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Autore: Allison_McLean    30/09/2019    0 recensioni
Sette ragazzi molto diversi tra loro si uniranno per sconfiggere un antico nemico. Attraverso grandi poteri, strabilianti avventure e problemi adolescenziali, i Sette scopriranno che c'è molto più della comune realtà.
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"Senza aggiungere una parola, raccolse le sue cose e scappò via piangendo. I tre paladini la guardarono con tristezza, compassione e un pizzico di rabbia da parte di Duncan, il quale non credeva che quella ragazza potesse essere tanto ingrata. Era irritato, molto irritato, e non si preoccupava minimamente di nasconderlo.
-" Non penso che dovresti essere arrabbiato. Allison non è abituata alla gentilezza. Comunque, vi ringrazio per averla aiutata. Un giorno lo farà anche lei. "
disse Dawn, prima di scomparire a sua volta nell'aula di storia e abbandonarli nel corridoio deserto e silenzioso, in cui soltanto le voci dei professori rimbombavano." dal capitolo 1
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I personaggi di questa storia sono ispirati a quelli di "A Tutto Reality", con l'aggiunta di pochissimi OC. La storia è originale.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Duncan, Ezekiel, Nuovo Personaggio, Trent
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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WHEN THE DARKNESS COMES - Chapter 5
Stava seduta su uno steccato davanti alla casa di Dawn, aspettando che qualcun'altro si facesse vivo; era arrivata da sola, Zeke doveva sistemare qualcosa al garage, ma a lei non dispiaceva. Aveva bisogno di alcuni minuti per conto proprio, non era abituata a così tanta compagnia dalle elementari. Era lì, con una sigaretta rubata a suo fratello tra le labbra fine e screpolate; non era affatto una fumatrice incallita, ma come tutti aveva bisogno di un tranquillante ogni tanto. Per fortuna, Ezekiel era cosí tonto da non notare una sigaretta mancante di quando in quando : le avrebbe staccato la testa se avesse saputo che si azzardava a fumare anche solo una cicca al mese.
L'aria era fresca e umida, ma non spiacevole come gli altri giorni; era una semplice e tipica giornata d'autunno, con le nuvole che minacciavano un'altra forte pioggia e il vento placido che soffiava da ovest. Fissava la facciata della casa di Dawn, su cui era dipinta quella gigantesca e meravigliosa cascata che si abbatteva sulla tettoia del portico. Era veramente un affresco stupendo, così come quella grande casa. Sognava da sempre di poter vivere in un posto simile e sperava davvero che un giorno ci riuscisse. 
-" Il profeta lo sa che gli rubi le sigarette, piccola gatta selvatica? "
La voce squillante e allegra di Geoff la fece sussultare, ma non si preoccupò troppo di nascondere il suo misfatto. Si limitò ad imprecare e sorridere nervosamente. Il ragazzo le stampò un dolcissimo bacio sulla fronte, prendendo a sua volta una Camel blu e accendendola con un fiammifero. 
-" Tranquilla, non gli dirò nulla. Anche io ho ancora l'ultimo vizietto da togliermi. "
Ridacchiarono entrambi, fissandosi nuovamente sull'affresco.
-" Quindi? Come mai già qui? "
Allison scosse le spalle, rivolgendo gli occhi di ghiaccio al ragazzo. Ora capiva perchè tutte le galline gli morivano dietro : alto, slanciato e in forma, con degli occhi stupendi di un colore zaffiro lucente, i capelli biondissimi e quel mento marcato che gli dava personalità, come se non ne avesse avuta abbastanza. Era un bel tipo, simpatico e davvero galante, anche se era un vero rompipalle, ed era sicura che come fidanzato facesse davvero invidia. Sapeva benissimo che dietro tutta quella spavalderia si nascondeva un cuore sensibile e puro come acqua di fonte. 
-" Mi piace essere in anticipo. Tu? "
-" Mi annoiavo ad aspettare. Sai com'è, mi annoio facilmente. "
La ragazza sollevò le sopracciglia, accennando un mezzo sorriso. 
-" Non ne dubito... "
Geoff ridacchiò leggermente in imbarazzo, poi il silenzio calò. Non era un silenzio opprimente e teso, bensì tranquillo, il silenzio dei pensatori, in pace con la mancanza di rumori e conversazioni superficiali. Allison non avrebbe mai creduto che il playboy al suo fianco fosse un pensatore. Era nel loro gruppo, certo, ma non pensava che proprio lui lo fosse; in fondo, però, lo conosceva appena. Sapeva bene quanto le persone potessero nascondere e chissà cosa nascondeva quel complesso e schivo essere di Geoff Gordon. 
