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Autore: Luna_89    26/09/2019    0 recensioni
Michele tornò a casa e si fece una doccia calda, uscì dal bagno e istintivamente guardò fuori dalla finestra, ma lei non c’era. Guardò il bracciale che stava sul tavolo, lo prese in mano e lo strinse a se, “stupido umano” aveva detto, il suo respiro irregolare quando si trovavano in giardino l uno difronte all’altro e il suo cuore che batteva forte quando si appoggiò a lei. L’avrebbe voluta baciare quella sera, avrebbe voluto prenderle la mano e portarla via da quella festa , essere solo loro due ovunque lei desiderava andare lui l’avrebbe portata. Desiderava con tutto il suo cuore conoscerla fino infondo, essere il motivo che la faceva sorridere, ma mai quello che l’avrebbe fatta piangere. Chissà cosa stava facendo e se lo stava pensando come stava facendo lui in quell’istante. Aveva saputo troppe cose quella sera, troppe bugie che lo avevano ferito, ed era stanco, stanco delle scuse a cui doveva credere, questa volta avrebbe detto no, avrebbe lottato per lei l’unica verità in tutta questa storia , non gli importava se era giusto o sbagliato quello che provava, lo avrebbe fatto, anche se significava mettersi contro tutti. Ormai aveva preso
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Diana stava di fronte a un enorme cancello di ferro a fianco il suo trolley e pensava interrottamente per quale motivo la madre l’avesse mandata in quel posto, ricordava solo le ultime parole che le aveva detto prima di salire in treno << vedrai che ti servirà.>> Un ragazzo con gli occhiali rotondi le venne incontro e la portò dentro, era una villa enorme contornata da un immenso giardino, gli sembrò di stare dentro l’istituto degli x-men, ma l’unica differenza e che quei ragazzi non erano mutanti ma Licantropi. Entrarono nell’ufficio del “maestro” come lo chiamavano tutti, era il proprietario dell’istituto, un ragazzo sui trent’anni, capelli neri tirati indietro con la gelatina e occhi marroni << è arrivata la nuova studentessa, si chiama Diana Rea.>> lui si girò e rimase senza parole era proprio bella come lei, << la prossima lezione sta per iniziare, accompagnala nella sua stanza e poi portala da me.>> il ragazzo con gli occhiali ubbidì e andarono via. La lezione si teneva nel giardino dietro la villa, ci fu una piccola introduzione sulla forza e l’emozioni, come controllarle quando si è trasformati perché si può rischiare di uccidere persone innocenti. Lavorarono sull’autocontrollo delle diverse emozioni e soprattutto come riuscire a trasformarsi con la propria volontà. Diana rimase in disparte a osservare la lezione, ma il “maestro” la invitò a partecipare, si divisero in due gruppi da cinque persone e iniziarono l’esercizio che consisteva nel mettere in pratica quello che il “maestro” aveva spiegato. Non fu facile, molti di loro alle prime provocazioni si trasformarono, fino a che non rimasero solo in due lei e un ragazzo, Diana non sembrava arrabbiata era come se le parole del suo avversario non la toccava minimamente, infatti, proprio la sua indifferenza le fece vincere la prova << complimenti hai superato l’esercizio, adesso spiega ai tuoi compagni come hai fatto a trattenere la rabbia.>> <> tutti rimasero sbalorditi, come poteva essere possibile? << adesso mi dirai che sai trasformarti e ritornare umana volontariamente?>> le disse il ragazzo che era stato sconfitto con aria da prepotente, lei annuì e il “maestro” le fece segno di dare a tutti loro una dimostrazione, lei lo fece come se fosse una cosa normale, alcuni ne erano meravigliati e le chiesero consigli, altri invece la presero come un pavoneggiarsi nei loro confronti. Iniziò ad abituarsi a quel posto e quando la sera non usciva con la sua amica Melodi, si faceva una lunga e solitaria passeggiata e anche se si sentiva osservata, non ci faceva caso, era più che normale, era nuova nel paese, ma le ultime sere notò qualcosa di strano non era solo osservata nel suo percorso incontrava sempre gli stessi volti come se la seguissero. Non sapeva chi erano e il perché, allora cercò di cambiare strada ma loro la circondarono, iniziò a lottare evitando la trasformazione perché non sapeva chi aveva davanti. Gli uomini che la aggredirono erano ben armati di oggetti che solamente i cacciatori potevano possedere. Si trasformò e continuò a difendersi fino a crearsi uno spazio per scappare. Saltò più in alto possibile e iniziò a correre tra i tetti cercando un riparo dove potersi nascondere fino a quando gli uomini non vedendola più se ne sarebbero andati. Da lontano vide una luce accesa, la porta che dava sul balcone le sembrò aperta allora si avvicinò, guardò dentro la casa sembrava vuota ed entrò. Quando dal bagno uscì un ragazzo, lei tornò umana si appoggio alla porta sfinita, lui andò ad aprire e la portò in camera sua, dove le curò le ferite. Diana lo lasciò fare e senza dire una parola andò via. Per un po’ di tempo Diana evitò di uscire tutte le sere ma quelle poche volte incrociava quel ragazzo che usciva dalla palestra e anche se lui provava a seguirla,lei si rifugiava nell’ombra, dove non poteva vederla. Dopo aver parlato con Antonio dei cacciatori, le confermò che si erano spostati per una falsa pista che lui stesso aveva messo in giro << mi dispiace di averti messa nei guai ma quei cacciatori hanno un metodo particolare di cacciare e soprattutto stanno cercando un tipo di licantropo.>> si avvicinò e le prese le mani << mia cara Diana, se sei realmente quella che dici, devi ritenerti fortunata a essere ancora viva. >> Dopo aver passato una bella serata con Melodi, prese la strada del ritorno, ma a metà del tragitto quattro licantropi la aggredirono cercò di difendersi, un uomo prese una catena fatta di argento e cercò di bloccarla, ma lei con tutte le sue forze riuscì a liberarsi e per evitare di mettere in pericolo l’istituto cambiò strada correndo il più velocemente possibile, riuscì a seminarli. Era tutta bagnata e infreddolita quando guardandosi intorno, si accorse che era finita di nuovo nel balcone di quel ragazzo, i loro sguardi s’incrociarono lui prese il telo bagno che aveva vicino a se e la fece entrare ,dolcemente la coprì, lei lo stava per allontanare quando si sentì cedere le forze e cadde tra le sue braccia priva di sensi. Lui la prese in braccio, la mise sul letto e dopo averle curato le ferite la lasciò riposare. Quando Diana riaprì gli occhi, si ritrovò in una stanza che non le era famigliare, allora mettendosi seduta sul letto fece mente locale su quello che ricordava e mentre si stava sforzando,la porta si aprì ed entrò quel ragazzo che per ben due volte si era preso cura di lei, sorridendo << buongiorno! Finalmente ti sei svegliata! Sai pensavo fossi morta.>> appoggiandogli la colazione sul comodino, Diana lo guardò perplessa << perché morta?>> lui si girò << hai dormito per due giorni di seguito.>> Diana sgranò gli occhi e provò ad alzarsi <> lei si tolse tutte le fasciature facendogli vedere che non aveva niente andò via. Ritornò all’istituto indossò abiti puliti e andò da Giò. Entrò nel bar << il solito Giò.>> gli disse per attirare la sua attenzione <> << niente.>> coprendosi con la mano << finalmente so il tuo nome.>> Diana e Giò si girarono in direzione della voce << piacere Michele.>> era di nuovo quel ragazzo, Giò si guardò Diana << come fate a conoscervi voi due ?>> sembrava agitato << non è importante.>> rispose lei ma Michele diede un'altra risposta che gli fece gelare il sangue << è vero quello che ha appena detto? Tu non sai il pericolo che hai corso, potevi>> <> disse Diana abbassando lo sguardo << lo so>> annuì Michele e poi puntò il dito verso Giò << perché pure tu lo sei?