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Autore: Stria93    30/09/2019    5 recensioni
- Vuoi sentire una bella storia, caro? - propose al bambino, la voce dolce e sapientemente calibrata in modo da suonare tranquillizzante.
Warlock parve combattuto. Non che non volesse ascoltare una storia prima di dormire, ma quelle della tata erano sempre piene di mostri orribili, i draghi uccidevano i principi e poi si mangiavano le principesse, nessuno viveva mai felice e contento... be', a parte il cattivo della situazione.
Tata Ashtoreth sembrò percepire il suo disagio e gli rivolse un sorriso rassicurante. - Oh, non ti preoccupare, piccolo caro. Non ho intenzione di raccontarti una storia spaventosa. Che ne diresti di Cenerentola? -
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Once

Crowley buttò giù il liquore tutto d'un fiato prima di posare il bicchiere sul tavolo un po' più bruscamente di quanto intendesse. Alcuni avventori dallo sguardo annebbiato si voltarono fugacemente verso di lui prima di tornare tranquillamente alle proprie biascicate chiacchiere alcoliche.
Aziraphale gli rivolse un'occhiata solidale. - Sei proprio in difficoltà, eh? -
Il demone si afflosciò ancora di più sulla sedia, tanto che l'amico dovette sporgersi in avanti sul tavolo per poterlo guardare in faccia.
- Io non capisco, angelo. - esordì Crowley in un tono che non lasciava spazio a dubbi circa il suo abbattimento. - Stiamo parlando del figlio del Diavolo! Com'è mai possibile che le mie storie della buonanotte gli facciano venire gli incubi? -
- Sarà anche il figlio del Diavolo, - riconobbe Aziraphale. - ma non dimenticare che stiamo pur sempre parlando di un bambino di cinque anni. È perfettamente normale che racconti di quel genere lo spaventino. -
- Mpf. - Crowley gli scoccò un'occhiata scettica. - Il punto è proprio questo. Warlock non è un bambino normale. È l'Anticristo, per l'amor di qualcuno! Dovrebbe sguazzare nel terrore come gli anatroccoli sguazzano nello stagno, non svegliarsi in piena notte con le lacrime agli occhi perché ha fatto un brutto sogno a causa della storia che gli ho raccontato prima di addormentarsi e non vuole rimanere da solo al buio! -
- Ma è ancora piccolo. - ribadì l'angelo con un sorriso indulgente, come se a Crowley sfuggisse l'ovvietà della cosa. - Caro, non puoi pensare di cantargli una ninnananna che parla di sangue, oscurità e cervelli senza che questo abbia delle ripercussioni spiacevoli sui suoi sogni. E posso solo immaginare il tipo di racconti della buonanotte che gli propini ogni sera. Se vuoi sapere come la penso, è un vero miracolo che il piccolo non abbia ancora deciso di nascondersi sotto le coperte e di non uscire più dal letto. -
- Per tua informazione, angelo, le mie fiabe infernali sono molto avvincenti. - ribatté Crowley, piccato.
- Non ne dubito. - gli assicurò Aziraphale, accondiscendente. - Ma perché non provi, almeno per qualche sera, ad adottare un approccio diverso? -
Il demone si tirò su di qualche centimetro, interessato. - Che cosa vuoi dire? -
L'angelo si strinse nelle spalle. - Non lo so, magari potresti andare più sul tradizionale. Scegliere storie più adatte alla sua età. -
Crowley sollevò un sopracciglio. - Del tipo? -
- Be', c'è un patrimonio di narrazioni fiabesche molto ampio a cui attingere. Potresti provare con qualcosa di classico, come Cenerentola o Biancaneve. Che io sappia, di solito sono le storie che vanno per la maggiore tra i bambini. -
- Mmm. - il demone prese ad accarezzarsi il mento con aria assente, palesemente intento a riflettere sul consiglio di Aziraphale e a valutare se valesse la pena seguirlo oppure no.
