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Autore: lolli89    01/10/2019    1 recensioni
James Phelps e la sua ragazza Italiana si trovano di fronte a scelte importanti, che potrebbero cambiare la loro vita... oppure no, potrebbero addirittura dividerli. Cosa sceglieranno di fare? Cosa sarà mai, questo ostacolo tra loro? E se lo supereranno, quali sorprese riserverà la loro storia? Saranno belle, o dovranno superare le avversità? Sarà tutto rosa e fiori, o troveranno anche spine, nel mezzo? Come sempre, quando trovate Xx metteteci il vostro nome, così la storia, spero, sarà più realistica!
Per ora vi lascio nel dubbio, se siete curiosi, leggete!
lolli89
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Oliver Phelps
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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James si svegliò di colpo, tutto sudato e agitato: non dormiva mai bene quando non c’era Xx.
 
Si girò verso la parte del letto dove solitamente l’avrebbe trovata che dormiva con un braccio sotto il cuscino e uno vicino a lui… ma lei non c’era.
 
Fissò quella parte di letto vuota e fredda, accarezzandola…
 
Guardò la sveglia sul comodino della sua fidanzata: segnava le cinque e mezza di mattina… la mattina del venticinque febbraio.
 
 << Tanti auguri a me >>, si disse senza troppo entusiasmo, tornando a fissare la parte vuota del letto da ormai undici giorni.
 
Nessun miglioramento, nessuna novità… tranne nelle indagini. Ora Simone e il dottore erano stati ufficialmente arrestati, in carcere in attesa di processo: le foto di quella notte passata molto tempo prima con Simone le aveva lui.
 
Era riuscito a procurarsele per vie legali… e ormai lei non poteva più ricattarlo, ma la notizia non lo rendeva così felice come aveva pensato: avrebbe preferito che venissero pubblicate, che lei gli prendesse tutto quello che aveva… almeno avrebbe avuto con sé Xx. Invece quella pazza aveva deciso di uccidere la sua fidanzata… era un pensiero insopportabile.
 
 
 
 << Mama mama mama >>, Amelia dalla sua cameretta chiamava la mamma.
 
James l’aveva definita da alcuni giorni la mammite acuta: la chiamava continuamente, la cercava con gli occhi, piangeva perché la sua mamma non andava da lei…
 
James aveva il cuore spezzato ogni volta che succedeva: andava dalla figlia e cercava di distrarla.
 
 << C’è papà con te, amore. Mamma deve guarire prima di tornare a casa con noi… >>, le aveva detto con gli occhi lucidi la sera prima.
 
 << Mama, mama, mama… >>, continuava a urlare sua figlia, piangendo disperata.
 
Non sapeva neanche lui cosa fare quando succedeva: e in quegli undici giorni c’era stato più di qualche episodio del genere.
 
Quando capitava la stringeva forte a sé, cullandola e coccolandola, finchè Amelia non smetteva di piangere, esausta, stringendo tra le manine la maglietta del papà. Non sapeva se questo fosse il modo giusto di affrontare la cosa, ma al momento era l’unico che funzionava.
 
Aveva chiesto un consiglio anche alla sua famiglia, ma anche loro erano in difficoltà nel dargli suggerimenti.
 
 << Prova ad andare da una psicologa infantile… spiegale la situazione, magari… magari lei ti dirà come è meglio affrontare la cosa… o qualche consiglio >>, aveva suggerito Katy.
 
 << Si… ha senso >>, dovette ammettere Oliver, demoralizzato quanto il fratello.
 
 
 
 
 
James si alzò e andò da Amelia: << Goodmorning Princess >>, le sorrise, prendendola in braccio, dandole i baci del buongiorno ( uno anche da parte di Xx ).
 
 << Lo dai un bacino a papà oggi che compie gli anni? >>, le domandò, tornando a letto con sua figlia.
 
 << Dadadadada >>, gli sorrise.
 
 << Si, il compleanno di dada >>, le sorrise anche lui.
 
Amelia gli si avvicinò così velocemente che quasi gli tirò una testata, mettendogli una manina paffuta sul collo; poi tornò dritta e con la mano libera se la portò alla bocca, quasi a volere mandare un bacio al papà.
 
 << Grazie amore >>, si emozionò: il suo primo compleanno da papà… avrebbe tanto voluto condividerlo con Xx.
 
Sistemò i cuscini in modo che Amelia non cadesse e si distesero sul letto.
 
 << Dopo vieni con papà a fare una corsetta al parco? >>, domandò a sua figlia, che stava giocando con i suoi piedini.
 
Amelia si girò, e si mise sopra al petto di James con le braccia e con la testa: << Somigli tanto alla tua mamma quando sei così >>, mormorò lui, gli occhi diventati lucidi al ricordo.
 
La prese e le fece fare l’aeroplano: << Volo da Londra al JFK di New York in arrivo >>, disse lui, e sua figlia rideva: era il suo suono preferito nel mondo.
 
 
 
 << Ora forza, andiamo a vestirci >>, fece dopo un po', smettendo di farle il solletico.
 
Mandò un messaggio a suo fratello: << Happy bday bro! >>, e si alzò dal letto.
 
 
 
 
 
SI preparò per una corsa mattutina al parco con il passeggino di Amelia, che aveva ben coperto per via del freddo. Stava per partire quando gli arrivò un messaggio da Oliver: << Happy birthday! Sei a casa? >>.
 
 << Sto per andare a correre al parco >>, gli rispose subito James.
 
 << Vengo anche io. Dieci minuti e sono da te >>.
 
 
 
Oliver arrivò già in tenuta sportiva: si abbracciarono per qualche secondo per farsi gli auguri, salutò la sua nipotina e partirono insieme per la corsa: Amelia stava ridendo un sacco a correre con papà e zio Oliver.
 
 
 
 << Grazie per essere passato >>, gli disse James quando tornarono a casa sua: << Vuoi acqua o da bere? >>.
 
 << Volentieri >>, gli rispose il fratello, prendendo il passeggino di Amelia mentre James apriva la porta di casa.
 
 << Come mai sveglia presto? >>, gli domandò curioso il fratello, prendendo la bottiglia di acqua fresca.
 
 << Non riuscivo più a dormire. Ho lasciato un biglietto a Katy >>, rispose con una alzata di spalle.
 
 << Vieni a pranzo da mamma e papà? >>, gli domandò Oliver.
 
 << Ho scelta? In verità non ho molta voglia di stare in compagnia… >>, rispose mesto.
 
 << Lo so… ma ci devi almeno provare. Non ti fa bene fare l’eremita >>.
 
 << L’unica compagnia che vorrei è anche l’unica che al momento non posso avere… esclusi tu e Amelia si intende >>, rispose un po' più acido del dovuto.
 
 << Sorry >>, aggiunse subito, rendendosi conto di aver esagerato.
 
 << Mamma e papà ci tengono, lo sai… specialmente quest’anno, non vogliono che tu stia da solo oggi. Ieri sono andati a trovare Xx… >>, rispose Oliver.
 
 << Non lo sapevo >>, fece subito James, sentendosi un po' in colpa.
 
 << Si… vanno spesso a trovarla. Le sono affezzionati… è la tua futura moglie e la mamma della loro nipotina… anche loro sono in ansia per le sue condizioni… lo siamo tutti >>, lo riprese Oliver.
 
 << Si… lo so che è amata da tutti voi. È solo… che per me e Amelia è diverso… >>, tentò di spiegarsi.
 
 << Lo immagino… ma non siete da soli a condividere questo brutto momento, ricordatelo. Sei… più andato dalla psicologa infantile? >>, gli domandò per cambiare argomento.
 
 << Ci devo andare domani. E domani devo andare anche dalla pediatra per il controllo di Amelia. Lo… lo aveva segnato Xx sul calendario >>, indicò con un cenno.
 
 << Dopo vai a trovarla in ospedale? >>, gli domandò Oliver.
 
 << Si… avevo pensato di portarle, per farglielo sentire, un video che ho registrato con la voce di Amelia che gioca e che “ parla “ >>, mise tra virgolette la parola parla.
 
 << E poi avevo pensato di portarmi la chitarra… per suonarle qualcosa. Vado finito il pranzo da mamma. Lascio Amelia con i nonni oggi… >>.
 
 << E’ una buona idea… quella di Amelia e della chitarra. Sei… riuscito a metterti in contatto con la sua famiglia in Italia? >>, gli domandò Oliver.
 
 << Più o meno… da quello che so erano appena partiti per una lunga crociera. All’inizio non sapevo neanche io se era il caso di rovinargli il viaggio… ma dato che non ci sono miglioramenti credo che ora sia il caso. Ho provato a chiamarli, ma avevano la segreteria… e non mi va di mandargli un messaggio per queste cose. Probabilmente quando riuscirò a chiamarli mi diranno anche parole per non averli chiamati subito… ma non mi importa >>, spiegò James.
 
 << Hai fatto bene… meglio dirglielo a voce… anche se sarà dura >>.
 
 << Lo sarà… molto >>.
 
 << Emily… ti ricordi di lei? È la nostra agente… dice che non le rispondi più alle mail e ai messaggi… >>, iniziò Oliver.
 
 << Lo so. Ma onestamente il lavoro è l’ultimo dei miei pensieri al momento >>, rispose mesto James.
 
 << Posso capire… ma parlale… spiegale la situazione. Ti ricordi che avremmo anche dei convegni il prossimo mese? E la partita a golf con quell’associazione benefica… >>, aveva iniziato Oliver, ma James lo guardò storto.
 
 << Non so neanche se Xx vivrà fino a domani… Non lo so! Io non so come fare… Lascio Xx qui da sola? E Amelia? La lascio ai nonni o la porto con me? E se XX peggiora? Dovrei anche iniziare delle riprese e delle prove per uno spettacolo teatrale quest’estate… non so cosa fare, se ritirarmi, se andare… >>, James era confuso.
 
