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Autore: Mozaik    02/10/2019    12 recensioni
“Non sarò mai libero.” Realizza Regulus, ad alta voce. “Non finché il Signore Oscuro vivrà”.
In quel momento qualcosa si accende nello sguardo di Albus Silente – una luce, un’idea, ma non fa in tempo ad esprimerla, perché la stessa idea è entrata dritta dentro Regulus, con prepotenza e ferocia. Gli manca un battito di cuore, si ritrova a spalancare gli occhi e guardare fisso nel vuoto.
Finché il Signore Oscuro vivrà.
Silente gli offre un’altra caramella al limone, e questa volta Regulus la accetta, prima di proporre un qualcosa di così folle che ha paura di guardarsi allo specchio e vedere suo fratello.

Scritta per il Writober di #Fanwriterit, Blanklist 2019, con il Prompt N°1, "Spia"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Kreacher, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Little King of the sky'
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Il 7 Luglio 1977, durante una visita di cortesia, Bellatrix annuncia a Regulus che il Signore Oscuro ha deciso di reclutarlo nei suoi ranghi.

E’ un giorno di festa, di orgoglio. I suoi genitori si congratulano con lui, suo padre gli offre per la prima volta un sigaro e del vino, Rodolphus Lestrange gli allunga invece dell’idromele. E’ un giorno di onore e di successo, come gli ricorda Bella, che subito parla delle missioni che affronteranno insieme, degli sporchi Sanguemarcio che rimetteranno al loro giusto posto, della gloria che porteranno al Signore Oscuro. E’ un giorno di disperazione e terrore, perché Regulus non ha alcuna intenzione di diventare un Mangiamorte, e non ce l’ha mai avuta.

Certo, questo non può dirlo. E’ solo fra le pareti della sua stanza, lontano da tutti se non Kreacher che osserva silente, che Regulus può sfogare la sua rabbia e le sue lacrime. Perché non è un assassino. Perché non è un terrorista. Perché c’è una differenza fra volere la supremazia dei maghi, e uccidere persone innocenti.

 

(No, non c’è, non quando quelle stesse idee hanno permesso la salita al potere, incontrastata, del Signore Oscuro. Ma questo Regulus ancora non lo capisce.)

 

I ritagli di giornale appesi alle sue pareti lo guardano, lo osservano, lo accusano. Ritagli sui movimenti dei Mangiamorte, sulle azioni del Signore Oscuro perché Regulus è sempre stato curioso, troppo, pronto a osservare il mondo intorno a sé e a indagare, a scoprire, a tenere d’occhio tutto, così tanto che è consapevole che se non fosse stato un Serpeverde sarebbe subito entrato di diritto fra i Corvonero. E che se il mondo babbano non fosse stato così un taboo, probabilmente si sarebbe interessato anche ad esso.

Regulus ha osservato, Regulus si è interessato, ma Regulus non ha mai voluto partecipare attivamente.

Non vuole uccidere la gente. Non vuole torturarla. Non vuole diventare un burattino nelle mani di un essere così potente. E non vuole affrontare suo fratello, nonostante qualsiasi problema ci sia fra di loro, perché lo sa che Sirius, appena uscito da scuola, si tufferà nel vigilantismo di Silente, pronto a morire per la libertà. Forse, visto che è già maggiorenne, lo sta già facendo.

Ma Regulus non sa cosa fare. Perché non potrebbe mai rifiutare questa offerta – non è un’offerta, è un ordine. Certo, lui è l’ultimo erede della Famiglia Black – dovrebbe rimanere al sicuro, sposarsi con una Purosangue per bene, sfornare almeno due pargoli maschi (si è visto cosa potrebbe succedere, con Sirius e Andromeda, sempre meglio avere un rimpiazzo) (ciò che Regulus è stato tutta la vita) e portare avanti la dinastia, ma al Signore Oscuro non interesserebbe mai una cosa del genere. Lucius è l’unico Malfoy, ed ha il marchio. Rabastan e Rodolphus sono gli unici Lestrange, almeno del ramo principale, e hanno entrambi il marchio, anzi, persino Bellatrix è marchiata (e Regulus è sicuro che lei sia stata la prima, dei tre), non come Narcissa che potrà usare la scusa della prole per rimanere fuori da tutto quanto nel caso rimanesse incinta.

Al Signore Oscuro non interessa nulla della sopravvivenza della Famiglia Black, e nessuna altra scusa funzionerebbe. Essere ancora troppo giovane? Arriverebbe il marchio comunque, e un’attesa semplicemente di un anno. Non essere bravo a combattere? Ci sono tanti modi in cui si può essere utili alla causa, Regulus, tante maledizioni da inventare, da sperimentare. Qualsiasi altra scusa sarebbe stata bollata come codardia, come tradimento, e il Signore Oscuro non accetta i tradimenti.

Regulus non ha idea di cosa fare, così chiede a Kreacher di portarlo nell’unico posto in cui, quella sera, si può sentire al sicuro.

E Kreacher li materializza fuori dai cancelli di Hogwarts, perché nemmeno la magia degli elfi può portarlo direttamente dentro la scuola.

