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PIOGGIA
NEL VILLAGGIO FANTASMA
(PARTE 1)
«Si
crede chissà chi solo e soltanto perché ha i
soldi e il barista le fa i
cuoricini sul latte macchiato, ma in realtà se la tira sul
niente, e quando
dico “sul niente” significa proprio “sul
niente”! A poco servono i cuoricini
sul latte macchiato se poi non sei in grado di essere gentile con le
persone
nemmeno sotto tortura e no, quella lì non è
gentile, nemmeno un po’, è
arrogante, antipatica e soprattutto è spocchiosa, spocchiosa
e spocchiosa! Solo
perché è probabilmente è cresciuta con
la servitù non significa che siamo tutti
suoi schiavi, ok?! “Gne gne gne non tediarmi oltre gne gne
gne”, ma chi si
crede di essere?!»
Rad, affiancando Alexis sul sentiero sterrato che stavano percorrendo
in mezzo
a un boschetto, alzò gli occhi al cielo. Per quanta stima
avesse di lei -e ne
aveva tanta- cominciava a essere stufo di sentirla inveire contro la
cugina di
Billy. «Qualcuno che voleva bere il latte macchiato e non
aveva voglia di
chiacchiere immag-»
«Le dai anche ragione?!» sbottò Alexis
«Guarda che io mi sono messa a indagare
per il bene dei nostri amici, che poi è quel che avreste
dovuto fare anche tu e
Carlos, invece no, sono la sola che pensa alle cose
pratiche… e non vengo
nemmeno apprezzata!»
«Pensare alle cose pratiche non è che abbia fatto
granché stavolta, se non far
arrabbiare te e far dolere le orecchie a noi. Billy e la cugina se ne
vanno,
tanta voglia di mettersi in mezzo non ce l’hanno, dove sta il
problema?»
sospirò Carlos.
«Il problema sta nel fatto che se pensasse che i Transformers
sono pericolosi
potrebbe parlarne con qualcuno e metterli nei guai, ecco
dove» ribatté la
ragazzina «Ha chi potrebbe crederle e fare loro del
male!»
«Allora diciamole che gli Autorobot sono i buoni e che i
Decepticon sono i
cattivi, così almeno fa fare del male solo a loro e noi
siamo a posto!»
esclamò Carlos.
«Come se a una tipa del genere potesse interessare qualcosa
dei buoni e dei
cattivi, li farebbe colpire tutti a prescindere già solo
perché non sono di
questo pianeta» ribatté Alexis, azzeccandoci in
pieno.
«Lei e Billy comunque se ne vanno oggi, non possiamo fare
molto se non sperare
che non capiti nulla» disse Rad.
Speranza vana quella di Rad, infranta dal rumore delle pale di un
elicottero
che ormai avevano imparato a conoscere bene.
«Beeeene! Cosa abbiamo qui?!»
Quello che stava volando sopra di loro era Cyclonus, considerato anche
dagli
Autorobot il più casinista e svitato dei Decepticon.
«Via! Dividiamoci!» esclamò Rad.
Non sapevano cosa volesse, ma il fatto che fosse un Decepticon e li
avesse riconosciuti
era una ragione validissima per darsela a gambe, sperando di riuscire a
depistarlo… e lasciando che, imprevedibilmente, fossero
altri a pagarne il
prezzo.
Anche se non potevano saperlo.
***Parco poco distante dal boschetto***
«Altri due minuti?...»
«Mi sembra che tu abbia salutato il tuo amico più
che abbastanza, Billy, quindi
non farmi perdere altro tempo».
Per fortuna quelli che indossava Rain erano tacchi da giorno, dunque un
po’più
spessi e più bassi, altrimenti avrebbe avuto qualche
difficoltà a camminare sul
prato. Era stata costretta a scendere dall’auto dopo aver
notato che il clacson
non funzionava -“Devo farla rottamare, questa
macchina…”- e che il suo nuovo
cellulare era come impazzito.
