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Autore: DorotheaBrooke    01/10/2019    1 recensioni
Raccolta di One shot e flashfic per analizzare il rapporto di amicizia/rivalità tra Aro e Carlisle.
1-Primo contatto
2-Invano
3-Punti di vista
4-Dies Irae [Il capitolo si è classificato SECONDO al contest "il lato oscuro della forza (multifandom)" indetto da Petunietta sul forum di Efp]
5-Esperimenti fallimentari
6-Demoni
7-Una passeggiata notturna
8- Due Vampiri, un cinghiale e un bacio
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aro, Carlisle Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Il sole era calato dolcemente sui boschi vicino a Volterra, creature crepuscolari di ogni tipo abbandonavano le proprie tane in cerca di cibo. La fitta vegetazione, come ogni notte, celava il pullulare di predatori silenziosi, famelici e letali.  Un anziano cinghiale scandagliava con il grugno il terreno umido del bosco alla ricerca delle ghiande cadute dalle maestose querce e dai lecci. Era un esemplare possente dal manto scuro, probabilmente il peso raggiungeva il quintale e mezzo. Solo la vita condotta all’esterno di qualsiasi branco e una leggera zoppia alla zampa anteriore destra testimoniavano l’avanzare dell’età. Sarebbe potuto essere un avversario temibile per qualsiasi cacciatore avesse avuto la malaugurata idea di provare a ghermirlo. Essere caricati da quell’animale, dotato di furia cieca e muscoli vigorosi, con i canini che fuoriuscivano dalle fauci a formare zanne pronte a sventrare il nemico, non era un’esperienza che si sarebbe potuta facilmente raccontare. Un paio di metri sopra l’animale tuttavia, appollaiato su un ramo robusto di un rovere rigoglioso, lo osservava un predatore tanto insolito, quanto pericoloso.
Assomigliava a un uomo nel fiore della gioventù e solo il pallore mortale della carnagione avrebbe potuto rivelarne la natura. Sottili riccioli aurei incorniciavano un volto d’alabastro in cui solo i profondi e febbrili occhi neri tradivano l’angelicità dei tratti. Indossava una semplice giacca di velluto verde, che cadeva morbidamente fin sotto al ginocchio, lasciata aperta sul petto per rivelare un panciotto poco più corto di seta marrone in cui l’applicazione di una decina di piccoli bottoni-gioiello dorati era l’unica concessione alla frivola moda del tempo.
Carlisle Cullen sentì le labbra piegarsi verso il basso in un ringhio. Da giorni riusciva a malapena a trattenersi dall’assaltare il primo essere umano che gli si fosse parato davanti. Gli ignari abitanti di Volterra gli sembravano danzare al ritmo delle pulsazioni incessanti delle loro carotidi mentre la brezza autunnale sollevava il profumo inebriante del sangue che non chiedeva che scorrere. Aveva rimandato troppo la sua abituale battuta di caccia. Gli sembrava che la sua gola tormentata dalla sete fosse sul punto di squarciarsi. Per una frazione tutti i suoi muscoli si tesero all’unisono prima del balzo mentre il ramo che lo sosteneva scricchiolava sotto i suoi piedi, poi come una folgore piombò sulla preda ignara del pericolo, atterrandola con una sola mano. Il cinghiale, a stento consapevole dell’accaduto, si dibatteva invano con tutte le forze per divincolarsi dalla presa invincibile sopra il suo capo, grugnendo pietosamente. Con la mano libera Carlisle massaggiò la gola della bestia, percependone la pulsazione accelerata sotto le sue dita, quindi vi si gettò sopra squarciandola con i canini affilati. Subito il sangue caldo dal sapore amaro, così diverso dal profumo dolce delle vene umane, proruppe nella gola del vampiro e il cinghiale dopo pochi istanti non si mosse più. Quando ebbe prosciugato le ultime gocce vitali dalla carcassa, il vampiro si staccò dall’animale e, messosi in piedi, indietreggiò di qualche passo finché non ebbe la schiena contro il tronco bruno del rovere che poco prima era stato il suo punto di osservazione, percependo con piacere la morsa della fame allentare la propria presa.

- Una nottata incantevole per far scorrere del sangue, non è così dottor Cullen? Anche se per un pasto così umile…-Una voce familiare aveva spezzato il silenzio del bosco. Carlisle Cullen si rese immediatamente conto di non essere più il predatore più pericoloso nei dintorni. Voltando il capo di lato, vide un vampiro dai capelli corvini avvicinarsi pigramente verso di lui. I tratti eleganti, scolpiti nel viso marmoreo, riflettevano in modo soprannaturale i tenui raggi di luna che filtravano attraverso il fitto fogliame, mentre gli occhi cremisi fiammeggiavano in direzione dell’interlocutore. Era vestito di nero, ma i suoi abiti erano molto più ricercati di quelli di Carlisle. Elaborati tratteggi asimmetrici, orientaleggianti, erano ricamati in oro sia sulla giacca che si allargava dalle spalle verso le ginocchia, sia sul panciotto. Era come se una rara pianta autunnale si fosse arrampicata sopra i morbidi abiti del nuovo giunto.  

