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Autore: Mitsuki91    01/10/2019    0 recensioni
"Edward, se sopravvivo a tutto questo, stai sicuro che la prossima volta ti uccido io."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo VII

 

Bella si stava tenendo la pancia e ci guardava con espressione terrorizzata.

"Voi non... Voi non..." aveva iniziato a balbettare.

Leah sospirò e mi tirò un poco più indietro, di modo che le lasciassi spazio.

"Non adesso, Bella. Intendo al termine della gravidanza... Più o meno. Come in un parto cesareo, no?"

La vidi rilassarsi appena.

"Alla fine. Certo, alla fine."

"Non farò male al tuo bambino, Bella."

Lei la guardò di nuovo, serrando le labbra. Poi spostò lo sguardo verso di me, socchiudendo gli occhi.

Io non avevo parlato. E Leah aveva parlato solo per se stessa. Era chiaro il messaggio.

"Jacob." mi disse Leah "Vai a cacciare qualcosa."

La guardai truce, per un attimo, poi mi allontanai sbuffando. Immagino che avessero bisogno di un momento da ragazze insieme.

Non mi allontanai troppo, però. Le prede avrebbero dovuto aspettare ancora un po'.

Leah si era seduta accanto a Bella, che continuava a tenersi e massaggiarsi la pancia. Sembrava che fosse cresciuta ancora rispetto anche solo a quella mattina. Non era ancora al livello massimo ma, con i vestiti che tendevano e che ingombravano, essendo a strati, sembrava quasi una mongolfiera.

Ed era tornata di nuovo troppo pallida.

"So che hai paura." le disse Leah "L'avrei anch'io, al tuo posto. Non posso assicurarti che andrà tutto bene. Anche se riuscissimo a farti partorire velocemente... Dopo aver tirato fuori il bambino e la placenta e tutta la sacca che lo contiene... Anche correndo a velocità inumane, Bella, perderai un sacco di sangue. Forse troppo."

Bella strinse appena le labbra, continuando a guardare di fronte a sé.

"Come ho detto a Jacob." riprese Leah "Mezza speranza è meglio di niente."

"... Mezza speranza." ripeté lei. Poi, all'improvviso, scoppiò a ridere. Una breve risata che mi colpì al cuore.

"Ah, Leah." disse infine "Se i Cullen fossero rimasti... Forse, avrei potuto farcela. Qualcuno di loro mi avrebbe trasformata." lasciò la pancia per afferrari un polso con la mano.

"E' questo che pensi? E' questo che avresti voluto? Una non-vita?!"

Bella scosse piano la testa.

"Non so esattamente quale sia il confine, Leah. Ho sempre pensato a me stessa come... Troppo ordinaria, troppo comune per poter afferrare la felicità a due mani. Eppure ce l'avevo. Edward..." disse, incespicando sul suo nome come se ancora le facesse male "Edward ha cambiato la mia visione del mondo. Ma... Alla fine si è rivelato come tutti, no? Eppure avrei dovuto saperlo. Troppo bello per essere vero."

"Infatti non lo era." rispose Leah, alzando lo sguardo "Non era vero, perché non era umano."

"Già, ma non mi riferivo a quello. Intendo dire che le persone belle, intelligenti, sicure di sé, di solito non calcolano la ragazza-nessuno. Mi ero convinta di essere la protagonista di una meravigliosa storia d'amore e invece sono finita in una stupida commedia romantica senza lieto fine. Dove lui mi lascia incinta e scappa. Solo che, beh, ovviamente il mio bambino deve uccidermi perché lui è immortale e forte."

Leah non disse nulla per qualche istante, poi le mise una mano sul ginocchio.

"Tu lo ami ancora, vero?"

Bella non rispose subito. Si limitò a fissare dritta davanti a sé per qualche istante e fu come se mi vedesse fra gli alberi. Io non volevo sentire, ma allo stesso tempo dovevo sapere.

Stavo sacrificando tutto per lei e l'amavo da impazzire. Questo era vero e non poteva cambiare.

