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Autore: skeight    04/10/2019    0 recensioni
Godzilla, terrificante prodotto dello scontro tra Natura e energia nucleare, per decenni era stato il terrore del Giappone e del mondo. Per un crudele scherzo del destino, aveva trovato la sua fine proprio nel momento in cui, invece, era diventato il salvatore dell’umanità, nello scontro con la Triplice Catastrofe, il drago a tre teste Ghidorah.
Ma da qualche parte nell'Oceano Indiano, un'altra forza della natura si muove per ristabilire l'equilibrio...
(questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it; prompt: bacio)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it
Prompt: Bacio
Numero parole: 1669
 
Antefatto
 
Subarashi un tempo era una piccola isola a un centinaio di chilometri dalle coste del Giappone. Disabitata, ricca di flora e fauna, era la classica isoletta sognata da chi vorrebbe naufragare lontano dalla vita quotidiana.
Adesso, dopo lo tsunami causato dalla Triplice Catastrofe, era più simile a un atollo desolato, un pezzo di terra ricoperto dal mare da cui solo alcune vette affioravano, come scogli. Ma una barca che si avvicinasse da lontano, ignara degli eventi che avevano sconvolto il 2019, avrebbe invece creduto di vedere una montagna scura e frastagliata emergere dalle acque. Questo perché sulle ultime vestigia emerse di Subarashi era arenato l’immenso corpo di Godzilla.
 
L’enorme sauro, terrificante prodotto dello scontro tra Natura e energia nucleare, per decenni era stato il terrore del Giappone e del mondo. Per un crudele scherzo del destino, aveva trovato la sua fine proprio nel momento in cui, invece, era diventato il salvatore dell’umanità.
La Triplice Catastrofe, il drago a tre teste: King Ghidorah. L’essere infernale, di cui nessuno degli studiosi di kaiju era riuscito ancora a comprendere a pieno le origini, da anni dormiva intrappolato nei ghiacci antartici, sino a che nell’estate australe del 2019 l’ennesimo iceberg prodotto dal riscaldamento globale lo aveva riportato alla luce, e in breve tempo risvegliato. Non ci era voluto molto perché iniziasse a seminare morte e distruzione, prima sulle coste dell’America meridionale, e poi in luoghi sempre più distanti, sino a spostarsi verso le coste dell’Asia orientale. Lì aveva incontrato il suo rivale: Godzilla, che aveva avvertito la presenza di Ghidorah come una minaccia al suo ecosistema, e si era a sua volta risvegliato dal sonno sottomarino per affrontarlo.
Lo scontro tra i due, avvenuto a pochi chilometri dalla costa di Subarashi, era stato seguito dai media di tutto il mondo, così che miliardi di persone in tutto il pianeta si erano scoperti a fare il tifo per il mostro che un tempo aveva turbato i loro sonni, e con orrore lo avevano visto sconfitto e abbattuto dal drago tricefalo. L’immagine di Ghidorah con le zampe sopra il petto di Godzilla, le teste levate al cielo a lanciare un triplice ruggito di trionfo, gettò l’umanità nello sconforto. Ma quel ruggito si trasformò rapidamente in un urlo di dolore quando Godzilla, mortalmente ferito ma non ancora sconfitto, riuscì a riunire tutte le ultime energie in un’ultima, disperata fiammata nucleare che soffiò in pieno su Ghidorah, nel punto in cui dal busto si allungavano i tre colli, tranciandoli nel giro di pochi istanti. Il mostro, improvvisamente decapitato, barcollò come se ancora qualche spirito vitale albergasse in lui, poi fu consumato dalle fiamme che l’attacco radioattivo di Godzilla aveva scatenato. Godzilla, invece, non poté fare altro che emettere un sordo verso misto di soddisfazione e sfinimento, per poi riadagiarsi sui resti di Subarashi, privo di vita.
Ora era lì, enorme cadavere, intorno al quale come tristi gabbiani giravano gli elicotteri e le navi delle forze atlantiche, che misuravano il livello di radioattività delle acque, in attesa di poter dare al corpo del kaiju il giusto riconoscimento del suo sacrificio.
 
