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Autore: Annie Brock    30/09/2019    1 recensioni
«Alla festa di Chaz e Morello hai preteso che ti lasciassi da sola perché volevi a tutti i costi che rimanessi in compagnia di Aleksandar solo per soddisfare le tue fantasie da fujoshi, non hai fatto altro che mandarmi messaggi subliminali per tutta la serata mentre ti scolavi una birra dietro l'altra fino a ritrovarti completamente ubriaca per poi dichiararti a Helena nel modo più imbarazzante possibile. Per di più, ora pretendi pure che ti accompagni da lei per cosa, precisamente? Per vederti fare un'altra gaffe o scappare a gambe levate appena la vedrai? Perché, Agnes, fai tanto la spavalda quando si tratta degli altri, ma quando si tratta di te non riesci mai ad affrontare nulla e ti chiudi in te stessa».
[Anges/Helena & Andrei/Aleksandar]
[Scritta il 15-02-2019 per il compleanno di Nao Yoshikawa]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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OS Nao
You are my cinema, I could watch you forever

Dedicata a Nao Yoshikawa






Helena era consapevole che quel lunedì mattina sarebbe stato diverso rispetto a tutti gli altri.
Il fatto era che non riusciva nemmeno a fare finta di nulla perché qualcuno non faceva altro che osservarla con smisurata apprensione.

«Aleksandar, la situazione non migliora se mi guardi in quel modo».
«Scusa…»
Helena sospirò, estraendo il voluminoso libro di Storia Contemporanea dallo zaino.
Frattanto, cercava di non dare peso allo sguardo del suo amico che la guardava preoccupato.

«Posso assicurarti che da sobria è una persona normale, più o meno» disse lui mentre prendeva posto.
Helena si voltò nella sua direzione con un cipiglio inarcato. «Me lo auguro» proferì lapidaria, senza però riuscire tenere a bada il rossore che andava gradualmente ad imporporarle le guance.

Aleksandar deglutì a fatica, prima di porle una domanda: «Ti piace?»
Sgranò gli occhi, rimanendo completamente spiazzata.
Chi era costui? Cosa ne aveva fatto del timido e impacciato Aleksandar che mai, mai, mai aveva posto domande tanto secche e dirette?

«Io… ecco…» cominciò a farfugliare imbarazzata arricciandosi una ciocca di capelli biondi tra le dita, «È stato tutto così improvviso che–»
Il suono della campanella la salvò da uno svenimento.
Tirando un sospiro di sollievo, tornò a sedersi composta e a tentare di concentrarsi sulla lezione appena iniziata.



***



«Ero davvero così ubriaca?»
«Ti sei parata davanti a lei dicendole che un giorno l'avresti sposata, hai iniziato a cantare una canzone con un inglese improponibile e subito dopo l'hai baciata».

Agnes rimase a bocca semiaperta per un po', mentre Andrei la guardava esasperato.
Poi, sfoggiando un sorriso innocente, prese in mano il joystick. «Partitina?»
Andrei alzò gli occhi al cielo. «Sei incredibile e no, non prenderlo come un complimento».

A metà partita, quando già stava vergognosamente perdendo, Agnes decise di giocarsi la sua ultima carta: «Comunque, tu e Aleksandar eravate meravigliosi. Più che il compleanno di Chaz e Morello, mi sembrava la festa del vostro fidanzamento».
Vinse la partita solo perché il joystick sfuggì dalle mani di un imbarazzatissimo Andrei il quale, dopo aver imprecato ad alta voce, uscì dal seminterrato per fumare una sigaretta.



~



«Andrei, perché siamo qui?»
«Perché anche oggi abbiamo deciso di saltare le lezioni».
«Fin qui c'ero arrivata anche io! Intendevo: perché siamo qui e non siamo ancora entrati in azione?»

Andrei alzò lo sguardo dagli spaghetti istantanei che stava mangiando e sul suo volto si dipinse il disappunto più puro.
«Agnes, scordatelo» rispose con tono fermo. «Se vuoi andare bene, non ti fermerò. Ma non immischiarmi nelle tue questioni di cuore».
«Eh?!» urlò lei, alzandosi dal divano e avvicinandosi al tavolo dove sedeva il ragazzo con grandi falcate. «Non mi puoi abbandonare in questo modo! Lo sai che se non ho un sostegno morale vado nel panico!»