 << Parlane con Emily… lei ti dirà cosa è meglio fare… è competente nel suo lavoro. E non le piace che la si ignori >>, suggerì Oliver.
 
 << Si… forse hai ragione. La chiamerò più tardi >>, promise James.
 
 << E… il matrimonio? >>, domandò cauto: l’ultima cosa che voleva era suscitare le ire del fratello.
 
 << Il matrimonio cosa? >>, disse apparentemente ignaro.
 
 << … E’… confermato? Annullato? … spostato? >>, suggerì piano.
 
 << Xx si sveglierà e io la sposerò, puoi giurarci. Non annullerò il nostro matrimonio… sarebbe quasi a dire che getto la spugna, che non ho speranze che si svegli! Io invece so che si sveglierà… solo non so quando! Ha… ha solo bisogno di tempo per guarire. >>: forse era stata la parola annullare che aveva più infastidito James.
 
 << Non volevo dire che non si sveglierà… mi sono espresso male. Ma anche se si svegliasse domani… ci vorrebbe un po' di riabilitazione… tempo per guarire le ferite… dovreste sposarvi tra meno di tre mesi… potrebbe non essere… pronta per allora… >>, tentò di spiegarsi meglio il fratello.
 
 << … Io… potresti anche avere ragione, ma non voglio pensarci adesso. Non oggi. Ma… rimandare… a quando? Mi sembra che così io non abbia fiducia in lei… non so se sono pronto a rinunciare, per il momento… >>, si rattristò James.
 
 << Non ci devi pensare oggi… ma pensaci, ok? >>,.
 
James annuì, il capo chino.
 
 << Ora devo andare Jay. Ci vediamo dopo da mamma e papà! >>, lo salutò, uscendo da casa del fratello.
 
 
 
 
 
Più tardi nel pomeriggio James era andato a trovare Xx.
 
 << Ciao amore. Oggi come stai? >>, la salutò dandole un bacio sulla fronte e uno sul dorso della mano, come ogni giorno da undici giorni.
 
 << Amelia è bravissima… non fa tanti capricci… solo che le manchi, ti cerca con gli occhi, ti chiama… e piange perché tu non vai da lei… è un po' irrequieta per questo… e vorrebbe solo stare con la sua mamma… ma a parte questo siamo una bella squadra io e lei >>, le sorrise, quel suo sorriso timido che lei adorava.
 
 << Ho una cosa per te. Oggi ho fatto un video ad Amelia, le ho detto che te lo avrei fatto vedere… vuole salutarti, eccolo >>, continuò imperterrito, prendendo il cellulare e mostrandole un video della loro bambina che giocava e “ parlava “.
 
 << Mamama… uuuh… dadada… papapa… >>, e andava avanti così per qualche minuto.
 
 << Senti che bella voce squillante ha? Comunque me la sto cavando con lei… e capisco quanto possa essere difficile per te quando io sono via per lavoro e tu rimani a casa con lei… ora lo so. Lei aiuta me a non abbattermi, a continuare a vivere per lei… non lo avrei creduto possibile, prima… e io aiuto lei, le sto vicino, le faccio il bagnetto, giochiamo, ci coccoliamo… ce la mettiamo tutta, entrambi. Domani la devo portare dal pediatra, per fortuna che l’avevi scritto sul calendario… e poi… Katy mi ha consigliato di andare da una psicologa infantile… giusto per sicurezza. Dato che è irrequieta e piange quando non ci sei… volevo capire come poterla aiutare… se posso fare qualcosa per farla soffrire di meno. Tu che ne dici? >>, le domandò: era determinato a non lasciarsi abbattere e a mantenere il buonumore… se di buonumore nel vero senso della parola si poteva dire.
 
 << SI, anche io l’ho pensato… male non le può fare, in ogni caso. Domani non so quindi se riuscirò a venire a trovarti… ma so che hai un sacco di amici che vengono, e poi è venuta anche Katy… e anche Oliver… anche i miei genitori. Sei circondata di amore… prima che me ne dimentichi, ho una sorpresa per te! >>, fece James, tirando fuori la chitarra.
 
Stava per suonare, quando arrivò il dottore a visitarla: << Buon pomeriggio Mr. Phelps >>, lo salutò educato.
 
 << Buon pomeriggio… ci sono novità? >>, domandò speranzoso.
 
Il dottore eseguì una serie di test, anche in risposta a piccoli stimoli al dolore, ma Xx rimaneva immobile…
 
 
 << Nessun segno di miglioramento… ma vedo che lei continua a stimolarla con la chitarra, e continua a parlarle, a raccontare quello che succede qui… molto bene. Continui così… è possibile che una parte del cervello riesca a percepire cosa le accade intorno. >>, lo incoraggiò.
 
 << Le ho fatto vedere e sentire un video di nostra figlia… speravo che sortisse un qualche effetto… ma glielo farò vedere di nuovo >>, rispose James.
 
 << Esiste la possibilità che lo abbia sentito, e che magari lei volesse reagire al suono della sua bambina… solo che al momento il suo corpo glielo impedisce. Non si abbatta >>, gli disse il medico.
 
 << Per la frattura al bacino e all’osso sacro? Come intende procedere? >>, si informò James.
 
 << Al momento la frattura al bacino è stabile, e non sta creando danni. Il rimedio migliore è il riposo e la fisioterapia. Vorremmo fare un intervento per assicurarci che le fratture guariscano da sole nel modo corretto, ma un intervento nello stato di Xx non è semplice, e potrebbe essere rischioso. Parlando anche con gli altri colleghi abbiamo raggiunto lo stesso pensiero… aspettiamo che si svegli, e poi vediamo. È in buone mani, non si scoraggi… >>, gli spiegò il medico.
 
 << Grazie >>, rispose lui, sospirando.
 
Quando il medico uscì, lui riprese la chitarra: << Stavamo dicendo, oggi ho pensato di suonarti quelle canzoni che so che ti piacciono tanto… >>, le sorrise risistemandosi meglio gli occhiali sul naso, iniziando a canticchiare e suonare con la chitarra
 
 
 
 
 
 << Ciao Xx… oggi ci sono solo io. Jay è andato dalla pediatra e dalla psicologa infantile… farà tardi… ha detto che c’erano tante urgenze, e gli è toccato aspettare parecchio. Mi ha mandato un messaggio… la pediatra ha detto che Amelia sta benissimo, cresce bene ed è sveglia e vispa come bambina… sarai contenta di saperlo >>, fece Oliver il giorno dopo il suo compleanno, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lei.
 
 
 << Sentiva di tradirti… per il fatto che oggi non è riuscito a venire… così’ stamattina sono venuti i miei con Katy, e oggi pomeriggio starò io qui con te. Gli ho promesso che non ti avremmo lasciata sola… e noi manteniamo le promesse. … Sai… ieri ho provato a parlargli del matrimonio… di annullarlo o rinviarlo… ma non ne vuole proprio sapere, soprattutto di annullarlo… io credo che lui ti ami ben al di là di quello che dimostra e dice… ti sposerebbe anche in un letto di ospedale, sarebbe l’uomo più felice del mondo lo stesso >>, le sorrise.
 
 << In verità non volevo che lo annullasse sul serio… ma non sappiamo quando ti sveglierai… e quando lo farai potresti aver bisogno della riabilitazione… io intendevo solo quello, sai che ti voglio un mondo di bene, e non vedo l’ora che vi sposiate… ma… ultimamente scatta come una molla, è nervoso… ed è comprensibile, non gliene faccio una colpa… ma è difficile stargli accanto in questi momenti… anche per me che sono suo fratello gemello. … E’… è come morto dentro, senza di te… è… come se il ragazzo vispo, vitale, allegro e pieno di energia ed entusiasmo… si fosse perso, scomparso chissà dove, lasciato indietro dodici giorni fa… e ti assicuro, non lo vorresti vedere nemmeno tu così… fa male… non posso continuare a vederlo in questo stato… perciò tu ti devi riprendere, intesi? Oh… Ti ha raccontato che è passato l’assistente sociale? Dato che ha avuto reazioni violente con Simone e quel dottore maledetto, pensavano che Amelia potesse correre dei rischi… figuriamoci. Si vede proprio che non lo conoscono… non toccherebbe neanche la punta di un capello di sua figlia. Loro ti amano moltissimo… e manchi a entrambi, più di quanto tu possa credere. Jay se la sta cavando comunque, è distrutto… non risponde alle chiamate di lavoro né ai suoi amici… l’unico motivo per cui credo si alzi la mattina è venire qui e poi passare il tempo in cui non è qui con Amelia. Immagino che farei la stessa cosa… ma l’ho esortato a rispondere almeno alla nostra agente… a proposito, ti manda i suoi saluti e gli auguri per una pronta guarigione. Comunque, non ha proprio la testa in questo momento per il lavoro o la beneficenza, non sono la sua priorità… ma almeno lo dicesse a quella poveretta di Emily! …Sai, quando ti sveglierai e ti sarai rimessa penso che si prenderà una giornata per scaricarsi, facendo Bungee Jamping, o uno degli sport estremi che lui ama… ma  so già che tu glielo lascerai fare… lo conosci bene, e gli sarà utile per scaricare tutto quello che ha accumulato e ripartire alla grande >>, continuò, guardandola: aveva un colorito tetro, e ancora sembrava fredda: gli unici rumori in quella stanza, oltre alla sua voce un po' tremula, erano i beep dei monitor.
 