Regulus è terrorizzato – non sa cosa ci faccia qui, e se si accorgessero che è fuggito? E’ estate, poi, figuriamoci se c’è qualcuno. Ma un aiuto verrà sempre dato ad Hogwarts, a chi lo richiederà, e così i cancelli si spalancano davanti a lui e Silente lo aspetta nel suo ufficio, come se avesse semplicemente infranto qualche regola, come se lo avessero beccato a copiare o a girare da solo, di notte, per i corridoi del castello.

 

 

 

Silente gli offre dei dolci al limone che Regulus prontamente rifiuta, poi lo lascia sfogare. E nonostante tutto l’odio per il vecchio preside che la sua famiglia ha cercato di instaurargli nel corso degli anni, Regulus getta la maschera di serietà e orgoglio davanti a lui e piange. Piange, perché ha sedici anni, perché vuole solo pensare agli affari dei suoi coetanei, ai compiti, al Quidditch – il Quidditch, che ha scelto come possibile percorso professionale dopo i G.U.F.O. perché è portato, davvero, e Lumacorno già lo ha messo in contatto con i Falmouth Falcons ed i Puddlemere United, e invece vogliono che ammazzi e torturi la gente. Quando non riesce più a parlare rimane lì, in silenzio, a singhiozzare sulla poltroncina con Kreacher che, accanto a lui, cerca di consolarlo. Il ragazzo finisce per girarsi e abbracciarlo, quasi aggrappandosi a lui pur di darsi forza, mentre Silente riflette con uno sguardo gentile e pieno di comprensione.

Arrivano delle proposte, proposte di protezione per lui e per la sua famiglia, ma la sua famiglia non accetterebbe mai di nascondersi, di andare via, e non riuscirebbero a proteggerla di nascosto, e quindi è un no. E Regulus non può scomparire di colpo, metterebbe i suoi genitori in pericolo, e non può, non riesce a ripudiarli come ha fatto Sirius, nemmeno solo per la loro protezione, perché è un Black, è fiero di essere un Black, e anche se non lo fosse Walburga e Orion hanno bisogno di un erede, si sarebbero lasciati sfuggire un figlio, non due, e quel posto è già stato preso da Sirius.

Potrebbe morire, confessa con voce tremante, e una parte di lui ci pensa, a quella fuga facile, ma che vita da codardo avrebbe vissuto?

Il problema è che Silente non può aiutarlo se Regulus non si lascia aiutare. Può nasconderlo, può proteggerlo, ma non se Regulus rifiuta. Ma Regulus non vorrebbe rifiutare. Regulus vorrebbe tornare alla sua vita, alla sua normalità, senza dover rinunciare alla sua famiglia, senza doverli mettere in pericolo… no, la verità è che non può metterli in pericolo. E non può rinunciare a loro.

L’unica soluzione è servire il Signore Oscuro.

Quando lo realizza, ha un’altra crisi – ma questa volta non piange, non si dispera. Invece, smette di respirare. Silente gli lascia spazio, Kreacher gli afferra un braccio, cercando di ancorarlo alla realtà, ma è solo quando la fenice del preside si posa sulla sua spalla, strusciando delicatamente il suo muso contro la sua guancia, che Regulus si calma, piano, tremando ancora.

“Non sarò mai libero.” Realizza Regulus, ad alta voce. “Non finché il Signore Oscuro vivrà”.

In quel momento qualcosa si accende nello sguardo di Albus Silente – una luce, un’idea, ma non fa in tempo ad esprimerla, perché la stessa idea è entrata dritta dentro Regulus, con prepotenza e ferocia. Gli manca un battito di cuore, si ritrova a spalancare gli occhi e guardare fisso nel vuoto.

Finché il Signore Oscuro vivrà.

Silente gli offre un’altra caramella al limone, e questa volta Regulus la accetta, prima di proporre un qualcosa di così folle che ha paura di guardarsi allo specchio e vedere suo fratello.

 

 

 

Non può scappare dal Signore Oscuro. Nonostante non lo voglia seguire, nonostante non voglia servirlo. Potrebbe nascondersi, ma ci rimetterebbe la sua famiglia. Potrebbe ripudiare la sua famiglia, ma il pensiero gli è completamente estraneo. Può solo prendere il marchio sul braccio, fino a quando il Signore Oscuro, no, Voldemort, no, Tom Riddle, come gli spiega Silente, non sarà morto. Fino a quando non potrà più minacciarlo.

Ma il Ministero non fa nulla, nonostante le rassicurazioni sulla Gazzetta del Profeta. E anche l’Ordine di Silente, confessa l’uomo, manca di vere possibilità. Riddle è sempre un passo avanti a loro – manca qualcosa. Manca qualcuno che possa capire cosa fa, cosa organizza, a cosa punti. Manca qualcuno dall’interno.

Manca una spia.

“Lo farò io.” Decreta Regulus, e Kreacher letteralmente lancia un urlo, lo supplica, e i quadri dei vecchi presidi intorno a loro borbottano, alcuni impressionati, atri scettici. Phineas, il suo bis bis nonno, protestava più di tutti – Regulus è , in fondo, l’ultima speranza per la sua famiglia di evitare l’estinzione.

“Sei molto giovane.” Mormora Silente, ma non sembra contrariato. Regulus stringe le mani, portandole al grembo, e le fissa incerto. Da dove gli esce questo coraggio? Da dove esce questa determinazione? Non lo sa neppure lui. “Lo so. Non mi importa.”

