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Autore: criceto killer    28/09/2019    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Quando Connor riuscì a riprendersi si diresse senza esitazione dal Principe.

Il Dottor Van De Meer godeva della fama come miglior medico di Sodrèt, eppure i suoi poteri curativi dipendevano totalmente dalle energie del paziente e non dalle proprie, utile in caso di un grande numero di feriti, come accadeva in quei periodi di guerra, inutile quando il paziente era uno solo e in gravi condizioni.

Il suono della sua armonica si propagava per tutto il piano, la melodia era leggermente diversa dal solito, oltre la solita malinconia si poteva assaporare una punta di tranquillità.

Seguì quel dolce suono fino alla terrazza dell'ultimo piano, ed eccolo lì, seduto nel suo posto sicuro.

Connor si fermò per un po' a guardarlo, aveva la maglietta lacerata e ancora sporca di sangue, tutto quel dolore era causa sua.

Ora che Death gli era davanti non era più così sicuro, gli si avvicinò guardandosi le mani, il Principe si era già accorto della sua presenza e ad accoglierlo su quella terrazza lo aspettava il silenzio.

Connor deglutì guardando il volto dell'altro, con lo sguardo perso oltre l'orizzonte, allungò verso di lui la sua armonica.

-Con questa dovrebbero darteli i soldi, così non sei più costretto a lavorare qui-

Il ragazzino la prese sospirando, ecco cosa c'era che non andava, tutto ciò che era successo: la litigata, la sua aggressione e la sua conseguente punizione lo dovevano a questo.

Death si teneva tutto dentro, non gli parlava mai di nulla, era una questione che avrebbero potuto risolvere tranquillamente parlando, d'altronde quello era un dubbio più che lecito.

-Non m'interessano i soldi, ho smesso di stare con te per i soldi da un po', pensavo lo avessi capito- il ragazzino appoggiò delicatamente lo strumento vicino a lui, era perfettamente lucidato, non aveva neppure un graffio, probabilmente Death teneva molto a quell'armonica, a volte si comportava davvero da stupido.

Eppure c'era ancora una questione in sospeso da chiarire.

-Perché mi hai salvato? Sono solo un servo per te, mi avrebbero rimpiazzato tranquillamente-

Quelle parole gli avevano fatto più male del previsto e anche se sapeva che forse erano state pronunciate a causa della rabbia, aveva bisogno di sentirlo uscire dalle sue labbra.

-Perché io non lascio indietro nessuno, se fai parte della mia squadra è mio compito proteggerti- Connor non era del tutto convinto di capire cosa l'altro gli stesse dicendo.

Il Principe si girò più volte l'armonica tra le mani, gli era così difficile ammettere certe cose. 

-e non sei un servo, sei una persona e poi... non ho soldi miei, come facevo a comprarti se ti vendevano? Meglio ucciderli tutti, no?-

Connor sapeva che questo era il suo modo di affrontare le cose, cercava di sdrammatizzare come se lui stesso non reggesse il peso delle proprie azioni.

-Mi hai chiamato tu servo quando io pensavo che per te potessi essere qualcos'altro, ma forse tu mi hai solo usato per soddisfare le tue esigenze, mi hai illuso-

Il Principe sospirò.

-Dai, lo sai che l'ho fatto perché ero arrabbiato, non mi va di parlare di certe cose, è ovvio che non mi vada bene tutto questo, ma l'ultima volta che ho tentato di scappare mio padre me l'ha fatta pagare troppo cara perché ci ritenti di nuovo- il ragazzino osservò lo sguardo tetro dell'altro, come se la sua mente fosse intrappolata in quegli orribili ricordi, vide i suoi ricci rimbalzare come molle quando scosse la testa nel tentativo di scacciare via quei pensieri -non lo farò mai più-.

Connor gli si avvicinò lentamente, dapprima passando con leggerezza le dita sopra le sue ferite per curarle per poi risalire fino al suo collo e abbracciarlo forte. 

-Death...- mormorò -so che non servirà a niente, ma voglio dirtelo comunque, volevo dirti che tu mi piaci, mi piaci davvero tanto e mi dispiace, avrebbe dovuto punire me non te-

Il ragazzo lo prese per i fianchi avvicinandolo di più a sé, in un tentativo disperato di stringere il suo corpo contro il proprio, di respirare ancora una volta il suo profumo.

-Non gli permetterei mai di toccarti-

-Nemmeno io voglio ti faccia del male- 

Connor sospirò prendendogli il viso tra le mani, perdendosi in quei occhi lapislazzuli che sapevano incantarlo ogni giorno di più, il suo sguardo si spostò sulle sue labbra rosee mentre, attirato come una calamita, gli si avvicinava.

-I tuoi occhi sono davvero strani?- 

Il ragazzino si fermò con un mezzo sorriso.

