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Autore: LittleBunny    02/10/2019    0 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Irresistible06 ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


6° Capitolo.




Il sole stava tramontando nel Queens, colorando il cielo di varie tonalità di arancione, segno che a breve sarebbe calata la sera.
Le persone iniziavano a stringersi nelle loro giacche, per via del freddo che caratterizzava quelle ore, radunandosi intorno ai mezzi pubblici per tornare a casa, chi dal lavoro e chi dalla scuola.
Insomma, una serata come un'altra, se non fosse che era la serata peggiore nella vita di Peter Parker.
Okay, non esattamente la peggiore in assoluto ma era entrata nella top ten.
Dopo essersi liberato dalla morsa di Wade - ed era abbastanza sicuro che, se non l'avesse fatto, la sua mano si sarebbe quantomeno rotta - il newyorkese, irritato e frustrato, decise che non aveva più voglia di uscire e che voleva solo tornarsene a casa.
La cosa che non si aspettava, tuttavia, era che il canadese potesse insistere per accompagnarlo.
Appena uscito da un'affollatissima metropolitana, il moro si prese un attimo per dare un'occhiata al suo amico: aveva smesso di rivolgergli la parola e ogni tanto gli lanciava delle occhiate tristi e desolate, come se non sapesse come comportarsi in quella situazione.
Quando poi lo sentì sempre più spesso borbottare da solo con fare sconsolato, Peter si ritrovò a sospirare, riflettendo sul fatto che forse era il caso di parlargli, prima che andasse completamente in tilt.

"... Sai, se vuoi tornare a casa, puoi farlo." disse stancamente, facendo spallucce "Insomma, casa mia è davvero a pochi passi da qui, non c'è bisogno che mi riaccompagni."

A quelle parole, Wade sbiancò, con fare quasi terrorizzato e il più basso provò istintivamente una fitta dolorosa al petto nel vederlo in quello stato.
Era questo ciò che chiamavano 'empatia'?

"Oh andiamo, non ti sto mica abbandonando sul ciglio della strada!" esclamò con uno sbuffo, tirandogli la guancia, facendo sussultare l'altro "Era per non farti perdere tempo se, sai, devi tornare a casa."

A quelle parole, il canadese si illuminò, rivolgendogli un sorriso storto, come se non aspettasse altro che quelle parole.

"Nu-uh Petey, rimango. E se ti rubano? Poi come faccio senza di te??"

Nonostante stesse scherzando, un lieve rossore colorò il viso di Peter che si ritrovò ad abbassare lo sguardo, iniziando poi a camminare verso casa, seguito a ruota dall'altro.
Mentre percorrevano la strada insieme, tornò nuovamente il silenzio fra loro ma gli sguardi che ora sentiva addosso, erano sicuramente più vispi ed incuriositi rispetto a prima e il più piccolo sperò con tutto il cuore che quell'atmosfera imbarazzante cessasse all'istante.

"Quiiindi... Il tuo 'amico' Harry è una persona abbastanza 'particolare', mh?"

Okay, il newyorkese doveva fare attenzione a quello che desiderava.
Decisamente, non era dell'umore di parlare di qualcosa del genere.

"Mh." mugugnò il newyorkese, facendo spallucce "Un po' come te."

A quelle parole, il canadese si fermò di botto, allargando la bocca per formare una grossa 'o'.
Tono indignato tra 3, 2, 1-

"Peter Parker!"

Ecco, appunto.

"Come osi paragonarmi ad un idiota del genere? Sono molto, molto deluso da te, signorino!"

Dal tono che utilizzò, il newyorkese capì che non era arrabbiato con lui ma si vedeva che, sotto sotto, c'era rimasto un po' male per quel commento.
Dopotutto, anche Peter ormai lo conosceva piuttosto bene.

"Non vi paragono." obiettò il più piccolo, roteando gli occhi "E concordo che sia stato un idiota. Ma questo non toglie che lo sia stato anche tu."

Continuarono ad avere quella sorta di battibecco finchè, finalmente, il newyorkese non arrivò a casa sua.
Ah, casa dolce casa.
Certo, era una casa piuttosto vecchia e malandata ma era pur sempre casa sua, ormai.
A quel pensiero, Peter si appuntò mentalmente di dire a zio Ben di riverniciarla assieme i muri di casa, visto che stavano perdendo colore.

"Beh, sono arrivato. Ora puoi andare, ci vediamo a scuola."

Il newyorkese lo salutò con la mano, per poi fare quei tre scalini che lo separavano dalla porta d'ingresso.
Arrivato davanti alla porta si voltò, poggiandosi allo stipite del portone con la spalla, per poi fissare per un breve istante il suo amico che ora lo guardava con fare interrogativo.

"Sai..." confessò il ragazzo, guardandolo con sguardo triste "Non volevo che finisse così, davvero. Mi sono divertito con te, al cinema."

Il biondo allargò gli occhi a quelle parole, guardandolo con sguardo di puro stupore.

"Peter, io-"

"Tranquillo, non devi dire niente."

Peter sospirò, passandosi una mano fra i capelli, con fare sconfortato, per poi accennare ad un lieve sorriso, apprendo l'ingresso di casa.

"Ciao Wade."

Prima che l'altro potesse replicare, il moro entrò chiudendo immediatamente la porta alle sue spalle.
Fece aderire la schiena sulla porta, per poi guardare in basso, in un punto non ben preciso.
Forse era meglio che fosse finita così la serata.
Insomma, aveva provato delle sensazioni strane in presenza del suo amico e non era sicuro che volesse approfondire la cosa, ora come ora.