Fulmini e saette esplosero negli occhi neri di Andrei il quale, alzandosi di scatto dalla sedia, puntò un dito contro Agnes, che pensò bene di indietreggiare fin da subito.
«Ascoltami bene, tu» sibilò a denti stretti e lei lo sapeva, sapeva bene che quando Andrei rispondeva in modo apparentemente tanto tranquillo sicuramente ci sarebbe andato giù pesante. «Alla festa di Chaz e Morello hai preteso che ti lasciassi da sola perché volevi a tutti i costi che rimanessi in compagnia di Aleksandar solo per soddisfare le tue fantasie da fujoshi, non hai fatto altro che mandarmi messaggi subliminali per tutta la serata mentre ti scolavi una birra dietro l'altra fino a ritrovarti completamente ubriaca per poi dichiararti a Helena nel modo più imbarazzante possibile. Per di più, ora pretendi pure che ti accompagni da lei per cosa, precisamente? Per vederti fare un'altra gaffe o scappare a gambe levate appena la vedrai? Perché, Agnes, fai tanto la spavalda quando si tratta degli altri, ma quando si tratta di te non riesci mai ad affrontare nulla e ti chiudi in te stessa».

Nel vomitare tutte quelle parole senza mai fermarsi, Andrei l'aveva fatta indietreggiare talmente tanto che alla fine Agnes si era ritrovata nuovamente seduta sul divano nello stesso identico posto di prima.
Il silenzio regnò per diversi secondi prima che lei rispondesse, senza minimamente prendere in considerazione tutto ciò che Andrei le aveva detto.
«Mi stupisce il fatto che tu riesca a mangiare spaghetti istantanei alle nove del mattino. Ad ogni modo, Helena frequenta la stessa classe di Aleksandar» disse, sul volto un'espressione fin troppo rilassata, quella che modellava il suo viso ogni qualvolta che sentiva di avere la vittoria in pugno. «Quindi è molto probabile che incontreremo anche lui quando usciranno dall'edificio scolastico».

Andrei impietrì sul posto, il dito sempre puntato verso Agnes e il volto pericolosamente vicino al suo.
La fissò per qualche istante spostando lentamente il dito verso l'alto, aprendo più volte la bocca senza dire nulla.
Agnes riuscì quasi ad osservare le rotelle nella sua testa mettersi in moto per rielaborare ciò che gli aveva detto.
«Effettivamente non è una cattiva idea» decretò il suo verdetto voltandosi, l'indice puntato sempre verso il soffitto.
E Agnes non poté fare a meno di esultare interiormente.



***



Quel giorno d'inverno, il Sole pareva più una massa di ghiaccio che un'immensa palla infuocata.
Era talmente pallido che rischiava quasi di sbiadire in mezzo al cielo, disperdendosi chissà dove.

Con le mani in tasca e una sigaretta alle labbra, Andrei osservava Agnes camminare decisa davanti a lui, una fermezza che, ne era sicuro, sarebbe scemata tutta in una volta non appena Helena si fosse palesata davanti a lei.
Non era pessimista, né nutriva poca fiducia nei confronti della sua migliore amica; semplicemente, conosceva Agnes da una vita e sapeva quale comportamento adottava in situazioni del genere.

«Agnes» la chiamò, buttando fuori il fumo dal naso, «siamo all'ultimo anno e stiamo perdendo un sacco di ore di lezione. Mi sa che questa volta non ce la caveremo».
Spesso e volentieri tra i due accadeva che, mentre si pensava ad una cosa, se ne diceva un'altra.
«Mh, probabile» rispose lei, che quasi scompariva nella sua felpa nera.


Quando giunsero davanti l'imponente edificio scolastico, Andrei dovette trattenere Agnes tirandola per il cappuccio.
«Guarda che le lezioni non sono ancora terminate» la informò lievemente seccato. «Dopotutto sono solo le dieci, dobbiamo aspettare ancora tre ore».
«Cazzo!» imprecò lei battendo forte un piede a terra. «Non ci avevo pensato! È tutta colpa tua!»
«Che?!»
«Devi smetterla di mangiare gli spaghetti istantanei ad orari improponibili!»



***



Helena era solita osservare oltre il vetro della finestra quando la risposta ad una domanda scritta le sfuggiva.
Le bastava osservare la staticità del paesaggio cittadino al di là di quelle quattro mura e la risposta le si materializzava davanti agli occhi nel giro di qualche minuto.
Quella mattina, però, rischiò seriamente di consegnare il compito incompleto, dato che quando guardò oltre il vetro si ritrovò ad osservare Andrei che tirava Agnes per il cappuccio della felpa e il suo cuore mancò un battito.
Si sarebbe voluta voltare in direzione di Aleksandar e raccontargli di ciò che aveva visto, ma erano nel pieno di un test e il ragazzo era troppo concentrato a rispondere alle domande per badare a lei.