Fatto
 
Infant Island è in fibrillazione.
Dal giorno in cui Godzilla è morto, movimenti sismici lievi ma ininterrotti scuotono le alture dell’isola, e ogni sera fuochi fatui illuminano fiocamente le sue spiagge, le radure delle foreste, i sentieri dei viandanti. Numerosi ricercatori sono giunti in loco per studiare gli strani fenomeno, accompagnati da ufficiali governativi e da turisti abbastanza ricchi da garantirsi l’accesso finanziando le spedizioni accademiche.
I risultati delle prime ricerche indirizzano l’attenzione verso le grotte sotterranee sotto la montagna dell’isola. Una grande fonte di energia pulsa al suo interno. La sua natura è difficile da interpretare, il che incuriosisce gli scienziati, ma non li stupisce più di tanto: dopo l’apparizione di Ghidorah, un essere al di là di ogni conoscenza scientifica, e del suo scontro titanico, e al di fuori da numerose leggi della fisica, con Godzilla, hanno accettato il fatto che le cose in cielo e in terra ancora da conoscere o da rimettere in discussione sono ben più di quelle che l’uomo ha accumulato in millenni di progresso scientifico e tecnologico. Ma questa consapevolezza non impedisce che, una volta entrati nelle cave sotterranee di Infant Island, rimangano esterrefatti di fronte a ciò che scoprono.
Una caverna gigantesca, dalla cui volta pende una grande crisalide luminosa, dai riflessi azzurri e rosati, che emette costantemente una nenia dolce e monotona. Quel suono è responsabile delle vibrazioni sismiche, ma lì nella caverna è un suono che si insinua dolcemente al di là delle tute di sicurezza dei ricercatori, e suscita in chi la ascolta sentimenti teneri e sconosciuti, che più tardi alcuni di loro avrebbero descritto come simili ad una nostalgia per tempi e luoghi mai vissuti.
Lo spettacolo dura troppo poco perché i ricercatori possano riuscire a spiegarlo. Otto giorni dopo la scoperta della caverna, la musica diventa più forte, sempre meravigliosa, ma non più sostenibile da orecchie umane; le vibrazioni iniziano a creare crepe nelle pareti di roccia, e i colori della crisalide diventano più intensi, tali da ferire gli occhi anche dietro le lenti protettive. Al di là dell’inspiegabilità scientifica, tutti intuiscono che la creatura all’interno dell’involucro sta per venire alla nascita.
Su Infant Island abita una comunità che vive sull’isola da prima che gli esploratori europei solcassero il Pacifico. Molta parte delle memorie storiche del passato sono andate perdute, ma alcune leggende sono rimaste nel folklore locale, e qualcuno dei nativi commenta il crescente terremoto con una sola parola: Mothra.
Mothra, il titano originario. Quando la crisalide si squarcia, due enormi ali di falena appaiono, striate delle tinte del fuoco sulle estremità, dei bagliori del fulmine all’attaccatura del corpo dell’animale.
La creatura, con le ali spiegate, supera abbondantemente i trenta metri, ma nonostante la sua mole si muove in maniera aggraziata negli spazi angusti – per lei – della caverna. Si appoggia con le zampe ad una parete, e si apre una via di uscita emettendo degli ultrasuoni che erodono una parte della montagna. Ennesimo mistero per gli studiosi: nonostante il foro derivante da questo lavoro di distruzione, la stabilità del monte non viene compromessa, e nessuna calamità si abbatte sugli abitanti di Infant Island. I nativi lo spiegano dicendo che Mothra è una divinità che da sempre protegge l’isola, e gli attoniti ricercatori devono accontentarsi di questa ipotesi, in attesa che i loro strumenti possano offrire spiegazioni falsificabili a quanto avvenuto.
Ma il tempo dei titani è il tempo in cui la conoscenza degli uomini cede il passo alle forze ancora inspiegate della natura, e Mothra non rinasce in questa epoca per salvare gli abitanti di Infant Island ma per ristabilire l’equilibrio compromesso dall’esterno. Un corpo estraneo arrivato sul pianeta ha diffuso un virus incompatibile, e quel virus era Ghidorah. Godzilla lo ha sconfitto a costo della vita, ma il pianeta senza Godzilla ha un vuoto che non può restare incolmato, pena sconvolgimenti che farebbero impallidire le distruzioni seminate dal drago a tre teste.
Per impedire questo Mothra è rinata.
 
