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Autore: EleWar    04/10/2019    11 recensioni
Una donna suona alla porta dei nostri due amati sweepers, quale caso vorrà sottoporgli?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Bene, eccoci al tanto famigerato gran finale, dove tutti i (pochi) nodi verranno al pettine.
Quindi pronte per l’ultima doccia di melassa??? ^_^
Che altro dire?
Vi R*I*N*G*R*A*Z*I*O* a lettere cubitali e con le luci al neon, per la dedizione e la pazienza che avete messo nel seguire questa mia ennesima fic; presto ve ne proporrò un’altra, molto diversa, ma che spero vi piaccia.
L’elenco dei nomi a cui dire grazie sarebbe lungo e dovrei citare tutti quelli che leggono e passano, quelli che magari hanno letto e commentato una volta sola, quelli che l’hanno messa fra le seguite ecc, però un GRAZIE particolare vorrei farlo alle mie fedelissime, che non hanno saltato un capitolo (qualcuna l’ho messa anche a rischio di infarto da crisi iperglicemica, vero???[se mai esistesse una tale patologia]) e sono: l’insostituibile Briz65 con le sue spassosissime rec, Kaory06081987 che mi aspetta sempre al varco e m’inonda di complimenti, 24giu che quando commenta ci prende sempre alla grande e infine - the last but not the least - Valenicolefede perché apprezza sempre la dolcezza delle mie storie.
Vi lovvo e…buona lettura ;-)






Cap. 13 Sparizioni e conclusioni
 
Dalle tende tirate filtrava un raggio di sole che cadeva direttamente sul viso addormentato di Kaori.
Lei si mosse lentamente, infastidita dalla luce, e mugugnò nel sonno.
Infine si destò completamente aprendo gli occhi a fatica.
Non ci mise tanto a realizzare che quello che stava vivendo non era più un sogno: svegliarsi abbracciata all’uomo che amava, era ora una meravigliosa realtà.
Quella era stata indubbiamente la notte più bella della sua vita.
Si erano amati lungamente, con passione e tenerezza insieme, e aveva scoperto con piacere quanto Ryo sapesse essere di una dolcezza infinita; era stato un amante attento e premuroso, si era dedicato a lei anima e corpo, e l’aveva fatta sentire pienamente amata e desiderata.
Era diventata una donna fra le sue braccia, era diventata la sua donna e sentiva che ormai lui le apparteneva senza più alcun dubbio.
Si erano donati totalmente l’uno all’altra, senza riserve, e non sarebbe stato certamente un semplice anello a legarli per la vita: loro lo erano già.
A proposito, che fine aveva fatto quello che lei aveva preso fra le dita, e la sua scatolina?
Magari erano finiti in qualche piega delle lenzuola, fuori o sotto dal letto, o chissà dove. Si disse che dopo avrebbe dovuto cercarli.
Quello in cui ora stavano riposando non era più un letto, ma un vero e proprio campo di battaglia, un ring, dove si erano sfidati alla lotta più antica e bella del mondo e dove entrambi avevano finito per vincere ogni volta.
Sorrise beata ripensandoci.
Osservò il suo compagno, profondamente addormentato, bellissimo, con il viso rilassato, quasi che sorridesse nel sonno.
Era lì, con la testa appoggiata al suo stesso cuscino ad un soffio da lei, le gambe e le braccia avvinghiate alle sue, ancora una volta a formare un unico corpo, un’unica anima.
Il respiro regolare, entrambi appagati.
Si strinse di più a lui.
Il contatto della pelle nuda fra loro, era una cosa totalmente nuova ed elettrizzante, ma anche naturale, come lo era stato amarsi senza timori, dubbi o imbarazzo, perché dove mancava l’esperienza c’era stata la passione e il sentimento, e il desiderio aveva fatto il resto. Ambedue avevano imparato come amare con tutto sé stessi.
 