Perché è l’unico modo – perché Regulus non può aiutare Voldemort. Non davvero. Ma è costretto a unirsi a lui e allora, e allora, perché non fare di tutto per fermarlo? Per poter tornare allo status quo?

Parlano per tutta la notte – Regulus manda Kreacher indietro, a casa, con l’ordine di coprire la sua assenza e di non dire nulla a nessuno. Si mettono d’accordo sul come, sul perché, se farlo davvero, ma più la questione va avanti e più Regulus sente qualcosa, dentro di se, qualcosa che gli fa capire che è giusto. Che è la strada adeguata.

Regulus è bravo in Occlumanzia, così bravo che neppure Silente riesce a scalfire la sua mente – deve credere di essere abbastanza bravo da ingannare anche Riddle. Spiegherà la verità, che non è bravo a combattere, che può aiutare in altri campi – questo, Silente lo avverte, non impedirà a Riddle di metterlo davanti a roba molto peggiore di inventare qualche nuova maledizione, anche perché il ragazzo dovrà essere un Mangiamorte convincente. Omicidi, torture, tutto ciò che Regulus vuole evitare. Ma se l’alternativa è una vita fatta solo di queste, Regulus può sopportarle, pensa con terrore, per un po’, il tempo di aiutare a sconfiggere Riddle. Non si crede indispensabile, non pensa che riusciranno a sconfiggerlo grazie a lui, ma se qualsiasi cosa potrà aiutare, se anche solo un’informazione potrà salvarlo, allora lo farà. Anche una piccola goccia d’acqua aiuta a modellare una montagna.

Silente, in cambio, lo proteggerà nel caso verrà scoperto – perché anche questa è una protezione, una che non avrebbe se si unisse a Riddle e basta - . E quando il Signore Oscuro cadrà sarà al suo fianco, a spiegare che era una sua spia fin dall’inizio, in modo che non finisca ad Azkaban – in modo che non subisca un fato ancora peggiore della morte.

Ma Regulus non si fida ancora del tutto, e Regulus sarà anche intelligente quanto un Corvonero, ma è astuto come il Serpeverde che è. “Lo dica a qualcun altro.” Ordina, con sguardo fermo nonostante le mani tremanti e gli occhi rossi di pianto. “Qualcuno di affidabile.” Perché basterebbe che Silente, per quanto il pensiero sia estraneo, muoia per gettarlo in pasto ai lupi. Si aspetta un diniego, ma Silente sorride e basta e chiama nell’ufficio Minerva McGranitt, che non sarà la direttrice di Serpeverde, ma che Regulus rispetta profondamente.

La donna, ascoltato il tutto, è contraria. Urla contro Albus, contro Regulus.

“Ha sedici anni, Albus, non puoi pretendere-”

“E’ solo un ragazzino-”

“Dovremmo nasconderlo-”

Ma è inutile, è tutto inutile, e anche se non lo approva, la McGranitt capisce. Offre un biscotto a Regulus, gli mette una mano sulla spalla. Gli dice che il suo ufficio è sempre aperto, anche con la scusa dei compiti di Trasfigurazione, di qualsiasi cosa.

Regulus piange di nuovo, e questa volta la fenice gli si accoccola in grembo, piangendo con lui.

 

 

 

Quando finalmente incontra Riddle per la prima volta, Regulus è un fascio di nervi – ma l’uomo non dice niente. La cerimonia va perfettamente, l’odioso marchio si imprime sulla sua pelle, Regulus guarda dritto negli occhi l’altro mago ad un certo punto – ma non succede nulla. Per almeno un mese dopo quella notte, Regulus ha il terrore che sia tutta una finzione, un modo per metterlo a suo agio prima di ucciderlo.

Ma Riddle non scopre nulla, e Regulus è ufficialmente un Mangiamorte. Tutto ciò che vede, tutti i suoi ricordi, sono prove che può portare a Silente – prove che possono essere usate con un pensatoio, in Tribunale. Per ora, solo i volti dei pochi che si mostrano a lui – perché i nuovi arrivati non sanno l’identità di tutti i Mangiamorte. Regulus trova Bellatrix, suo marito e suo cognato, alcuni suoi compagni di scuola e ex Prefetti. Lucius, anche se lo sapeva, anche se la cosa gli faceva male. Si chiede quanto stia proteggendo davvero la sua famiglia, se questo porterà anche il marito di sua cugina, a cui vuole genuinamente bene, nelle fauci degli Auror. Ma l’uomo ha scelto la sua strada, e Regulus ha altri da proteggere – sua madre, suo padre, Narcissa stessa. Suo fratello, nonostante tutto, nonostante Riddle sicuramente cercherà di ucciderlo comunque, se Bellatrix non ci prova prima.

