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Autore: Zomi    29/09/2019    2 recensioni
-…il più grande Colossal del ventunesimo secolo!!!- urlò iper eccitato Emporio, saltando a piè pari, con tutta la sua imponente e ambigua figura, sulla scrivania di mogano, gettando le braccia al soffitto del suo piccolo e sgargiante ufficio.
-Immaginate: lei, stoica imprenditrice dalle forme fatali e dagli occhi di cerbiatta che incontra lui…- si portò una mano alla fronte, reclinando all’indietro il capo sospirando in una overdose di inspiegabile emozione -… passionale e dallo sguardo freddo uomo d'affari che apre il suo cuore solamente a lei…- unì le mani sotto il mento sporgente e appuntito, fissando negli occhi i due attori -… e dopo innumerevoli, straordinarie, incredibili sfighe… SCOPPIA L’AMMMMOREE!!!!-
-BRAVA, SUPER BRAVA!!! E’ così… così… COMUOVENTE!!!!-
[...]
-Quindi…- sbottò, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona -… io e la strega dovremmo interpretare due idioti innamorati?-
-Oh non solo quello, tesoro…- gli fece l’occhiolino Ivan.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Le riprese erano iniziate con ritmo forsennato.
Da una settimana, ogni mattina lasciavano l’hotel in cui erano alloggiati e, usando differenti uscite secondarie per non dare nell’occhio e attirare l’attenzione di qualche paparazzo indesiderato, si recavano agli studi di registrazione, che brulicavano in fermento già da ore prima del loro arrivo.
Seguiva poi una breve preparazione con i truccatori, la consegna della sceneggiatura giornaliera che mutava a ogni dì, aggiungendo, togliendo, amplificando scene e dettagli prima che la cinepresa si azionasse e per dodici lunghe ore entrambi si dimenticassero la loro identità e diventassero i protagonisti del film.
Dopo di che, tornavano ad odiarsi come al mattino.
Il grugnito di Zoro sfiorò appena i suoi pensieri, ma lo ignorò bellamente.
Non aveva intenzione di dedicargli tempo ed energie maggiori a quelle che già gli riservava per insultarlo e litigarci quando erano in camera.
Accavallando le lunghe gambe sulla sedia confortevole del camerino, Nami focalizzò vagamente la sua immagine riflessa allo specchio, tornando naufraga delle sue riflessioni.
Da una settimana perseguitava Emporio, ma non aveva ancora tolto un ragno dal buco.
Quel testardo di un travestito si ostinava a non ascoltarla e ad imporsi con elitaria autorità sull’argomento.
Jinbe non le era di maggiore aiuto, e minimizzava il tutto dicendole che erano i rischi del mestiere.
Fu il suo turno di sbuffare infastidita, scuotendo il capo rosso di natura e di rabbia e guadagnandosi un’occhiata di striscio di Roronoa.
La situazione non stava migliorando di un millimetro, ma lei si vietava di arrendersi e gettare la spugna, accettandola.
Aveva provato a intercettare lo sceneggiatore, genio creatore del film e pupillo della produzione, ma sembrava che vivesse segregato nel suo studio, cibato a pizze e panini al bambù mentre stillava le straordinarie scene che avrebbero reso epocale la pellicola.
Pandaman, firmava le sceneggiature che cambiavano quotidianamente, e Nami iniziava a sospettare che la diceria che correva sul set che il sopracitato sceneggiatore vivesse con una maschera da panda sempre indosso, fosse una precauzione per non essere riconosciuto al di fuori dell’ambiente di lavoro e venir massacrato dai colleghi.
Perché, lo ammetteva e le prudevano le mani al solo pensiero, cambiare una scena tre volte nel giro di una giornata lavorativa, meritava come minimo la punizione di un pestaggio di gruppo ad opera di quei poveri mal capitati che erano costretti a girare la scena fino alla forma definitiva designata dal vaporoso e maledetto Pandaman.
La sua unica salvezza era la protezione di Iva, che lo coccolava e proteggeva da ogni forma di stress rinchiudendolo nel suo studio a lavorare.
Un secondo mugugno di disperazione lasciò le labbra di Nami, che piegò il capo massaggiandosi le palpebre socchiuse.
Doveva trovare un modo per frenare quella circostanza che le avrebbe costato la nomea della sua carriera.
Non poteva permettere che ciò accadesse!