>> Giò li guardò entrambi e poi parlando a denti stretti con Diana << Antonio è furioso, quindi cerca di inventarti una scusa se vuoi restare viva.>> poi prese un bel respiro e tornò in se. Diana finì il suo cappuccino stava per andarsene quando Michele le prese la mano << tieni.>> tirando fuori dalla tasca un bellissimo bracciale con dei diamanti incastonati, Giò si fece bianco in viso, mettendoglielo << l’ho preso per te, così oltre a coprire la bruciatura , magari quelle persone non ti riconosceranno.>> rimasero a guardarsi per qualche secondo e poi Diana andò via. Michele si girò verso l’amico che nel frattempo aveva preso colorito << è sempre così sfuggente?>> Giò alzò le spalle e lui << pensi che potrà mai essere mia ?>> Giò s’irrigidì facendo cadere una tazzina,si girò e vide Michele lasciare cinque euro sul bancone e andare via. Giò quando ritornò all’istituto vide una massa di ragazzi con l’orecchio teso verso la porta dell’ufficio di Antonio e dalle urla capì che Diana stava dentro, mandò via i ragazzi e rimase ad ascoltare. << come puoi essere stata così superficiale!>> << mi dispiace, scusami.>> Antonio la guardò << tutto qui? Non ribatti su quello che ti ho detto?>> lei alzò le spalle << so di aver sbagliato e aver messo in pericolo l’istituto e prometto che non succederà più.>> ritornò in camera sua si vestì e raggiunse Melodi che gli presentò il suo ragazzo Gabriele. Il campanello suonò e Michele andò ad aprire salutò l’amico e quando vide Diana << è bello rivederti e sono felice di vedere che indossi il bracciale che ti ho regalato.>> poi presentò il fratello, la cognata e il nipotino Nico. L’atmosfera che si era creata era molto serena, tutti ridevano e il piccolo giocava serenamente. A un certo punto si sentì come rompersi dei vetri e il bambino iniziò a urlare. Tutti si precipitarono in salone e videro tre licantropi. Daniela provò a prendere il piccolo Nico rimasto immobilizzato, ma il licantropo gli ringhiò. Diana e Melodi si guardarono, Diana provò ad avvicinarsi al piccolo, ma il licantropo la attaccò e lei con un calcio lo mandò fuori dalla casa, il secondo e il terzo le assalirono e mentre Diana posava il bracciale sul tavolo, urlò << ora!>> lei si trasformò in licantropo e Melodi tirò fuori le unghie e i canini perché era un vampiro. Lottarono fino a quando non si trovarono in strada, lì nel buio più profondo combatterono fino a che i due licantropi morirono e il terzo ferito scapò. Le ragazze salirono a casa di Michele e mentre Diana si cambiava i vestiti << mi dispiace per la serata.>> porgendogli il bracciale << lascerò la finestra della mia camera aperta tutta la notte se ne avrai bisogno.>> gli disse Michele come se intorno a loro non ci fosse nessuno. Lei e Melodi andarono via seguendo le tracce del licantropo ferito, scattarono delle foto per poi mostrarle il giorno dopo ad Antonio che sbalordito gli chiese se era sicura << come puoi concentrarti sul posto! Lo hai capito o no che hanno violato le regole!>> gli disse Diana un po’ nervosa << te l’ho chiesto perché questa sera noi siamo invitata a una festa che si terrà in questa villa.>> indicando la foto << quindi cosa vuoi fare?>> << ovviamente andremo alla festa e al momento giusto saprò io con chi parlare di questa faccenda.>> << bene.>> disse Diana raccogliendo le foto e andandosene. In camera trovò Priscilla che la stava aspettando con molta euforia. Quella ragazzina di tredici anni era anche lei come Diana, ma se non lo sapevi, non lo avresti mai detto. Era timida e un po’ impacciata quando stava con il gruppo, ma quando stava con lei era solare e divertente, era come avere una sorellina. Diana le insegnò molte cose e lei stava lì in silenzio ad ascoltare e pronta ad apprendere il più possibile per diventare un licantropo vero come lei. << che bel bracciale, chi te l’ha regalato ? un bel ragazzo?>> Diana lo tolse e lo posò dentro il cassetto << Diana, mi accompagneresti a comprarmi un vestito per la festa di questa sera?>> lei la guardò, aveva una faccina da gatto con gli stivali ed era impossibile dirle di no << tu cosa indosserai ?>> le fece vedere dei vestiti che aveva e più tirava fuori e più le facce di disgusto aumentavano<< ma è una festa.>> << no! Non è una festa qualunque, è una festa di gran classe, dove ci saranno i licantropi di tutte le regioni, ovviamente anche umani, ed essere invitati è un onore!>> Diana la guardò << ho capito devo anch’io farmi un vestito.>> Priscilla dopo aver girato tutti i negozi del posto scelse un vestito color crema fino al ginocchio e dei tacchi non tanto alti per la sua età, invece Diana si comprò un vestito rosso lungo con lo scollo ampio dietro, inizialmente si sentì a disaggio ma poi Priscilla riuscì a convincerla. Arrivarono alla festa la villa era grandissima, c’erano i camerieri che passavano con i vassoi chiedendo se si voleva prendere qualcosa e poi educatamente andavano via. Vide da lontano Priscilla tutta contenta che la salutava. Un ragazzo si avvicinò a lei<< salve bellezza!>> gli mise una mano sul fianco, ma lei gliela tolse << io sono Jacopo, il fratello della padrona di casa.>> e indicò una donna che stava scendendo le scale << e quello al suo fianco è il suo ragazzo Michele.>> si sentì uno strano nodo alla gola e una strana sensazione allo stomaco, si allontanò uscendo fuori al giardino, si appoggiò al muro e cercò di respirare lentamente. Cosa le stava succedendo, cos’era quello strano effetto che aveva avuto, nella mente gli risuonava sempre la stessa frase “il suo ragazzo” che cosa gli importava, sembrava come se gli desse fastidio vederlo vicino a quella donna , ma perché, si era imposta che non dovesse avere legami con nessuno e di nessun genere, non doveva pensarci, scrollo la testa come se quel gesto sarebbe riuscito a mandare via quel pensiero e si riprese. << come mai una ragazza bella come te è tutta sola?>> lei strinse i pugni e sentì le mani di Michele accarezzargli i fianchi, un brivido gli attraversò la schiena non era di freddo ma qualcos’altro << non parlo con chi si allea con un’assassina.>> << cosa vuoi dire?>> Michele la girò verso di lui e appoggiandosi con le mani sul muro si avvicinò a lei mettendola con le spalle al muro. Sentì il suo corpo sfiorare quello di Diana e i suoi occhi dentro quelli di lei, gli mancava il respiro, sentiva nascere dentro di se una strana sensazione, piacevole, sembrava persino che le loro labbra si sfiorassero, ma non poteva lasciarsi andare << pensi che avrei messo in pericolo la mia famiglia, che avrei permesso di poterti fare del male!>> << eri l’unico che sapeva dove mi trovavo!>> <> cercò di spostarlo ma sembrò che la mano non aveva abbastanza forza da allontanarlo da lei. << infatti, proprio perché non ti conosco posso sospettare di te visto che sei il suo ragazzo!>> <> Diana alzò il sopracciglio, lui sgranò gli occhi e poi abbassò lo sguardo e appoggiò la testa sulla sua spalla, da lontano sentirono delle voci che cercavano Diana e piano piano si fecero più vicine, lui si allontanò da lei<< eccoti! Antonio si è allontanato.>> gli riferì Giò guardando i due ragazzi. Diana seguita da Michele si precipitò a raggiungere Antonio. Davanti alla porta c’era un uomo che la fermò lei cercò di convincerlo che aveva il permesso di entrare << parola d’ordine?>> gli disse l’uomo, lei lo guardò e con un calcio fece cadere l’uomo e la porta << ecco la mia parola d’ordine.>> Giulia appena la vide si mise a ridere << adesso capisco perché tanto coinvolgimento.>> << ricordati con chi stai parlando.>> la riprese Antonio, << perché mi vuoi morta? Che cosa ti avrò mai fatto?!>> Giulia si avvicinò a lei con aria di sfida << non permetto a nessuno di toccare le mie cose e soprattutto il mio ragazzo.>> Michele s’intromise << quindi sei stata tu a mettere in pericolo la mia famiglia, come sempre per un tuo capriccio riesci a rovinare tutto!