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Autore: Abby_da_Edoras    02/10/2019    4 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo diciottesimo

 

Spingersi al limite
Non pensare sia impossibile
Camminare sulle immagini
E sentirci un po' più liberi
E se si può tremare e perdersi
È per cercare un'altra via nell'anima

Strada che si illumina
La paura che si sgretola
Perché adesso sai la verità
Questa vita tu vuoi viverla
Vuoi viverla

E vivi sempre, ogni istante…

(“Ogni istante” – Elisa)

 

Trascorsero tre mesi e Jacopo Pazzi organizzò la sua nuova vita con Antonio: si trasferì a vivere con lui nella villa che aveva acquistato sulle colline di Firenze, lasciando Palazzo Pazzi a Francesco e Guglielmo con le loro famiglie; ai nipoti affidò anche la gestione della Banca Pazzi rimanendo come supervisore, ma senza più dovervisi recare ogni giorno e potendo invece dedicare molto più tempo al suo ragazzino.

Avrebbe voluto anche diradare la sua presenza al Consiglio dei Priori e rimanere, caso mai, come consigliere per i nipoti… ma questo, come scoprì presto, non poteva ancora farlo.

Tuttavia quel giorno di settembre sembrava che non ci fosse posto per i pensieri negativi nella bellissima villa dove Pazzi aveva invitato Guglielmo e Francesco con le loro famiglie e poi… beh, sì, aveva invitato anche Lorenzo con la sua famiglia e Giuliano con Simonetta, che in quei giorni si era stabilita a Firenze. A dire il vero, organizzando quella giornata di festa per inaugurare la nuova villa, Jacopo aveva fatto finta di dimenticarsi di invitare anche i Medici, ma poi, per disdetta, Antonio glielo aveva ricordato!

C’era stato un banchetto e poi, visto il bellissimo pomeriggio di inizio autunno e la possibilità di godersi lo splendido parco con l’incantevole vista su Firenze, tutti erano usciti nel giardino. Giuliano passeggiava per mano a Simonetta e parlava con lei dei progetti futuri: quando fosse trascorso un periodo conveniente, si sarebbero sposati. Tuttavia, per tutelare la cagionevole salute di lei, la giovane donna avrebbe dovuto continuare a trascorrere i mesi invernali a Genova, anche dopo il matrimonio con Giuliano. Avrebbero dovuto trovare un modo per stare insieme, perché Giuliano non poteva allontanarsi da Firenze per mesi interi, visto che era il braccio destro di Lorenzo e i problemi per i Medici non erano ancora finiti. Eh, già, perché ovviamente né Papa Sisto né, tanto meno, il Conte Riario avevano preso poi tanto bene il fallimento della congiura ordita per impadronirsi di Firenze e di certo la cosa non sarebbe finita lì…

Mentre i due passeggiavano, Giuliano si accorse di qualcosa che lo fece inorridire.

Sconvolto, chiese perdono a Simonetta e si avvicinò, in silenzio e senza fare il minimo rumore, al piccolo gruppo seduto su una delle panchine del parco. C’erano Jacopo e Antonio e, con loro, si trovavano anche il piccolo Piero, che aveva ormai quasi quattro anni, Giovanna di tre e i gemelli Jacopo e Antonio (appunto, tanto per non fare confusione sui nomi!) di un anno e mezzo. Novella e Francesco erano in piedi lì accanto e tenevano d’occhio i figli e anche i nipoti. Ma ciò che aveva stravolto Giuliano non era questo, quanto… il fatto che Jacopo stesse raccontando a tutti i bimbi riuniti la favolosa avventura del valoroso Pazzino de’ Pazzi alla conquista di Gerusalemme! E quel che era peggio… i bambini sembravano incantati dal racconto di Pazzi e Piero, in modo particolare, si interessava, faceva domande, si divertiva a immedesimarsi nel prode cavaliere crociato.

No, no, non può essere vero…, fece Giuliano tra sé, sperando inutilmente che si trattasse solo di un incubo.

