Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: EcateC    25/09/2019    5 recensioni
Dopo l'Apocalisse-che-non-fu, Crowley e Aziraphale decidono di andare a vivere insieme, nel sud dell'Inghilterra.
Tutto va (più o meno) a gonfie vele, peccato solo che Crowley nasconde un imbarazzante segreto, che ha celato all'angelo fin dalla notte dei tempi.
Tra verità inattese, nubifragi e pinguini poco di buono, l'angelo Aziraphale scoprirà di non essere COSÌ gay come credeva...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
-Ashtoreth?-
-Sì, signora Dowling?- rispose Crowley, usando la sua voce in falsetto.
-È un vero peccato che tu non abbia avuto figli. Saresti stata una mamma perfetta-
 


 
15 anni dopo l'Apocalisse che non fu.
Sud Inghilterra.
 
 
 
Crowley non sorrideva mai.
Certo era un demone, e i demoni non sorridono a prescindere. Hanno tutti un’espressione accigliata e cupa, sono scostanti e poco accoglienti. Questo aspetto in Crowley era particolarmente accentuato, perfino in un momento di relativa tranquillità come quello. Dopo l’apocalisse che non fu, infatti, Crowley aveva iniziato a convivere con Aziraphale, in una casa grande e decentrata, ovviamente in Inghilterra.
Era felice? Sì, abbastanza. Ma avrebbe potuto esserlo molto, molto di più.
 