-Hai mai visto qualcun'altro con un occhio scuro e uno chiaro?-

-Nella mia vita non ho visto molte persone chiuso in camera mia-

- Beh, credo di essere la prima e l'ultima persona che vedrai con gli occhi così, e non è un vanto- 

Connor abbassò lo sguardo -dove vivevo prima mi guardavano sempre male per questo- 

Aveva vissuto una vita di inferno per il colore dei suoi occhi, sua madre aveva cercato di proteggerlo ma una volta cresciuto aveva dovuto fare i conti con la realtà: nessun bambino giocava con lui, gli adulti lo trattavano come un demone sceso in Terra, i più superstiziosi cercavano di ucciderlo, i più avidi di venderlo, una volta un vecchio senzatetto provò persino a cavarglieli con un tizzone ardente.

-A me piacciono- Death lo strappò con violenza da quei pensieri, sentì le guance pizzicare scoprendolo a fissarlo alzando lo sguardo.

-Non ti sembrano strani?-

-No, sono belli-

-Anche i tuoi sono belli- 

Questa volta fu Death ad avvicinarsi a lui per strappargli un bacio eppure rimase incantato dal guizzo che fecero le sue labbra poco prima di incontrare le proprie, Death, il suo Death, sembrava stesse per sorridere.


-Ehm... Axel-

Dylan aveva passato la notte sul divano concedendo il letto a quella strana ragazzina, era ormai mattina, ben presto sarebbero iniziati gli allenamenti ma ancora non si era svegliata.

Guardarla così da vicino gli faceva uno strano effetto, i capelli morbidi e biondi ricadevano sul cuscino e con la luce del sole risplendevano di un riflesso ramato, le lunghe ciglia le accarezzavano le guance, il respiro, caldo e regolare, le usciva da quelle labbra rosa che aveva l'impulso di toccare.

Cercò di ritrarsi da quel incantesimo e le scosse piano un braccio.

-Mh- Axel fece una smorfia, mettendosi una mano sugli occhi feriti dalla luce -ma che ore sono?- chiese con una voce acuta che non aveva nulla a che fare con quella che era abituato a sentire, forse rendeva appositamente il proprio tono più roco.

-Tra poco cominciano gli allenamenti, devi sbrigarti-

Axel non se lo fece ripetere, in pochi secondi fu in piedi e vestita, insieme corsero per i corridoi che li separavano dalla solita palestra, tuttavia quando spalancarono le porte un intero squadrone si voltò a fissarli.

Axel sentiva le guance andare in fiamme mentre cercava di ignorare i mormorii che si erano sollevati per raggiungere il proprio posto.

-Bene, arrivate appena in tempo per la vostra punizione- esordì Eric, un uomo sulla trentina che aveva l'aria di voler essere ovunque tranne che in quella stanza.

Dylan alzò gli occhi al cielo, quella era la giornata dedicata al combattimento corpo a corpo e per punirli, l'ufficiale aveva avuto l'originale idea di mettere loro contro due avversari anziché contro uno solo.

C'era poco da fare, Dylan era decisamente al di sopra del livello di quei nuovi arrivati, aveva più tecnica e più esperienza, inoltre, durante il combattimento corpo a corpo era vietato l'utilizzo dei poteri.

Non gli ci volle molto per stenderli entrambi.

Il ragazzo si allontanò dalla zona di combattimento per lasciare il posto ai prossimi due sfidanti senza staccare gli occhi di dosso da Axel.

Non era male a combattere, ma per lei due sfidanti erano troppi.

Axel non ci capiva più niente, cercò di rialzarsi tossendo a causa dell'ennesimo colpo allo stomaco, non faceva in tempo a parare o schivare il colpo di uno che subito si ritrovava stesa per quello dell'altro, doveva assolutamente trovare il modo di coordinarsi per averne addosso solo uno per volta.

Fece un respiro profondo, da lì in poi non si sarebbe lasciata un secondo di pausa finché i suoi due sfidanti non sarebbero rimasti abbastanza col culo a terra per dichiararla vincitrice dell'incontro.

Colpì con forza uno dei due all'altezza della tempia, questo fu abbastanza per stordirlo, lentamente prese il ritmo: colpiva uno mentre l'altro cercava di riprendersi e rialzarsi.

Le labbra di Dylan si stesero in un sorriso, quella ragazza era davvero forte.

-A fare gli esercizi di potenziamento- vide Eric irrompere quel suo piccolo momento di gloria e indicare alla ragazzina la zona della palestra dove coloro che attendevano il loro turno per l'incontro o coloro che lo avevano già terminato svolgevano i soliti esercizi di routine, tuttavia, strinse i pugni nel vederla asciugarsi la fronte dal sangue con la manica sudicia, come poteva quel idiota ignorare il fatto che fosse ferita a quel modo?

-Lo accompagno a farsi medicare prima, se continua sanguinare a questo modo finirà per svenire-

Si intromise guadagnandosi un'occhiataccia, non aveva problemi a tenere testa agli ufficiali, era giovane certo, ma ricopriva la loro stessa carica, dunque era libero di esercitare il loro stesso potere.

-Vieni- disse portandola verso gli spogliatoi.

La fece sedere su di una panca, era affannata, con una manica si tamponava una ferita superficiale alla tempia sinistra mentre con la mano destra si teneva all'altezza delle costole.