“X Gon’Give It To Ya” era la sua
suoneria, ok, però il dispositivo aveva
iniziato a riprodurla senza un motivo apparente, perché
nessuno la stava
chiamando. Era stata costretta a togliere la batteria e metterlo,
assieme alle
chiavi dell’auto, nella borsetta che aveva addosso,
perché neppure spegnerlo
aveva funzionato: si era riacceso e aveva continuato a riprodurre la
canzone.
L’ennesima stramberia di una serie che non le stava piacendo
affatto e che
sicuramente non contribuiva a migliorare una giornata resa
già pessima dalla
cerimonia a cui lei e Billy avrebbero dovuto partecipare a breve.
«Va bene» si arrese Billy «Ci…
ci vediamo, Fred, vedrò di scriver- Fred? Mi
stai ascoltando sì o no?!»
In verità no, non lo stava ascoltando: aveva smesso di farlo
da quando Rain era
arrivata.
La sensazione che provava Fred nel vedere la cugina di Billy con quel
vestito
lungo di seta verde, con una gonna dall’aria leggera e
morbida, era molto
strana e molto bella allo stesso tempo.
Era strana perché si sentiva ancor più scemo di
quanto si sentisse di solito -e
percepiva anche il proprio volto andare a fuoco- e bella
perché, guardando
quella donna, avvertiva dentro di sé la nascita di una forza
assurda con la
quale era convinto di poter fare qualunque cosa, qualunque!
«Io lo so che sono un minorenne non imparentato con te e per
questa ragione mi
sopporti a stento, ma sappi che per te andrò in palestra,
diventerò forte come
Hulk, farò tornare gli alieni da dove sono venuti e quando
diventerò
maggiorenne ti chiederò di sposarmi».
«Ma sei diventato scemo o cosa?!» inveì
Billy, tirando una serie infinita di
schiaffi in testa all’amico.
«Non è colpa mia se ho capito di amarla come amo
gli spaghetti con le polpette
di mia nonna! O come il tacchino arrosto del Ringraziamento! O come la
angel
cake della mia prozia Annette!» protestò Fred,
tentando inutilmente di
proteggersi «Non puoi sconfiggere
l’amore!»
“Questa giornata peggiora ogni minuto di
più” pensò Rain, evitando di
rispondere per non dover infierire su un povero ragazzino che era
già in
terapia. «Billy. Macchina. Ora».
Il rumore dell’elicottero che avevano sentito volare a poca
distanza da lì -al
quale però fino a quel momento non avevano fatto
granché caso- divenne molto
più forte, e pochi secondi dopo lo videro svolazzare
rasoterra a neppure un
centinaio di metri da loro.
“Quelle pesti organiche mi hanno seminato ma non importa,
anche questi tre
vanno bene” pensò Cyclonus, osservando le nuove
prede “Gli Autorobot tanto sono
abbastanza idioti da dare via i Minicon anche per tre umani a caso,
ahahah”.
«Uuuh… che bell’elicottero»
disse Fred, osservandolo con ammirazione.
«Già, è bellissim-EHI!»
esclamò Billy, ritrovandosi improvvisamente un polso
stretto in una morsa assassina e a correre via, trascinato da Rain
«Che stai
facendo?!»
«GLI ELICOTTERI NON HANNO LE MANI, GOBSHITE!»
gridò Rain.
Il ragazzino impallidì, finendo quasi a inciampare nei
propri piedi. «Tu pensi
che sia-»
«Zitto e corri, Billy!»
Sentirono rumore di movimenti metallici, poi Fred urlò.
«AAAH! AIUTATEMIIII!»
«Fred!» esclamò Billy, cercando di
fermarsi e tornare indietro «Non possiamo
lasciarlo, Rain, ferma-»
«Il tuo amico è un morto che cammina, fattene una
ragione!» sbottò Rain «E se
non ti muovi finiremo come lui!»
