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Autore: Aqua Keta    30/09/2019    12 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La finestra accostata.
La tenda ondeggiò leggermente per la brezza mentre fuori la pioggia cadeva ticchettando sul davanzale. 
Oscar aprì gli occhi: rimase a fissare il soffitto per qualche istante poi volse lo sguardo per scrutare il cielo oltre i vetri bagnati.
Che sensazione giacere ancora nel letto a quell’ora. Solitamente aveva già raggiunto i suoi soldati…
Ma quel giorno….quel giorno no. 
Era rimasta a casa….si, aveva stranamente seguito il consiglio del Colonnello d’Agoult -“Perdonate Comandante …ultimamente vi vedo molto affaticata e particolarmente pallida.”
“Posso rassicurarvi che non è nulla di che….un po’ di malessere passeggero”- sorrise.
“…ascoltate…probabilmente siete ancora all’inizio. ..ma la vostra malattia è alquanto evidente davanti ad uno che sa bene di cosa si tratti” - gli si riempirono gli occhi di lacrime - “Qui non c’è bisogno della vostra presenza al momento. …un po’ di riposo non potrà che giovarvi “
Aveva fissato a lungo quegli occhi scuri mentre lucidi la supplicavano di prendersi cura di se’.
“Madamigella, la vostra situazione  attuale mi preoccupa e non poco”-  le aveva detto il medico mentre dopo una visita si infilava la giacca dell’uniforme.
“Siate esplicito e ditemi esattamente quali sono le mie reali condizioni”
 “Avete assoluto bisogno di riposo, aria buona ed un’alimentazione corretta e completa”- le aveva spiegato prescrivendole qualcosa su un foglietto.
“Se seguirete le mie indicazioni le possibilità di miglioramento sono concrete . Al momento siete allo stato iniziale. Vi chiedo di ascoltami. “
Sulla porta prima di salutare si era fermata: “Dottore, ….Vi prego di non farne cenno con alcuno …preferirei che questo incontro rimanesse confidenziale “
“Farò come desiderate “-  l’aveva rassicurata.  
Sospirò. Richiuse gli occhi e sprofondò in mille altri pensieri.
La pioggia cadeva incessante.
“Madamigella sapeste come mi sento sola”- le aveva confidato la regina Maria Antonietta –“ogni volta che mi reco a Parigi vengo accolta da un silenzio glaciale. Sapete, la scorsa settimana recandomi al Theatre Des Italiens ho trovato nel palco affisso un foglietto dove qualcuno con parole terribili minacciava la famiglia reale indicandoci come tiranni”- aveva affondato il viso pieno di lacrime tra le mani –“Oscar….credete veramente che io sia una tiranna?”
Lei aveva taciuto, si era limitata a socchiudere gli occhi ed abbassare lo sguardo.
“Come se non bastasse la volta successiva al teatro di Versailles ancora prima che avesse inizio l’opera sono stata fischiata …come mi sono sentita detestata….possibile che mi vengano attribuiti tutti i mali della situazione attuale? Una volta il popolo mi amava…”
Già. ..quei giorni di festeggiamenti in cui le folle esultando correvano per vedere l’arrivo della futura sovrana di Francia.
“Persino a corte devo sempre essere sulla difensiva, non sono più libera di parlare come in passato. Ogni discorso o parola deve essere dosato e ponderato perché c’è continuamente il rischio che venga discusso o travisato”
In effetti anche la cerchia più stretta cominciava ad essere ostile nei confronti della Regina, glielo aveva potuto confermare sua madre che oltre ad aver chiesto il permesso di essere sostituita quale dama di compagnia aveva ridotto di molto le sue apparizioni a corte.
Eppure lei la riteneva una madre eccezionale. Nonostante tutto al primo posto erano sempre venuti i suoi figli. Quanta sofferenza aveva visto in lei nei giorni in cui il Delfino si stava spegnendo lentamente. Ogni giorno si era recata al Meudon dove era stato trasferito perché  i medici ritenevano che l’aria fosse migliore di Versailles…fino a quel 4 giugno quando in lacrime al suo capezzale lo aveva visto esalare l’ultimo respiro.