 << In ogni caso… lui ce la sta mettendo tutta, e anche con dei buoni risultati… hai lasciato la tua bambina in mani sicurissime… anche se quelle mani e quella bambina non vedono l’ora di riabbracciarti. Ma tu prenditi il tempo di cui hai bisogno, nel frattempo, adoro fare lo zio baby sitter, amo follemente la mia nipotina… ma starebbe molto meglio con mamma e papà che con gli zii o i nonni… ma tutti noi vogliamo solo il meglio, e per ora il meglio è questo per lei >>.
 
 << Ehi, lo so cosa stai pensando: lo dice anche James, quando alle convention mi danno il microfono non la smetto più di parlare… ma in questo caso è giustificato! Devo parlare anche per te, quindi dovrai starmi a sentire per oggi! >>, continuò il suo monologo con tono più allegro di quanto in realtà si sentisse lui.
 
 << Questa te la devo proprio raccontare! Non lo so se te l’ha raccontato lui, ma hanno arrestato James! Lo so che non ci puoi credere, ma è proprio così! Bloccato e ammanettato da veri agenti con vere manette! Poi l’hanno rilasciato, per fortuna… ma ha rischiato… parecchio… ha visto quella sottospecie di dottore ed è uscito di testa. Se fosse per lui ora lo starebbe ancora malmenando… non posso dire di non capirlo… ma non può perdere la testa in questo modo… tu che dici? >>, continuò Oliver imperterrito.
 
 
 
 
 
 << Buongiorno amore.  Come stai? Oggi… sono esattamente due settimane che non ti sento canticchiare, ridere o gesticolare… mi manchi ogni giorno sempre di più… non è vero che il tempo cura le ferite… non per me, non in questo momento… ogni giorno sento che una crepa più profonda si apre nel mio cuore… ma sono ottimista! So che ti sveglierai, un giorno. Ascolta, questo è un video di Amelia di oggi, sta giocando e facendo i suoi discorsi mattutini, sembra quasi che canti. Le manchi un sacco… la psicologa infantile che mi hanno consigliato è in gamba, sai? Credo ti piacerebbe… è professionale e competente, e con Amelia ha instaurato un buon rapporto. Dice che è normale che ti chiami e ti cerchi in continuazione… ma è una fase. Dice di farla sentire amata, coccolata… ma non viziata. Le manchi molto, in ogni caso… quando ti sveglierai ti vorrà tutta per sé… sta imparando tante cose nuove, anche se sono passate due settimane da quando l’hai vista tu… ogni giorno è una scoperta nuova! E non vediamo l’ora di mostrartele. Ha cambiato anche un pochino i lineamenti… è sempre la nostra Amelia, ma un po' diversa. Sai… stavo pensando… una volta che ti sarai ripresa, potremmo andarcene noi tre soli in vacanza, per stare insieme e recuperare il tempo perso. Potremmo andare in Australia, so che ti piacerebbe tantissimo… e a Melburne c’è un ristorante dove mi piacerebbe portarvi, fanno delle cose un po' particolari… ma sono buonissime! Decidi tu se prima o dopo esserci sposati. Amelia è d’accordo, le ho esposto il mio piano e ha sorriso… oggi è con la baby sitter, qui fuori ci sono Katy, Oliver e i miei genitori… oggi volevamo venire tutti insieme a trovarti, sai, per farti sentire il nostro amore e il nostro sostegno. >>, le sorrise James, quel sorriso che, in circostanze normali, avrebbe fatto sciogliere la sua fidanzata.
 
 << Poi, se andassimo in vacanza, potrei anche insegnarti a giocare a golf come mi hai chiesto. Però sappi che sono molto competitivo in questo sport… e pretendo molto da me stesso… e lo farò anche con te! Come volevi tu parlo molto ad Amelia in inglese, così si abitua già da piccola a sentirlo e dire qualche parola. Non dimentico l’italiano, ma ammetto che li sono un po' più impacciato… ma faccio del mio meglio, ci provo, almeno! >>, continuò il suo monologo, cercando di non scoraggiarsi.
 
SI alzò per baciarle la fronte, sistemandole delicatamente delle ciocche di capelli dietro l’orecchio: << Xx… svegliati! Coraggio! Lo so che sono ripetitivo… ma non mi puoi lasciare così! Abbiamo tutta la vita davanti… e dei fratellini o sorelline da dare ad Amelia! Forza, combatti! >>, la incitò lui con entusiasmo.
 
 
Accadde tutto in un attimo: i monitor che segnavano i parametri vitali di Xx iniziarono a lampeggiare e a suonare, un segnale d’allarme.
 
I medici e gli infermieri arrivarono di corsa, spostando James, che era rimasto impietrito al fianco della sua fidanzata.
 
 << Presto, è in arresto! >>, diceva uno dei medici.
 
Le tolsero i cuscini, portando il lettino in una posizione più orizzontale: le applicarono gli elettrodi, mentre qualcuno portava un carrello per defibrillare.
 
Entrò anche Oliver, spaventato da quello che sentiva e dall’improvviso viavai di medici e infermieri: voleva stare a fianco di suo fratello.
 
 << Libera! >>, diceva un medico: la schiena e il corpo di Xx si curvarono in maniera innaturale, per poi ricadere inermi sul lettino.
 
 << Carica a duecento. Libera!  >>, fece di nuovo, ma il corpo di Xx ricadde di nuovo sul lettino… sembrava privo di vita…
 
James era pietrificato dal dolore, una paura cieca e sorda si era impossessata di lui: sentiva le gambe di piombo, e il cuore che perdeva altri piccoli pezzettini… calde lacrime scesero dalle sue guance, rigandogli il volto e scendendo lungo il collo…
 
Anche Oliver era impaurito, bloccato sul posto: non voleva perdere sua cognata, non così… non per colpa di due pazzi come Simone e il dottore… e meno ancora sopportava di vedere il fratello così…
 
 
 << Carica a trecento. Libera! >>, riprovò ancora la dottoressa.
 
Qualcuno si accorse che Oliver e James erano ancora in stanza, e furono spinti fuori gentilmente ma con fermezza da una infermiera.
 
 << Che succede? >>, domandò Katy preoccupata.
 
 
 << Xx… ha… era… in arresto cardiaco… >>, mormorò Oliver, visto che ancora James non rispondeva e continuava a fissare la porta.
 
 
 
 
 
Alcuni minuti più tardi, uscirono i medici e gli infermieri: si avvicinarono alla famiglia Phelps solo due dottori.
 
 << Come sta? >>, domandò subito James in apprensione.
 
 << Siamo riusciti a recuperarla… per ora >>, rispose in tono grave la dottoressa.
 
 << Come sarebbe per ora? >>, domandò James in tono più accusatorio di quanto non volesse in realtà.
 
 << Il cuore è ripartito… ma abbiamo fatto anche dei test, risposta al dolore, ad esempio… e siamo a zero… non da stimoli né segnali…  vede, il coma è una condizione clinica complessa, e deriva da un’alterazione del regolare funzionamento del cervello con compromissione dello stato di coscienza. Nel coma, anche nei casi più gravi, le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico rilevabile attraverso l’elettroencefalogramma… ma in questo caso… non vediamo quasi niente… e non va bene. E’ come se lo stato di ipotermia in cui l’hanno trovata le avesse bloccato ogni attività cerebrale… e fatica a riprendersi. Comunque Il coma comprende più stadi di diversa gravità ma è comunque una situazione dinamica, che può variare sia in senso peggiorativo che migliorativo. Xx è in coma, ma è una paziente viva che viene curata al meglio e in modo intensivo… non deve dubitare di questo. Infatti, molti pazienti in questa situazione recuperano successivamente la coscienza e giungono a guarigione. Ma… ci stavamo chiedendo… quale era la posizione di Xx sui trattamenti… forzati, per tenerla in vita. Avrebbe voluto… essere lasciata andare? O è una donatrice di organi…? Ha lasciato un testamento biologico… qualcosa di scritto? >>, domandò con più gentilezza possibile il medico.
 
 << Cos… gettate la spugna? Vi arrendete?!? Siamo già arrivati a questo punto?!? NO! Voi dovete salvarla! >>, si arrabbiò James: era straziante da ascoltare.
 
 << Non gettiamo la spugna, stiamo valutando le varie opzioni. Faremo il possibile per salvarla, è chiaro… ma se non si risveglia presto… è una situazione difficile. Il suo sistema immunitario è gravemente compromesso… le basta anche solo una piccola infezione per aggravarlo ulteriormente… o per entrare in come irreversibile >>, cercò di spiegare la dottoressa.
 
 << Lei è un familiare? >>, domandò poi la dottoressa.
 
 << Sono il futuro marito e il padre di sua figlia, nostra figlia! >>, si scaldò James, celata nella voce una vena e una nota di orgoglio per questo.
 
 << Allora, senza offesa Mr. Phelps, ma lei è informato solo per cortesia. Per la legge lei non è nessuno per la nostra paziente >>, sentenziò la dottoressa, calcando sulla parola nessuno, anche se le dispiaceva.
 
 << Ma… >>, James era spiazzato e confuso.
 
 << Per la legge, solo i familiari possono prendere e avere voce in capitolo sulle decisioni sulla salute dei pazienti. Lei può prendere decisioni per sua figlia, ma non per la sua fidanzata. Non fino a che non sarete sposati. Fino ad allora… per la legge lei non conta. Mi spiace ma è così. Per questo dovremmo parlare con la sua famiglia >>, continuò grave la dottoressa.
 
 << Siamo noi la sua famiglia qui! >>, continuò imperterrito indicando se stesso, Oliver, Katy e i genitori, anche se dentro di lui le parole della dottoressa gli facevano male: per la legge lui non era nessuno per Xx…
 
 << La sua famiglia è in Italia… e sono in vacanza… ci vorrà del tempo prima che arrivino… >>, aggiunse Oliver più calmo, ma sconvolto quanto il fratello.
 