Agnes era lì, a pochi metri di distanza da dove si trovava.
Era venuta per lei? Era venuta per parlare, per chiarire l'equivoco accaduto alla festa di Chaz e Morello?
Inizialmente era rimasta talmente sconvolta da ciò che era accaduto che le sue scuse le pretendeva, eccome se le pretendeva.
Eppure, dopo la domanda che le aveva posto Aleksandar neanche due ore prima, il dubbio si era insinuato in lei al punto tale da mandarla nel pallone.
Voleva davvero che Agnes si scusasse per ciò che era accaduto?
Rimase talmente assorta nei suoi pensieri per i restanti venti minuti, da non accorgersi che il tempo a disposizione per il test era quasi terminato.

«Spicciati a copiare prima che ci scopra o peggio, prima che la campanella suoni…!»
Si voltò di scatto e vide Aleksandar avvicinare il foglio al limitare del suo banco. Notando quanto fosse rimasta indietro, si affrettò a rispondere alle ultime domande.
Se avesse preso un bel voto, avrebbe costruito un monumento in onore di Aleksandar.


Le restanti tre ore sembravano non passare mai.
Helena era talmente inglobata nei suoi pensieri che si dimenticò di avvisare Aleksandar e, senza rendersene conto, si ritrovò a prendere pochissimi appunti durante le lezioni successive.
Spesso e volentieri osservava oltre il vetro della finestra e ogni volta il suo cuore sussultava: Agnes e Andrei erano sempre lì, intenti a parlare di chissà quale cosa, spostandosi di pochissimi centimetri dalla loro postazione.
Ora ne era certa: se Agnes se ne fosse andata prima della fine delle lezioni, ci sarebbe rimasta davvero male.
Per Andrei… beh, a lui ci avrebbe pensato Aleksandar.



***



«Quando finiranno queste benedette lezioni?»
«Quando suonerà la campanella».
«E quando suonerà la campanella?»
«Quando finiranno queste benedette lezioni».

Era uno scambio di battute che andava avanti ormai da un po'.
Agnes poneva sempre le stesse domande e Andrei le rispondeva sempre allo stesso modo.
L'attesa si era fatta snervante. Si era ormai stancata di calciare i sassolini che trovava per terra, si era stancata di importunare Andrei con domande scomode e si era stancata di cercare di coglierlo di sorpresa per rubargli il pacchetto di sigarette che teneva nella tasca della felpa.
Nemmeno la musica era riuscita a lenire quegli asfissianti centottanta minuti di attesa.

Quando finalmente l'ultima campanella della giornata suonò e il portone principale si aprì, vide tutti gli studenti uscire quasi a rallentatore accompagnati da un coro angelico in sottofondo.
I suoi occhi castani iniziarono a vagare tra quella massa informe di persone alla ricerca della più importante fra tutte.
E quando la vide… beh, in realtà la trovò grazie ai capelli rossicci di Aleksandar, dato che lui era molto più alto e lei gli camminava affianco avvolta in un candido cappotto bianco.
Ad ogni modo, quando la vide i suoi occhi esplosero di felicità, proprio come il suo cuore.

«Direi che sia arrivato il tuo momento» la incoraggiò Andrei con una piccola spinta.
Fece un profondo respiro e cominciò a marciare a passo spedito verso di lei.
A metà strada, quando realizzò che di lì a poco le avrebbe parlato, fece dietrofront e tornò indietro, sempre a passo spedito, mentre Andrei si spiaccicava una mano sulla faccia.

Dannazione, Andrei ha proprio ragione, sono una codarda.
Certe cose mi riescono bene solo da ubriaca ma diamine, poi non ricordo nulla!
Non so proprio che cosa fare!

«Agnes!» si sentì chiamare, e in quel momento sarebbe voluta sprofondare almeno cinquecento metri sottoterra.
Si voltò e quando la vide correre nella sua direzione, l'aria tardò ad arrivare ai polmoni.
«Ehm… Helena!» la salutò, cercando di essere il più naturale possibile.
«Ti ho vista, sai? Sei rimasta qui per tre ore, ma non hai freddo?» le domandò Helena preoccupata.
«Oh, certo che no, io adoro il freddo!» esclamò, gonfiando il petto con finto orgoglio.
«Ma non dire stronzate, tu odi il freddo» disse Andrei avvicinandosi a loro.
«Helena» la salutò con un cenno del capo. «Aleksandar…» mormorò puntando lo sguardo sul ragazzo.

