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Autore: padme83    01/10/2019    17 recensioni
Mio blu – dicevi –
mio blu.
Lo sono.
E anche più del cielo.
Ovunque tu sia
io ti circondo.

(Ghiannis Ritsos - Mio blu)
***
1. Mio blu
2. Miraggi
3. Promesse
***
Una mattina, siccome uno di noi era rimasto senza nero, si servì del blu: era nato l'Impressionismo.
(Pierre-Auguste Renoir)
Quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile.
(Wassily Kandinsky)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Quando verrà l'Inverno e finiranno i canti,
e dovunque regnerà l'oscurità…
Quando il ramo nudo vedrò rotto,
e ogni opera distrutta sarà…
Ti cercherò, ti attenderò, e un dì ci ritroveremo:
insieme allora nella bufera a fianco a fianco cammineremo.

J.R.R.Tolkien, Il Signore degli Anelli
(Le due torri)
 
 
 
 
 
~ Promesse ~
 
 
 
 
 
 
 
And when we walk down the street
the wind sings our name in rebel songs,
but it's much too late when the fear is gone
.”
 
 
 
 

 
 
Godric’s Hollow, estate 1899
 
 
La luce delle candele è fioca, in questa piccola mansarda rivestita di quiete e silenzio.
Dormi sereno, la testa abbandonata sul mio ventre – tienimi così, mi hai chiesto un istante prima di scivolare nel sonno, tienimi così, ti prego –, il respiro calmo e tranquillo, le mani saldamente intrecciate alle mie.
Abbiamo fatto l'amore per tutta la notte, donandoci l’uno all’altro fino allo stremo delle forze, e l’aria bollente che ci avvolge è ricolma di noi, dei nostri baci impetuosi e bagnati, dell’eco dei nostri sospiri rotti e ribelli, soffocati e feroci, traboccanti di piacere e furibondo desiderio.
Ne avrò mai abbastanza?
Che domanda stupida.
Abbiamo fatto l’amore per tutta la notte, e io, mio blu, ora sono impaziente di ricominciare.
Mi libero dalla tua stretta e ti sfioro con le dita l’incavo fra le scapole, la base della nuca, il collo longilineo, stuzzico un poco il lobo dell’orecchio e poi raggiungo placido l’attaccatura dei capelli. Mi impossesso delle tue ciocche seriche e fulve, venate da ardenti guizzi sanguigni, e le accarezzo lentamente, con premura infinita, quasi stessi vezzeggiando il più fragile e prezioso dei tessuti.
Un fremito sulla pelle, un morso lieve accanto all’ombelico, e capisco che anche tu sei sveglio. Alzi lo sguardo e un sottile spiraglio d’alba, filtrato dalle imposte appena socchiuse, ruba un lampo turchino ai tuoi splendidi occhi; mi fissi con un’intensità cristallina, sconvolgente, e io – come sempre, come sempre – annego nel blu inafferrabile, irrinunciabile, di un oceano immenso, misterioso, profondo, rischiarato e acceso dai raggi di un abbagliante sole estivo. Risali adagio lungo il mio addome e appoggi i gomiti sul pavimento, ti avvicini e cerchi la mia bocca, te ne impadronisci senza alcuna esitazione. «Mio blu, mio blu» sussurro, e la mia voce è roca, implorante, mentre mi arrendo alle tue labbra morbide, rosse e umide, simili a delicati boccioli di rosa. Avvinghiati, tremanti, le lingue unite in una danza folle, rimaniamo così, per minuti interi, a rotolarci sul tappeto, distesi tra lo scrittoio e il braciere ormai spento.
«Mi spieghi cosa ci facciamo sdraiati a terra?» sbuffi d’un tratto, fingendoti contrariato; mi allontano di qualche centimetro, ma solo perché i polmoni hanno iniziato a bruciare per la mancanza d’ossigeno.
«A me lo chiedi? Ieri sera non mi hai dato nemmeno il tempo di chiudere la porta.»
Scoppi a ridere, e il tuo fiato tiepido mi solletica il mento, provocandomi un brivido; ridi, ridi mentre ti tiri in piedi e uno scintillio vivace ti attraversa le iridi limpide e screziate d’argento. Con un braccio mi circondi la schiena e con l’altro mi afferri le gambe, ti fletti, fai leva sulle ginocchia e mi sollevi. Ascolto il tuo cuore battere veloce, proprio dove ho posato la fronte; mi aggrappo alle tue spalle, stringendomi a te il più forte possibile. Affretti i passi e io sogghigno preparandomi al tuffo. Cadiamo sulla spessa coperta di lana, che ci accoglie con la benevolenza di una madre affettuosa, e siamo di nuovo insieme, allacciati e ansimanti nel tepore del letto[1].
Torni a divorarmi la bocca, imperioso e famelico; adesso posso avvertirlo, adesso io sento che quello che tu vuoi è ciò che voglio io, disperatamente, totalmente, inevitabilmente. D’improvviso ti inarchi sopra di me e ti insinui tra le mie natiche con un movimento flessuoso, deciso ed elegante al contempo, mentre un sorriso affilato, sornione, persino soddisfatto ti illumina il volto fiero e bello; torreggi sul mio corpo nudo, eccitato ed esposto e mi osservi, mi penetri la mente e l’anima, mi rendi tuo soltanto guardandomi. Serri le falangi attorno alla mia coscia, te la porti sul fianco, ti fermi e, immobile, attendi.
Crudele.
Tu sei crudele.
Come l'artiglio di un demone infernale che mi squarcia le viscere con meticolosa ed estenuante perizia.
Ti chini sul polpaccio e ne imprigioni un lembo tra i denti; fai scorrere la lingua fino alla caviglia, la baci con appassionata venerazione, e infine lasci che io percepisca a pieno quanto anche per te sia difficile trattenerti ancora.
«Mi vuoi?
«Io ti voglio sempre.»
«E allora che aspetti, mio blu? Vieni qui, vieni qui e prendimi.»
Un ordine.
No. Una supplica.
Con te ogni volta è uno strappo, ogni volta è la morte[2].
«Mi ami?» mormori piano, racchiudendomi in un abbraccio rovente, irresistibile, dolcissimo. Il tono sommesso della tua voce è una carezza intima che mi trafigge e mi riempie, mi completa e mi scalda, mi consola e mi salva.