 << Sarebbe il caso di chiamarli. Potrebbero decidere se… se interrompere le cure oppure no >>, rispose grave la dottoressa.
 
 << Scusate… devo andare. Fatemi sapere quando arriveranno >>, si congedò poi guardando il cercapersone che aveva appena suonato.
 
 << Aspetti… solo una domanda: possiamo… posso andare da Xx? >>, domandò abbattuto James.
 
 << Certo… noi non abbiamo mollato, Mr. Phelps, e continuiamo a pensare che stare con lei, parlarle e tutto il resto sia importante >>, gli rispose, un po' più dolcemente di prima, e se ne andò.
 
 
 
 << Io… non… non posso crederci! >>: James era distrutto, gli occhi rossi e lucidi.
 
 << Jay… dobbiamo continuare a credere che Xx non mollerà… dobbiamo continuare a stare con lei… dalla sua parte… >>, fece Katy dopo doversi minuti di silenzio: erano tutti addolorati e preoccupati.
 
 << Si… non possiamo mollare ora… torna da lei… >>, concordò Oliver, asciugandosi gli occhi umidi, cercando di non farsi notare.
 
 << Datemi… solo qualche minuto… poi potete entrare, se volete… >>, sussurrò James, rientrando, le spalle incurvate, lo sguardo spento.
 
 << Amore mio… Xx… cosa mi combini? Non… non farlo mai più. Sono morto di paura… >>, ammise, sedendosi accanto a lei, prendendole la mano nelle sue.
 
 << La dottoressa ha nominato l’ipotesi… l’opzione di… di staccare le macchine… che ti tengono in vita… se… se il coma dovesse diventare irreversibile. Dice che non rispondi a stimoli, tipo il dolore… che… non ci posso pensare. Io so che tu sei qui… da qualche parte. So che lotti per uscire dal coma… per tornare da me… e da Amelia. Lo so… solo che… non basta. Devi lottare di più, hai capito? Lo farei io per te se potessi… lo sai… ma posso solo incoraggiarti… battermi per te da qui… e aspettarti a braccia aperte, quando finalmente aprirai gli occhi! Per favore… ti supplico! >>, sussurrò James, la voce spezzata dal pianto e dai singhiozzi.
 
 << Parlano… >>, riprese, tirando su forte con il naso << Parlano della possibilità… di sospendere le cure… di non fare cure troppo invasive… se la situazione peggiorasse. Ma dobbiamo aspettare la tua famiglia italiana per decidere… a quanto pare, io per la legge non sono niente per te. Non sono un parente o un familiare… come se non esistessi… non posso prendere una decisione… o se la prendo non verrà presa in considerazione. Ma che ne sanno loro? Noi siamo una famiglia anche così… Amelia sarebbe d’accordo con me >>, le sorrise carezzandole la mano, una fossetta spuntata sulla guancia.
 
 << Prima… ho mentito alla dottoressa… non hai lasciato niente di scritto, lo so, ma… mi hai fatto giurare una volta, che se per una qualsiasi ragione… ti fossi ritrovata in un coma irreversibile… avrei acconsentito a staccare la spina. Lo so che ho giurato… e lo so che l’ultima cosa che vuoi al mondo è vivere come un vegetale… ma io non sono pronto… non ancora… non lo voglio fare… >>, singhiozzò ancora James.
 
 << Hai mentito quindi… >>, fece Oliver alle sue spalle: era entrato per vedere come stava il suo fratellino.
 
 << Tanto io non posso decidere per lei… hai sentito la dottoressa… e non c’è niente di scritto. Però… una volta sola ne abbiamo parlato… mi ha detto tipo: “ Che ci sto a fare lì? Occupo un posto e spreco materiale medico. Magari per anni… certo, se c’è possibilità di recupero voglio vivere… ma se così non fosse… lasciami andare, qualsiasi cosa ci sia dopo. Soffrirai all’inizio… ma io voglio che tu sia felice… anche se non sarà con me… e poi dona i miei organi, a me non serviranno più… se possono aiutare qualcun altro, ne sarò felice “ >>, gli rispose James cupo.
 
 << Sono io a non essere per niente pronto per questo. Sento come se me l’avessero strappata via… ma lei ha ancora tanto da dare… non voglio che se ne vada… non può finire così… io so che non è questo il suo momento… e poi… essere felice con un’altra… mi sembra impossibile solo pensarlo >>, continuò.
 
 << Lei si sveglierà. Non ti farà restare in questo stato ancora a lungo. Ti ama troppo per vederti così, e ama troppo Amelia… sta lottando per tornare, sono sicuro… e poi… lo sente… c’è sempre qualcuno della nostra famiglia qui con lei… non è mai da sola… è importante… >>, gli disse Oliver, avvicinandosi al fratello, mettendogli le mani sulle spalle.
 
 
 
 
 
Un’altra settimana era passata senza novità. Aveva pensato più volte di andare da Simone e dal dottore in prigione, per sputargli addosso il veleno che sentiva scorrere nelle sue vene dopo quello che avevano fatto alla sua famiglia… ma cambiava sempre idea: non voleva essere tentato di far loro del male… non poteva proprio permetterselo, e in ogni caso non aveva tempo per quello, tra Amelia e le visite a Xx in ospedale non aveva tempo libero.
 
Era arrivato marzo, ed era esattamente un mese che Xx era in ospedale: non chiaccherava con lei… non rideva con lei, non scherzava con lei… non faceva l’amore con lei, non la sfiorava e non la baciava da un mese: gli sembravano passati dieci anni.
 
 << Xx… io… non so che altro fare... ma non mollo. Continuo a portarti i video di Amelia… a suonare, e parlarti… ma tu mi devi aiutare… sai la nostra bambina ti chiama sempre… non vediamo l’ora di mostrarti i progressi che ha fatto. Sai… domani arriva la tua famiglia dall’Italia. Sono riuscito a mettermi in contatto con loro, anche se è stato più complicato del previsto… sono spaventati e addolorati… ma sono sicuro che sarai felice di rivederli >>, le sorrise.
 
 
 
James si era appisolato sulla poltrona a fianco del letto di Xx la testa vicino alla mano di lei, che teneva tra le sue… un modo per tenerla ancorata a sé: lo svegliò Oliver.
 
 << Jay! È un ora che provo a chiamarti! Ero preoccupato! Alla fine sono venuto qui… tutto ok? Katy, io e Amelia ti stiamo aspettando per la cena >>, bisbigliò Oliver, calmandosi un po' non appena vide che stava bene.
 
 << Scusate, mi ero appisolato… non era mia intenzione spaventarvi. >>, rispose James, raddrizzandosi un po'.
 
 << Ora la saluto e arrivo >>, assicurò al fratello.
 
 << Va bene… ti aspetto qui fuori. Ciao Xx… Oh, Katy mi ha detto di salutarti, verrà anche lei domani… sai, il pancione le dona, dovresti proprio vederla… >>, le sorrise, baciandole la testa con affetto prima di uscire.
 
 
James la guardò con amore, gli occhi rossi e lucidi- ormai ci era abituato-…
 
 << Io credo che tu sia qui >>, le sussurrò.
 
 << Ci credo… credo in te… non ho smesso un secondo… e non smetterò mai. So per certo che ce la farai… ce la faremo insieme >>, continuò emozionato.
 
 << Voglio credere… si. Ok Xx… lo farò… se ti può aiutare >>, sussurrò con amore e devozione.
 
 << Crederò in te… >>, sussurrò, gli occhi rivolti verso l’alto: lui non era credente, ma avrebbe fatto tutto per aiutare l’amore della sua vita.
 
 << Crederò in te… ok? >>, riprese: gli occhi che gli si riempivano di lacrime.
 
 << Farò tutto quello che vuoi… farò qualunque cosa. Se esisti… non… non… >>, cominciò, ma l’emozione lo prendeva: era serio… lo stava facendo per davvero… e altre lacrime di dolore e disperazione si aggiunsero alle precedenti.
 
 << Se esisti… non portartela via. Ok? Non farlo, Dio… non farlo… non… non portarti via Xx. Please… ti prego… per favore… non… non portarla via da me… da sua figlia… dalla sua famiglia… noi… noi tutti abbiamo bisogno di lei… non… non potremmo mai superare il dolore… >>, lo pregò, lo implorò, le mani che stringevano quella di Xx.
 
Le lasciò la mano: era troppo scosso dalle lacrime e dai singhiozzi; il dolore che stava provando da un mese era enorme. Provava a essere forte… e ci riusciva il più delle volte… ma poi crollava: non aveva la forza per riprendersi del tutto, la sua forza era lei…
 
 << Ti prego… >>, implorò… non sapeva se la sua preghiera era rivolta a Dio o a Xx… o a entrambi.
 
 
La sentì.
 
 
 
Pensò di esserselo solo immaginato.
 
 << Ehi >>, una flebile speranza, ma non voleva illudersi troppo, o sarebbe stato peggio.
 
Un’altra volta: stavolta guardò in giù, verso le mani sopra il letto… aveva mosso la mano! Lo avrebbe giurato.
 
 << Ehi! Xx… forza! >>: era quasi esaltato, la speranza che si inalberava dentro di lui.
 
Lei gli strinse ancora la mano, un po' più forte stavolta
 
 << Xx! >>, quasi urlò: aveva gli occhi lucidi e spalancati, l’emozione palpabile.
 
 << Jay! Che succede? >>, si preoccupò, sentendo il fratello da fuori.
 
 << Si sta svegliando Oliver!! >>, esultò.
 
 << Xx… ci sei! Sei tu! Apri gli occhi amore! Ci sei quasi! Torna da noi… da me… da Amelia! >>, la incitò, carezzandole con una mano la guancia, mentre con l’altra la teneva vicina, stretta.
 