"Tesoro, sei a casa?"

In quel momento, apparve una donna sulla sessantina, che portava dei lunghi capelli raccolti ordinatamente in una crocchia, con un lungo vestito blu e un grembiule bianco legato sopra i fianchi.

"Sì zia May, sono a casa." esclamò il moro, avvicinandosi a lei, cercando di sorriderle "Dov'è zio Ben?"

"E' andato a fare una commissione, tornerà presto... Mh?"

La donna lo osservò per un lungo istante, per poi posare le mani sulle sue guance, accarezzandole con affetto.

"Tutto okay? Mi sembri un po' giù." disse, rivolgendogli un sorriso ricolmo d'affetto "Successo qualcosa stasera?"

Il ragazzo tacque per un breve, fissando la donna, indeciso su cosa dirle o meno.
Alla fine allargò il sorriso, decidendo che non era il caso di allarmarla per qualcosa di così stupido.

"Non ti preoccupare, sono solo un po' stanco."

La zia alzò un sopracciglio a quelle parole, per nulla convinta, ma tacque e Peter la ringraziò mentalmente per la cosa.

"... Va bene. Nel caso sai che io e zio Ben siamo qui per te, va bene? Ora su, vai a cambiarti, la cena sarà pronta fra un'ora."

E dopo che May lo strinse a sè, regalandogli un bacio in fronte, improvvisamente i suoi ricordi andarono a quell'uscita, prima che venisse rovinata da quella stupida litigata e, in particolare, alla sensazione delle mani di Wade sulle sue.
Strinse gli occhi, affondando la testa sulla spalla della zia, cercando di cacciare via quei pensieri, che lo fecero avvampare all'istante.
Sì, dopotutto, era meglio che fosse finita così.

****************

Come volevasi dimostrare, non c'era nulla che la torta di mele della zia non potesse risolvere, infatti ora si sentiva decisamente meglio.
Salì pigramente le scale, sbadigliando rumorosamente diretto verso camera sua e, arrivato a destinazione posò lo sguardo sulla sua scrivania, dove aveva abbandonato il suo cellulare appena era tornato a casa.
Mentre si grattava la pancia con fare svogliato, accese il cellulare, per poi storcere il naso per i tanti messaggi arrivati in chat che quasi glielo mandarono in palla.
La maggior parte dei messaggi erano di Harry e potevano essere riassunti in 'sono mortificato per quello che è successo ma è colpa di Wade' - e Peter decise che non aveva voglia di rispondergli, ora come ora - e alcuni messaggi di Mary Jane, in cui gli chiedeva se stava bene e affermava che Harry era un cretino.
La cosa che notò istintivamente era che, al contrario dei suoi amici, Wade non gli aveva mandato neanche un messaggio.
Okay, non era di certo obbligato ma, insomma, poteva dirgli quantomeno che era tornato a casa o qualcosa del genere.
... Che forse non fosse tornato a casa?
Insomma, visto le sue abitudini, magari... Magari ora era con qualche altra ragazza o ragazzo.
A quel pensiero, strinse istintivamente il pugno, sentendo la pancia contrarsi dolorosamente.
Non è che non lo sapesse, aveva sempre saputo com'era fatto il canadese, quindi, perchè proprio ora gli faceva male...?
A farlo sussultare dalla sorpresa, l'ennesima vibrazione del cellulare, segno che era arrivato un altro messaggio e, sconfortato, si accorse che era nuovamente di MJ.

《 Sai Pete, devo confessarti che mi hai sorpreso prima. Non ti ho mai visto così irritato. Ti deve piacere davvero tanto Wade.》

Appena lesse quel messaggio, il newyorkese allargò gli occhi dallo stupore, per poi rileggere più e più volte ciò che gli aveva scritto.
Credeva che lui per Wade--?
Un enorme tonfo alla sue spalle lo ridestò dai suoi pensieri o, meglio dire, lo terrorizzò a morte.
Che diavolo era?!
Si guardò intorno, credendo che qualche libro o simile gli fosse caduto, ma non notò niente di strano intorno.
Iniziò a grattarsi nervosamente le mani, che erano diventate improvvisamente sudate: che se lo fosse sognato...?
Un altro tonfo, oltre a spaventarlo a morte, gli fece capire che, no, non se l'era sognato.
Si irrigidì immediatamente, iniziando ad andare nel panico all'idea che potesse essere entrato qualcuno in casa e iniziò a valutare l'idea di chiamare quantomeno i suoi zii, quando scoprì che quel tonfo proveniva dalla sua finestra : sembrava che qualcuno stesse lanciando qualcosa.
Gradualmente, il suo terrore si tramutò in pura irritazione.
Chi diavolo faceva questi scherzi cretini a quell'ora? Volevano rompergli la finestra per caso??
Senza pensarci due volte, con le mani ancora tremanti dal terrore, aprì la finestra, per poi affacciarsi.

"CHI DIAVOLO--??"

"Ehii Rapunzel, sciogli i tuoi capelli!"

Il newyorkese rimase a bocca aperta, fissando la scena che si presentava sul prato di casa sua, stentando a credere ai propri occhi: c'era Wade con un sorriso gongolante, le braccia alzate e fra le mani una scatola della pizza.
Non importava quanti pizzichi si desse sul braccio, sembrava tutto abbastanza reale.