Regulus viene assegnato, stranamente, a qualcosa di innocuo, e può solo ringraziare la sua età e la sua carenza nelle fatture e nelle maledizioni. Controllare gli alberi genealogici delle Sacre Famiglie, poi di altre Purosangue. Cercare i Traditori, i Maghinò, i Mezzosangue. I coniugi Nati Babbani. Non è un lavoro davvero innocente, ma non è uccidere. Non è torturare. Non è creare maledizioni. E’ qualcosa che chiunque potrebbe fare. Quasi si illude di potercela fare fino al 1 Settembre, quando una notte viene richiamato insieme a tutti gli altri Mangiamorte davanti ad una Magonò che è stata rapita dalla sua stessa casa, e gli viene messa in mano una bacchetta, e Riddle stesso gli sussurra nell’orecchio, uccidila…

Dopo, quando tutto è finito e Riddle è andato via, Lucius lo tiene con fermezza mentre è chinato a vomitare, mentre Bellatrix gli urla contro quanto sia debole, e inadatto, e che si trattava soltanto di una Magonò. Lucius la zittisce, spiega gentilmente a Regulus che la prima volta è sempre strana, ma che ci si fa l’abitudine. Ci si fa l’abitudine.

Se prima voleva solo salvarsi la vita, adesso c’è un altro sentimento dentro di sé. Odio, per Riddle. Disgusto.
E sa che ha fatto la scelta giusta.

 

 

 

Regulus torna a Hogwarts – dove può continuare le sue ricerche, perché sono innocue agli occhi di tutti, ma può usare la scusa dei compiti per non fare molti progressi – non è un Mangiamorte “importante”, è appena entrato, e gli basterà fare rapporto ogni tanto. Sembra quasi un sogno.

A scuola, tutto continua nella norma. Gioca a Quidditch, studia per i suoi M.A.G.O. - ha scelto da tempo la stessa carriera del padre, vuole diventare Guaritore e, oh, quanto è ironico, voler curare la gente dopo ciò che ha fatto. Forse è una qualche legge del contrappasso, forse già sapeva che avrebbe speso la vita a curare delle persone per rimediare al male fatto ad altre. E, forse, gli potrebbe anche andare meglio – se diventasse il Guaritore dei Mangiamorte, non avrebbe scuse per andare sul campo, dovrebbe solo curare i Mangiamorte feriti.

Non cambia, effettivamente, nulla – esattamente come voleva Regulus, ma allo stesso tempo cambia tutto. Non deve farsi notare, da entrambi gli schieramenti, ma il Marchio è impresso sul suo braccio, visibile ogni volta che si lava o si cambia ed è sempre lì, sempre lì. Regulus lo copre con un incantesimo la maggior parte del tempo, ma non può ingannarsi da solo come fa con gli altri.

Kreacher è diventato il suo alleato maggiore, perché a nessuno importa di cosa fa un Elfo Domestico, sopratutto uno che già in passato si è intrufolato a Hogwarts – non si è mai fidato di come gli Elfi del castello cucinassero, o lavassero i suoi vestiti, non al suo Padron Regulus, il bambino che ha praticamente cresciuto al posto di Walburga.

E così Kreacher diventa i suoi occhi e le sue orecchie, gli fa capire se può dirigersi nell’ufficio di Silente senza essere visto da qualcuno, gli racconta cosa succede a casa, o a casa Malfoy, o casa Lestrange. Regulus ha offerto Kreacher al resto della famiglia Black, in fondo, in sua assenza, e Walburga ha accettato, così l’elfo serve il tè mentre Narcissa parla con sua sorella delle ultime svolte, e presta l’orecchio quando Lucius torna a casa a lamentarsi. Piccole informazioni, tutto ciò che Regulus può ottenere senza mettere davvero in pericolo Kreacher – perché anche lui lo considera parte della sua famiglia, ma per la prima volta in tutta la sua vita è stato lo stesso elfo a imporsi, a rifiutare l’ordine di Regulus di rimanere da parte.

Evita ancora Sirius – sarebbe troppo strano avvicinarsi e parlare con lui, e Regulus è ancora arrabbiato, perché se ne è andato, perché lo ha lasciato in questa situazione, perché è ancora un traditore. Ma si ritrova spesso, quando lo stress gli fa tremare le mani così tanto da non fargli tenere in mano la bacchetta, a far finta di sonnecchiare a Trasfigurazione, o a dimenticare accidentalmente un compito. “Detenzione, Signor Black” Dice la McGranitt, severa, ma nel suo ufficio c’è solo cioccolata calda, biscotti, succo di zucca e un orecchio pronto ad ascoltare.

Silente lo ammette, le informazioni che Regulus porta sono apprezzate, ma per ora inutili. Ma non bisogna essere frettolosi. La fretta potrebbe portarlo alla morte, o a cose molto peggiori di essa.

 

 

 

Regulus compie diciassette anni, diventa finalmente adulto e diplomato, e per premiarlo Bellatrix lo porta a torturare Nati Babbani. Quando finalmente la donna lo lascia andare, si assicura di non essere seguito e corre da Silente – per poter dire ciò che ha scoperto, per una rassicurazione sul fatto di essere utile, di star facendo tutto questo per qualcosa, e non per niente. E’ stato fortunato, perché c’erano altri Mangiamorte con loro, e ad alcuni è caduto il cappuccio, e parlavano dei loro prossimi colpi..

L’Ordine della Fenice, nonostante tutte le informazioni, non può prevenire tutti gli attacchi. Sarebbe troppo strano, troppo sospetto – Regulus non è ancora a quel livello così elevato da poter sapere tutti i piani dei Mangiamorte, e probabilmente non ci arriverà mai. Così Silente sceglie, silenziosamente, ciò da bloccare e ciò da lasciar scorrere, e Regulus si chiede effettivamente con che diritto un uomo solo disponga della vita altrui per un bene superiore – ma non dice nulla. Non fa domande. Le sue mani sono macchiate quanto quelle del preside.