>> Giulia non immaginò che anche lui era lì << ma cosa hai capito.>> << lo so! So cosa sei e anche davanti all’evidenza stai mentendo!>> Giulia guardò Diana incolpandola per quello che aveva causato tra di loro << io, non ti ho proprio preso niente, a me del tuo stupido umano non importa niente.>> Antonio e Diana uscirono dalla stanza lasciando i due fidanzatini litigare. Tornati all’istituto Diana si ritirò nella sua stanza, riaprì il cassetto dove c’era il bracciale, si tolse le scarpe e andò a casa di Michele. La luce era spenta, sul pavimento del balcone posò la maglietta che le aveva prestato e il bracciale. Improvvisamente la luce si accese e quando si accorsero l’uno dell’altro, lei scappò via invece Michele cercò di fermarla << aspetta Diana, non andare via!>> si affacciò << so che sei ancora qui, ti prego fatti vedere, voglio vederti! Non andare via.>> poi vide le cose sul pavimento, le raccolse e dopo aver dato un’ultima occhiata rientrò dentro. Il mattino seguente Diana finì di mettere le ultime cose in valigia e uscì dalla stanza piena di bellissimi ricordi. Antonio la accompagnò fino al cancello << sono fiero di quello che hai fatto ieri sera , so che non è facile,fare finta di niente, lasciarlo andare è stata la decisione più giusta che tu potessi prendere, anche se sai che non lascerà mai il tuo cuore perché il ricordo di voi rimarrà indelebile nei tuoi ricordi. Hai fatto quello che non sono riuscito a fare io con Lisa. Pensavo che portandola via con me era un gesto di vero amore invece sono stato solo egoista. Se quel giorno l’avessi convinta a restare con lui forse sarebbe stato tutto diverso. Le diede un bacio sulla guancia e andò via. Michele il giorno seguente rintracciò Melodi e si fece dare l’indirizzo dell’istituto. Giò gli venne incontro cercando di fermarlo, ma lui continuò ad andare avanti << voglio vederla.>> << non puoi, non è qui con noi.>> << cosa significa?>> Antonio arrivò e con un gesto della mano lo invitò a seguirlo fino al suo ufficio. Per un po’ i due si osservarono << voglio vederla.>> << dimenticala, non devi mai più cercarla,mi hai capito?>> << non posso. Tu la ami !>> <> << perché? Non dirò a nessuno di voi o dei vampiri.>> << non capisci il pericolo! Che cosa farai quando la tua famiglia o ciò che ne resta catturerà Diana e la ucciderà!?>> << cosa ne sai tu della mia famiglia!>> Antonio prese una foto che aveva sulla scrivania e la fece vedere al ragazzo che rimase perplesso, era confuso come poteva avere la foto di sua zia Lisa. Gli diede un secondo sguardo e notò la somiglianza con Diana << non sono innamorato di lei, la sto solo proteggendo da tu zio un uomo che prova un odio puro per me e farebbe di tutto per uccidermi. Devi sapere che quando scoprì che io e Lisa ci amavamo e che da quest’amore nacque qualcos’altro , quel qualcosa che lui non avrebbe mai accettato iniziò una guerra personale contro di me e contro i licantropi. Se riuscirà a uccidere Diana , non solo metterà fine alla stirpe dei lupi bianchi, ma anche all’unico legame che ho con tua zia.>> << voglio parlare con Diana dirgli tutto quello che penso e prometto che me ne andrò per sempre.>> << mi dispiace lei non è qui è tornata a casa. Michele promettimi che non farai sciocchezze!>> << no, non posso prometterlo>> lo salutò e andò via. Giò busso alla porta << la principessa è arrivata>> la fece entrare e poi chiuse la porta. << mi dispiace , ho provato a fargli cambiare idea, ma non ci sono riuscito.>> la donna si avvicinò << sssh, lo so ho sentito, infondo non tutti abbiamo lo stesso destino, l’unica cosa che ci rimane da fare è vedere cosa succederà.>> i due si abbracciarono e poi lei andò via. Michele tornò a casa e si fece una doccia calda, uscì dal bagno e istintivamente guardò fuori dalla finestra, ma lei non c’era. Guardò il bracciale che stava sul tavolo, lo prese in mano e lo strinse a se, “stupido umano” aveva detto, il suo respiro irregolare quando si trovarono in giardino l uno di fronte all’altro e il suo cuore che batteva forte quando si appoggiò a lei. L’avrebbe voluta baciare quella sera, avrebbe voluto prenderle la mano e portarla via da quella festa , essere solo loro due, ovunque lei desiderava andare lui l’avrebbe portata. Desiderava con tutto il suo cuore conoscerla fino infondo, essere il motivo che la faceva sorridere, ma mai quello che l’avrebbe fatta piangere. Chissà cosa stava facendo e se lo stava pensando come stava facendo lui in quell’istante. Aveva saputo troppe cose quella sera, troppe bugie che lo avevano ferito, ed era stanco, stanco delle scuse a cui doveva credere, questa volta avrebbe detto no, avrebbe lottato per lei l’unica verità in tutta questa storia , non gli importava se era giusto o sbagliato quello che provava, lo avrebbe fatto, anche se significava mettersi contro tutti. Ormai aveva preso la sua decisione e nessuno, neanche il buon senso l’avrebbe fermato. Diana tornò a casa raccontò alla sua famiglia la vita all’interno dell’istituto, dei ragazzi con cui aveva stretto amicizia e della festa. I genitori furono molto entusiasti e gli comunicarono che quel martedì dovevano andare a cena casa del capo di suo padre. Diana si mise sotto le lenzuola e cercò di dormire , la sorellina la chiamò e le chiese di raccontargli quello che aveva omesso prima per non far preoccupare i genitori, lei iniziò a raccontare tutto e quando fece il nome di Michele, gli occhi diventarono rossi e le lacrime uscirono interrottamente. Quel martedì arrivò presto, forse un po’ troppo presto. Suonarono al campanello e una domestica andò ad aprire, li fece accomodare dicendogli che il signor Gustavo sarebbe sceso presto. Gustavo si avvicinò a loro e come educazione il padre gli presentò la famiglia, quando l’uomo vide Diana, rimase a bocca aperta << tu sei.>> tenendogli la mano << Diana, lei si chiama così zio.>> dietro di lui spuntò Michele e si presentò. Diana fu sorpresa nel vederlo, si sentì arrossire quando lui le prese la mano << sono felice di vederti.>> Andarono in salone, dove c’erano gli altri invitati, quando lei entrò, tutti rimasero sbalorditi, la osservarono, senza dire niente e si cominciò a conversare. Verso metà serata Gustavo fece vedere la casa agli ospiti. Entrarono in una stanza, dove c’era un enorme quadro raffigurante una donna simile a Diana << lei è la mia defunta moglie, sai le somigli molto,per questo quando ti ho visto sono rimasto sorpreso, spero di non averti messo a disaggio.>> << nessun disaggio.>> accennando un sorriso, il giro fu completato e ritornarono al salone. Prima che Diana riuscisse a entrare Michele la tirò per un braccio e si allontanarono. Lui provò a baciarla << che fai!>> allontanandolo << mi sei mancata, ogni sera ti aspettavo, speravo di vederti, non sai quante volte mi sono addormentato sul divano sperando che tu tornassi da me.>> << non pensi a Giulia.>> << io non sto più con lei.>> <> << cosa stai dicendo?>> << si, chi mi trova dovrà portarmi da lei e prendersi la ricompensa.>> lui le prese il viso con le mani << non mi spaventa Giulia e non dovrebbe neanche a te. Non rinuncerò a te, ti difenderò a costo della mia stessa vita.>> << non dire stupidaggini, tu non sai niente di me e del mio mondo.>> cercando di allontanarsi da lui. << insegnami a conoscerlo, a farne parte, insegnami a conoscere te.>> abbracciandola << perché tu non vuoi>> e la baciò << capire.>> << perché l’amore non si capisce, si vive, io voglio viverlo con te, voglio provarci con te e se non sei tu, allora tutto questo non è amore è un tormento per la mia anima.>> << come possiamo se abbiamo tutti contro?>> << non importa, finche tu vivrai con me questo magico sentimento lotterò contro il mondo intero e anche contro Dio se sarà necessario. Mi basta un tuo semplice si.