Non aveva lavorato tanto per tornare al punto di partenza, per ritrovarsi di nuovo messa a nudo su cartelloni pubblicitari, inserzioni giornalistiche o meme di internet!
Non l’avrebbe permesso, mai e poi mai, anche al costo di…
-Sai che assomigli a una vera mocciosa?-
Alzò di scatto il volto, infiammandosi e incenerendo con lo sguardo il troglodita dalla capigliatura verde al suo fianco, che nemmeno la degnava di uno sguardo mentre il truccatore lo spogliava della sua identità per vestirlo del protagonista maschile della pellicola.
-Tu…- riempì i polmoni, carica di frustrazione e bisognosa di scaricarsi.
-Continui a martoriarti le labbra- parlò lapidario Zoro, l’iride nera inclinata a guardarla di sfuggita ma con ferma serietà.
Nami sussultò, la mano portata alle labbra strette tra loro in un morso feroce.
Non se n’era nemmeno accorta, così persa dalle sue preoccupazioni da permettere la nervosismo di causarle quel lieve tic d’insicurezza.
Con nonchalance, scosse il capo ondeggiando i ricci ramati, il nasino sollevato con sufficienza e il totale controllo su di sé tornato in suo possesso.
-Mi stavo immedesimando nella scena- mentì, tamburellando le dita sulla sceneggiatura che le giaceva in grembo.
-A me sembrava più che ti stessi rivoltando lo stomaco dal nervoso, mordicchiandoti il labbro come una bambina- accennò un ghigno l’attore, gettando un’occhiata poi alla sua copia del copione.
Non l’aveva ancora aperto, risparmiandosi così la fatica di imparare le battute con fin troppo anticipo.
Era certo che, come i giorni precedenti, appena accesa la cinepresa sarebbe arrivato qualche galoppino di Iva con nuovi manoscritti con battute e situazioni totalmente o quasi diverse dall’originale memorizzato, mandando all’aria le ore di preparazione appena effettuate.
-Non sono affatto nervosa- lo rimbeccò Nami, attirando la sua attenzione –E se anche lo fossi ne avrei tutte le ragioni- si addossò meglio allo schienale della sedia, fissando il truccatore rovistare nella sua trousse.
-Ogni giorno studiamo una scena che viene totalmente ribaltata a pochi secondi dal ciak, i nostri agenti sono costretti a perlustrare il set per evitare fuoriuscite di notizie nemmeno fossero dei segugi, il cast è ridotto all’osso per evitare ciò…- alzò gli occhi al truccatore lasciandosi sfiorare il viso dal fondotinta -… per non parlare degli addetti e i tecnici, e le ore di lavoro sono infinite!- sbuffò riaprendo gli occhi e puntandoli su di lui –Dulcis in fundo, tu di notte russi e la trincea di cuscini che ci divide il letto non attutisce i tuoi movimenti da karaketeka!-
Mai che non fosse anche colpa sua il suo cattivo umore.
Averla in camera era una lotta continua, e tra turni in bagno scaglionati a timer e una barriera di cuscini imposta come linea del confine del letto, da non oltrepassare nemmeno in caso di morte, le liti non si contavano nemmeno più.
Erano arrivati a discutere per fino sulla temperatura interna della stanza.
In vado l’attore aveva chiesto a Franky di trovare un’altra stanza nell’Hotel scelto da Iva, dove poter sopravvivere a quel set, ma l’agente gli aveva confidato che non era nemmeno ammissibile una tale opzione: due stanze prenotate a nome degli Kamabakka’s Studios nello stesos Hotel avrebbero attirato l’attenzione di paparazzi e ladri di notizie.
Scenario da evitare come l’apocalisse, a sentire il sentimentale agente.
-Tsk! Ha parlato la bell’addormentata nel bosco: ieri notte mi hai tirato un calcio nel sonno e ho tutt’ora un ematoma- le rinfacciò Zoro, storcendo il profilo delle labbra.
-Tranquillo: non stavo dormendo!- gli tirò una linguaccia.
-Molto matura-
-Molto cretino-
-Mocciosa!-
-Troglodit…-
-Noch noch meinen Nachtigall, ich hör dich trapsen!!!*-
Nami scattò in piedi, un sorriso entusiasta e felice in volto, gli occhi sgranati e una pagliuzza di entusiasmo nell’iride nocciola.