L’estate del ‘78 è un inferno. Regulus ha finito il suo progetto con gli Alberi Genealogici e, come previsto, si ritrova a curare i Mangiamorte feriti – non tutti, non i più importanti, ma comunque abbastanza da relegarlo per ora a quella posizione, piuttosto che ad altro. La tentazione di ferirne qualcuno, di essere poco attento, di commettere qualche errore calcolato è tanta, ma Regulus ragiona con la testa e non come l’istinto, si ripete di non essere Sirius, e cura tutti magistralmente – anche quelli in pericolo di vita, perché è l’unico modo per guadagnare fiducia senza torturare la gente.

E funziona. Nessuno ha modo di sospettare di lui – la sua condotta è sempre stata impeccabile, il suo nome è importante. Lucius assicura per lui, Bellatrix assicura per lui.

Quando Riddle gli fa complimenti viscidi e languidi sul suo operato, e lo sprona a informarsi di più per poter continuare il suo lavoro, Regulus sa che finalmente può essere davvero utile.

E’ costretto, comunque, a partecipare in qualche raid. Solitamente si tiene in disparte – è lì per essere un aiuto sul campo, non per uccidere, anche se ci si aspetta che agisca comunque se è possibile farlo. Durante uno di questi scontri arriva l’Ordine – Regulus è costretto a difendersi, male, fino a quando non si trova Sirius davanti. Duellano, si allontanano nel farlo da tutti gli altri, ma Sirius è sempre stato più bravo di lui e lo disarma – Regulus finisce a terra, il cappuccio calato, una bacchetta puntata verso di lui. La maschera si è rotta, spezzata in due, e può vedere gli occhi di suo fratello spalancarsi, realizzando con orrore chi ha davanti a sé, ma prima che Regulus possa dire qualcosa il suo volto si deforma in un’espressione di disgusto.

“Vai a casa, Reg.” Sputa Sirius, come se il suo nome fosse un insulto.

Regulus non aspetta due volte per smaterializzarsi – e quando deve andare a dormire, quella notte, non ci riesce. Ripensa al disgusto sul volto di suo fratello, e alla delusione, e si ripete che ciò che sta facendo è giusto, che è giusto, che è giusto…

 

 

 

Nel Gennaio 79, Orion Black muore. Regulus è un disastro – si chiude in camera per giorni interi, Narcissa è costretta ad occuparsi di Walburga al posto suo. Al funerale, non riesce a parlare. Ha invitato Sirius con una lettera fatta di parole tremanti, di inchiostro sbavato, corta, veloce. Per favore. Ha scritto su di essa. Sa che se fosse trovata, potrebbero sospettare delle sue affiliazioni. Sa che potrebbero considerarlo debole, per il suo atteggiamento. Non gli importa. Non gli importa. Ha diciotto anni, sono mesi che è costretto a sottostare al volere di Riddle col terrore di essere scoperto, a vedere gente morire ed essere cruciata, e suo padre è appena morto.

 

(Sirius non sembra presentarsi al funerale, ma quando Regulus incrocia lo sguardo di un mago sconosciuto seduto in un’ultima fila, sa. Sopratutto perché è stato lui stesso ad offrirgli la soluzione della Polisucco.)

 

Dopo il funerale, le motivazioni per tutto ciò che fa sembrano diminuire, e Regulus deve ripetere costantemente che lo fa per sua madre, che lo fa per Narcissa, che lo fa per sé stesso, e va avanti. A volto alzato, le spalle dritte, l’espressione sempre fiera. Il motto dell’intera Famiglia Black potrà anche essere Toujours Pur, ma ogni ramo ne aveva uno “minore” e personale, e quello del suo era On nous cache tout.

La vita di Regulus diventa monotona. Cure. Raid. Rapporti a Silente. Altre cure. Ogni tanto, osservare Bellatrix torturare qualcuno. Altri rapporti a Silente. E ancora cure. Regulus quasi se ne distanzia – è l’unico modo per andare avanti.

Fino a quando Riddle non chiede un Elfo Domestico.

 

 

 

Kreacher torna indietro, perché Regulus gli ordina di tornare – lo ha sempre fatto, fin da quando è iniziato tutto questo due anni prima. L’Elfo si sfoga, racconta tutto tremando e con grossi lacrimoni che scorrono liberi sulle sue guance. Per una volta è Regulus quello che lo mette sotto le coperte e gli porta da mangiare, consolandolo.

Regulus è orrificato. Kreacher non è un nemico di Riddle. Non ci sono motivazioni per cui possa aver fatto una cosa simile, a meno che non abbia scoperto di Regulus e abbia voluto… no, ma è impossibile. L’uomo non dice nulla nei giorni successivi, non si scusa nemmeno per l’eventuale assenza del suo elfo domestico, perché è sicuro che intendesse far morire Kreacher in quel lago. Regulus, ovviamente, non dice nulla – Riddle non aspetta una risposta, a quanto pare dava per scontato che Regulus già sapesse di star “regalando” il suo Elfo.