- Lo sai, - disse alla fine del suo meticoloso esame. - non è affatto un suggerimento sbagliato. Credo proprio che ci proverò. -
L'amico gli sorrise e annuì, incoraggiante. - Sono certo che andrà bene, vedrai. -


La sera seguente, Tata Ashtoreth mise a letto il piccolo Dowling, secondo il copione che ormai seguiva da qualche mese.
- Vuoi sentire una bella storia, caro? - propose al bambino, la voce dolce e sapientemente calibrata in modo da suonare tranquillizzante.
Warlock parve combattuto. Non che non volesse ascoltare una storia prima di dormire, ma quelle della tata erano sempre piene di mostri orribili, i draghi uccidevano i principi e poi si mangiavano le principesse, nessuno viveva mai felice e contento... be', a parte il cattivo della situazione.
Tata Ashtoreth sembrò percepire il suo disagio e gli rivolse un sorriso rassicurante. - Oh, non ti preoccupare, piccolo caro. Non ho intenzione di raccontarti una storia spaventosa. Che ne diresti di Cenerentola? -
L'espressione incerta di Warlock mutò dalla titubanza al sollievo. - Sì, sì! Voglio sentire Cenerentola. Il film mi piace tanto! -
- Molto bene, allora. - approvò la tata, accomodandosi meglio sulla poltrona accanto al letto. - C'era una volta... -


Man mano che Tata Ashtoreth svolgeva la trama della fiaba come un nastro, le immagini che evocava con la sua voce suadente e ipnotica sembravano prendere vita davanti agli occhi sempre più sbarrati del bambino, il quale, a onor del vero, non ricordava affatto che nella vicenda di Cenerentola fossero presenti tutti quei particolari raccapriccianti sui quali la tata sembrava soffermarsi con evidente piacere, enfatizzandoli e descrivendoli con perizia e cura a beneficio di un'agghiacciante aderenza alla realtà più cruda.
Dopo aver condotto una minuziosa spiegazione riguardo a come le sorellastre si fossero tagliate via un dito e un pezzo di calcagno pur di indossare la scarpetta e, successivamente, alla punizione toccata loro in sorte alla fine della vicenda, Tata Ashtoreth concluse la storia con somma soddisfazione ricorrendo alla classica formula di chiusura: “E vissero per sempre felici e contenti.”
Be', non proprio per sempre, del resto sia il Principe che Cenerentola erano umani e quindi soggetti al tragico fato che spetta a tutte le creature terrene, ma Crowley, memore delle parole di ammonimento di Aziraphale, decise di tenere per sé quel dettaglio per non turbare troppo il suo pupillo.
- Allora, caro, ti è piaciuta questa favola? - chiese al bimbo con un gran sorriso, incapace di contenere una discreta dose di autocompiacimento per l'ottimo lavoro appena svolto.
Warlock non rispose, il faccino eccezionalmente pallido che spuntava da sotto le coperte tirate fino al mento.
- Che succede, tesoro? Non ti senti bene? - si allarmò la tata, notando il colorito smorto delle sue gote.
Il piccolo scosse la testa ma due grandi lacrimoni stavano già facendo capolino dai suoi occhi.
Crowley presagì la catastrofe e venne assalito dal panico. E ora che accidenti gli succede?
Entro due secondi, Tata Ashtoreth si ritrovò alle prese con un Warlock singhiozzante e disperato.
- Oh, caro, cosa c'è che non va? - fece il demone, con il tono di voce più morbido e caldo che riuscì a evocare malgrado lo sgomento. - Dillo a Tata Ashtoreth. Ti fa male il pancino? -
Il bambino scosse la testa, asciugandosi il naso colante con la manica del pigiama. La tata afferrò una scatola di Kleenex e si sedette sul letto accanto a Warlock, asciugandogli le grosse lacrime che gli rigavano il visino ancora livido sotto il rossore del pianto.
- Su, su, tesoro. Non è successo niente, va tutto bene. - tentò, per nulla sicura di cosa effettivamente avesse scatenato quell'accesso di disperazione nel piccolo.
La risposta arrivò quasi all'istante. Warlock tirò su col naso e fissò Tata Ashtoreth con quegli occhioni lacrimanti e pieni di biasimo.
- Perché hai rovinato Cenerentola? - le domandò, il tono chiaramente accusatorio.