Era la prima volta che la vedeva felice dal loro primo incontro, euforica quasi, e ne rimase stranamente colpito.
-Oh mio Dio, oh mio Dio!- la vide scartare la parrucchiera, correndogli dietro le spalle e costringendolo a voltarsi con la sedia girevole per vederla gettarsi a braccia aperte sulla figura appena apparsa sulla porta del camerino.
-Non posso credere che tu sia qui!- urlacchiò Nami, abbracciando l'alta figura dai riccioli biondi e liberi sulla schiena.
Zoro ne studiò la silhouette slanciata, stretta in strappati jeans di alta moda abbinata a una camiciola bianca, che illuminava la di per sé già pallida e lampante carnagione candida del biondone.
-Mein Stern!- parlò accigliato ancora in quella lingua che non riusciva ad afferrare, ma che sembrava capire appieno Nami -Wo sollte ich sonst sein?!-
-Ti credevo in turnéé con le sirene del Mermaid Café- rise la rossa, stringendolo ancora e staccandosi solamente quando le punte dei piedi iniziarono a farle male, nell’issarsi per colmare la differenza di statura -Non dovevi partire con loro Cavendish?-
Il biondo arricciò il naso, sputacchiò qualche insulto nella sua dura lingua e poi rise tornando a guardare la rossa.
-Übrigens- le prese una ciocca di rame e se l’arricciolò sull’indice -Dein Zirpen hat mich betäubt, als ich aus dem Flur kam...-
Nami storse il nasino e lo colpì con un pugnetto sullo sterno, strappando un ghigno a Zoro: se lo malmenava l’aveva come minimo presa in giro, e solo per quello già gli stava simpatico quel biondone d’oltralpe.
-Fai poco lo spiritoso, Cav!- lo rimbeccò -Se solo sapessi che cosa non mi tocca fare… e non mi hai ancora spiegato perchè sei qui!-
-Ein Moment, bitte!- sfarfallò le lunghe ciglia, ondeggiando la chioma principesca.
Fu solo allora, dando aria ai riccioli d’oro con movenze morbide e di prima donna, che notò Zoro.
-Und er?!?- sgranò gli occhi -Wer ist… oh-
Due passi zampettati e con un sorriso inquietante che però non scompose l’attore, il biondo Cav gli si piazzò davanti, esaminandolo.
-Wunderbar!!!- trillò eccitato - Ma buongiono mio caro!-
Se prima l’idiota straniero era incomprensibile, ora l’accento pesante era quasi peggio.
-Perdona me che no sono mi presentato- un lieve inchino, con braccio teso e l’altro al ventre -Cavendish Doppelgesicht, truccatore und hairstylist und single… verstehst du?-
Zoro si sporse con il busto oltre la bionda figura, ghignando a Nami.
-Amici sani di mente non ne hai?-
La rossa arricciò il nasino con finto fastidio, coprendo la distanza che la separava dai due, aggrappandosi possessiva al biondo.
-Lui è Cavendish- presentò il ragazzone, che si piegò in un cavalleresco inchino, stringendosi al fianco l’attrice -È il miglior truccatore del jetset-
-Oh, mein Stern: bitte!- si sistemò la chioma Cavendish -Dell’intero Welt!-
-... ed è molto modesto come vedi- rise la rossa, strappando un sorriso leggero anche a Zoro.
Com’è che sembrava perfino carina se non urlava come un’isterica perennemente sul punto di commettere un omicidio?
Il suo, per essere precisi.
-Ci siamo conosciuti sul set di un film, lui era il truccatore ufficiale e io una dei protagonisti- raccontò breve -E da allora è stato-
-Liebe!- trillò il biondo facendola ridere ancora -Un immenso und grande ammore!
-Amicizia- lo corresse bonaria -Mi ha insegnato la sua lingua ed io la mia-
-Anche se lei no parla ancora buono come me- conscesse un occhiolino a Zoro, che ridacchiò.
-Noto- annuì il verde tornando a guardare la ora raggiante e sorridente collega.
Davvero bastava così poco?
Perchè non era arrivato prima?
A saperlo...
Per calmare la capricciosa attrice non erano necessari calmanti in dose da elefanti, ma solo un biondone armato di trucchi e gaio in tutti i sensi.
-Sono così felice di averti qui- si strinse all’amico Nami, dondolando.
Finalmente un volto amico, un confidente, una persona con cui sfogarsi e che avrebbe capito.