-Angelo?-
-Dimmi, caro-
-Sapevi che i maschi delle stelle marine partoriscono le stelline al posto delle femmine?-
Aziraphale smise di leggere la sua grammatica giapponese e alzò gli occhi verso il soffitto, dove era sdraiato Crowley come una sorta di gioco.
-No, francamente non lo sapevo-
-Hm- borbottò Crowley -E sapevi che le pinguine scaricano le uova appena deposte ai pinguini e li abbandonano per fare la bella vita?-
-Non credo che le pinguine facciano chissà quale bella vita, caro. Non nel Circolo Polare Artico, almeno-
-Invece è vero. Sono delle poco di buono- continuò il demone, serio -Lasciano ai maschi l’annoso compito di accudire la progenie per accoppiarsi con pinguini filibustieri di altre colonie-
-Mah…- articolò Aziraphale, sistemandosi la sua berretta da notte. Era infatti notte, l’angelo era coricato a letto, Crowley invece dormiva come sempre appeso al muro.
-E sapevi che il galagone…-
-Crowley, caro- lo interruppe Aziraphale -Mi stai forse cercando di dire qualcosa?-
-Io? No…- mentì il demone, distogliendo timidamente lo sguardo -Pensavo solo che… Se può diventare madre una pinguina, posso diventarlo anche io-
Dopo quella frase ci fu un attimo di silenzio. L’angelo, dopo un attimo di confusione iniziale, sgranò gli occhi e poi fece una risata -Madre? Tu!? Oh, Crowley!- rise, divertito -Giuro che mi fai impazzire!-
-Perché? Cosa c’è da ridere?- gli rispose, offeso e rosso in viso.
-Cosa c’è da ridere?- ripeté l’angelo, sconvolto -Sei un demone, caro! Ecco cosa c’è da ridere! E comunque c’è anche un altro problema, piuttosto eclatante-
-Quale?-
-Sei un uomo!- osservò Aziraphale con ovvietà -Non puoi diventare madre a prescindere-
Crowley tacque e lo guardò intensamente, sentendosi arrossire. Vincere l’imbarazzo è complesso, ma rivelare un segreto custodito per anni e anni a volte sembra perfino impossibile. I segreti sono come scudi contro il mondo esterno, barriere invisbili e del tutto personali, che promettono di proteggere da delusioni, imbarazzi e debolezze. Custodirli è una scelta strategica, ma tenerli dentro equivale a vivere gravati da un peso, che aumenta col passare del tempo. Il segreto che celava Crowley ormai stava diventando insopportabile, gridava tanto era opprimente. Ci voleva molto coraggio per confessarlo, ma soprattutto ci voleva la persona giusta. Crowley sapeva che Aziraphale era la sua persona giusta, solo che la paura di essere deriso o non accettato gli aveva impedito di aprire bocca per ben sei millenni...
-Cosa c’è, caro?- gli domandò l’angelo, intuendo il suo turbamento -Ho detto qualcosa che ti ha ferito?-
-No- borbottò, poco convinto.
-Ascolta, tu ci sai fare con i bambini- gli sorrise Aziraphale -Però la tua natura è questa, non puoi negarla. Sei un demone e sei un maschio, non c’è niente di male nel...-
-Come fai a sapere che sono un maschio?- Crowley uscì allo scoperto, con la voce resa tagliente dall'imbarazzo -Mi hai mai visto nudo, per caso?-
Aziraphale arrossi e rimase perplesso -No, ma è… Caro, è abbastanza evidente che tu sia…-
-Cosa?- gli puntò contro gli occhi gialli, luminosi al buio.
L’angelo deglutì, frastornato -Crowley! Ma insomma, di cosa stiamo parlando? Ti conosco da seimila anni, me l’avresti detto se fossi stato una ragazza, no?-
Il demone però non rispose. Aziraphale aggrottò le sopracciglia e si tolse gli occhiali da lettura, sconvolto.
-Crowley!?-
-Che c'è?- borbottò il demone, sulle difensive.
-Come che c'è?-
-Lasciami in pace!- concluse, nascondendosi sotto la coperta.
L'angelo spalancò la bocca, fuori di sé. Si sentiva confuso come durante i dibattiti tra Aristotele e Platone, quando uno parlava di immanenza e l’altro di trascendenza.
-Sei una ragazza?- gli domandò incredulo, alzandosi a sedere sul letto.
-Te ne importa?- borbottò l’altro, stringendo i pugni per l’imbarazzo -Farebbe qualche differenza per te?-
-No, certo che no, però…- Aziraphale esitò, era talmente frastornato che non trovava le parole -Avrei almeno usato il femminile per rivolgermi a te. E beh, ti avrei anche trattato con più… Garbo, insomma-
-Tsk! Ti sssembro forse una fanciulla delicata!?- lo fulminò con le parole, facendo scattare la sua demoniaca lingua biforcuta.
-No, decisamente no- convenne l’angelo -Ma davvero sei… Crowley, è vero o mi stai prendendo in giro come tuo solito?-
-Buonanotte Azi-
-Tesoro, aspetta un attimo-
Ma l’altro si girò dall’altra parte del soffitto, dandogli le spalle e chiudendo implicitamente la conversazione.
Aziraphale rimase a fissarlo per dieci minuti buoni, con la bocca aperta e lo sguardo smarrito.
Ovviamente non chiuse occhio per tutta la notte. Passava da momenti in cui era certo che fosse tutto uno scherzo, a attimi in cui quella confessione aveva rivelato una verità palese, che nel suo cuore aveva sempre saputo.
Ora sì che si spiegava tante cose!