Vide che muoveva le palpebre, ma faticava un po': probabilmente aveva gli occhi impastati.
 
Anche Oliver la vide, quindi James non poteva esserselo immaginato. Il maggiore si portò le mani alla bocca, emozionato e felice di quello che stava succedendo.
 
 << Ecco, aspetta amore, ti aiuto. Ollie passami un panno bagnato! Xx sei bravissima, non mollare ora! >>, la esortò, piangendo di gioia, tenendole la mano stretta.
 
 << Ecco qui… forse ora ti è più facile… >>, le disse, passandole un fazzoletto umido sugli occhi, per facilitarla.
 
Un altro tentativo di aprirli, un’altra stretta alla mano di James…
 
 << Ci sei quasi! Coraggio Xx! >>, la esortò anche Oliver, ai piedi del letto della ragazza.
 
 
 
Xx aprì gli occhi: erano un po' intontiti e spaesati, ma erano sempre i suoi.
 
 << Xx! Oh mio Dio, sei tornata!! Grazie Dio! >>, James era al settimo cielo, gli occhi lucidi, ma finalmente di felicità! Le posò una mano sul viso, carezzandolo quasi con reverenza.
 
Si accorse che all’improvviso i suoi occhi parvero spaventati, quando provò a dire qualcosa senza riuscirci: si portò la mano tremante alla gola, provando ancora a parlare, ma il tubo che la aiutava a respirare glielo impediva, e iniziò ad agitarsi.
 
 << Xx, sshhh… calma. Va tutto bene ora… non provare a parlare, o ti farai male. Ti spiegherò tutto. Fidati di me… Oliver! Va a chiamare il medico, si è svegliata! >>, disse al fratello, ma senza staccare gli occhi da quelli di lei: ora che li aveva finalmente aperti non voleva perdersene neanche una sfumatura.
 
 << Vado subito! >>, Oliver corse fuori dalla stanza con un sorriso da un orecchio all’altro, molto più felice.
 
 << Sono così felice Xx... mi sei mancata così tanto…. >>, continuava a sorriderle, baciandole la fronte e la mano: anche lei lo guardava, ma i suoi occhi sembravano… ancora spaesati, quasi impauriti.
 
 Oliver tornò poco dopo, seguito da due medici e una infermiera.
 
 << Signorina Xx! Che piacere vederla sveglia! Sono il dottor Watson, ora proviamo a togliere questo tubo che l’ha aiutata a respirare e vediamo come va. D’accordo? >>, le spiegò, e Xx annuì piano.
 
 << Bene >>, le sorrise il medico, prima di togliere il tubo, con l’aiuto dell’infermiera.
 
 << J… Jay… >>, fu la prima cosa che disse, la voce impastata, come se non la usasse da molto tempo.
 
 << Sono qui >>, le sorrise, prendendole la mano.
 
 << P-posso… avere… acqua… >>, balbetto.
 
 << Tutto quello che vuoi >>, le prese un bicchiere con la cannuccia e la aiutò a sorseggiare.
 
Xx provò a tirarsi su, ma la bloccarono.
 
 << No! Ferma… rimani sdraiata… >>, le disse James spingendola con dolcezza verso i cuscini.
 
 << Signorina Xx, salve. Sono il neurochirurgo, il dottor Cox. Ora, le chiedo solo un minuto, dobbiamo fare dei test per verificare i suoi riflessi e le sue reazioni… >>, le spiegò gentilmente.
 
 << Jay… ma dove sono? Cosa è successo? Mi sento tutta debole e intontita… ho male dappertutto… e Amelia dov’è? Sta bene?? >>, si preoccupò.
 
 << Xx… fa quello che ti dice il dottor Cox. Sei in ospedale… poi ti spiego tutto, promesso. Amelia sta bene >>, le sorrise radioso.
 
 
 
 << Ottimi riflessi Signorina Xx, continui così, molto bene >>, approvò il neurochirurgo, dopo aver eseguito i test.
 
 << Bentornata tra noi signorina. Come si sente? >>, le domandò gentile il dottor Watson.
 
 << Tornata da dove? Sono un po' intontita e mi fa male dappertutto… cosa è successo? Sono ingessata ovunque! >>, Xx si agitò, spaventandosi: voleva muoversi ma il suo corpo non la pensava al suo stesso modo, lo sentiva pesante.
 
 << Aumenteremo di poco la dose di morfina, così riuscirà a riposare tranquilla. Poi nei prossimi giorni passeremo a qualcosa di più leggero. Ma prima le farò qualche domanda se è d’accordo, poi le spiegheremo ogni cosa >>, rispose cortese.
 
Xx guardò verso James per cercare aiuto, e lui annuì, sorridente.
 
 << Va… bene >>, rispose lei: sentiva la sua stessa voce piuttosto strana.
 
James le posò una mano sulla spalla, segno che la voleva sostenere e stare accanto: si sentì immediatamente meglio, un confortevole calore si impadronì di lei… poteva fidarsi di lui, e se lui le aveva annuito prima, poteva rispondere a qualche domanda da parte del dottore.
 
 << Chiederei ai signori se possono uscire, mentre la visitiamo… >>, fece il dottore prima di iniziare.
 
James e Oliver erano un po' riluttanti, ma non volevano contraddire il medico.
 
 << No!! Possono rimanere…? Per favore… >>, lo fermò la ragazza: la loro presenza li la rassicurava… aveva un tono piuttosto implorante, e guardava un po' spaventata il suo fidanzato.
 
 << Ecco… solitamente… ma possiamo fare una eccezione >>, disse infine: non aveva cuore, dopo quello che aveva passato, a dirle di no.
 
 << Grazie >>, rispose Xx grata: così James tornò a sedersi a fianco di Xx, prendendole la mano, e Oliver prese una sedia, mettendola verso i piedi del letto, facendo alla cognata un enorme sorriso di incoraggiamento.
 
 << Segua la luce >>, le disse, spostando una penna con la luce sul tappo, e lei obbedì.
 
 << Bene: sa dirmi il suo nome e data di nascita? >>, domandò il medico.
 
 << Certo. Sono Xx Yy, nata il tredici marzo 1989 >>, rispose sicura.
 
 << L’anno in cui siamo? >>.
 
 << 2019 >>.
 
 << Sa chi sono questi due signori? >>.
 
 << Certo. Lui è James Andrew Eric Phelps, Il mio sexy e bellissimo futuro marito. Lui è Oliver Martyn John Phelps, ed è il fratello gemello di Jay. È nato prima di lui di tredici minuti, ma non li chiami gemelli, a loro non piace essere chiamati così. Sono nati il venticinque febbraio del 1986 a Birmingham. Con Jay abbiamo una bellissima bambina, Amelia Hollie Susan Phelps, nata il diciotto maggio dello scorso anno. È nata alle quindici e cinquantatre, pesava tre chili e novecentonovanta grammi ed era grande quarantatre centimetri. Non mi chieda del parto, sarebbe un po' lungo da spiegare… le dico solo una parola, ascensore. A proposito, vorrei vedere la mia bambina, mi sembra di essere stata lontana da lei un secolo. Dov’è? >>, raccontò lei, recuperando un po' del suo spirito allegro, anche nel parlare: James e Oliver arrossirono, ma erano entrambi molto felici e sollevati di vederla così.
 
 << Mi spiace signorina Xx, ma temo che dovrà attendere ancora un po' per vederla, per il resto direi che va molto bene >>, annunciò sorridente il dottore.
 
 << Mi sa dire qual è l’ultima cosa che ricorda? >>, domandò poi il dottore.
 
 << Dunque… era un tardo pomeriggio, e pioveva a dirotto. Ero appena uscita dalla prova dell’abito da sposa insieme a Katy… lei aveva chiamato il taxi per andare a casa… io avevo la mia vespa. Ricordo… ricordo che non era molto contenta di farmi andare in vespa con quel tempaccio… poi mi ha chiamato Jay… o l’ho chiamato io, non ricordo ora… voleva passare a prendermi dato il temporale, ma era dall’altra parte della città, ci avremmo messo una vita ad arrivare dal gioielliere per le fedi. Ricordo di essere salita sulla vespa… c’era traffico, così ho deciso di fare un’altra strada, era più isolata, ma almeno non ci avrei messo tanto ad arrivare. Ho chiamato Jay tramite il microfono che è collegato al bluetooth del cellulare… poi mi ricordo dei fari che mi hanno accecata… credo un camion, o una cosa simile… erano grandi e fastidiosi… ce li avevo puntati dritto negli occhi… e… e… >>, la voce di Xx si spense: guardò preoccupata prima James e poi Oliver, che si erano rabbuiati e avevano chinato la testa.
 
 << Per caso le viene in mente altro? >>, domandò gentilmente il dottore.
 
 << …Non lo so… ho qualche ricordo… ma è vago e confuso… credo… di aver sentito uno schianto assordante… ricordo… si… di aver avuto paura… poi… penso di aver capito di essere finita in un fossato… e che non potevo alzarmi… ho un flash nella mia mente… forse mi sono tolta in casco… mi sentivo come soffocare… ricordo… che all’inizio sentivo freddo… forse c’era fango… avevo difficoltà a respirare… ma non riuscivo a spostarmi… e poi… non ricordo molto altro… solo… dopo il freddo… una sensazione di calore… sempre di più… e di sentirmi al sicuro… e poi… poi mi ritrovo qui… >>, continuò il racconto, anche se con voce un po' incerta, guardando con amore James, sorridendogli, e poi Oliver.
 
 << … Hai pregato per me… >>, sorrise di nuovo a James, che arrossì un po', sorridendole.
 
 << Avrei fatto qualsiasi cosa perché tu ti risvegliassi >>, le disse con sicurezza.
 