Altro che il suo agente: lui sminuiva le sue paure e… e non era emotivo e plateale come Cav!
-Ma perchè sei qui?- tornò a chiedergli -Non eri in tourneè?-
-Und perdermi il colossal di diese secolo?!?- sgranò gli occhi il truccatore -Bist du Dumm oder was?-
Un’altra risata e un pizzicotto al biondo.
-A dire il verità- tornò a guardare Zoro- Un zerto Zimbe ha chiamato me und di una zerta triste Nami ha raccontato… Sa nulla du, liebe Zoro?-
L’occhiolino del biondo questa volta fu più complice del previsto e il verde annuì.
-Ho presente il soggetto- volse gli occhi a Nami, che gli abbozzò un sorriso.
Si, definirla triste era giusto. ma anche socntrosa e rabbiosa.
A ben pensarci, forse era stata un tantino insopportabile con il collega.
-Und so, ecco me qui!- mosse la chioma platinata con una mano -A servire und truccare und pettinare und ascoltare petegolezzen, alle für uns Nami- la baciò su una guancia, tirandogliela poi con due dita -Alle sottopagaten! Emporio Geizhals!-
Zoro rise, guardando il volto della rossa illuminarsi e abbracciare con calore l’amico, scambiando qualche parola nella dura lingua dagli strani accenti del truccatore.
Strano.
Sia il nuovo arrivato che il cambiamento della giovane.
Da nevrotica e scontrosa donna, che mutava in professionale attrice sul set, ora dietro la cinepresa vi era una persona totalmente diversa: sorridente, cordiale, dai gesti meni omicidi e luminosa.
Jinbe avrebbe dovuto chiamare prima quel strano soggetto, ma aveva rimediato in tempo.
A chissà quale colpa, solo Nami e il suo manager lo sapevano.
-... nto felice tu sia qui- era tornata a sedersi Nami, permettendo al truccatore di armeggiare con la sua chioma, schiafeggiando sui dorsi la precedente parrucchiera che aveva osato avvicinarsi e allungare una mano.
-Ich auch- prese una spazzola con dita esperte, pettinandola con fare abituale -Dressorosa mi rikorda le mie vakanze di acthzehn in… in…-
-In?- lo incalzò Zoro, divertito.
Era facile capire come Nami riuscisse a rilassarsi al fianco di quell’ambiguo capellone: con il suo strano accento, parlava, parlava e parlava di tutto riempiendole la mente e spazzolando via ogni sua preoccupazione.
-In… non ricordo me!- sbuffò -Ma! In kesta città c’è la stessa aria di chioia und leggherezza und pubblichità su tetti di case und… oh!- un colpo di spazzola all’aria, per cogliere un’improvvisa illuminazione -Nami!-
-Si Cav?- ridacchiò la rossa, guardando Zoro in un chiaro invito a divertirsi con quella Barbie versione parrucchiera.
-Sapessi was ich habe visto gestern in Tv!- saltellò eccitato -È un kalkosa che a du non piace ma che, wunderbar, intero mondo rincrazia per kuesto-
Gli occhi di Nami persero colore e aumentarono di grandezza nel sgranarsi e focalizzare il riflesso del suo amico, che la specchiera le regalava.
-Di cosa stai par-
-Ma delle tue rosa chippetten e della tua erste pubb… Oh! Mein Stern non è che kesto film und kuella pubblichità sind collegaten?-
La mano di Nami fu più lunga della lingua del biondo, che si ritrovò un paio di forbici ad abbracciare una delle sue ciocche dorate.
-Una parola ancora e dovrai dire addio alla tua chioma!- sibilò la rossa.
Zoro ruotò gli occhi al cielo: la strega era tornata.
La vacanza in Namilandia col Sorriso era stata breve. Troppo.
Sospirando, l’attore si alzò dalla sua postazione, ignorando i piagnistei del truccatore sul graziare la sua adorata capigliatura, portandosi a fermare la mano armata della collega.
-Zii buona, mein Stern! Bitte!-
-Dipende tutto da te Cav… zac zac!!!-
-Noooo! Bitte!-
-Andiamo- le prese il polso, deviando le forbici e guadagnando un’occhiataccia di Nami -Le riprese iniziano tra poco-
La ramata storse il nasino da Cleopatra, abbandonando la presa sull’arma occasionale, creandone una con le dita che aprì e chiuse a un soffio dal naso di Cavendish.