Ecco perché Crowley era così fissato con lo smalto e i capelli! Ecco perché aveva le ciglia così lunghe e gli occhi così grandi! Ecco perché si faceva le trecce, ecco perché non era mai andato dal barbiere!
Aziraphale si sentì un completo idiota, assalito dai sensi di colpa. Il suo amato era una ragazza e lui non se n’era neanche mai accorto! Chissà come doveva esserci rimasto male, Crowley…
Certo però che lui… Lei non lo aveva aiutato. Si vestiva da uomo, si era scelto un nome da uomo, beveva come una spugna, fumava come un turco, diceva sempre un sacco di parolacce e… E… Ma perché diavolo non dirgli la verità? Certo, non è che fosse una differenza fondamentale, Crowley restava comunque la sua creatura preferita a prescindere dal sesso che aveva. Ma perché tenergli nascosta una cosa del genere? Insomma, non era una cosa da poco. Se poi voleva essere trattato come un uomo, bastava che glielo dicesse, per Aziraphale non ci sarebbe stato problema. Tra questi e altri pensieri, l’angelo prese sonno verso le cinque del mattino e quando si svegliò, alle 9:00 passate, Crowley era sparito.
Aziraphale lo trovò al St. James Park, seduto nella loro consueta panchina.
-Posso?- gli chiese. Crowley annuì appena e Aziraphale si sedette di fianco a lui.
-Che limpida mattinata, vero? Il cielo è terso-
-Sì, piacevole- rispose il demone, con lo sguardo fisso in basso.
-Vuoi un biscottino al burro?- Aziraphale gli porse gentilmente un sacchetto bianco e sporco di zucchero, ma Crowley scosse la testa.
-No, grazie-
-Bravo, fai bene. Resta bello e magro anche per me- gli sorrise poi guardò il laghetto -O forse… Dovrei dire bella e magra?-
Crowley si irrigidì -Mi stai prendendo in giro?-
-No, tesoro, ti giuro di no- replicò prontamente -Perché dovrei?-
Il demone si mise a braccia conserte ma non rispose.
-Ma quindi è vero?- domandò Aziraphale
-Ha davvero tanta importanza?- gli chiese Crowley, irritato e imbarazzato.
-Sì, ce l’ha, perché io ora mi sento uno schifo totale, un mostro- gli confessò l’angelo, sorprendendolo -Credevo di conoscerti e di sapere tutto di te, ma evidentemente non so niente, e non hai idea di quanto io mi senta in colpa, in questo momento. Mi sento un tale idiota, un tale cretino!- si auto offese, facendolo sorridere -Santo Cielo, Crowley, ti ho fatto fare delle cose degne di uno scaricatore di porto!-
-Ma io sono uno scaricatore di porto-
-No, non lo sei-
-Aziraphale, ciò che ho tra le gambe, non definisce cosa sono e non fa di me una persona diversa- gli spiegò il demone, serio -Io sono Crowley, punto e basta. Trattami come hai sempre fatto-
-Potrai mai perdonarmi?-
-Ma certo, non ti preoccupare. Nessuno poteva capirlo-
-Ma io avrei dovuto- sottolineò Aziraphale, guardandolo negli occhi. Poi sospirò e guardò i suoi biscottini, indeciso se continuare o meno. Crowley lanciò un crostino alle anatre, che subito scattarono per agguantarlo.
-Crowley?-
-Che c’è?- gli rispose, percependo i suoi occhi azzurri e premurosi fissi addosso.
-Posso solo sapere perché non me lo hai detto, in seimila anni che ci conosciamo?-
Crowley alzò le spalle ma fuggì il suo sguardo, cercando di non mostrarsi imbarazzato -Perché… Perché non volevo che mi ritenessi un freak show o qualcosa del genere-
-Oh, sciocco…- Aziraphale gli afferrò una mano -Sai che non lo avrei mai fatto-
Crowley guardò le loro mani unite e poi guardò lui, sentendosi arrossire e rinascere al contempo.
-Grazie- gli sorrise, lusingato. Aziraphale ricambiò il suo sorriso.
-Ho sempre pensato che tu fossi troppo bello e profumato per essere un demone. Insomma, rispetto a quei fetenti di Hastur, Ligur e Belzebù tu mi sembravi una principessa. E ora ho capito perché- gli disse dolcemente -Lo sei davvero-
Lo stomaco del demone fece una capriola -Idiota che non sei altro- gli sussurrò, stringendosi nelle spalle.
Aziraphale gli baciò il dorso della mano, ma poi gli sovvenne un dubbio -Ma Belzebù è…-
-Un maschio, ovviamente- gli rispose Crowley.
-Ovviamente- ripeté l’angelo, grattandosi la testa, a disagio. Poi guardò il suo compare, senza poter trattenere un sorriso.
-Che dici? È il caso di dirlo a Gabriel?-
Crowley scoppiò a ridere -No, angelo, ti prego non dirglielo!-
-Buon Cielo!- esclamò Aziraphale, divertito -Pensa che gli apre pure la porta!-
-Lo ssso!- rise Crowley -E Belz mi ha anche chiesto perché lo fa!-
-Oh, mon Dieu!- rise Aziraphale, facendosi aria con una mano -Voi demoni siete esilaranti e pieni di sorprese, non c’è alcun dubbio-
Anche Crowley si ricompose -Con noi non ci si annoia-
-No, decisamente no- convenne l’angelo.
-Devo andare ora, ho tre umani da tentare- lo rese edotto, alzandosi elegantemente in piedi.
-Va bene. Sicura che non vuoi un biscottino?-
-Ciao, Azi-
-Ciao, principessa- gli sorrise l’angelo, beccandosi però un dito medio.
L’angelo sospirò, innamorato.
 