-" Hey! "
A qualche passo di distanza, si stava avvicinando Scott, con i suoi orrendi capelli color carota; camminava come se gli avessero ficcato un bastone nel posteriore, osservò sotto voce Geoff, facendo scoppiare in risa la ragazza di fuoco. Aveva la faccia ridotta ad un livido, che non era gonfio semplicemente perchè aveva passato i pomeriggi con la faccia nella cassetta del ghiaccio. L'aveva proprio conciato per bene, disse tra sè e sè, pentendosi un pochino per essere stata tanto violenta.
-" Ciao Gingerbread! Tutto bene? "
chiese l'australiano, e il giovane contadino rispose con un sorrisetto tirato e un cenno della testa. Si trovava ancora decisamente a disagio, aveva paura che prima o poi uno di loro l'avrebbe accoltellato e voleva fare di tutto per non irritarli. Allison colse senza fatica quel dettaglio e gli sorrise con la sua solita e pacata malinconia. Ora era nella sua cerchia, non voleva che si sentisse diverso nè tanto meno in pericolo.
-" Ti abituerai presto. E poi c'è Dawn con te. "
Strizzò l'occhio e Scott arrossì e abbassò lo sguardo, tentando di nascondere il più splendente dei sorrisi. Non ci riuscì, ma i due amici non infierirono. Sapevano tutto e non c'era nulla da dire al riguardo. Rimasero lì, Allison in mezzo ai due ragazzoni, persone a cui mai e poi mai avrebbe pensato di essere insieme : il bullo e il fichetto; ed era una cosa reciproca. Laughton mai e poi mai si sarebbe aspettato di piombare nella compagnia di capelli a semaforo e Dundee un po' meno crocodile, pensava che come minimo l'avrebbero scuoiato vivo; Geoff invece non credeva che sarebbe mai riuscito a trovare qualcuno di così unico come quella ragazza che riuscisse ad apprezzarlo senza fermarsi alla sua capigliatura bionda, naturalissima per la precisione, e che gli desse un motivo per tirarsi fuori dalla fogna in cui era caduto. Era bello essere lì.
Pian piano, anche il resto della comitiva arrivò; Trent, Duncan ed Ezekiel nell'ordine, a pochi minuti di distanza. Si salutarono, chiacchierarono un pochino, poi Allison fu incaricata di andare a chiamare Dawn, dal momento che sembrava la meno pericolosa di tutti dopo McCord. La ragazza li raggiunse in fretta, avvolta in un carinissimo cappotto azzurro e nella sua aura di pace assoluta con l'universo. Duncan si rivolse a Trent, dicendogli che forse nella sua serra coltivava anche "la dolce Lucille", visto il suo grado di relax; lei lo sentì e mentre si incamminavano verso il luogo prestabilito gli disse che a differenza sua lei ci preparava unguenti medici secondo antiche ricette, strappando a tutti grasse risate e prese in giro sul ragazzone, il quale stava per stampare un pugno in faccia a tutti, specialmente al suo amicone Geoff. Con affetto, naturlamente.
La foresta si faceva sempre più fitta, sempre più lontana dalla città; gli alberi svettavano spettrali, mentre il terreno era coperto da muschio, erbetta e foglie cadute da qualche arbusto. L'odore era straordinario, così avvolgente ed intenso che non sembrava quasi di essere sulla terra. Era semplicemente stupendo. Le scarpe affondavano nella morbidezza del sottobosco come in un marshmallow, il silenzio era imperturbabile in quel mondo a parte. Nessuno parlava, eccetto per riverenti e brevi bisbigli. Camminavano in fila indiana, tutti dietro a Dawn, ammirando le bellezze di quella natura selvaggia e sentendosi liberi, un branco di lupi in migrazione. Quella che sembrava stare meglio di tutti dopo la ragazza dai capelli d'argento era Allison. Non l'avevano mai vista così serena, così a suo agio con l'ambiente circostante. 
-" Ora capisco perchè ti chiamano gatta selvatica. "
accennò Scott, attirando l'attenzione della giovane, che gli sorrise alzando un sopracciglio.
-" Una ragione diversa dai lividi sulla tua faccia? "
Lui parve non farci caso.