Axel lo seguì con lo sguardo mentre cercava alla rinfusa delle garze.

-Mettile intorno alle ferite o si insospettiranno- Axel eseguì ma quando Dylan sollevò una mano le sue ferite si rimarginarono, ogni dolore sembrava svanito.

-Tu hai i poteri?- bisbigliò incredula quasi come se fosse una prerogativa di pochi.

-Si, ho i poteri, stai meglio?- 

Axel annuì, non poteva credere che un ragazzo come lui fosse così gentile, di solito le persone non lo erano con lei.

-Ti ringrazio, davvero, è meglio tornare ora-


Quella sera, le note che si propagavano per tutto il castello furono di una tristezza così grande da far male al cuore solo nel sentirle.

Logan non si dava pace, le lacrime gli offuscavano la vista mentre cercava di contenere tutto quel dolore per espellerlo attraverso la musica.

Si portò una bottiglia ormai vuota alle labbra bevendone il contenuto dolciastro.

Avrebbe voluto annegare i propri sentimenti in quel vino, seppellirli nel più profondo degli oceani perché nessuno potesse mai più ritrovarli e, invece, si ritrovava lì, da solo, a lottare contro sé stesso.

Era giusto ciò che stava facendo a Death?

 -Perché...- mormorò tra sé prendendosi i capelli tra le mani, tirando quelle ciocche mentre il proprio corpo veniva scosso dai singhiozzi. 

La verità era questa: aveva fatto soffrire suo figlio, convinto che questo lo avrebbe protetto e reso più forte, e ora, nonostante fosse da un lato consapevole che avesse sbagliato su tutti i fronti, non era capace di affrontare tutto quel dolore. 

Non di nuovo.

Nella sua mente si accavallarono una miriade di ricordi.

Si ricordò di quanto fosse terrorizzato all'idea di diventare padre, sentiva le urla di July oltre la porta e tutto ciò che riusciva a pensare in quel momento era "non ancora, non sono ancora pronto, che qualcuno fermi tutto", aveva supplicato e aveva pianto.

Ma poi André gli aveva preso le mani che coprivano il viso distorto dalla disperazione e gli aveva lasciato tra le braccia quel piccolo guerriero.

Solo all'allora il tempo si fermò.

Guance paffute e rosee, un piccolo e perfetto nasino, degli occhi luminosi e così tremendamente blu, qualche ciocca di capelli biondi ricoprivano la piccola testolina.

Un essere perfetto.

Gli aveva afferrato l'indice stringendolo con la sua manina e poi aveva sorriso come divertito da quel contatto.

Per un'istante la paura lo aveva abbandonato, per un istante il gelo del suo cuore aveva iniziato a sciogliersi.

- Sire, il nome del bambino-

Victor era lì, il precedessore di Matthew al comando dell'esercito, era lì a ricordargli che quel bambino perfetto era anche così estremamente fragile, che quel bambino perfetto era nato in un mondo troppo crudele.

July aveva partorito un angelo e lui lo avrebbe reso così forte che nemmeno la morte lo avrebbe scalfito, sarebbe diventato il più forte dei guerrieri e avrebbe posto fine a tutto ciò che era iniziato.

-Death, Death Zaccary Haru Reyes-

-Ne è sicuro, Sire?-

Logan aveva semplicemente ignorato quella domanda, un altro membro della stirpe Reyes condannato dalla culla.

Logan bevve un altro sorso di vino.

Quando Death fu cresciuto abbastanza capì che non c'era nulla di perfetto in lui: non aveva ereditato nemmeno un potere dai genitori. 

Impensabile per un Reale.

Il suo bimbo perfetto era diventato un errore da correggere.

Un principe diventa Re se dimostra di essere abbastanza forte da meritarselo, una leggenda narra delle mille peripezie di uno dei discendenti dei Reyes divenuto sovrano di Sodrét, Zaccary.

Un funesto cavaliere dotato di così grandi poteri che brandire una spada pareva per lui inutile.

I suoi occhi erano blu come la notte, i suoi capelli erano biondi come il Sole e la sua pelle era così candida da ricordare la neve. 

Blu, oro e bianco, divennero i colori simbolo dei Reali.

Tuttavia, non tutti i popolani vedevano di buon occhio Re Zaccary, così egli, fece radunare tutti i comandanti delle varie fazioni per una riunione.

-L'uomo che riuscirà ad uccidermi diverrà Re!- esordì.

Avrebbe dato modo al popolo di vedere coi propri occhi che non c'era uomo migliore di lui per governare.

Tradizione che si tramandò di generazione in generazione: ogni Principe doveva dimostrare la propria forza con la propria sopravvivenza.

Ma Death? 

Come avrebbe mai potuto uno scricciolo senza un briciolo di potere sopravvivere fino alla propria incoronazione? 

Logan non poteva accettarlo, non poteva accettare un'altra perdita.

Fu così che richiamò alla luce un potere che non avrebbe mai dovuto essere concesso agli uomini, un potere che sarebbe dovuto rimanere confinato nel mondo degli Dei.
  
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