"WAD-- Wade..." mormorò in tono di voce più basso, rendendosi conto che i suoi zii - e probabilmente mezzo vicinato - stavano dormendo "Che ci fai qui? Non dovresti essere a casa invece di lanciare sassolini contro le finestre altrui?"

"Petey, pensavo a quello che hai detto." rispose il canadese "E, sai, neanche io volevo che finisse così. E, insomma, mi sono arrangiato eee niente di meglio di una buona pizza per scaldare gli animi, giusto? ... Anche se ora non ho la più minima idea di quanto possa essere ancora calda, a pensarci."

Il moro non poteva crederci.
L'amico aveva fatto chissà che giro assurdo per il Queens, al buio e al freddo, solo per prendere una pizza da mangiare con Peter sotto casa? Perchè neanche a lui era piaciuto come era finita la loro serata?
Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata a quel pensiero, al pensiero di quanto potesse essere stupido il suo amico.

"... Allora? Mi dai un'altra possibilità? O mi lasci mangiare la pizza in solitudine, e con fare triste e sconsolante? Avresti il cuore di lasciarmi qui agonizzante da solo?"

"B-Beh..." balbettò in preda all'emozione, trovando una grossa difficoltà a formare una frase di senso compiuto "... Alla, uh, alla pizza non... Non posso dire di no, per cui... Dammi, dammi qualche minuto, okay?"

Dopo che vide l'altro annuire velocemente con la testa,  Peter chiuse la finestra, fissando per un lungo istante il pavimento, per poi rannicchiarsi , cercando di contenere le emozioni che stava provando in quel momento.
Insomma, era solo Wade, no? Con della pizza. Dell'ottima pizza, almeno sperava per lui.
E non è che ci fosse chissà che significato speciale della sua presenza lì e, anche se fosse, non avrebbe dovuto importargliene più di tanto. Giusto?
Rendendosi conto che stava ancora tremando, optò per andare prima al bagno, per sciacquarsi un attimo la faccia e magari darsi una calmata.
Facendo il minimo rumore, si chiuse nella stanza, aprendo il rubinetto e lavandosi la faccia con acqua gelida, per poi fissarsi per un istante allo specchio, cercando di darsi una sistemata ai capelli.
Sbuffò poi frustrato, accorgendosi che, più toccava i suoi capelli e più questi si scompigliavano, inesorabilmente.
Abbassò poi lo sguardo, fissando il suo pigiama primaverile che gli stava quanto meno tre volte tanto - preso super scontato ai grandi magazzini - con il funghetto di Super Mario e la frase 'I need a power up' e notò quanto sfigato sembrava in quel momento ma, ehi, non è che potesse andarsi a comprare abiti firmati.
Abbassò poi lo sguardo, notando l'abbinamento con i calzini blu con lo stemma di Capitan America e le ciabatte e storse il naso.
Quanto meno, poteva mettersi delle scarpe più decenti, prima di raggiungere il suo amico che era impaziente di incontrare per qualche oscuro motivo.

****************

"Quindi... Come hai fatto a sapere dove fosse camera mia?" chiese Peter, appena si sedette sulla panchina vicino casa, sistemandosi di fianco al canadese "Non potevi mandarmi semplicemente un messaggio?"

"Allora, innanzitutto, sono andato a caso," ribattè l'altro con fare orgoglioso - e il newyorkese ringraziò mentalmente il fatto che i suoi zii dormissero dall'altra parte della casa - " E... Beh- UH. Dovresti conoscermi abbastanza da sapere che non sempre penso prima di agire. Anzi, diciamo che non lo faccio mai."

Il newyorkese roteò gli occhi a quelle parole, lì per lì per fargli qualche commento irriverente, quando il suo sguardo venne catturato dalla scatola della pizza poggiata sulla gambe dell'altro appena aperta e, immediatamente, i suoi occhi si fecero a cuoricino.
Il biondo non solo ne aveva presa una gigante ma l'aveva anche condita parecchio, infatti poteva vederci sopra patatine fritte, prosciutto, salame, wurstel... Era tutto bellissimo, tranne per l'angolino dove c'erano i peperoni.

"I peperoni li mangi tu, sì?" chiese innocentemente, prendendo con nonchalance il pezzo più ricolmo di condimenti "A proposito, quanto ti devo?"

"Niente, signor odiatore di verdure." rispose il canadese, ricevendo immediatamente un'occhiataccia dal più piccolo "Ma cosa più importante: hai davvero così freddo? Seriamente?"

Peter lo fulminò con lo sguardo a quelle parole, osservandolo poi togliersi la giacca, rimanendo in t-shirt , per poi prendere un pezzo di pizza come se nulla fosse.
Erano arrivati in quel periodo dell'anno nella quale, durante tutta la giornata faceva caldo ma, quando calava la sera, le temperature si abbassavano drasticamente, tant'è che prima di uscire il newyorkese si era fermato davanti all'ingresso fissando l'enorme ma davvero misero giaccone di zio Ben e il poco virile ma caldo cardigan rosa con i fiori di zia May, meditando attentamente quale sarebbe stato adatto per quella giornata.
Sfortunatamente era un adolescente stupido che aveva paura di sembrare troppo sfigato così, stringendosi al giaccone, sospirò.