I rumori dell’elicottero però si stavano
avvicinando a loro ogni secondo di
più, perché ovviamente per quanto potessero
essere veloci a correre -tacchi
permettendo- non potevano competere con un velivolo; fu così
che, nonostante
fossero quasi arrivati all’auto, i due O’Connell si
sentirono stringere in una
salda presa dalla quale non avrebbero mai potuto liberarsi.
«Presi!» rise Cyclonus.
«NO! Loro non
c’entrano, lasciali andare!» gridò Rad,
sbucando
fuori dal boschetto.
«Di’ agli Autorobot che se vogliono che restino in
vita devono darmi i
Minicon!» ribatté il Decepticon, tornando a salire
rapidamente di quota «Spero
che voi tre siate comodi, perché ci aspetta un bel
viaggetto» disse poi,
rivolto ai tre ostaggi.
«Lasciaci andareeeeee!»
strillò Fred.
«Io potrei anche farlo… ma voi organici tendete a
diventare frittatine quando
cadete da altezze del genere, quindi non so quanto ti conviene. Se
proprio ci
tieni però ti accontento, tanto ho altri due ostaggi da
portare a Megatron!»
Billy smise di divincolarsi. «Mega-chi?!»
«Io lo sapevo» borbottò Rain
«Dovevo farle esplodere quando potevo, a queste
orrende lattine schizzate fuori dall’ano rugginoso di non so
quale fottutissima
divinità rincoglionita e perversa con la mamma puttana a cui
piaceva scoparsi i
tubi di scappamento».
Non c’era proprio niente da ridere in quella situazione,
eppure Billy si
ritrovò a venire scosso da risate che cercava disperatamente
di mantenere
silenziose o mascherare con colpi di tosse, cosa che non era facile dal
momento
che Rain continuava imperterrita a borbottare e dare sfogo alla sua
vena creativa.
Era difficile credere a quali profanazioni potevano uscire dalla bocca
di
quella donna che, a guardarla, sembrava tanto a modo. Quando poi si
arrabbiava
sul serio e iniziava con i “frastimus”, una sorta
di maledizioni che aveva
imparato da uno dei suoi ex -un sardo diceva- e li mischiava col
gaelico
sembrava quasi una strega.
«Breith i bpoll cúng ort! Ti si furriri
sa domu crobetura a fundamentu e ti
‘ndi boghinti is parentis in pamentu!*»
Come in quel caso, per esempio: Billy aveva capito la prima parte in
cui aveva
augurato al rapitore di finire con l’essere ritrovato in una
bara, la seconda
in sardo però gli sfuggiva.
«Se non altro abbiamo evitato il battesimo» disse,
in un blando tentativo di
farla smettere prima che iniziasse a usare un volume più
alto.
Rain gli lanciò un’occhiataccia. «Quando
avevo chiesto un rapimento alieno non
facevo sul serio. È proprio vero che uno dovrebbe stare
attento a ciò che
desidera».
«In tutta la mia esistenza ho sentito di rado parole
più azzeccate. Volevi il rapimento?
Eccolo» rise Cyclonus «Dovrei farmi pagare il
servizio!»
Rain, pensando alla salute del cugino, riuscì eroicamente a
contenere lo
strabiliante profluvio di insulti e maledizioni multilingue che lottava
con
forza per uscire dalla sua bocca, ma chissà come entrambi i
ragazzini poterono
avvertirne distintamente l’aura potentissima.
“Perché ho improvvisamente voglia di insultare la
gente in irlandese, se io
l’irlandese non lo conosco nemmeno?!”
pensò Fred.
Da lì in avanti il viaggio proseguì in silenzio,
concludendosi in una specie di
villaggio fantasma in cui erano presenti altri due robot giganti in
quella che
era, presumibilmente, la loro forma base.
Due dei tre umani presenti avevano ne già visto un altro
mentre era in forma
non veicolare -Hot Shot, quando li aveva tirati giù dal
pallone aerostatico su
cui erano finiti- però era qualcosa cui erano ancora ben
lungi dall’abituarsi,
soprattutto perché questa volta sembravano avere pessime
intenzioni.
