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Autore: Suzerain    01/10/2019    1 recensioni
C’è, sulle sue mani, il peso di mille e più vite – spezzate prima del tempo, strappate a ciò che la Provvidenza aveva per loro in serbo. [...]
C’è, sulle sue mani, il peso di mille e più vite – e lo sa, perché a volte ha l’impressione che i loro sguardi lo giudichino dall’eternità di un ciclo senza fine.

{caeles | writober2019, giorno #1}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Quel peso sulle sue mani.
Autrice: Suzerain.
Ambientazione: Caeles – parte seconda.
Personaggi: Laurant Caleb Rozier; Lachesis (Dominic Vassen).
Desclaimer L'universo di Caeles è proprietà intellettuale mia e di lorentzade, e così i suoi personaggi e le situazioni narratevi.
Note dell'autrice: Dunque, dunque. Queste note autore saranno piuttosto lunghe, perché ritengo mio compito fare alcune specificazioni sin da subito!
Anzitutto, mi spiace che sia tutto molto vago. Ma, come chi mi segue sui miei social (raggiungibili, qualora siate interessati, dal mio profilo autrice) avrà già letto, non è mia intenzione dilungarmi eccessivamente nella spiegazione della trama e dell'universo di Caeles, né in questo scritto né in quelli che seguiranno durante il resto della challenge. Perché, vi domanderete? La spiegazione è semplice, in realtà: vorrei scrivere seriamente del progetto in futuro. E con seriamente intendo sottoforma di quel racconto che merita d'essere. Ne consegue che questo writober, che ho tutta l'intenzione di portare a termine, anche dubito di riuscire nel corso del mese, voglia essere una sorta di... introduzione, a quello ch'è un mondo assai ampio. Una raccolta di scene e momenti vaghi, posti più o meno in momenti diversi della trama, che vada a offrire sprazzi di un cast di personaggi estremamente ampio. Qualora vogliate seguire quest'impresa, ne sarei comunque estremamente felice; ma se per un qualunque motivo, dopo l'introduzione avrete perso interesse, avete tutta la mia comprensione /ride
Detto questo, non pensavo di cominciare proprio con questi due. I prompt funzionano in maniera assai strana - e io non so scrivere di Laurant nemmeno un po' quindi è stata tutta una grande scoperta /ride


C’è, sulle sue mani, il peso di mille e più vite – spezzate prima del tempo, strappate a ciò che la Provvidenza aveva per loro in serbo. C’è, sulle sue mani, il profumo di quella morte che s’eleva dalle viscere più profonde della terra, ed il colore di fiumi di sangue vermiglio. E’ il tocco stesso della distruzione, l’incarnazione di ciò che loro stessi hanno creato; e d’umane carni veste, facendo sfoggio d'un volto di divina bellezza.
Eppure, ogni qual volta lo tocca e le loro mani s’intrecciano ed incontrano, di quelle storie dimentica l’esistenza, fumo e cenere soltanto. E lo guarda, e gli sfiora con le labbra la guancia. E lo guarda, domandandosi se quell’amore non sia per lui il primo passo verso la più profonda decadenza dell’anima.
Se lo chiede – ma non gli importa.
E’ il cammino che volutamente ha scelto.

C’è, sulle sue mani, il peso di mille e più vite – e lo sa, perché a volte ha l’impressione che i loro sguardi lo giudichino dall’eternità di un ciclo senza fine. E vorrebbe scusarsi, perché conscio che si tratti d’un affronto alla memoria di chi millenni prima perse tutto. Vorrebbe scusarsi – ma non lo fa, perché non porterebbe a nulla, e certo nulla cambierebbe.
Perché Lachesis lo tocca, lo sfiora. E sorride, e a volte gli mostra una fragilità ch’è certo d’essere l’unico ad aver mai visto. E allora Laurant lo guarda, e da quelle stesse mani si lascia sfiorare nell’intimo del proprio io; e le accoglie nelle proprie, accoglie lui nel corpo e nell’animo.
Ogni volta più a fondo della precedente.
Osa pensare a volte, per brevi istanti, a come tra loro due non vi sia in fondo differenza alcuna. A come, nonostante la sua natura di memento, Lachesis sappia essere umano più di molti altri.
Non lo dice – lui non lo sopporterebbe, perché l’odio è insito in lui sin dalla nascita. Ma mentre gli giace accanto e con la mano gli accarezza i lunghi capelli chiari, si domanda se arriverà mai il momento in cui anche il mondo riuscirà a vederlo.
«A che pensi?» gli chiede. E lui solo continua ad accarezzarlo, con dolcezza. E quando infine dopo diversi minuti risponde, lo fa con un «Niente di troppo importante.»

C’è, sulle sue mani, il peso di mille e più vite. Le prende nelle proprie.
E’ egoista, da parte sua – ne è consapevole, eppure non importa. Dacché in fondo, è forse il più umano dei sentimenti, l’egoismo.


 
   
 
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