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Autore: Nao Yoshikawa    01/10/2019    13 recensioni
Seguito di "Ineffables baby-sitter".
Clara adesso ha cinque anni, ma questo non vuol dire che renda la vita facile al suo angelo e al suo demone preferiti...
«Posso chiedere una cosa?»
«Certo tesoro. C’è una parola che non capisci?» chiese gentilmente Aziraphale, ma Clara scosse il capo.
«Ma i bambini da dove vengono?»
Silenzio. E subito panico. L’angelo arrossì di colpo, guardando Crowley come per cercare silenziosamente aiuto in lui, peccato che il demone avesse assunto la tipica espressione da: “Puoi vedertela da solo”.
Non poteva spiegare certe cose ad una bambina innocente, e poi lui non era il più adatto, non era abbastanza delicato.
«Crowley… caro…da dove vengono i bambini?» gli sorrise nervoso e incoraggiante l’angelo.
Tirami fuori da questa situazione.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ineffables stories
 
 
«Per Satana, perché a me?»
Crowley si sentiva un idiota. Certo che era un idiota, praticamente si faceva comandare a bacchetta da una Cosetta di appena cinque anni. E questo non andava bene. Si lamentava sempre della sua dignità perduta, ma puntualmente Aziraphale lo prendeva in giro, dicendogli che la colpa fosse soltanto tua, dal momento che non aveva spina dorsale.
Bugia! Non era questo il problema, il problema erano gli occhi languidi di Clara. Oltre al fatto che quest’ultima aveva un caratterino non proprio tranquillo.
«Ti ho detto che devi chiamarmi principessa!», dichiarò la bambina, portandosi le mani sui fianchi. Era piccolina, ma molto sveglia e con un’attitudine al comando non da poco. Somigliava molto ad Anathema, fisicamente e caratterialmente, anzi, certe caratteristiche, se possibile, erano ancora più accentuate.
«D’accordo, va bene, principessa!» esclamò esasperato. «Ma non potremo fare qualche altro… gioco?»
Magari qualcosa che non ferisca ancora di più il mio orgoglio?
Clara scosse energicamente la testa. Portava sulla testa una coroncina di cartapesta e si era proclamata principessa indiscussa. Ah, sì, aveva anche proclamato Crowley come suo servo, altrettanto importante.
«No, io voglio giocare così. E adesso la principessa ha fame!»
«Neanche per sogno! Hai mangiato poco fa e hai anche combinato un disastro!» il demone indicò il bicchiere di latte semi vuoto e i biscotti sbriciolati sul tavolo.
La loro casa, quella in cui lui e Aziraphale si erano trasferiti insieme da qualche tempo, era sempre così in ordine e pulita quando non c’era Clara in giro. Adesso invece il soggiorno era pieno di giocattoli, bambole e peluche, che la bambina aveva ben pensato di portarsi dietro nel suo pomeriggio con i suoi baby-sitter preferiti.
«Biscotti!» insistette.
«No!»
«Sì!»
«Aziraphale, vuoi venirmi a dare una mano con questa peste?!» esclamò infine.
Sempre il solito quell’angelo, lo lasciava da solo e si divertiva alle sue spalle, tipico.
Il diretto interessato sbucò dalla cucina, mentre sorseggiava tranquillamente il suo tè.
«Oh caro, mi chiedo chi sia il bambino fra i due», affermò divertito.
La bambina gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto.
«Crowley è cattivo e stupido.»
«COSA?! Cattivo e stupido?!» il demone assottiglio lo sguardo, avvicinandosi minaccioso. «Oh, se ti prendo! Farai meglio a correre!»
Clara gridò entusiasta, prendendo a correre attorno al tavolo, inseguita da Crowley e sotto lo stupore di Aziraphale.
«Ragazzi, piano! Non venitemi addosso, santo cielo!»
Andava a finire sempre così. Clara aveva la capacità di far uscire fuori il lato più infantile e tenero di Crowley, forse per questo era il suo preferito.
Sì, senza dubbio era questo. L’angelo non se ne sorprendeva poi tanto, alla fine quello più bravo con i bambini era sempre stato il demone. Quest’ultimo era riuscito ad afferrare Clara e a sollevarla da terra, causandole una risata.
«Dunque, vediamo, cosa potrei fare con questa bambina? Penso che la friggerò.»