La tata smise di tergergli i lacrimoni e rimase con il fazzoletto sospeso a mezz'aria, sbigottita. - Come? -
- Perché non hai parlato dei topolini e del gattaccio? A me piacciono tanto i topolini, soprattutto quello cicciottello, e tu non li hai messi neanche una volta nella tua storia. E perché hai detto quelle cose brutte sulle sorellastre? Non è vero che si sono tagliate le dita dei piedi e non è vero che le colombe gli hanno strappato gli occhi alla fine! -
Crowley iniziò a capire, a grandi linee, dove si trovasse l'innesco di quel dramma: l'aveva spaventato di nuovo. Eppure aveva seguito alla lettera il consiglio di Aziraphale decidendo di raccontare al bimbo una fiaba tradizionale! L'angelo stesso l'aveva incoraggiato a scegliere quella storia! Dove aveva sbagliato? Cosa era andato storto?
- Ma, caro... hai detto che Cenerentola ti piace. - mormorò il demone, confuso oltre ogni immaginazione e anche vagamente mortificato.
Ancora una volta, Warlock scosse il capo con fermezza. - Ho detto che mi piace il film. Quella che hai raccontato tu non è la storia di Cenerentola. Io conosco la vera storia e ci sono i topolini che cantano, gli uccellini che la aiutano a pulire la casa e le sorellastre non si tagliano le dita e non diventano cieche alla fine. -
Crowley avrebbe voluto replicare assicurando al bimbo che quella che aveva appena udito dalle sue labbra era la versione di Cenerentola così come l'avevano fedelmente riportata i Grimm nella loro raccolta e che qualunque altra versione edulcorata non era altro che un falso, una mistificazione. Tuttavia aveva la netta sensazione che rispondere in quel modo al piccolo non avrebbe portato che alla ripresa del pianto.
- Perché hai detto quelle cose brutte, tata? - incalzò il bambino con la fronte aggrottata.
Messa alle strette da quello sguardo serio e insistente, Tata Ashtoreth decise di accantonare le sue conoscenze in materia di folklore, con buona pace dei poveri Jacob e Wilhelm Grimm.
- Oh, mi dispiace tanto, piccolo caro. Devo aver sbagliato storia o può darsi che a me l'abbiano raccontata in modo diverso. Può succedere. -
Warlock la scrutò con sospetto, quasi intendesse assicurarsi della sua sincerità. Alla fine di quell'attenta valutazione, il piccolo stabilì che la tata fosse degna di fiducia, anche se un po' troppo sbadata. Insomma, come si faceva a non conoscere la storia di Cenerentola? Ma scelse di credere alla sua buona fede e le posò la testolina in grembo, in cerca di consolazione.
Tata Ashtoreth sospirò di sollievo, lieta che Warlock non ce l'avesse con lei e avesse deciso di assolverla dalla gravissima colpa di avergli raccontato la versione originaria di quell'antica fiaba, omettendo roditori canterini e tutte quelle altre sdolcinatezze frutto della creatività di Walt Disney. Non poteva permettersi di perdere la stima del piccolo e così fece ammenda per quella défaillance accarezzandogli i capelli e vezzeggiandolo teneramente finché non si addormentò.


Crowley sedeva al tavolo del solito pub con l'aria più abbattuta che mai, massaggiandosi le tempie e mugugnando sommessamente fra sé. La bottiglia di vino già svuotata per metà.
Quando Aziraphale lo raggiunse e prese posto di fronte a lui, gli domandò cosa fosse successo di tanto grave da giustificare una simile afflizione.
Il demone gli rispose con un'occhiataccia. - È successo che ho seguito il tuo brillante consiglio di ieri e ho raccontato al ragazzino la fiaba di Cenerentola. E lo sai com'è andata a finire? Be', Warlock è scoppiato a piangere e mi ha accusato di aver rovinato la storia. Ho quasi temuto che mi incenerisse con lo sguardo. Grazie tante, angelo, davvero! -
Sul volto di Aziraphale si disegnò un'espressione perplessa. - Molto strano. Di solito, i bambini umani adorano quel genere di racconti. -
Crowley allargò le braccia in un gesto di rinuncia ed esasperazione. - Evidentemente ti sbagliavi. -
- Mmm. - l'angelo iniziò a riflettere alacremente su cosa potesse aver scatenato l'inaspettata reazione che il demone gli aveva appena illustrato. La sua attenzione si focalizzò su una frase in particolare: mi ha accusato di aver rovinato la storia.