>> la stava per baciare quando si sentì un rumore che fece tremare le pareti. Andarono a vedere cos’era successo, i licantropi avevano invaso la casa. Si precipitarono in salone e videro Jacopo << dove l’hai nascosta!?>> Jacopo gli tirò un pugno << non so di cosa stai parlando cane!>> gli tirò un altro pugno << dove nascondi il lupo bianco!>> << se trovassi il lupo bianco stai certo che non lo nasconderei.>> Jacopo si trasformò in licantropo, Diana si mise davanti a Gustavo << fermati sono qui.>> Jacopo ritornò umano << ciao bellissima, sono contento di averti trovata e adesso di tua spontanea volontà verrai con noi, perché se non lo farai, dovrò rovinare questo tuo bel faccino>> passandogli il dito sulla guancia. << lei non andrà da nessuna parte.>> disse Michele colpendo Jacopo che si girò lo prese per la camicia e lo scaraventò a terra << non fargli del male, verrò con te.>> << Diana non sei costretta!>> disse dolorante Michele provando ad alzarsi, lei lo guardò e disse semplicemente <>. Una forte scossa di terremoto e uno strano uragano spazzò tutti via facendogli perdere i sensi. Qualche anno più tardi… Era stanca della vita che faceva in Italia, si laureò, ma lei non ricordava nulla, aveva un vuoto di memoria che va dalla fine delle superiori fino ad oggi. Provò a ricordare, ma non trovò nessuna risposta. Decise di trasferirsi in America visto che non aveva nessuno che la trattenesse a parte la sua famiglia, anche la sua migliore amica si stava trasferendo, ma in Francia. I suoi quando seppero della decisione che prese rimasero senza parole, provarono a farle cambiare idea, infondo un lavoro già lo aveva, si è vero ma lei era comunque una precaria che aspettava un posto fisso, non si voleva ridurre a quarant’anni ancora senza un lavoro e dentro casa dei suoi magari anche zitella. Il padre la accompagnò a sbrigare tutti i documenti necessari per potersi trasferire in America, dopo aver avuto conferma, partì per New York l’inglese era molto elementare, quando si presentò all’ufficio collocamento, ci volle un po’ per capirsi, ma alla fine ci riuscirono, la signora fu molto gentile, le disse che con la sua laurea e soprattutto la specializzazione poteva avere ampie opportunità, cosa che in Italia non le avrebbero mai detto. Mentre aspettava la chiamata per un lavoro, le diete un indirizzo e le disse di presentarsi e che quasi sicuramente avrebbe iniziato a lavorare. Arrivò sul posto si fece il segno della croce e suonò il campanello. Un ragazzo sui trent’anni vestito in giacca e cravatta le aprì, la fece entrare, le offrì da bere e anche in quell’occasione fu faticoso capirsi, cercò di andare a intuito su alcune parole, ma scoprì che sapeva qualche parola in italiano. Gli spiegò che aveva bisogno di qualcuno che curasse la casa visto che per colpa del suo lavoro stava molto spesso fuori casa anche mesi. Le avrebbe dato oltre allo stipendio di ottocento dollari anche una stanza. Le disse che con lui abitavano altri due ragazzi e colleghi, si guardò intorno, pensò che quella fosse un’opportunità, certo non quella che avrebbe voluto, ma mentre aspettava, si poteva adattare . Dopo qualche ora arrivarono anche gli altri due inquilini e che inquilini. Robert li presentò, il primo era Joshua biondo con gli occhi azzurri alto all’incirca 1,89 cm, l’altro Kevin era moro con gli occhi verdi alto 1,93. Risultarono simpatici, Robert gli spiegò che non parlava molto bene la loro lingua. Grazie a loro imparò molto bene l’inglese, infatti, quando stava in casa, si ritrovava spesso a parlare soprattutto con Kevin , era dolce come ragazzo invece l’altro era molto vivace. Le piaceva cucinare per loro, anche se non mangiava mai a tavola con i ragazzi, preferiva mangiare il pasto in camera sua. Quando finiva di sistemare la casa, se ne andava spesso in biblioteca a leggere qualche libro o faceva delle passeggiate per le vie della città. La sua fortuna era che i ragazzi molto spesso mancavano per settimane e lei aveva più tempo per se stessa. Robert le disse che poteva pulire tutte le stanze tranne una dove solitamente tutti e tre si chiudevano dentro e non uscivano fino a quando non trovavano una soluzione o un indizio. Una sera erano rimasti chiusi per almeno quattro ore e per capire se erano vivi stappò tre bottiglie di birra e gli e le portò, mentre stava per bussare si ritrovò Kevin che stava aprendo la porta, lui la guardò e mostrando le birre << pensavo che dopo quattro ore di lavoro vi sia venuta sete.>> Kevin la ringraziò sfoggiando un timido sorriso, prese le bottiglie e rientrò. Arrivò san Valentino ed ebbe una tristezza dentro il cuore, non sapeva il perché, li tutto era adornato di cuori e cupidi, coppie che si scambiavano teneri baci e passeggiavano per le vie tenendosi la mano. Tornò con la spesa vide Joshua che si preparava e verso le sette uscì per andare a prendere la fidanzata, preparò la cena per i due uomini che rimasero a casa e salì in camera. Aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa ma non ricordavo cosa, forse era legato al vuoto di memoria, pensò che forse fosse fidanzata e non lo ricordava, impossibile non c’era niente che lo dimostrava, né una foto né un particolare della sua vecchia vita. In America si trovava bene, conviveva in armonia dentro quella casa la trattavano come una sorellina. Capitarono anche momenti d’imbarazzo come quella sera pensando che tutti dormivano e non chiudendo la porta del bagno a chiave, la sentì aprire, si girò e vide Kevin sulla soglia che rimase immobile, prese l’accappatoio e si coprì, lui chiuse la porta e balbettando chiese scusa. Quello fu il primo episodio, l’altro successe una domenica mattina quando lei stava facendo tranquillamente colazione, sempre Kevin scese senza maglietta, abbassò lo sguardo e pensò di essere diventata rossa come il suo pigiama perché vide Kevin allontanarsi e ritornare dopo un po’ con la giacca della tuta e gli altri episodi erano i discorsi a doppio senso o abbastanza piccanti di Joshua. Si avvicinò il giorno del suo compleanno e la settimana prima chiese a Robert se il mercoledì seguente poteva lasciarglielo libero, lui non volle sapere il perché né glielo disse, acconsentì. Quel mercoledì arrivò subito, si svegliò presto fece colazione e usci. Andò a visitare il museo della storia naturale, Moma, l’Empire state building, ma prima di entrare si prese un caffè alla vaniglia, era l’unico che le piaceva perché quando Kevin la portò a provarli apprezzò molto il gusto della vaniglia. Verso l’ora di pranzo si prese un hot dog e al ritorno si fermò sulla spiaggia di Manhattan a osservare l’immenso oceano e pensò alla sua famiglia. Le mancava tantissimo, il mare della Sicilia e di quando andavano a trovare i parenti l’estate. Pensò alla madre e immaginò che si poteva sentire morire dentro, erano sempre state unite, quando c’era un problema l’una era la forza dell’altra e adesso che lei stava dall’altra parte del mondo chissà se poteva contare allo stesso modo su sua sorella. Anche lei le mancava tanto, le litigate e la complicità. Tornò a casa e Joshua gli disse che la sorella aveva chiamato posò le cose in camera e poi andò in cucina, dove vide Kevin con indosso il grembiule e in mano un cucchiaio di legno che la guardò << questa sera cucino io.>> il telefono squillò e andò a rispondere, con la coda dell’occhio vide Joshua entrare nella stanza proibita e poi un bip. La sorella gli fece gli auguri di compleanno e come il suo solito gli chiese se si era fidanzata o perlomeno gli piaceva qualcuno, lei rispose che c’era un ragazzo che le interessava, ma non avrebbe aggiunto altro, rassegnata gli passò la madre che anche lei gli fece gli auguri, chiese cosa aveva fatto e soprattutto se aveva fatto amicizia. La madre la conosceva bene e sapeva che faceva fatica a fare amicizia subito, gli chiese se gli piaceva il lavoro che faceva e se la trattavano bene. Lei la tranquillizzò e prima di chiudere << ti voglio bene mamma.