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Autore: Cora_Blackwood    01/10/2019    1 recensioni
In un mondo devastato dalla guerra, uno dei figli del dittatore Joe, Max si è innamorato di una dei leader della resistenza che lotta per avere la libertà. Il giovane soldato è pronto a voltare le spalle alla sua famiglia e a sacrificarsi per la libertà e soprattutto per amore della ribelle. Ma un matrimonio inaspettato causerà l'inizio di uno scontro, la fine per molti.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aronne e Max non parlarono fino a quando non uscirono dal centro di Irem. Erano furiosi entrambi, carichi di rabbia e stanchi per la corsa.
Quando Aronne vide il palazzo avvicinarsi sempre di più, non potè piú tenere dentro quello che pensava, guardò suo fratello e notò un vicolo isolato. Doveva parlargli a tutti i costi, doveva chiedergli alcune cose, aveva cosí tanti pensieri per la testa che senza riflettere colpì suo fratello sullo zigomo stordendolo e poi lo spinse, facendolo cadere dentro quel vicolo cieco.
- Aronne hai voglia di prenderne quattro per caso? Mi stai già stancando. 
Max si rialzò sputando sangue per terra, con la rabbia nella voce, lo guardò di traverso e storto, "che cosa gli prende ora?" si chiese cercando di mettersi dritto. Poi gli corse incontro prendendolo da sotto le braccia, Aronne cadde e colpì ancora Max. Lui indietreggiò e mentre si toccava il naso suo fratello gli si scagliò contro bloccandolo alla parete sabbiosa della strada. 
- Perché lo hai fatto?! 
Gli urlò contro spingendo il suo gomito contro la trachea di Max, allentò un po' la presa per farlo parlare, non voleva ucciderlo mica. 
- Non so di che parli. 
Disse secco lui arricciando il naso e alzando la testa per divincolarsi. Respirava a grandi boccate d'aria e il sangue che gli colava dal naso non smetteva di farlo. 
- Sì che lo sai, tu e quella ragazza siete legati? Avete un rapporto? Perché l'hai difesa? 
Aronne lo lasciò andare e lo spinse per le spalle, facendogli battere la schiena contro la parete. Max fece una smorfia di dolore e si discostò sedendosi per terra col sapore familiare del metallo in bocca. Sputò nuovamente e guardò Aronne appoggiato al muro; sembrava confuso e irato. 
- Il tuo silenzio dice molto ma te lo ripeterò un'ultima volta, tu e quella ragazza siete legati? 
Si portò una mano alla fronte frustrato scandendo la domanda. 
- No. 
Scandì furioso.
- Perché lo hai fatto allora? Pensi che io sia stupido? 
Si misero le fronti l'una contro l'altra e gonfiarono i petti di rabbia, si guardavano con sfida e di malocchio. 
- Non sono affari che ti riguardano. Ora muoviamoci prima che Joe si arrabbi con noi. 
Max spinse suo fratello allontanandolo, poi uscirono dal vicolo senza neanche guardarsi e finirono il loro tragitto lanciandosi occhiate furtive. 
- Lo so Max, l'ho intuito, ma quello che sta facendo papà di sicuro non ti piacerà. 
Guardò Aronne entrare nel portone del palazzo con un sopracciglio alzato, l'aria perplessa e confusa. 
- Che vuoi... Che vuoi dire?! 
Gli gridò dietro ma quello non gli rispose, continuò a camminare senza voltarsi; Max lo raggiunse correndo e gli sussurrò ad uno orecchio, lo sguardo truce: - che intendi? 
Aronne si bloccò per le scale guardando davanti a sé un punto indefinito, sembrava così pensieroso e preoccupato. 
- Lo capirai presto.
Sussurrò. 
Max gli stava dietro ripetendogli cosa volesse dire, senza ottenere una sola risposta. Continuò a stuzzicarlo fino a quando non arrivarono al piano dello studio del padre. Aronne svoltò infilandosi nel corridoio che conduceva nella stanza del dittatore e si fermò di botto; divenne più bianco del solito come se avesse visto un fantasma. 
- Ecco cosa intendevo.
Max alzò lo sguardo vedendo una ragazza bionda e spettinata, la pelle abbronzata era risaltata dall' abito chiaro, che usciva dallo studio del padre. Quando la guardò abbassò lo sguardo di ghiaccio immediatamente arrossendo, sembrava dispiaciuta. Era scortata da due dei figli della guerra e da un uomo che gli parve il dittatore di Ubar: la città confinante con Irem. La ragazza singhiozzò e l'uomo lanciò un'occhiata furibonda ai due. 
- Quello non è il Mangia Cuori? 
Sussurrò Max seguendo il fratello, poggiò il mento sulla sua spalla e sentì le ginocchia tremare per l' ansia. 
- E quella è la tua futura moglie... 
A quella notizia Max si sentì crollare il mondo addosso, spalancò la bocca e smise di respirare, si bloccò e si sentì inghiottito da una bolla che lo isolava dal resto. Ben presto quella sensazione scomparve lasciando il posto a una rabbia irrefrenabile. 
- Cosa? 
- Fai parte dei piani di papà, doveva parlartene... 
- Quando? All'altare? Io non la sposerò Aronne, non la conosco e non la amo, io amo un'altra. 
Gli tagliò la strada piegandosi e guardandolo con disperazione amara negli occhi, successivamente gli conficcò un indice nel petto guardandolo sconcertato. 
- Max? Devo parlarti. 
Li interruppe il padre senza neanche uscire dalla sua stanza. 
- Io devo parlare con te Aronne... Mi devi aiutare. 
Bisbigliò, poi entrò nello studio del padre. 
Aronne rimase fermo dietro la porta ad ascoltare le urla dei due uomini chiusi nella stanza, era preoccupato ma non poteva fare nulla. Sapeva cosa gli avrebbe chiesto il fratello: il suo aiuto. 
D'improvviso gli venne un'idea: avrebbe fatto seguire la ragazza con cui si era scontrato quella mattina, era una minaccia per il fratello stesso.