“Quante notti insonni trascorro e l’unico pensiero è il mio Joseph! Non doveva morire così giovane. E come si può non assistere ai funerali del proprio figlio per via dell’etichetta reale?”
Certo non aveva considerato che le finanze del paese erano già in condizioni talmente critiche da dover vendere l’argenteria di palazzo per poter pagare le esequie del piccolo. Nemmeno in quell’occasione si era però resa conto che il regno soffriva enormemente per la situazione economica.
I suoi pensieri si spostarono ad Andre’….
Gli anni della fanciullezza trascorsi l’uno accanto all’altra spensieratamente: i giochi,  le sfide,  le cavalcate…le lotte, le tacche dell’altezza incise sul legno nelle stalle, i dispetti…Era felice di essere cresciuta accanto ad una figura maschile piuttosto che con una qualsiasi sciocca ragazzina. Poi l’adolescenza con le prime responsabilità li avevano fatti crescere e maturare velocemente. ..e tutto era cambiato.
Andre’ …che nei momenti del bisogno c’era sempre stato …che le aveva confessato tutto il suo amore celato per tanto tempo nel suo cuore…
Ad occhi chiusi rivide tutta la scena….lo schiaffo, lui che l’afferrava per i polsi, il bacio….la prima volta che si era permesso un gesto nei suoi confronti così violento tanto che aveva sinceramente provato paura…il primo uomo che si era permesso di baciarla… che pur di continuare a starle accanto si era arruolato nei Soldati della Guardia. 
No, non l’aveva odiato, non poteva, in fondo gli voleva bene…era come un fratello…non poteva proprio!
Sinceramente aveva provato una sorta di fastidio rivederlo tra i soldati…lei aveva finalmente preso la decisione di vivere come un uomo, quindi la sua presenza stonava all’interno del suo nuovo progetto.
Eppure dentro di lei aveva provato una sorta di terremoto nei sentimenti quando aveva affrontato suo padre offrendo persino la sua vita per lei...
Sospirò nuovamente….in quante occasioni era intervenuto in suo aiuto, l’aveva tolta da situazioni complicate…si, c’era sempre stato!
E Girodelle? Victor Clement de Girodelle : mai e poi mai si sarebbe aspettata che un giorno avrebbe potuto chiedere la sua mano. E pensare che suo padre sarebbe stato anche d’accordo a quel matrimonio.
Sogghignò ripensando a quel giorno in cui si era battuta con lui per la designazione a Capitano della Guardia Reale. Era stato il tenente sotto il suo comando fino al giorno in cui si era dimessa per passare ai Soldati della Guardia e l’aveva succeduta. Di lui l’aveva sempre colpita la sua classe, i suoi modi raffinati in ogni occasione, la cura dei particolare nel vestire e porsi di fronte agli altri. Indubbiamente era un nobile in tutti i sensi e lei lo ammirava moltissimo.
….Fersen ..il suo amore! 
Sbuffò.
No, non era il suo amore….aveva creduto…..aveva sperato.
Quando cominciò  a venire a corte aveva fatto scalpore con la sua splendida uniforme dalla casacca bianca che Gustavo III sovrano di Svezia aveva imposto a tutti i suoi ufficiali. Affascinante come nessun altro per via della preferenza e stima accordatagli dalla regina era divenuto l’uomo più famoso a corte. E non solo per quello. Era riuscito a conquistare in breve il cuore della sua sovrana tanto che lei era divenuta incapace di dominare la sua agitazione in sua presenza. Poi la relazione era divenuta di dominio pubblico…ed anche sua maestà  lo avara compreso…ma probabilmente aveva lasciato correre…considerando che dopo poco se n’era andato a combattere in America.
E quando era tornato aveva capito di amarlo: si, in quell’occasione aveva ceduto alla leggerezza di ogni giovane fanciulla: l’abito ideale, l’atmosfera da sogno…un ballo magico. Le parve di sentire ancora il braccio del Conte cingerle la vita, i suoi occhi, il suo respiro, la sua voce suadente …ed era fuggita quando le aveva confidato di considerarla il “suo miglior amico”…parole che le avevano trafitto il cuore.