Agnes li osservò incantata.
«Sento che sta per nascere qualcosa di meraviglioso…» parlò con occhi sognanti.
«Taci e pensa per te!» la rimbeccò Andrei, evidentemente imbarazzato.
Quando lui e Aleksandar si allontanarono, ci volle un po' prima che le due ragazze cominciassero a parlare, limitandosi a fissare l'asfalto o sfiorandosi con lo sguardo solo qualche volta.

Con un profondo respiro, Agnes prese la parola.
«Mi dispiace per quanto è successo» sussurrò, mordendosi poi il labbro inferiore. «Cioè, in realtà non mi dispiace affatto perché era ciò che desideravo, anche se ricordo davvero poco di quella notte. Ora però capisco di essere stata alquanto impulsiva e… non lo so, penso di aver sbagliato tutto. Scusami se ciò che ho fatto ti ha recato fastidio, davvero».

Tutto si sarebbe aspettata fuorché sentire Helena cantare.
Inizialmente non colse il senso di quelle parole e inarcò un sopracciglio, stranita da quella reazione.
Poi però comprese che, messe insieme una dopo l'altra, un senso lo avevano.
Ed era meraviglioso.

“You are my cinema, I could watch you forever.
Action, thriller, I could watch you forever.
You are my cinema, a Hollywood treasure.
Love you, just the way you are.
My cinema, my cinema”.

«Da ubriaca il tuo inglese fa proprio schifo, ma sono riuscita a capire ciò che quella sera mi stavi cantando».
E sorrise. Sorrise con una dolcezza unica nel suo genere.
Mentre Agnes tendenzialmente parlava a sproposito, Helena era davvero di poche parole. Poche ma efficaci.
«Agnes, io e te ci conosciamo davvero poco e sinceramente non so nemmeno cosa abbia fatto di tanto speciale per meritarmi parole del genere. Però, ad essere onesta… se vuoi conquistarmi sei sulla strada giusta».

«Quindi…» cominciò Agnes che ancora faticava a realizzare, «se adesso ti proponessi di pranzare insieme, tu accetteresti?»
«Perché no?» rispose Helena con un altro sorriso.
«Perfetto, andiamo tutti a casa di Andrei a mangiare spaghetti istantanei!» esclamò entusiasta prendendola per mano.


Andrei era decisamente felice per la sua migliore amica, ma non poteva non maledirla mentalmente per aver organizzato un pranzo a casa sua senza permesso alcuno.
Lui e Aleksandar erano rimasti un po' indietro e, mentre si accendeva l'ennesima sigaretta, il ragazzo accanto a lui parlò.
«Agnes ancora non lo sa che noi due… insomma, che noi due abbiamo iniziato ad uscire insieme seriamente?»
Andrei rispose dopo aver buttato fuori il fumo dalla bocca, tornando ad osservare Agnes che, felice come non mai, camminava mano nella mano con Helena.
«Fidati, se lo dovesse scoprire impazzirebbe e si incaricherebbe di sposarci seduta stante. Ma io dico, proprio una fujoshi doveva capitarmi come migliore amica?!»
Aleksandar sorrise, sfiorandogli la mano.

Sposarci, eh?
Chissà…





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Skrillex – Cinema



Questa storia è stata un vero e proprio esperimento, qualcosa che non avevo mai provato.
In parole povere, i personaggi presenti in questo scritto, sia i protagonisti che quelli solo citati, fanno parte di una storia inedita dai toni sovrannaturali in cui avvengono cose totalmente diverse rispetto alla spensieratezza raccontata in questa One-shot.
Motivo per il quale ho inserito la nota AU, proprio perché, in realtà, questi personaggi appartengono ad un altro universo.

Detto ciò, siccome queste sono le due coppie che più amo, non potevo che dedicarle interamente a Nao Yoshikawa, che proprio oggi compie gli anni – oltre al fatto che anche lei le sostiene ed è stata proprio la prima a farlo, un motivo in più per dedicarle questo scritto.
Ti auguro di passare una bellissima giornata, nella speranza che questi quattro ti abbiano strappato un sorriso.

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a qui.
Alla prossima,

(Annie)
   
 
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