Nessuno deve sapere che sei vivo.” Ordina Regulus, per poi spiegare a sua madre che l’elfo è morto di crepacuore per l’età avanzata. E’ in panico, ha il terrore che una qualsiasi mossa falsa possa farli scoprire, entrambi, ma Riddle sembra essere più contento del solito con lui. Anzi – l’uomo lo invita a raduni molto più importanti, molto più frequenti. Regulus non sa come, ma ciò che lui e Silente non avevano mai previsto si avvera: Regulus arriva al circolo più alto di Mangiamorte, ai fedelissimi. E da qui può vederli tutti, può scoprire ogni singolo loro nome.

E può ascoltare i discorsi di Riddle, quelli più personali, quelli più maniacali. L’uomo parla di immortalità, parla di sconfiggere la morte, e Regulus è troppo intelligente per il suo stesso bene e, piano piano, realizza qualcosa che sa cambierà la sua vita per sempre.

 

 

 

Maggio è un mese di ansia, di terrore, di disperazione. Regulus sa che questa missione lo ucciderà – ne è certo. Se anche sopravvivesse agli Inferi, Voldemort scoprirebbe del suo doppio gioco, è l’unico in fondo a conoscere quel posto, da quel che sa. L’unico che sarebbe potuto andare lì a prendere il medaglione. Ma Regulus non è più il ragazzino di sedici anni nell’ufficio di Silente: ha visto la morte, ha visto l’orrore, ha visto ciò che Riddle sta facendo e sa ciò che vuole fare. Non è più una questione di nascondersi, di proteggere sé stessi, la propria famiglia, di non finire ad Azkaban. Regulus ha fra le mani forse l’unico modo per sconfiggere davvero Riddle.

E’ ironico, perché non si credeva indispensabile, non pensava che riuscissero a sconfiggerlo grazie a lui.

Una piccola goccia d’acqua.

Kreacher sa che deve andare da Silente dopo, portargli l’Horcrux, spiegargli l’accaduto. Per sicurezza, nel caso succeda qualcosa. Nel caso che…

Regulus beve la pozione. Non può farlo fare a Kreacher, non sarebbe giusto. E’ il suo compito, il suo peso, la sua condanna. Intorno a lui, mentre il suo stesso sangue brucia, la sua famiglia urla maledizioni. Traditore. Codardo. Vigliacco. Suo padre lo ripudia. Sua madre gli punta la bacchetta contro.

Ma Regulus, a fatica, alza gli occhi davanti a sé, mentre Kreacher ancora gli sotto ministra la pozione, e lo vede. Sirius, fermo in piedi, in silenzio. Lo guarda con gli stessi occhi di quel giorno, con la stessa delusione e tristezza.

Regulus stringe i denti, si punta con i gomiti sul terreno roccioso, arranca in piedi. Si aggrappa al calderone e ne estrae il medaglione, fa lo scambio, senza smettere di guardare suo fratello. Ignora la sete, ignora il dolore, ignora il sangue che per lo sforzo di resistere gli sta uscendo dal naso, dalla bocca. Si aggrappa a quello sguardo, a quella delusione, ti sbagli. Ti sbagli pensa, ancora e ancora, mentre barcolla e ignora il lago. “Portami via, Kreacher.” Biascica, e l’elfo gli prende delicatamente la mano libera dal medaglione nella sua e si smaterializza, e Regulus si lascia indietro il lago, gli Inferi e suo fratello.

Kreacher non lo porta a casa – ancora una volta, come tanti anni fa, atterrano davanti alle porte di Hogwarts. Regulus si accascia a terra, la sete che minaccia di ucciderlo e forse si convince di essere morto per davvero, perché perde i sensi. Quando riapre gli occhi è in infermeria – la scuola è chiusa, nessuno è testimone di quello che sta succedendo, persino Madama Chips è a casa sua. Seduto accanto a lui c’è Silente, serio, e Kreacher completamente in lacrime.

Regulus guarda lo sguardo del preside e scoppia in una risata isterica, contornata da lacrime di dolore, prima di raccontare tutto.

 

 

 

Per la prima volta da quando hanno iniziato questa storia e gli chiese se fosse sicuro, Silente gli dice di smetterla. E’ troppo pericoloso che lui torni indietro – l’uomo avrà sicuramente sentito ciò che è successo nella grotta e ora sarà sulle sue tracce. Silente ha già distrutto l’Horcrux, Regulus non sa neppure come, quindi c’è una grossa possibilità che Voldemort sappia anche quello.

Ma Regulus deve tornare indietro – è una sua responsabilità. E’ lo stesso motivo per cui ha iniziato tutto questo: potrebbe nascondersi, ma poi se la prenderebbero con la sua famiglia. Con sua madre, con Narcissa. Forse andrebbero a cercare persino Andromeda – di Sirius non si preoccupa, è nella guerra a prescindere dalle azioni di Regulus. Presentarsi al cospetto di Riddle vuol dire essere punito personalmente, scappare vuol dire condannare le persone a lui care. Regulus non ha molte scelte, non vuole nemmeno pensare alla fuga, e poi si era già abituato all’idea della morte. Chiede solo a Silente di assumere Kreacher a Hogwarts, nonostante le proteste dell’elfo, poi scrive una lettera alla McGranitt che affida direttamente al preside prima di tornare a casa.