Anche se si era mossa lentamente, qualcuno si era già svegliato lo stesso e lei non poté non sorridere, constatando ironicamente che, quel qualcuno, era instancabile, nonostante il grande movimento che c’era stato sopra e sotto le lenzuola, ma era anche soddisfatta che la causa scatenante di tutto fosse stata sempre lei.
Era così tanto felice, che sarebbe rimasta lì abbracciata a Ryo, per ore ma… a proposito di ore… che ora era? Il sole era già alto nel cielo!
D’improvviso fu presa dall’agitazione.
Di solito si svegliava prestissimo al mattino, e la nonnina?
Possibile che non aveva ancora strepitato come il giorno prima?
Doveva preparare la colazione, dovevano andare dal nonno di Toshio per le indagini, il caso… santi numi!!
Avevano dimenticato totalmente che stavano lavorando ad un caso.
Prese a divincolarsi un po’ più energicamente, per sfuggire all’abbraccio di Ryo che biascicò:
“Ancora Sugar? Dai, sono esausto, lasciami dormire ancora un po’… ”.
Kaori si bloccò di colpo e arrossì come un pomodoro maturo, e le guance presero a fumare.
Non riusciva nemmeno a parlare tanto era il disagio e la confusione: non le sembrava di essere stata così tanto focosa, come poteva dire una cosa del genere… e se lo diceva lui c’era da morirne di vergogna.
Ma lui, prima aprì un occhio, poi anche l’altro e scoppiando a ridere le disse:
“Ti stavo prendendo in giro!”.
E Kaori gli mollò un pugno nella spalla, per poi nascondersi sotto le lenzuola tirate sopra la testa.
Lui allora la raggiunse nel suo nascondiglio e regalandole un bacio dolcissimo le disse:
“Stavo scherzando… e comunque sappi che non mi tirerò mai indietro; fare l’amore con te è stata un’esperienza bellissima, se penso che ho aspettato così tanto… ma va be’ lo sai già che sono un’idiota…” e la guardò con amore.
Quanto amava vederla arrossire, sempre pudica e facile all’imbarazzo! Si augurò che non cambiasse mai, perché anche in questo stava il suo fascino, e la sua dolce Kaori gli piaceva anche e soprattutto così.
La ragazza si sciolse a quelle parole; lui avrebbe sempre continuato a prenderla in giro, per una cosa o per l’altra, era nella sua natura, ma ora sapeva che l’amava e non le importava più nulla.
Gli rispose però:
“Io sarò anche insaziabile, come stai insinuando tu, ma anche tu non scherzi!” e ammiccò in direzione del suo amichetto bello sveglio, “Inoltre, direi che per essere la mia prima volta, ti ho tenuto testa” e gli strizzò l’occhio maliziosamente “va a finire che lo stallone ha trovato chi riesce a domarlo”.
“Oh Sugar, non aspettavo altro… Tu sei la mia dea dell’amore e mi arrendo a te”, e chiuse gli occhi abbassando il capo in segno di sottomissione.
A quel punto scoppiarono a ridere, per poi riprendere a baciarsi, ma ad un certo punto Kaori s’interruppe e quasi urlò:
“La nonnina!! Mi sono di nuovo dimenticata di lei”
“La nonnina cosa?” disse lui, fra un bacio e l’altro.
“La nonnina Kitsune, il caso… Ryo è tardissimo! Che ore sono?”.
Svogliatamente lasciò il corpo della sua donna per voltarsi a metà e guardare la radiosveglia sul comodino.
“Sono le 10:30”
“Cosaaaaaaaaaaaa? Ma è tardissimo! Oddio cosa penserà di noi? E se ci avesse sentito?”
“Kao, cosa vuoi che penserà mai… siamo una giovane coppia appena sposata, ricordi? Lo sa anche lei come vanno certe cose… per quanto riguarda se ci ha, o meglio se ti ha sentita, me lo auguro!” concluse orgoglioso.
Kaori gli assestò una cuscinata in pieno viso:
“Sei sempre il solito!”.
 