Vide passare Lorenzo e lo afferrò per un braccio senza dire una parola, quasi trascinandolo ad assistere a quel nefando spettacolo!

Lorenzo, però, non vide niente di male nella scena che gli si presentò davanti, anzi, ne parve quasi commosso.

“Che ti prende, Giuliano? Ho sempre pensato che Jacopo, nonostante tutto, ci sapesse fare con i bambini. Era rigido e severo con Francesco e Guglielmo perché voleva prepararli a una vita di impegno e dovere verso la Banca e la famiglia Pazzi, ma ricordo come fu gentile e amichevole con il piccolo Duca di Milano” replicò il fratello con un sorriso. “Credo che Jacopo sarebbe stato molto diverso se avesse potuto crescere dei figli suoi, ma il destino ha voluto altrimenti… Perciò mi fa piacere che passi del tempo con mio figlio e i miei nipoti.”

Giuliano era esterrefatto: come poteva Lorenzo non capire?

“Ma… ma… sta raccontando ai bambini quella stramaledetta storia del suo stramaledetto antenato Pazzino de’ Pazzi!” protestò.

“E con questo? Non penso proprio che possa traviarli o che so io, è la storia di un’impresa eroica di un cavaliere e, per quanto noi l’abbiamo sentita mille volte e non la sopportiamo più, i bambini non la conoscono ancora e, anzi, è proprio il tipo di storia che i piccoli adorano ascoltare. Guarda Piero, gli brillano gli occhi!”

L’osservazione di Lorenzo causò a Giuliano un mezzo infarto.

“Ma è proprio questo il dramma! Te lo immagini, magari Piero domani starà per tutto il giorno a giocare per casa, dicendo di essere il prode Pazzino de’ Pazzi e fingendo di conquistare Gerusalemme!” gemette.

“Giuliano, tu non hai figli, ma questo è normalissimo per un bambino” scherzò il fratello.

“E tu non lo disconoscerai per questo?”

“Ma certo che no! E’ un bambino e si divertirà a giocare a fare l’eroe, come abbiamo fatto tu ed io e tutti i bambini di questo mondo” ribatté Lorenzo, divertito. “Ti scandalizza perché ammira un Pazzi? Purtroppo tra i nostri antenati non ci sono figure tanto affascinanti per un bambino, ma non preoccuparti, non credo proprio che, un domani, tradirà la famiglia per un semplice gioco di fantasia!”

Sempre ridendo, Lorenzo lasciò il fratello a macerarsi nella sua angoscia e nel suo totale disgusto…

Possibile che Lorenzo non riuscisse a capire quanto era orribile la prospettiva di dover sentire, nei giorni a venire, Piero e Giovanna e magari perfino Jacopo e Antonio che giocavano per il palazzo inneggiando a Pazzino de’ Pazzi? Era una prospettiva allucinante! Giuliano avrebbe avuto nausea e dolori di stomaco per settimane!

Anche Lorenzo, però, aveva i suoi pensieri, che certo non riguardavano Pazzino de’ Pazzi ma il suo discendente. Non avrebbe voluto rovinare quella giornata così perfetta a Jacopo e ad Antonio, ma sapeva che doveva parlarne prima che fosse troppo tardi e che le cose non si potessero più sistemare. Poco più tardi, quando Piero e gli altri bambini si erano sparpagliati per il grande parco, tutti impegnati a giocare alle Crociate impersonando, appunto, Pazzino de’ Pazzi e i suoi valorosi compagni (con immensa gioia di Giuliano, come potrete immaginare!), Lorenzo si avvicinò a Jacopo e Antonio che erano rimasti seduti fianco a fianco sulla panchina.

“Molto bene” fece Jacopo con un sorrisetto, “vedo che almeno qualcuno della famiglia Medici è in grado di apprezzare il vero valore cavalleresco, quando ne sente parlare.”

Anche Lorenzo sorrise, guardando il figlio e i nipoti che giocavano ai cavalieri. Poi, però, riportando il volto verso Jacopo, la sua espressione si fece grave.