-" Sembri molto felice in questo posto. "
-" Lo sono. Questa è casa mia. Boschi selvaggi, il più lontano possibile dagli umani, nel silenzio e nella pace, dove tutto è ridotto alla dolcissima, succulenta sopravvivenza. "
Effettivamente, ce la vedeva ad essere una lince che saltava addosso ad un coniglietto per farlo a pezzi. Lì, in quella città di abeti secolari, aveva tutta l'aria di un predatore schivo e scaltro, affascinante e letale.
Procedettero ancora ed infine raggiunsero il luogo d'incontro : una piccola radura, nel cui centro si stagliava una gigantesca roccia alta circa tre metri, un tozzo prisma molto pendente davanti al quale, chissà quanti anni prima, era caduto un grande abete ora ricoperto di morbido muschio. Tra il tronco e la roccia vi era un cerchio di pietre, chiaramente opera umana, che circondava resti di legna carbonizzata. 
-" Ogni tanto vengo qui d'inverno. Non so come, ma la neve non raggiunge mai questo posto. Fa freddo, la neve è ovunque, ma non qui. Sembra essere sempre autunno, o primavera. "
disse Dawn, prendendo posto sulla soffice e naturale imbottitura verde brillante dell'albero. 
-" Interessante. "
mormorò Zeke, sinceramente inquietato, mentre insieme agli altri si guardava intorno. Nonostante fosse da brivido, tutto sepolto in quel frusciare spettrale, era veramente il luogo perfetto per loro : lontano da tutto e da tutti e avvolto nel mistero. Mano a mano si sedettero. Trent e Scott accanto a Dawn, Ezekiel, Allison, Duncan e Geoff attorno al focolare. 
-" Dunque, dovevamo discutere dei costumi, giusto? "
iniziò l'australiano, innescando una piacevolissima conversazione piena di grandi idee. Si fece a turno per decidere i personaggi da interpretare. Il più facile fu sicuramente lui, il biondissimo ragazzo che si sarebbe vestito, con ben poche difficoltà, da Crocodile Dundee. Non ci poteva essere scelta più azzeccata. 
Per gli altri la scelta era più complessa. Fu il turno di Dawn, per la quale si disquisì a lungo tra Elsa di Frozen e Black Cat di Spider-man. La ragazza bocciò la seconda opzione, non se la sentiva di fare la sua entrata in una super sexy tuta di lattice nero, cosa che dispiacque aparentemente di più a Geoff, che si prese un ceffone sulla nuca da Duncan; ma su cui Scott insistette con pacato desiderio. Alla fine fu il genio di Allison a proporre Emily, la bellissima Sposa Cadavere, e tutti furono subito d'accordo.
Anche su Scott ci furono molte indecisioni. Mentre quel cretino di Gordon pensava di vestirlo da Gingerbread Man o da carota, Trent aveva lanciato l'idea di Chucky, ma alla fine fu la dolce Dawn a proporre l'idea migliore. 
-" Potresti vestirti da Hercules. Saresti perfetto, entrambi zucconi allo stesso modo. Magari potresti essere zombie-Hercules, visto che siamo ad Halloween. "
Davanti al sublime sorriso della ragazza non potè resistere, ma mascherò il tutto sotto un tenero ghigno, perdendosi in quelle due perle di cielo che aveva al posto degli occhi da cerbiatta. 
-" Anche molto piacenti allo stesso modo, zucchero. "
Lei ridacchiò, rifilandogli uno schiaffetto sulla spalla; lui la avvolse con le sue braccia forti, tirandola a sè e coccolandola amorevolmente mentre si abbandonava contro il suo petto con un sorriso raggiante. Tutti si commossero a quella scena, ma nessuno lo diede a vedere. Erano bellissimi. Inaspettati, ma bellissimi, di una rarità pari ad un diamante grezzo.
Per Trent scelse ancora una volta Allison, gridando solennemente Thomas Sharpe di Crimson Peak, che fu confermato immediatamente da Dawn e Duncan, il quale sostenne senza riserve che erano due damerini oscuri alla stessa nobile maniera, ovviamente con un sorriso da schiaffi. Zeke prese indubbiamente Max Rockatansky di Mad Max, senza ascoltare le proteste della sorella che avrebbe tanto voluto Loras Tyrell o Jaime Lannister di Game Of Thrones. Si sarebbe vestito da Jaime se lei fosse stata Cercei, e fu così che venne appartata l'idea. Arrivò il turno di Allison, per cui vennero proposte Ariel e Jessica Rabbit, ovviamente da Geoff. 