Due giorni dopo è come nuovo – malconcio, febbricitante, ma niente che non si possa spiegare con una qualsiasi malattia, magica o meno. Regulus viene convocato e quando Riddle lo guarda dritto negli occhi, si prepara già alla sua morte.

Ma l’uomo vuole solo sapere la causa della sua assenza, e quando il ragazzo gli spiega che si è ritrovato immobilizzato a letto, l’uomo sembra contento e lo fa tornare in cerchio senza dire altro.

Regulus non può credere alla sua fortuna. Forse, l’uomo sta solo fingendo, aspettando di sapere se è stato davvero Regulus. Ma passa un mese e non succede nulla – Regulus è salvo.

Quando lo comunica a Silente, il vecchio preside tira fuori da una credenza un’alta bottiglia di cristallo. Idromele speziato, e poi gli fa l’occhiolino. I due uomini bevono tranquilli, mentre stabiliscono nuovi piani – ancora più pericolosi.

 

 

 

Due menti sono migliori di una, e Silente analizza tutte le parole che Regulus non ha compreso dei discorsi di Riddle. Allo stesso tempo, Regulus può rispondere a tutte le risposte di Silente, risposte che senza di lui avrebbe probabilmente ottenuto in secoli. Molti alberi genealogici magici segnano automaticamente la nascita di nuovi membri della famiglia, e Regulus ha trovato quello dei Gaunt anni prima – un albero genealogico che Riddle ha poi bruciato, perché era la prova della sua impurità, ovviamente. Stare a contatto con gli altri Mangiamorte vuol dire stare a contatto anche con i vecchi compagni di scuola dell’uomo – una parola qua, una là, una domanda innocente, ed è facile scoprire cosa ha fatto dopo la scuola. Silente va ad intervistare prigionieri ed elfi domestici mentre Regulus parla con Lucius, parla con Bellatrix, dell’onore che hanno ricevuto a custodire oggetti così cari del loro padrone – un diario sgualcito, una coppa pregiata.

“L’Ordine non deve sapere nulla.” Si premura Regulus. “C’è una spia – anche se ancora non so chi sia, sappiamo troppe informazioni...” E Silente stranamente lo ascolta, si fida.

Regulus recupera l’anello, eliminando facilmente la maledizione sopra di esso. La coppa e il diario vengono sostituiti da copie fatte da Silente stesso e prontamente distrutti.

Il diadema è complicato. Non hanno nemmeno idea che esisti, inizialmente, fino a quando Kreacher non rivela ciò che gli ha detto un certo fantasma del castello – perché la Dama Grigia non parlerà con gli studenti, non parlerà con gli esseri umani in generale, ma gli Elfi… oh, gli Elfi sono sempre mal visti da tutti, considerati nullità. Schiavi, pedine, in questo caso confidenti silenziosi. Parlano, ragionano, altri elfi domestici rivelano l’esistenza di una stanza che nasconde tutto ciò che non si vuole trovare, a Hogwarts, e il diadema diventa cenere esattamente come tutti gli altri.

Nel frattempo, Regulus continua. Ormai è diventato il guaritore ufficiale dei Mangiamorte – ha preso anche delle reclute, si occupa di tutto senza che qualcuno sospetti di lui. E se una volta, una sola, si permette di far morire Evan Rosier sul letto dopo aver scoperto che aveva quasi colpito Sirius con l’Avada Kedavra, nessuno sospetta che sia stato fatto apposta.

Lui e Silente continuano a cercare Horcrux, ovviamente, perché c’è sempre la possibilità che Riddle ne abbia fatti altri – sette, o tredici, numeri magici a cui l’uomo ambisce sicuramente. Poi, un giorno, Regulus entra nell’ufficio del preside e trova l’uomo che lo fissa con aria stanca.

“James e Lily Potter hanno avuto un figlio, il mese scorso.” Dice. “Così come Alice e Frank Paciock.”

E poi, gli parla di oracoli e profezie e di Piton, e di come Riddle ora sa. Di custodi e segreti, di possibili traditori. E quando torna dai Mangiamorte, Riddle sta parlando dei Potter, e dei Potter, e di ancora dei Potter, e Regulus sa che ci sono nubi di tempesta all’orizzonte.

 

 

 

I Potter si nascondono – e Regulus è felice di poter dire di aver contribuito almeno quattro volte ad avvertire Silente di vari attacchi sui loro nascondigli. La situazione si fa tragica, la tensione assurda: Riddle sembra ossessionato, quasi ogni Raid cerca di mirare ai Potter, o ai loro conoscenti. Ed è diventato sospettoso, dopo che Regulus è riuscito a salvare i fratelli Prewett all’ultimo secondo con le sue informazioni – sa che c’è una spia, e forse è solo questione di tempo prima che lo scopra.

E’ Halloween quando Riddle chiama Regulus – da soli, e il giovane è sicuro di essere stato scoperto. Ha scritto le sue lettere d’addio, ha abbracciato Kreacher, ha la bacchetta pronta. Non cadrà senza combattere. Un ultimo atto Grifondoro, come direbbe suo fratello, ma Regulus prova semplicemente troppo odio per darla vinta a Riddle.