Si alzò di corsa dal letto e prese a vagare per la stanza, cercando la sua biancheria intima, ma non le tornavano i conti. Allora si fermò in piedi, davanti al letto, con le mani sui fianchi, dimentica di essere completamente nuda, e di offrire uno degli spettacoli più belli che il suo socio innamorato potesse mai desiderare e disse:
“Ryo? Dove hai messo le mie mutandine?”.
E lui che la guardava ammirato e con uno strano luccicore negli occhi:
“Non so di cosa parli”.
Voleva far durare quella situazione il più a lungo possibile, perché ciò che vedeva era troppo affascinante e conturbante per farlo finire così presto.
“Avanti, non fare lo stupido. So che le hai prese tu… a parte che sei stato l’ultimo… ” voleva dire “a maneggiarle”, ma non ci riuscì, presa da un eccesso di timidezza.
Riprese:
“Dai avanti, è tardi, mica posso andare di sotto in questo stato!” e per la prima volta si accorse di essere nuda, d’istinto si ripiegò su sé stessa e si strinse il seno con le braccia.
Lui piagnucolò.
“No, non coprirti… sei così bella…”
Ma vedendo che lei era al colmo del disagio, che il giochino stava andando un po’ troppo per le lunghe, e che avrebbe finito per provocare l’ira della sua compagna, sospirando si voltò verso il cassetto del comodino, l’aprì e prese le sue mutandine di pizzo.
“Addio mie care… ” e simulò un singhiozzo “è stato bello finché è durato, volevo tenervi con me, come ricordo di questa magnifica nottata, ma il destino avverso ci vuole separare… ”
“E piantala con queste scemenze! Se ogni volta che faremo l’amore mi ruberai le mutandine, non ci basteranno tutti i compensi dei casi per ricomprarle!”.
E immediatamente si portò una mano alla bocca, pentita di quello che si era appena lasciata sfuggire; non voleva apparire come una maniaca o come un’assatanata del sesso come lui, ma il suo compagno sfoggiò un sorriso da predatore, e i suoi occhi ripresero a brillare di desiderio:
“Questa prospettiva non mi dispiace affatto…”.
Kaori sbuffò, sempre più rossa in viso, in un misto di fastidio e vergogna.
Ryo capitolò.
“Ok eccole” e gliele lanciò.
La ragazza fece un balzo per afferrarle, e così facendo si mostrò di nuovo completamente al suo innamorato.
Lui sospirò affascinato.
Poi in fretta si rivestì, ma per far prima indossò solo la camicia di Ryo, che la notte prima era finita in fondo al letto.
Si precipitò scalza alla porta, stava già per uscire quando, Ryo la chiamò:
“Kaori?”
Si voltò.
“Sì?”
“Ti amo”.
La ragazza lo guardò con amore e rispose:
“Anch’io”.
 
Poco dopo ricomparve allarmata.
“Ryo, Ryo!”
“Che c’è?”.
Bofonchiò lui, che nel frattempo si era riaddormentato, di traverso sul letto, con il suo bellissimo corpo scolpito e ben in evidenza, ovviamente nudo.
Kaori si arrestò sulla porta, dimentica per un attimo dell’urgenza che l’aveva portata fin lì, si appoggiò allo stipite e sospirò.
Quanto era bello quell’uomo?
Ed era finalmente suo.
Un moto di desiderio si agitò nel suo ventre e per una volta non lo represse.
Ora poteva desiderarlo pienamente, anche senza negarlo a sé stessa, e ancor meglio, poteva dimostrarlo anche a lui.
Sospirò di nuovo.
Poi si riscosse, saltò sul letto, e mettendosi in ginocchio lo chiamò di nuovo:
“Ryo, Ryo” e prese a strattonarlo “Svegliati! La nonnina non si trova, non c’è in casa!”.
Finalmente l’interpellato si ridestò:
“Che vuoi dire che non si trova? Sarà uscita come ieri mattina no? Magari non ha voluto disturbarci ed è andata a fare un giro”
“Ma che giro e giro, non conosce il quartiere, e potrebbe essere aggredita, e poi in camera era tutto in ordine, non c’era nemmeno la sua valigia”.
A queste parole Ryo saltò su a sedere anche lui, improvvisamente interessato.
“Sei sicura?”
“Ma certo! Dove può essere andata?”.
 
E mentre i due City Hunter s’interrogavano sull’improvvisa e intempestiva uscita di scena della cliente, si sentì suonare alla porta.
 