Però quel succhiasangue l'aveva distrutta in molti più modi di quanti ne ritenessi possibile. Se lei... Se lei l'amava ancora... Altro che vittima di abusi. Il mio castello di certezze sarebbe crollato e sarei crollato anch'io sotto di esso; sepolto dalle macerie, non sarebbe rimasto più nulla di me.

"Devo crederlo." disse infine Bella "Devo crederlo. Guardami, Leah. Per cosa starei combattendo, se non per il frutto del nostro amore?"

"Ah, ma questo è sbagliato." rispose lei "Questo deveessere sbagliato. Esistono anche figli di stupratori e loro sicuramente non sono nati da un atto d'amore. Non volendo andare sul tragico, esistono anche figli di rapporti da una botta e via. Quello non è amore."

"Lo so. Non hai capito ciò che intendevo dire." Bella rimase zitta ancora qualche istante, poi sospirò "Edward colmava il mio orizzonte. Quando se ne è andato, mi sono sentita persa. Ma..." cercò le parole, mordendosi piano le labbra "Lui era come la stella polare che mi guidava nella notte. Una volta scomparsa, il sole è sorto comunque."

"... Jacob." sussurrò Leah, e se fossi stato appena più lontano non l'avrei sentito.

Bella ridacchiò.

"Jacob, sì. Ho pensato più volte che lui fosse il mio sole. Devi capire, però, che andare avanti non basta. Alzarsi, mangiare, andare a scuola... Tutte le azioni meccaniche che ho compiuto ripetutamente, e anche i brevi momenti di felicità con Jacob... Non bastano a sostituire un progetto di vita spezzato. Non era solo l'amore a legarmi ad Edward... Era un sogno a cui sono stata costretta a mettere fine; l'addio ad una famiglia che avevo scelto con tutta me stessa."

"... Tu volevi diventare un vampiro."

"Sì. Però hai centrato il punto. Io 'volevo'. Adesso... Adesso non lo so più. Ci sono cose che non si possono perdonare. Essere abbandonata per la mia incolumità, per la mia sicurezza, quello sì, l'avrei capito. Non accettato, ma capito. Stavo imparando a viverci, un giorno per volta." Bella si sistemò meglio con la schiena, raddrizzandosi. Stavolta, lampi di rabbia uscirono dai suoi occhi "Essere sedotti e abbandonati, quello no. Edward non si è solo approfittato di me... Io non sono soltanto la ragazza-nessuno ingenua che si fa intortare dal figo della scuola. Io ero drogata. Ero letteralmente drogata; avevo preso dei sonniferi. E lui l'ha fatto lo stesso. Non contento, se ne è andato di nuovo. Oh, sono certa che non sapesse che potevo restare incinta. Non tanto per lui, perché ora nei suoi confronti dubito di tutto. Ma se qualcuno avesse saputo... Se qualcuno avesse anche solo sospettato, non mi avrebbero abbandonato. Non davvero. Qualcuno sarebbe tornato per aiutarmi." lacrime avevano iniziato a cadere dalle sue guance, e lei se le asciugò con un gesto di rabbia "Quindi è tutto qui, capisci? Se lo amo ancora? Credo di sì. Il mio legame con lui non si è spezzato. Devo crederlo o impazzirei. Ma da qui a perdonarlo... Da qui a vedere di nuovo la mia vita con lui... Ne passa di acqua sotto i ponti. Io sono cambiata, e non è solo la pancia o il bambino. Io ho ritrovato il valore della mia dignità. Per quanto possa servire adesso, con una mezza speranza."

Leah strinse un po' di più la mano sul suo ginocchio.

"Scommetto che non lo sapevano, Bella. Scommetto che se anche solo avessero immaginato, sarebbero tornati. Se davvero ti volevano bene, non ti avrebbero abbandonato."

Bella scosse la testa di nuovo, asciugandosi un'altra lacrima.

"Alice." disse "Alice non è tornata. Lei avrebbe dovuto. Ma non è tornata."

Non aggiunse altro ed io avevo sentito abbastanza.

Distrutto dal suo dolore, dal mio, da quello di Leah... Distrutto dal dolore di tutti noi, mi concentrai sul lupo e sulla sensazione istintiva della caccia.

Non avevo fatto i conti con Sam, che stavolta si fece sentire.