 << E ha funzionato… >>, continuò Xx, sorridendogli, alzando – a fatica- un braccio per accarezzargli una guancia.
 
 << Nessuna luce bianca? Niente porte del paradiso? Niente? >>, domandò Oliver curioso.
 
 << No Oliver… no perché non sono morta e poi ritornata in vita… almeno credo. E c’è solo una persona che lo può fare e si chiama Gesù… e so di non essere morta perché se lo fossi l’avrei di sicuro incontrato, lo so per certo >>, gli rispose lei serena.
 
 << Ok… tutto quello che ha raccontato è esatto. È successo il quattordici febbraio… oggi siamo il quattordici marzo >>, le spiegò con delicatezza: poteva essere dura da digerire.
 
 << C- cosa? M-ma… come… come è p-possibile? >>, Xx era sgomenta e spaventata: il suo cuore prese ad accelerare, segnalato anche dai beep del monitor.
 
 << Si tranquillizzi, per favore… ora le spiegheremo ogni cosa… ma deve mantenere la calma, o sforzerà di più il suo corpo, e davvero non ha bisogno di questo ora… >>, le spiegò il medico.
 
 << Come faccio a stare calma?! È… è passato un mese… e neanche me ne sono accorta!! Ho perso… un mese di vita… un mese della mia famiglia… Amelia? Come sta? È cresciuta? Come stai tu? Ve la siete cavata?  >>, si agitò Xx, facendo una valanga di domande a James.
 
 << Xx, Amelia sta bene… le sei mancata da morire, ma sta bene, sarà felicissima di vederti… e sei mancata molto anche a me, amore mio… >>, le sorrise il fidanzato, gli occhi un po' lucidi per l’emozione.
 
 << Voglio vedere subito Amelia! Sono la sua mamma! >>, continuò Xx, per nulla più calma di prima.
 
 << Ok, Denise, dalle un milligrammo di tranquillante. Signorina Xx, al momento non può vedere sua figlia… non può entrare in questo reparto, ma le prometto che, appena sarà possibile glielo diremo e la porteranno da lei >>, rispose il dottore con decisione.
 
 << Ma… è passato un mese… magari non mi riconoscerà più… come si può stare lontani così tanto dai propri figli?... >>: Xx aveva gli occhi lucidi, le guance umide di lacrime… ma il tranquillante faceva effetto.
 
 << Xx… Amelia ti chiama e ti cerca sempre… non si è dimenticata della sua mamma, te l’assicuro. Non appena ti vedrà ti farà uno dei suoi sorrisi più belli… e tornerà tutto alla normalità >>, le disse James incoraggiante.
 
 << Com’è diventata? È cresciuta tanto? Raccontami di lei… >>, gli chiese Xx, avida di sapere.
 
 << Poi ti racconto tutto, ora ti faccio vedere un video, è di ieri, ti abbiamo fatto un video per il tuo compleanno… così la puoi vedere. Ma poi dovrai finire di ascoltare il dottore, ok? >>, propose James, e Xx annuì.
 
 << Mamama >>, faceva Amelia, guardando dritto verso la camera del cellulare.
 
 << Si, oggi è il compleanno di mamma. Come si dice? Tanti auguri! Torna presto a casa con noi! We love you! Manda i bacini… bravissima! >>, stava dicendo James a fianco di sua figlia, che portava la mano alla bocca.
 
 
Xx era commossa: altre lacrime si aggiunsero alle precedenti: << Ma… è bellissima… è cresciuta tantissimo… hai fatto un ottimo lavoro Jay… >>, gli sorrise lei, grata. Oliver e James erano commossi, gli occhi lucidi.
 
 << Oh… Jay? Buon compleanno… in ritardo. E Buon compleanno anche a te, Oliver. Katy? La gravidanza come procede? >>, domandò lei.
 
 << Grazie. Tanti auguri anche a te! Ti racconto appena finito con il dottore >>, le sorrise Oliver, indicando il dottore che nessuno badava più.
 
 << Ok. Mi scusi dottore… >>, si scusò un po' in imbarazzo.
 
 << Non si preoccupi… la sua reazione è comprensibile. Ora le spiegherò cosa è successo, dopo che è stata portata qui in ospedale >>, le disse.
 
Le raccontò di come l’avevano trovata i soccorritori, delle condizioni disperate in cui era arrivata all’ospedale, di come non erano neanche sicuri se si sarebbe salvata, dell’ipotermia, di come avessero dovuto scaldarla e farle ripartire il cuore, di come il suo cervello avesse momentaneamente cessato di funzionare per il gelo, di tutte le fratture e le lesioni, delle botte che aveva ricevuto con la spranga di ferro, dell’arresto cardiaco, del coma… tutto, ogni cosa era stata fatta per salvarla.
 
 << E’ molto da digerire… >>, concluse il medico.
 
Xx era sconvolta e tesa: come aveva detto il dottore, non era facile da digerire.
 
James era al suo fianco e le stringeva la mano: doveva essere stato tremendamente difficile e doloroso per lui.
 
 << Grazie… >>, gli sussurrò.
 
 << E di che? >>, mormorò lui, preso alla sprovvista.
 
 << Di esserci stato… di aver lottato per me quando non potevo farlo… di non avermi abbandonata, di aver creduto in me… di essere stato presente per Amelia… deve essere stata molto dura per te… probabilmente non ti ringrazierò mai a sufficienza >>, gli sorrise.
 
 << E grazie anche a te Oliver, per esserti preso cura di lui. Lo conosco… e non deve essere stato facile. Grazie per non averlo lasciato solo con sé stesso. So che mai lo avresti fatto, conosco anche te… ma grazie comunque >>, lo ringraziò: in quel momento era così grata con loro, con i medici, con la vita…
 
I due fratelli erano commossi, e anche il dottore con l’infermiera.
 
 << Ora la lasciamo riposare… torneremo più tardi per vedere se è tutto in ordine. Signori Phelps, vi concedo qualche minuto, poi voglio che la lasciate riposare. Potrete vederla domani >>, disse loro il dottore, prima di uscire con l’infermiera.
 
 
 << Chiamo subito Katy! >>, fece Oliver, già con il telefono che squillava, una videochiamata.
 
 << Oliver!! Ma dove siete finiti tu e James?? >>, esordì.
 
 << Amore, splendide novità! Scusa se non ti ho chiamata prima, ma guarda… >>, girò il telefono verso lui, James e Xx, che la salutò: << Hi Katy! >>, facendole un sorriso un po' stiracchiato.
 
 << Oh my God!! XX!! Sono così felice che tu ti sia svegliata!! >>, strillò Katy portandosi le mani alla bocca per la contentezza e l’emozione.
 
 << Anche io… a quanto pare mi sono persa molte cose >>, le sorrise, con un po' di amarezza nella voce.
 
 << Recupererai il tempo perduto! Ora ti faccio parlare con qualcuno che sicuramente vorrai vedere >>, le sorrise, poi la videro muoversi e arrivare fino al tappetone dietro di lei: << Amelia, guarda chi c’è >>, le disse, mostrandole lo schermo.
 
Xx aveva gli occhi lucidi di commozione: vedere la sua bambina dopo tutto questo tempo era meraviglioso.
 
 << Hi Amelia! Sono la mamma… ti voglio tanto bene amore mio… tu e papà siete stati super bravi >>, le disse, l voce rotta dall’emozione.
 
 << Mamama… da-da-dada >>, Amelia faceva degli enormi sorrisi, indicando con il ditino della mano lo schermo.
 
 << Quanto è cresciuta… >>, mormorò Xx.
 
 << Si Amelia, siamo mamma e papà… e zio Oliver. Hai visto? Che ti diceva papà? Che mamma sarebbe tornata presto a casa e che doveva guarire bene... eccola qui! >>, le disse felice James.
 
Amelia sorrideva, guardava zia Katy, poi di nuovo il telefono, indicando con insistenza la sua mamma e il suo papà.
 
 << Oh, tesoro, non possiamo andare lì noi… >>, fece Katy, un po' dispiaciuta.
 
Amelia iniziò a frignare un po': voleva andare da mamma e papà!
 
 << Amore, papà arriva a casa tra poco… non piangere… >>, fece James dispiaciuto.
 
 << Mi spiace ragazzi… forse non è stata una grande idea… meglio chiudere. Xx, passo domani a trovarti! Un abbraccio forte! >>, le sorrise Katy, prima di chiudere la chiamata.
 
 << Quante… quante cose mi… mi sono persa?... e… come è diventata grande Amelia! >>, singhiozzò Xx, sentendosi tremendamente in colpa.
 
 << No… non è stata una tua scelta, ok? È stata dura? Si. Hai perso mole cose? Si… ma pensa a tutte quelle che potrai vedere. Hai visto che Amelia non si è dimenticata chi sei? >>, le disse infine James, cercando di alleggerire la tensione.
 
 << Giusto, ma non potrò mai riavere indietro quello che ho perso… ma… aspettate. Si sa qualcosa dell’incidente? Ho perso il controllo della vespa? Si è salvata? Si è fatto male qualcun altro? >>, domandò.
 
James e Oliver si guardarono: il dottore non aveva nominato la violenza sessuale, nè le dinamiche precise dell’incidente… o chi fosse al volante… o chi la avesse percossa… lei probabilmente non l’aveva chiesto perché, per le troppe informazioni ricevute insieme, era passato in secondo piano quel dettaglio.
 
 << Amore… c’è… dell’altro che tu dovresti sapere… >>, cominciò James: non era del tutto sicuro che fosse una buona idea dirglielo, almeno non così presto… ma lei aveva chiesto, e non voleva raccontarle bugie.
 
