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Autore: ChiiCat92    04/10/2019    0 recensioni
"Il primo bicchiere si svuotò velocemente. Un battito di ciglia, un sorso, e via: finito.
Il secondo era più fresco del primo, o almeno, al palato sembrò più fresco.
Perché non provare con un terzo?
Schioccò le dita per attirare l’attenzione del ragazzo con il vassoio pieno di bicchieri. Ne scelse uno a caso, un flute pieno di un liquido chiaro con le bollicine. Frizzante, rinfrescante, costoso."
Questa storia partecipa al Writober2019 di Fanwriter.it, lista PumpINK. #writober2019 #fanwriterit #halloween2019
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ardyn Izunia, Regis Lucis Caelum
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Champagne 


Il primo bicchiere si svuotò velocemente. Un battito di ciglia, un sorso, e via: finito.

Il secondo era più fresco del primo, o almeno, al palato sembrò più fresco.

Perché non provare con un terzo? 

Schioccò le dita per attirare l’attenzione del ragazzo con il vassoio pieno di bicchieri. Ne scelse uno a caso, un flute pieno di un liquido chiaro con le bollicine. Frizzante, rinfrescante, costoso

Una smorfia prese il posto del sorriso, quello forzato, tirato, doloroso che aveva indossato per tutto il giorno. Fu veloce a farlo tornare, luminoso forse più di quello della sposa. Ma per farlo ebbe bisogno di un altro bicchiere, e di un altro ancora.

A quel punto aveva perso il conto. 

Era incredibilmente soffice la sensazione dell’alcool, calda, confortante, ribolliva dolce nello stomaco per poi risalire lungo l’esofago e dalla bocca, dalla base della lingua, si diffondeva in tutto il suo corpo.

Le gambe l’avrebbero retto se si fosse alzato adesso? La testa cominciava a pulsare, ma vagamente, era ancora sopportabile.

Riuscì ad individuare la bottiglia di vino bianco sul tavolo, e si stupì di non aver alcun problema nel versarselo nel bicchiere, agitarlo, e portarlo alle labbra.

Preferiva il sapore dello champagne. 

Ad un certo punto, mentre beveva, la cena era arrivata al dolce e gli invitati si alzavano, vincendo l’imbarazzo, per unirsi alle danze sulla pista da ballo.

Gli abiti delle signore svolazzavano in un caleidoscopico arcobaleno e quelli scuri dei signori assorbivano quella luce rimandandola indietro come smorzata.

C’era un’orchestrina che suonava live, un inutile spreco di soldi, se qualcuno avesse voluto sapere la sua opinione. Di tanto in tanto il cantante avvicinava alla bocca il microfono e urlava uno stonato, gracchiante “UN APPLAUSO AGLI SPOSI”. 

Era in quei lancinanti momenti che si costringeva a guardare verso i tavolo più grande, quasi al centro della sala, dove il suo adorato nipotino stava seduto con la sua novella sposa. Imbarazzati negli abiti eleganti, i due piccioncini si tenevano la mano, sorridevano, sollevavano le dita in un confuso saluto. Quasi sicuramente non avevano alcuna idea di quello che gli stava succedendo intorno, troppo giovani per cogliere a pieno le responsabilità che derivano da un’unione come il matrimonio.

Né, ovviamente, avevano idea di quanto avessero speso per far sì che quel giorno tutto fosse perfetto.

Provò a ignorare il fatto che fosse seduto su cuscini di piume che erano costati una cifra a tre zeri, o che il prezzo dell’affitto del gazebo sotto cui si erano giurati amore eterno gli aveva quasi fatto venire un infarto.

No, certo, cosa potevano saperne quei due bambini

Una parte di lui gli comunicò che il modo in cui intercettò l’ennesimo cameriere con i flute di champagne fu un po’ brusco, ma santo cielo, era stato il suo libretto degli assegni a pagare parte del loro stipendio. 

Accavallò le gambe, si aiutò con la forza di volontà a sorseggiare quell’ennesimo bicchiere. Le ostriche dell’aperitivo facevano a pugni con il filetto di manzo al tartufo, minacciando di fargli salire la nausea. 

« FACCIAMO UN APPLAUSO AGLI SPOSI! » 

Se avesse potuto bere uno shot di liquore per ogni volta che aveva sentito quelle parole adesso starebbe ballando sul tavolo con solo gli slip addosso. 

Brontolò qualcosa tra sé e sé mentre affondava il viso nel bicchiere. Sul fondo, forse, riuscirà a trovare l’oblio che tanto desidera.

Stava ondeggiando nel mare sonoro del basso e della chitarra quando una mano si poggiò sulla sua spalla.

Si voltò lentamente, per evitare che la nausea stringesse un cappio intorno alla sua gola.

Non riusciva più a sostenere il sorriso, era così stanco.

« Regis. » disse, scrollandosi di dosso la mano che pesava sulla sua spalla. « Posso fare qualcosa per te? Hai bisogno di altri soldi per mio nipote? » 

Lui sospirò. Prese una sedia e la trascinò vicino a lui.

Non aveva bisogno di essere sobrio per vedere la luce che brillava negli occhi di Regis, l’amore incondizionato, l’orgoglio. 

Il suo piccolo Noctis che convola a nozze e diventa un uomo. I nipotini che verranno. La disgustosa progenie che succhiava ogni goccia di latte rimasta dal seno dei Lucis Caelum. 

« Sei ubriaco? » chiese Regis, dimenticandosi improvvisamente di provare orgoglio per suo figlio e prestando attenzione a lui.