«Questi non sono i tre umani che vanno in giro con gli
Autorobot» fu la prima
cosa che disse Demolisher «Si può sapere che hai
combinato, Cyclonus?!»
«Gli altri sono riusciti a sfuggirmi ma questi andranno bene
lo stesso, sai
come sono fatti gli Autorobot» minimizzò
l’elicottero «E comunque il ciclista
mi ha visto portarli via. Non dovremo aspettare molto perché
arrivino qui con i
Minicon».
«Meglio per te che tu abbia ragione, altrimenti te la
facciamo pagare» lo
avvisò Starscream «Mettili là
dentro» indicò un edificio di legno a poca
distanza da loro «Muoviti».
Cyclonus obbedì, sollevando l’intero tetto e
mettendo gli ostaggi a terra.
«Fate i bravi, almeno potrete tenere le vostre teste
attaccate al collo… per
quel poco che servono, ahahahah!»
Quando il Decepticon ebbe rimesso il tetto al proprio posto, Billy e
Fred
iniziarono ad agitarsi più di prima.
«Perché ci hanno presi?! Cosa vogliono farci?!
Voglio andare da mia mamma!» si
disperò Fred.
«Zitto, così mi fai agitare più di
quanto già sia!» sbottò Billy,
mettendosi le
mani nei capelli «Ora che facciamo?»
«Quando Cyclonus, che d’ora in poi sarà
Bidone Parlante 1 o BP1 perché mi
rifiuto di dare un nome proprio a un oggetto, ci ha presi, io ho tenuto
stretta
la borsa» disse Rain, armeggiando con la chiusura della
suddetta «Quindi ho con
me il cellulare e posso usarlo, sperando che abbia smesso di fare il
matto».
Billy sollevò le sopracciglia, sorpreso. «Grande!
Ma chi chiamiamo?
Sinceramente non penso che la polizia ci crederebbe».
«Lo zio Howard però sì»
ribatté la donna, avvicinandosi a una spessa fessura
nelle travi di una parete di legno mentre sistemava la batteria
«Riaccendo il
telefono, gli mando un video di questi bidoni parlanti assieme alla
nostra
posizione ed ecco che in un quarto d’ora manderà
qualcuno a salvare noi e
occuparsi di loro».
«Sì! Salvaci zio Howard, chiunque tu
sia!» implorò Fred.
Rain chiuse il retro del telefono. “Spero che questi bastardi
possano provare
dolore” pensò.
“First we gonna rock, then we gonna roll
Then we let it pop, go, let it go!
X gon' give it to ya, he gon' give it to ya
X gon' give it to ya, he gon' give it to ya!”
Niente da fare, il cellulare non collaborava. Non solo continuava a
riprodurre
la canzone ma non le permetteva di fare nessun’altra azione,
e comunque non
c’era campo.
«Ancora?! Va’ a vedere che il problema sono proprio
queste sputacchiere aliene
con le gambe e una qualche frequenza assurda che emettono.
Maledizione… niente
cavalleria, a quanto pare».
Rain sembrava tranquilla ma in realtà, da quando Cyclonus li
aveva presi, aveva
contato sugli aiuti esterni un po’più di quanto
avrebbe dovuto.
Aiuti che invece non sarebbero potuti arrivare.
Se si fosse trattato solo di lei, se a essere rapita fosse stata solo
lei, si
sarebbe preoccupata già meno; peccato che non fosse
così, perché con lei
c’erano anche Billy e il suo amico -che per lei poco contava-
dunque non poteva
certo mettersi a ideare… boh, non sapeva nemmeno lei cosa.
Ragion per cui la tensione e il nervosismo dentro di lei,
già a quel punto,
aumentarono in maniera esponenziale.
«Quindi non possono venire a salvarci? Ecco!» Fred
si accasciò a terra «Siamo
finiti! Ci faranno chissà cosa senza che io sia riuscito a
dimagrire e crescere
e sposarti!»
