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Non mi Vuoi Qui?
B |
rienne
sta facendo colazione nella Sala Grande quando Jon Snow e Tormund le siedono di
fronte. Non alza gli occhi dalla ciotola, ma smette di mangiare.
«Latte, eh?» esclama Tormund, allungandosi sul
tavolo per sbirciare nella sua scodella. «Non sarà mai energico come quello di
gigante, ma…»
«Cosa posso fare per te, Lord Comandante?»
domanda Brienne, stanca. Solleva la testa e guarda Jon, ignorando l’altro.
«Donne del sud» borbotta Tormund.
Jon incrocia le braccia sul tavolo e parla a
bassa voce, per non farsi sentire da nessun altro. «Hai ricevuto un corvo
stamani.»
«È così.»
«Posso chiederti se riguardava mio fratello?»
Lei stringe forte la ciotola tra le mani, come se
qualcuno potesse portargliela via.
«Perdonami, mio Lord, ma non credo di doverti
dare io questa notizia. Sua Grazia il Re ha informato tutti gli alti Lord,
compresa la Regina del Nord. E immagino anche te.»
«Non ho ancora ricevuto nulla.»
«Sono certa che sua Altezza la Regina sarà ben
felice di condividere questo peso con te.»
Vede una strana luce negli occhi di Jon. Ma non
riesce a capire cosa sia. Sa solo che qualcosa non va tra i fratelli, mentre
quando è giunta a Grande Inverno andava tutto bene.
Jon si guarda intorno, poi bisbiglia: «Al momento
mia sorella non condividerebbe niente con me. Per questo sono qui.»
Brienne lancia un’occhiata a Tormund con aria
interrogativa, e Jon capisce subito dove voglia arrivare.
«Tormund è qui perché è l’unico di cui mi fidi
nel castello. E voglio che Sansa sia al sicuro.»
«È della Regina che stai parlando.»
Legge una certa confusione negli occhi di Jon, e
pensa di sapere a cosa sia dovuta. La freddezza della sua voce, il gelo nel suo
sguardo… il distacco, per cui Brienne vorrebbe chiedergli di andarsene. Non è
ancora riuscita a perdonargli la morte di Jaime, per quanto lui non c’entrasse
nulla.
Ma se solo avesse fermato prima la Madre dei
Draghi… se solo avesse impedito a Tyrion di liberare suo fratello… se solo
Davos gli fosse stato devoto quanto lei lo era stata a Renly!
Sa che Jon non è colpevole. Sa che non è stato
lui a far crollare la Fortezza Rossa. Eppure non riesce a guardarlo senza
pensare che sarebbe bastato davvero poco affinché Jaime vivesse.
Ma non sarebbe mai tornato da me.
«Vogliamo quello che vuoi tu» interviene Tormund.
«Chiudere in fretta questa storia e tornarcene a casa. Noi bruti non siamo
graditi alle donne del sud.»
«Siamo nel nord» gli ricorda Brienne, alzando gli
occhi al cielo.
«Ma a sud della Barriera… e tutto ciò che è a sud
della Barriera non può essere nord.» Tormund ride, lanciandole uno di quegli
sguardi.
Ha commesso l’errore di rispondergli, quindi ora
deve sopportare.
«Ti prego» li interrompe Jon Snow. «Voglio solo
che mia sorella sia al sicuro. E non so cosa vi abbia detto Bran, se vi abbia
informati di dettagli che potrebbero aiutarmi a trovare i colpevoli.»
«Pensi che siano molti?»
«Penso che un uomo qualunque non abbia quella
mira. Ho trovato il punto in cui era quando l’ha colpita, e ti assicuro che
pochissimi arcieri sarebbero riusciti a tirare a un bersaglio così difficile.»
Brienne ci pensa un istante, senza staccare gli
occhi da quelli di Jon. Sente lo sguardo di Tormund addosso, e vorrebbe imporre
quell’unica condizione: far allontanare il bruto dal loro tavolo. Ma poi
sospira, pensando che, senza di lui, Jaime non sarebbe mai andato nella sua
stanza.
È merito suo se abbiamo visitato il Paradiso.
Jaime non mi avrebbe raggiunta se non fosse stato geloso.
«Re Brandon ci informa di alcuni attacchi nelle
Terre dei Fiumi. Dice che presto invierà un altro corvo per dirci chi è stato.
E c’è un’altra cosa…»
Jon si fa attento, come se sperasse in delle
risposte.
«Drogon, l’ultimo drago ancora in vita, sta
tornando a Westeros.»
«Bran lo ha trovato?» Jon si raddrizza sulla
sedia, gli occhi sgranati. «Lo ha visto? Ne è certo?»
«Sì.»
«Sansa lo sa?»
Brienne scrolla le spalle. Non si degna nemmeno
di correggere l’etichetta. «Non vedo sua Maestà la Regina dal nostro arrivo a
Grande Inverno.»
«Nemmeno con te ha parlato?»
Jon si fa pensieroso, poi schizza in piedi,
dimenticando di portare via Tormund. Brienne solleva una mano per
ricordarglielo, per chiedergli di affidare al bruto chissà quale missione che
lo tenga lontano da lei, ma Jon è già alle porte. Esce in cortile, lasciandoli
soli.
«Allora» riprende Tormund, con uno sguardo
lascivo. «E così ci rincontriamo, eh.»