-" Perchè no?! "
Fu Ezekiel a rispondere, con una sonora sberla in testa e gli occhi di fuoco.
-" Perchè lo dico io! "
Tutti risero, anche Geoff, il quale aveva preso più botte quel giorno che in tutta la sua vita. Alla fine il punk rocker ebbe un'illuminazione.
-" Pennywise, quello nuovo. Se non sbaglio, ti piace molto. Ho visto il mini poster nell'armadio. "
Allison gli sorrise, arrossendo appena e spostandosi una ciocca di capelli dal viso. Le andava davvero a genio, o molto di più, constatò suo fratello; solo per lui si spostava i capelli per far vedere che bel sorriso avesse.
-" Staresti molto bene. "
confermò Scott e la ragazza arrossì maggiormente. Il consenso poi fu generale, così si passò al cupo e silenzioso armadio tatuato. Le idee erano varie e disparate, l'australiano propose un broccolo : brutto e schifoso, come Halloween voleva, ma il suo successo si limitò ad una fragorosa risata ed Ezekiel che si spalmava la mano in faccia per la disperazione. 
-" R di Warm Bodies. Avete presente? Lo zombie che ritorna umano...? I suoi occhi sono praticamente uguali. "
esordì Dawn. L'intero gruppo conosceva il personaggio e lo approvarono pienamente, confermando anche la somiglianza tra i due.
-" Se ti servono vestiti colorati, posso prestarteli io. "
scherzò Trent, incredibilmente strappando un sorrisetto divertito al Marcio. Incredibile : entrambi sapevano rendersi simpatici!
Fu più facile del previsto decidere, il problema ora erano i costumi e la loro realizzazione. A parte quelli di Duncan ed Ezekiel, che avevano già tutto il necessario, gli altri erano un grosso problema. 
-" Mia madre lavora alla sartoria. Forse potrebbe darci una mano. Domani portatemi delle foto o dei modelli e saranno tutti pronti per la settimana prima del ballo. "
propose Geoff, riscuotendo varie proteste per il disturbo arrecato alla paziente e quasi santa madre di quel completo imbecille, che però li tranquillizzò.
-" Le basterà sapere che non siete dei drogati o comunque criminali. O Duncan. "
L'amico gli rispose con irripetibili e variegati insulti, ma alla fine tutti furono convinti e i piani furono pronti. Il pomeriggio era scivolato via come acqua fresca tra le dita, senza che se ne accorgessero, e il sole era calato. Che meraviglia essere in una bella compagnia! 
Ma, mentre loro si stavano godendo una giornata insieme, qualcuno non molto lontano stava compiendo un destino scritto centinaia di anni prima. 
 
Erano nella foresta per noia, come quasi ogni altro ragazzo di Spirit River. Erano in tre, tre baldi giovani e avventurosi, non molto diversi dalla popolazione media della cittadina di montagna. Nessun tratto particolare che li distinguesse, nessuna qualità spiccante. Avevano deciso di spingersi oltre in quella gigantesca foresta, di esplorarne ogni segreto e carpirlo come se fosse stato un manuale. Si erano già avventurati fuori dalla contea, in uno degli angoli più remoti e sconosciuti di quei boschi silenziosi. In effetti, un po' troppo silenziosi, ma non se ne accorsero presi dalle loro chiacchiere com'erano.
Continuarono a camminare, attenti ed entusiasti, finchè non rimasero spiazzati nel giungere esattamente al centro di quel cuore verde e pulsante, vivo da anni, secoli prima di loro. Una gigantesca, enorme e possente quercia si stagliava come un antico titano tra gli abeti ingrigiti dalle nuvole plumbee, le radici grosse quanto uno di loro affondavano in profondità nel terreno, eccetto in un punto, dove sembravano avvolgere una grande roccia scura, coperta di muschio e licheni. I ragazzi si avvicinarono incuriositi. Nessuno aveva mai parlato di una quercia proprio lì a Spirit River, non così grande almeno. Doveva avere come minimo cent'anni, molto probabilmente di più. Studiarono a lungo quella meravigliosa pianta, solida ed imbattibile sul suo tronco secolare. Ne erano seriamente ammirati per la sua grandezza, le foglie ancora verdi a dispetto del freddo che andava intensificandosi e quell'aura mistica che sembrava luminosa.