Billy gli diede una pacca sulla nuca.
«“Chissà cosa”? Cosa vuoi che
ci facciano
se non svuotarci il cervello, cretino?!»
“Mi auguro che quegli stolti di Autorobot arrivino presto,
perché le
chiacchiere di questi umani mi hanno già stufato”.
I tre terrestri non potevano saperlo, ma non erano soli in quel vecchio
magazzino stipato di ciarpame di ogni genere.
Sotto il mucchio più grande infatti era nascosto Megatron,
in attesa di
catturare chiunque gli Autorobot avessero mandato lì dentro
a salvare i tre
umani pensando che i Decepticon presenti non si sarebbero accorti,
troppo
distratti dalla battaglia che sicuramente ci sarebbe stata.
Il lato positivo era quello di essere piuttosto sicuro di portare a
compimento
il piano, il lato negativo invece…
«Ma non possono! Il mio cervello mi serve!»
protestò Fred.
«E il mio allora? Sono più intelligente di
te!» ribatté Billy.
«Dubito che questi gabinetti metallici dalle funzioni
intellettive alimentate a
sterco abbiano bisogno dei nostri cervelli, se hanno la tecnologia per
fare qui
e là da un capo all’altro della galassia o del
cosmo, quindi datevi una
calmata».
Appunto.
Non sapeva dire se fosse peggio l’imbecillità
completa dei due umani cretini o
l’arroganza immotivata di quel sacco di carne di sesso
femminile che in quel
breve lasso di tempo aveva paragonato tutti i cybertroniani a bidoni,
sputacchiere
e gabinetti; seccante, da un essere che per lui era alla stregua di un
animale.
«Da quel che ho capito ci hanno presi in modo da chiedere
questi “Minicon” ai
cosiddetti “Autorobot”, non vogliono svuotarci il
cervello» continuò Rain
«Immagino che noi tre siamo gente sfortunata finita in
quest’assurdità perché
quei barattoli di latta semoventi buoni solo per essere utilizzati dai
vagabondi come orinatoi non sono rimasti a fare gli alieni a casa
loro!»
«A casa loro in realtà saremmo noi gli alie-ehm,
come non detto» si arrese
Billy.
«Dobbiamo trovare il modo di uscire di qui e allontanarci
abbastanza da poter
chiamare aiuto. Se troviamo una porta qualunque o delle travi marce, e
non
penso sia difficile dato che questo posto sta su per magia, possiamo
farcela»
disse la donna «Facciamoci strada in questi mucchi di roba e
diamo un’occhiata
in gir… che c’è?» chiese a
Billy, notando che la stava guardando in modo
strano.
«Niente, niente!» si schermì questi
«È tutto ok, adesso mi guardo in giro come
hai det-»
«Oh…ti si è rovinato il
vestito» notò Fred, realmente contrito
«C’è una
macchia grossa come la mia testa. Mi sa che l’ha fatta il
robot quando ci ha
presi».
«Non dovevi dirglielo, deficiente!» lo
aggredì Billy «Ti rendi conto di quello
che hai fatto?!»
Sebbene Rain non avesse dei veri e propri disturbi a livello clinico
era una
persona estremamente ordinata e precisa, e se c’era qualcosa
che odiava ancor
più di quanto odiasse Icy Blue Spruce -e fino a quel momento
forse anche più
degli alieni invasori- erano le macchie sui vestiti. Aveva una
tolleranza raso
terra per quelle sugli abiti altrui e, per quanto riguardava quelle sui
suoi,
non dovevano esistere in genere: se per disgrazia ne trovava una era
capace di
infuriarsi di brutto. Si narrava che al liceo avesse tirato un diretto
in
faccia a una tizia che aveva macchiato di proposito la sua maglietta.
Era chiaro, dunque, che con tali premesse e il contesto attuale il
rischio di
vederla trasformarsi in Super Saiyan diventasse praticamente una
certezza.