«Non mi puoi friggere, non c’è una padella così grande!» ribatté lei, senza fiato a causa delle risate continue. Aziraphale scosse il capo, paziente. Poi, con un gesto, rimise tutto al suo posto, i pupazzi di Clara in ordine sul divano e ripulì il tavolo dalle briciole. Per fortuna non doveva mettersi a pulire di santa pianta…
«Va bene, d’accordo, direi che vi siete scatenati abbastanza. Clara, lo vuoi un libro?» propose lui. La bambina annuì, entusiasta. Oltre all’attitudine per il comando, aveva anche l’attitudine per la lettura. Nonostante avesse solo cinque anni, stava già imparando a leggere, grazie soprattutto ai pazienti insegnamenti di Aziraphale.
Aveva già letto e riletto buona parte delle classiche fiabe per bambini e la sua preferita rimaneva senza ombra di dubbio Cenerentola. Non disdegnava però altri tipi di genere, adesso per esempio si stava sforzando di leggere e comprendere La tela di Carlotta.
Seduta sul pavimento e con i libro poggiato sulle gambe, era completamente assorta nella lettura. Questo voleva dire finalmente pace per i suoi ineffabili e stanchi baby-sitter.
Crowley si lasciò cadere seduto sul divano, accanto ad Aziraphale, prendendosi la sua tanto meritata pausa. Subito poggiò il viso sulla sua spalla, strusciandosi appena.
«Sei crudele a far fare a me tutto il lavoro.»
«Crowley caro, lo sai che lei preferisce te. Perché l’accontenti in tutto.»
«Ancora con questa storia?! In ogni caso, fa anche parte del mio ruolo di baby-sitter, sei tu che dovresti essere meno rigido.»
«Io sono rigido perché ho due bambini a cui badare», sospirò, ricevendo in cambio un’occhiataccia da parte del suo compagno.
Clara sollevò lo sguardo dal libro e li osservò. Si divertiva sempre tanto con quei, non solo perché la facevano divertire, ma perché li trovava teneri nei loro battibecchi. Somigliavano un po’ alla sua mamma e al suo papà.
Quindi, se erano simili, poteva anche permettersi di porre loro certe domande. E una domanda in particolare le girava per la testa da un po’.
«Posso chiedere una cosa?»
«Certo tesoro. C’è una parola che non capisci?» chiese gentilmente Aziraphale, ma Clara scosse il capo.
«Ma i bambini da dove vengono?»
Silenzio. E subito panico. L’angelo arrossì di colpo, guardando Crowley come per cercare silenziosamente aiuto in lui, peccato che il demone avesse assunto la tipica espressione da: “Puoi vedertela da solo”.
Non poteva spiegare certe cose ad una bambina innocente, e poi lui non era il più adatto, non era abbastanza delicato.
«Crowley… caro…da dove vengono i bambini?» gli sorrise nervoso e incoraggiante l’angelo.
Tirami fuori da questa situazione.
«E io come faccio a saperlo?! Clara, sei troppo piccola, e poi dovresti chiederlo ai tuoi genitori!»
«Ma io l’ho fatto!», sbuffò. «Però papà non mi ha risposto. Mamma ha detto che dovevo chiedere a voi.»
Crowley fece per dire qualcosa, ma si zittì subito.
E pensare che non veniva neanche pagato per questo!
Grazie tante, Anathema, per averci cacciato in questo guaio.
Perché sì, era un guaio. Clara era insistente, e quando si impuntava su qualcosa, riusciva ad ottenerla.
«Ah… bene», sospirò Aziraphale, agitato. Era un angelo che doveva spiegare ad una bambina di cinque anni il meccanismo che portava al concepimento… faceva già ridere così. «I bambini li… emh…»
«Si comprano in un negozio, ovviamente!» si intromise subito Crowley. «Anche tu sei stata comprata lì!»
Aziraphale lo guardò malissimo e gli diede una gomitata. Che intenzioni aveva, traumatizzarla forse? Era inquietante il pensiero di un negozio di bambini, per Dio!
Clara sgranò gli occhi, sollevandosi.
«Ma… ma non può essere! Non li ho mai visti questi negozi!»
«Certo, i bambini non possono vederli, solo gli adulti. E ci sono tanti tipi di bambini, belli, brutti, biondi, mori…» la guardò. «Effettivamente tu non eri bellissima, forse è per questo che eri così economica.»
Arrivato a quel punto, Aziraphale non sapeva se zittirlo o semplicemente ridere. Crowley aveva una fantasia invidiabile e anche un certo sadismo.
La povera Clara aveva assunto un’espressione sconvolta.
«Non è vero… bugiardo! Io l’altra volta ero al parco con la mamma e lei si è messa  a parlare con una donna che aspettava un bimbo! Come ci è finito nella sua pancia?»
Crowley batté le palpebre.
Ecco, fregato.
«Emh… ci ho provato! Aziraphale, tocca a te!»