Driinnnn driinnnnnn
 
“Ryo stanno suonando alla porta”.
 
Driiinnn driiinnn
 
“Ryo hai sentito? Stanno suonando alla porta”, ma lui rimaneva seduto a gambe incrociate sul letto, con la mano sul mento, in atteggiamento di chi sta pensando intensamente.
La ragazza invece era seriamente preoccupata e proseguì “Chissà, magari è la polizia che l’ha recuperata mentre vagabondava da qualche parte, e lei gli ha detto che abitava da noi…”.
Ma Ryo continuava a pensare, senza proferire parola.
Poi se ne uscì con:
“Se se n’è andata, chi ci preparerà la colazione?”.
Uno stuolo di libellule si schiantarono sulla testa della sweeper, prima che cadesse riversa all’indietro.
Era sempre il solito, non sarebbe cambiato mai.
 
Driiinnnnn
 
“Uffa, ho capito, vado giù io…”.
Kaori prese a scendere di corsa le scale, borbottando invettive all’indirizzo del socio.
Mentre si avvicinava alla porta, gridò:
“Arrivoooo”.
L’aprì e si trovò di fronte la sempre splendida Saeko, e Kaori pensò:
Dannazione, come fa ad essere sempre bella e affascinante ad ogni ora del giorno e della notte?” con una puntina d’invidia.
Tra l’altro si ricordò improvvisamente di indossare solo una camicia, da uomo per giunta, e di essere spettinata, con i capelli corti arruffati.
Nemmeno a farlo apposta l’ispettrice esclamò:
“Bella camicia!” e poi “Buon giorno Kaori-chan”.
La ragazza si affrettò ad allacciare i bottoni fino al mento, in un moto di disagio e imbarazzo, e si passò una mano fra i capelli per cercare di dargli una parvenza di ordine.
Si fece da parte e la poliziotta entrò dicendo:
“Ho delle notizie interessanti sulla vostra cliente…”
“Sugar? Allora è tornata la nonnetta?”
Kaori vide Saeko fissare un punto alle sue spalle, con un misto di compiacenza e malizia, la sweeper si voltò a seguire quello sguardo e vide arrivare Ryo che, completamente nudo, con il suo corpo statuario, scendeva con noncuranza le scale.
Appena realizzò che il suo partner era in costume adamitico, fu presa da un eccesso di rabbia e vergogna, fece materializzare un enorme kompeito e glielo scagliò contro urlando:
“Vestitiiiiiiii! Sei senza pudore”.
Saeko a quella scena, non nuova in verità, sorrise divertita pensando:
Qui gatta ci cova…”.
 
Poco dopo i tre erano seduti al tavolino della cucina, davanti ad un caffè fumante, in un silenzio imbarazzato; per fortuna Ryo aveva avuto la decenza di infilarsi almeno un paio di boxer.
Fu la pragmatica Saeko a rompere gli indugi dicendo:
“Dunque, ho svolto le indagini che mi aveva richiesto Ryo, è stata dura….” e lo guardò con aria inquisitoria, ricordandogli che con quelle ricerche lo sweeper si era impegnato ad abbuonarle diverse bottarelle.
Lui annuì.
“Sono riuscita ad accedere a vecchi archivi, grazie ad un collega che mi doveva dei favori… ed è risultato che, l’unico Tagomi trovato, detto Delle montagne, è vissuto all’incirca nel 1915, nel quartiere di Asakusa, insegnava arti marziali e aveva la sua scuola in un tempio. Mentre la nobile famiglia Kitsune, possedeva un palazzo nello stesso quartiere, andato distrutto in un incendio durante la Seconda guerra mondiale. Ho guardato i registri per vedere se all’epoca nella casata ci fosse una giovane donna che potesse avere suppergiù la stessa età di Tagomi, ed è venuto fuori che vi era una certa Atsuko, solo che dopo quella data non si hanno più notizie di lei, e non risulta che sia morta. A matita ho trovato un appunto, vergato chissà da chi, in cui c’era scritto Giustiziera del popolo, e la cosa strana è che, anche accanto alle notizie di Tagomi, c’era scritto Giustiziere del popolo. Sembrano scritte dalla stessa mano, ma, incredibilmente, le notizie provengono da due archivi differenti e non sono in relazione fra loro. Avrei tanto voluto conoscerla, questa vostra cliente, ma a quanto vedo, non è qui. Bene, credo che quando tornerà dovrete chiederle parecchie cosucce. A proposito, quanti anni avete detto che ha? Perché, stando alle mie fonti, dovrebbe avere più di cento anni. ” concluse con un sorriso smagliante.
 