Non era tornato per lei ma per la regina…che stupida illusione era stata la sua!
E poi lui l’aveva riconosciuta…e quella sera tutto era precipitato; si, l’amore era indubbiamente solo una lunga e lenta agonia!
Tutto si era dissolto.
Le parole di Fersen echeggiarono nella sua mente.
Sollevò il lenzuolo e si volse su di un fianco: sentì una lacrima solcarle il viso.
Il silenzio della stanza fu improvvisamente spezzato da un colpo di tosse.
Poi un altro …ed un altro ancora….
Sedette sul bordo del letto cercando di prendere aria; portò il lenzuolo alla bocca…smise di tossire.
Tentennò nel cercare di vedere…una piccola chiazza rossa c’era!
Rabbrividì …forse per l’aria fresca …forse per ciò che aveva visto.
Se gli eventi non fossero stati tali da impedirglielo se ne sarebbe andata via…lontano…magari nella tenuta di famiglia in Normandia; là sicuramente l’aria di mare le avrebbe fatto bene, lontano dalla situazione tragica di Parigi, lontana da quel quotidiano. ..lontano da Fersen,….lontano da Andre’.
“Oscar cosa ti passa per la testa? Stai solo fuggendo dalle tue responsabilità” - affondò  il viso tra le mani.
“Ti comporti come una donna qualunque!”
Rimase immobile in silenzio…sollevò appena lo sguardo.
“Oscar…ma tu sei una donna!”- le sussurrò una voce dentro.
“Basta” si alzò “basta!” - fece per scacciare il pensiero scuotendo il capo.
Si vestì velocemente. Aprì di scatto la porta, doveva uscire da quella stanza, le sembrava di impazzire.
Fece per scendere le scale quando udì la voce di Alain:
“Comandante, comandante!” – entrò trafelato. 
Scattò  sull’attenti mentre l’uniforme gocciolava vistosamente sul pavimento….il tono affannato:
“…è arrivato l’ordine! “
Quelle parole fecero tornare Oscar alla realtà. 
Al suo fianco percepì la presenza di André. Si volse verso di lui ed incrociò il verde immenso e profondo dei suoi occhi….le mancò il respiro e per un attimo si perse in essi quasi ammaliata.
“Che diamine!” - dentro fu un turbinio di sensazioni. Che cosa le stava succedendo? 
Strizzò gli occhi per cancellare quel groviglio di pensieri e visioni. 
“Grazie Alain, ci vediamo domattina al comando!”- non era sicuramente il momento per perdersi in sciocchezze del genere.
“Agli ordini Comandante!”- salutò sull’attenti e battendo i tacchi.
Poi tralasciando momentaneamente il protocollo: “….Oscar…non vedo nulla di buono!”- sfilò  il berretto e lo scrollò dall’acqua.  Sollevò il capo -“….io credo…”- tentennò – “…se interverremo affiancando gli altri eserciti in città cercando di soffocare la rivolta popolare sarà un vero e proprio massacro….”
“Cosa vorresti dire con questo?” – chiese lei esterrefatta da quelle considerazioni.
La fissò –“….io credo che alla fine …la gente travolgerà e non sarà travolta….e sarà la rivoluzione “
Oscar sgranò gli occhi e mormorò –“…la rivoluzione”. 
I tempi oramai erano maturi per una sommossa generale del popolo. La fame, la miseria, l’odio verso la famiglia reale e la nobiltà in generale era dunque all’apice.  
Nessuno ebbe il coraggio o la voglia di aggiungere altro.
Alain lanciò un ultimo sguardo ad Oscar e Andre’ e in silenzio lasciò il palazzo.

Il sole faceva capolino tra gli alberi del viale e nonostante in mattinata fosse piovuto, il caldo di luglio si faceva sentire.
Le rondini volavano alte e riempivano il cielo con il loro garrire. 