“Jacopo, penso di dovervi avvertire che la situazione al Consiglio dei Priori non è delle più semplici” iniziò.

L’uomo, che ricordava bene i nobili che lo avevano apostrofato in malo modo qualche tempo prima, annuì. Non voleva, tuttavia, che Antonio venisse a sapere di questi problemi e avrebbe desiderato che si allontanasse.

“Potremmo parlarne in un altro momento, Lorenzo? Oppure Antonio potrebbe…”

“No, Messer Pazzi, io voglio ascoltare. Voglio sapere se è vero che rischiate qualcosa e che delle persone malvage di Firenze vogliono il vostro male!” protestò il ragazzo.

Jacopo sospirò. Era preoccupato, ma non per sé. Il medico era stato chiaro sulle condizioni di salute di Antonio e temeva che un’eccessiva preoccupazione potesse affaticare il cuore indebolito del suo prezioso ragazzino. Era vero, comunque, che Antonio si sarebbe forse tormentato maggiormente se non avesse saputo nulla e avesse finito per immaginare una situazione ancora più grave di quella reale, così si arrese e lasciò che restasse ad ascoltare Lorenzo.

“Alcuni Priori di Firenze, come Ridolfi e Pucci, non sono convinti che la vostra famiglia sia davvero estranea alla congiura e stanno insistendo con il Gonfaloniere affinché ordini delle indagini più approfondite” rivelò il giovane Medici.

Jacopo ostentò una tranquillità che non provava, ma doveva essere il più convincente possibile per tranquillizzare Antonio.

“Che indaghino pure. Scopriranno soltanto quello che già sanno, ossia che io ero a conoscenza della congiura e che non l’ho denunciata quando avrei dovuto” disse. “Non vi ho partecipato e non l’ho favorita. Non credo che mi possano imprigionare per questo.”

“Jacopo, credo che a questo punto voi e io possiamo parlarci con sincerità. La congiura, per me, è ormai acqua passata, io so quello che ho visto e cioè che voi e vostro nipote Francesco avete ucciso i sicari che stavano per colpire me e mio fratello” riprese Lorenzo, con convinzione. “Dopo di che, voi siete venuto con me e mio fratello a parlare alla folla di Firenze per incoraggiarla a respingere l’esercito nemico. A me non interessa sapere altro e nemmeno al Gonfaloniere, purtroppo però famiglie come, appunto, i Pucci e i Ridolfi, vorrebbero approfittare di questo clima di sospetto per colpire la vostra famiglia e prenderne il posto. Entrambi sappiamo benissimo che tutto il resto è solo una scusa per arrivare al potere.”

Jacopo circondò con un braccio le spalle di Antonio e lo strinse a sé. Lo sentiva tremare e voleva rincuorarlo in ogni modo.

“Sappiamo che è così e sappiamo anche che io stesso ho messo in atto queste strategie, in passato, contro di te e contro la tua famiglia” replicò.

E, a quanto pare, adesso tocca a te. Sarà il karma, pensò Lorenzo, ma non lo disse. Riprese la parola, invece, per cercare di sdrammatizzare, visto che nemmeno lui voleva che Antonio si agitasse.

“Per quanto mi è possibile, io cercherò di distogliere Ridolfi e Pucci dalle loro accuse e immagino che il Gonfaloniere mi appoggerà” disse. “Volevo comunque avvertirvi perché siate preparato. Quegli uomini non esiteranno ad attaccarvi apertamente durante ogni Consiglio dei Priori e dovrete essere pronto a rispondere in modo convincente.”

“Lo sarò. Io… ecco… insomma… ti ringrazio, Lorenzo, per avermi avvertito e per il tuo appoggio” rispose Jacopo che, come al solito, sentiva dolori di pancia non indifferenti ogni volta che era costretto a ringraziare il giovane Medici!

“Lorenzo… Messer Pazzi non corre alcun pericolo, vero? Me lo assicuri?” insistette però Antonio. Voleva la parola di Lorenzo poiché sapeva bene che Jacopo non gli avrebbe detto tutta la verità, per evitare di turbarlo.