Solo che Riddle, ancora una volta, non sembra aver scoperto nulla. Sospetta, ovviamente. Lo interroga, come ha fatto con tutti gli altri, e questa volta spinge di più nella sua mente, cerca di infrangere le barriere che non sa essere presenti. Regulus ha paura che questa sia davvero l’ultima volta che riesce a nascondere tutto al Signore Oscuro, quando nella stanza si materializza, d’urgenza, un uomo piccolo, insignificante. Riddle si distrae, si gira verso di lui, Regulus dimenticato.

“Allora?” Chiede, con urgenza.

L’uomo sembra squittire, quasi. “Mio Signore...” E Regulus quasi lascia cadere la bacchetta, quasi si lascia scoprire, perché conosce quell’uomo, lo ha visto al fianco di suo fratello per tutti quegli anni… “E’ fatta. Mi hanno nominato loro Custode… non sospettano nulla. S-Si nascondono al numero sette di Godric’s Hollow.”

“Bene.” Dice glaciale Riddle. Si volta verso Regulus, lentamente. “Parleremo al mio ritorno.” Decreta, prima di smaterializzarsi. Non ha ritenuto importante cancellare i ricordi di Regulus, fermarlo: non può sapere che il giovane sa esattamente a cosa si riferisce, chi sta andando a prendere, cosa ha appena fatto l’uomo davanti a loro.

Regulus sta tremando, è in panico, non riflette – sa solo che quando alza Peter Minus alza lo sguardo da terra e lo nota, subito lui tira fuori la bacchetta e lo schianta, prima di smaterializzarsi nella piazza del villaggio di Godric’s Hollow.

Non sa nemmeno cosa sta facendo – corre, veloce, scostando malamente piccoli babbani travestiti da mostri per le strade. Supera il cancello spalancato del vialetto numero sette, verso la porta spalancata, mentre sente James Potter urlare. Vede la schiena di Riddle, lo vede alzare la bacchetta, e non pensa. Non ragiona.

Regulus alza la sua bacchetta, urla “Avada Kedavra”. C’è un lampo di luce verde, il corpo di Riddle sembra bloccarsi per un secondo. Poi cade in avanti, la bacchetta gli sfugge dalle dita, e non si muove più.

James Potter sta fissando il corpo, no, il cadavere di Riddle per terra. Lily Evans, no, Potter, ha in braccio un bambino che piange ed è ferma in cima alle scale. I loro sguardi sono scioccati, terrorizzati – si spostano poi su Regulus, ancora più confusi.

Ma Regulus non tiene conto di loro, dei pianti del bambino, del fatto che James sta correndo in salotto ad afferrare la bacchetta per potergliela puntare contro. Quando si rende conto che Riddle non si muove per davvero, si lascia cadere a terra in ginocchio, e comincia a ridere. E a piangere. Abbassa la bacchetta, la poggia davanti a sé, e ride e piange contemporaneamente. 

La goccia d'acqua è diventata un torrente in piena.

Ci sarà tempo, dopo, per le spiegazioni. Ci sarà tempo dopo, quando verranno gli Auror, per raccontare tutto. Ci sarà tempo per la difesa di Silente, la testimonianza della McGranitt, l’assoluzione del Wizengamot. Ci sarà tempo per i ringraziamenti dei Potter, per riappacificarsi con Sirius, per lavorare a catturare tutti gli altri Mangiamorte. Per essere finalmente liberi, pensare finalmente a una carriera nel Quidditch, o forse davvero al San Mungo. Per una famiglia, chissà, per crescere.

Per ora, Regulus singhiozza e basta, il cadavere di Tom Riddle a pochi centimetri da lui, mentre mormora “Ti sbagliavi.”, ancora e ancora.
















 



Invece di continuare con le storie già pubblicate, ho deciso di fare la pazzia di scrivere una fanfic al giorno per i 31 Giorni di Ottobre. Che bellezza.
Tutte, ovviamente, su Regulus. Non sia mai variare.
E infatti ho già fallito - questa è la fanfiction dell'uno Ottobre, ed è già il due. Che tristezza.

Delle piccole note di spiegazione per la fanfiction.
Prima di tutto, la storia non è betata, e probabilmente si nota. Già mi mangio le mani, sicuro ci sarà qualche errore ALMENO di battitura, figuriamoci grammaticale. Ma sono le tre e quarantotto e sono già in ritardissimo, che delizia.
Cercare di far quadrare tutto è stato un po' un casino - sono arrivato alla ricerca degli Horcrux con tutto ben preparato, con una scusa per recuperare tutto, e poi mi son ritrovato davanti il diadema. "Cavolo, e il diadema?" E niente. Kreacher ex machina, ma ci sta bene così (spero). Non era la parte importante della storia.
Come potete aver ben capito, Voldemort è morto come un pirla da un semplice Avada Kedavra semplicemente perché non c'erano più Horcrux a tenerlo in vita. E mi piace immaginare che la Cooman non abbia sbagliato almeno in parte: designando Harry come suo erede, Voldemort ha decretato comunque la sua morte, visto che Regulus ma a caso proprio era presente quando Minus ha rivelato di essere una spia. Magari, se avesse scelto Neville, sarebbe andata diversamente.
Beh, spero che questa storia vi sia almeno un po' piaciuta. Ci si rivede a domani (si spera)

(Per quanto riguarda le mie altre fanfiction, sono in Hiatus fino a Dicembre, ma non abbandonate! L'ho messo in Bio, ma mi sembrava giusto avvertirvi comunque qua.)

  
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