 << Dimmi tutto… è così bello poterti ascoltare di nuovo >>, gli sorrise: aveva uno sguardo così fiducioso nei confronti del suo fidanzato…
 
 << Per me è una gioia poterti parlare ancora, e anche vedere che sei sveglia e stai bene… era… davvero, come se questo mese mi avessero pugnalato e calpestato continuamente il cuore… un dolore insopportabile… non farlo mai più… >>, le disse, assolutamente sincero.
 
 << Ci proverò. Mi dispiace così tanto che tu abbia sofferto così a causa mia! È stata tutta colpa mia e della mia testardaggine di essere autonoma a tutti i costi! Non avrei dovuto prendere la vespa con quel tempaccio… avrei dovuto lasciarla parcheggiata lì e prendere un taxi… o accettare la tua offerta, e passare a prenderla in un altro momento. Saremmo sicuramente arrivati tardi dal gioielliere, ma avrei risparmiato a tutti tanto dolore… me compresa… >>, mormorò giù di morale.
 
 << Xx… devo dirti una cosa. Te lo avrei detto in un altro momento… ma visto che ne stiamo parlando… devi toglierti dalla testa l’idea che sia stata colpa tua… non è affatto vero. Quello che ti è successo… non è stato un incidente. È… qualcuno ti ha investita… volontariamente… >>, cominciò James un po' titubante.
 
 << Cos… che stai dicendo Jay? >>, Xx era confusa.
 
 << Dico che… qualcuno… l’ha fatto apposta ad… investirti… >>, continuò James, un groppo in gola.
 
 << E’ assurdo! A chi mai interesserebbe investirmi?! E volontariamente poi! Non ha nessun senso… e non è divertente come scherzo >>, gli rispose lei con un mezzo sorriso, quasi si aspettasse che lui le dicesse: << Scherzetto! >>.
 
Guardò Oliver, quasi in cerca di un sostegno, di una conferma della tesi assurda di James… ma Oliver era estremamente serio, e prima di dedicare molta attenzione alle fughe delle piastrelle del pavimento, le lanciò uno sguardo penetrante… le aveva messo i brividi!
 
 << Mi state spaventando… cos’è… cos’è successo? >>, domandò alla fine.
 
 << Partiamo con il dire che queste persone ora sono in carcere, in attesa di processo… quindi non ti possono più fare del male, ok? >>, la rassicurò subito James: Xx annuì, un po' tesa.
 
 << Quello che ti dirò… sono fatti concreti e verificati… quindi ne ho la certezza assoluta… non sono solo idee o supposizioni. Sono stati… >>, le disse, poi sospirò a fondo: << Simone… e il dottor Green. Te… te lo ricordi? >>, cominciò… Xx sbiancò immediatamente.
 
 << Come potrei… dimenticarmelo… >>, borbottò impaurita.
 
 << Ecco… sembra che… dopo la tua denuncia… abbia avuto parecchia difficoltà a trovare un impiego in un ospedale… e… insomma… voleva vendicarsi. Per caso ha trovato Simone in un pub qualche mese fa… e da lì hanno… cominciato con il loro piano. Mi dispiace così tanto! Ho spinto io perché tu facessi quella denuncia… >>, si scusò mogio James.
 
 << Jay… era giusto così. Non poteva e non doveva passarla liscia… libero di… violentare altre ragazze. Non è colpa tua… >>, lo rassicurò, stringendogli la mano.
 
 << Continua a raccontare >>, lo esortò.
 
 << Certo. Pare che… chi ti ha abbagliata con i fari sia stata Simone, e che poi il dottor Green, in accordo con lei ti abbia investita. Poi… sono rimasti lì ore… a guardarti agonizzare… nel fango. Si sono… presi gioco di te… Simone… lei ti ha colpita con la spranga… e… beh… ti, ehm… ti hanno trovata… semisvestita. Il dottore ha… ha abusato… di te… quando eri incosciente… >>, confessò alla fine: non era stato per niente facile.
 
Il volto di Xx si incupì all’istante: gli occhi lucidi che si riempivano di lacrime, Provò a muovere le braccia, ma erano fasciate, provò a muovere le gambe, ma erano bloccate.
 
 << Xx? >>, si spaventarono Oliver e James.
 
 << Voglio… voglio muovermi! Liberami! >>, lo implorò.
 
 << M-ma… Xx, non posso! Che ti prende? >>, si spaventò: non dare a quegli occhioni imploranti quello che voleva – essere liberata-, era terribilmente difficile.
 
 << Mi… mi sento così… sporca… non voglio avere niente… niente di lui… mi fa… ribrezzo. Mi faccio… schifo da sola, se penso che… >>, Xx era disgustata da sé stessa.
 
 << No. Non ti permetterò di dirti queste parole. Non fai schifo. Non è colpa tua! >>, le disse con ardore, e dalla voce traspariva che lui diceva la verità.
 
 << Jay… scusa… io… i-io… n-non volevo… >>, gli disse mortificata
 
James capì: << Non ti devi scusare, chiaro?  Tu non hai fatto niente di male… non volevi. Non è colpa tua, voglio che ti entri in quella testolina. Tu sei la vittima! E non voglio più sentirti dire che ti senti… sporcata da lui. Tu non sei sporca. È… difficile, ma… non è tradimento… non è stato… come ho fatto io. Questa è violenza sessuale >>, gli occhi di James ardevano: aveva capito dove lei voleva andare a parare.
 
Si avvicinò a lei e le sfiorò appena le labbra: quel semplice tocco, che non compiva da un mese, fece accelerare il suo cuore… il cuore di entrambi… anche se il bacio di James era stato talmente leggero che Xx non era neanche certa che ci fosse stato davvero.
 
 << Siamo intesi? >>, le domandò, gli occhi vicini ai suoi.
 
 << Ci proverò… >>, tentò di sorridergli.
 
 << Ci sono dei video… di tutto questo. Di Simone con la spranga… e di questo essere ignobile che… che ti violenta. Pare che tu… sia diventata il suo chiodo fisso… dopo la sera di capodanno. Hanno trovato anche dei video… in cui si… masturbava guardando delle tue foto prese dai social… e a fianco aveva una… bambola gonfiabile con… appeso il tuo viso. Comunque sei stata… diciamo fortunata… perché a un certo punto si vede Simone che tenta… di strangolarti… e in quel momento passa una macchina che si ferma vedendo la vespa in mezzo la strada… e chiama i soccorsi… >>, continuò Oliver: ma gli sembrava di interrompere un momento di complicità; i due si stavano guardando negli occhi con amore… sembrava parlassero.
 
 << … Wow… beh… credo… di dovere ringraziare questa terza persona… e di dover vomitare per tutto il resto… >>, rispose a fatica Xx, la bile che faceva su e giù sulla sua gola.
 
 
 
 << Ora è meglio andare… Amelia mi aspetta a casa, e se dovesse passare il medico di prima prenderei un sacco di parole >>, fece James a malincuore.
 
 << Si… Katy ci starà aspettando. Xx, a domani… riposati… è bello vedere che sei sveglia! >>, le disse Oliver, baciandole la fronte in un gesto molto fraterno: << Jim, ti aspetto qui fuori… >>, sorrise un’ultima volta prima di uscire.
 
 << Vorrei tanto poter stare qui con te… non voglio lasciarti sola… >>, le disse con sincerità, guardandola.
 
 << Lo so… piacerebbe anche a me, ma a casa Amelia ha bisogno della presenza del suo papà >>, borbottò in risposta.
 
 << Ho ancora così tante cose da raccontarti… cose che sono successe in questo mese! >>, continuò il ragazzo.
 
 << Io sono curiosa di sentire tutto… ma me lo racconterai domani. Mi troverai sempre qui… non posso andare granchè lontano nel mio stato attuale. E poi, sembrerà assurdo, ma dopo un mese di coma dove ho dormito… sono stanca morta >>, gli sorrise.
 
 << Ricordati che è solo una condizione temporanea. Presto ti rimetterai in piedi… ora vado. Buonanotte… >>, si avvicinò con delicatezza, quasi avesse paura di romperla o di farle male con ogni movimento.
 
Incontrò le labbra di Xx, un po' crespe e secche dopo il coma, e premette con gentilezza su di esse: il respiro quasi gli si mozzò. Era da un mese che non la baciava veramente, sulle labbra: gli sembrava di invaderla, quasi di usarla, se lei non era cosciente… perciò le aveva dato solamente baci sulla fronte o sulla mano.
 
Xx aveva le viscere tutte attorcigliate e le farfalle nello stomaco: era una sensazione unica e magnifica… le sembrava di non baciarlo da una vita… non voleva che se ne andasse tanto presto.
 
James percepì le emozioni di Xx, molto simili alle sue, così, sempre con dolcezza, premette le labbra un po' di più su quelle di lei, fino a fargliele schiudere; la sua lingua calda e umida si insinuò nella bocca della ragazza, intrecciandosi con quella di lei, conducendo quel bacio… molto bene, doveva aggiungere Xx.
 
Il suo corpo vibrava al ritmo del bacio di James: i battiti dei loro cuori erano sincronizzati, e battevano così forte che quasi non avevano coscienza di ciò che accadeva intorno a loro.
 
Xx aprì gli occhi e incontrò lo sguardo malizioso del suo fidanzato: uno sguardo bruciante di amore e desiderio… il cuore della ragazza cominciò a battere nel suo petto come un tamburo.
 
James le mordicchiò dolcemente il labbro inferiore, dandole quasi il colpo di grazia: ogni tocco, ogni bacio, aprivano un mondo di sensualità e beatitudine… anche se erano gesti piccolissimi.
 
A Xx sfuggì un gemito di piacere, mentre lui sorrideva contro le sue labbra.
 
Un gran sorriso illuminò il viso di James, facendogli apparire delle fossette agli angoli della bocca… i suoi occhi brillavano di felicità ad entusiasmo: quasi non voleva più smettere di sorridere.
 