I due sweeper, che non avevano aperto bocca per tutto il tempo, ascoltando attentamente i resoconti della bella ispettrice, non dissero niente nemmeno quando terminò di spiegare.
Sedevano vicini e lentamente si voltarono per guardarsi in faccia; deglutirono a fatica, con la gola secca.
Kaori sentì un brivido scivolarle lungo la schiena, e iniziò a ridacchiare a disagio, ripetendo:
“No-non è possibile… che è anziana, è anziana, ma che abbia più di cento anni, non mi sembra… Ryo? Tu-tu che ne dici?”
“Be’ la nonnetta non è il mio tipo, però il suo secolo lo porta bene!”
“Smettila di fare lo scemo! Ti rendi conto della portata delle rivelazioni di Saeko??”
“Sì, certo. Però ciò che mi preoccupa, più di tutto, è che la vecchietta è andata via senza nemmeno salutare, né pagare!”
“Ryoooo! Da quando t’interessano queste cose? Se la nonnina è la stessa Kitsune di Saeko vuol dire che…. vuol dire che…. o mio Dio,  non riesco nemmeno a dirlo” e gli saltò addosso, avvinghiandosi a lui.
“Tranquilla Sugar, vorrà dire che era un fantasma!”
“Noooooooo, non dirlo, non dirlo” urlò con i capelli ritti dalla paura.
“Ragazzi, io non so che dirvi, quello che potevo fare, direi che l’ho fatto…” e guardò dritto verso l’amico, che stranamente non l’aveva ancora insidiata con le sue avances da maniaco, e non aveva nessuna intenzione di liberarsi dall’abbraccio della socia, che anzi teneva stretta con fare protettivo.
L’ispettrice non sapeva cosa pensare; certo che quei due fossero strani, sempre, era una cosa del tutto normale, ma quella mattina erano strani in modo diverso.
Si passò una mano sul ciuffo che le ricadeva sull’occhio e alzandosi disse:
“Va bene, grazie per il caffè, ora vi saluto che il lavoro mi aspetta” e poi, giusto per non avere dubbi chiese “Allora Ryo siamo intesi?” e gli ammiccò significativamente.
Ma lui rispose distrattamente“Sì, sì…” stranamente pensieroso.
Saeko pensò che quei due insieme, ne avevano passate di cotte e di crude, facendo il loro mestiere da tutto quel tempo, e che in teoria niente li avrebbe stupiti più di tanto, eppure sembrava che quelle sue rivelazioni li avessero profondamente colpiti.
Tra l’altro, ammesso che la misteriosa nonnina fosse stata davvero un fantasma, per loro non sarebbe stata nemmeno la prima volta di avere per cliente uno spirito tormentato, quindi perché preoccuparsi?
Non era neanche una questione di soldi, perché spesso rimanevano a becco asciutto, con gran disperazione di Kaori, o di ricompensa in mokkori per Ryo, visto che anche lui, invariabilmente, andava sempre in bianco.
Mah.
Guadagnò la porta, ma poco prima di uscire sentì alle sue spalle:
“Grazie Saeko, sei stata gentile a venirci a trovare” era Kaori che, nonostante fosse sconvolta, non aveva dimenticato di ringraziarla.
Saeko le sorrise affettuosamente, e pensò che sì, quella ragazza veramente rappresentava tutto ciò che c’era di buono nella loro banda.
 