Mein blau, mein lieber.
«Ti amo talmente tanto che mi sembra di impazzire.»
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Devo andare.
Tu devi sempre andare.
Hai un broncio veramente adorabile quando ti arrabbi, ne sei consapevole?
Smettila di dire stronzate.
E tu smettila di agitarti per niente. Presto lasceremo questo posto e potremo stare insieme, lo sai.
No, non lo so.
Gellert…
Vuoi davvero stare con me?
Certo che voglio.
Per sempre?
Per sempre.
Non mi illudere. Non osare.
Staremo insieme in questa vita, nella prossima e in ogni altra, fino alla fine del Tempo.
Lo prometti?
Lo prometto, bredhu. Lo prometto.
 
 
 
 
 
 
I will meet you in the next life, I promise you.
Where we can be together, I promise you.”
 
 
 
 
 
 

 
Hogwarts, 30 giugno 1997 

 
«Severus, ti prego...»
«Avada Kedavra





 
Nurmengard, nello stesso momento
 
 
Noi ci ritroveremo, mio blu.
Hai fatto una promessa, ricordi?
L'ultima che ti resta da mantenere.
(La sola che puoi ancora mantenere.)
Nella prossima vita e in ogni altra.

Fino alla fine del Tempo.
 
 

 

 
I will wait till then in Heaven, I promise you.
I promise, I promise.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 846 <-- dato che il mondo ha già abbastanza problemi preferisco evitare di contribuire alla sua fine e ritorno al conteggio che mi è più congeniale}
 
 
 


 
 
[1] questa scena è ripresa da Camere separate, di Pier Vittorio Tondelli.
[2] Cesare Pavese compare in tutte e due le OS precedenti, non potevo quindi esimermi dal citarlo anche qui.



 
 
 
 


Nota:

Buon pomeriggio a tutt*!
 
Ho veramente poco da dire, se non che questa volta la raccolta è conclusa davvero.
 
Ringrazio chi mi ha seguito fin qui e mi auguro che ci ritroveremo tutti quanti al più presto 😊 Io, lo sapete, farò il possibile.
 
Il racconto si ricollega direttamente a “Supernova” e a “Cor cordium” (EDIT: a tal proposito, ho riportato il momento in cui muore Silente. Non so la data precisa e in realtà non penso nemmeno che sia mai stata rivelata, si sa solo che accade alla fine dell'anno scolastico per cui io ho presupposto che si trattasse di fine giugno; in qualsiasi caso, il nocciolo della questione è che Gellert percepisce la morte di Albus ma non si dispera perché sa che loro due si ritroveranno ancora). 
I parallelismi con “Mio blu”, invece, sono voluti, perché mi servivano a creare una sorta di simmetria tra la prima OS e quest’ultima. Spero che vi sia piaciuta, diciamo che Gellert ha preteso – giustamente, in questo caso – di avere l’ultima parola XD Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate.
 
SoundtrackPromises, Megadeth.
 
Grazie ancora a chi ha letto\leggerà – anche silenziosamente –, e a chi ha recensito\recensirà o ha inserito/inserirà il trittico blu (suo nome ufficiale da qui in avanti) in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Alla prossima avventura!
 
Un bacione :*
 
 
 
padme
 
 
 
P.S: se non riuscite immediatamente a collocare la poesia a inizio capitolo, vi suggerisco di leggerla con la voce di Barbalbero 😉
   
 
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