-Ti tengo d’occhio Doppelgesicht: o la lingua o la chioma!-
-Sei krudele!- piagnucolò il biondo, stringendo le ciocche dorate nei palmi -Zimbe aveva raghione: hai preso zu a kuore diese kosa! Kualziazi kosa zia!-
La linguaccia di Nami fu la degna risposta al piagnucolare capriccioso di Cavendish di cui Zoro era spettatore.
Ecco perchè andavano d’accordo: erano mocciosi entrambi.
Purtroppo per loro, lui non era una bambinaia e non era suo compito gestirli. Già era complicato sopportare la rossa, alla bionda poteva rinunciare.
Con passo deciso, Nami uscì dal camerino davanti a lui, inseguita dal truccatore che armeggiava con gli ultimi ritocchi prima della messa in azione delle cineprese.
Zoro li guardò bisticciare tra vocali con umlaut e minacce più o meno velate, mentre fard e fondotinta venivano stesi come carezze sul volto della rossa.
C’era del professionale nel loro rapporto, lo doveva ammettere, ma vi era anche una sana complicità che lo divertiva e affascinava.
Chissà cosa nascondevano quei due?
Soprattutto, cosa nascondeva Nami per portarla a promettere vendetta su una capigliatura cotonata e pagliericcia di un makeup artist chiacchierone e vagamente gaio?
Scosse il capo, buttando nel dimeticatoio le sue stesse domande e avviandosi verso il set, già pronto a continui cambi e riadattamenti della pellicola nell’arco della sola mattina.
Non osava pensare al pomeriggio.
Erano a pochi metri dai macchinari di ripresa, nel caos febbricitante del pre Ciak, quando una sobria ed elegante figura attraversò il set inseguendone una mastodontica e dal passo incazzato.
Con la sua elegante silhouette, Reiju rincorreva un tecnico del set, armato di cavi e chiavi meccaniche nelle mani, bestemmie e imprecazioni nella bocca.
Li superò marciando inferocito, la farfalla dal caschetto rosa alle calcagna, su cui Nami posò gli occhi carichi di elecubrazioni.
Se Ivan era irreperibili come il suo pupillo, perchè non attanagliare la fidata segretaria dell’impresario cinematografico per raggiungere il suo scopo?
Magari, lavorandola bene ai fianchi e mirando alla complicità femminile, avrebbe potuto ottenere un vantaggio per la sua causa.
Scartò Cavendish veloce, ripercorrendo i suoi passi e incrociandoli con quelli di Zoro, pronta a tallonare l’assistente.
-Reiju?- la chiamò cortese e decisa -Reiju devo parlarle!-
-Miss Cocoyashi al momento sono un pò presa, se potessimo rimandare- cercò di liquidarla, il rosso scaricatore di porto che non accennava a fermarsi -Mr Eustass! Mr Eustass gentilmente: sa bene che-
-No!- non mollò il passo Nami -È importante! È riguardo il film, il copione, dobbiamo asoslutamtne discutere del-
-Hai rotto il cazzo!-
No, ok, magari non era il momento più adatto per promuovere la sua causa.
Avrebbe aspettato un momento migliore.
Magari senza tecnici delle luci incazzati neri che urlavano.
-Porca troia! Ma siete laureai ad asfaltare cazzi qui?!-
E usavano gerghi molto colorati.
-Mein Gott: che linguaccio!- si coprì le orecchie Cavendish, occhiando poi Zoro e coprendo le sue -Non askoltare Liebe: fa male al tuo sex appeal!-
-Mr Eustass- sospirò pesantemente Reiju correndo sui tacchi dietro all'imponente addetto alle luci del set e ignorando il trio -La prego!-
-Quella frase funziona con me solo se sei nuda, a carponi sotto di me e con il fiato corto- buttò a terra il fascio di cavi, voltandosi a squadrare da capo a piedi l'assistente di Emporio -Per il resto dei casi me ne sbatto il cazzo: sei ore ci vogliono e sei ore impiegherò per sistemare l'impianto come cazzo dico io-
-Mr Eustass le riprese non possono bloccarsi per un lucernario mal funzionante- protestò educata la donna, imponendosi con dovuta eleganza contro lo scaricatore di porto-elettricista che aveva dinanzi.