Un incrociatore giapponese è fermo ad alcuni chilometri dalle coste di Subarashi, quando il capitano viene informato che il titano noto come Mothra, apparso la sera prima sull’isola dell’oceano Indiano Infant, si sta dirigendo verso di loro a grande velocità.
Poche ore dopo, la creatura diventa visibile ad occhio nudo dalla nave. Il comandante da ordine di armare i cannoni e di tenersi pronti ad aprire il fuoco contro la nuova minaccia. Già dalla mattina è stato lanciato l’allarme e le due portaerei più vicine sono in movimento per raggiungere Subarashi.
Ma quando Mothra finalmente arriva, ignora l’incrociatore, e gli sguardi rapiti dei soldati, che nonostante la paura per il kaiju non possono fare a meno di ammirare la bellezza della sua figura. La grande falena punta diritta su Subarashi, e planando si poggia con delicatezza sul petto inerme di Godzilla.
Ha sorvolato interi oceani in poche ore, ma ora Mothra si muove con estrema lentezza, quasi con la paura di ferire con il proprio peso la corazza di scaglie di Godzilla. Lenta, risale lungo il corpo verso la testa del kaiju, e quando raggiunge l’altezza della gola, allunga le zampe ad aggrapparsi alle fauci, e si avvicina con il capo, accarezzando con le antenne il volto di Godzilla, mentre le grandi calotte dei suoi occhi di farfalla brillano di un azzurro intenso.  
Dal ponte dell’incrociatore, militari dai marinai semplici agli alti ufficiali assistono affascinati a quello spettacolo. Prima degli altri, un pilota capisce quello che sta avvenendo.
“Lo… lo sta baciando?” mormora.
Per lunghi minuti le teste di Mothra e Godzilla rimangono unite in quel contatto incredibile. Poi, rapida come era arrivata, la falena apre le ali, si stacca dal corpo del sauro, e si libra in volo, nella stessa direzione da cui era giunta.
Tutto torna come prima dell’allarme, al punto che per qualche istante in parecchi credono che sia stata un’allucinazione collettiva, un sogno. Ma a riportare tutti alla realtà è un improvviso movimento del mare, con onde che si alzano sempre più forti a infrangersi contro le fiancate dell’incrociatore.
L’epicentro di quei movimenti marini è proprio Subarashi, e ci vuole a scoprirne la causa: Godzilla si sta muovendo. Ciò che sino a poco prima era clinicamente un cadavere si riscuote, gli occhi si aprono, le membra poco a poco iniziano a muoversi. Il titano muove lentamente la testa verso il sole, come se fosse stupito di rivedere quella luce, poi con uno scatto rapido, davvero rapido per un essere di quella mole, alza la testa verso al cielo e lancia un ruggito prolungato, in cui risuonano rabbia, vita, stupore.
Il comandante dell’incrociatore è il primo a riprendersi dallo shock dell’improvviso risveglio, e ordina di allontanare alla massima velocità la nave. Mentre gli uomini eseguono l’ordine, Godzilla ruota su di un lato, e quasi senza fatica si alza su due zampe nelle basse acque intorno ai resti di Subarashi. Un nuovo ruggito, stavolta di trionfo, è l’ultimo messaggio del re dei mostri prima di immergersi a tornare nelle profondità marine.
   
 
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