Quando Saeko se ne fu andata, Kaori disse a Ryo:
“Non è possibile che fosse un fantasma, l’hai vista anche tu, girava di giorno e di notte, ha mangiato con noi, si è difesa alla grande col teppistello, mi ha insegnato il kendo… non posso crederci!”
“Però in giro per casa non ci sono tracce del suo passaggio, non ha dimenticato niente, è tutto in ordine… se non fosse che l’hanno vista e conosciuta anche Falcon e Miki, direi che ce la siamo immaginata” fece lui di rimando.
Kaori sospirò.
“Bene socio, siamo rimasti senza lavoro e senza soldi, quindi dai, vestiti, che andiamo alla lavagna a vedere se c’è qualcosa per noi, altrimenti non abbiamo di che mangiare”
“Quanta fretta… io avrei un’altra proposta da farti, aspetta che te la dico…”.
Le si avvicinò, e prese a mordicchiarle il lobo dell’orecchio, con fare sensuale e voluttuoso, quindi le sussurrò:
“Che ne dici, ti piace l’idea?”.
Quel gesto aveva già messo in subbuglio i sensi della compagna, e le sue parole scivolarono dentro di lei, come un brivido caldo, che l’accesero di desiderio; aveva dimenticato tutto: la nonnina, il fantasma, il compenso, tutto ciò che non fosse lei e il suo attraente compagno, che non chiedeva altro di fare l’amore con lei.
Si voltò, e in risposta gli imprigionò le labbra in un bacio pieno d’ardore, che innescò in entrambi una passione travolgente.
Il desiderio li stava divorando e, sempre avvinghiati, si spostarono verso il più comodo divano, ma tanta era la foga e la brama, che inciamparono e finirono in terra, fra il tavolino da tè e il sofà, in un turbinio di cuscini che ricaddero sulle loro teste.
Dapprima imprecarono, poi inevitabilmente scoppiarono a ridere, e proprio mentre erano ancora distesi, un foglio volteggiando si posò sul naso di Ryo.
Questi stupito lo afferrò, e si accorse che era una lettera; la porse alla compagna che esclamò:
“E questa? Da dove salta fuori? Giuro che prima non c’era!”.
Tanta era la curiosità di leggerla, che si tirarono su a sedere sul divano, ma non rinunciarono a stare insieme, e la ragazza si accomodò sulle ginocchia del socio.
“Ma è una lettera della nonnina… guarda… è anche bella lunga!”
“Leggila dai” propose lui.
Cari Ryo e Kaori, innanzitutto mi scuso per essermene andata via senza salutare, ma il mio compito era terminato e… alla grande direi! Il caso era ormai risolto. Immagino che a questo punto avrete le idee parecchio confuse, e vorrete delle spiegazioni, vedrò di spiegarvi un po’ di cose. Quella sera di tanti anni fa, quando raggiunsi Tagomi al tempio, gli confessai il mio amore, e lui fece altrettanto con me, così decidemmo di metterci insieme. Sapevo già che i miei genitori mi avrebbero ripudiata, e così fecero, ma il mio amore per Tagomi era talmente forte che non mi pentii mai della mia scelta. La mia famiglia lasciò il quartiere ed io rimasi a vivere con lui, che non era solo un semplice insegnante di arti marziali, ma un giustiziere del popolo, un professionista che si occupava di risolvere i problemi delle persone, con i suoi metodi certo, ma sempre in maniera giusta ed equa. Lui era un po’ come voi due ora. Io oltre ad amarlo, rimasi letteralmente stregata dal suo modo di vivere e decisi di diventare come lui, di lavorare insieme a lui. Mi allenai tantissimo e diventai quella che oggi voi definireste una brava sweeper. Mi sposai per amore quindi, come vi dissi, e insieme vivemmo una vita felice e serena, nei limiti del nostro mestiere. Non mi pento di niente. La mia missione non era quella di ritrovare Tagomi, perché io non lo avevo mai perduto, ma quella di aiutare voi a trovarvi. Alla festa di Tanabata*, avete scritto dei tanzaku**, ricordate? Erano una sorta di xyz per noi, per me, e ho deciso di intervenire. Bene, ora conoscete la verità. Ovviamente io lo sapevo fin dall’inizio che non eravate sposati, ma siete stati così convincenti! E mi sono divertita come non mi succedeva da… un secolo! Siate felici carissimi, che ogni pace e benedizione possa scendere su di voi e sulla vostra casa, dove mi avete accolto con amore. Amatevi sempre. La vostra nonnina Atsuko Kitsune”.
 