Nello sguardo di lui c’erano una miriade de emozioni e sentimenti: dolcezza, dubbio, imbarazzo su ciò che sentiva… fisicamente per lei, dopo un mese di coma, desiderio, angoscia… sembrava la stesse spogliando con gli occhi… e questo sguardo pareva durare una vita.
 
Un leggero sorriso divertito comparve sul volto del ragazzo, che si mordicchiò il labbro inferiore.
 
 << Ti faccio ridere? >>, gli chiese lei con leggerezza: sentiva ancora il sapore di James sulle sue labbra.
 
 << No. Solo… non immaginavo che, anche in un letto di ospedale, mi avresti suscitato tutte queste… emozioni. Sei incredibile >>, le sorrise di nuovo, ma le sue iridi erano incandescenti e ardenti: Xx ci si perse, in quegli occhi, per qualche secondo… il respiro irregolare come quello di lui.
 
Quando le loro labbra si incontrarono di nuovo, Xx le accolse con un gemito quasi impaziente… ma stavolta il bacio non aveva nulla di dolce: la lingua di lui prese immediatamente possesso di quella di lei, in una danza languida e sensuale.
 
 << Devo… andare… purtroppo… >>, bisbigliò piano: un lampo di desiderio gli attraversò gli occhi, ma si riprese in fretta, anche se continuava a guardarla.
Xx poteva letteralmente sentire il calore delle sue iridi bruciarle la pelle… avrebbe potuto sciogliersi lì, su quel letto d’ospedale… lo sguardo di lui era talmente intenso da consumarla.
 
Cinque dita si intrecciarono con quelle di Xx, che sussultò dalla sorpresa, spalancando gli occhi: era talmente immersa nelle iridi di James che non si era resa conto che la sua mano la stava cercando.
 
La pressione che le sue dita esercitavano sulla mano di lei parlava da sola, anche se lui non aveva aperto bocca…
 
Xx si schiarì la gola, cosa che le fece guadagnare uno sguardo incandescente che la fece rabbrividire: due mani si stesero ai lati della sua testa, a pochissimi centimetri da lei; nessun altro uomo al mondo avrebbe potuto stregarla in questo modo, come faceva James.
 
Rimase incantata a contemplare la sua mascella forte, la curva gentile della sua bocca, la larghezza delle sue spalle… i suoi occhi: i suoi bellissimi occhi che parlavano una lingua comprensibile solo al suo cuore.
 
La ragazza cercò di distogliere lo sguardo, il viso in fiamme, ma la mano calda e forte di lui le afferrò il mento con dolcezza infinita, sollevandole un po' il viso.
 
Le guance di Xx bruciarono ancora di più: era letteralmente consumata dalla fame che aleggiava negli occhi di lui… il suo sguardo esprimeva così tante emozioni! Come prima vi leggeva desiderio… e ansia. Forse temeva di essere respinto, dopo tanto tempo?
 
In un movimento brusco, James prese possesso delle labbra della fidanzata: le loro bocche si divorarono, le loro lingue si intrecciavano in un ballo frenetico: i loro respiri erano irregolari, ed esprimevano il bisogno incontenibile che avevano l’uno per l’altra.
 
Poi, improvvisamente, il bacio si addolcì: la lingua di lui disegnò languidamente i contorni di quella di Xx, che si sentiva come se si potesse dissolvere tra le braccia di lui
 
Le mordicchiò leggermente il mento, quasi volesse tornare ad assaggiarla dopo un lungo digiuno… l’intensità del desiderio di Xx le mozzò il fiato in gola: fosse stato per lei, avrebbe voluto che la divorasse, che la facesse sua immediatamente… ma evidentemente non era una cosa fattibile.
 
James doveva pensarla allo stesso modo: erano in ospedale, e Xx si era appena svegliata dal coma, poteva muovere appena le braccia… non era corretto; aveva aspettato un mese, poteva aspettare ancora.
 
Le sorrise ancora: era stato bello, magico… sensuale, anche se c’era stato solo qualche bacio.
 
Gli occhi di James la stavano fissando intensamente, come se volesse ben incidere i tratti di lei nella sua mente: tese una mano verso la guancia di Xx, accarezzando con il pollice la curva delle sue labbra; il contatto era così sensuale che alla ragazza scappò un gemito sommesso.
 
 << Devo andare… sul serio >>, mormorò ancora: era già la terza volta che lo diceva, ma non voleva spostarsi di un metro da dove si trovava: aveva davvero rischiato di perderla, e si era reso conto di quanto era diventata preziosa e importante per lui… ma già lo sapeva. E ora che finalmente era lì, sveglia, e poteva parlare con lei… e baciarla, non voleva lasciarsi scappare neanche un secondo.
 
Si passò una mano sul collo, un gesto completamente spontaneo che lasciava trapelare quanto fosse in imbarazzo per i baci bollenti che si erano scambiati: non voleva certo che pensasse che le era mancata solo sul lato fisico.
 
 << E’ tutto ok… è lo stesso per me >>, gli sorrise lei, leggendogli quasi nel pensiero, prendendolo alla sprovvista.
 
 << Non volevo… essere così… irruento. Scusami… >>, mormorò abbattuto.
 
 << Non ti devi scusare di niente. Io provo le stesse cose che provi tu… anche appena uscita da un mese di coma… pensa a come mi fai incendiare! >>, gli sorrise con amore e dolcezza: tentò di allungare un braccio per carezzargli la guancia, ma le sembrava il braccio pesasse una tonnellata, e riuscì s spostarlo di poco, fasciato com’era.
 
Xx guardò il proprio braccio, mordendosi il labbro per trattenere lacrime di sconforto e di dolore, gettando la testa indietro, sul cuscino, un enorme sospiro le uscì dalla bocca.
 
James provò a consolarla come meglio poteva: le prese il braccio, carezzandolo con le sue grandi mani, stringendole la sua: << Passerà… ti prometto che presto tornerai come nuova >>, fece incoraggiante.
 
 << E… se… se non fosse così? Se rimanessi paralizzata in questo dannato letto?!? Se non mi rimettessi completamene?!?? >>, la voce di Xx era spezzata. Tremava di rabbia, di paura, di angoscia, di dubbi…
 
 << Amore mio… ti sei svegliata da neanche due ore dopo un mese di coma. Il minimo che tu possa fare è darti un po' di tempo per riprenderti e recuperare le forze. È una situazione frustrante e dolorosa… ma non ti devi abbattere ed essere pessimista ancora prima di cominciare la riabilitazione. Sarà lungo e doloroso probabilmente, ma io ti starò accanto a ogni passo, e anche Amelia. Non lasceremo che tu molli, e se dovessi cadere noi ti tireremo su. So, dal profondo del mio cuore, che tu ti rimetterai… lo so e basta >>, le disse guardandola negli occhi: Xx ricevette da quegli occhi tutto l’amore che lui provava per lei. Gli occhi le si riempirono di lacrime tanta era la commozione e la sincerità che percepiva da James.
 
 << Ma… se io… >>, balbettò, ma non fece in tempo a finire di parlare.
 
 << Se per qualche assurdo motivo tu non ti dovessi riprendere completamente non importa. Niente potrà impedirmi di sposarti e amarti per tutta la vita >>, le rispose con naturalezza, in totale sincerità.
 
Gli occhi di Xx si riempirono di lacrime di emozione e di felicità.
 
 << Ti amo tanto Jay… >>, sussurrò, mentre lui raccoglieva con amore le sue lacrime dagli angoli degli occhi.
 
 << Ti amo tanto anche io amore mio… >>, le rispose James, fissansola con gli occhi ardenti.
 
Xx quasi si sciolse sotto lo sguardo infuocato del suo futuro marito.
 
Si avvicinò per un altro dolce bacio, e alla fine appoggiò la fronte su quella di Xx.
 
 << Devi andare… >>, sospirò la ragazza a malincuore: ma sapeva che doveva andare, e cercò di essere forte e non protestare… e poi Amelia aveva bisogno di lui.
 
 << Si… ma ci vediamo domani, promesso >>, le giurò.
 
 << Promesso. Dai un bacio enorme a Amelia e a tutti. Di loro che li ringrazio e che voglio un mondo di bene a tutti loro >>.
 
 << D’accordo… buonanotte >>, le sorrise, baciandole la punta del naso, andando -con dispiacere- verso la porta, guardandola fino all’ultimo secondo.
 
 << Buonanotte >>, lo salutò lei.
 
Si ridistese sui cuscini: il dolore le era quasi insopportabile, anche se aveva cercato di minimizzare per non spaventare James e Oliver… erano già abbastanza preoccupati per lei.
 
Provò a inspirare dal naso e ad espirare dalla bocca per calmarsi, ma il dolore era irradiato in tutto il corpo, e arrivava come delle coltellate continue.
 
 << Buonasera. Come sta andando? >>, le domandò il dottore, entrando con l’infermiera poco dopo.
 
 << Andrebbe un po' meglio con la metà dei dolori che ho ora >>, rispose con sincerità.
 
 << Mi ascolti… io le darei della morfina. Il dosaggio più basso da già degli ottimi risultati… ma non deve abituarsi… è piuttosto forte come farmaco, e può avere effetti collaterali… ad esempio delle allucinazioni >>, rispose serio.
 
 << Non mi importa niente delle allucinazioni in questo momento, con l’intensità di questi dolori >>, rispose di getto, stringendo i denti per altre fitte che la attraversavano.
 
 << Va bene. Un dosaggio basso dovrebbe durare almeno fino a domani. Verremo a trovarla per vedere come sta. Buonanotte signorina Yy >>, la salutò il medico, uscendo.
 
 << Buonanotte dottore. Grazie >>, rispose lei con una vocina appena udibile.
  
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