"Jacob? Jacob, ci sei?"

Lo ignorai, annusando l'aria.

"Jacob, ti prego, anche se non vuoi parlarmi. Ti prego, ti prometto che non ti cercherò in nessun modo, che non ti ostacolerò in nessun modo... Solo una cosa. Lei è lì? Leeh-Leeh è lì? Ti prego, Jake, è scomparsa e sto morendo di preoccupazione. Devi credermi."

"Sì, ci credo che stai morendo di preoccupazione." forse mi era uscito un po' troppo sarcastico "Se ti perso qualcuno del tuo branco, non sono affari miei." aggiunsi, tornando al lupo e alla caccia.

Lui rimase in silenzio per qualche istante di troppo.

"Grazie." disse infine, e la sua voce sparì dalla mia mente.

Cacciai e non pensai più a nient'altro.

 

***

 

La prima volta che Bella aveva urlato, avevo quasi rischiato di schiantarmi contro un albero per frenare.

Non era riuscita a scendere e Leah aveva dovuto ritrasformarsi e aiutarla. Non riusciva a stare in piedi; piangeva ed era verde.

Leah l'aveva toccata, togliendole i vestiti il più in fretta possibile senza strapparli.

Io avevo visto per la prima volta la sua pancia nuda, piena di chiazze viola, e mi ero sentito morire.

"Credo che ti sia rotta il bacino, o comunque qualcosa. Dannazione!" aveva imprecato Leah.

Bella stava battendo i denti. Era solo fine gennaio, o forse inizio febbraio, e le temperature erano ai minimi storici.

"Leah, rimettile qualcosa addosso prima che congeli del tutto!" avevo detto, rompendo il mio silenzio di orrore e rifiuto.

Leah l'aveva rivestita il più delicatamente possibile, e poi l'aveva abbracciata.

Una volta smesso di battere i denti, Bella aveva sussurrato: "Credo sia solo... Troppo forte, tutto qui. Io mi sono sentita meglio in questi giorni quindi anche lui... Anche lui..."

Io avevo stretto i pugni e mi ero ritrasformato in lupo, per non cedere alla rabbia e al dolore.

Leah non mi aveva neppure degnato di uno sguardo, ma aveva capito. Continuava a tenere stretta a sé Bella e la cullava piano, attenta a non muoverla troppo per non spostare le ossa.

"... Manca poco." disse infine "So che fa male ma devi resistere, okay? Presto saremo dietro l'ospedale e ti giuro che non ci dovremo più muovere."

Bella annuì, piano, chiudendo gli occhi. Aveva ancora le labbra viola e strette fra loro, come se volesse impedire ad un grido di uscire.

"Possiamo finire da umani. Forse... Forse riusciremo a muoverci di meno e a non sballottarti troppo." detto questo, Leah si spostò da Bella e la prese in braccio, sollevandola piano.

"... Peso." sussurò Bella.

"Non essere sciocca." rispose Leah "Ho la forza di un lupo, non pesi nulla per me."

Bella non rispose nulla e si limitò ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Tipico di lei pensare sempre al benessere degli altri e mai al proprio.

Probabilmente sentiva un dolore atroce.

E io mi chiesi, ancora una volta, per quanto sarebbe durata tutta quella farsa.

Non c'era speranza.

Se Bella moriva di fame, il mostro non si muoveva e moriva con lei. Se Bella si nutriva, il mostro diventava più forte e le spezzava le ossa.

Non c'era via d'uscita.

"Jacob, prendi tutti i bagagli e seguici." disse Leah. Io mi limitai ad eseguire. Afferrai tutto con i denti e trottelerrai dietro a loro.

Andavamo piano, molto piano. Capivo che Leah non volesse far oscillare Bella più del necessario.

Lei non diceva niente; serrava le labbra ma a volte non riusciva a trattenere un singulto.

"Manca poco." la incoraggiava Leah. Non credevo che sarebbe stata tanto brava in quel ruolo.

Lei era molto più funzionale alla sopravvivenza di Bella di quanto lo fossi io. Eppure, era me che Bella cercava con lo sguardo ogni pochi minuti.