"Giàà, pensavo che lo soffrissi anche tu, sai, come i comuni mortali, visto che ti sei portato una giacca..." borbottò sarcasticamente, poggiando i piedi sulla panchina, per poi stringersi le gambe mentre continuava a mangiucchiare.

"Comuni mortali? PFFF." esclamò, mordendo un pezzo di pizza con fare stizzito "Questo è niente in confronto al Canada. E poi sai, pensavo potesse servire al cinema."

"Per?"

"Beeeeeeh sai."

Il biondo roteò gli occhi, masticando molto lentamente, per poi fare spallucce.

"Solitamente, nei cinema fa freddo per, boh, condizionatori a palla senza alcun motivo apparente. Sono dei gran sadici, non trovi? Fanno di tutto per farti ammalare e-- beh, insomma, ho pensato che magari te l'avrei potuta prestare se, uh, ne avessi avuto bisogno. Sai, ho preso spunto dalle commedia romantiche."

Il più piccolo alzò un sopracciglio a quelle parole, trattenendosi dal sorridere.

"E tu segui i consigli delle commedie romantiche da...?"

"Da sempre, Petey. Sempre." rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, per poi dare un'occhiata al moro, che si stringeva sempre di più a se stesso "Ad ogni modo. Visto che tu hai freddo, io ho una giacca e i clichè sono sempre belli... La vuoi? Tanto non mi serve."

Indicò la sua giacca per poi guardare il più basso, rivolgendogli un sorrisetto furbo.

"... O preferisci stringerti forte forte a me? Sono un calorifero umano, davvero. Wade Wilson 2.0 al tuo servizio. Poi però non ti staccherai più, ti avviso!"

A quelle parole, Peter sbuffò, finendo di mangiare l'ennesimo pezzo di pizza.
Pensava davvero di metterlo in difficoltà con così poco?

"Non ti preoccupare, sto bene con questo enorme e caldo giaccone." mentì, per poi stringersi nelle spalle "Proprio un peccato che tu non mi abbia offerto prima la giacca. Sarebbe stata perfetta."

A quelle parole, il più grande lo guardò oltraggiato e gli mise il broncio, tornando a borbottare fra sè e sè, per poi poggiare la scatola vuota di pizza sul lato vuoto della panchina.
Il newyorkese ridacchiò a quella scena, fissandolo poi di sottecchi con un lieve sorriso perchè, diciamolo, quelle parole l'avevano colpito, in fondo.
Diciamo anche che l'avevano un po' intenerito.
Okay, quelle parole gli avevano davvero fatto piacere, anche se faticava ad ammetterlo.
Dopotutto, l'amico diceva davvero tante stranezze e chi mai porterebbe una giacca appresso, tutta la giornata, solo per poter fare il galante e dargli la giacca per non sentire freddo? Chi mai farebbe una tale adorabile scemenza?
... Beh, Wade Wilson potrebbe.
In quel momento abbassò lo sguardo e si accorse che fra il braccio e il fianco del biondo c'era abbastanza spazio per infilare il braccio di Peter.
Quel pensiero lo fece arrossire e fece per allontanarsi, quando vide lo sguardo del suo amico ancora imbronciato.
Forse... Avrebbe dovuto annullare quella distanza?
Insomma, il canadese sembrava tenerci tanto a lui e chiedeva in cambio solo un po' di considerazione e un po' di contatto fisico, quindi poteva farlo per una volta, no?
Così, senza pensarci due volte, infilò il braccio sull'apertura, in modo tale che stessero a braccetto.
Quell'improvvisa vicinanza e la consapevolezza del suo braccio attaccato al suo, lo fecero avvampare ulteriormente.

"Hai ragione, sei davvero caldo..." mormorò Peter, cercando di sembrare naturale, fallendo miseramente.

Era nervoso da morire ma, a quanto pareva, non era il solo.

"... Perchè quella faccia...?" continuò con fare insicuro, vedendo l'espressione sconvolta del biondo "Sei tu che mi hai detto che se volevo, potevo attaccarmi."

"... No! Cioè, uh, sì. Ammetto che non mi aspettavo una cosa del genere. Cioè, che avresti fatto qualcosa del genere."

A quelle parole, il più piccolo ammutolì mortificato e, nella più totale vergogna, provò ad estrarre il braccio ma senza successo.

"EHI! Dove scappi!" esclamò l'amico offeso, stringendo la presa del braccio "Non ho mica detto che mi da fastidio, anzi! Lo sai che amo il contatto fisico. Pensavo solo che, mh, insomma, non sei amantissimo di queste cose e pensavo ti desse fastidio? Che non lo odi completamente è bene. Anzi. Sai cosa? Ha senso che ora possiamo permetterci determinate cose. Sai perchè?"

Wade lo fissò per un istante, come se fosse indeciso se fare o meno qualcosa ma poi, alla vista dello sguardo fra il confuso e l'incuriosito del moro, gli sorrise ampiamente, per poi inclinare la testa, affondando la guancia fra i capelli di Peter.

"Perchè ora siamo ufficialmente amici del cuore."

A quelle parole e a quel gesto - soprattutto a quel gesto - il rossore del più piccolo si espanse fino alle orecchie e la testa iniziò a girargli, per via di tutte quelle emozioni che stava provando.
Successivamente, venne inebriato da un odore dolciato già sentito prima e lo riconobbe come quello sentito qualche tempo fa su Wade e prese consapevolezza di quanto fossero vicini in quel momento, quanto il suo collo fosse vicino.
Che cavolo stava pensando in un momento simile?!