-" Ragazzi! Venite a vedere! "
chiamò uno di loro e gli altri corsero da lui. Stava trafficando con delle piante rampicanti davanti alla roccia e ne scoprì un buco, troppo grande per essere una tana di volpe ma con lo stesso odore schifoso. 
-" Ma che diavolo...? "
-" È una grotta? "
Il leader non rispose, si limitò a pulire per bene l'entrata. Era decisamente troppo grande per essere una tana di qualche animale; i lupi vivevano più a nord-est, gli orsi non erano in letargo, e se ci fosse stato qualcuno quelle piante non sarebbero state lì. Un uomo parecchio grosso poteva entrare là dentro e starci molto comodamente, nonostante la puzza di sangue rappreso. Molto coraggiosamente, si avventurò in quel pozzo oscuro, accendendo la sua piccola torcia da portachiavi. Fu molto sorpreso di constatare che quella era effettivamente una grotta sotterranea; era un tunnel freddo e umido, le pareti formavano una galleria che scendeva per rudimentali scalini sdrucciolevoli avvolti dalle radici più piccole della quercia; c'era un eco abbastanza rimbombante, doveva essere ampia e lunga. La cosa che però lo lasciò più sbigottito furono le incisioni nella roccia. Erano segni strani, una specie di alfabeto, ma non capiva che diamine fossero. Inoltre, più si calava in profondità nella caverna, più percepiva una strana energia. Era come se intorno alle pareti ci fosse stato un cuore pulsante, che trasmetteva una specie di energia statica tutt'intorno ad essa. Era un'energia molto, molto inconsueta, così intensa che un comune mortale poteva avvertirla. Arrivò alla fine della grotta, nelle sue viscere, ma non trovò nulla di interessante, soltanto quell'energia statica che gli ricordava un enorme palloncino dopo essere stato sfregato sulla lana e la puzza di sangue più forte che mai. Si voltò e vide a malapena la luce della superficie; davanti a lui vi era soltanto una grande parete di roccia scura, dipinta con pigmenti caldi, che rappresentava una scena irriconoscibile. Poco male, avevano scoperto un grande reperto storico probabilmente! Oltre a quelle pitture vi era una lunga incisione, una specie di poesia, stavolta in alfabeto latino, o almeno così sembrava. Si avvicinò per leggerla meglio e sì, era nel suo alfabeto, ma in una lingua sconosciuta e dimenticata. Non che ne conoscesse molte di lingue, ma non ne aveva mai sentita parlare una simile.
-" Geyr Garmr miök fyr Gnipahelli, festr mun slitna en freki rinna. Fiöld veitk fræda. Framm sek lengra of ragna rök, römm sigtiva. "*
Fuori dalla grotta calò un silenzio di tomba. Nemmeno il vento soffiava, non una foglia si muoveva. Ma non accadde nulla. Non per i primi secondi. 
Stava per uscire quando la terra sotto i suoi piedi cominciò a tremare, mentre la scritta si illuminava di un rosso vivo, elettrico, che diventava sempre più fulgido e si diffondeva come sangue lungo le venature della pietra. La luce che ne esplose fu accecante, il rumore assordante abbastanza da fargli esplodere i timpani, letteralmente. I suoi amici udirono soltanto delle grida disperate, ma non ebbero il tempo di fare nient'altro che gridare a loro volta, assordati e sconvolti, impotenti. Scariche elettriche rosso vivo scaturirono da quel pozzo oscuro, riportando in superfice la creatura. Videro solo il suo muso, un teschio dalle orbite nere in cui una pupilla rovente brillava assetata di sangue, e la sua pelliccia crespa di sangue ancora caldo, reso bollente dal fuoco che emetteva. In un secondo, prese anche i due rimasti, nutrendosi delle loro carni con vorace ed insaziabile appetito, affondando le sue zanne lunghe come quelle di una tigre ciclopica nelle deliziose e calde viscere. Era stato risvegliato e dopo secoli e secoli di attesa, da quando il padre degli dei l'aveva rinchiuso nell'Hel insieme a quella maledetta eremita della figlia dell'Ingannatore e ad altre centinaia di mostri, poteva finalmente cibarsi di succulenta carne umana e sangue. Finalmente aveva l'occasione di riaprire le porte. Finalmente, a differenza degli dei che lo avevano incatenato, era ancora vivo. Vivo e bruciante, una piaga sulla terra degli umani, dove avrebbe portato morte e distruzione, com'era stato scritto e predetto. 