- Buonasera Aro- salutò Carlisle con un cenno del capo – i pasti umili sono i miei preferiti-Aro scosse la testa sospirando drammaticamente – i gusti sono gusti, amico mio – aggrottò le sopracciglia – ma temo che i tuoi gusti ti indeboliranno-

- Sono commosso dalla tua preoccupazione per il mio stato di salute, ma ti assicuro che sono in perfetta forma – gli occhi del vampiro avevano assunto una dolce tinta d’ambra, quasi a confermarne le parole.Il capo dei Vulturi sembrò non sentirlo neanche – Davvero un pessimo stile alimentare – borbottò distratto, mentre il suo sguardo curioso esaminava il bosco circostante.

-Credevo che non lasciassi mai il palazzo da solo- il dottor Cullen provò a cambiare argomento, lasciandosi scivolare con grazia lungo il tronco, finendo seduto sulle tortuose radici della quercia. - E in ogni posso chiedere che bisogno c’era di seguirmi di nascosto fino a qui? Sai che non mi dispiace un po’ di compagnia durante la caccia… -Il vampiro, in piedi di fronte a lui, lo sovrastava. Carlisle sapeva che il capo di Volturi apprezzava la possibilità di assumere una posizione di dominio, anche se puramente formale, e sperava che questo l’avrebbe indotto alla sincerità

-Io non sono da solo, amico mio, sono con te – Aro fece una breve pausa, gustando l’espressione sbigottita del compagno, le cui labbra ceree si erano dischiuse alla risposta inaspettata – e comunque trovo che lo spettacolo sia più divertente quando l’attore non sa di essere osservato-
In un istante il suo biondo interlocutore fu in piedi. Il viso non mostrava rabbia, sebbene lo sguardo serio e le ciglia aggrottate manifestassero un certo turbamento - Attore? Spettacolo? – Carlisle scosse la testa – non credo di averti mai offeso, perché mi ripaghi trattandomi come un fenomeno da baraccone? -

Il capo dei Volturi inclinò il capo di lato, quasi incuriosito dalla reazione del suo amico – Non era mia intenzione offenderti, ma capirai da solo di essere una rarità alquanto insolita…-

- Oh e tu le rarità insolite le collezioni nel tuo palazzo, non è per questo che ti circondi di vampiri dotati di ogni sorta di poteri? - il tono del vampiro era calmo, ma freddo e distaccato – Temo però che il tuo fiuto per le stranezze ti stia ingannando, io non ho nulla di speciale-

Le labbra di Aro si allargarono in un ampio sorriso, una fessura nel volto mefistofelico perfetta e vermiglia, come una gola lacerata – oh ma tu sei il più speciale di tutti, amico mio, tu sei come me…-

Le parole furono seguite da un lungo silenzio disturbato solo dal frusciare delle foglie che ondeggiavano alla brezza lieve. Carlisle guardava il proprio interlocutore come se si trovasse di fronte a un folle in preda alla mania. –Amico mio, ti sei dimenticato che io non leggo nel pensiero? -

A quella risposta il bel volto di Aro si contrasse, scosso dagli spasmi di una risata, che risuonò nel silenzio della vegetazione – Oh no, non potrei di certo, ma tu sei così ingenuo, mio caro Carlisle - rispose non appena ebbe recuperato in parte il controllo di sé – Io non sto parlando di poteri - levò il dito in aria, scuotendolo in segno di diniego – vediamo… come posso farti capire? – prese a camminare lentamente intorno al proprio interlocutore, come uno squalo che gira intorno alle preda – Dimmi qual è la prima qualità necessaria per regnare?- chiese inclinando il capo di lato impaziente di ascoltare la risposta

-È la fame, la volontà di appropriarsi del prossimo per pura avidità– rispose prontamente Carlisle – ma dove vuoi arriva…