 
 
 
 
Sarebbe bello dirvi che le cose tra loro non cambiarono e che il loro rapporto rimase inalterato, ma così non fu. Apparentemente, nulla cambiò, loro continuarono a vivere insieme e a fare tutto ciò che facevano prima, ma gli effetti di quella scoperta furono molto incisivi e ben visibili in certi dettagli. Aziraphale ad esempio non chiedeva più a Crowley di aprirgli i barattoli, di sollevare scatoloni carichi di libri o di tenergli la borsa della spesa, voleva essere lui a farlo. In compenso, gli cadeva l’occhio in parti del corpo di Crowley che non avrebbe assolutamente dovuto guardare. Eppure non resisteva, gli lanciava sguardi al cavallo dei pantaloni, al petto e alle gambe dritte e affusolate. Quella novità, insomma, aveva destato in lui un interesse estremamente umano e fisico, dai toni oltraggiosamente impuri. Aziraphale voleva saperne di più, voleva vedere quanto Crowley fosse donna e quanto delicata e liscia poteva essere la sua pelle d’avorio. E dire che aveva sempre creduto di essere più amante del genere maschile, che del femminile. Quanti mortali lo avevano apostrofato con aggettivi odiosi che richiamavano una sua presunta omosessualità? “Checca”, “finocchio”, “signorina” , “orecchione” e molto spesso davanti alla sua Crowley. Aziraphale si sentì arrossire fin nei capelli.
“Non è che ha pensato che io…? Che lei non…? Oh, no! No!” si mangiò un’unghia curata, dandosi dell’idiota.
No, questo non andava bene. Doveva assolutamente correre ai ripari, fargli capire che per lui continuava a essere una bellissima creatura anche così, pur se sotto la cintura era una donna.
Il suo corpo dopotutto era un mix esplosivo e l’angelo non si capacitava di non essersene mai accorto. Ora il lato femminile del suo amico gli sembrava così palese, così preponderante! Era evidente dal modo sinuoso con cui ancheggiava, dal suo sguardo aggraziato e perfino dal modo raggomitolato in cui dormiva, visto che l’angelo passava le notti a guardare il soffitto e a osservarlo. Quanto avrebbe voluto prenderselo vicino e riscaldarlo col proprio corpo!
Tuttavia, non doveva fare il bruto della situazione. Crowley si fidava ciecamente di lui, non doveva importunarla con sguardi insistenti o con vergognose brame.
“Piuttosto mi lancio nel fuoco dell'inferno!” proclamava valorosamente Aziraphale, senza sapere che in questo modo gli stava solo facendo un dispetto….
 
 
 
-Buongiorno, principessa-
-Principessa lo dici a tua sorella- grugnì Crowley con una smorfia assonnata.
-Non ho delle sorelle belle come te- gli rispose dolcemente l’angelo, attaccato ai fornelli con tanto di grembiule da cucina. “Just like Heaven” era la scritta ricamata sopra.
-La vuoi piantare? Dov’è il mio rum?-
-In salotto…-
Crowley lo andò a prendere e si attaccò alla bottiglia, iniziando a fare colazione come di consueto. Tracannò e lanciò uno sguardo al suo migliore amico, che lo stava fissando imbambolato come un pesce lesso.
-Guarda che ti si bruciano le crêpes-
L’angelo arrossì -Oh, cielo!- esclamò, spegnendo subito il fuoco -Grazie, cara-
Crowley alzò un sopracciglio e si pulì la bocca con una mano.
-Tipico di voi massschi- sibilò, scuotendo la testa -Appena vi rendete conto che c’è una pollastrella in giro, vi rincoglionite-
-Scusami?- domandò Aziraphale, sinceramente confuso.
-Lascia stare. Strano però che succeda a un gay- rifletté Crowley, socchiudendo gli occhi -Forse è proprio una cosa data dall’istinto, che scatta in modo naturale. Una sorta di rimbambimento inconscio. E comunque, puoi anche risparmiare il fiato- esclamò Crowley, appoggiando la bottiglia vuota, un po’ brillo -Sono un demone, Azi. Sono brutto e mostruoso per contratto-
-Ma tu non sei mostruoso-
Crowley distolse lo sguardo -Beh, se guardi tutto il pacchetto…-
-Io ti trovo bellissima-
-Eccolo- soggiunse Crowley, irrigidendosi -Se vuoi portarmi a letto, dillo e basta, d'accordo? Non ci formalizziamo-
-Cosa? Ma no, certo che no!- esclamò l’angelo, impiattando le crêpes -Dico solo che mi dispiace non aver notato ciò che eri, tutto qui-
-Tranquillo, angelo. Non lo nota nessuno-
-Ma io avrei dovuto-
-E come? Ho fatto di tutto per nasconderlo- gli rispose Crowley, sereno -Assomiglio a un maschio, mi sento un maschio e mi comporto come un maschio, fine-
-Sei molto più femminile di quello che credi-
-Tsk-
-E io molto meno gay di quello che sembro- buttò fuori Aziraphale, paonazzo, cercando di trattenere le ali al loro posto.
 
 
 
 
 