Perché a me?! Perché io?!
Sono la persona meno qualificata!
Questo era tutto ciò che avrebbe voluto dirgli, ma non voleva deludere Clara, che lo osservava con gli occhi spalancati. Si schiarì la voce.
Crowley gliel’avrebbe pagata.
«Beh… quello succede quando due persone si amano molto, okay? Quando vogliono costruirsi una famiglia e allora…dormono nello stesso letto, si tengono per mano e…»
Crowley arrossì. Ma seriamente voleva spiegare a Clara le meraviglie del sesso, così da attentare alla sua innocenza?!
E se ne stava facendo un problema lui, un demone!
«… Succede baciandosi! Baciandosi per più di venti secondi!» esclamò, cercando di salvare il salvabile in quella situazione assurda. «Infatti bisogna stare molto attenti! Tu ad esempio, non dovrai baciare nessuno fino… fino a vent’anni, ecco!»
Clara lo ascoltò con attenzione. Effettivamente poteva avere senso così, sicuramente più del comprare i bambini in un negozio.
«Ah, okay! Però vent’anni sono troppi! Io ho comunque deciso che il mio primo bacio lo darò ad Adam. E lo sposerò anche!»
«NON PUOI! Ha diciassette anni, è troppo grande per te!», sbottò.
Clara con l’Anticristo? Non riusciva proprio a immaginarseli. E poi lei era così piccola, non voleva immaginarsela a fare certe cose, era troppo per lui.
Lei assunse un’espressione pensierosa.
«E io lo sposo lo stesso!»
In quel modo, la bambina aveva segnato la fine della discussione.
 
Fine della discussione, quindi fine dei problemi, o almeno ciò entrambi sparavano. Poiché c’era un bel sole, Clara decise di andare a giocare fuori. Il giardino di Aziraphale e Crowley non era grande, ma c’erano tante piante e tanti fiori, che il demone le aveva raccomandato di non toccare, forse proprio per questo si era appostato fuori dalla veranda per tenerla d’occhio. Clara effettivamente non stava facendo nessuna mossa sbagliata, e dopo aver osservato i fiori, si gettò sull’erba, abbracciata alla sua bambola.
«Caro, controlli che Clara non distrugga le tue piante?»
Aziraphale richiuse la porta, avvicinandosi.
«Assolutamente, sai quante minacce mi ci sono volute per farle crescere così? E poi è meglio non perderla d’occhio, ho imparato che i bambini sono terribili!» borbottò. «A proposito, stavi davvero per spiegarle che per fare un bambino bisogna far sesso?»
L’angelo arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Assolutamente no, mi sarei inventato qualcosa.»
Okay, non era vero, ma che importanza aveva? Dopotutto era stato salvato da Crowley.
«Certo, come no», disse il demone a braccia conserte. «Quando sarà adolescente verrà ad insultarmi per averle mentito.»
«Ma per allora non avrà più bisogno di baby-sitter», gli fece notare.
«No, ma magari potremo essere amici. Cosa pensi, che non la terrò d’occhio per essere certo che non beva e che non faccia cose strane?» domandò con incredibile naturalezza. «E soprattutto, devo fare in modo che non soffra per amore. Anche perché se qualcuno prova ad approfittarsene… io lo uccido.»
Sorrise, in un modo talmente inquietante che Aziraphale rabbrividì. Solo per poco, perché in verità quel suo modo di fare era tenero.
Altro che demone spaventoso dell’inferno… era terribilmente dolce, ma forse questo era meglio non dirglielo.
«E meno male che non è tua figlia…» disse pensieroso.
«È come se lo fosse, angelo!» chiarì subito. «Come se fosse di entrambi. Quindi fai la tua parte!»
«Io faccio la mia parte, sono quello che ti impedisce di sclerare. E poi è inutile preoccuparsi, Clara ha detto che vuole sposare Adam», lo stuzzicò.
«Ho detto che è troppo grande. E poi è l’Anticristo!»
«Beh, non che lei venga da un nucleo familiare normale, noi compresi.»
Zittito ancora una volta.
Accidenti.
Crowley era sempre stato apprensivo. Ma così era decisamente troppo. Meglio non pensare che un giorno Clara sarebbe cresciuta.
Con i bambini era bravo, ma con gli adolescenti… no. Proprio no.
«E va bene, come vuoi!», borbottò. «Dovrò parlare a quattr’occhi con Newton e dirgli di tenere gli occhi aperti. Più siamo e meglio è.»
Aziraphale si portò una mano sul viso. Certo, Clara non avrebbe avuto una vita facile, ma sicuramente sarebbe sempre stata protetta.