∞
Mancano poche ore alla festa in onore di Brienne
e Davos. Sansa si starà preparando. Non dovrebbe disturbarla. Ma come può lasciare
così le cose? Deve sapere. Deve essere sicuro che sia informata. Si chiede se
il messaggio per sé, per Jon, sia andato perduto.
O forse è stata una scelta di Bran? Forse è il
suo modo per avvisarlo di tornare di corsa alla Barriera.
Attraversa i corridoi del castello, riscaldati
dalle fonti sotterranee, e le dita raggiungono il colletto per slacciarlo. Non
riesce a respirare.
Il ricordo delle labbra di Sansa sulle sue è vivo
nella sua mente.
Come potrebbe essere altrimenti? È stato il
momento più bello da chissà quanto tempo.
Dovrebbe andare anche lui a prepararsi, indossare
la sua pelliccia da Lord Comandante, dare un taglio ai capelli che stanno
diventando di nuovo fastidiosamente lunghi. Li sente solleticargli le guance.
«Devo vedere la Regina» dice con voce ferma alla
guardia davanti alla porta di Sansa.
È la camera che dividevano i suoi genitori. La
camera che lui avrebbe voluto lasciarle alla riconquista di Grande Inverno.
«Sua Maestà non vuole essere disturbata.»
«È urgente. Fammi passare.»
La guardia scuote la testa. «Non posso. Ordini di
sua Maestà. Solo maestro Ronald ha il permesso di entrare.»
Maestro Ronald… dov’è quando serve? Si chiede se
ci sia un modo per entrare in quella stanza senza usare la violenza e, quando
riconosce la voce in fondo al corridoio, capisce che c’è.
«Lord Comandante.»
«Stavo per venire a cercarti, Maestro. Ho urgenza
di parlare con sua Maestà.»
Ronald lo afferra delicatamente per un braccio, accompagnandolo
lontano dalla guardia. «Purtroppo, mio Lord, questo non è possibile. Ma potrai
vedere Sua Grazia tra poche ore, durante il banchetto.»
«Ho bisogno di vederla adesso, Maestro.»
«Non puoi aspettare, mio Lord?»
Jon stringe i pugni. «No, non posso aspettare.»
La presa del Maestro sul suo braccio si fa più
salda, ma la sua voce è gentile, tranquilla. «È stata sua Maestà a chiedere di
non essere disturbata da nessuno… Nemmeno io posso entrare. Non posso
aiutarti.»
«La guardia alla porta ha detto che tu puoi.»
Nota un cambio di colorito sulle guance rugose
del Maestro. «Solo… solo in casi di estrema necessità.»
«E questo, Maestro, è uno di quei casi.»
Jon si libera dalla sua presa e torna alla porta.
Fa cenno alla guardia di spostarsi, poi la spintona ed entra nella stanza.
Richiude alle sue spalle, bloccando l’entrata, mentre Spettro lo lecca e gli fa
le feste.
«Che cosa ci fai qui?!»
La voce di Sansa è tesissima, arrabbiata, e
quando si volta, Jon la trova con due ancelle a sistemarle l’abito. È splendida,
con i capelli ancora sciolti e la corona appoggiata lì accanto. Non ha bisogno
di corone per essere una regina. La sua.
«Devo parlarti.»
Riconosce l’imbarazzo sulle sue gote, le occhiate
incerte che lancia alle ancelle. «Devi andartene. Adesso. Non te lo chiederò di
nuovo.»
Jon non trattiene una risata. «Vuoi forse cacciarmi,
San?»
«Non ho tempo da dedicarti» ribatte Sansa,
piccata. «Prova a chiedere a maestro Ronald di infilarti tra i lord che devo
ricevere domani.»
«Domani?» Jon accarezza Spettro, notando gli
sguardi preoccupati delle ancelle. «Non avrai già intenzione di uscire,
domani?»
«Devo tornare ai miei doveri di Regina. Il nord
ha bisogno di me.»
«Sansa… Vostra Grazia, fai uscire queste
fanciulle e parliamo. Ho tante cose da dirti, e non posso aspettare.»
Basta una stretta più forte sul collo di Spettro
perché il metalupo si volti. Le ragazze trattengono gli strilli, ma poi si
inchinano a Sansa e corrono alla porta.
«Esci subito» gli intima Sansa, incerta sulle
gambe. «Non puoi restare qui. Non voglio.»
Aspetta di vederle uscire prima di rispondere.
«Non mi vuoi qui, Sansa? Vuoi davvero che me ne vada?»
Per un istante, gli occhi di Sansa rivelano quel
velo di tristezza e dolcezza che la caratterizza da sempre. Fa un respiro, e
Jon è sicuro che dirà di no. Le sorride.
Ma poi Sansa solleva il mento con aria fiera. «Sì.
Esci, per favore.»
N.d.A.:
Ciao! Avrei voluto aggiornare prima, ma non ce l’ho
fatta. Il prossimo capitolo sarà incentrato unicamente su Jon e Sansa, ma gli
altri torneranno presto! E con altri intendo soprattutto Arya. Per ora, Arya è
i nostri occhi nelle Terre dei Fiumi. Lei e il suo piccolo esercito di lupi.
Grazie a chi continua a seguire questa storia
(adoro scriverla!). E grazie a chi vorrà lasciarmi un parere! Fa sempre
piacere!
Celtica