Un ululato terribile scaturì dalla sua gola feroce, sempre vogliosa di mangiare. Era tornato e tutti dovevano esserne a conoscenza. La fine del mondo stava arrivando. 
L'onda d'urto si era diffusa lungo tutta la foresta, potente tanto quanto l'onda anomala di uno tsunami. Gli alberi furono piegati, le rocce spaccate a metà, tutto bruciacchiato dalle scariche elettriche rosse che avevano accompagnato quel fenomeno del tutto inspiegabile. Senza nemmeno rendersene conto, il gruppo dei sette ragazzi venne sbalzato via, perdendo i sensi per parecchi minuti. 
Il primo a svegliarsi fu Geoff. Era atterrato in mezzo a dei piccoli abeti, i cui aghi li graffiavano la faccia. Si rimise in piedi molto lentamente, era ancora piuttosto instabile, la testa gli faceva un male cane, destabilizzante, come se avesse avuto una lancia conficcata nel cervello. Si appoggiò ad un albero, guardandosi intorno frastornato alla ricerca degli altri e calcolando che era stato sbalzato via di cinque o sei metri dal focolare. Notò immediatamente Duncan, non molto lontano da lui, finito in un rivoletto quasi nascosto dal sottobosco, acciaccato dalle pietre invisibili sotto di esso. Era completamente stordito e qualcosa, probabilmente un ramo, gli aveva frustato violentemente il collo e una gamba, visto che sanguinava in entrambi i punti. Si rialzò dolorante, riuscendo miracolosamente a stare in piedi e camminare verso il suo amico. 
-" Tutto bene? "
gli chiese, e Geoff annuì, tenendosi una mano sul fianco. Non si era rotto nulla, ma si era preso una gran bella botta. Come se quelle di poco prima non fossero bastate. 
Entrambi respiravano a fatica, ma senza aggiungere nulla andarono a cercare gli altri. L'australiano trovò Trent gambe all'aria, rintronato come non mai ma tutto intero, soltanto con qualche graffio, e Scott più o meno nelle stesse condizioni, atterrato su un soffice tappeto di muschio; al punk venne incontro Zeke, zoppicante e con una manica insanguinata e strappata a causa di una roccia tagliente che nell'impatto lo aveva ferito. Dawn si diresse sulle sue gambe verso il ragazzo dai capelli di carota, che la prese immediatamente tra le sue braccia forti; non aveva nulla di grave, solo le gambe e le braccia scorticate. 
-" Qualcuno ha visto Allison? "
chiese Ezekiel, più preoccupato che mai, ma tutti risposero negativamente. Senza nemmeno pensarci, lui e Duncan si lanciarono nella ricerca. La trovarono disgraziatamente appesa a dei rami bassi di un grande abete, con la fronte sanguinolenta e un lungo taglio sul costato. Era ancora priva di sensi. La presero dolcemente sotto le ascelle, aiutandola a scendere e a distendersi sul morbito tappeto naturale. Il fratello aveva le lacrime agli occhi, credeva che si fosse fatta seriamente molto male, ma il sangue ingannava. Era solo atterrata in un posto più solido degli altri.
La ragazza si svegliò pian piano, tra le braccia dei suoi armadi preferiti e con quel sapore metallico sulla lingua che conosceva più che bene. Si rialzò a fatica, sostenuta da Trent perchè Zeke già zoppicava, e tutti e tre, sollevati del ritrovo della giovane, tornarono al campo base. 
-" Andiamo a casa mia, subito. Dovete medicarvi immediatamente. Di ciò che è successo parleremo dopo. " 
disse Dawn e nessuno protestò, si incamminarono semplicemente, tutti molto doloranti e con lo stesso lancinante mal di testa. Non avevano idea della gravità di ciò che era successo pochi minuti prima. 
 
La mansarda di casa Radcliff era sempre un posto magico per chiunque ci entrasse per la prima volta, ma quel giorno nessuno ebbe la possibilità di ammirarla come si doveva. Furono tutti tempestivamente soccorsi dalla giovane e dolcissima Poison Ivy, che curò tutti con aloe e camomilla, fasciando ed incerottando tagli ed abrasioni. 