« Chi? Io? » si portò una mano al petto, fortunatamente non quella che reggeva il bicchiere, altrimenti se lo sarebbe rovesciato addosso. « Scherzi? No, mi sto solo divertendo. Non è quello che ti aspettavi che facessi? Che mi divertissi? » 

« Ardyn… » tentò Regis, ma lui mosse una mano in aria come a dire che la discussione era chiusa. Era troppo concentrato ad assimilare tutto l’alcool che il suo fegato poteva smaltire. 

« FACCIAMO UN APPLAUSO AGLI SPOSI!!! » 

Lo snervante clap clap clap, ebbro di felicità e cibo, fu un tormento per le orecchie di Ardyn, e per i suoi nervi.

« Me lo reggi un attimo? » mormorò, dolce, schiaffando il bicchiere tra le mani di Regis.

Lui di certo l’avrebbe fermato, sa avesse saputo cosa stava andando a fare, ma non ci riuscì. Forse non aveva voglia di inseguire lo zio strambo e ubriaco in mezzo alla folla.

Ardyn arrancò fino all’orchestrina e attirò l’attenzione dell’uomo al microfono agitando le braccia verso l’alto. Quello fece cenno ai colleghi di continuare a suonare e si avvicinò a lui con un sorriso.

« Amico, posso aiutarti? » 

« Sì, sì puoi aiutarmi. » immaginò per un delizioso attimo di tirargli un pugno sul naso, ma l’alcool diluì la sua rabbia. Lasciò solo un sorriso ebete. « Hai presente lo sposo? » il cantante, da bravo, fece segno di sì con la testa. « È mio nipote! Ci pensi? » Ardyn percepì con ribrezzo l’espressione felice del cantante. Giurò a se stesso che se avesse urlato un’altra volta “un applauso agli sposi” gli avrebbe strappato le corde vocali a mani nude. « Ecco, la cosa è che...non è un vero matrimonio senza qualcuno che fa un discorso. È arrivato il momento. Puoi annunciare che lo zio Ardyn vorrebbe dire due parole? » 

L’uomo ridacchiò, complice, mentre lui si chiese se sarebbe riuscito a rimanere in piedi mentre parlava.

La musica si fermò per un attimo mentre l’uomo annunciava che qualcuno voleva parlare dagli sposi. Ardyn si affrettò a rubargli il microfono: Regis doveva aver capito le sue intenzioni, non aveva molto tempo.

« Bene, bene, bene. » cominciò Ardyn, battendo un dito sul microfono così da essere sicuro di avere tutte le attenzioni su di sé. « Lo champagne è veramente buonissimo questa sera. » quelle parole furono accolte da placidi applausi. Noctis aveva gli occhioni blu sgranati per il terrore. Adorabile. « Spero che ve lo godiate perché l’ho pagato io! » schioccò le dita in direzione di un cameriere di passaggio per poter prendere un altro bicchiere. Se ne bevevi abbastanza quella roba diventava fuoco liquido lungo l’esofago. « Allora. Come sono belli i nostri piccioncini, non credete? » risatine imbarazzanti. Si reggeva abbastanza bene sulle gambe tutto sommato, non doveva sembrare poi così ubriaco. « La ragazza ha fatto un affare sposando un figlio di papà come il nostro Noctis! Ma lei lo sa che in realtà lui non avrà alcun accesso all’eredità? » un eccesso di risa gli mozzò il fiato in gola, a quel punto nessuno rideva più, anzi, una patina gelida era scesa sulla platea. Proprio quello che voleva sentire. « Ouch, forse era un segreto che papino non voleva rivelare! » si portò una mano davanti alla bocca, fingendosi sconvolto. Adesso Noctis aveva il viso tra le mani, e la sua splendida moglie batteva le ciglia come se non avesse capito. « È esatto! Tutto quello che avete mangiato e bevuto è stato offerto gentilmente da...me! Il legittimo erede della fortuna dei Lucis Caelum! Ma qualcuno ha pensato di dirlo? No, certo! »

« Ardyn, basta! » rantolò Regis. Quando si era avvicinato così tanto al palco.

Ardyn si lasciò andare in una risata liberatoria. « Eccolo, sta venendo a chiedermi altro denaro! »

« Toglietegli quel microfono! » 

Rise ancora, di gusto, mentre qualcuno gli strappava il microfono di mano.

Che soddisfazione! Poter dire quelle parole gli dava un senso di liberazione pari solo a quello che avrebbe provato togliendosi le scarpe dopo quello stupido ricevimento.

E poi…

Poi si svegliò. Un cerchio alla testa, il bicchiere tra le mani vuoto, un sapore di morte e terra sulla lingua.

La festa andava avanti, l’orchestra suonava dei lenti, Noctis e Luna ballavano pian piano al centro della pista, Regis sorrideva, le lacrime agli occhi per la felicità. 

Cos’era successo? 

Si tirò su come poté, la faccia gli faceva male per come era stata appoggiato sul tavolo.

Aveva bevuto fino a crollare, il gelato nel suo piatto si era sciolto. Non si era mai alzato, non era mai andato a dire quelle orribili parole al microfono.

« Facciamo un ultimo applauso agli sposi, guardateli come sono belli! Forza forza! » 

Noctis e Luna si fermarono, imbarazzati, alzarono le mani unite verso l’alto, gli invitati applaudirono più forte che mai.

Ardyn tornò ad appoggiare la testa sul tavolo. Era decisamente meglio come erano andate le cose nel sogno allo champagne. 

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The Corner 

Okay, okay, Ardyn non è il mio personaggio preferito ma...
Mi sono divertita così tanto a scrivere questa cosa che sto ancora ridendo.
Tutto merito della mia musa, si occupa lei di farmi piacere personaggi che odio.

Chii


 
   
 
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