-Sa bene quanto siano pressanti i tempi e bloccare il set per sei ore è impensabile- prese un respiro profondo, mettendo in coda alla sua lista di pensieri la presenza non necessaria a quella discussione degli attori protagonisti e del truccatore appena assunto su insistente richiesta di Mr SeaKnight.
Come se non avesse nulla di meglio a cui pensare se non ai truccatori del set!
-Gentilmente- riprovò -Trovi un modo per accelerare i lavori Mr Eustass, ne va della-
-Parliamoci chiaro bambolina- serrò la mascella il tecnico, i guanti sfilati e mal riposti a penzoloni in una tasca della tuta -Qui non c'è nessuno "Mr Eustass"- storse il naso di per sé già mal dritto -Mr Eustass è rimasto a casa a farsi fare un gran bel bocchino da Mrs Eustass: un deepthroat ad essere precisi, e- alzò la voce quando Reiju provò a interromperlo -Dato che non esiste nessuna Mrs Eustass e nessun gran servizietto, non esiste nemmeno nessun cazzo di Mr Eustass- si fece avanti di un passo, ghigno in faccia e occhi d'ambra ricolmi di straffottenza, oscurando con l'elevato fisico la figura sobria e diplomatica dell'assistente -Quindi o mi chiami Kidd o ti metti in ginocchio, bocca spalancata e labbra morbide e ti fai chiamare Mrs Eustass. Solo allora potrai chiamarmi Mr Eustass-
Il silenzio non ritardò a calare pesante e colmo di non troppo velate sfumature d'imbarazzo tra i presenti.
Cavendish fissava a occhi sgranati i due litiganti non sapendo bene se sperare in un ceffone da parte di miss Vinsmoke all'energumeno, con evidenti carenze affettive e sessuali, o in una risata isterica da parte della stessa ragazza. Zoro scrutava la scena con sopracciglio alzato e Nami attendeva l'epilogo del siparietto per poter provare un nuovo attacco all'assistente.
Passarono una manciata di secondi prima che Reiju liberasse un esile respiro e chiudesse gli occhi.
-Come desidera- annuì -Quindi può sistemare il problema in un paio d'ore... mr Kidd?-
Le risate mal trattenute di Cavendish e Nami vennero attutite dall'imprecazione a pieni polmoni del rosso.
-Cazzo! Lo fai apposta?! Sei ore cazzo, sei ore mi servono, Bambolina!- ruggì il rosso, ergendosi sulla donna -E che diamine è questo darmi del lei?!? Porco cazzo, piccola io-
-Mein Gott kualkuno si sacrifichi und faccia l’ammore con kuesto uomo! Non si recspira da kuanta tenziun sexual gibt es hier! Es ist inakzeptabel, ist… oh ok! Mi sakrifiko ich!-
La mano di Nami arpionò in tempo un ricciolo di Cavendish nel fermarlo dal suo sacrificio, il capo di Zoro oscillò sospirando.
Davvero, a lui bastava la rossa, che si riprendessero la bionda.
-Quindi- si portò vicino all’assistente e al tecnico, Nami, lasciando il truccatore a borbottare offeso per la censura ricevuta -Vi sono dei ritardi per le riprese?-
-Poche ore- le sorrise Reiju, cortese nonostante il crollo nervoso che minacciava di coglierla se avesse continuato a lavorare per Iva.
La rosa già lo sapeva.
anzi, lo aveva appuntato in agenda per il mese di marzo del duemila-chissà-quanto.
-Sei- masticò l’aria Kidd -Sette se ci siete voi bambocci in mezzo alle palle- addito Nami e Zoro.
-E se non ci fossimo?- colse la palla al balzo la rossa. Ecco la sua apertura!
Perfetto.
-Miss Cocoyashi cosa-
-Al tecnico delle luci serve il set vuoto- riassunse veloce Nami, guardando negli occhi color zaffiro Reiju -E a lei serve almeno un’ora di relax-
Il sorriso dell’attrice si fece suadente, malandrino quasi e Zoro fu certo che qualsiasi cosa avesse in mente sarebbe stata a suo egoistico favore.
Seppur le sue parole celassero il reale intento.
-Un massaggio alle spalle, una maschera facciale, oppure- gli occhi le zigzagarono al truccatore professionista, che cinguettava attorno a Zoro ignaro del sorriso diabolico dell’amica -Un paio d’ore sotto le abili cure di un makeup arstist dalla fama internazionale-
Entrambe le donne ruotarono gli occhi su Cavendish, intento a registrare le misure di Zoro mentalmente, che impiegò qualche secondo per avvertire lo sguardo delle due su di lui.