Non una parola era uscita dalle bocche dei ragazzi, erano rimasti tutti il religioso silenzio, eccezion fatta per qualche bisbiglio o sorriso tirato. Era stato necessario levare qualche maglietta e paio di pantaloni, ma nessuno si sentiva in imbarazzo. La maggior parte era composta da maschietti e alle signorine di certo non dispiaceva quello spettacolo. Geoff e Trent erano senza maglietta, Duncan era rimasto in canottiera e boxer, come Ezekiel, mentre Scott si era limitato alla canotta. Il tocco delicato e premuroso della giovane fu molto ben accetto a tutti, specialmente all'ultimo, al quale furono riservate più coccole rispetto agli altri.
Venne il turno di Allison, che aveva insistito per farsi medicare per ultima; senza troppi problemi, si levò felpa e canottierina, restando tranquillamente in reggiseno davanti ai ragazzi. Dawn, rossa come un peperone al posto suo, si rivolse a lei con la solita dolcezza e il sorriso angelico.
-" N-non preferisci andare in camera? "
Scosse la testa e le porse il fianco, e Dawn non insistette. Pulì la ferita e la fasciò con molta pazienza, sotto gli occhi spalancati di Geoff e Trent; Scott si era fissato sul fondoschiena della sua bella principessa d'argento, coperto da una gonna di flanella a quadri, mentre Duncan si mangiava con gli occhi cascata di fuoco. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle pallide e segnate da un acne devastante, il seno era tutt'altro che poco abbondante su quella figura magra e proporzionata, la schiena si curvava con dolcezza in un bel sedere strizzato in quegli skinny neri consumati; si dovette ricredere sulla sua piattezza e su quel "non un gran che". Allison era un enorme che.
A risvegliare lui e i suoi quattro validi compagni furono gli schiaffi potentissimi di Ezekiel, che si era reso conto di non essere l'unico maschio della stanza e che quei porcelli stavano fissando senza vergogna le due signorine. Purtroppo, non erano tutti delle patate senza passione come lui.
-" Cos'avete da guardare, bestie schifose! Volete vedere un bel pugno in faccia?! Allison, Cristo in bicicletta, copriti! "
esclamò, facendo ridacchiare le due ragazze e piazzandosi davanti a loro con un ringhiò a deformargli la faccia imperturbabile e le braccia incrociate minacciosamente al petto. 
-" Troppo tardi paparino. "
mormorò Duncan con un ghigno soddisfatto, rivolto più ad Allison che a suo fratello; la giovane riprese a guardare la parete con quel sorrisetto da Monna Lisa e le guance rosse quanto i suoi capelli, fingendo di non averlo fissato con occhi altrettanto voraci, scrutando in ogni minimo dettagli quei tatuaggi stupendi che gli coprivano le braccia e il petto scolpito. Anche se da lontano, non riusciva a decidere quale fosse il suo preferito, erano tutti semplicemente splendidi. 
Dawn le sorrise con aria complice nel sistemarle la ferita e lei ricambiò, accennandole invisibilmente lo sguardo imbambolato e la bava alla bocca di Scott. L'intesa tra signorine era sorprendente. 
Dopo alcuni minuti, a rompere il silenzio fu Trent. Era il più scosso di tutti, o almeno quello che lo dava a vedere, anche se non era difficile da capire. Tutti erano terribilmente silenziosi, a pensare e ripensare a tutto quello che era successo in una manciata di secondi. Senza problemi giunsero alla muta conclusione che sarebbe bastato un posto sbagliato, un ramo abbastanza grosso, una pietra ben piazzata e appuntita, e sarebbero potuti morire.
-" Voi avete qualche idea? "
Ovviamente, non era necessario specificare il soggetto. E, ovviamente, nessuno rispose. Come si spiegava un'onda energetica venuta dal nulla, così forte da scagliare via sette persone come fuscelli e addirittura bruciacchiare la superficie del terreno? Semplice, non si poteva. 
-" Solo io l'ho sentito? "
chiese improvvisamente Allison, ora seduta accanto a Dawn, ancora tranquillamente in intimo, troppo presa dai suoi pensieri per rivestirsi o badare ancora alle occhiate ifferenabili. Nessuno rispose, ma chi tace acconsente.
-" Un ruggito. Era come un tirannosauro, quelli di Jurassic Park. "
descrisse mesto Geoff, con lo sguardo abbattuto rivolto alle sue Vans a scacchi. La ragazza annuì tristemente, rabbrividendo, e gli altri la imitarono. Avevano sentito quella cosa e appena qualche millisecondo dopo, boom, erano stati spazzati via. E non c'era da dimenticare il mal di testa lancinante, che si stava lentamente affievolendo. Un'altra cosa che tutti confermarono. 
