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Autore: daniverse    01/10/2019    4 recensioni
In un mondo che corre, Emma rimane ferma.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petali sul dirupo, fiori al vento

È nel mezzo della notte, cullata da canzoni d’amore dedicate a qualcun altro, che si lascia avvolgere dalle coperte in un gentile abbraccio. Si accoccola contro il materasso come se potesse inghiottirla e raggomitolata su un fianco Emma chiude gli occhi, immaginando braccia che la cingono nel sonno e il calore di un corpo accanto al suo. La sua fantasia vola veloce, schiva incubi e traumi e false promesse e ritorna lì, su quel letto, in un futuro che può condividere con qualcuno che l’ama.
Ma ben presto quell’immagine non la soddisfa più. Emma si stende supina e rivolge lo sguardo al soffitto, prendendo un respiro profondo mentre è pronta a ripetere quanto già fatto, calando le palpebre con forza; ed eccolo che torna, il sogno di prima, ora così diverso nel suo tema costante.
È il turno di baci lenti e carezze che fluttuano sulla pelle, di dita che scoprono punti sensibili e labbra che si fanno strada verso il suo grembo, di violette sbocciate nel candore del suo collo. Emma si stringe a quel sogno sfiorandolo con l’anima, desiderando e immaginando e pensando e infine aprendo gli occhi, rivoltandosi su un fianco.
È nel mezzo della notte che fiere addormentate avanzano verso di lei, graziate dall’oscurità di quell’antro d’erbacce che infesta il suo cuore. Se potesse squarciarsi il petto forse Emma vi troverebbe fiori secchi e qualche bulbo dormiente, troppo grande per quell’anfora così piccola e provata dal tempo. Vi giurerebbe di intravedere qua e là crepe impossibili da saldare, nemmeno con l’oro; o forse non sono che un monito alla sua pigrizia, alla sua sconfitta. Ma è davvero così che vuole definirla? È davvero giusto credere di non aver bisogno d’aiuto in un mondo ove non esistono fallimenti ma solo traguardi e la strada verso la felicità è ammantata di corpi inanimati, utili solo a essere calpestati?
Emma non vuole davvero crederci. L’unico capro espiatorio non è altri che lei stessa, lei che vive nel passato, lei che non riesce a lasciarsi andare, lei che desidera con ardore qualcosa che forse non avrà mai, lei che lascia infierire su di sé parole dette per caso e si getta da sola sale sulle ferite. Ed è sbagliato, Emma lo sa, ma come non domandarsi qual è stato l’errore se nulla mai cambia – se tutto è sempre lo stesso?
In un mondo che corre, Emma rimane ferma. Non c’è posto per chi come lei sussurra fuori dal coro; anche se ci sarebbe, in realtà, ma bisogna conoscere quantomeno il falsetto. Ed Emma canta piano, a cappella.
Di nuovo si abbandona a se stessa, chetando le voci che l’accompagnano da anni nel silenzio delle sue notti. Paiono quasi una nenia, una cantilena fredda di voci bianche, e diventano la sua canzone. A occhi chiusi Emma si passa le mani sui fianchi morbidi, poi risale sulle costole sporgenti solo perché stesa e infine tocca al seno, acerbo nonostante l’adolescenza sia appassita ormai da tempo; affonda ancora di più nel sogno, beandosi del dolore di uno spezzarsi che è solo immaginario. Pensa alle sue amiche, a come devono essersi sentite la prima volta. A come si sentono ogni volta.
Perché davvero, Emma, a ventitré anni non hai ancora baciato nessuno?

Angolo dei Girasoli.
Di certo non intendevo inaugurare il #writober con qualcosa di così triste e confusionario, ma in questi ultimi giorni sentivo davvero il bisogno di esprimere la mia angoscia attraverso parole che talvolta mi sforzo di farmi appartenere. Spesso mi chiedo se non sia tutto frutto della mia immaginazione, se non stia pensando troppo, e questo è il risultato. La verità è che non bisognerebbe sentirsi inadatti per una cosa del genere – e se questo succede, c’è qualcosa che non va.
Io mi sono sentita dire quelle parole. Avrei voluto che il terreno si aprisse sotto i miei piedi per la vergogna, ho versato lacrime che ancora oggi mi bruciano in gola. A vent’anni non si può credere che la propria vita dipenda da quanto si possa piacere agli occhi degli altri – e se succede, c’è qualcosa che non va.
Perciò vi prego, misurate le parole. Sempre. Non possiamo mai sapere quali ferite lasceranno, e alcune forse non si rimargineranno mai.
Grazie.

daniverse

   
 
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