>> le disse di getto << anch’io piccola mia e stai attenta.>> di nuovo quel bip e Joshua che usciva dalla stanza. Riattaccò e prese la cena, ma Joshua spostò la sedia << questa sera vogliamo la tua presenza a tavola con noi.>> mettendola seduta. Dopo aver cenato si alzò per sparecchiare ma Joshua la prese sotto braccio e la portò sul divano << questa sera decidi tu cosa vedere in tv.>> << voglio vedere una partita di basket.>> intanto Kevin e Robert si erano aggiunti. << da dove sei uscita!ti posso sposare?>> gli disse prendendole la mano << no, non sei il mio tipo.>> gli rispose, gli altri due iniziarono a ridere e lo presero in giro perché era la prima ragazza che lo rifiutava. La mattina seguente scese a fare colazione e trovò Kevin con in mano un regalo << tieni questo è per te da parte nostra.>> mentre apriva il regalo << perché non ci hai detto che era il tuo compleanno?>> << per evitare questo.>> indicando il regalo.>> non volevo farvi sentire in dovere di comprarmi qualcosa.>> le regalarono un computer portatile, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia << ovviamente quest’abbraccio e bacio e anche per gli altri due non presenti.>> lui sorridendo annuì, gli fece vedere i programmi che gli inserì e l’immagine di Betty boop che le aveva messo come profilo del suo account. Si avvicinò l’estate e riprese i contatti con tutti i suoi amici e famigliari, persino con la sua migliore amica che si trovava in Francia e gli disse che sarebbe venuta a New York per un convegno sull’arte classica. Era al settimo cielo finalmente poteva rivederla dopo tanto tempo, erano sempre state unite, avevano condiviso tutto sia le cose belle che quelle brutte, si conoscevano da quasi quindici anni. Quando arrivò, i ragazzi stavano in casa a lavorare su un caso. Quando aprì la porta si abbracciarono, la invitò a entrare, andarono in cucina e iniziarono a parlare del più e del meno. Poi anche lei fece la domanda che più odiava al mondo << ti piace qualcuno?>> si sentì gli occhi a dosso e mentre scriveva la risposta sul telefono disse << si, ma non voglio parlarne>> l’amica divertita iniziò a stuzzicare la curiosità degli spioni << com’è fatto?>> rispondendole sempre tramite telefono, ma ad alta voce disse << se mi conosci bene sai quali sono i miei gusti e puoi immaginare com’è,invece a te come va?>> lei rispose che non riusciva ad avere una relazione stabile con nessun ragazzo perché aveva come un blocco forse causato dal vuoto di memoria. Com’è possibile anche lei? Che cosa sarà successo in quel frammento della loro vita che non ricordavano? Nessuna delle due ancora riusciva a darsi una risposta, anche se provavano a sforzarsi era inutile. L’estate passò tranquilla e i primi di settembre ricevette una lettera di colloquio presso una biblioteca. Il giorno stabilito si preparò e andò. Fu presa e il giorno seguente iniziò. Quando tornò a casa lo disse a Robert che ne fu molto felice e gli affittò la stanza dove fino ad ora aveva dormito e poi di fretta andò via. Arrivò capodanno e una sua collega con cui aveva stretto amicizia la invitò a casa sua per festeggiare il nuovo anno. Mentre i ragazzi stavano in salone lei si preparò, indossò un tubino rosso, con delle scarpe rosse e in borsetta argento, si truccò e scese << ehi, non è che questa sera ci torni in compagnia?>> disse Robert appena la vide, Joshua gli fischiò << dove vai bella signorina vestita così!>> e diede una gomitata a Kevin che rispose << si sei molto bella.>> e abbassò lo sguardo. Alla festa non si divertì molto perché la maggior parte degli invitati si ubriacarono e le coppie sparirono, parlò con alcune sue colleghe tutta la serata e con alcuni invitati ancora sobri giocò alla wii. Ritornò verso le cinque, tolse i tacchi per non fare rumore e vide Kevin che stava dormendo sul divano e facendo il più piano possibile andò in camera sua. Si struccò, sciolse i capelli e provò a tirare giù la lampo del vestito, la porta della sua camera si aprì e vide Kevin << sei tornata?>> << si .>> << ti do una mano.>> si avvicinò e tirò giù la cerniera del vestito, un brivido gli attraversò la schiena quando gli sfiorò i fianchi, si girò, erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, sentì il suo cuore battere all’unisono con quello di lei, si sentì bloccare, allora fece un passo indietro e lo ringraziò, lui andò via augurandogli una buona notte. Quella sera non riuscì a dormire perché pensò a quel momento e a quanto era stupida, perché non riusciva a lasciarsi andare? cosa avrebbe fatto di male, mica avrebbe tradito qualcuno oppure si? Sparirono per un paio di giorni, ma una sera mentre stava sul divano a guardare la tv vide la porta spalancarsi, Robert portò Kevin verso il divano, gli fece spazio e prese una pezza bagnata per tamponare la ferita sul petto. Cercò di capire cos’era successo, ma improvvisamente un branco di licantropi invasero la stanza e mentre Robert e Joshua li uccidevano cercò di portare Kevin al piano superiore per poterlo medicare meglio. In cima alle scale c’era un licantropo dal pelo nero e dagli occhi neri come la notte e appena li vide cercò di aggredirli, lei spinse Kevin verso lo scorri mano, il licantropo li mancò e approfittando della situazione salirono il più velocemente possibile le scale. Si girarono e videro la situazione, un altro licantropo andò verso di loro e lei istintivamente stendendo la mano gli ordinò di fermarsi, il licantropo si fermò ma dietro di lui l’alfa saltò e lei con una mano lo atterrò e con l’altra impugnò il coltello che aveva sul fianco Kevin e tenendolo fermo gli e lo portò alla gola. Il licantropo ringhiò, Diana guardandolo dritto negli occhi e con tono di comando << andatevene.>> <> spingendo il coltello infondo << andatevene o ti uccido>> lui ringhiò per la seconda volta << non senza di lui.>> indicando con sguardo Kevin << lui rimane qui.>> disse con fermezza i licantropi abbandonarono la casa. Portò Kevin nella sua stanza e lo medicò, disse che si sentiva meglio che voleva rialzarsi. Robert e Joshua entrarono nella stanza e sbalorditi chiesero come aveva fatto << la cosa più importante non è come ho fatto , ma il perché i licantropi volevano Kevin.>> la guardarono sbalorditi << cosa dici i licantropi non esistono.>> disse Joshua deviando il discorso, Diana gli tirò un’occhiataccia << non sono una bambina,comunque come stavo per dire quel licantropo non è la prima volta che lo vedo.>> Robert cambiò espressione al viso, sembrò molto preoccupato, ma fece cenno di proseguire << non so spiegarvelo, ma credo che la risposta sia nel mio vuoto di memoria, non saprei come collegarlo, ma ho la netta sensazione che quel licantropo faccia parte di un pezzo del mio puzzle.>> Robert si avvicinò a lei e la portò nella stanza “proibita” come la chiamava, << adesso sai cosa realmente facciamo, quindi da adesso hai il permesso di entrare.>> Da quella volta fui coinvolta su alcuni casi o perlomeno quando sapeva di essere di aiuto. Solo uno le fece realmente paura non solo per ciò che passò quella notte, ma per il modo in cui reagì involontariamente. Erano le sette quando Diana stava tornando da lavoro, mentre cercava le chiavi sentì delle voci che provenivano dal garage che molto spesso si trasformava nella sala interrogatorio. Senza farsi notare capì dalle domande che avevano catturato uno dei licantropi. Improvvisamente si sentì afferrare da dietro e tappargli la bocca , cercò di liberarsi , ma la stretta era molto forte e allora decise di attirare l’attenzione dei ragazzi facendo sbattere i piedi sui muri o rompere quello che capitava, ma non servì a molto perché la bendarono. Dopo un po’ gli tolsero la benda e si ritrovò in una cella, con lei c’erano altre ragazze e più passavano i giorni più diminuivano. Non sapeva quanto tempo passò lì dentro, una o due settimane, li era sempre buio e umido. La portarono in una stanza, dove gli ordinarono di indossare un vestito, lei inizialmente si rifiutò << se quando torno tu non hai indossato il vestito te lo metterò io stesso con la forza.