Dalla sua famiglia e dai suoi angeli custodi.
 
 
Qualche ora dopo, Clara si arrese alla stanchezza. Era quasi sera e i suoi genitori sarebbero venuti a prenderla di lì a poco. Voleva rilassarsi con una storia, ma questa volta voleva qualcosa di particolare.
«Azi, raccontamela tu una storia!» esclamò la bambina, compiendo un ultimo salto sul divano e poi lasciandosi cadere seduta.
Meno male che lo aveva chiesto al suo angelo e non a lui, si ritrovò a pensare Crowley. Ogni volta i suoi racconti sfondavano in contenuti poco adatti ad una bambina, Aziraphale era decisamente più portato.
Ma il problema adesso era: quale storia poteva raccontare a Clara? Aveva vissuto per millenni, quindi ci sarebbe stato tanto da dire.
«E va bene», gli si sedette accanto, poggiandole una mano sulla testa. «Allora… c’era una volta un angelo.»
«E quell’angelo eri tu, vero?» domandò contenta. Effettivamente non era stata solo la sua attenzione ad essere catturata, ma anche quella di Crowley, seduto dall’altro lato di fianco a Clara.
«Forse», Aziraphale fece il vago. «Dicevo… c’era una volta un angelo che viveva nel giardino dell’Eden. Lì conobbe un demone dalle ali nere e che era anche capace di trasformarsi in un serpente.»
«Sei tu!» esclamò Clara, indicando Crowley con un ditino.
«Sono io, già», sospirò, un po’ malinconico. Era passato tanto tempo da allora.
«… L’angelo e il demone si innamorarono a prima vista, solo che ancora non lo sapevano. Il tempo iniziò a passare, ma loro rimasero insieme, nonostante tutto, attraversando epoche, alle volte allontanandosi, ma solo per poi ritrovarsi», sussurrò, sollevando lo sguardo verso Crowley.
Clara annuì.
«Ma se si amavano, perché non si sono messi insieme subitissimo?!»
«Perché il demone era stupido e non credeva fosse possibile amare un angelo», intervenne Crowley. «Ha perso un po’ di tempo, sì. Ma alla fine ha dovuto cedere, perché non poteva accettare di avere al suo fianco l’angelo più bello del Paradiso, senza però poterlo amare liberamente.»
Avevano incatenato gli sguardi senza più riuscire a staccarsi. Aziraphale arrossì adorabilmente.
«Beh, anche l’angelo… non che sia stato d’aiuto. Ma alla fine era inevitabile che… finissero… insieme…» sussurrò.
Il demone gli si avvicinò e forse dimenticandosi di un po’ del suo contegno, lo baciò. Non profondamente come avrebbe voluto, poiché fortunatamente non si era scordato della presenza di Clara, ma fu comunque un bacio caldo, tenero e passionale.
A quella bambina piacevano le storie d’amore e forse la loro era abbastanza straordinaria per essere raccontata.
La piccola arrossì, ridacchiando e aspettando pazientemente che quei due pazzi dei suoi baby-sitter finissero.
Quando accadde, pensò bene di rompere l’idillio come solo lei sapeva fare.
«Vi siete baciati per più di venti secondi! Adesso avrete un bambino anche voi?!»
Crowley sgranò gli occhi, divampando.
Accidenti a lui, sapeva che gli si sarebbe ritorta contro questa cosa.
«Ma si può sapere chi ti ha insegnato a contare?!»
«Ho imparato da sola, fino a trenta!» disse fiera. «Allora lo avrete?!»
«Clara, te ne prego, dammi tregua!»
Azraphale tentò di non ridere, ci provò davvero, ma fu inutile.

Nota dell'autrice
In preda alla malinconia, visto che Amor Vincit Omnia è quasi finita, mi sono buttata in questa shot. In realtà l'avevo in mente da un po', ed anzi sto pensando anche di scriverne una terza con Clara adolescente che sclera, perché sì, sclererebbe parecchio, ed anche Crowley. L'ho sempre detto, lui sarebbe bravissimo con i bambini, ma pessimo con gli adolscenti.
Io amo tantissimo scrivere di bambini, il loro punto di vista e il loro modi di rapportarsi ai più grandi. Potevo non giocarmi la carta del: "Da dove vengono i bambini?". Assolutamente no. Ed anzi Crowley e Azi se ne sono usciti in maniera abbastanza pulita (negozio di bambini a parte, che comunque questa cosa è tratta da una storia vera, la mia, è una storiella che mi hanno rifilato quando avevo la sua età). Comunque, spero vi abba divertito, ogni tanto anche io ho bisogno di annegare nel fluff T_T

 
   
 
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