-
Aspetta un momento, - disse, folgorato da un sospetto. - non gli avrai raccontato la favola originale, vero? -
Il silenzio del demone e il leggero fremito delle sue narici unito alla comparsa di una lieve velatura rosata sulle sue guance valsero come una conferma più che lampante.
- Oh, buon Cielo! Non gli avrai parlato delle sorellastre che si mutilano i piedi e delle colombe che strappano loro gli occhi il giorno delle nozze di Cenerentola, vero? -
Crowley lo trafisse con un'altra occhiata incandescente, infastidito da quell'atteggiamento paternalistico e dalla punta di vergogna che, suo malgrado, iniziava ad avvertire. - E quale altra storia avrei dovuto raccontargli, secondo te? - abbaiò, sulla difensiva.
- Oh, caro! - esclamò Aziraphale scuotendo la testa, incredulo. - Ma è naturale che tu abbia finito per sconvolgerlo! Ha cinque anni, avrà di certo visto il cartone animato e dunque, dal suo punto di vista, quella è la versione ufficiale della fiaba. -
- Be', è una menzogna. - sbottò Crowley. - È così che poi si crescono dei rammolliti convinti che quello delle fiabe sia un universo tutto colori pastello e animali canterini. Io gli ho solo detto la verità. -
L'angelo lo guardò di nuovo con condiscendenza. - Lo so, caro. Ma rimane il fatto che per un bambino di cinque anni potrebbe essere un po' troppo. -
Il demone incrociò le braccia al petto e prese a dondolarsi sulle gambe posteriori della sedia. - E allora cosa suggerisce il Dr. Fell, esperto pedagogista laureato alla prestigiosa Università della Vita? -
Aziraphale emise un sospiro stanco ma incassò la frecciatina sarcastica senza ribattere. - Troviamoci davanti alla biblioteca del secondo piano domani, dopo l'ora pranzo. Credo di avere quello che fa per te. -


Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, Tata Ashtoreth salì le scale che conducevano al piano superiore della tenuta dei Dowling e trovò la figura pingue di Fratello Francis in attesa fuori dalla porta di legno della biblioteca.
- Ah, eccoti qui. - la salutò il giardiniere con un sorriso gentile.
La tata lanciò uno sguardo sospettoso al battente della porta, come se dietro di essa potesse celarsi una minaccia o una trappola.
- Allora, cos'è che devi farmi vedere e che secondo te farebbe al caso mio? - berciò scortese, il fastidio per il trattamento subito la sera prima ancora da smaltire.
Fratello Francis si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, dopodiché posò rapidamente la mano sul pomello di ottone, operò un piccolo miracolo e spinse l'uscio, facendo cenno alla tata di entrare alla svelta.
Tata Ashtoreth gli scoccò un'ultima occhiata arcigna e scivolò oltre la soglia, seguita a ruota dal giardiniere che si affrettò a richiudersi la porta alle spalle.
Il locale era avvolto da una penombra polverosa a causa delle pesanti tende tarmate che oscuravano le finestre. Che non fosse la stanza più frequentata della casa si intuiva anche dal forte sentore di chiuso e da una decina di intricate ragnatele argentee che alcuni ragnetti avevano pazientemente tessuto negli angoli del soffitto.
Aziraphale scosse la testa con disappunto, le labbra arricciate in una smorfia di frustrazione e Crowley non poté trattenere un sorrisino. Sapeva che per l'angelo doveva essere una vera e propria sofferenza assistere al decadente spettacolo di una casa di libri abbandonata a se stessa in quel modo oltraggioso e, per qualche secondo, dimenticò di avercela ancora con lui.