«C’è una macchia di olio»
disse lentamente Rain, guardando la gonna «Una
macchia di olio per motori o chissà quale altra schifezza
aliena sul mio
vestito. Che è di seta. Olio. Sulla seta».
“Rimane abbastanza tranquilla per un rapimento e fa tante
scene per una
macchia, è ridicolo” pensò Megatron
“A quanto pare le femmine sono assurde
indipendentemente dalla specie cui appart-”
«LOSCADH IS DÓ ORT!»
Le femmine erano assurde, ma a essere ancor più assurdo era
il fatto di essere
appena stato colpito con forza da un oggetto volante non meglio
identificato,
lanciatogli addosso dall’umana dopo aver sbraitato quella
frase
incomprensibile.
«GO MBRISE AN DIABHAL DO CHNÁMHA!»
Cosa che poi fece di nuovo.
Che quella svitata si fosse accorta della sua presenza lì
sotto? In tal caso
doveva avere un desiderio di morte molto potente.
«Ma che sta facendo?!» allibì Fred.
Billy, dopo un istante di immobilità, fece spallucce.
«Immagino che si stia
sfogando, mi sa che ne avrà per un po’. Quelli che
ha detto comunque sono
auguri di essere bruciato e ferito e di ritrovarsi con ossa fratturate
dal
diavolo».
“Averne per un po’?! Non se ne parla
proprio” pensò Megatron, inviando un
segnale al proprio Minicon “Leader One, intervieni!”
Si sentì un forte rumore e, subito dopo, un grosso bullone
cadde dal soffitto.
Rain per fortuna fu lesta a evitarlo, altrimenti l’avrebbe
presa in pieno.
«Rain!» esclamò Billy, correndo verso di
lei «Stai ben-»
«Questi cosi devono morire tutti»
sentenziò Rain, guardando il soffitto.
Sulle travi c’era un alieno robot versione mignon,
probabilmente nascosto lì
fin dall’inizio.
Notando ciò entrambi i ragazzini si avvicinarono di
più a Rain, in un naturale
istinto che li portava a cercare protezione da un adulto, mentre
l’alieno
raggiungeva il terreno con assoluta noncuranza.
Non trovando al momento particolari punti deboli nella struttura del
nemico,
Rain fu costretta a indietreggiare. «Billy, stai dietro di
me».
«Questo manda a monte i piani di fuga»
bisbigliò il ragazzino «Se ci vogliamo
provare dovremo distrarlo e cercare di atterrarlo in qualche
modo».
“Altre opzioni non ne vedo in effetti, ma devo pensare a come
fare. Più che
altro però… perché questo coso
è spuntato fuori solo adesso e non prima?” si
chiese la donna “Avrò fatto un po’ di
rumore ma dà meno problemi quello che lo
studio di un piano di fuga”.
Tutti e tre sentirono dei rumori provenire dall’esterno.
Sembrava che fosse
arrivato qualcuno, forse quegli “Autorobot” di cui
avevano parlato prima. Forse
era un bene, perché magari li avrebbero salvati, o forse no
perché a giudicare
dai passi metallici sempre di altri alieni si trattava, ma sarebbero
serviti
quantomeno da distrazione per i rapitori all’esterno della
loro prigione. Dover
pensare a un solo robot mignon era meglio di dover pensare a quattro
robot di
cui tre giganti.
Fu a quel punto che i due O’Connell udirono il rumore di
patatine masticate.
Ossia l’ultima cosa che si aspettassero in quel momento.
«Mi sono rimaste un po’di patatine» disse
Fred, tutto contento, per poi
rivolgersi al robot «Aaah… vuoi assaggiarne
una?»
«Ma che-» avviò a dire Billy, interrotto
dalla cugina.
«Non una parola».
Il robot sembrava curiosamente interessato e distratto dalle patatine
di Fred,
il quale pareva averle tirate fuori apposta nel tentativo di seguire il
piano
di Billy. Forse se l’alieno si fosse rilassato maggiormente
avrebbero potuto
sfruttare quel momento per fare qualcosa.