Quando Crowley tornò a casa, tutto bagnato per via di un improvviso temporale, Aziraphale non si era spostato di un millimetro. Era ancora a sedere in cucina, con le crêpes fredde e intaccate nel piatto. Sentì il demone rincasare per via delle sue consuete e volgari imprecazioni contro il meteo.
-Angelo!? Puoi dire ai tuoi di non far piovere ogni volta che decido di uscire!?- sbraitò Crowley, togliendosi la giacca di pelle inzuppata -Dieci minuti! Sono stato dieci minuti al parco e quei disgraziati mi hanno mandato un fottuto uragano! Un uragano, cazzo! Angelo, ma cosa fai ancora lì?- si interruppe, vedendo Aziraphale nello stesso posto in cui lo aveva lasciato poche ore prima -Ti si è fermato il disco?-
-No, cara. Stavo solo pensando-
-A cosa?-
-A te- gli rispose, guardandolo nelle lenti scure.
Crowley alzò un sopracciglio -Sì, beh… Wow. Io vado a farmi un bagno-
-Crowley?- lo fermò Aziraphale -Sono stato un mostro con te. Vorrei davvero farmi perdonare-
Il demone alzò gli occhi al cielo -Ma basta! Non hai niente di cui farti perdonare e smettila di guardami con quell’espressione rimbecillita-
-Sì, scusa-
-Però, per quanto riguarda il nubifragio di oggi…-
-Sai anche tu che Sandalphon e Uriel si divertono così- gli rispose Aziraphale, nervoso -Fare la doccia agli umani è il loro passatempo preferito-
-No, fare la doccia a me è il loro passatempo preferito- esclamò il demone, togliendosi anche il gilet nero. Rimase solo con la maglietta, resa ancor più aderente a causa della pioggia. Aziraphale distolse subito lo sguardo e si mise una mano sulle sopracciglia per coprirsi gli occhi.
-Hai ragione tu, amore- gli disse, per troncare il discorso.
“Addirittura amore?” pensò Crowley, sgranando gli occhi gialli.
-Beh, er… Bene. Grazie- borbottò rapidamente -Allora vado in bagno-
-Sì, vai pure, caro. Cioè, cara- si corresse Aziraphale, ingarbugliato.
-Va bene anche il maschile, non farti troppi problemi-
-È da seimila anni che ti tratto come un uomo, vorrei passare i prossimi seimila a recuperare. A questo proposito, tieni- gli diede goffamente un rametto di mimose -Sono fiori che si danno alle donne. E poi sono gialli, e i tuoi occhi sono gialli. E allora ho pensato che… Beh, chissà. Magari ti piacciono-
Crowley guardò il dono, imbarazzato, e poi guardò lui.
-Mi stai facendo la corte o che cosa?-
-No!- rispose subito l’angelo, arrossendo -No! Certo che no, cosa ti viene in mente…-
-Va bene. Comunque sì, mi piacciono molto-
-Davvero?-
-No, però va bene così, sul serio. Sono molto felice- gli sorrise Crowley, avvicinandosi -Grazie-
E detto questo, Crowley gli diede un bacio sulla guancia, per la prima volta in seimila anni. Aziraphale chiuse gli occhi e dischiuse le labbra.
-Sicuro che non mi stai facendo la corte, angelo?- 
-S-sicuro-
-Hm. Peccato- gli rivelò, con un occhiolino che gli sconquassò il bassoventre.
 