Lorenzo sorrise all’amico.

“No, non corre pericoli, perché la mia famiglia e il Gonfaloniere sono dalla sua parte e nessuno può fare niente contro di lui” lo rassicurò l’amico. “L’ho avvertito solo perché sappia che le prossime riunioni del Consiglio dei Priori potranno essere spiacevoli per lui.”

“Vedi, Antonio, anche Lorenzo dice che non c’è da preoccuparsi. Piuttosto, parliamo di argomenti più piacevoli” disse Jacopo, stringendo ancora di più il suo ragazzino. “Lorenzo, so che tu sei amico di molti artisti famosi qui a Firenze: io desideravo far scolpire una statua del mio valoroso antenato Pazzino de’ Pazzi per collocarla all’ingresso del parco e mi chiedevo se tu conoscessi qualcuno in grado di realizzare un’opera all’altezza del personaggio.”

E qui Lorenzo dovette fare uno sforzo immenso per non scoppiare a ridere… immaginava già la faccia che avrebbe fatto Giuliano quando avesse saputo, e peggio ancora quando avesse visto la statua di marmo fare bella mostra di sé all’ingresso del parco della nuova Villa Pazzi!

“Sì, in effetti ho un nome da consigliarvi: Antonio Rossellino, è uno scultore molto bravo che ha realizzato da poco la tomba per… per Francesco Nori, l’amico che è morto per salvarmi dai sicari” rispose Lorenzo, rattristandosi al ricordo. “Posso parlargli e chiedergli di venire da voi per prendere accordi sulla… beh, sulla statua del vostro antenato.”

“Ne sarò felice” replicò Pazzi. “Io… ehm… grazie ancora, Lorenzo.”

Era sempre una tortura, per Jacopo, doversi sentire in debito con il Medici!

Si era fatta ormai sera e Lorenzo, Francesco, Guglielmo e le loro famiglie si stavano preparando per tornare alle loro case. Jacopo e Antonio restarono a guardare gli ospiti che se ne andavano, allacciati l’uno all’altro. Il ragazzo si sentiva ancora piuttosto preoccupato per le famiglie che volevano mettersi contro Jacopo, ma sapeva anche che Lorenzo le avrebbe tenute a bada.

Avrebbe tanto desiderato vivere in pace e serenità al fianco del suo Messer Pazzi, ma aveva anche capito che, a Firenze così come a Roma, non ci sarebbe mai stata una vera amicizia tra le famiglie; si poteva solo ringraziare per i momenti di tregua e di tranquillità, da vivere con le persone amate, e per la presenza di persone sagge e illuminate come Lorenzo che avrebbero fatto di tutto per mantenere la pace il più a lungo possibile.

Intanto Lorenzo, uscendo dalla proprietà, si voltò a guardare l’ingresso del giardino e, immaginandoci una statua di marmo a grandezza naturale di Pazzino de’ Pazzi ad accogliere gli ospiti, si lasciò sfuggire una risatina. Per fortuna Giuliano era impegnato a stringersi Simonetta e non si accorse di nulla, ma avrebbe avuto una brutta sorpresa nei mesi a venire.

Forse non avrebbe più voluto mettere piede a Villa Pazzi!

Jacopo e Antonio, rimasti soli, entrarono nella grande villa, sempre tenendosi stretti. Quegli istanti rubati alla vita pubblica erano preziosi, attimi di amore e serenità tutti per loro, finché potevano chiudere fuori il mondo con la sua avidità e smania di potere.

Il futuro non si presentava roseo, né per loro né per la famiglia Medici. Ci sarebbero stati rivali e nemici da affrontare, ma alla fine avrebbero superato tutto perché, finalmente, in un modo o nell’altro, erano riusciti a superare incomprensioni e rancori e avrebbero lottato insieme.

Per ora, comunque, potevano vivere intensamente il momento presente e la gioia del loro amore, prima che nuove tempeste scoppiassero all’orizzonte.

Vivere intensamente ogni istante della loro vita insieme…

 

 

FINE

 

 

 

   
 
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