Allo stesso tempo però Rain riteneva fortemente improbabile
che potesse cascare
davvero in un tranello del genere.
“Dovrebbe avere l’intelligenza di un frullatore
rotto, suvvia”.
Il robot, dopo una brevissima esitazione, tese una mano per farsi dare
le
patatine e iniziò ad avanzare.
“Va bene. Non so se per gli altri come lui valga lo stesso
discorso ma questo
qui ha effettivamente l’intelligenza di un frullatore
rotto” concluse Rain “Ora
se solo trovassi una giuntura a cui poter-”
«AAAH! Giù le mani dalle mie patatine!»
gridò Fred, avventandosi decisamente troppo
presto su Leader One e facendolo cadere a terra.
«Saltiamogli addosso!» esclamò Billy,
salvo venire prontamente bloccato.
«Tu trova una corda in questo ciarpame, se mai!»
Billy stava per eseguire l’ordine ma dal petto del Minicon
partì un raggio laser
abbastanza potente da bucare il tetto, ed era già tanto che
non avesse sfondato
direttamente la testa di Fred, il quale lasciò
immediatamente la presa e
indietreggiò come ad aver visto il diavolo.
Fuori dall’edificio i rumori aumentarono, sembrava essersi
scatenata una
battaglia ma, ancora una volta, a nessuno dei tre importava: al momento
avevano
occhi solo per il robot che si stava rialzando e che, anche senza veri
e propri
tratti facciali, dava l’idea di essersi piuttosto arrabbiato.
«M-ma guarda che io stavo solo scherzando eh!»
balbettò Fred.
«Gli sei saltato addosso troppo presto, adesso quello ci
ammazza!» strillò
Billy.
Parole che divennero ancor più veritiere quando videro una
piccola placca del
petto del robot scorrere di lato per iniziare a caricare un colpo laser
che di
certo sarebbe stato più potente del precedente.
“Devo fermarlo perché purtroppo questi tre mi
servono vivi” pensò Megatron “In
caso contrario però giuro che-”
Non concluse mai quel pensiero, perché esso venne spezzato
dal rumore di uno
sparo d’arma da fuoco, seguito dal clangore metallico di
un’esplosione e,
infine, istanti di totale e pesantissimo silenzio.
Un silenzio che in parte si impadronì anche del suo cervello.
Era successo qualcosa che non sarebbe dovuto mai succedere.
«M-ma che- ma da dove salta fuori la pistola?!»
«RAIN! LO HAI UCCISO!»
Non era previsto.
Leader One non era morto, però era gravemente danneggiato.
Sentiva ancora il
suo segnale, seppur debolissimo, e lo stava anche sentendo chiedere
flebilmente
aiuto nella propria lingua.
“Leader One?...”
Non doveva andare così.
Gli umani erano solo esseri dall’intelligenza inferiore,
troppo delicati per
costituire una minaccia definibile anche solo lieve. Lo aveva capito
guardando
i tre che stavano insieme agli Autorobot, aveva visto benissimo che
rispetto a
loro erano creature piccole e indifese, senza eccezione e in ogni caso.
Forse aveva commesso un errore di valutazione.
Con in mano la Glock 19 ancora fumante, rimasta fino a quel momento
nella
fondina nascosta sotto la morbida gonna del vestito, Rain si
avvicinò
all’alieno cui aveva appena sparato dritto nel petto quando
aveva visto la
placca scorrere abbastanza da lasciare quel punto scoperto.
«Per ucciderlo avrebbe dovuto essere vivo, Billy. Sparare a
questi aborti
metallici è come sparare a un frullatore, con la differenza
che i frullatori
non rapiscono le persone» disse la donna, con totale
freddezza «Ed emette
ancora quei suoi versi inconsulti, dunque oserei dire che sia
“vivo”. Rimedio
subito…»
* “possano ritrovarti in una tomba, che ti si rivolti la casa
dal tetto alle
fondamenta e che i parenti ti portino via senza bara”.