 
Sembrava che Crowley non ci facesse caso, pareva che le dolcezze di Aziraphale gli entrassero da un orecchio e gli uscissero dall'altro, ma la realtà era che lui le adorava, più di qualsiasi cosa al mondo. Il demone infatti notava tutto e aveva memorizzato ogni singolo nomignolo affettuoso che gli aveva affibbiato l'angelo nel corso del tempo. E ogni volta si era sentito lusingato, amato malgrado la sua natura demoniaca. Anche se si disilludeva molto presto, però. Si imponeva rigidamente di tenere i piedi per terra e di credere che l’angelo fosse dolce e gentile perché doveva, non perché tenesse a lui in modo particolare. Magari chiamava tutti “tesoro” o “caro”, e non sarebbe stato certo l’unico, molti uomini gay lo facevano.
Crowley comunque aprì i tre rubinetti per riempire l’enorme vasca idromassaggio e nel contempo si tolse le scarpe e si sbottonò i jeans neri, sollevandosi la maglietta. Lo scroscio dell’acqua calda era talmente rumoroso che azzittiva perfino i suoi pensieri. Si guardò i piedi, pensando al passato e agli amanti che aveva avuto: bisessuali disinvolti, gay annoiati, lesbiche incredule e, nella maggior parte dei casi, pervertiti. Ma c’era solo uno con cui avrebbe voluto davvero fare l’amore, uno con cui non aveva mai avuto il coraggio di provarci, o almeno fino a quel momento. Da quando Aziraphale aveva scoperto che lui nascondeva un sesso femminile, non era più lo stesso. Era scattato qualcosa in lui, e forse Crowley sapeva anche cosa.
-Posso entrare, cara?-
Lupus in fabula.
-Vieni, vieni- borbottò Crowley, sempre più stupito. Aziraphale entrò e per poco non inciampò nei suoi stessi piedi.
-Oh, Cielo! Sei nuda!- pigolò isterico, voltandosi di scatto.
-Non ho chissà quali tette-
Ma Aziraphale gli dava le spalle, coprendosi gli occhi serrati anche con le mani -Copriti, per carità!-
Crowley si tolse anche i pantaloni ma almeno si infilò l’accappatoio -Voltati, idiota. Puoi guardare-
-Sicura? Non è che mi fai uno scherzo dei tuoi, vero?-
Crowley ridacchiò -In effetti sarebbe divertente! Però no…-
Aziraphale si voltò e aprì giusto un occhio tra le fessure delle sue dita: il demone era vestito. Appoggiato sul bordo della vasca da bagno, lo guardava con un mezzo sorriso.
-Che vuoi, angelo?-
-Io… Ecco, in realtà non so perché sono qui. So solo che dovevo entrare-
Il demone lo guardò e sbarrò gli occhi -Merda, Aziraphale, ti sei proprio rincitrullito- appurò Crowley -E io che ti ritenevo gay come un narciso*-
-Hai ragione, scusami- si scusò l’angelo, imbarazzato -Sono un lurido maniaco pervertito! Che vergogna-
-Beh, non esagerare adesso-
-No, dovresti chiudermi in prigione e buttare via la chiave!- si coprì gli occhi con una mano -Scopro che sei una fanciulla da un mese e già cerco di attentare alla tua virtù!-
-Virtù?… Ehm sì, beh, a proposito di questo…- iniziò Crowley, arrossendo
-Sono imperdonabile. E poi sparlo tanto degli umani-
-Angelo, se vuoi, puoi restare- gli sussurrò Crowley, tranquillo -Ti basta chiedere, lo sai, vero?-
Aziraphale aprì e chiuse la bocca, teso come un fil di ferro -Posso restare?-
-Certo che puoi- gli accennò un sorriso -Ti va di fare il bagno con me?-
-Mi piacerebbe, sì-
Crowley gli scompigliò teneramente i capelli -Immergiti, allora. Io arrivo subito-
Aziraphale annuì e iniziò a togliersi i suoi numerosissimi strati di vestiti, finché non rimase con la canottiera bianca e le mutande larghe, a pantaloncino. Si guardò allo specchio e fece una smorfia, si sentiva una nuvoletta paffuta. Guardò i suoi abiti appoggiati sullo sgabello, indeciso se rimettersi almeno i pantaloni e la camicia. In fondo era solo acqua con sapone, non si sarebbero rovinati, e poi Crowley non aveva fatto niente di male per meritarsi di vedere un angelo in sovrappeso e in desabillè. Decise quindi che era assolutamente il caso di rivestirsi, ma come prese i pantaloni e ci infilò goffamente un piede, Crowley intervenne e lo fermò.
-Che stai facendo?-
-Crowley, mi sto…- appena lo vide, in costume nero a due pezzi, trattene il fiato -Oh, buon cielo! Sei bellissimo, voglio dire, bellissima! Sembri una di quelle topmodel che si vedono in televisione-
-Grazie- gli sorrise, lusingato -Ma non fare l’idiota, ti lavi forse con i pantaloni?-
-No, però…-
-Allora toglieteli. Togliti anche la canottiera della salute, sembri un ottantenne-
-No, puoi scordartelo, questa la tengo!- lo confutò, arrossendo imbarazzato.
-E dai, toglitela- lo provocò il demone, tirandogliela fuori dalle mutande.
-Delinquente che non sei altro! Smettila!- si ribellò Aziraphale, lottando contro le sue mani veloci.
-Fammi vedere le maniglie dell’amore!- gli saltò in braccio Crowley, dispettoso.
-Guardati le tue!-
-Io non… Angelo, ATTENTO!- gridò il demone, ma invano.
Ovviamente accadde il patatrac. Gli ineffabili caddero dentro la profonda vasca come due sacchi di patate, Aziraphale con una sederata e Crowley in braccio a lui, senza farsi neanche un graffio. L’impatto violento fece sgorgare quasi la metà dell’acqua fuori dai bordi, ma almeno non si erano fatti male.