-" Avete notato che si è fermata alla foresta? Se fosse arrivata fino alla città avremmo trovato un disastro, invece è come se non fosse mai successo. "
osservò nuovamente Trent. 
-" Come te lo spieghi? "
domandò pensieroso Scott, ma il ragazzo dagli occhi verdissimi e brillanti alzò le spalle, senza una risposta. 
-" Non ce lo spieghiamo e basta. "
mormorò Allison, portandosi una mano al fianco. Sia Zeke che Dawn le furono subito vicini, il primo si sedette a gambe incrociate davanti alla sua sedia, la seconda le prese dolcemente la mano libera. 
-" Ti senti bene? "
-" Sì, sto bene. È solo un graffio nel posto sbagliato. "
Sorrise ad entrambi e suo fratello le prese la mano, stringendola con la sua consueta tenerezza e stampandovi dolci baci, fissando il pavimento di vecchie assi di legno con aria pensosa e cupa. Lei iniziò a carezzagli piano i capelli chiari, giocando con delle ciocche tra le sue dita fine. Sapeva quanto amasse quel trattamento e quanto lo calmasse e così accadde; si tranquillizzò in breve, anche se non abbastanza,
La pioggia aveva cominciato a ticchettare sul tetto sopra di loro, man mano sempre più impetuosa, fino a diventare uno scroscio costate ed imperturbabile, interrotto soltanto da sporadici fulmini nel buio di quel tardo pomeriggio. Ci mancava questo per coronare quella giornata a dir poco inquietante.
-" Faremo finta che non sia successo nulla? "
azzardò Scott, perchè aveva la sensazione che sarebbe successo esattamente questo, ma lui non ne era in grado. Aveva ignorato e messo da parte troppe cose nella sua vita, ma questa andava oltre. Non sarebbe stato capace di fingere che una cosa come quella non fosse mai accaduta. 
-" No, certo che no. Non so voi, ma io non ci riesco. "
rispose Geoff, che ricevette man forte da Trent e Dawn.
-" Ve la sentite di indagare sulla questione? Insomma, siamo stati catapultati via da una specie di onda sonica venuta dal nulla e non sapere che cosa sia stato davvero non mi piace, proprio per niente. Voi che ne pensate? "
continuò.
-" Io ci sto. "
esordì Scott, a seguire Allison, Dawn e Trent. Gli ultimi furono Duncan ed Ezekiel, evidentemente turbati dalle parole dell'australino, specialmente perchè aveva ragione. Non potevano fare a finta di nulla, ma non erano sicuri di voler sapere che cosa avesse causato quel macello. In ogni caso, non avevano altra scelta. Era il destino che comandava e questo li vide d'accordo con il piano dei loro amici. Dovevano esserci tutti, in modo da proteggersi a vicenda.
-" Dovremmo andare armati? "
Alla domanda di Dawn, ancora una volta, nessuno seppe come rispondere. Onestamente, ne sentivano il bisogno, ma dissero di no per evitare il panico. Si accordarono sul giorno della spedizione, sempre allo stesso posto : lo steccato davanti casa Radcliff, nel pomeriggio appena dopo scuola.
Quando venne il momento di salutarsi, la pioggia non aveva ancora smesso. Tutti chiamarono qualcuno perchè li venisse a prendere, eccezion fatta per Scott, che sarebbe rimasto a casa Radcliff ancora per un po', Duncan, che aveva l'auto parcheggiata poco lontano, e Allison, che avrebbe fatto una passeggiata. A fare da taxi per il resto dei ragazzi alla fine fu Manny, il meccanico e datore di lavoro di Ezekiel, il quale aveva bisogno di lui in officina. Si salutarono tutti con enfasi, augurandosi una pronta guarigione, e i due fratelli si abbracciarono affettuosamente. Zeke non voleva lasciarla sola, non dopo ciò che era successo, ma lei lo rassicurò : ormai non era più da sola. Se ne andarono a malincuore, ognuno per la propria strada, inconsapevoli di quale fosse stato in vero effetto di quell'onda tanto violenta.
 
~[* Verso dell'Edda, raccolta di racconti e miti nordici, Völuspà-Profezia della Veggente. Fonte : Wikipedia. L'autrice si scusa per una scrittura non adeguata del verso.]~
   
 
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