André vuotò il secchio: aveva oramai terminato di strigliare i cavalli; si passò il dorso di una mano sulla fronte per asciugare il sudore e fece una tenera carezza ad Alexander e Cesar.
Prese  la camicia e fece per infilarla. 
“André! “
Si volse e rimase con l’indumento tra le mani.
“Generale!”- si rivestì velocemente con un po’ di imbarazzo –“..mi scusi Generale” – e cercò di ricomporsi.  
L’Uomo nemmeno ci fece caso, si avvicinò con un fare affranto, gli appoggiò le mani sulle spalle.
“André. ..so bene di essere sempre stato molto autoritario nei tuoi confronti…ma vedi…la mia posizione. ..il mio carattere…”
Il giovane lo fissò, non riusciva decisamente a seguirlo.
Abbassò lo sguardo -“Ecco…vedi non ti ho mai ringraziato abbastanza per tutto quello che hai fatto in questi anni, per noi….e soprattutto per Oscar”
“Ma Signore…” – cercò di interromperlo.
Gli fece cenno di tacere: le braccia gli scivolarono lungo i fianchi –“Sei sempre stato un valido supporto sotto ogni aspetto, hai sempre svolto in maniera impeccabile il tuo lavoro ed hai sempre compreso pienamente quale fosse il tuo ruolo”.
André non riusciva a capire il perché di un discorso del genere ed esattamente dove volesse arrivare in conclusione.
Qualche momento di silenzio poi l’uomo proseguì –“ Sono a conoscenza che per voi sono giunti ordini” – accarezzò Cesar. Poi si guardò attorno –“ …ma Oscar?”-
“Credo sia uscita a piedi. ..non mi ha detto nulla!”- rispose André.
L’Uomo si volse girandogli le spalle.
“André….non so’ cosa succederà domani…e nei giorni avvenire. La mia più grande preoccupazione in questo momento è per la mia famiglia, per Nanny, per te…per Oscar”.
Si portò una mano sugli occhi lucidi e la voce si fece roca –“A distanza di anni mi rendo conto solo ora di aver commesso il più grande errore della mia vita….mia figlia sarebbe dovuta crescere come tutte le altre ragazze…i begli abiti, i ricevimenti, i balli a corte…tutto  con più leggerezza…meno responsabilità vivendo pienamente il suo essere donna,  imparando a conoscere anche le gioie dell’amore”
André ascoltava in silenzio sbalordito : osservava quest’uomo burbero, rigido far emergere ora tutto il suo lato umano …e soprattutto di padre. 
“Conosco quali siano stati i sentimenti di Oscar nei confronti del Conte Fersen….”
Il giovane strinse i pugni con rabbia.
“….ma conosco bene anche i tuoi sentimenti nei confronti di mia figlia…so quanto la ami….me lo hai fatto comprendere bene un po’ di tempo fa se non sbaglio”.
André sentì le lacrime salire agli occhi: forse solo Dio sapeva veramente quanto grande e profondo fosse l’amore che provava per lei e il dolore che gli stringeva il cuore per non essere contraccambiato.
“Se non fosse una questione di ceto sociale…io…avrei potuto dare il benestare ad una vostra eventuale unione”
André  sbarrò gli occhi.
“….ma che diamine!” – esclamò – “…forse è una pazzia….io…io vorrei che lasciasse i Soldati della Guardia…che vivesse da donna….potrei…Dio, forse sono impazzito…ma potrei anche accettare di concederti la sua mano…”.
André era letteralmente sbalordito,  non riusciva a credere alle sue orecchie…il Generale che accondiscendeva ad un suo matrimonio con Oscar? Veramente gli aveva dato di volta il cervello? Cosa mai poteva aver fatto cambiare improvvisamente quell’uomo da parlargli in quella maniera?
“Certo ci sarebbero delle conseguenze…ma a tutto si potrebbe far fronte… la mia posizione, il nome  e….beh la buona considerazione della famiglia reale nei miei e nostri confronti…!”- ragionava  gesticolando – “….forse…forse tu potresti parlarle e convincerla….tu sei l’unica persona in grado di…”
André  abbassò gli occhi e lo interruppe – “No Generale….Oscar non mi ascolterebbe…in alcun caso!”