"... Non ho mai detto che siamo amici del cuore." borbottò il moro, cercando di darsi una calmata, cercando di ignorare quella situazione "Ed esattamente, ti stai strusciando fra i miei capelli perchè...?"

"Ho sempre sognato di affogarci dentro." confessò l'altro in tono sognante, chiudendo gli occhi "Ho sempre visto i tuoi capelli come delle nuvole soffici. Ho sognato anche di mangiarli. Letteralmente. Sapevano di cioccolato, se proprio vuoi saperlo."

Fece per obiettare a tutte quelle assurdità - come, ad esempio, che le nuvole non fossero morbide, in quanto costituite da vapore acqueo e che non potessero avere un sapore specifico - quando sentì l'altro accarezzargli i capelli.
Lì per lì si irrigidì appena, più dalla sorpresa che altro, per poi gradualmente rilassarsi sotto quelle piccole attenzioni.
Scoprì infatti che non solo amava essere toccato fra i capelli ma che il canadese era davvero bravo in quel genere di effusioni.
Inizialmente passava una mano fra i capelli, con fare casuale, poi iniziava a prendere alcune ciocche fra le dita, accarezzandole verso la punta.
La cosa che stupì di più il newyorkese era che il suo tocco era davvero delicato e dolce ma anche molto cauto, come se avesse paura di fare male all'altro.
Lentamente, si ritrovò a socchiudere gli occhi, e sentì i suoi pensieri farsi più chiari e lineari, non più agitati come prima.
Mentre stava per addormentarsi, si chiese se concedesse a qualcun'altro quel genere di effusioni.
Se con altri ragazzi e ragazze fosse così affettuoso.

"Ti comporti così anche con gli altri?"

Immediatamente, Wade smise di accarezzarlo e si staccò e Peter si sentì un cretino.
Proprio ora doveva pensare alle parole di Harry? Doveva per forza rovinare il momento per una sua stupida curiosità?
Okay, niente panico.
Magari l'amico non aveva collegato. Forse, se fosse stato abbastanza fortunato, avrebbe potuto pensare che si riferisse agli amici, in generale. E magari-

"Stai pensando a quello che ha detto il tuo amico?"

Ovviamente, non era una persona baciata dalla fortuna anzi, era più probabile che gli avesse sputato in un occhio.

"... Scusami, sono un idiota." esclamò con fare dispiaciuto, abbassando lo sguardo "Non volevo metterti in difficoltà con domande del genere. Perdonami, io-"

"Cos- Ma che dici, Petey pie!!"

Improvvisamente, il canadese si staccò dal suo braccio, solo per stringerlo di lato e attaccare la guancia alla sua, facendo avvampare immediatamente l'altro.

"Non è mica un segreto! Davvero. Cioè. Anzi. Non credevo che non l'avessi ancora capito."

"... Ho capito, ma ti sposti?" esclamò il più piccolo disperato, cercando di spostargli la faccia con la mano.

L'altro fece immediatamente come gli era stato detto, ridendosela di gusto, per poi guardarlo, inclinando il capo.

"Davvero non l'avevi capito?"

Il moro lo guardò confuso, tornando ad abbracciarsi le gambe.

"Io..."

Di colpo, nella mente gli affiorarono vari ricordi come, ad esempio, alcuni apprezzamenti sui suoi professori, sguardi - che Wade lanciava credendo di non essere visto - ai sederi di alcuni suoi compagni, i cerotti con gli unicorni, gli unicorni in generale.

"... A pensarci ora, non è che non me l'avessi mai fatto capire. Mh..." ammise, per poi roteare gli occhi nella sua direzione "Però quando parli delle tue..."

Fece una pausa, iniziando ad agitare nervosamente le mani, non sapendo come esprimersi.

"...Emh, 'conquiste'." borbottò, facendo ridere il biondo "Tu hai sempre e solo nominato ragazze, quindi..."

Il più grande tacque per un istante, pensieroso, poi poggiò la schiena sullo schienale della panchina, posando le mani dietro la nuca.

"Non ho mai avuto delle, sai, preferenze." esordì il ragazzo, alzando lo sguardo verso il cielo "Se trovavo un ragazzo carino, andavo con un ragazzo carino. Se trovavo una ragazza carina, andavo con una ragazza carina. Alcune volte, neanche dovevo scegliere, come quella volta che ero con questi due e io-" si bloccò, notando l'occhiataccia del moro "Oh andiamo, anche questo è esplicito per te? Lo riferirò al mio avvocato." rise di gusto, per poi continuare "Tuttavia, ammetto che non sono stato troppo chiaro su quel punto, perchè- insomma- non credo di- uh, di esserti stato simpatico all'inizio, mh? E, insomma, non ero sicurissimo che tu-"

I lineamenti di Peter si ammorbidirono e gli rivolse uno sguardo ricolmo di dispiacere.

"Wad-"

"No no no no no, cioè, lo so che è assurdo, okay?" lo interruppe l'altro, inclinandosi nuovamente, guardando in basso e gesticolando freneticamente con le mani "Cioè, ti ho fatto tutti quei commenti ambigui e e e tutte quelle uscite strane e, sai, è scappata anche una mezza cosetta con uno dei tizi che prima ti scocciavano ma, sai, è strano, perchè ho conosciuto tante persone ma di te- di te ho , insomma, timore che tu mi possa o--"

Il più grande si interruppe subito nel momento in cui il più piccolo gli strinse le mani, guardandolo con un sorriso rassicurante.