L'amico sospirò e mise da parte le sue manifestazioni di disapprovazione iniziando invece a camminare lungo gli scaffali, scorrendo con sguardo attento i titoli e i codici identificativi dei volumi, catalogati e disposti alla meno peggio da qualche incompetente.
- Angelo? Si può sapere che stai... ? -
- Shhhh. - fece Aziraphale, sollevando imperiosamente una mano verso Crowley che, da parte sua, sentì rimontare la stizza. Come osava fare Shhhh a lui?!
- Ah, finalmente! - esclamò l'angelo, bloccandosi di fronte a una serie di mensole che ospitavano libri visibilmente più sottili e dalle copertine assai più colorate rispetto agli altri tomi seriosi presenti nella stanza. - Vediamo un po'. Dovrebbe essere qui da qualche parte. Dev'essercene almeno uno, per forza... -
Aziraphale avvicinò il volto ai dorsi arrotondati, passandoli in rassegna con l'indice, borbottando tra sé i titoli e aggiungendo occasionalmente qualche commento personale, come una litania.
- No, questo no... No, troppo da piccoli... Questo non va bene... Quest'altro nemmeno... -
Crowley se ne stava in piedi alle sue spalle con le braccia incrociate e un piede, calzato in uno stivaletto col tacco, che tamburellava impaziente sul tappeto.
Si morse la lingua per trattenersi dal rivolgersi nuovamente ad Aziraphale. Non gli andava di essere zittito per la seconda volta, il maledetto Sssh di poco prima era già stato abbastanza avvilente e ancora gli bruciava come un'ustione al proprio orgoglio. L'angelo era l'unico a cui permettesse di ledere la sua dignità di creatura infernale, ma ciò non significava che gli piacesse.
- Ah, ecco qui! Ci siamo! - esultò l'amico, illuminandosi.
Aziraphale estrasse un grosso libro un po' più voluminoso degli altri e dall'aria un tantino vecchiotta, come se appartenesse a una generazione precedente e fosse stato dimenticato lì per anni, vi soffiò sopra con delicatezza e una nuvoletta di polvere si sollevò dalla copertina, rivelando il titolo inciso a lettere d'oro in un carattere vecchio stile e un po' pretenzioso, pieno di ghirigori: Il grande libro delle fiabe.
L'angelo annuì, come complimentandosi con se stesso per aver trovato ciò che cercava, dopodiché mostrò il libro a Crowley, esibendolo con aria trionfante, quasi si fosse trattato di un trofeo.
Il demone concesse una rapida sbirciata al titolo ma non parve impressionato. - Ebbene? -
Aziraphale sbuffò, consapevole che quando Crowley si metteva in testa di fare il sostenuto, nulla avrebbe potuto distoglierlo dal suo proposito di farlo impazzire. In quei casi, la migliore risposta era la pazienza ed evitare accuratamente di stare al suo gioco, ostentando una serafica imperturbabilità.
- Ecco la soluzione al tuo problema con Warlock, caro. - sorrise l'angelo. - Ti basterà leggergli qualche storia di queste e non correrai il rischio di terrorizzarlo. Bada solo di attenerti in toto a quanto scritto qui. Perciò, niente divagazioni sulle uccisioni, aggiunte creative all'insegna dell'horror o altri lavori di fantasia demoniaci, intesi? -
Aziraphale gli porse il libro, che l'altro prese tra le mani con malcelato disgusto e senza curarsi di dissimulare il proprio scetticismo. Sfogliò qualche pagina e lesse distrattamente un passaggio tratto dal finale di Biancaneve.
Scosse la testa sdegnato. - Ma è assurdo! Manca la parte in cui la Regina viene costretta a indossare le scarpe di ferro arroventate e obbligata a ballare fino alla morte per punizione. Che razza di idiota ha avuto l'idea di tralasciare una sequenza così importante?! -
L'angelo si portò le mani ai fianchi e lo guardò severamente. - Crowley. - lo apostrofò in tono d'avvertimento.