>> lei lo mise e quando l’uomo tornò, la portò in una stanza in stile medioevale, su una poltrona fatta di pelle c’era seduto un uomo vestito interamente di nero, molto alto, con i capelli neri come il petrolio e occhi blu come una notte d’estate. Si avvicinò ed esclamò << tu! Cosa ci fai qui?>> gli uomini pensando di aver sbagliato ragazza gli chiesero di perdonare la loro imprudenza, ma lui con un gesto della mano li azzittì, si avvicinò ancora di più a Diana , gli spostò i capelli e quando stava per affondare i denti sul suo collo, la porta si spalancò e i ragazzi entrarono – lasciala andare caino- gli suggerì Joshua – no, lei diventerà mia!- gli rispose tenendole le braccia. Finalmente i ragazzi l’avevano trovata , come fu felice di rivedere quei bellissimi visini così seri, poi si girò verso l’uomo che la teneva in ostaggio e rifletté sul nome, Caino! E iniziò ad avere paura, sembrava che sapere il nome le aveva fatto cambiare il modo di osservarlo, i lineamenti del suo viso erano più marcati e i canini molto più appuntiti che spuntavano quando accennava quel suo sorrisino malefico. Ordinò di ucciderli, ma Diana lo fermò << no, ti prego non ucciderli, trasformami, ma lascia liberi loro.>> << bene, visto che ti sei offerta volontaria farò avere ai tuoi amici l’onore di assistere alla trasformazione.>> i vampiri li avevano bloccati, Caino si avvicinò al suo collo e quando era abbastanza vicino e la presa più lenta, Diana fu abbastanza veloce da sferrargli un pugno che lo allontanò di qualche metro e iniziò a correre. Si divisero Joshua e Robert andarono a salvare le ragazze, invece lei e Kevin li avrebbero aspettati in macchina. Kevin la prese per mano e per correre più velocemente Diana tolse i tacchi e strappò i lati del vestito. Si girò per vedere se c’erano altri vampiri e vide Caino correre verso di loro. Lasciando la mano prese il coltello dalla cinta di Kevin, il suo battito cardiaco iniziò ad aumentare ,sentì una strana sensazione invadere il suo corpo e con molta freddezza tagliò la testa di Caino che li aveva raggiunti. Arrivati a casa Diana salì tutta tremante come una foglia nella sua camera e iniziò a far scendere le lacrime che aveva ingoiato tutto il tempo che era stata rinchiusa, pianse per un bel po’. Bussarono alla porta e quando si aprì vide Jo che le aveva portato una tazza di latte e qualche biscotto, posò il vassoio sul comodino e si sedette sul letto, le accarezzò i capelli dicendogli di mangiare qualcosa, ma non aveva fame ne voglia di bere << oggi sei stata molto coraggiosa, noi eravamo venuti per salvare te invece tu hai salvato noi e tutte quelle povere ragazze.>> lo sentì alzare dal letto << io adesso raggiungo Robert, per qualsiasi cosa chiama Kevin che rimane a casa.>> la porta della camera si chiuse. Da dove gli uscì tutto quel coraggio, rimase sbalordita di se stessa, la determinatezza con cui uccise Caino , la forza e la potenza che si sentì crescere dentro di se, forse era stata l’adrenalina o era veramente così fredda? Si alzò dal letto e cercò di togliersi il vestito, ma non ci riuscì, provò e riprovò, s’innervosì allora decise di strapparselo da sotto, mentre lo stava per fare entrò Kevin che capì il suo intento e la aiutò. Tirò giù la lampo e poi con le sue labbra sfiorò la schiena di Diana che fu attraversata di nuovo da quel brivido e avvolgendola tra le sue braccia le sussurrò << questa notte ho avuto paura di perderti.>> ecco di nuovo quel maledettissimo blocco, s’irrigidì e sciogliendosi dal suo abbraccio aprì la porta << puoi portare via il vassoio, grazie.>> non l’avrebbe mai voluto mandare via, sarebbe voluta rimanere tra le sue braccia tutta la notte, ma c’era qualcosa che glielo impediva, avrebbe voluto aprire la porta e farlo ritornare. I ragazzi il giorno seguente andarono via , non li sentì uscire, ma lo capì dal bigliettino che Kevin gli lasciò vicino al letto “ buongiorno tesoro, so che ti sembrerà banale, ma il pensiero di poterti perdere di nuovo e non rivedere quel tuo splendido sorriso mi ha fatto salire una rabbia e una tristezza allo stesso tempo e non permetterò più a nessuno di portarti via da me … Kevin”. Dopo averlo conservato scese in cucina e trovò sul tavolo un altro bigliettino, questa volta da parte di Jo, “ buongiorno signorina, noi stiamo seguendo le tracce per trovare i licantropi quindi non so quando torneremo. Tu non metterti nei guai, ma se ti servisse protezione vai nella stanza, lì c’è tutto quello che ti potrà essere utile. P.S. Robert voleva scrivere la sua perla di saggezza sul mio foglio, ma io ne ho scritto un altro e l’ho attaccato sul frigorifero. un bacio Jo” era sempre il solito, prese il biglietto e lo lesse “ non essere spaventata di ciò che hai fatto, molto spesso in certe situazioni non è facile prendere una decisione soprattutto senza avere il tempo di pensare alle conseguenze che potrà portare. Non cercare di capire la vita, ma si l’artefice del tuo stesso destino, fai tesoro delle sfide che hai affrontato e diventa ancora più forte di quello che sei.” Conservò anche gli altri due biglietti e tornò a vivere la giornata. Mancarono per un anno e in quel periodo Diana decise di traslocare, prendendosi un appartamentino arredato a due isolati dal posto di lavoro, le colleghe la aiutarono con gli scatoloni e a Febbraio si trasferì definitivamente. Non dimenticò i bellissimi momenti passati con i ragazzi, ormai erano diventati la sua seconda famiglia, infatti ogni volta che tornava a casa li pensava gli veniva da chiedere se erano tornati, come stavano e se avevano risolto il caso, solo in due momenti gli diedero la conferma che erano vivi a Natale quando ricevetti i regali e a San Valentino quando a lavoro gli portarono una rosa rossa da parte di Kevin. I giorni che passarono furono così silenziosi e normali che sembravano così strani. Suonarono alla porta e quando Diana andò ad aprire vide Kevin che senza dire niente la baciò e con il piede chiuse la porta, cercò di fermarlo ma era impossibile << aspetta .>> gli disse cercando di staccarsi da lui << no, ho aspettato troppo adesso baciami.>> non se lo fece ripetere due volte e anche se aveva quel blocco cercò di resistergli. I loro baci erano così dolci e intensi, così puri e veri, arrivarono fino al divano si sedettero << come mi sei mancata.>> accarezzandole i capelli, << non ci credo, non è possibile che in un anno tu non abbia incontrato qualche bella ragazza.>> << si, le ho incontrate, ma non è successo niente, ammetto che erano simpatiche, belle e attraenti, ma c’era qualcosa che gli mancava, non l’ho capì fino a quando una di loro non si trovò coinvolta nelle nostre ricerche , grazie a dio Robert riuscì a metterla in salvo prima che la potessero colpire e Jo mi disse che se c’eri tu avresti saputo cosa fare. Ecco quelle ragazze non erano te.>> la stava per baciare, ma suonarono il campanello e quando andò ad aprire si ritrovò Joshua che aiutava a portare le valigie di Melodi che si era presa un mese di ferie per venire a trovare Diana. Nel frattempo arrivò anche Robert in formandola che la persona che aveva mandato a cercare informazioni sul suo passato e quello di Melodi aveva avuto dei risultati, gli presentò quel ragazzo << ciao Diana, non ti ricordi di me ?