"Non è assolutamente un problema." gli disse semplicemente, in tono basso e tranquillo.

"... Sì?" chiese l'altro, dopo qualche attimo di silenzio "Anche se sono molesto, mi appiccico e sogno di mangiarti i capelli?"

"Certo." rispose con sincerità, accarezzandogli con dolcezza le mani "Ma non puoi mangiarmi i capelli. Non sanno di cioccolato e non voglio diventare calvo."

Risero entrambi di gusto per poi rimanere in silenzio per un po' finchè, ad una certa, il biondo ricambiò la presa dell'altro.

"Però... Sai... Andare con gli altri, insomma, è divertente ma - Penso mi stia annoiando, cioè- quello che voglio dire è- non sono più stato con nessuno. Cioè, da un po', ecco."

A quella confessione, Peter lo guardò incuriosito ma dovette ammettere che, nonostante fosse dell'idea che l'amico dovesse vivere la vita come meglio credeva, si sentiva molto più tranquillo all'idea che non frequentasse nessuno in quel senso... In tutti i sensi.

"... E c'è un motivo per questa scelta?"

A quella domanda, il canadese allargò lievemente gli occhi, guardando poi Peter, il quale si sentì confuso dalle sue stesse parole.
Perchè, nonostante non avrebbe dovuto importargliene, era così curioso della vita privata dell'amico? Perchè lo faceva stare così male l'idea che potesse stare con qualcuno e lo rassicurava l'idea che non avesse nessun altro?
Improvvisamente però, tutte queste idee sembrarono andare in secondo piano.

"No, aspetta. " disse il moro, prima che l'altro potesse rispondergli "In che senso 'ti è scappata una mezza cosetta con uno dei tizi che mi scocciava'? Che hai combinato?? E con chi?"

Il più grande rimase in silenzio per un breve momento, rivolgendogli un sorriso nervoso, per poi appoggiarsi nuovamente sui capelli dell'altro come se nulla fosse.

"Viiisto che ora siamo amici e siamo in tempo di confessioni." disse, ignorando la domanda dell'altro che sbuffò "Non sarebbe forse il caso di spiegarmi che è successo con Harry? Perchè scappavi da lui come se fosse la peste?"

Il più piccolo allargò la bocca a quelle parole, scrollando le spalle : ancora non si era arreso con quella storia?

"... Giuro che non capisco perchè ne sei così ossessionato."

"Petey pie, ora che siamo amici." sottolineò la parola in tono diverso, allargando il sorriso "E' ovvio che debba sapere tutto anche dei tuoi amici. E se si è comportato in maniera pessima nei tuoi confronti? Devo saperlo. Dopotutto, siamo amici, l'hai detto anche tu,no?"

Peter alzò gli occhi al cielo - almeno, più che potè visto che l'altro sembrava essersi affezionato alla sua testa - e sospirò : sapeva che si sarebbe pentito di averlo detto.

"Se te lo racconto." disse, con fare arrendevole "Prometti che poi farete pace?"

Wade allargò di colpo gli occhi, spostandosi da quella posizione, guardandolo oltraggiato.

"Cosa?! Con uno come lui?? Io no--"

"Wade, te lo dico una volta e poi mai più." esclamò , incrociando le braccia al petto "Si è comportato male, è vero. Ma non sei stato un santo neanche tu. Poi è vero, parlando in percentuali, lui ha il 90% della colpa, non c'è dubbio ma potevi benissimo ignorarlo, invece di rispondere alle sue provocazioni."

Il biondo tacque, in difficoltà, guardandolo con un adorabile broncio in viso.

"... Ma lui..."

"E' un cretino, lo so." ammise Peter, annuendo con la testa "Ma ti sembra il caso di diventarlo anche tu?"

Rimasero per un istante a fissarsi e, alla fine, il canadese sbuffò.

"D'accordo, d'accordo..." borbottò, poco convinto "Non posso dirti di no, uff. Spero per te che non abbia fatto nulla di grave."

"Non l'ha fatto. Anzi, è davvero una cosa stupida."

Peter sospirò, preparandosi al discorso e l'amico rimase in silenzio, in attesa che l'altro parlasse.

"... Devi sapere che io..." mugugnò, abbassando lo sguardo imbarazzato "... Avevo una cotta per Mary Jane. Insomma, si è trasferita qui vicino da sua zia verso le elementari- e, insomma, le nostre zie erano amiche e quindi ci frequentavamo anche noi e- sì, alle medie mi accorsi di avere una gigantesca cotta per lei."

Fece una pausa, passandosi una mano fra i capelli ormai completamente sparpagliati per colpa dei vari trattamenti ricevuti nel corso della serata.

"In quel periodo divenni anche grande amico di Harry e... Verso la terza media gli confessai questa mia cotta. E, insomma, all'inizio sembrava andare tutto bene. Cercava di aiutarmi a starle più vicino. Uscivamo tanto insieme noi tre. Ma..."

Strinse lievemente gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.

"Di colpo divennero strani, come se nascondessero qualcosa. All'inizio del liceo scoprii semplicemente che la cosa che mi stavano 'nascondendo' era che si erano messi assieme. Li scoprii perchè li vidi baciarsi nel corridoio della scuola."