La sweeper finì di leggere con un nodo serrato alla gola.
Era sparita ogni traccia di terrore al pensiero di aver conosciuto un fantasma, piuttosto la ragazza ora percepiva come un senso di vuoto e di affetto allo stesso tempo.
La nonnina era accorsa in loro aiuto, perché stavano sprecando la loro vita a rincorrersi, ad amarsi in segreto, senza mai per questo essere felici.
E li aveva aiutati veramente.
A pensarci bene era stata una benedizione la sua venuta.
Sì, le sarebbero stati eternamente grati.
 
Kaori si voltò a guardare il suo amato, anch’esso turbato da quelle parole; era chiuso nel suo mutismo e sembrava lontanissimo, la ragazza lo richiamò a sé accarezzandogli la guancia leggermente ispida, e lui si voltò verso di lei.
Si sorrisero teneramente.
 
Era vero, l’estate scorsa erano stati alla festa di Tanabata e come tutti del gruppo avevano scritto dei tanzaku; all’insaputa uno dell’altro, avevano espresso dei desideri che li riguardavano, fin troppo segreti da poterli rivelare.
Ryo strinse al petto la sua amata Kaori e le chiese in un soffio:
“Cosa avevi scritto sulla tua strisciolina di carta?”
“Io-io… avevo scritto che desideravo che tu mi amassi finalmente, che ricambiassi i miei sentimenti. E tu?”
“Avevo scritto solamente che pregavo perché tu fossi felice”.
A quelle parole Kaori si rifugiò nelle sue braccia, troppo commossa per aggiungere altro.
Rimasero così a coccolarsi, piacevolmente rapiti nella loro personale nuvola rosa. Fino a quando uno strano brontolio non provenì dallo stomaco dello sweeper.
La ragazza si staccò da lui e lo guardò interrogativamente, lui ridacchiò a disagio, grattandosi la testa, con un enorme gocciolone che gli colava dalla tempia.
Era dispiaciuto di dover rovinare un così bel momento e temeva che lei s’infuriasse, ma al suo stomaco fece eco quello della socia, a quel punto scoppiarono a ridere di  nuovo.
Lei disse:
“Vado a vedere se in frigorifero c’è rimasto qualcosa da ieri… altrimenti… ci toccherà andare alla mensa dei poveri o ad elemosinare del cibo dai nostri amici.”.
Si alzò con l’agilità di una gazzella e raggiunse la cucina in men che non si dica.
Un secondo dopo la si udì gridare:
“Ryooooooo! Ryo vieni presto!”.
Il socio non se lo fece ripetere due volte e allarmato corse da lei.
“Che succede?”
Kaori era lì, con lo sportello del frigorifero spalancato, che mostrava ogni sorta di ben di Dio.
L’interno era stipato di cibo fino a scoppiare e sembrava risplendesse di luce propria.
Rimasero a bocca aperta investiti da quella luce sovrannaturale, poi con timore reverenziale si avvicinarono ai vari ripiani, con l’acquolina in bocca. Quando furono abbastanza vicini, notarono una busta di carta gialla, l’aprirono e vi trovarono dentro una mazzetta di soldi di grosso taglio, la stessa che la nonnina custodiva all’interno del suo kimono; vi era anche un bigliettino vergato con inchiostro nero con la semplice frase “Buon appetito!”.
 
 
XYZ – MISSIONE NONNINA = Conclusa con successo!
 
* Tanabata "settima notte" è una festa tradizionale giapponese.
Celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla Via Lattea potendosi incontrare solo una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare.
La festa viene celebrata il settimo giorno del settimo mese lunare (in inglese è conosciuta come "Festa del Doppio Sette").
 
** I tanzaku sono desideri o preghiere che vengono appesi ai rami degli alberi di bambù e sono tipici della festa giapponese di Tanabata.
I desideri vengono scritti su apposita carta tradizionale giapponese, a volte circondata da un bordo dorato.
 
Fonte Wikipedia
   
 
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