“Possibile? Lo ha sempre fatto…ha sempre seguito i tuoi consigli…i tuoi suggerimenti e…”
“Forse un tempo”- rispose a malincuore.
Il Generale scrutò il cielo limpido che si tingeva dei colori crepuscolari come cercasse in esso sollievo a quei pensieri che gli pesavano sul cuore come macigni.
“Questa sera allora le parlerò!”- poi si rivolse al giovane –“Spero che domani non vi accada nulla…..se ne verremo fuori vivi da tutto questo potremo pensare ad una vita migliore. ..ne sono certo”- l’uomo batté una mano sulla spalla di André come volesse rassicurare ed incoraggiare entrambi – “In bocca al lupo ragazzo mio…noi…noi ci rivedremo! “.
André fissò l’uomo allontanarsi incredulo ed allo stesso tempo impressionato da quella conversazione.
Tutto, veramente tutto era cambiato e stava cambiando velocemente. 
Raccolse gli stracci, le spazzole e si volse per posarli nel secchio quando si accorse della presenza di Oscar.
Ferma, immobile,  una mano appoggiata alla porta della stalla, lo sguardo serio.
In uniforme era di una bellezza unica ma senza, così semplicemente vestita….i pantaloni mettevano in risalto le sue forme di donna , la camicia morbida…i suoi splendidi capelli.
Incontrò i suoi occhi .
Avrebbe voluto gridarle ancora tutto il suo amore e stringerla, forte tra le sue braccia….
Lei si mosse verso di lui. André si diresse verso la stalla e le passò accanto.
Sentì il suo profumo avvolgerlo ed andò  quasi in visibilio: immagino ’di afferrarla e portarla a sé, affondare le mani tra i suoi capelli ed assaporare le sue labbra con tutta la passione che sentiva bruciargli dentro, il suo corpo contro di lui e sentirsi dire che anche lei lo desiderava –“André  ricomponiti”- pensò.
Oscar fu attraversata da un brivido: -“Cosa mi succede?-“ pensò dentro di sé. Gli occhi verdi di Andre’ la fissavano ed improvvisamente si sentì persa, le gambe quasi le cedettero. Deglutì. Non era da lei. Fece fatica a ridimensionare. 
André intuì che lei era lì, anche prima e aveva assistito a tutta la conversazione. 
“Non ti preoccupare”- le disse entrando nella stalla per ultimare il suo lavoro.
Ecco..si. ..le bastarono quelle poche parole per sentirsi già più tranquilla: sapeva che André non le avrebbe fatto cenno di nulla nonostante sapesse. Allungò una mano. 
Lui la sentì prendergli delicatamente il braccio: si volse. 
“Sellami Cesar” – lo pregò.
“Dove vai?”- chiese.
“Devo parlare con una persona”” – rispose.
“Vengo con te”- si offrì lui.
“No, non c’è bisogno, vado sola”.
“Le strade di Parigi non sono sicure in questi giorni”- aggiunse.
Ma lei insistette –“Non ho bisogno,  grazie”.
“Oscar…non ti lascio andare sola”
“Ti ho detto che non ho bisogno” – lo fulminò alzando il tono della voce.
André tacque…non riusciva a capire. Dove doveva andare?  Le pensò tutte: doveva vedere la Regina, Fersen…ma no,  non poteva essere! Allora? Chi doveva incontrare?
Sellò in silenzio Cesar. La vide poi allontanarsi al galoppo senza aggiungere una parola.
Perché?  Cosa doveva fare di cosi misterioso?  Chi? Chi doveva vedere?
No, non poteva lasciarla andare sola –“Al diavolo!” – esclamò.
Col suo cavallo raggiunse il cortile: “Nonna, non attenderci per l’ora di cena” – gridò  alla donna sulla porta delle cucine. E spronato Alexander seguì  Oscar.






   
 
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