Senza guardarlo negli occhi, rialzò lo sguardo, non sapendo bene che dire. Questa storia era l'emblema della pateticità e non si sarebbe sorpreso se Wade l'avesse preso in giro, dopo questa storia.

"Ma che stronzo!"

Il moro si voltò verso l'altro e si accorse che aveva uno sguardo ricolmo di irritazione e disprezzo.

"Cioè, okay, non si merita un cazzotto ma, insomma, ha tradito la tua fiducia e e e e- è stato stronzo, ecco! Era importante per te."

Il newyorkese ridacchiò a quelle parole e il biondo gli rivolse uno sguardo offeso.

"Guarda che sono se-"

"Lo so." esclamò Peter, con un sorriso "E hai ragione, magari non si è comportato in maniera corretta ma- sono dell'idea che abbia avuto un ottimo motivo per comportarsi così. Anche se, ovviamente, mi sfugge quale potrebbe essere."

"... La verità è che tu sei fin troppo buono, Petey." rispose l'altro, scrollando le spalle.

Il più piccolo ridacchiò ancora, facendo poi di no con la testa.

"Diciamo che, qualche tempo fa, mi ha aiutato con qualcosa di davvero serio e... Beh, da allora ha la mia più completa fiducia, dico davvero."

Fece una pausa per un istante, mentre il suo sguardo cambiò e il suo sorriso sembrò incrinarsi.

"Ad ogni modo, non è un problema. Nel senso, non ho più una cotta per Mary Jane."

"... Sì...?" mormorò l'altro dubbioso, alzando un sopracciglio.

"Sì, davvero."

Peter si sorprese alle sue stesse parole.
Effettivamente, da quand'è che non provava più niente per la rossa? Da quando aveva smesso di soffrire per loro due come coppia?
Il suo sguardo si posò sull'altro, accorgendosi che era da quando lui era entrato prepotentemente nella sua vita, non era stato più male per la cosa.
Stava per chiedersi il perchè di questo cambiamento quando notò qualcosa in strada che lo fece sbiancare.
Si alzò di scatto dalla panchina, per poi cercare di trascinare l'altro con sè.

"Ehi ma che succede?!" esclamò allarmato, vedendo l'altro così spaventato.

"Vedi quella casa laggiù?" disse il moro nervosamente, indicando qualche casa più in là con il capo "Abita lì MJ. E vedi quella macchina costosissima che sta arrivando? E' quella del padre di Harry. Dobbiamo nasconderci, muoviti."

Un po' controvoglia, l'altro lo seguì e si nascosero in un lato della casa di Peter.

"Ma non dicevi che dovevi farci pac--"

"Shhh!" esclamò, posando la mano sulla sua bocca "Non ho voglia nè di vederlo, nè di sentirvi litigare di nuovo."

Il biondo alzò un sopracciglio ma il rumore di una portiera che si apriva li distrasse da qualsiasi cosa.
Poco più in là, videro uscire il corvino che tenne la porta della rossa per farla uscire dalla macchina, per poi camminare verso la porta di casa.
Parlarono per un po' e poi, con un sorriso si scambiarono un lieve bacio sulle labbra e, immediatamente, il canadese lanciò un'occhiata preoccupata all'amico.
Niente.
Non provava assolutamente niente, se non gioia per il fatto che il loro appuntamento non era andato in malora per colpa sua.

"Sono felice che sia andato tutto bene fra loro..." ammise, con un sorriso sollevato sulle labbra.

Tuttavia, quel momento di gioia passò nel momento in cui Harry, dopo aver salutato la sua ragazza si diresse nella direzione della casa di Peter: che li avesse visti?

"V-Vieni qui!" esclamò disperato, tirando verso di lui Wade per la maglia, il quale si irrigidì.

"Nu-uh Petey." sussurrò in difficoltà, facendosi forza sul muro di casa "L'ultima volta- tu sei stato tipo, sai, mal-"

"Lo so ma ora è diverso!" mormorò con fare deciso, per poi guardarlo con fare implorante "... Per favore."

Il canadese esitò per un istante ma poi fece come l'altro gli aveva chiesto.
Il newyorkese si ritrovò con la schiena al muro mentre l'altro quasi aderiva sul suo corpo, cercando di farsi notare meno possibile dal corvino.
Dopo che fu percorso da alcuni brividi di piacere appena sentì il respiro dell'altro sul suo collo, con il cuore a mille e avvampando pericolosamente, si chiese perchè aveva dovuto fare una scelta così stupida.
Insomma, di cose che avrebbe potuto fare ce n'erano tante.
Potevano nascondersi dietro casa, ad esempio, o invitare Wade dentro casa.
Perchè diavolo si era messo in una situazione così imbarazzante e idiota?
Non era di certo da lui, ragionare in quella maniera.

"... Se n'è andato...?" sussurrò il moro, all'orecchio dell'amico.

Lo vide sussultare a quelle parole e, dopo un lungo istante, si spostò lievemente, allungando il collo verso la strada.

"... Uh, nah." disse, facendo spallucce "Ma ha visto il cartone della pizza e lo sta buttando nella pattumiera. Che bravo amante dell'ambiente."

Tipico di Harry.
Sin da quando lo conosceva, era sempre stato contro qualsiasi tipo di inquinamento e, anzi, uno dei suoi più grandi sogni nel cassetto era inventare una qualche soluzione a questo genere di problemi.
Insomma, sapeva che non era una persona cattiva.

"... Tutto okay?"