-Tesoro, stai bene?- ansimò l’angelo, riemergendo con il ciuffo fradicio davanti agli occhi.
-Sì, sono atterrato sul morbido- esclamò Crowley, palpandogli la pancia
-Simpatica- borbottò Aziraphale, massaggiandosi la natica destra.
-E tu sei agile come un gatto di piombo. Ti sei fatto male?- gli chiese, spostandogli dalla fronte i capelli bagnati.
-No, solo una botta all’osso sacro- gli rispose l’angelo -Chissà poi perché lo chiamano sacro-
-Chissà…- gli sorrise dolcemente, restando sopra di lui. L’angelo lo guardò, il demone gli sorrise.
-Crowley, ma sei… Sei davvero una ragazza?-
Crowley gli prese la mano e se la mise tra le gambe, sopra le mutande.
-Ci credi, adesso?- gli soffiò, con gli occhi lucidi.
Aziraphale rimase raggelato e lo fissava dritto nelle pupille allungate, talmente immobile che non respirava. Crowley allontanò la propria mano, ma l’angelo tenne la sua ferma lì, sul corpo del demone.
Si guardarono negli occhi, quelli dell’angelo erano lucidi e terrorizzati, sembrava che stesse per avere un infarto o qualcosa di simile. Crowley si piegò su di lui e gli diede un altro bacio sulla guancia, ma più prolungato.
-Grazie- pigolò, con voce strozzata.
-Azi, fai qualcosa per favore?-
-Non posso… Però non riesco a spostarla. Non ci riesco, ci sto provando ma proprio non riesco, scusami-
-Shh, non ti scusare. Resta seduto qui- si alzò in piedi, torreggiando su di lui come un’amazzone.
-Perché!?- gli domandò con angoscia, ma obbedendogli.
-Fidati di me. Adesso ti toglierò la vista, così sarà più facile per te-
-Facile cosa?- gli chiese Aziraphale, col cuore che batteva a mille.
-Nulla, angelo… O quanto meno, nulla che ti farà male, te lo posso garantire- gli sorrise.
-Crowley?-
-Ti fidi di me?- gli chiese Crowley.
-Sì- gli rispose Aziraphale, lasciandosi coprire gli occhi dalla mano demoniaca.
Come Crowley gli allontanò la mano, la vista di Aziraphale si era del tutto oscurata. Non vedeva più nulla, era come se fossero scese le tenebre all’improvviso.
-Crowley?- lo chiamò subito, muovendo a tentoni le braccia. La mano destra si scontrò subito sulla gamba umida del demone, Aziraphale gliela afferrò e cercò di agguantargli anche l’altra, ma per qualche motivo era sollevata.
-Crowley?-
-Sono qui- sentì la sua voce suadente e si voltò subito verso di essa. Allungò le braccia verso l'alto e gli afferrò ciò che doveva essere la vita, o comunque il suo busto magro e stretto, che scivolò sulle sue dita come il dorso di un serpente. Crowley evidentemente si era abbassato, e Aziraphale adesso sentiva distintamente la presenza del suo petto e dei suoi capezzoli, nudi. Li sfiorò con le dita più volte, troppe perché potesse sembrare un contatto casuale. E più toccava, più desiderava vedere e toccare ancora di più, era come un circolo vizioso. Gli accarezzò tutto il fianco destro, solo che quando arrivò all'altezza dell'anca, si rese conto che non c’era traccia del costume, ne di un filo né di un elastico.
Ma non fece in tempo a metabolizzare la cosa, perché le mani fredde di Crowley gli afferrarono il viso e gli imposero un bacio, un vero bacio sulla bocca, che gli strappò un gemito. Fu una sensazione inedita e piacevole più che mai, un gesto semplice eppure pieno di sfaccettature, dolce, intimo ed estremamente affettuoso.
-Ma questo era un bacio?- gli chiese, stravolto dalle troppe cose -Mi hai davvero dato un bacio?-
Crowley gli rispose baciandolo di nuovo. Aziraphale rimase con le braccia sollevate, inerte, come una preda messa al muro. Sentì le labbra calde e morbide muoversi sulle proprie, le sue mani avvolgenti accarezzarlo sul petto e sulla schiena, sollevargli la canottiera fradicia e ormai attaccata alla pelle.
-Crowley, non mi… Stiamo facendo qualcosa di sbagliato. Io non posso fare certe cose- gli ansimò, sentendosi spogliare -Tesoro, ti prego… Non… Oh!-
Aziraphale spalancò la bocca, senza avere più la forza di aggiungere altro. Crowley, infatti, aveva afferrato le redini del suo corpo, agguantato i suoi comandi centrali, se così si può dire.
L’angelo rimase a bocca aperta, paralizzato.
-Dicevi?- gli sussurrò Crowley, muovendo la mano verso l'alto e poi verso il basso.
-Oh! Oh, mio... Oh, cosa...!-
-Ressspira, angelo, va tutto bene-
Aziraphale non gli rispose, si sentiva azzerato e smise del tutto di pensare, come se nell’universo ci fosse solo quella benedetta mano chiusa a pugno tra le sue gambe.
-È a me che non va bene. Sono tutta bagnata, Azi- lo destò parzialmente la voce del demone.
-Anche io, cara. Mi verrà un raffreddore- gli rispose sconclusionato, facendolo ridere -Sempre che non muoia prima, naturalmente-
-Ti ho già detto che non ti farò male… Ti fidi di me?-
-Sì- ribadì l’angelo, annuendo vigorosamente.
-Mi ami?-
-Più di qualsiasi altra cosa-
-Allora non ti dispiacerà, se prendo in prestito…-
Crowley gli afferrò di nuovo il membro e si sedette letteralmente sopra di esso, inglobandolo dentro di sé.
-CROWLEY!- ululò Aziraphale, spalancando la bocca -Oh… CAZZO!-
E meno male che aveva la vista oscurata, se no si sarebbe come minimo scorporato in Antartide, da quelle poco di buono delle pinguine.
 