- Quando avevi intenzione di dirmelo?! 
Sbraitò, lui aveva deciso di farlo sposare con una ragazza senza chiedergli nulla. Era furioso e doveva assolutamente parlare con Deva, dovevano anticipare le loro mosse. 
- Presto, ma a quanto pare l' hai vista prima di questa sera. 
Il padre si sedette affaticato sulla sedia oltre la scrivania. 
- Non la sposerò, non la amo!
Sbattè i pugni davanti lo sguardo del padre facendo tremare il piano di legno. 
- Non serve l'amore per fare il politico!
Joe perse la pazienza, i suoi occhi brillarono di nervosismo. 
- Ti sei chiesto se è quello che io voglio?! 
Max si portò le mani al petto sbilanciandosi verso il padre. 
- Non conta il tuo parere, sei mio figlio ed io ho deciso così, ai politici non servono i pareri degli altri!
Max doveva far valere la sua parola, ma un lampo di genio gli balenò nella mente. Girato di spalle e con le braccia incrociate sul petto nudo e chiaro, si portò un dito alle labbra e lentamente si girò di tre quarti, lasciando vedere il profilo perfetto somigliante a quello della madre al padre. Ciò non significava che la sua rabbia e la sua ira erano sbollite, anzi stava letteralmente progettando qualcosa di losco. 
- Il camion con l'acqua... Andrà ad Ubar? 
Joe War levò lo sguardo dalle scartoffie che aveva fra le grosse mani: - Sì, perché? 
Inarcò un sopracciglio e lo guardò perplesso. 
- E questa ragazza è la figlia del dittatore di... Ubar? 
- Vedo che ragioni... Sì. 
- Quando ripartiranno?
Chiese Max ancora pensante. 
- Domani nel tardo pomeriggio insieme al carico. 
Lui annuì poi pentendosi di quello che stava per dire, si morse un labbro tentennante: - Lascia che porti io il carico ad Ubar... scorterò loro...e cosí ci conosceremo. 
"Spero possa perdonarmi Deva..." pensò fra sé e sé. 
- Vedo che hai riflettuto...
Senza dare peso a quel ripensamento del figlio, Joe si alzò dalla sedia soddisfatto. 
- Già... 
Mormorò Max pentito.
- Si chiama Ester, ed è talentuosa. 
Sorrise il padre, Max annuì distratto: ora doveva solo farsi coprire e andare a parlare con Deva. 
Poi Max aprì la porta della stanza, con rabbia la lasciò facendola sbattere e con la coda dell'occhio intravide il fratello. 
- Allora? 
Disse Aronne andando contro il fratello che usciva dallo studio abbastanza teso. 
- Vieni con me, devi aiutarmi, devi coprirmi. 
Disse agguantando Aronne per un braccio e trascinandoselo dietro. 
- Aiutarti? 
Balbettò stupito lui. 
- Aiutarmi, sì. Lo so che vuoi vedermi felice, ora è arrivato il momento.
Anche se non era molto convinto di ciò che Max aveva in mente, non poteva deluderlo, era pur sempre suo fratello, la sua famiglia o ciò che ne era rimasto.
- Ti ascolto... 
Annuì consenziente ma non entusiasta. 
Entrarono nella camera di Max e con una spinta Aronne si sedette ad ascoltare il fratello. 
- Devo... Devo parlarle ora.
Continuava a ripete deciso facendo avanti e indietro davanti il misero letto rifatto.
- Sì okay, ma io che devo fare?
Chiese Aronne continuando a seguire il movimento del fratello in sincrono.
- Tu... Devi coprirmi è ovvio!
Esclamò di scatto, dalla sua voce uscì uno strano acuto che fece saltare in aria il fratello, ormai concentrato a guardarlo. Aronne lo osservò di traverso e Max ricambiò guardandolo accigliato e facendo spallucce. 
- E va bene... 
Sospirò Aronne senza obiettare, quali altre scelte aveva, in fondo?

   
 
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