Il demone richiuse il libro con uno scatto. - E va bene, va bene. Togliamo pure tutto il divertimento e lasciamo solo le parti più noiose, basta che il moccioso non si metta di nuovo a frignare. -
- Non succederà. - affermò Aziraphale con convinzione. - E poi, ho come l'impressione che tu ci sia rimasto male e che dunque farai il possibile per evitare che accada di nuovo. - aggiunse con uno di quei sorrisetti che sfoderava quando voleva cogliere in fallo il suo migliore amico.
- Che cosa vorresti dire? - sibilò minacciosamente Crowley.
- Be', non credo ti abbia fatto piacere vedere Warlock in lacrime a causa tua, anche se non l'hai fatto apposta. Non sei il tipo che prova gioia nel far piangere i bambini, caro. - ribatté Aziraphale, tranquillissimo e per nulla intimorito dal bagliore sinistro che intercettò oltre le lenti scure.
- Che ne vuoi sapere, tu, di come ragiona un demone? - sogghignò l'altro. - Non lo sai che il primo capitolo del manuale per diavoli principianti si intitola Come far piangere i bambini? È l'abbiccì della formazione di noi creature infernali. -
Ma l'unico effetto che Crowley ottenne con quella replica sarcastica, fu di vedere il sorriso di Aziraphale intenerirsi ancora di più e le potenti sensazioni risvegliate nelle sue viscere da quella visione lo convinsero a voltare le spalle all'amico per dirigersi alla porta.
L'angelo non lo fermò, anzi si affrettò ad affiancarlo e, prima di uscire dalla stanza, gettò un ultimo sguardo dispiaciuto tutt'intorno, abbracciando idealmente la triste biblioteca come a voler confortare quel luogo bistrattato.
- Sai, è un vero peccato. - constatò. - Un posto così bello non merita di essere lasciato in questa trascuratezza. Questi poveri libri avrebbero davvero bisogno di una casa più confortevole. -
Crowley non rispose ma non gli sfuggì lo sconforto insito nella voce dell'angelo. Lo sorprendeva sempre l'amorevolezza con cui Aziraphale parlava dei suoi amati libri. A volte, ne era perfino un po' geloso. Che stupido!
Angelo e demone sgattaiolarono fuori dalla biblioteca e si congedarono, tornando ciascuno ai propri compiti.
- Mi raccomando, ricorda di leggere le fiabe così come sono riportate nel libro, senza fare il minimo cambiamento. - lo ammonì Aziraphale prima di svoltare l'angolo.
Crowley sbuffò e imboccò le scale che conducevano al piano inferiore bofonchiando un sommesso: - D'accordo. Che palle. -


La sera, Tata Ashtoreth dovette ricorrere a tutta la sua abilità per convincere Warlock a farsi leggere una storia prima di dormire. Il bambino aveva ancora ben impresso nella mente il racconto di Cenerentola rivisitato in chiave dark del giorno prima e la tata spese una buona decina di minuti nel tentativo, fortunatamente riuscito, di blandirlo, tranquillizzarlo e rasserenarlo. Gli mostrò il libro consegnatole da Aziraphale quello stesso pomeriggio in modo che Warlock potesse assicurarsi in prima persona dell'assenza di amputazioni e di altre scene dai toni cupi e truculenti.
- Vedi, caro? Neanche una tortura piccina piccina. - aveva cinguettato Tata Ashtoreth, incapace di celare del tutto il proprio rammarico per quell'imperdonabile mancanza.
Infine, il bimbo concesse la sua approvazione e permise alla tata di leggergli un paio di storie.
Crowley leggeva, stando ben attento a non uscire dai confini piatti e leziosi imposti dall'autore, per quanto ritenesse che un po' di spargimenti di sangue qua e là non avrebbero guastato e imponendosi di sorvolare sulle tante sequenze che erano state rimosse dalla fiaba originaria, falciate dall'impietosa lama della censura a salvaguardia della cosiddetta purezza d'animo infantile.
Warlock scivolò nel sonno ancor prima che la tata terminasse la seconda favola (una trasposizione vergognosamente addolcita de La Sirenetta di Andersen) e Crowley accolse con grande sollievo il sorriso sereno e l'espressione rilassata che troneggiavano sul faccino del piccolo.
