malizia.
“Portami Ser Davos”.
 
**
 
Ser Davos Seaworth si presentò nelle stanze di Melisandre quella sera stessa, esattamente come Stannis le aveva promesso. Il suo aspetto recava i segni della battaglia da cui da poco era riuscito a scappare, e della successiva prigionia che gli era stata imposta proprio per aver tentato di uccidere lei; l’espressione sul volto, però, emanava una grande forza interiore. Era diffidente ma non spaventato, e lei non si era aspettata nulla di diverso.
“Entrate, Ser Davos” esordì, posando la spazzola con cui aveva appena finito di pettinarsi i lunghi capelli rossi. Poi, con un gesto della mano, accennò ai due calici di vino che erano disposti sul tavolino accanto a lei. “Non avere paura, sei tu che vuoi uccidermi, non il contrario” lo incoraggiò in tono leggermente divertito, anticipando il suo prevedibile rifiuto.
Il cavaliere esitò, ma alla fine dovette arrivare a riconoscere la realtà di quell’affermazione perché mosse qualche altro passo e accolse l’invito della sacerdotessa. Portò il calice alle labbra e prese un piccolo sorso di vino con una lentezza quasi esasperante; tuttavia, una volta sincerata l’inoffensività della bevanda, prese a berla con più gusto e più celerità.
“Allora, mia signora, a cosa devo questo piacere?” domandò finalmente, l’ironia nella sua voce era evidente. “Non sono qui di mia spontanea volontà, quindi preferirei limitare questa visita allo stretto necessario”.
La donna non si scompose, nascondendo un piccolo sorriso dietro il proprio calice. “Eppure sei qui” constatò semplicemente.
Davos strinse le labbra sotto la folta barba, non potendo negare la realtà dei fatti. “Faccio quello che il mio re comanda, né di più né di meno”.
“Splendido!” esclamò lei, ridacchiando ora apertamente. “Allora non ti farai scrupolo a partecipare alla piccola missione che il nostro re ci ha affidato…”
“E quale sarebbe questa missione?”
Melisandre non mancò di percepire la nota di preoccupazione in quella domanda, ma la sua voce si mantenne calma e controllata nel formulare la sconvolgente risposta.
“Il nostro re ha fuochi troppo deboli per poter creare una nuova ombra, ma tu invece… Sento che in te, dolce cavaliere, arde una fiamma alta e torrida… Insieme potremmo generare una magia molto potente”.
Davos spalancò gli occhi e indietreggiò istintivamente. Non voleva credere alle sue orecchie, ma purtroppo per lui aveva compreso fin troppo bene la portata di ciò che gli era richiesto. Aveva assistito in prima persona al parto di un fumo nero con le sembianze di Stannis e solo questo fatto lo aveva già reso in un certo senso complice di un omicidio. Non sarebbe successo di nuovo: aveva giurato che non avrebbe più aiutato la sacerdotessa a portare a termine le sue maledizioni, ancor meno poteva pertanto ora diventare parte attiva nel crearne una. Sul suo viso comparvero esattamente le stesse espressioni che aveva provato durante quella notte che aveva preceduto la morte di Renly. Non paura, nemmeno questa volta. Qualcosa di peggio - o meglio, a seconda dei punti di vista -: orrore, disgusto e tormento.
“Perché… Perché me?”. Questa fu l’assurda domanda che gli uscì dalle labbra. Poteva sembrare strano, ma di fronte a quell’orribile situazione, la decisione di coinvolgere proprio lui gli sembrava il dettaglio più incomprensibile.
Melisandre non si mosse dallo sgabello davanti alla sua toeletta, ma il suo sguardo fisso su di lui stava operando comunque il tentativo di placare il turbamento dell’uomo.
“Non hai molta più forza interiore di altri uomini, questo devo ammetterlo. Eppure sono stata io ad insistere per scegliere te, perché vedi… Anche io devo compiere un sacrificio in nome del Signore della Luce… Almeno preferirei fosse con un uomo che mi attrae”.
Davos spalancò gli occhi ancora di più, non potendo trattenere una breve risatina incredula. La lusinga che quella frase avrebbe dovuto suscitare, se pronunciata da una donna così bella e sensuale, era l’ultima cosa che in quel momento provava. “Tu… tu sei pazza!”
“Forse hai ragione, perché ho l’assoluta presunzione di riuscire a convincerti” ribatté lei con la solita inquietante tranquillità.
“E come faresti? Non c’è nulla che tu possa mai fare che potrebbe convincermi a…”
“Infatti non farò niente, Ser Davos” lo interruppe rapidamente. “Vedi, io conosco molto bene gli uomini e so bene come portarli a fare quello che voglio. Promesse di potere, gloria, vendetta… E poi c’è l’arma più potente, la seduzione. Ma tu sei diverso e io ti ammiro per questo. Non sei del tutto insensibile a nessuna di queste debolezze, eppure non bastano a ingannarti. Sei il tipo di uomo che si può ingannare solo con la verità”.
Melisandre fece una pausa, prendendo un altro sorso di vino e lasciando che il rosso della bevanda colorasse un po’ di più le sue labbra già rosse di natura. Voleva dargli il tempo di elaborare tutto ciò che gli aveva detto, o forse di tempo ne aveva bisogno lei stessa. Non si sarebbe spogliata davanti a lui, non gli avrebbe promesso nulla… Gli avrebbe semplicemente parlato per la prima volta senza nessun filtro, e questa era una cosa assolutamente inedita per lei.
“Siediti, cavaliere, e ti racconterò ogni cosa”.
Davos rimase a fissarla senza parlare per qualche interminabile secondo.
Poi, finalmente, fece qualcosa che stupì se stesso, ma non la sacerdotessa.
Prese una sedia e si sedette.





NDA: Buongiorno a tutti! Prima di pubblicare l'ultimo capitolo della mia long su Davos e Melisandre, ho deciso di iniziare a postare questa mini-long (tre capitoli in tutto) un po' particolare. Partecipa ad un contest quindi avevo delle condizioni da rispettare: dovevo fare in modo che il "villain" (in questo caso Mel) convincesse il "buono" (Davos) a compiere un'azione efferata, ambientare il tutto in estate, utilizzare come oggetto una croce (poi vedrete xD) e inserire la frase "Quando dicevo che ti ammiro dicevo sul serio". E' una storia un po' più dark e un po' meno romantica del solito, ma è un'idea che mi ha folgorato, quidni spero davvero che possa piacervi! Come sempre, un commento mi farebbe molto paicere:)

 
   
 
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