Uno sguardo di scuse. Sapeva che stavo soffrendo, e come avrebbe potuto non capirlo?

Non era solo che ero il suo migliore amico, e la stavo vedendo morire. Lei sapeva. Noi due ci leggevamo come un libro aperto, quindi lo sapeva per forza.

Sapeva che l'amavo e si scusava per non essere stata in grado di ricambiarsi, per essersi cacciata in questa situazione e per avermi coinvolto, per ogni cosa per cui fosse necessario scusarsi.

E forse stavo impazzendo ma, nonostante il dolore, il vero fatto era che non riuscivo ad allontanarmi da lei. Avrei dovuto odiarla, e invece bramavo ogni secondo in più in cui potevo vederla, in cui il suo sorriso si apriva per me.

Dipendevo da lei come una droga.

E forse, ma solo forse, adesso capivo meglio il suo amore per quel vampiro. Non si era trattata di semplice attrazione; Bella era troppo intelligente per una cosa del genere.

Se lei era dipesa da lui allo stesso modo in cui mi sentivo sempre più dipendente da lei, allora forse il suo attimo di debolezza sarebbe stato scusabile.

Certo, questo non cambiava il fatto che stava per morire e che non c'era più di... Un quarto di speranza, neanche mezza. E che io avrei sofferto tutto il suo dolore e il mio, nel momento in cui fosse morta davvero.

"Senti, hai pensato a come chiamarlo?" chiese Leah, interrompendo i miei pensieri lugubri.

Io fissai Bella negli occhi, vedendo che lei ricambiava lo sguardo da sopra la spalla di Leah.

"In realtà pensavo... Pensavo ad Edward Jacob."

"Edward Jacob."

"Beh..." iniziò lei, come a doversi scusare "Dopotutto, il padre è Edward. Ed Edward si chiamava come suo padre. Sarebbe bello continuare la tradizione e..." mi guardò ancora, sorridendo appena nonostante il dolore che doveva provare "Per Jacob, non c'è bisogno di nessuna spiegazione."

"Capisco. E se fosse femmina?"

Bella sbatté le palpebre, come se non avesse mai considerato l'idea.

"Uhm..." iniziò, tergiversando "Non lo so. Penso che... Se devo decidere così su due piedi... Penso che mi piacerebbe chiamarla Elisabeth."

"Elisabeth?"

Lei si strinse nelle spalle e fece una smorfia.

"Era la madre di Edward. E Elisabeth è una variante di Isabella. Sarebbe legata anche a me, in questo modo."

"E' un bel nome." concesse Leah.

Bella appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Dopo poco tempo, si addormentò.

"Sbaglio, o è sempre più stanca?" mi chiese Leah dopo qualche istante, quando divenne evidente che Bella non si sarebbe svegliata.

Io le scompigliai i capelli con uno sbuffo, per tutta risposta.

Era vero. Non che Bella avesse qualcosa da fare, a parte tentare di sopravvivere; in ogni caso, stava dormendo sempre di più nell'ultimo periodo.

Non parlava più nel sonno. La prima notte mi aveva chiesto, imbarazzata, di non far caso alle ciancerie che le avrei sentito uscire dalla bocca, se mi fossi svegliato prima di lei, ma Bella non aveva mai parlato nel sonno da quando eravamo partiti.

Forse il mostro si stava mangiando pure quello. Il suo sangue, la sua vita, la sua energia e la sua voce.

Bel bottino.

Continuammo a camminare per altre cinque ore.

Alla fine, Leah avvolse Bella nel sacco a pelo e mi lasciò a montare la tenda, mentre andava in perlustrazione.

Quando tornò, mi disse solo "Siamo nel posto giusto."

Non ci rimaneva che aspettare.

***

 

Mancavano solo due centimetri.

Solo due centimetri alla fine di tutto.

Non ce l'avevo fatta ad assistere alla misurazione, ma Leah era molto sicura.

"Penso che anche se sono un paio in meno il bambino non farà storie. E' già abbastanza forte."

E considerando quanto cresceva in fretta la pancia di Bella, domani sarebbe stato il giorno prescelto.

Ventiquattr'ore di Bella. Bella viva; un po' sciupata, forse, ma viva.