Non avrebbe certamente smesso di rifilargli i suoi racconti e le sue filastrocche ferali, ma, al momento, la priorità era farsi riammettere nelle grazie dell'Anticristo e Crowley sapeva di aver ottenuto il successo in quell'impresa solo grazie ad Aziraphale e alla sua trovata ingegnosa.
In effetti, ora che ci ragionava a mente lucida, forse l'aveva trattato un po' troppo duramente; occupato com'era a difendere il proprio orgoglio ferito e a contrastare il disagio derivante dal non sapere come prendere un bambino di cinque anni, aveva finito per riversare sull'angelo la propria frustrazione mentre egli stava solo cercando di aiutarlo a trarsi d'impaccio da quella circostanza.
Aveva fatto di tutto per rendersi insopportabile, lo sapeva, eppure Aziraphale aveva risposto alle sue esternazioni caustiche con il solito sorriso bonario e senza mai scomporsi o rinfacciargli nulla.
Più ci pensava, più si rendeva conto di aver esagerato. Il demone venne assalito dall'improvviso desiderio di fare qualcosa per scusarsi con l'amico e ricompensare la sua infinita e ammirevole tolleranza nei suoi confronti. Ma cosa poteva escogitare per far felice l'angelo? Ovviamente si sarebbe dovuto trattare di qualcosa di speciale. Ma cosa?
Lo sguardo gli cadde provvidenzialmente sul libro di fiabe che teneva ancora aperto sulle ginocchia e un sorriso gli affiorò alle labbra. Trovato!


Tata Ashtoreth stava letteralmente trascinando Fratello Francis per la manica, gradino dopo gradino.
Se qualcuno avesse assistito alla scena, l'avrebbe trovata assai buffa, ma nessun occhio indiscreto catturò ciò che stava avvenendo.
Tata e ignaro giardiniere al seguito arrivarono trafelati davanti alla porta della biblioteca.
- Che stai facendo? - bisbigliò Aziraphale, sempre più allibito e confuso.
Crowley stirò le labbra scarlatte in un sorrisino sghembo ed enigmatico. - Ora vedrai, angelo. -
Iniziò ad armeggiare con la scollatura del vestito, in cerca di qualcosa. Aziraphale non poté fare a meno di avvampare e distogliere lo sguardo.
Alla fine, la tata estrasse una catenina alla quale era assicurata una chiavetta d'argento che fece penzolare davanti all'angelo, con aria sommamente compiaciuta.
- Caro, ma che... ? -
- Apri la mano. - gli ordinò.
Aziraphale eseguì, il palmo rivolto verso l'alto, e il demone vi lasciò cadere la catenella. L'angelo prese la chiave e se la rigirò tra le dita, dubbioso.
- Perché non la provi? - propose Crowley indicando la vecchia toppa arrugginita della porta davanti a loro.
L'altro sollevò lo sguardo su di lui, scandalizzato. - Hai rubato la chiave della biblioteca?! -
- Non essere sciocco! - rise l'altro. - Certo che non l'ho fatto. Che bisogno avrei avuto di rubarla quando mi basta uno schiocco di dita per far scattare la serratura? No, quella chiave è tua, da adesso. -
L'angelo sbatté un paio di volte le palpebre, sicuro di aver capito male. - Mia? In che senso mia? -
- Be', non esattamente tua. - precisò il demone. - Ma da questo momento, Fratello Francis non sarà più solo il giardiniere della tenuta, avrà anche il compito di occuparsi della povera biblioteca in rovina e dunque ne avrà libero accesso ogni volta che vorrà. -
Di nuovo, Aziraphale parve non cogliere appieno il significato delle frasi pronunciate da Crowley e il demone esalò un sospiro, pronto a fornirgli una spiegazione che, evidentemente, era fuori dalla portata dell'amico, a volte incommensurabilmente lento.
- Ho avuto un abboccamento con la signora Dowling e le ho parlato della tua passione per il libri. Ho buttato lì qualche accenno casuale alla biblioteca lasciata andare in malora al piano di sopra e mi sono permesso di avanzare un piccolo suggerimento, sai bene quanto possa essere convincente se mi metto d'impegno. Et voilà! Congratulazioni, Fratello Francis, nuovo custode della biblioteca di casa Dowling! -
Il cervello di Aziraphale metabolizzò quelle informazioni e, contemporaneamente, il suo viso tondo si aprì in un sorriso colmo di stupore.