-Ah… ah… ah…- con la velocità soprannaturale concessa dalla condizione di vampiro Aro si accostò a Carlisle ponendo l’indice sulle sue labbra per farlo tacere – Non essere impaziente, stai alle mie condizioni, sarà più interessante, vedrai– le parole erano cortesi, ma il tono non ammetteva rifiuto. Gli angoli della bocca del vampiro fremevano, come se fosse un gatto che sta giocando con un topolino – In ogni caso hai dato una risposta intelligente, da te non mi aspettavo niente di meno- sorrise soddisfatto scostando il dito dalle sue labbra– Molti che nel cuore sono profondamente malvagi avrebbe risposto la giustizia, la pietà o l’abnegazione. Non c’è limite a ciò che un ipocrita oserebbe dire. Ma tu, invece – si accostò ancora di un passo al punto che i suoi occhi vermigli non erano che a pochi centimetri di distanza  da quelli dorati del vampiro che gli stava di fronte – tu sei buono, amico mio – sorrise e, per una volta, Carlisle ebbe l’impressione che non si trattasse di un’espressione di scherno o di cortesia – Sei la prima anima buona che vedo da secoli e non è che ne veda poche – alzò quasi inconsciamente la mano come a indicare il tocco attraverso il quale era solito giudicare i testimoni – eppure hai nominato un qualità tanto indegna... Tu sei buono, mio caro amico, ma sai benissimo di non vivere in un mondo altrettanto buono – aggrottò le sopracciglia – Dev’essere un tale fardello, una tale maledizione desiderare così ardentemente il bene e sapere che il mondo è dei malvagi…- sorrise portando le mani al proprio petto - … come me –

Gli occhi di Carlisle erano sgranati, incapaci di distogliersi da quelli di Aro, ma la voce che uscì dalle sue labbra aveva il tono gentile di sempre– La tua analisi è chiara, anche se penso che tu stia ingigantendo il mio… ehm … tormento. Ti assicuro che non passo le mie ore a trastullarmi con elucubrazioni filosofiche –

- Oh lo so– Aro portò la mano alla guancia del suo insolito amico, sogghignando mentre questi si irrigidiva a quel contatto – io so tutto – mormorò prima di lasciarla ricadere la mano lungo il proprio fianco – c’è così tanto da fare per un vampiro tanto buono in un mondo tanto cattivo…- sospirò ironicamente – ma torniamo a noi. Hai dato una risposta molto centrata, ma non è la più corretta- fece una pausa drammatica, sorridendo – la qualità più importante per dominare è la volontà di distruggere il mondo pur di ricrearlo a propria immagine e somiglianza. –

Carlisle, che fino a quel punto era rimasto immobile, tollerando la stretta vicinanza che Aro aveva imposto, scosse la testa e si voltò, guadagnando un po’ di distacco - Forse, ma questo cosa avrebbe a che fare con m…– Seppe di aver commesso un errore a dare le spalle a un avversario così temibile ancor prima di finire la frase. Aro gli piombò repentinamente addosso, afferrandolo per la braccia e costringendolo a girarsi  – Perché? – ebbe soltanto il tempo di soggiungere, prima di iniziare a lottare per divincolarsi

- Perché mi devi ascoltare… - rispose Aro, con gli occhi folli accessi da un bagliore sinistro. Le mani strette saldamente intorno alle braccia irrequiete di Carlisle, mentre le loro due forze sovrumane si eguagliavano nel confronto creando una situazione di stallo – mi devi ascoltare attentamente, perché io e te siamo uguali, anzi tu sei molto peggio di me – a queste parole, il dottor Cullen smise di dibattersi restituendogli uno sguardo attonito – io non devo poi impegnarmi così tanto – continuò senza abbandonare la presa nonostante la mancanza di resistenza – il mondo già mi somiglia molto, devo solo annientare qualcuno per poterlo dominare, ma non devo compiere alcuna rivoluzione, tu invece…- scosse la testa, guardano la luce dorata di quegli occhi che nessun potere avrebbe potuto rendere letali – tu daresti questo mondo empio e corrotto alle fiamme, se questo significasse veder scendere dal cielo la Gerusalemme Celeste, non è così? - sorrise amaramente – tu sei un comandante molto più temibile di quanto io potrò mai essere e i tuoi seguaci, se mai ne troverai, saranno più inarrestabili dei miei. Mai sottovalutare la forza degli idealisti. – sorrise amaramente – se solo tu potessi abbandonare il tuo sogno caparbio per il mio… - disse con gli occhi purpurei colmi di un desiderio disperato – ah… mio amatissimo amico, saresti davvero delizioso.-

Paralizzato da quelle parole, Calisle non ebbe modo di reagire. Il temibile comandante dei Volturi, il vampiro più oscuro e spietato di tutti, avvicinò dolcemente il proprio volto al suo come per baciarlo, ma subito quel momento di tenerezza si trasformò in un gesto primordiale colmo di bramosia, mentre la bocca di Aro gli avvolgeva il labbro inferiore per morderlo avidamente.
Carlisle chiuse gli occhi per secondi che sembrarono eterni. Quando li riaprì, scoprì con angoscia di essere solo. Avrebbe creduto di aver sognato, se non fosse stato per il ricordo vivido del sapore di sangue umano di cui erano intrise le labbra che si erano congiunte alle sue.
  
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