Non avevo abbastanza... ossigeno, per questo.

"Jake, vieni qui." mi richiamò lei.

Come tirato da un filo invisibile, non potei far altro che seguire la sua voce e sedermi accanto a lei.

Leah ci guardò qualche istante, poi scosse la testa e ci annunciò che andava a caccia.

Bella aveva bisogno di tutto il sangue possibile in vista del parto. Non l'avrebbe assunto nella via piùconvenzionale, forse, e il sangue animale non era neppure quello giusto. Però forse avrebbe aiutato, o almeno lo speravamo.

"Allora." mi disse "Domani, eh?"

"Già. Domani."

Il mio tono era piatto, quasi spento.

Bella si appoggiò con la testa sul mio braccio e intrecciò le nostre dita. Non era mai stata una persona troppo affettuosa, quindi quel gesto mi stupì. Certo, più volte l'avevo stretta a me durante la notte, soprattutto nell'ultimo periodo, dove fungevo da stufetta personale. Però quel contatto... Non era molto da lei, non così.

Poi capii.

Era una sorta di addio.

Ricacciai indietro le lacrime e non permisi al mio corpo di cambiare posizione, di irrigidirsi o altro.

"Jake, sai che te lo devo chiedere." disse infine lei; poco più di un sussurro.

"Chiedere cosa, Bella?" domandai io in automatico.

Ma lo sapevo. Leah l'aveva predetto quella che mi sembrava una vita prima, eppure erano stati solo pochi giorni.

"... Devi prenderti cura di lui, Jake. Anche... Anche se dovesse andare male. Per me."

Io non risposi subito, preferendo osservare la luce che filtrava tra i rami secchi e morti.

"... Non lo saprò." dissi infine "Non saprò come andrà per te. Leah ti porterà via, forse ancora viva o forse no. E io non saprò niente perché dovrò fuggire nel bosco con... Con..."

Lei mi mise un dito sulle labbra, alzando la testa per guardarmi e costringendomi ad abbassare lo sguardo sul suo.

"Va tutto bene, Jake." mi disse "Tu sei forte. Non te lo chiederei se avessi altra scelta. Ma tu sei abbastanza forte per questo. Promettimelo. Promettimelo Jake, ed io... Io ti prometto che farò di tutto per sopravvivere. Ogni cosa."

Guardai i suoi occhi ed ebbi la sensazione di affondare. Non potevo dirle di no, semplicemente. Non importava quanto dolore mi sarebbe costato; non potevo perché lei mi guardava e se lei mi guardava io non vedevo nient'altro.

L'ultimo giorno. L'ultimo giorno in cui sarebbe stata reale, viva.

Semplicemente caddi e le mie labbra sfiorarono le sue.

Lei non si irrigidì. Dopo il primo momento di sorpresa, dischiuse le labbra sulle mie e mi permise di approfondire il bacio.

Non m'importava se lo stava facendo solo per strapparmi quella promessa o se, come me, anche lei sentiva qualcosa. In quel momento niente aveva importanza, ad eccezione di noi due e delle nostre labbra a contatto, delle nostre lingue che si sfiorarono.

Mi persi in lei in alcuni attimi di sogno e, quando il bacio finì e riaprii gli occhi, la realtà mi ripiombò addosso in tutta la sua pesantezza.

Lei lesse il dolore nei miei occhi, la perdita.

Come sempre, non avevamo bisogno di parole.

Mi accarezzò una guancia, sorridendo appena, cercando di mascherare la tristezza dietro le ciglia.

"Non mi hai ancora persa." sussurrò "Sono ancora qui, Jake. E farò di tutto per esserci ancora."

E allora, solo allora, solo perché non c'era altro che si potesse dire, o fare, acconsentii.

"Lo prometto."

Prenditi il mio cuore e la mia anima. Prenditi tutto me stesso.

Bella sorrise ed era di nuovo un sorriso raggiante, ampio.

Il sorriso mio.

"Grazie." rispose "Grazie, Jake."

Tornò ad appoggiarsi sulla mia spalla e fu come se nulla fosse successo, ma tutto era cambiato.

   
 
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