- Hai fatto questo per me? - domandò, al limite dell'incredulità.
Crowley abbassò lo sguardo sulle proprie dita, impegnate a tormentare un bottone della camicetta. - Be', immagino di essere stato un po', ehm... -
- Scontroso? Puntuto? Insopportabile? Odioso? Ingrato, sarcastico e ostile verso chi stava solo cercando di darti una mano? - suggerì l'angelo, divertito.
- Ora non esagerare. - protestò il demone. - Comunque, consideralo un modo per ringraziarti del consiglio che mi hai dato col piccolo Warlock. Quel libro ha funzionato, sai? -
- Te l'avevo detto. - ridacchiò l'angelo. - Ero sicuro che si sarebbe rivelato utile. Bastava togliere tutto il divertimento e lasciare solo le parti noiose, giusto? - ammiccò, restituendo a Crowley le sue stesse parole.
- Già, proprio così. - assentì l'amico conservando il sorrisetto sbilenco e soprassedendo sulla frecciatina che, col senno di poi, si era proprio meritato. - Allora, vuoi entrare nel tuo nuovo regno o no? - aggiunse, picchiettando con le dita sulla porta.
Aziraphale gli regalò un altro sorriso radioso e infilò la chiavetta nella vetusta serratura, diede un paio di giri e il meccanismo scattò docilmente. L'uscio si socchiuse con un cigolio e l'angelo entrò, seguito da Crowley, in attesa di assistere alla sua reazione per ciò che avrebbe trovato all'interno.
La biblioteca era la stessa del giorno prima ma qualche significativo cambiamento era già avvenuto, a cominciare dalle tende, non più divorate dalle tarme, ordinatamente tirate ai lati delle finestre, dai vetri che splendevano della luce aranciata del tramonto come se fossero appena stati lucidati, e dalle ragnatele completamente sparite (Crowley aveva penato non poco per convincere i ragni a trovarsi un'altra sistemazione), perfino l'odore di chiuso e umidità era stato sostituito dal profumo inimitabile della carta, dell'inchiostro e del cuoio.
Aziraphale era senza parole. Si guardava intorno come se vedesse quella stanza per la prima volta, come se non vi fosse entrato solo poco più di ventiquattro ore prima.
- Crowley, sei stato tu a fare tutto questo? - esalò, stupefatto.
- Di certo non è merito di quelle sfaticate delle cameriere. - ghignò il demone. - Ma il grosso del lavoro spetterà a te, d'ora in avanti. Io ho solo dato una ripulita. -
- Fammi indovinare, uno dei tuoi miracolini demoniaci? - rise Aziraphale.
- Esatto. - rispose Crowley, che invece non rideva affatto e studiava con apprensione il volto dell'angelo. - Quindi, ehm... sei contento? Di questo nuovo incarico, dico. Ne sei felice? -
D'istinto, Aziraphale prese la mano dell'amico tra le proprie e gli indirizzò un sorriso caldo come un pomeriggio d'estate. - Oh, sì, tanto. Grazie Crowley. Dico davvero, grazie. Hai fatto una cosa bellissima e te ne sono molto grato, sul serio. -
Il demone si ritrovò la bocca più secca di un deserto e la voce imprigionata da qualche parte nei pressi della laringe, così si accontentò di annuire, concedendosi di riprendere a respirare solo quando Aziraphale gli ebbe lasciato la mano per dedicarsi con slancio alla sua nuova attività, a cominciare dalla catalogazione degli ospiti presenti sugli scaffali.
- Ora sarà meglio che vada. - disse, cercando di suonare il più noncurante possibile. - Ho promesso a Warlock di passare in camera sua per leggergli un'altra fiaba di quel libro. Me ne ha chiesta una in particolare ed è stato piuttosto categorico. -
- Quale, caro? -
- La Bella e la Bestia. -

  
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