Le parole e il successivo tocco di Wade sui suoi capelli, gli fecero ricordare in che situazione era.
Stava iniziando ad amare quel genere di attenzioni.

"Sai, non dovresti toccarmi i capelli così spesso." borbottò invece, guardandolo imbronciato "Mi fai venire sonno."

Il biondo lo fissò, inclinando il capo, per poi rivolgergli un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

"... Vuoi dire che ti rilassa?"

La sua espressione doveva essere davvero esaustiva perchè l'amico strinse le labbra, lì per lì per scoppiargli a ridere in faccia.

"Sei proprio un cretino." borbottò, in imbarazzo "Harry è andato via ora...?"

"Mmmh."

Il canadese si allungò nuovamente e fece di sì con la testa, segno che finalmente era andato via e ciò significava niente incontri strani.
Tuttavia, nonostante non fossero più 'in pericolo' Wade non si mosse dalla sua posizione e, anzi, ora lo guardava dritto negli occhi.

"Mi chiedo perchè, puntualmente, vengo trascinato da te in qualcosa." mormorò, con un lieve sorriso "Anche l'altra volta mi hai trascinato con te, ricordi?"

Ovvio che se lo ricordava, era la volta che voleva scappare da Mary Jane e Harry, perchè non se la sentiva ancora di parlare con loro.
La volta dell'attacco di panico.
A pensarci ora, aveva davvero fatto una pessima figura quella volta.

"C'è un motivo?" chiese il più grande che, notando la confusione dell'altro, continuò "Sul fatto che vengo trascinato da te continuamente."

Non c'era irritazione nella voce dell'amico, solo e semplice e pure curiosità mentre il newyorkese ora lo fissava con seria difficoltà.
Non sapeva davvero cosa rispondergli ed, effettivamente, era la prima volta che ci pensava.

"Credo... Istinto." mormorò, facendo spallucce "Avevo paura e tu eri lì. Come... Stavolta, ecco. Più o meno."

Wade rimase di stucco a quelle parole, non aspettandosi minimamente quella risposta, ma, quello decisamente più sorpreso era Peter.
Istinto? Da quando ragionava con qualcosa del genere? E dov'era finito il suo istinto di sopravvivenza?
Solitamente ragionava prima di pensare, non come un certo cretino di sua conosc-- Oh, gli venne improvvisamente in mente una cosa.
Il moro si mise a cercare nelle sue tasche qualcosa e, facendo sussultare l'altro - tant'è che fece due passi indietro - gli infilò dei soldi in tasca.

"Petey, che cosa--?!"

"Sono soldi." disse l'ovvio, incrociando le braccia al petto "Per la pizza. Non so quanto hai speso perchè non me lo vuoi dire ma almeno è qualcosa. Ricordi quello che ti ho detto al cinema, no? Non voglio sfruttarti e tu non devi comprarmi in alcun modo, dico sul serio."

Il ragazzo ammutolì e prese a fissare con fare scioccato il newyorkese, il quale si chiese se avesse fatto qualcosa di sbagliato... Finchè non vide l'altro ridere.

"Peter Parker, non smetti mai di sorprendermi."

Prima che l'altro potesse replicare, gli si avvicinò, strusciando la fronte alla sua, sotto il borbottio di protesta dell'altro.

"Rispondendo alla tua domanda di prima." mormorò, in tono estremamente dolce "Se mi comporto così anche con altri. Ebbene, la risposta è no."

Si staccò, giusto quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.

"Solo con te."

Peter ringraziò il fatto che stavano al buio in quel momento, che i suoi lineamenti si vedevano poco e niente - o almeno così sperava - perchè a quelle parole sentì il cuore battere all'impazzata, come se fosse sul punto di esplodere, e il viso farsi ridicolmente caldo.

"Beeeeeeh, Petey, la mia dose gay te l'ho lasciata oggi." esclamò improvvisamente l'altro, roteando gli occhi, apparentemente in imbarazzo "Ora credo sia il caso di andare, sennò rischio di rimanere qui."

Il canadese fece qualche passo indietro, per poi salutare l'altro con la mano ed, infine, allontanarsi.
Mentre osservava l'altro andare via, con il suono del cuore a spaccargli quasi i timpani, il newyorkese capì.
Capì perchè non provava nulla per Mary Jane, perchè era cambiato, perchè la vicinanza di Wade lo influenzasse così tanto e perchè era diventato così importante per lui.
Peter Parker era innamorato di Wade Wilson.




//Eccoci di nuovo! Grazie davvero tutte le persone che recensiscono, mettono la storia fra i preferiti\seguiti\ricordati! <3
In particolare, ringrazio la mia amica Alice che, in questi ultimi capitoli, mi sta aiutando a correggere i capitoli.
E' davvero un tesoro! ;__;
Detto ciò, avrei due annunci.
Uno, siamo all'incirca a metà della storia! *^* mancano all'inicirca 7\8 capitoli per finire (dipende un po' cosa riesco ad inserire ad ogni capitolo).
Due, nei prossimi capitoli, potrebbero esserci "contenuti forti" (eventualmente, avviserò all'inizio di ogni capitolo).
Tre... Il prossimo aggiornamento potrebbe subire un ulteriore ritardo! Fra Lucca Comics/impegni vari, non so se riesco a pubblicare a Novrembre... E' probabile che ci rivedremo a Dicembre.
Detto ciò, niente, fatemi sapere cosa ne pensate! ;*; Alla prossima. <3
   
 
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