>> lei fece “no” con la testa << non preoccuparti, comunque se volete sapere la verità su chi siete e il perché dovete aspettare fino a domani sera quando tutti saranno presenti.>> loro acconsentirono e il ragazzo salutò e andò via. Le ragazze si girarono e videro Joshua appoggiato al piano cottura con le gambe incrociate e le mani in tasca che fissava il pavimento, Kevin in piedi di fronte a lui con le mani incrociate dietro la testa con lo sguardo che fissava il tetto, conosceva quegli sguardi e quelle posizioni, non portavano niente di buono, quando stavano in quel modo erano due i motivi, o stavano pensando qualcosa poco piacevole o avevano ricevuto risposte che non gli erano piaciute. Melodi prese Jo sotto braccio e con un sorriso annunciò che sarebbero usciti. Diana decise di farsi una doccia per scaricare la tensione di tutta la giornata, sentire scorrere l’acqua sul suo corpo la faceva rilassare, le trasmetteva tranquillità e mentre cercava di svuotare la mente la porta della doccia si aprì e Kevin tutto vestito entrò dentro << ti amo.>> gli disse, lei rimase immobile ed ebbe la sensazione che il suo viso andasse a fuoco, non sapeva bene se perché era nuda di fronte a lui o per la parola che gli disse. Lui continuò a parlare senza interruzione << ti amo e non ti farò uscire dalla mia vita senza che per una maledettissima volta tu sia stata mia ed io sia stato tuo. Quando ci siamo incontrati, sentì subito un’attrazione verso di te perché il mio cuore già ti amava, ogni volta che mi sei vicino mille brividi mi attraversano la schiena e se anche tu provi tutto questo, fai esplodere in tutto il tuo corpo quel brivido e supera quel blocco che fino ad ora non ci ha permesso di vivere il nostro amore.>> non riuscì a rispondere perché la baciò, lei non sentì più il blocco e si lasciò andare tra le sue braccia e per la prima volta i loro corpi diventarono una cosa sola. Il giorno seguente Kevin e Joshua ritornarono a casa. Lì trovarono Robert che parlava animatamente con il ragazzo conosciuto il giorno prima. Robert li guardò sembrava preoccupato << ragazzi, devo parlarvi di una cosa molto importante prima di questa sera.>> i due si misero seduti << la verità è che non solo a Diana e Melodi è stata cancellata la memoria, ma anche a voi due.>> << cosa vuoi dire?>> domandarono Kevin e Joshua. Giò prese la parola << il suo vero nome non è Robert ma Antonio ed è un licantropo, anzi il licantropo, come me.>> << ok, ok, è uno scherzo vero?>> loro fecero di no con la testa << i vostri veri nomi sono Michele e Gabriele. Siamo stati costretti a cancellarvi la memoria per poter proteggere Diana dai licantropi che la stanno cercando.>> gli spiegarono che prima di questa nuova vita Diana e Kevin si conoscevano e tra di loro stava nascendo un sentimento che andava oltre una semplice amicizia. Questo sentimento poteva mettere in pericolo il mondo dei licantropi e degli umani, visto che l’amore era ricambiato tutti loro decisero di trovare una soluzione. Il giorno in cui Diana fu rapita, le forze della natura si scatenarono e proprio in quell’evento li divisero, cancellarono e modificarono, non del tutto, una parte dei loro ricordi. Non credevano alle loro orecchie << cercai di avvertirti.>> disse Antonio guardando Kevin << non sarei mai voluto arrivare a questo, tengo molto a lei più di quanto immagini.>> << cosa vuoi dire,che cos’è per te?>> << è una domanda cui ti ho già risposto.>> i ragazzi, erano ancora increduli di tutto quello che avevano ascoltato, dell’amarezza che aveva Antonio nel nascondere tutto questo tempo la verità su di se e su di loro e soprattutto l’incredulità quando vide Diana varcare la porta, era una cosa che nessuno si sarebbe aspettato. Cercò di allontanarli, ma sembravano due calamite, perché tra miliardi di persone in tutto il mondo e di tutti i posti che stanno in questa terra loro erano di nuovo vicini. Ci fu un gran silenzio e poi improvvisamente la porta della casa si spalancò. Tutta spaventata entrò Melodi chiedendo se Diana fosse con loro << no, perché?>> <> Antonio e Michele si agitarono << i licantropi sono riusciti a rapirla, maledizione!>> Antonio e Giò si guardarono e tutti andarono a raggiungere il resto del consiglio. Lì trovarono Gustavo che rappresentava gli umani, anche se era un cacciatore di licantropi e zio adottivo di Michele << come sono felice di rivederti!>> abbracciandolo. << tu non sei la storica dell’arte e mentore nel mio percorso formativo nei primi anni in cui sono arrivata in Francia ?>> la donna annui << ma la verità è, che io sono un vampiro come te, ti ho seguita, ti ho aiutata per evitare che tu potessi morire o essere scoperta.>> << per questo ti sei inventata , che avevi la mia stessa malattia?>> lei annuì di nuovo. << ti ho dovuta proteggere come Antonio a fatto con nostra nipote e con loro due.>> indicando i ragazzi. Ci fu un attimo di silenzio e poi fu presentato il resto del consiglio. << abbiamo un enorme problema, Diana è stata rapita dai licantropi.>> tutti iniziarono a bisbigliare, Antonio fece segno di stare calmi << il problema è ancora più grave, perché se scoprono che cos’è veramente Diana, potrebbero scatenare una guerra contro tutti noi e questo non possiamo permetterlo.>> << cosa intendi con chi è veramente?>> domandò Gustavo << tutti noi sappiamo che è un licantropo>> affermò un vampiro. Giò chiese il permesso di poter spiegare e Antonio acconsentì << Diana si è un licantropo, ma è l’ultima dei licantropi bianchi e la prima a essere un licantropo bianco immortale con il DNA non geneticamente modificato.>> << cosa significa? È immortale come noi vampiri?>> << si, ma quando abbiamo, quando ho studiato il DNA di Diana per capire se era veramente l’ultima discendente, ho notato questa particolarità. Mentre a Gustavo e Antonio gli hanno iniettato il siero durante gli esperimenti, lei è nata già che il suo corpo , le sue cellule erano predisposte a questo processo d’ immortalità, non so come sia possibile, ho comunque bisogno di fare altre ricerche, più approfondite per capire come sia possibile che il siero sia riuscito a rimanere attivo e svilupparsi naturalmente dopo tre generazioni.>> tutti rimasero stupefatti, in effetti, era una cosa, una scoperta che loro dovevano tenere segreta per il bene di tutte le razze. Kevin stava li ad ascoltare tutti i commenti e le domande che si ponevano. << sentite! A me non importa che cos’è Diana, chi sono io e qual è la verità sul nostro passato. Io so solo che lei appartiene al mio presente e non m’importa quale sarà la vostra decisione perché io andrò a salvarla con o senza di voi.>> Gustavo guardò il nipote << perché vuoi mettere in pericolo la tua vita per quella ragazza ?>> << perché lei è la mia vita, l’ho già persa una volta e non la perderò di nuovo, no, andrò a riprendermi la donna che amo e se proverete a fermarmi, vi ucciderò.>> Joshua gli mise una mano sulla spalla << io e Melodi verremo con te, avrai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle.>> Diana aprì gli occhi si sentiva debole e senza forze, provò a girare la testa, ma aveva il collo bloccato e non solo quello, aveva anche le catene sui polsi e sulle caviglie , aveva la mente annebbiata e l’ultima cosa che ricordava, e che aveva combattuto contro un licantropo e che, anche lei si era trasformata in quella creatura. Come poteva aver dimenticato una cosa simile, chi era lei realmente e perché si trovava in quel posto. La porta della cella si aprì e un ragazzo e una ragazza entrarono << finalmente sei nelle mie mani!>> << chi sei?>> << non prendermi in giro, sai benissimo chi sono, vai a prendere anche Michele, voglio vedere la sua faccia mentre uccido la donna che ama.>> << si sorellina, come desideri.>> andò via << che cosa ti ho fatto? Perché mi vuoi vedere morta?