-Was?- domandò veloce -Kosa…-
-Cav, Reiju avrebbe bisogno delle tue cure- incalzò veloce Nami, ignorando l’occhiata azzurra che la chiamata in causa le concesse.
-Veramente non necessito di nulla se non che il set riprenda il suo operato entro un’ora-
-Sei ore- ganasciò Kidd, armeggiando a terra con cavi e aggeggi vari.
Con passo deciso Cavendish si avvicinò alla rosa, analizzandola con occhio critico ed emettendo mugugni di assenso.
-Ja, ja… gut… uhm… so…- le prese una ciocca tra le dita, facendo ruotare le iridi di zaffiro su di lui -Direi un impakko per kuesto biondo fragola und manikur und di zicuro krema gegen stress: mein Liebe da kuanto non dormi almeno acth Hur? Zolo dormire, per il zezzo… ah, io avere ghià capito tutten-
Il sospirò che uscì dalle labbra di Reiju fu pesante quanto i fasci elettrici trasportati da Kidd.
-Mr Kidd- trattenne la disperazione nella voce, ricevendo in risposta un grugnito -Tre ore?-
-Cinque- concesse quello.
-Tre e mezza?-
-Quattro e voglio fuori dal set anche questa barbie che mi sta fissando chiappe: ti vedo arriccia peli in culo-
-Colto me in flagrante ja! Ma lo fachievo für du, mein bocciolo di rotten Rose-
-Perfetto!- battè le mani Nami.
Gli occhi le luccicavano di vittoria e il sorriso felino non celava la sua grondante felicità.
-Il tecnico sistemerà il lucernario, lei si riposerà e Cavendish sarà impegnato in modo da non ostacolare la rimessa in opera del set- sostenne lo sguardo di Reiju, solenne e decisa -Siamo tutti felici così no?-
Ennesimo sospiro, di sollievo, in cui l’assistente si permise di chiudere gli occhi.
-Quattro ore a partire da ora- annuì guardando il volto trionfante di Nami -E sappia che so bene che mi costerà caro questa sua premura nei miei confronti-
-Ovviamente- rise la rossa -Ma non parliamone ora-
-Ja! Ora noi andare und sistemare te!- prese per le spalle Reiju il makeup artist, marciando verso i camerini -Auf Wiedersehen mein Stern. Bye Bye Zoro Liebe! Gut arbeit mein fokoso Rotten!-
-Crepa! Lasciatemi lavorare! Fuori dai coglioni anche voi due bamboccioni!-
Zoro aveva rinunciato in partenza a capire cosa stesse architettando Nami, ma non vi vedeva nulla di male in quattro ore libere dal lavoro.
Si stava già incamminando verso l’uscita degli studios, quando la voce di Reiju lo richiamò.
-Miss Cocoyashi le affido mr Roronoa: il signor CuttyFlam ha accennato a problemi di orientamento-
Gli occhi nocciola si specchiarono in quelli d’ebano.
Ah, quattro ore con la mocciosa? Ecco che appariva il male della faccenda.
E Nami doveva saperlo che dietro ogni buon affare c’è una clausola truffaldina.
Quel film ne era la prova.
-Uff e va bene!- lo prese per un polso e lo strattonò dietro di lei, scendendo a patti con se stessa.
Il suo piano non poteva di certo fermarsi perché doveva badare al suo collega scemo.
-Andiamo, e cerca di essermi utile questa volta- lo portò fuori dal set.












*Noch noch meinen Nachtigall, ich hör dich trapsen!!!
È un modo di dire tedesco, letteralmente si traduce con “Di più di più mio usignolo, ti sento in trappola”. Nella traduzione perde un pò del suo fascino.
Deriva da un’usanza dei cacciatori della baviera, che cacciavano usignoli per usarli come esca per i simili. Si è evoluta poi per indicare una persona che è costretta a fare un qualcosa di negativo per sè stesso nonostante non ne abbia voglia, molto simile al nostro “Fare buon viso a cattivo gioco” ma è una traslazione troppo generica.
Da questa frase comunque prende il titolo la storia “Noch noch, are you ready to play your role?”

 
   
 
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