 
 
 
Dieci anni dopo
 
 
Voglio un bambino, aveva detto.
Ti prego, Aziraphale! È ciò che desidero di più al mondo! Aveva aggiunto.

 
“Mannaggia a me!” pensava Crowley, mentre rincorreva per il St. James Park una bambina bionda e boccolosa, con in braccio un altro bambino ma più piccolo, rosso di capelli e un po’ paffuto.
-Queenie, metti giù quel bastone! Non vedi che è appuntito!?- le ringhiò contro, visto che costei correva con un enorme ramo rinsecchito -Oh, per l’inferno…-
-Mamma?- lo chiamò una vocina alla sua destra. Crowley si voltò.
-Che c’è?-
-Ho fame-
-Oscar, hai appena mangiato- gli fece notare, mettendolo giù.
-Ma io ho fame, veramente- ribadì il cherubino, guardandolo con due occhioni azzurri e supplicanti.
-Sono certo che sopravviverai fino a casa. Dammi la manina- gli rispose Crowley, mentre appellava la diabolica primogenita con un miracolo.
-Lei ha davvero una bella famiglia, sa?- esclamò una vecchietta, seduta su una panchina poco lontano.
-Grazie… Signora Dowling!?- esclamò il demone, incredulo.
-Ci conosciamo?-
-Ehm, no… Non di persona- esclamò subito Crowley, mentre i bambini gli sfuggivano dalle mani -Lei è la moglie dell’ex ambasciatore. L’ho vista in qualche notiziario, qualche anno fa…-
-Complimenti per la memoria, giovanotto, e per la pazienza- indicò con un cenno la biondina, che aveva iniziato a rincorrere il povero fratellino con una biscia in mano -Sua moglie deve essere molto fiera-
-Marito- la corresse Crowley, sbigottendola -Comunque sì, è molto fiero. Ora mi deve scusare ma devo recuperare la mia progenie. QUEENIE!- ringhiò, facendo scattare la sua lingua biforcuta -Quante volte ti devo dire che devi lasciare in pace tuo fratello!-
-Ma ha cominciato lui! Ha detto che sono gentile!- si ribellò la piccola demone.
-Oscar?-
Il piccolo angioletto abbassò lo sguardo, dispiaciuto -Scusa, Queenie. Non lo faccio più-
-Eppure io l’ho già visto da qualche parte…- pensò la vecchia Dowling, mentre si godeva la scena.
 
 
Dopo, a casa…
 
-Io non sono mai gentile!- si dimenò Queenie, imprigionata tra le braccia amorevoli di suo padre.
-Sì, che lo sei!- la baciò Aziraphale -Sei la bambina più dolce e gentile dell’universo-
La bella scolaretta scosse i riccioli -Non è vero!-
-Invece è vero!-
-No! Io sono cattiva!- gli tirò le guance sbarbate, come se fossero di gomma.
-Oh, buon cielo… Oscar, aiutami!-
-Arrivo, papà!- esclamò il cherubino, buttandosi addosso ad Aziraphale con la delicatezza di una cannonata.
-Ouch! Pianino, però!- tossicchiò, mentre i due ineffabilini facevano la lotta sopra di lui.
 
Cowley cercava di mantenere la sua peculiare e demoniaca espressione accigliata, eppure erano quasi otto anni che non ci riusciva.
Gli veniva solo da sorridere.
 
 
 
 
 



 
 
* Sono gay come un narciso è una famosa frase che disse Freddie Mercury a un giornalista.
 
Note
Questa storiella vuole essere un’ode all’accettazione di sé e all’amore, puro e semplice.
Grazie per avere letto e avermi dedicato del tempo, a maggior ragione in un momento come questo in cui il fandom è attivissimo. Crowley donna mi ha sempre stuzzicato, anche perché ritengo che lui abbia una componente femminile molto forte. 
Mi auguro davvero che questa ff vi sia piaciuta, non ho molto da aggiungere se non che i nomi di Oscar e Queenie sono presi (ovviamente) da Oscar Wilde e dai Queen, gli idoli dei nostri maritini ;)
A presto,
Ecate
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: EcateC