>> - riesci a essere sarcastica fino alla fine, ma stai tranquilla che domani riderò solo io e mi riprenderò quello che mi hai rubato.>> << Michele?>> << quindi di lui ti ricordi vero?>> << no, non so chi sia questo ragazzo e il perché dovrebbe importargli della morte di una persona che non ha mai conosciuto.>> Giulia s’infuriò << questo tuo gioco non ti salverà la vita.>> e la lasciò sola sbattendo la porta della prigione. Ci fu il cambio della guardia e una ragazzina sulla quindicina di anni entrò << Diana!>> la chiamò e quando aprì gli occhi << ti ricordi di me?>> lei con una voce molto sottile disse di “no” << lo sospettavo, sono Priscilla e sono qui per aiutarti, ma non posso liberarti,mi dispiace.>> abbassando lo sguardo << perché non puoi?>> << perché quelle catene sono fatte appositamente per noi licantropi, mi dispiace.>> << non fa niente.>> << ma se vuoi, ti posso aiutare in un altro modo.>> << come?>> << posso colmare il tuo vuoto di memoria raccontandoti quello che non ricordi.>> come poteva quella ragazzina sapere quello che le era successo, come poteva fidarsi di lei, e se era solo una trappola. Infondo era l’unico modo di scoprire qualcosa in più su di lei allora Diana la guardò e annuì. Priscilla iniziò a raccontarle da quando era arrivata all’istituto e del perché aveva perso la memoria e finì dicendo << la cosa con cui non fecero bene i conti era l’unica magia che non potevano cancellare ne controllare, anche se pensavano di averlo rimosso , l’amore si era nascosto nel profondo del vostro cuore per poi al momento giusto sbocciare di nuovo, perché pur non ricordandovi l’uno dell’altro il vostro amore vi ha fatti ritrovare e innamorare di nuovo.>> << non riesco a capire, come posso essermi innamorata di questo ragazzo se non l’ho mai incontrato.>> << si invece, tu lo hai conosciuto con il nome di Kevin.>> Diana capì molte cose, il perché del blocco e del perché era riuscita a fermare quella volta i licantropi. Silenziosamente Priscilla si alzò dalla sedia e andò via lasciando le chiavi della cella attaccate. Diana iniziò a piangere, avrebbe voluto urlare ma le catene la trattenevano. Mentre gli altri scatenavano la guerra Kevin entrò nei sotterranei seguito da Joshua e Melodi. Entrò nella cella e tolse le catene che tenevano sospesa Diana << Kevin.>> sussurrò << sono qui amore mio.>> la prese in braccio e uscirono e si ritrovarono in un ampio atrio, dove i loro amici stavano combattendo contro i seguaci di Giulia che appena vide Kevin s’incamminò verso di lui. Diana la vide e fece segno a Kevin di poggiarla a terra lui la accontentò. Tutti si fermarono quando videro Diana alzarsi ed emettendo un urlo di dolore che si trasformò in ululato, le pareti tremarono e le persone che stavano lì fecero un passo in dietro, lei prese le sembianze di un licantropo bianco e attaccò Giulia che rispose trasformandosi anche lei. Le due donne lottarono muovendosi in tutto il perimetro dell’atrio. Alla fine Diana affondò i denti nella gola di Giulia staccando la testa dal corpo e di nuovo ululando con il muso pieno di sangue << questo è il vero licantropo, vero e puro istinto animale, senza un briciolo di umanità.>> disse Antonio guardando tutti. Diana si girò verso Kevin e andò verso di lui, sembrava come se lo volesse attaccare, invece più camminava più riprendeva sembianze umane fino a crollare a terra. Quando Diana riaprì gli occhi, si ritrovò nella sua vecchia stanza, vicino a lei c’era Kevin << ciao splendore.>> la aiutò ad alzarsi. Kevin dalla tasca tirò fuori il braccialetto e glielo mise al polso << mi dispiace , non avevo capito che volevi proteggermi, io>> lei gli mise la mano sulla bocca << sssh, basta giustificazioni.>> la stava per baciare quando si aprì la porta << ciao signorina!>> entrò Joshua felice di vederla sveglia, poi li guardò << ho per caso interrotto qualcosa?>> loro fecero “no” con la testa. Quando scesero Diana vide la casa piena di gente, c’era persino Priscilla che si teneva per mano con Giò. Antonio la abbracciò fortissimo << come ti senti? Cosa ricordi?>> << ricordo tutto e molte mie sensazioni e paure che prima non capivo adesso mi sono più chiare. Sono confusa, mi devo ancora riprendere, ho sempre rispettato le regole, mi sono sempre detta che non avrei mai ucciso nessuno, invece ieri ho sentito una strana sensazione venirmi da dentro, crescere velocemente ed espandersi in tutto il mio corpo, mi sentii tremare, come se aversi perso il lume della ragione e come se>> << e come se il tuo istinto animale avesse preso il sopravvento sulla parte umana e l’avesse cancellata del tutto, senza avere la capacità di distinguere il bene dal male.>> completò Antonio. Diana rimase senza parole, poi continuò << sei la discendente dei licantropi bianchi ed è proprio questa la differenza con gli altri, noi siamo puro istinto animale, la nostra umanità si annulla in quel momento, per questo motivo tutti ci temono e ci odiano.>> << a proposito degli altri licantropi, cosa dobbiamo fare con gli ostaggi?- domandò Joshua << quali ostaggi?>> << i seguaci di Giulia.>> << li voglio vedere.>> Tutti ritornarono nella villa e scesero nei sotterranei. Diana ordinò di liberarli, anche se Antonio si oppose lei rimase ferma nella sua decisione. << non voglio prigionieri, a me basta che seguono le regole.>> <> Diana si avvicinò all’uomo che aveva parlato << queste regole esistono da tempi antichi per preservare tutte le razze e tu mi dici che non vuoi seguirle? Perché?>> << perché noi siamo più forti e potenti , dobbiamo sottometterli gli umani e non proteggerli. Noi siamo una razza superiore a loro.>> << l’ultimo licantropo e vampiro che hanno fatto un discorso del genere hanno scatenato la seconda guerra mondiale.>> s’intromise Antonio. Diana incrociò le braccia << quindi secondo te, se ho capito bene, la razza superiore deve comandare su quella più debole. Quindi se noi discendenti dai primi licantropi ti ordiniamo di seguire queste fottutissime regole tu lo fai senza fiatare giusto?>> l’uomo provò a fare un’espressione di rabbia, ma il collare che portava bloccava tutte le espressioni del viso. << Giulia sapeva che volevi prendere il suo posto per questo che ti voleva uccidere .>> << Giulia non voleva uccidermi per questo motivo, ma pensava che gli volessi rubare il fidanzato.>> poi si spostò << liberateli.>> tutti i prigionieri andarono via. << Gustavo avverti i cacciatori di New York che appena non rispettano le regole hanno l’autorizzazione a ucciderli.>> gli disse Melodi, lui annuì. Era quasi l’alba e i vampiri e i licantropi che facevano parte del consiglio li salutarono dicendogli che se un giorno avessero bisogno di loro non devono esitare a chiamare. Tornati a casa Antonio pensò che si sarebbe scatenato l’inferno per avergli cancellato la memoria. Ci fu un silenzio quasi imbarazzante tra di loro, ma Giò prese la parola << Diana, c’è una cosa molto importante che devi sapere.>> << qualcosa che non ricordo?>> << no, devi sapere che sei un licantropo immortale.>> << come Antonio?>> << no, la verità che i licantropi sono mortali, a lui gli è stato iniettato durante un esperimento il siero dell’immortalità, invece con te è diverso.>> << cosa intendi?>> << ecco, il siero che ha nel corpo Antonio è riuscito a svilupparsi dentro di te da quando sei nata e si è fuso con le tue cellule dandogli la capacità di potersi rigenerare e rinascere. In poche parole tu saresti il primo licantropo immortale.>> << com’è possibile?>> << non lo so , ma vorrei, con il tuo permesso, studiare questo fenomeno.>> Diana annui. Nei giorni successivi Antonio decise di ritornare in Italia, invece Diana, Melodi e i ragazzi continuarono il loro lavoro in più aprirono un istituto, dove i licantropi e vampiri senza una guida potevano rifugiarsi.
   
 
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